Che significa malattia autoimmune? Spiegazione, esempi, sintomi, cure

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La struttura di un anticorpo

Le patologie autoimmuni sistemiche (o “patologie autoimmunitarie”) sono un gruppo di patologie capaci di interessare individui di qualsiasi età – con predilezione tuttavia per il sesso femminile – caratterizzate da sviluppo di infiammazione persistente a livello di più organi, con diversa associazione e diverso livello di danni ai tessuti di questi organi, causata da alterazione del sistema immunitario che “attacca” in modo anomala i tessuti propri dell’organismo. Nel caso la risposta alterata immunitaria riguardi un singolo organo si parla di “autoimmunità organo-specifica” (tra queste ricordiamo ad esempio il diabete giovanile insulino-privo, le tiroiditi autoimmuni, la miastenia gravis, epatiti autoimmuni, enteriti autoimmuni quali la malattia di Crohn e la colite ulcerativa).

Cause delle patologie autoimmunitarie

Alla base di una patologia autoimmune vi è lo sviluppo di una anomala attività del sistema immunitario che diventa “erroneamente” capace di attivare risposte infiammatorie di diverso grado a livello dei tessuti di uno o più organi del proprio corpo (autoimmunità). I motivi dello sviluppo di alterazione del sistema immunitario, non sono attualmente del tutto ben definiti. Il sistema immunitario di questi soggetti perde la cosiddetta “tolleranza”, ovvero la capacità di discriminare il “proprio” dal “non proprio”; viene a crearsi una anomala reattività che in questi casi non è solo rivolta (come nel soggetto sano) verso agenti estranei (virus, batteri…), ma purtroppo anche rivolta verso componenti dei tessuti di quello stesso organismo. A tale proposito leggi anche: Differenza tra anticorpo ed autoanticorpo

Sintomi e segni di malattia autoimmune

Ogni malattia autoimmune può avere sintomi e segni più o meno specifici del distretto interessato. Nel corso di una malattia autoimmune si inseriscono, imprevedibilmente, fasi di maggior acuzie che si associano a sintomi “generali” (malessere generalizzato, febbre, stanchezza, inappetenza) responsabili, talora, di condizioni anche gravi, tali da richiedere urgenti ricoveri ospedalieri. L’interessamento articolare e muscolare (tumefazioni e dolori articolari, rigidità, dolori muscolari) rappresenta uno dei sintomi più frequenti e spesso di esordio di tali malattie. Nel caso gli organi interessati siano diversi si va incontro a problematiche aventi i sintomi ed i segni di un danno a livello generale, associato a disturbi in sede di uno o più organi, in maniera diversamente associata e con diversi gradi di severità clinica (ad esempio lesioni articolari artritiche, ulcere o alterazioni circolatorie cutanee, ulcere ed arrossamenti delle mucose, polmoniti, pleuriti, difficoltà respiratorie croniche, trombosi venose od arteriose, alterazioni della funzione renale, disturbi nervosi periferici, cefalee o danni neurologici centrali e persino, aspetti di alterazione psichiatrica con turbe dell’ideazione o dell’umore). In alcune di queste dominano degli aspetti molto particolari, legati ad una maggior selettività di danno d’organo (ad esempio lo stato di particolare ridotta secrezione lacrimale e salivare nella sindrome di Sjögren o lo spiccato danno cutaneo e muscolare nella Dermato-Polimiosite).

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Diagnosi

La presenza di un anomalo funzionamento del sistema immunitario viene svelata da indagini di laboratorio specifiche eseguibili a livello del sangue o a livello dei tessuti (da biopsie, ad esempio, di cute o di rene) ed è una corretta valutazione dei sintomi del paziente e del suo stato clinico che deve usualmente portare al corretto impiego di tali analisi; a tal proposito leggi anche:

Le patologie autoimmunitarie più diffuse

Tra le patologie reumatiche infiammatorie autoimmuni, la più frequente condizione è rappresentata dall’Artrite Reumatoide, con una presenza media (prevalenza) nell’ambito della popolazione di circa 1%. Di minore incidenza invece sono altre “connettiviti”, tra le quali sono ricordare il Lupus Eritematoso Sistemico, la Sindrome di Sjogren, la Sclerosi Sistemica Progressiva (Sclerodermia), la (Dermato)Polimiosite, la Connettivite Mista, la Sindrome da Anticorpi anti-Fosfolipidi e diverse altre forme di malattie infiammatorie dei vasi arteriosi e venosi che vanno sotto il nome di “Vasculiti”. In diversi casi, soprattutto all’esordio dei disturbi, i sintomi e i dati di laboratorio non sono così dirimenti da poter far inquadrare la malattia in una delle predette patologie, per cui si parla in questi casi di Connettivite Indifferenziata.

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Team di diversi medici

Gran parte di queste patologie non hanno, fortunatamente, andamento grave, ma è compito del medico valutare il paziente nel tempo, istruirlo nella sorveglianza dei sintomi, guidarlo nel corretto e tempestivo uso dei farmaci che hanno il compito di deprimere, in modo talora anche rischioso, se necessario, il livello di risposta immunitaria. Va ricordato, poi, che la collaborazione di diversi specialisti è comunque d’obbligo nella gestione del paziente con malattia autoimmune sistemica. Talune di tali situazioni possono esordire con alterazioni anche a livello delle cellule ematiche, con aspetti di anemia o riduzione evidente dei valori di globuli bianchi o piastrine circolanti.

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Trattamento

Il trattamento di una malattia autoimmunitaria prevede la somministrazione di farmaci che sopprimono il sistema immunitario (inclusi i corticosteroidi) e – in alcuni casi – plasmaferesi e somministrazione di immunoglobuline per via endovenosa

Farmaci

Per molte malattie autoimmuni possono essere usati farmaci immunosoppressori (cioè che sopprimono il sistema immunitario) per via orale come azatioprina, clorambucile, ciclofosfamide, ciclosporina, micofenolato e metotressato. Questi farmaci sopprimono non solo la reazione autoimmune, ma anche la capacità dell’organismo di difendersi dalle sostanze estranee, come virus e batteri, quindi aumentano il rischio di determinate infezioni ed anche di alcuni tipi di tumore. Si somministrano corticosteroidi, come il prednisone, che però induce cronicamente alcuni importanti effetti collaterali, quindi si tende a somministrarli solo per un periodo limitato, all’inizio della malattia o se i sintomi e segni peggiorano. Altri farmaci possono essere usati, come etanercept, infliximab e adalimumab bloccano l’azione del fattore di necrosi tumorale (TNF): questi farmaci sono efficaci nel trattare l’artrite reumatoide e alcune altre malattie autoimmuni, ma possono anche aumentare il rischio di infezione e di alcuni tipi di tumori della pelle. Alcuni farmaci sono specificamente diretti contro i globuli bianchi, tra cui abatacept e rituximab.

Plasmaferesi e immunoglobuline per via endovenosa

Per alcune malattie autoimmuni, si utilizza la plasmaferesi: il sangue viene prelevato e filtrato per eliminare gli autoanticorpi, successivamente il sangue filtrato viene reimmesso nel paziente. In alcuni casi si usano immunoglobuline ottenute da persone sane, per via endovenosa.

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Prognosi

La prognosi varia in base alla patologia specifica, tuttavia nella maggioranza dei casi le malattie autoimmuni sono croniche e non si risolvono mai, permanendo per tutta la vita e necessitando di trattamento farmacologico senza interruzioni. Alcune malattie autoimmuni si risolvono in modo incomprensibile, così come iniziano.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Artrite reumatoide: stadiazione, decorso e trattamenti

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZE ARTRITE ARTOSI SINTOMI COMUNI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione RadiPrima di iniziare la lettura, per meglio comprendere l’argomento trattato, vi consiglio di leggere prima questo articolo: Artrite reumatoide: sintomi iniziali, cause, cure e mortalità

Lo stato dell’artrite reumatoide può essere identificato analizzando il tipo di lesioni sul paziente:

  • Stadio 1: È presente un infiltrato di linfociti CD4+ e macrofagi, si notano macroscopicamente tumefazioni simmetriche, non c’è arrossamento, ci sono sintomi sistemici e noduli reumatoidi. In circolo si rileva aumento degli indici di flogosi e del fattore reumatoide
  • Stadio 2: Si nota flogosi e proliferazione sinoviale ed endoteliale (neoangiogenesi e formazione del panno sinoviale), il versamento si vede in ecografia come zone ipoecogene; al contrario le zone iperplastiche sono iperecogene. Inoltre sono presenti erosione dell’osso, riassorbimento della cartilagine e rottura dei tendini. Le alterazioni ossee si vedono in radiografia e ancora meglio in ecografia. Da questo stadio l’iperplasia sinoviale è irreversibile.
  • Stadio 3: Si rilevano deformazioni ossee, lussazioni e fibrosi evidenti.

Il decorso è assai vario e caratterizzato generalmente da fasi di esacerbazione e remissione. Esistono forme più lievi che rispondono bene alla terapia e forme gravi che decorrono senza fasi di remissione, portando a quadri gravi di anchilosi e impotenza funzionale; in molti casi la malattia è grave non perché metta in pericolo la vita ma perché, impedendo il corretto uso degli arti e soprattutto delle mani, è assai invalidante. Chi ne è colpito può trovare difficoltà non soltanto nell’attività lavorativa ma anche nella cura della propria persona. Tra i fattori prognostici più sfavorevoli vi sono: gli alti titoli di FR, la presenza di noduli o danni vasculitici nonché la scarsa risposta alla terapia.

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Trattamenti

Il trattamento dell’Artrite Reumatoide si basa sull’uso di immunosoppressori, come il methotrexate o la leflunomide; in casi particolari si possono utilizzare anche idrossiclorochina, ciclosporina, sulfasalazina. È previsto inoltre l’uso di cortisone a cicli nelle fasi di maggiore attività di malattia, ad esempio all’esordio o nei flare, per ottenere più rapidamente la risposta clinica, e di FANS per il controllo del dolore. Nei casi non responsivi agli immunosoppressori o in pazienti con malattia particolarmente aggressiva è possibile utilizzare i farmaci biologici, anticorpi monoclonali o recettori che bloccano molecole dell’infiammazione (es anti-TNFalpha, anti-IL6, anti-IL1) o cellule dell’infiammazione come i linfociti B (anti-CD20) e i linfociti T (CTLA4).

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Pubalgia acuta e cronica: cause, gravità, sintomi, esercizi e rimedi

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Con il termine “pubalgia”, nell’uso comune, si intende una sindrome dolorosa generica che può interessare la regione del basso addome, l’inguine e la zona interna delle cosce. Le cause di una pubalgia possono essere molto diverse e spaziano da patologie tendinee o muscolari, ossee o articolari fino a quelle di tipo infettivo e tumorale; tuttavia con Continua a leggere

Dolore che interessa una singola articolazione: cause e terapia

MEDICINA ONLINE DOLORE ARTICOLAZIONE SINGOLA VARIE OSTEOARTRITE ARTRITE ARTROSI SCHELETRO MUSCOLO TENDINE LEGAMENTO PAINIl dolore isolato a una sola articolazione viene chiamato “dolore monoarticolare”. Un’articolazione può essere semplicemente dolorosa (artralgia) o può anche essere infiammata (artrite). L’artrite causa solitamente calore, gonfiore e raramente arrossamento della pelle in corrispondenza dell’articolazione. Il dolore può manifestarsi solo quando viene mossa l’articolazione, oppure può essere presente anche a riposo. È possibile che all’interno dell’articolazione si formi del liquido (effusione). Il dolore che sembra derivare da un’articolazione a volte ha origine in una struttura all’esterno dell’articolazione, come un legamento, un tendine o un muscolo. Esempi di questi disturbi sono borsiti, tendiniti, distorsioni e strappi. I dolori causati da questi disturbi solitamente non sono considerati veri dolori articolari.

Cause

Le cause comuni dell’artrite in una singola articolazione includono:

  • artrite infettiva;
  • gotta, pseudogotta e disturbi correlati;
  • osteoartrite.

Il dolore articolare può essere il primo sintomo di un disturbo che colpisce altri organi del corpo, come una malattia autoimmune del tessuto connettivo od un’infezione di tutto il corpo. I sintomi di alcune malattie autoimmuni possono includere febbre, ulcere della bocca ed eruzione cutanea. Il dolore che si sviluppa in un’articolazione può anche essere il primo sintomo di un disturbo che in seguito colpirà molte articolazioni.

Cause comuni

A tutte le età, il trauma è la causa più comune di dolore improvviso a una singola articolazione. Nei giovani adulti che non abbiano subito traumi, la causa più comune è l’artrite infettiva (spesso causata da gonorrea che si è diffusa in tutto il corpo o nel flusso sanguigno [infezione gonococcica disseminata], in particolare se l’articolazione è calda e gonfia). Negli adulti più anziani che non abbiano subito traumi, le cause più comuni sono osteoartrite e gotta o pseudogotta (causata da cristalli nell’articolazione e quindi chiamata spesso artrite indotta da cristalli). La causa più pericolosa, ad ogni età, è l’artrite infettiva acuta. L’artrite infettiva può danneggiare le strutture all’interno dell’articolazione in poche ore, portando così a un’artrite permanente. Un trattamento rapido può ridurre al minimo il danno permanente ed evitare sepsi e decesso.

Cause meno comuni

Le cause meno comuni sono la distruzione di una parte dell’osso adiacente, causata da insufficiente afflusso di sangue (osteonecrosi), tumore articolare (come sinovite villonodulare pigmentata) e presenza di sangue nell’articolazione (emartrosi).

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Segnali d’allarme

Nei soggetti che soffrono di dolore a una singola articolazione, alcuni sintomi e caratteristiche sono fonte di preoccupazione e possono richiedere un trattamento immediato. Tra questi troviamo:

  • Dolore improvviso o acuto.
  • Arrossamento, calore o gonfiore articolare, oppure limitazione del movimento.
  • Febbre.
  • Pelle lacerata, arrossata, calda o dolorante vicino all’articolazione.
  • Presenza di un disturbo emorragico, l’uso di anticoagulanti (ad esempio, il warfarin) o un’emoglobina anomala (ad esempio, anemia falciforme).
  • Possibilità di una malattia a trasmissione sessuale (ad esempio, dovuta a relazioni sessuali non protette con un nuovo partner).

Quando rivolgersi a un medico?

Le persone che presentano segnali d’allarme devono consultare immediatamente un medico. Il medico può trattare i sintomi in modo più rapido e completo se il trattamento interviene tempestivamente in certi disturbi, quali l’artrite indotta da cristalli, l’emartrosi e l’artrite infettiva. I soggetti senza segnali d’allarme, in particolare se la causa del dolore è nota (ad esempio, se un dolore tipico è ricorrente in un’articolazione colpita dall’osteoartrite o se il dolore si manifesta dopo un trauma minore) e se i sintomi sono lievi, possono attendere alcuni giorni per verificare se i sintomi scompaiono senza intervento, prima di consultare un medico.
Il medico inizia ponendo al soggetto domande sui sintomi e sull’anamnesi. Esegue quindi un esame obiettivo. In base ai risultati dell’esame obiettivo e dell’anamnesi, il medico sarà in grado di suggerire una causa del dolore e gli esami da effettuare ( Alcune cause e caratteristiche del dolore a una singola articolazione). Durante l’anamnesi, il medico vi farà queste domande:

  • Quando è iniziato il dolore, come si è sviluppato, dove è localizzato e sua intensità.
  • Cosa migliora o aggrava il dolore (ad esempio, il movimento, gli esercizi sotto carico o il riposo).
  • Traumi precedenti o dolore articolare passato.
  • Sintomi in altre articolazioni (come gonfiore).
  • Fattori di rischio per le malattie a trasmissione sessuale e la malattia di Lyme.
  • Disturbi noti, in particolare quelli che possono causare o contribuire al dolore articolare (come l’osteoartrite, la gotta o l’anemia falciforme).

L’esame obiettivo si concentra sulle articolazioni per cercare segni di infiammazione (incluso gonfiore, calore e, raramente, arrossamento), dolorabilità, limitazione del movimento e rumore quando si muovono le articolazioni (crepitio). Il medico confronta l’articolazione colpita con quella corrispondente non colpita dal lato opposto del corpo, per individuare eventuali alterazioni meno evidenti. Il medico cerca anche segni di infezione altrove nel corpo, in particolare sulla pelle e sugli organi genitali. Diversi elementi dell’anamnesi e risultati dell’esame obiettivo suggeriscono la causa del dolore articolare: sulla base dell’esame obiettivo, il medico può determinare se la sorgente del dolore si trovi nell’articolazione o nelle strutture circostanti. Ad esempio, se un solo lato dell’articolazione sembra anormale, la sorgente del dolore è probabilmente all’esterno dell’articolazione. Sulla base dell’esame obiettivo, il medico può inoltre capire se sia presente del liquido nell’articolazione. Un’infiammazione che si sviluppa in poche ore è solitamente causata dall’artrite indotta da cristalli, in particolare se sintomi simili si sono già manifestati in precedenza. L’artrite infettiva è un’altra causa importante di artrite acuta. La febbre è spesso causata dall’artrite infettiva o dall’artrite indotta da cristalli.

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Esami

La necessità di effettuare esami dipende da ciò che rileva il medico dall’anamnesi e nel corso dell’esame obiettivo, in particolare in presenza di segnali d’allarme. I possibili esami includono:

  • Analisi del liquido articolare.
  • Radiografia.
  • Altri esami di diagnostica per immagini (TC, ecografia, risonanza magnetica…).

Di solito, il medico esamina il liquido articolare se l’articolazione è gonfia. Il medico estrae il liquido dall’articolazione sterilizzando la zona con una soluzione antisettica, quindi addormentando la pelle con un anestetico. Successivamente, viene inserito un ago nell’articolazione e viene prelevato del liquido articolare (una procedura chiamata aspirazione articolare o artrocentesi). Questa procedura non è dolorosa o causa solo un dolore lieve. Il liquido viene analizzato solitamente per cercare, fra le altre cose, i batteri che possono causare l’infezione e viene esaminato al microscopio per cercare i cristalli che causano la gotta e i relativi disturbi. A volte il medico non esamina il liquido se la causa del dolore articolare è ovvia, ad esempio, se il dolore si manifesta dopo un trauma o se il liquido si accumula ripetutamente in un’articolazione con patologie articolari croniche, come l’osteoartrite. Si può fare una radiografia, ma spesso non è necessaria nei soggetti che soffrono di artrite acuta. La radiografia non mostra anomalie dei tessuti molli o della cartilagine. Le radiografie sono più utili per diagnosticare fratture e a volte tumori ossei o osteonecrosi. La risonanza magnetica (RM) o la tomografia computerizzata (TC) possono mostrare anomalie di ossa, articolazioni, tendini e muscoli più in dettaglio rispetto alla radiografia. La RM o la TC vengono utilizzate per diagnosticare le anomalie ossee o articolari che potrebbero non essere evidenti alle radiografie (ad esempio, fratture dell’anca troppo piccole per essere visibili ai raggi X). La RM viene utilizzata per diagnosticare alcune anomalie dei tessuti molli, come le anomalie della cuffia dei rotatori nella spalla e le anomalie della cartilagine dei legamenti e del menisco nel ginocchio. A volte sono necessari degli esami del sangue, ad esempio, per facilitare la diagnosi o l’esclusione della malattia di Lyme.

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Trattamento

Il modo più efficace per alleviare il dolore articolare è quello di trattare il disturbo che causa il dolore. Ad esempio, si possono prescrivere antibiotici per curare l’artrite infettiva. Le ossa con fratture possono richiedere un’immobilizzazione (ad esempio con un gesso). I farmaci possono essere utilizzati anche per alleviare l’infiammazione articolare, indipendentemente dalla causa. Questi farmaci includono farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) oppure, per le infiammazioni molto gravi, talvolta i corticosteroidi. Il dolore articolare senza infiammazione, indipendentemente dalla causa, può essere alleviato con i FANS, anche se il paracetamolo tende ad essere efficace e più sicuro per la maggior parte delle persone. L’immobilizzazione dell’articolazione con una stecca o una benda è utile, temporaneamente, per alleviare il dolore. Gli impacchi freddi (ad esempio, con ghiaccio) sono il trattamento migliore subito dopo un trauma e possono essere utilizzati per alleviare il dolore causato da un’infiammazione articolare. Gli impacchi caldi (ad esempio, con cuscinetti caldi) possono diminuire il dolore calmando gli spasmi dei muscoli intorno alle articolazioni. Tuttavia, si deve proteggere la pelle dal caldo e dal freddo estremi. Ad esempio, il ghiaccio si può mettere in una borsa in gomma o un sacchetto di plastica avvolto in un asciugamano, ma non va applicato direttamente sulla pelle. Inoltre, il materiale caldo e freddo deve essere applicato almeno 15 minuti alla volta, affinché possa penetrare in profondità e arrivare ai tessuti più dolorosi o infiammati. Quando il dolore intenso si è attenuato, il medico può consigliare esercizi fisioterapici per riabilitare la funzionalità della parte interessata, per recuperare o conservare l’ampiezza di movimento e rafforzare i muscoli circostanti.

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Femore: anatomia, funzioni e muscoli in sintesi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma FEMORE NATOMIA FUNZIONI SINTESI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgIl femore (dal latino “femur” che significa “coscia”; in inglese “femur“) è un osso dell’arto inferiore che costituisce lo scheletro della coscia ed anche parte dell’anca e del ginocchio. È l’osso più lungo, voluminoso e resistente dello scheletro umano.

Funzioni
Il femore ha varie funzioni:

  • rappresenta lo scheletro della coscia, che unisce l’anca al ginocchio;
  • insieme alle altre ossa e muscoli del bacino e dell’arto inferiore, permette la deambulazione umana;
  • è fondamentale per la ripartizione del peso corporeo lungo tutto l’arto inferiore;
  • entra nella costituzione delle articolazioni dell’anca e del ginocchio;
  • è sede di inserzione per molti muscoli della coscia e della gamba.

Anatomia
Il femore è formato da:

  • un corpo (diafisi);
  • 2 estremità (epifisi), delle quali quella prossimale si articola con l’osso dell’anca formando l’articolazione coxofemorale, mentre quella distale si articola con la rotula e la tibia, formando l’articolazione del ginocchio. Ciascuna porzione ha una particolare anatomia e possiede alcune zone specifiche, che fungono sia da punto d’origine sia da punto d’inserzione per muscoli e legamenti.

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Epifisi prossimale
L’estremità prossimale del femore è la porzione ossea più vicino al tronco. Del resto, nel linguaggio medico-anatomico, il termine prossimale significa “più vicino al centro del corpo” o “più vicino al punto d’origine” (N.B: per convenzione, il punto d’origine di qualsiasi osso che diparte dal tronco è il tronco stesso).
L’estremità prossimale presenta una morfologia tale, che le permette di unirsi perfettamente all’acetabolo del bacino (l’acetabolo è una concavità, simile a una ciotola) e formare l’articolazione dell’anca.
Le componenti strutturali rilevanti dell’estremità prossimale sono 6:

  • La testa: è la parte più prossimale del femore. Proiettata in direzione mediale, ha le sembianze di una sfera, precisamente di un 2/3 di sfera. Possiede una superficie liscia e una piccola depressione (fovea capitis), che funge da punto d’inserzione per il legamento rotondo. Il legamento rotondo è uno dei legamenti più importanti dell’articolazione dell’anca: un suo capo è legato alla testa del femore e l’altro suo capo all’acetabolo.
  • L’acetabolo è un incavo di natura ossea, con sede nel bacino, il cui ruolo è accogliere la testa del femore.
  • Il collo: è la breve sezione di osso femorale che collega la testa al corpo del femore. Dall’aspetto molto simile a un cilindro, è leggermente piegato in direzione mediale: questa piegatura, nell’essere umano adulto, forma un angolo di circa 130° con il collo.
    L’angolo in questione è particolarmente importante, in quanto permette all’articolazione dell’anca di godere di un notevole range di movimento.
  • Il grande trocantere: è un processo osseo (o proiezione ossea) che origina dal corpo e si colloca lateralmente, rispetto al collo. Ha forma quadrangolare e un’anatomia particolare, che gli permette di accogliere i capi terminali di numerosi muscoli, coinvolti nel movimento dell’anca e della coscia (muscolo piriforme, muscolo otturatore esterno, muscolo otturatore interno, muscoli gemelli, muscolo piccolo gluteo e muscolo medio gluteo).
  • Il grande trocantere è palpabile: il lettore può apprezzarne la presenza al tatto, toccando il lato esterno-alto di una delle sue due cosce.
    Il piccolo trocantere: è un processo osseo di dimensioni inferiori al grande trocantere, che ha origine sul corpo del femore, in una zona con posizionamento postero-laterale. Dalla forma conica e tozza, sporge appena sotto il collo e ha un orientamento opposto a quello del grande trocantere (quindi “punta” verso l’interno, cioè in direzione mediale).
    Il piccolo trocantere serve come punto d’inserzione per le porzioni terminali dei tendini dei muscoli grande psoas e iliaco (che combinati insieme prendono il nome di ileo-psoas).
  • La linea intertrocanterica anteriore: situata sulla superficie anteriore del femore, è una cresta ossea con orientamento infero-mediale (cioè va verso il basso e verso l’interno), che unisce tra loro i due grandi trocanteri.
  • La linea intertrocanterica anteriore rappresenta il punto d’inserzione per il legamento iliofemorale, uno dei legamenti più importanti e resistenti dell’articolazione dell’anca.
    La cresta intertrocanterica posteriore: situata sulla superficie posteriore del femore, è una cresta ossea con orientamento infero-mediale, che collega tra loro i due trocanteri.
    Lungo il suo breve percorso, presenta un tubercolo arrotondato, chiamato tubercolo quadrato, che accoglie il capo terminale del muscolo quadrato del femore.

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Diafisi
La diafisi, o corpo del femore, risulta caratterizzata da tre facce: una faccia anteriore, una postero-mediale e una postero-laterale. Le due facce posteriori sono divise da una linea sporgente, la linea aspra. Questa, in corrispondenza della metafisi prossimale si biforca, dando origine alla tuberosità glutea (vi si inserisce il muscolo grande gluteo) e alla linea pettinea (vi si inserisce il muscolo pettineo). La biforcazione in prossimità della metafisi distale dà origine ad una regione depressa, chiamata faccia poplitea. In prossimità di questa faccia scorrono i vasi poplitei, che hanno la caratteristica di avere le arterie più superficiali rispetto alle vene.

Epifisi distale
L’epifisi distale del femore presenta, posteriormente, due grosse superfici ossee convesse, i condili femorali (uno mediale, l’altro laterale). I condili, rivestiti di cartilagine articolare, fanno parte della complessa articolazione del ginocchio. Tra i due condili vi è uno spazio, la fossa intercondiloidea. Anteriormente, i due condili convergono nel formare la superficie patellare, per l’articolazione con la patella. Sui condili prendono inserzione i due legamenti crociati (anteriore e posteriore), e due menischi (mediale e laterale), in quanto non vi è perfetta corrispondenza tra i condili del femore e le superfici condiloidee della tibia. I menischi si dispongono a contornare i due condili, mentre i legamenti crociati si incrociano all’interno dello spazio intercondiloideo.

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Muscoli relativi al femore
La tabella sottostante riporta l’elenco dei 22 muscoli che originano o terminano in corrispondenza del femore.

Muscolo Capo terminale o capo iniziale Sede di contatto sul femore
Muscolo iliaco Capo terminale Piccolo trocantere
Muscolo grande psoas Capo terminale Piccolo trocantere
Muscolo grande gluteo Capo terminale Tuberosità glutea
Muscolo medio gluteo Capo terminale Superficie laterale del grande trocantere
Muscolo piccolo gluteo Capo terminale Parte anteriore del grande trocantere
Muscolo piriforme Capo terminale Margine superiore del grande trocantere
Muscolo gemello superiore Capo terminale Grande trocantere
Muscolo otturatore interno Capo terminale Superficie mediale del grande trocantere
Muscolo gemello inferiore Capo terminale Grande trocantere
Muscolo quadrato femorale Capo terminale Cresta intertrocanterica posteriore
Muscolo otturatore esterno Capo terminale Fossa trocanterica (piccola depressione in prossimità del grande trocantere; si veda la figura del grande trocantere).
Muscolo pettineo Capo terminale Linea pettinea
Muscolo adduttore lungo Capo terminale Parte mediale della linea aspra
Muscolo adduttore breve Capo terminale Parte mediale della linea aspra
Muscolo grande adduttore Capo terminale Parte mediale della linea aspra e tubercolo adduttore
Muscolo vasto laterale Capo iniziale Grande trocantere e parte laterale della linea aspra
Muscolo vasto intermedio Capo iniziale Superficie frontale e laterale del femore
Muscolo vasto mediale Capo iniziale Sezione distale della linea intertrocanterica e parte mediale della linea aspra
Bicipite femorale Capo iniziale Parte laterale della linea aspra
Muscolo popliteo Capo iniziale Sotto l’epicondilo laterale
Muscolo gastrocnemio Capo iniziale Dietro il tubercolo adduttore, sopra l’epicondilo laterale.
Muscolo plantare Capo iniziale Sopra il condilo laterale

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Differenza tra gotta ed artrite reumatoide

MEDICINA ONLINE GOTTA ALLUCE VALGO ARTRITE ARTROSI ARTRITE REUMATOIDE DIFFERENZA MANO MANI DITA TARSO.jpgL’artrite reumatoide è una poliartrite infiammatoria cronica, anchilosante e progressiva a patogenesi autoimmunitaria e di eziologia sconosciuta, principalmente a carico delle articolazioni sinoviali. Può provocare deformazione e dolore che possono portare fino alla perdita della funzionalità articolare.

La gotta è una malattia del metabolismo caratterizzata da attacchi ricorrenti di artrite infiammatoria acuta con dolore, arrossamento e gonfiore delle articolazioni, causati dal deposito di cristalli di acido urico in presenza di iperuricemia. L’articolazione più frequentemente colpita è, in circa il 50% dei casi, la metatarso-falangea dell’alluce, da cui il nome di podagra. L’acido urico può inoltre depositarsi nei tendini e nei tessuti circostanti, generando i cosiddetti tofi, anche a livello renale, inducendo la comparsa di nefropatia gottosa.

Sintomi

L’artrite reumatoide può presentare anche segni e sintomi in organi diversi. Si differenzia dall’osteoartrosi perché interessa inizialmente la membrana sinoviale e non la cartilagine, colpisce con meno frequenza e in età più giovane rispetto all’osteoartrosi; sono più colpite le donne (rapporto 3:1). Interessa l’1-2% della popolazione e il numero dei casi aumenta con l’età, infatti è colpito il 5% delle donne oltre i 55 anni. L’esordio si osserva prevalentemente al termine della adolescenza o tra 4º e 5º decennio di vita; un secondo picco si osserva tra i 60 e 70 anni. Una variante precoce dell’AR è costituita dall’artrite reumatoide dell’infanzia.

La gotta si può presentare in vari modi, anche se il più frequente è l’attacco ricorrente di artrite infiammatoria acuta (con gonfiore, arrossamento e irritazione all’articolare). Più spesso viene colpita la base dell’alluce, rappresentando questa la metà dei casi, altre articolazioni, come il tallone, il ginocchio, il polso e le dita, possono essere colpite. Il dolore articolare inizia solitamente durante la notte e dura da 2 a 4 ore. La spiegazione dell’insorgenza notturna è data dal fatto che la temperatura corporea è più bassa. I primi segni in genere si manifestano in individui maschi fra i 30 e i 60 anni. Nelle donne questa affezione compare di solito più tardi, dopo la menopausa. La comparsa di un accesso di gotta in un paziente più giovane impone la ricerca di un difetto enzimatico. Altri sintomi possono verificarsi raramente insieme con il dolore articolare, tra questi la stanchezza e la febbre elevata. Livelli elevati per lungo tempo di acido urico (iperuricemia) possono provocare altre condizioni, compresi i tofi: depositi duri e dolorosi di cristalli di acido urico. Ampi tofi possono portare ad artrite cronica dovuta a erosione ossea. L’entità della formazione dei tofi dipende dalla durata e dal grado dell’iperuricemia, che è a sua volta effetto della gravità dell’interessamento renale. I tofi possono essere morbidi o duri, solidi o fluttuanti, lisci o ruvidi e in genere si localizzano nelle parti cartilaginee delle articolazioni colpite dalla gotta, o anche in corrispondenza dell’elice del padiglione auricolare. Se i tofi sono superficiali, tendono ad aprirsi liberando un liquido lattiginoso nel quale con l’esame microscopico si possono rilevare i cristalli di urato. Talvolta la perforazione della pelle porta a un’infezione secondaria, che richiede cure attente in quanto i tofi guariscono lentamente.[50] Prima dell’introduzione di trattamenti farmacologici efficaci, i tofi si presentavano nel 60% dei pazienti, percentuale ora ridotta a meno del 25%.

Cause

La causa di insorgenza dell’artrite reumatoide non è completamente nota. Vi è una risposta infiammatoria della sinovia con rigonfiamento delle cellule sinoviali, eccesso di liquido sinoviale e sviluppo di tessuto fibroso nella sinovia. Colpisce anche l’osso sottostante e la cartilagine, con assottigliamento e distruzione. La condizione può anche manifestarsi con infiammazioni diffuse nei polmoni, nel pericardio, nella pleura, nella sclera dell’occhio e con lesioni nodulari diffuse nel tessuto sottocutaneo. La diagnosi viene principalmente fatta sulla base dei sintomi e con la radiografia. L’analisi del liquido sinoviale può contribuire alla diagnosi differenziale.

La causa della gotta è l’iperuricemia: la condizione può verificarsi per una serie di motivi, tra cui dieta, predisposizione genetica o la ipoescrezione renale di urato, il sale dell’acido urico.[20] L’ipoescrezione è la causa primaria di iperuricemia, verificandosi in circa il 90% dei casi, mentre la sovrapproduzione è causa nel restante 10%.[5] Circa il 10% delle persone con iperuricemia sviluppano, a un certo punto della vita, la gotta.[27] Il rischio, tuttavia, varia a seconda del grado di iperuricemia. Quando i livelli sono compresi tra 415 e 530 micromol/l (7 e 8,9 mg/dL), il rischio è dello 0,5% all’anno, mentre in quelli con un livello superiore a 535 mmol/l (9 mg/dL), il rischio è di 4,5% all’anno.

Diagnosi

È importante una diagnosi precoce – relativamente all’artrite reumatoide – perché proprio nei primi mesi di malattia si osserva l’insorgenza di danni sostanziali e irreversibili. Inoltre nei primi due anni di malattia successivi alla diagnosi, i danni risultano particolarmente severi. La compromissione delle articolazioni comporta una limitazione della mobilità che può sfociare in invalidità e successiva morte prematura. La diagnosi precoce inoltre permette un efficace e precoce trattamento farmacologico. E’ necessaria la presenza di almeno 4 di questi criteri per poter formulare una diagnosi di probabilità di artrite reumatoide:

  1. rigidità mattutina della durata di almeno 1 ora,
  2. artrite a livello di 3 o più articolazioni,
  3. artrite delle articolazioni della mano,
  4. artrite simmetrica,
  5. noduli reumatoidi cutanei,
  6. positività al test Fattore Reumatoide (FR),
  7. alterazioni radiologiche.

I test più utili per la diagnosi di artrite reumatoide sono: anticorpi anti citrullina (CCP), Fattore reumatoide, Ves, PCR. La ricerca degli anticorpi anticitrullina ha una elevatissima specificità diagnostica.

La diagnosi di gotta può essere confermata dalla rilevazione di caratteristici cristalli aghiformi nel liquido sinoviale. Il trattamento con farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), colchicina o steroidi, è in grado di migliorare i sintomi. Una volta che l’attacco acuto è risolto, i livelli di acido urico vengono generalmente tenuti bassi adottando delle modifiche dello stile di vita e nei pazienti che accusano attacchi frequenti, con l’assunzione di allopurinolo o probenecid, in grado di fornire una profilassi a lungo termine.

Trattamento

Il trattamento dell’artrite reumatoide comprende sia la prescrizione di farmaci sia altre misure al fine di controllare l’infiammazione articolare e prevenire il danno articolare e la conseguente disabilità. Il trattamento non farmacologico consiste nella terapia fisica, nella terapia occupazionale e cambiamenti nell’alimentazione. Farmaci antidolorifici e antinfiammatori, tra cui gli steroidi, sopprimono i sintomi ma non fermano la progressione della condizione. Farmaci antireumatici modificanti la malattia (DMARD) possono rallentare o arrestare la progressione della malattia. Il ricorso a tecniche di medicina alternativa non è supportato da alcuna prova scientifica.

Relativamente alla gotta invece, l’obiettivo iniziale del trattamento è quello di risolvere i sintomi dell’attacco acuto. Il ripetersi di tali attacchi può essere prevenuto con l’utilizzo di farmaci che riducono i livelli sierici di acido urico. L’applicazione di ghiaccio, per la durata di 20-30 minuti più volte al giorno, può far diminuire il dolore. Le opzioni per il trattamento acuto comprendono la somministrazione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), la colchicina e gli steroidi, mentre i farmaci utilizzati a scopo preventivo sono l’allopurinolo, il febuxostat e il probenecid. Il solo abbassamento dei livelli di acido urico è sufficiente a curare la malattia, mentre il trattamento delle comorbidità risulta altrettanto importante.

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Malattie reumatiche: cosa sono, quali sono, come si manifestano, come si curano, sono pericolose?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma MALATTIE REUMATICHE COSA SONO CURANO PERICOLOSE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari.jpgLe malattie reumatiche sono patologie caratterizzate dall’infiammazione di articolazioni, legamenti, tendini, ossa o muscoli e che in alcuni casi possono coinvolgere anche altri organi. Se non diagnosticate e curate precocemente possono portare alla perdita di funzionalità delle strutture infiammate. Attualmente se ne conoscono più di cento; fra di esse sono incluse l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico, la sclerodermia, le spondiloartropatie, la polimiosite e la dermatomiosite e la sindrome di Sjögren. Alcune sono classificate come malattie del tessuto connettivo (connettiviti), mentre altre ricadono fra le malattie infiammatorie articolari (artriti). Possono colpire a qualsiasi età, anche i bambini, e sono in genere più frequenti nelle donne.

Quali sono le cause delle malattie reumatiche?

Alla base delle malattie reumatiche c’è una combinazione di fattori genetici e ambientali. Anche se si può nascere con una predisposizione al loro sviluppo, in genere è necessario uno stimolo esterno perché inizino a manifestarsi i primi sintomi. Fra i fattori ambientali coinvolti nell’esordio delle malattie reumatiche sono inclusi i virus, come il virus di Epstein-Barr che sembra essere responsabile dell’esordio del lupus eritematoso sistemico. Inoltre la maggiore incidenza nella popolazione femminile ha portato a ipotizzare che anche gli ormoni possano giocare un ruolo nello sviluppo di queste patologie.

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Quali sono i sintomi delle malattie reumatiche?

I sintomi più comuni delle malattie reumatiche dipendono dalla sede colpita. Per esempio possono manifestarsi con l’artrite (dolore, gonfiore e rigidità delle articolazioni colpite), sintomi da coinvolgimento degli organi interni (per esempio, difficoltà a respirare, incapacità a ingerire i cibi, insufficienza renale) e sintomi da infiammazione sistemica come febbre e stanchezza eccessiva.

Come si possono prevenire le malattie reumatiche?

Non c’è modo di prevenire la predisposizione allo sviluppo delle malattie reumatiche, ma uno stile di vita sano, caratterizzato da un’alimentazione equilibrata e da una regolare attività fisica, può aiutare a contrastarne la comparsa.

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Diagnosi

La diagnosi delle malattie reumatiche può essere resa difficile dal fatto che i sintomi sono comuni a diverse patologie. Per questo è necessario sottoporsi a una visita presso uno specialista reumatologo, che può ritenere opportuno prescrivere una o più delle seguenti analisi:

  • esami del sangue;
  • esami delle urine;
  • esami del liquido sinoviale;
  • radiografie;
  • ecografie articolari;
  • TAC;
  • risonanza magnetica;
  • artroscopia;
  • capillaroscopia.

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Trattamenti

Nel caso delle malattie reumatiche il trattamento è basato sull’assunzione di farmaci che servono per migliorare i sintomi e tenere sotto controllo la malattia.

I farmaci prescritti dipendono dal tipo di malattia reumatica e dalla situazione specifica del paziente. Fra i più utilizzati sono inclusi analgesici, antiinfiammatori, corticosteroidi, DMARDs (anche detti “farmaci di fondo”) e farmaci biologici.

Oltre ai farmaci, la terapia prevede:

  • un’attività fisica regolare;
  • un’alimentazione bilanciata;
  • la riduzione dei fattori di stress;
  • il riposo;
  • la protezione solare.

L’intervento chirurgico può essere necessario quando la malattia danneggia un’articolazione, come nel caso dell’artrite isolata o associata a connettivite.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Dolori alle articolazioni: cosa fare? Cause e rimedi

MEDICINA ONLINE DOLORE ARTICOLAZIONE SINGOLA VARIE OSTEOARTRITE ARTRITE ARTROSI SCHELETRO MUSCOLO TENDINE LEGAMENTO PAINIl dolore articolare è un sintomo molto frequente nella popolazione, che colpisce prevalentemente gli anziani, a causa del processo di usura delle articolazioni, ma che può manifestarsi in qualsiasi fascia d’età. Non è una vera e propria patologia ma riflette un problema a livello delle articolazioni, cioè le giunzioni tra un osso e un altro, che può essere sia di natura patologica che legato a condizioni non patologiche. L’incidenza è uguale sia negli uomini che nelle donne se consideriamo il periodo pre – menopausa in queste ultime, viceversa, prendendo in considerazione le donne in menopausa, si ha un’incidenza tre volte maggiore, con un rapporto donna:uomo di 3:1. Quali sono le articolazioni coinvolte?

Le articolazioni più colpite sono quelle più esposte ad usura o danneggiamento

I dolori articolari colpiscono prevalentemente le articolazioni mobili, quelle cioè che vengono utilizzate per compiere movimento e che pertanto risultano più esposte al rischio di usura o danneggiamento. Le articolazioni che possono essere colpite sono:

  • Arto superiore: a livello delle braccia le articolazioni che possono essere coinvolte sono quella scapolo – omerale, che si trova tra la scapola e l’omero, quella del gomito, formata dall’articolazione omero – ulnare (tra omero e ulna), omero – radiale (tra omero e radio) e radio – ulnare (tra radio e ulna), e l’articolazione del polso, che è formata dal radio e dal carpo.
  • Mano: le articolazioni colpite possono essere quelle tra carpo e metacarpo, tra metacarpo e falangi, oppure tra le varie parti delle falangi (articolazioni delle dita).
  • Arto inferiore: a livello dell’arto inferiore il dolore articolare può colpire l’articolazione coxo – femorale, costituita dal bacino e dal femore, quella del ginocchio, costituita dal femore, dalla rotula e dalla tibia, e l’articolazione della caviglia con il piede o tibio – tarsica, costituita dalla tibia e dal tarso.

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Cenni di anatomia

Per comprendere meglio la genesi di un dolore articolare vediamo come sono fatte anatomicamente le articolazioni, che rappresentano una giunzione tra un osso e un altro. Nello scheletro umano esistono un gran numero di differenti tipi di articolazioni che si distinguono essenzialmente in:

  • Articolazioni fisse, come quelle che si trovano tra le ossa del cranio, che non consentono nessun movimento e che hanno soltanto il compito di tenere insieme i due segmenti ossei contigui.
  • Articolazioni semimobili, come quelle che si trovano tra le vertebre, che consentono movimenti limitati.
  • Articolazioni mobili, le più comuni, come quelle del ginocchio, del braccio o della spalla, che consentono ampi movimenti.

Le articolazioni mobili sono quelle più frequentemente colpite da dolore articolare. Anatomicamente in esse, partendo dall’esterno verso l’interno, possiamo distinguere diverse strutture come:

  • La capsula articolare, cioè il rivestimento più esterno formato da tessuto connettivo, che racchiude tutte le strutture contenute nell’articolazione.
  • La membrana articolare, che ricopre le due ossa che costituiscono l’articolazione e che è costituita anch’essa da connettivo. Viene anche chiamata membrana sinoviale.
  • Lo spazio articolare o spazio sinoviale, che si trova tra la membrana sinoviale e la cartilagine articolare che riveste la superficie delle ossa.
  • Il liquido sinoviale, contenuto all’interno dello spazio sinoviale, che ha funzione lubrificante.
  • Le due ossa, rivestite all’estremità costituente l’articolazione, da cartilagine articolare.

Alcune patologie, tipiche o meno delle ossa, possono essere causa di forti dolori articolari.

Le cause patologiche che possono portare a forti dolori articolari

  • Artrite: è una patologia che causa infiammazione delle articolazioni e che provoca l’insorgenza di dolori acuti e talvolta invalidanti. L’artrite può essere dovuta a diversi fattori scatenanti come la riduzione delle cartilagini con conseguente sfregamento delle ossa, le patologie autoimmuni, responsabili di artrite reumatoide e psoriaca in cui gli autoanticorpi attaccano le articolazioni infiammandole, la gotta, responsabile di artrite gottosa, in cui l’eccesso di acido urico provoca la formazione di cristalli che si depositano a livello dell’articolazione causando infiammazione, o alcune infezioni batteriche.
  • Obesità: chi soffre di obesità patologica rischia di soffrire anche di dolori articolari. Questo accade poichè l’eccessivo peso causa una maggiore sollecitazione delle articolazioni durante il movimento e pertanto possono esserci artrosi e degenerazione della cartilagine o infiammazione dell’articolazione.
  • Osteoporosi: è la maggiore responsabile dei dolori articolari nell’età anziana e in menopausa ed è una patologia legata alla demineralizzazione delle ossa che si verifica con l’età e con la carenza di estrogeni. Le ossa sono più fragili e quindi è più facile incorrere in fenomeni infiammatori e/o di artrosi.
  • Iperparatiroidismo: è una condizione causata dalla presenza di un tumore benigno alle paratiroidi il quale determina un’ipersecrezione di ormone paratiroideo. Questo ormone, se secreto in eccesso, causa alterazione del metabolismo del calcio ed in particolare provoca un deficit di calcio che può portare all’insorgenza di osteoporosi e di dolori articolari.
  • Problemi tiroidei: alcune patologie che riguardano la tiroide come la tiroidite di Hashimoto e l’ipotiroidismo, possono essere causa di dolori articolari. Nel primo caso il dolore è legato alla presenza di autoanticorpi che attaccano le strutture dell’organismo stesso, comprese le articolazioni, nel secondo caso invece a causare l’insorgenza dei dolori articolari è lo squilibrio metabolico causato dalla riduzione della funzionalità tiroidea.
  • Influenza: le sindromi influenzali sono spesso accompagnate da dolori articolari, questo è causato dall’infiammazione che l’infezione virale determina nell’intero organismo e che colpisce anche le articolazioni.

Le cause di tipo non patologico

I dolori articolari possono essere anche causati da condizioni non patologiche. Tra quelle più comuni possiamo citare:

  • Artrosi: sebbene spesso venga inserita tra le patologie l’artrosi è un processo degenerativo a carico della cartilagine articolare, legato all’età, alla menopausa e all’eccessiva sollecitazione articolare. L’assottigliamento delle cartilagini determina il contatto tra le due ossa che compongono l’articolazione le quali, sfregando l’una sull’altra, provocano l’insorgenza di un’infiammazione e di dolore.
  • Gravidanza: spesso in gravidanza si soffre di dolori articolari. Questo è dovuto sia ai cambiamenti ormonali che si verificano in questo periodo, sia all’aumento di dimensioni dell’utero che provoca una maggiore sollecitazione delle articolazioni, in particolare di quelle del bacino (coxo – femorale) e di quella del ginocchio.
  • Sbalzi ormonali: talvolta i dolori articolari si manifestano in determinati periodi della vita di una donna, come per esempio prima del ciclo mestruale, nel post parto, durante l’allattamento o in menopausa. I responsabili sono gli ormoni e le variazioni nei loro livelli che si verificano in questi periodi e che determinano diverse alterazioni, tra cui un’alterazione del metabolismo del calcio, possibile responsabile, insieme ad altri fattori non del tutto noti, dell’insorgenza dei dolori articolari.
  • Sport: chi pratica sport a livello agonistico può soffrire di dolori articolari. La causa è in questo caso legata all’eccessivo uso delle articolazioni per compiere movimenti frequenti e ripetitivi e questo può portare a usura della cartilagine articolare e all’insorgenza di dolore.
  • Freddo: l’abbassamento della temperatura e l’esposizione ad un clima umido sono due fattori comunemente associati alla presenza di dolore articolare. Non è ancora ben chiara l’associazione tra dolori articolari e freddo ma sembra che possa essere qualcosa legato agli sbalzi pressori e di temperatura.

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I sintomi associati al dolore articolare

Ai dolori articolari possono essere associati alcuni sintomi che possono indirizzare il clinico ad individuare con maggiore facilità la causa scatenante e a formulare una diagnosi corretta. Tra i sintomi comunemente associati abbiamo:

  • Gonfiore: l’infiammazione alle articolazioni può determinare un edema, cioè un accumulo di liquidi a livello della parte infiammata, che causa gonfiore articolare. È una condizione tipica di tutti i processi infiammatori.
  • Arrossamento: il rossore a livello dell’articolazione dolorante è sintomo di infiammazione in corso. È particolarmente frequente in caso di artrite reumatoide o gottosa.
  • Febbre: la febbre può verificarsi in associazione ai dolori articolari in caso di influenza.
  • Rigidità: la rigidità delle articolazioni accompagnata a dolore è tipica di situazioni autoimmuni come l’artrite reumatoide o di reumatismi causati da freddo.
  • Dolori muscolari: in caso di influenza o di ipotiroidismo, di artrite o ancora di dolori articolari da sport è possibile che si verifichino contemporaneamente dolori a carico dei muscoli.
  • Prurito: talvolta insieme al dolore articolare può manifestarsi un intenso prurito. Un esempio può essere l’artrite psoriaca, in cui si ha la presenza di chiazze rossastre e pruriginose sulla pelle e la contemporanea presenza di dolore articolare.
  • Dolore alla schiena: si accompagna spesso ai dolori articolari in caso di influenza, in cui hanno dolori alle ossa diffusi, in caso di obesità, in cui la schiena viene sollecitata eccessivamente come avviene alle articolazioni, e in caso di gravidanza, in cui il peso dell’utero aumentato di volume causa un maggiore affaticamento di schiena e articolazioni.

Diagnosi: come scoprire la patologia di base

La diagnosi di dolore articolare è importante al fine di identificare la causa che ha portato all’insorgenza del dolore e per predisporre un trattamento terapeutico adeguato. La diagnosi di dolore articolare viene eseguita dal medico ortopedico prevalentemente sulla base dell’anamnesi, dei sintomi riferiti dal paziente e dell’esame obiettivo. Il medico potrà poi decidere di eseguire altri esami, volti ad identificare la causa che ha portato all’insorgenza di dolore.

Tra questi possiamo citare:

  • Esami del sangue: possono essere utili per comprendere se vi siano patologie che possono portare a dolori articolari. In particolare può essere utile valutare la presenza di autoanticorpi, che possono essere indice di patologie autoimmuni come l’artrite reumatoide, o l’eccesso di acido urico, responsabile della gotta.
  • Radiografia: tramite l’utilizzo dei raggi X è possibile vedere lo stato delle articolazioni, valutando se vi è assottigliamento della cartilagine, se è presente edema (cioè accumulo di liquido) e se c’è la presenza di deformità ossea dovuta ad artrosi o artrite.
  • Densitometria ossea: è un particolare tipo di esame che serve a valutare la composizione dell’osso in termini di contenuto di minerali. È utile per sapere se il soggetto soffre o meno di osteoporosi, che potrebbe essere la causa dei dolori articolari.

Rimedi naturali per i dolori articolari

Per trattare in maniera naturale il dolore alle articolazioni è possibile ricorrere a rimedi di natura fitoterapica oppure omeopatica o ancora all’assunzione di integratori alimentari. Tutte le le terapie mirano a ridurre il fenomeno infiammatorio a carico delle articolazioni che provoca il dolore, ed in particolare la fitoterapia si avvale di:

  • Artiglio del diavolo: contiene come principio attivo l’arpagoside, insieme a triterpeni e flavonoidi, che gli conferiscono proprietà antinfiammatorie. Si può applicare, sottoforma di pomata, a livello dell’articolazione dolente, massaggiando fino al completo assorbimento, oppure può essere assunto sottoforma di gocce di tintura madre o di infuso.
  • Curcuma: grazie al suo contenuto di curcumina, la curcuma è un ottimo antinfiammatorio e antidolorifico naturale. Si può utilizzare per realizzare un unguento casalingo, miscelandola all’olio di oliva e poi applicandola sulla parte da trattare, oppure assumendo il preparato per via orale, utilizzandolo come condimento.
  • Spirea: contiene tra i suoi principi attivi gli acidi salicilici, che hanno una ben nota azione antinfiammatoria (l’acido acetilsalicilico è infatti il componente principale dell’aspirina). Può essere utilizzata sottoforma di pomata, da applicare in base alle necessità, o può essere assunta per via orale, sottoforma di gocce o di capsule.
  • Bowsellia: è una pianta che tra i suoi principi attivi contiene acidi triterpenici pentaciclici come l’acido boswellico, che le conferiscono proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche. Può essere utilizzata come componente di pomate e unguenti che vanno spalmati direttamente sulla parte da trattare, oppure sottoforma di estratto secco.
  • Acido ialuronico: è un costituente naturale del tessuto connettivo che appartiene alla categoria dei glucosamminoglicani e che ha la capacità di trattenere l’acqua (cioè di idratarsi) e di svolgere un effetto antinfiammatorio,cicatrizzante e lubrificante. Si può assumere sottoforma di capsule.Tra gli integratori alimentari che possono aiutare a ridurre i fenomeni infiammatori abbiamo quelli a base di:
  • Glucosammina: appartiene alla categoria degli zuccheri amminici, ed è precursore dei glicosamminoglicani, che costituiscono gran parte della cartilagine. Per tale motivo può essere usata nel trattamento dei dolori articolari e si assume, solitamente, sottoforma di capsule.
  • Collagene: costituisce moltissimi tessuti nel nostro corpo tra cui anche tendini e cartilagine. Tende a ridursi con l’avanzare del’età e pertanto, assumendolo per via orale sottoforma di capsule, è possibile aumentarne la quantità e alleviare la sintomatologia dolorosa alle articolazioni.

Infine, tra i rimedi omeopatici, da assumere a concentrazioni e posologie diverse in base ai casi, che vanno decise dall’omeopata dopo aver esposto il nostro problema, possiamo citare:

  • Bryonia: da utilizzarsi nel caso in cui il dolore articolare peggiora con il movimento, questo rimedio è indicato nel caso in cui si presentino, insieme al dolore, gonfiore e rossore dell’articolazione.
  • Rhus toxicodendron: va utilizzato in caso di dolore articolare con coinvolgimento dei tendini e dei legamenti, ed in caso di dolore di tipo artrosico che si accompagna a rigidità dell’articolazione e che si manifesta principalmente la mattina al risveglio.
  • Kalicum carbonicum: molto utile nel trattamento di dolori articolari legati all’obesità o al periodo della menopausa. Utile anche per l’artrosi localizzata alle ginocchia.
  • Calcarea carbonica: è un rimedio che risulta particolarmente utile quando il dolore articolare è causato dall’osteoporosi legata all’avanzamento dell’età e quando il dolore si intensifica se ci si espone ad un clima umido.
  • Pulsatilla: questo rimedio è particolarmente utile per i dolori che si presentano a livello delle articolazioni del ginocchio, della caviglia e delle mani, e delle anche.

Rimedi farmacologici per alleviare i sintomi

Il trattamento farmacologico del dolore articolare è mirato a risolvere il sintomo ma spesso non la causa scatenante, per la quale i rimedi variano in base ai casi. Per il trattamento della sintomatologia dolorosa è possibile impiegare i seguenti farmaci:

  • FANS: gli antinfiammatori non steroidei (FANS) sono i farmaci più utilizzati per il trattamento dei dolori articolari. Tra quelli maggiormente usati abbiamo l’ibuprofene, il naprossene sodico, e l’indometacina. Si possono assumere per via orale, ed in questo caso non possono essere impiegati per molto tempo e ad alte dosi poichè hanno un effetto collaterale importante sulla mucosa gastrica e possono portare all’insorgenza di gastrite erosiva o ulcera, oppure sottoforma di pomata da applicare direttamente sulla parte da trattare.
  • Paracetamolo: conosciuto con il nome commerciale di tachipirina, questo farmaco ha effetto antidolorifico e antinfiammatorio ma, a differenza dei fans, non causa effetti collaterali al sistema gastrointestinale e pertanto può essere assunto per un periodo di tempo maggiore. Esiste in commercio sotto varie forme come capsule e soluzioni granulari.
  • Corticosteroidi: sono dei potenti antinfiammatori che vanno utilizzati in caso di processi infiammatori molto forti o che non rispondono ai fans e al paracetamolo. Il più utilizzato è il cortisone che può essere assunto per via orale, tramite pomata per applicazioni locali, o essere utilizzato per fare delle infiltrazioni direttamente sulla parte da trattare.
  • Altri farmaci possono poi essere impiegati in base alla causa scatenante, come per esempio gli immunosoppressori in caso di artrite reumatoide o psoriasica, oppure la colchicina in caso di artrite gottosa.

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