Capacità massima dello stomaco: si può “mangiare fino a scoppiare”?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma CAPACITA MASSIMA STOMACO SCOPPIARE SEVEN Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgQuante volte, dopo un pasto abbondante, abbiamo detto “sto scoppiando”. Ma davvero si può mangiare fino a scoppiare, come avviene nel film Seven di David Fincher da cui è tratta l’immagine in alto? Cominciamo dalla prima vera domanda che dovreste farvi:

Qual è la capienza massima dello stomaco?

Nell’uomo lo stomaco in condizioni fisiologiche ha una capacità media di 0,5 L (mezzo litro) se vuoto, ed ha una capienza media – se completamente pieno – di circa 1-1,5 L. Dopo un pasto normale, generalmente si espande per contenere circa 1 litro di bolo, ma può anche arrivare a dilatarsi per contenerne fino a 4 litri ed oltre, comprimendo però gli altri organi della cavità addominale, e spesso anche del torace. Se un liquido è inserito gradatamente nello stomaco, le pareti di un gran mangiatore abituale riescono a sopportare fino a circa 7 litri, con però gravi rischi di compressione di organi e vasi vicini e con la concreta possibilità di rottura delle pareti.

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Le pareti dello stomaco si possono rompere?

Certamente si, ed era lo scopo di alcune terribili torture medievali. Sono presenti diversi casi nella letteratura scientifica di “esplosione” dello stomaco. Ad esempio nel 1984 una donna arrivata al pronto soccorso dell’ospedale di Liverpool aveva una pancia estremamente dilatata, simile a quella di una donna al nono mese di gravidanza stando alle note dei medici, ma in breve si scoprì che il suo stomaco conteneva carne, uova, funghi, carote, un cavolfiore intero, pane, dieci pesche, quattro pere, due mele, quattro banane, susine, uva e latte per un totale di poco meno di nove chili di cibo. Il suo stomaco si ruppe di lì a poco e la donna morì per la sepsi che ne derivò. Più di recente a Miami una donna malata di bulimia è stata trova morta con lo stomaco lesionato: il “colpo di grazia” è stato il bicarbonato di sodio assunto dalla donna dopo una abbuffata pantagruelica, dal momento che questa sostanza agisce riducendo l’acidità di stomaco ma anche creando gas che costringe a eruttare. Nel caso di questa donna il gas non è stato espulso e per colpa della notevole pressione che si è venuta a creare, lo stomaco si è rotto. Il bicarbonato, in casi limite, può anche gonfiare talmente a dismisura lo stomaco da spingere il diaframma verso i polmoni e provocare un soffocamento.

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Perché in condizioni normali è difficile che lo stomaco si rompa?

Ci sono volte in cui la fame e la gola ci porterebbero a mangiare di tutto, ma il nostro corpo conosce la nostra ingordigia e ci previene. Lo stomaco possiede recettori che – quando le sue pareti sono sotto stress per un pranzo troppo abbondante – inviano segnali di sazietà al cervello e quest’ultimo a sua volta ci “ordina” di smettere di mangiare e contemporaneamente fa rilassare la valvola fra esofago e stomaco: così un po’ di aria può uscire dandoci sollievo, ma se ci intestardiamo a ingozzarci ancora i segnali di disagio diventano sempre più evidenti con dolore, nausea, difficoltà a starnutire fino ad arrivare al vomito, ad aritmie cardiache e dispnea (difficoltà a respirare). Uno stomaco sano, in altri termini, prima di scoppiare ci costringe a rigurgitare tutto ciò che ci abbiamo introdotto “a forza”.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Stomaco: anatomia e funzioni in sintesi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma STOMACO ANATOMIA FUNZIONI SINTESI  DIGER Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgLo stomaco (stomach in lingua inglese) è un organo a forma di sacco allungato, schiacciato in senso antero-posteriore, che nell’addome occupa le regioni dell’ipocondrio sinistro e dell’epigastrio; tuttavia esso presenta notevole variabilità di forma e posizione specie in funzione del suo riempimento e della posizione assunta dal soggetto.

Qual è la capacità massima dello stomaco?
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Stomaco: cenni anatomici
Lo stomaco presenta all’osservazione una faccia anteriore e una posteriore, un margine destro concavo o piccola curvatura e un margine sinistro convesso o grande curvatura.

  • La piccola curvatura forma il margine postero-superiore dello stomaco, si estende verso destra ed inferiormente per poi risalire più dolcemente a livello dell’incisura angolare, e scendere ulteriormente terminando a livello del piloro. Su di essa si inseriscono anteriormente il legamento epato-gastrico, che connette fegato e stomaco, e che continuando nel legamento epato-duodenale costituisce il piccolo omento.
  • La grande curvatura è dalle quattro alle cinque volte più lunga della piccola curvatura circa 40 cm, origina presso l’incisura cardiale per poi risalire formando il margine cupoliforme del fondo dello stomaco, arrivando fino all’esofago, quindi, a partire dall’apice del fondo (il punto di massima convessità, appena sotto il capezzolo) si dirige inferiormente e medialmente fino a raggiungere il solco intermedio, che divide l’antro pilorico dal canale pilorico. La grande curvatura è rivestita anteriormente dal peritoneo, mentre lateralmente, più a sinistra, le due lamine peritoneali (anteriore e posteriore) si uniscono per creare il legamento gastrolienale, che connette la parete dello stomaco all’ilo splenico. Posteriormente è in rapporto con il corpo e la coda del pancreas, nonché con una porzione del lobo sinistro del fegato; sempre sulla parete della grande curvatura si viene a creare il legamento gastrocolico che espandendosi dalla grande curvatura al colon trasverso, alla flessura colica dx e al duodeno costituisce la radice anteriore del grande omento.
  • La faccia anteriore o superiore dello stomaco è rivestita dal peritoneo e contrae rapporti con il diaframma, con la milza, determinandone la faccia gastrica, con parte dei lobi sinistro e quadrato del fegato e con il colon trasverso.
  • La faccia posteriore o inferiore dello stomaco contrae rapporti con la ghiandola surrenale sinistra, con il corpo e la coda del pancreas, con l’aorta e le arterie lienali ed epatica, con la vena porta. È completamente rivestita da peritoneo tranne in prossimità del cardias dove è a contatto con il diaframma.

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Porzioni dello stomaco
Nello stomaco si riconoscono quattro porzioni principali: fondo, corpo, antro pilorico, canale pilorico.

  • Fondo: è una porzione ghiandolare, che si appoggia posteriormente al diaframma, distinguibile tracciando un’immaginaria linea orizzontale a partire dall’incisura cardiale. Corrisponde radiologicamente alla bolla gastrica, ossia alla parte dello stomaco piena d’aria e pertanto radiotrasparente, in quanto non raggiunta dal contrasto radiologico. La sua proiezione sulla parete toracica prende il nome di spazio semilunare di Traube, delimitato inferiormente dal margine inferiore della 9ª cartilagine costale e dal processo xifoideo dello sterno, superiormente dalla 5ª-6ª costa, lateralmente a sinistra dall’arco costale e a destra dal margine anteriore del fegato. La mucosa del fondo dello stomaco possiede pieghe temporanee che scompaiono del tutto quando è disteso.
  • Corpo: è la porzione più ampia, di forma ghiandolare ad asse verticale, leggermente inclinato a destra, e ristretta in basso. È compreso tra la base del fondo dello stomaco e l’incisura angolare. La mucosa del corpo dello stomaco presenta pieghe gastriche permanenti, diffuse in particolare nelle regioni postero-mediale, mediale e antero-mediale, cioè nella zona prossimale alla piccola curvatura. Le pareti interne della grande curvatura possiedono pieghe dai motivi più contorti e sempre più definite ed in rilievo man mano che ci si sposta dal fondo dello stomaco al confine con l’antro pilorico. Ciò rallenta il passaggio dei liquidi e del bolo alimentare. Si ipotizza che i liquidi possano transitare più velocemente lungo la piccola curvatura rispetto alla grande curvatura, per questo le pieghe della prima formano insieme quella che viene chiamata “via gastrica breve”.
  • Antro pilorico: è una porzione di forma cilindrica, che si dirige lateralmente e superiormente rispetto al corpo. È compresa tra l’incisura angolare e il solco intermedio. La sua mucosa interna è per la maggior parte liscia, ma in stato di contrazione si possono notare pieghe rilevanti al confine con il canale pilorico; si tratta di pieghe longitudinali, più simili a quelle della via gastrica breve che non a quelle della grande curvatura.
  • Canale pilorico: è una porzione di forma emisferica, compresa tra il solco intermedio e il piloro, si dirige inferiormente e lateralmente rispetto all’antro pilorico.

Orifizi dello stomaco
Nello stomaco si riconoscono due orifizi: cardias e piloro.

  • Cardias: rappresenta l’orifizio che collega stomaco ed esofago, esternamente questa giunzione non è ricoperta da peritoneo e non presenta alcun ispessimento della tonaca muscolare. Il cardias permette il passaggio del cibo imbevuto di saliva (bolo alimentare) in una sola direzione, dall’alto verso il basso, e ne impedisce il reflusso nell’esofago grazie ad una serie di meccanismi quali il mantenimento di un certo tono muscolare e fibre oblique della tonaca muscolare interna dello stomaco che costituiscono una valvola virtuale che occlude il lume. La demarcazione tra l’esofago e lo stomaco è rappresentata dalla linea Z, costituita da una parte di mucosa gastrica che si approfonda per qualche centimetro all’interno del lume esofageo per poi terminare con un profilo zigzagato e dalla struttura squamosa o colonnare. La mucosa del cardias si solleva in rilievi caratteristici dette “rosette mucose”, le quali contribuiscono ad impedire il reflusso gastroesofageo.
  • Piloro: è uno sfintere muscolare che collega lo stomaco al duodeno, la cui posizione è determinabile in base al restringimento del canale pilorico. È formato da fibrocellule muscolari circolari lisce ispessite intrecciate con alcune fibre muscolari oblique.

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Funzioni dello stomaco
Lo stomaco ha varie funzioni, tra cui:

  • immagazzinamento del cibo ingerito in attesa della sua digestione;
  • rimescolamento del cibo al suo interno tramite i suoi movimenti;
  • trasformazione del cibo ingerito in chimo grazie al succo gastrico;
  • assorbimento: nello stomaco vengono assorbiti un quantità minima di acqua e alcuni acidi grassi di catena corta;
  • spostamento del cibo gradualmente sotto forma di chimo nel duodeno e quindi nel resto dell’apparato digerente.

Cosa accade al cibo dopo averlo ingerito?
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Il succo gastrico
La digestione proteica è svolta dagli enzimi litici, chimosina chiamata anche rennina o labfermento in quanto specifica per la caseina del latte, dalla presenza di una leggera Lipasi gastrica e dalla pepsina (le proteine vengono scomposte in catene più piccole, dette polipeptidi). Inoltre vi è l’assorbimento dell’acqua, di alcuni ioni e composti liposolubili quali l’alcol, l’acido acetilsalicilico, la caffeina e non meno importante la sterilizzazione del cibo ingerito sempre da parte dell’acido cloridrico. La pepsina lavora solamente in ambiente a basso pH. Questo viene garantito sempre dalla presenza dell’acido cloridrico. L’insieme di tutti questi elementi è detto succo gastrico, che viene azionato anche solo se pensiamo di mangiare (infatti viene “l’acquolina”, cioè viene stimolata la salivazione). Le pareti dello stomaco, in assenza di fattori protettivi, verrebbero danneggiate per colpa dell’acidità intrinseca del succo gastrico, ma lo stomaco secerne una sostanza, la mucina, che evita questo problema. La spessa muscolatura garantisce infine i movimenti di rimescolamento degli alimenti, che durante la permanenza nello stomaco, che può variare da una a tre ore, si trasformano in chimo.

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Esofago e trachea: zona, anatomia, rapporti e differenze

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ESOFAGO TRACHEA ZONA ANATOMIA DIFFERENZE RAPPORTI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari.jpgLa trachea e l’esofago sono strutture anatomiche che decorrono verticalmente e parallelamente partendo entrambe dalla faringe con la trachea posizionata anteriormente all’esofago. Durante la deglutizione, una parte della laringe chiamata epiglottide Continua a leggere

Esofago: anatomia e funzioni in sintesi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ESOFAGO ANATOMIA E FUNZIONI SINTESI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgL’esofago (esophagus o oesophagus in lingua inglese) è un tubo fibromuscolare attraverso il quale il cibo, dopo essere stato masticato, prosegue il suo cammino lungo l’apparato digerente, aiutato da contrazioni peristaltiche. Durante la deglutizione, l’epiglottide si inclina all’indietro per evitare che il cibo vada verso la laringe, la trachea ed i polmoni.

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Dove si trova l’esofago?
L’esofago parte dalla faringe, si estende dietro la trachea ed il cuore, passa attraverso il diaframma e sfocia nella regione superiore dello stomaco. Decorre rettilineo dall’alto verso il basso e leggermente da destra verso sinistra, dalla 6ª vertebra cervicale fino alla 11ª toracica, facendo seguito alla faringe e andando a terminare nello stomaco attraverso un orifizio chiamato cardias.

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Quanto è lungo l’esofago?
L’esofago è lungo circa 25–30 cm e con una larghezza di 2–3 cm negli individui adulti.

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Com’è fatta la parete dell’esofago
Le pareti dell’esofago sono formate da strati, o tonache, sovrapposte:

  • mucosa,
  • sottomucosa,
  • tonaca muscolare
  • tonaca avventizia.

La mucosa esofagea è uno strato spesso, di colore grigio-rosato o rossastro nella giunzione gastro-esofagea; a riposo presenta numerosi solchi e creste, tali da occluderne il lume. Si tratta però di modificazioni temporanee della mucosa esofagea che scompaiono quando questa è distesa, per esempio durante il passaggio del bolo alimentare. In sezione trasversale, il lume esofageo appare stellato in stato di deplezione. L’epitelio della mucosa esofagea è pavimentoso pluristratificato, non cheratinizzato.

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Una cavità virtuale
Il lume esofageo è una cavità virtuale, infatti a riposo presenta una forma stellata per la presenza di pliche longitudinali, ossia sollevamenti della tonaca mucosa e della sottostante sottomucosa. Il lume diventa reale al passaggio del bolo alimentare.

Le curvature dell’esofago
L’esofago presenta lungo il suo decorso tre curvature, di cui una sul piano sagittale e due su quello frontale. Fino alla 4ª vertebra toracica l’esofago segue la convessità anteriore del rachide, discendendo addossato a quest’ultimo e spostandosi lievemente a sinistra rispetto all’asse mediano. A questo punto si distacca dalla colonna, descrivendo una curvatura a convessità posteriore poi, incrociando l’arco aortico, viene deviato più descrivendo prima una leggera curva a concavità destra e immediatamente al di sotto di esso, una seconda più decisa curvatura a sinistra.

Restringimenti dell’esofago
Nella sua lunghezza l’esofago presenta quattro restringimenti:

  • Il primo è in corrispondenza della sua origine dalla faringe e presso la cartilagine cricoide (cricoideo)
  • il secondo nella porzione dove incrocia posteriormente l’arco aortico (aortico)
  • il terzo presso il bronco sinistro (bronchiale)
  • il quarto nella sua porzione interna al diaframma (diaframmatico).2

Negli intervalli tra ciascun restringimento sono presenti dei segmenti dilatati, che prendono il nome di “fuso cricoaortico”, “fuso broncodiaframmatico” ed “imbuto precardiale”.
L’esofago è divisibile topograficamente, lungo il suo percorso, in un tratto cervicale (4–5 cm), uno toracico (16 cm), uno diaframmatico (1–2 cm) ed uno addominale (3 cm).

Vasi e nervi dell’esofago

  • Arterie: la parte cervicale dell’esofago è vascolarizzata dai rami esofagei dell’arteria tiroidea inferiore sinistra e destra, che distaccatisi dal ramo principale decorrono anteriormente ed inferiormente all’esofago, nello spazio compreso tra questo e la trachea, dove si anastomizzano. La parte toracica è vascolarizzata dai rami bronchiali dell’aorta toracica, che si dipartono dall’aorta subito al di sotto dell’arco aortico, dirigendosi anteriormente alla trachea ed anteriormente all’esofago, e dai rami esofagei dell’aorta, che si dipartono obliquamente tendendo ad abbracciare l’organo. La parte diaframmatica e addominale è vascolarizzata da rami esofagei dell’arteria gastrica sinistra e frenica sinistra, che attraversano il diaframma e si portano anteriormente all’esofago.
  • Vene: il sangue è drenato nella tonaca sottomucosa dell’esofago e poi in plesso periesofageo tributario che dà origine alle vene esofagee, che confluiscono nella vena azygos, la quale decorre verticalmente a destra lungo l’esofago. Alcune vene esofagee drenano nella vena emiazygos, che segue la direzione dell’azygos ma è posta a sinistra, nell’emiazygos accessoria e nelle vene intercostali anteriori e posteriori (rami laterali dell’emiazygos e dell’azygos) che seguono l’andamento delle coste. Le vene della parte cervicale dell’esofago confluiscono nella vena tiroidea inferiore, ramo della vena cava superiore. Le vene esofagee addominali confluiscono nella vena gastrica sinistra a livello dell’apertura esofagea inferiore, poi drenano nella vena porta.
  • Linfatici: drenano ai linfonodi cervicali profondi, paratracheali, mediastinici posteriori e gastrici superiori.
  • Nervi: l’innervazione è costituita da plessi nervosi autonomi metasimpatici localizzati nello strato sottomucoso (plesso di Meissner) e in quello muscolare (plesso di Auerbach). L’innervazione parasimpatica è fornita dal nervo vago e dai nervi laringei ricorrenti. L’innervazione ortosimpatica è data dai gangli cervicali e toracici del ganglio celiaco.

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Quali sono le funzioni dell’esofago?
Le funzioni principali dell’esofago sono permettere il passaggio del cibo ed impedire che esso inverta direzione e refluisca dallo stomaco

1) Passaggio del cibo
Il cibo viene ingerito attraverso la bocca per poi passare, quando ingerito, prima nella faringe e poi nell’esofago. L’esofago è quindi uno dei primi componenti dell’apparato digerente e del tratto gastrointestinale. Dopo averlo attraversato, il cibo arriva dentro lo stomaco. Quando il cibo viene ingerito, l’epiglottide si muove all’indietro allo scopo di coprire la laringe, impedendo così che il cibo possa entrare nella trachea. Allo stesso tempo, lo sfintere esofageo superiore si rilassa, permettendogli di entrare. Le contrazioni peristaltiche del muscolo esofageo spingono il bolo alimentare verso il basso dell’esofago. Queste contrazioni ritmiche si verificano, sia come risposta riflessa al cibo che è in bocca, ma anche come risposta alla sensazione di cibo all’interno dell’esofago stesso. Insieme con la peristalsi, anche lo sfintere esofageo inferiore si rilassa.

2) Riduzione del reflusso gastrico
Lo stomaco produce succo gastrico, una miscela fortemente acida costituita da acido cloridrico (HCl) e sali di potassio e di sodio, che consente la digestione del cibo. La costrizione degli sfinteri esofagei superiore e inferiore aiutano a prevenire il reflusso del contenuto gastrico e dell’acido verso l’esofago, proteggendo la sua mucosa. Inoltre, l’angolo acuto di His e la crura inferiore del diaframma aiutano questa azione sfinterica.

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I 10 motivi per cui non riesci a dimagrire anche se ci provi da anni

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO DISEGNO DI DONNA GRASSA SOVRAPPESO OBESA CHE PIANGE SULLA BILANCIA TRISTE IN BAGNO PERCHE NON RIESCO A DIMAGRIRE

Raggiungere il peso ideale non è solo una questione di bellezza: perdere un po’ di peso, ma soprattutto ridurre il girovita può migliorare di molto le condizioni di salute. Il grasso addominale, infatti, è strettamente legato all’insorgenza di malattie cardiache, diabete di tipo 2, insulino-resistenza e anche alcune forme di tumore. Eppure far “calare la pancia” può risultare un’impresa ardua, nonostante dieta e attività fisica. Il motivo? A contribuire a far allargare il girovita possono contribuire l’età, gli ormoni e alcuni fattori genetici. Ecco una lista di dieci tipici motivi per cui per qualcuno tornare ad avere un ventre piatto può diventare un’impresa impossibile, nonostante anni ed anni di tentativi.

1) L’invecchiamento

Col passare degli anni il corpo modifica il proprio metabolismo basale e con esso le calorie in grado di bruciare normalmente. Per le donne, poi, bisogna tenere conto dall’arrivo della menopausa, che fa diminuire la produzione di estrogeni e progesterone, e contemporaneamente fa diminuire il metabolismo e aumentare la pancia. In parole semplici: se quando avevate 20 anni diminuire la percentuale di grasso corporeo era relativamente facile, se ora avete 40 o 50 anni dimagrire è fisiologicamente più difficile, anche perché – anno dopo anno – allenarsi adeguatamente risulta progressivamente più difficile, soprattutto se si pensa che iscriversi in palestra a 60 anni, dopo una vita di sedentarietà, sia una sorta di bacchetta magica. Per approfondire: Menopausa: quali cambiamenti aspettarsi e come gestirli

2) Dimenticarsi di potenziare i muscoli

Va bene la corsa, va bene l’aerobica, va bene fare zumba, va bene fare step, ma se volete perdere peso in modo efficace in palestra dovete affiancare i pesi: aumentare i muscoli, oltre a farvi apparire più tonici, i muscoli in più aumentano il vostro metabolismo basale e quindi il fabbisogno calorico giornaliero, migliorando le possibilità di eliminare il grasso in eccesso. Per approfondire: Metabolismo basale: cos’è, definizione, calcolo, alto, basso, totale

3) Pensare di dimagrire in una settimana

Dimagrire in modo corretto e senza l’aiuto di liposuzione, richiede tempo: se pensi di poter far calare macroscopicamente la pancia con una semplice corsetta o una seduta di spin purtroppo si sbaglia. Se pensi di poter dimagrire in modo visibile facendo una settimana di dieta, sbagli ugualmente. Per perdere kg di grasso corporeo serve costanza: l’impegno di fare attività fisica e di osservare una dieta ipocalorica, deve essere mantenuto per tempi adeguati.

Leggi anche: Quanto peso perdiamo ogni volta che andiamo in bagno?

4) Dieta sbagliata

Chi non riesce a dimagrire da anni, probabilmente si alimenta in modo errato, con diete ipercaloriche e ricche di grassi e carboidrati. Consumare troppi carboidrati raffinati (come pane bianco, cracker e patatine), assumere troppi zuccheri sotto forma di dolci o bevande zuccherate, è distruttivo non solo sul nostro peso corporeo, ma anche sulla salute. Meglio prediligere frutta, verdura e cereali integrali, che sono ricchi di fibre – ottime contro la stitichezza – e di antiossidanti naturali. Meglio assumere la giusta quantità di proteine (almeno 1 grammo di proteine per ogni kg corpoereo al giorno), possibilmente ad alto valore biologico (uova, latte, carni bianche e pesce). Molte persone che non riescono a dimagrire, ignorano inoltre il fatto che i grassi non sono tutti uguali. Esistono grassi “buoni” e grassi “meno buoni”. Rientrano in quest’ultima categoria, ad esempio, quelli saturi come latticini e carne rossa, che andrebbero ridotti. Via libera invece ai grassi monoinsaturi (come olio d’oliva e quelli contenuti nell’avocado) o alcuni tipi di polinsaturi (come quelli di noci, semi di girasole o gli omega-3 del pesce, anche se più grasso come il salmone). In caso di dubbi, decisamente meglio consultare un medico dietologo.

Leggi anche: Valore biologico: significato, alimenti con proteine ad alto e basso valore biologico

5) Hai appena smesso di fumare

Hai smesso di fumare e sei ingrassato? Purtroppo non è una leggenda: fumare sigarette, aumenta il metabolismo. Quando si smette di fumare, il metabolismo cala, rendendo molto più difficile il rimanere dello stesso peso. Per approfondire: Ho smesso di fumare e sono ingrassato: perché succede e come rimettersi in forma?

6) Troppo stress

Ritmi di vita frenetici, impegni lavorativi e familiari, litigi, crisi amorose ed altre situazioni che generano ansia, possono rendere stremamente più difficile perdere i chili di troppo, perché per affrontare le situazioni di stress si tende a mangiare alimenti più calorici. I cibi calorici, ricchi di carboidrati e grassi (come biscotti, merendine, dolci…) fanno infatti aumentare i livelli del neurotrasmettitore dopamina, che è un vero e proprio antidepressivo endogeno, prodotto dal nostro stesso corpo. Quando siamo tristi e nervosi, se non affrontiamo a monte il problema, rischiamo di attaccarci al cibo per sentirci meglio e non avvertire i sintomi negativi. Ciò può portare, sul lungo periodo, ad una dipendenza comportamentale, la dipendenza da cibo, che rende molto più difficile dimagrire, a meno che non si risolvano i problemi a monte che determinano stress e depressione. Per approfondire: Dipendenze comportamentali: sintomi e caratteristiche

7) Poco sonno

Il 30% degli americani dorme meno di sei ore a notte: troppo poco secondo The National Institutes of Health, che suggeriscono per gli adulti almeno sette-otto ore a notte. Dormire poco è nemico della salute, del dimagrimento, della bellezza e della crescita muscolare. Nonostante molti pensino, sbagliando, che dormire poco faccia dimagrire, in realtà è vero il contrario. Dormire la giusta quantità di ore ed aumentare l’igiene del sonno, è uno dei fattori che può aiutarvi a dimagrire. Per approfondire: Dormire poco fa ingrassare o dimagrire?

8) A forma di mela

Se il tuo corpo ha una forma detta “a mela” (tecnicamente denominata “obesità androide”), per distinguerla da quella “a pera” (denominata “obesità ginoide”), e tendi ad accumulare chili intorno al girovita invece che su fianchi e cosce, significa che mediamente avrai una difficoltà maggiore a perdere grasso. L’obesità di tipo androide è un fenotipo tipicamente maschile, ma può interessare anche le donne, caratterizzato da una maggiore distribuzione di tessuto adiposo nella regione addominale, toracica, dorsale e cerviconucale. L’obesità androide si associa statisticamente un maggior rischio di patologie cardiovascolari e metaboliche: infarto del miocardio, ictus cerebrale, diabete, ipercolesterolemia, iperuricemia, ipertensione e ridotta tolleranza ai carboidrati. Per approfondire: Differenza tra obesità androide e ginoide ed i rispettivi rischi per la salute

9) Tiroide che funziona poco

Soffrire di ipotiroidismo, cioè una malattia della tiroide che porta ad un deficit della produzione di ormoni tiroidei, potrebbe determinare un calo nel metabolismo ed una maggior difficoltà a perdere peso. In questi casi un bravo endocrinologo vi somministrerà la giusta dose del farmaco Eutirox e non avrete più scuse per non dimagrire! Per approfondire: Ipotiroidismo: sintomi, diagnosi, cura farmacologica e consigli dietetici

10) La motivazione

Per poter ridurre il grasso addominale, oltre che curare qualsiasi malattia psichiatrica o endocrinologica o altra patologia che aumenti il rischio di soffrire di obesità o si opponga al dimagrimento, bisogna essenzialmente assumere meno calorie e bruciare più calorie. Questo significa combinare una dieta ipocalorica con allenamenti mirati ad elevata intensità che prevedano anche il potenziamento dei muscoli attraverso la pesistica. Tutto ciò potrebbe risultare difficile da seguire, se non si ha la giusta motivazione. La motivazione è quindi la prima cosa che vi serve se volete dimagrire. Senza motivazione, nessuno dei miei pazienti è riuscito a dimagrire in modo soddisfacente. Lavorare su questo aspetto, migliorerà le vostre possibilità di raggiungere il vostro peso forma.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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