Le funzioni dei polmoni sono estremamente varie e – al contrario di quello che comunemente si pensa – non servono solo al trasporto dell’ossigeno. Oltre alla funzione respiratoria, i polmoni svolgono anche numerose funzioni non respiratorie. Continua a leggere
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Cosa si trova a sinistra e a destra del corpo umano?

Il lato sinistro del corpo equivale al lato destro dell’immagine e viceversa
L’addome ed il torace del nostro corpo contengono organi che sono fondamentali per il funzionamento del nostro organismo. Molto spesso i meno esperti tendono a confondere la posizione di questi organi: sono a destra o a sinistra? Oppure capita a tutti di avere dei dolori in una data posizione del corpo e non sapere esattamente a quali organi possano corrispondere. Oggi facciamo chiarezza, anche con l’ausilio dell’immagine in alto, tenendo conto di due informazioni fondamentali: Continua a leggere
Dolore nel lato sinistro e destro del corpo: a cosa corrisponde?

Il lato sinistro del corpo equivale al lato destro dell’immagine e viceversa
L’addome ed il torace del nostro corpo contengono organi che sono fondamentali per il funzionamento del nostro organismo. Molto spesso i meno esperti tendono a confondere la posizione di questi organi: sono a destra o a sinistra? Oppure capita a tutti di avere dei dolori in una data posizione del corpo e non sapere esattamente a quali organi possano corrispondere. Oggi facciamo chiarezza, anche con l’ausilio dell’immagine in alto, tenendo conto di due informazioni fondamentali:
- il lato sinistro del corpo equivale al lato destro dell’immagine e viceversa, ad esempio la milza è nel lato sinistro del corpo ma nell’immagine è rappresentata sul lato destro. Dal punto di vista “anatomico” devi imparare ad immaginare un corpo umano come se lo stessi guardando di fronte a te.
- un dolore può essere percepito in un punto ma può essere causato da una patologia che riguarda un tessuto anche molto distante da quel punto, ad esempio può essere riferito al braccio sinistro ma in realtà avere origine nel cuore, come avviene nell’infarto del miocardio.
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- Differenza tra dolore acuto, cronico, persistente ed episodico con esempi
- Quali sono i dolori più diffusi?
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Organi posizionati nel lato sinistro di torace ed addome
Gli organi e tessuti posizionati nel lato sinistro di torace ed addome, sono:
- il polmone sinistro;
- la pleura sinistra;
- il lobo sinistro del fegato;
- la scapola e la clavicola sinistra;
- la parte sinistra dello sterno;
- una parte dell’esofago;
- lo stomaco;
- la milza;
- una parte dell’aorta;
- le coste ed i muscoli intercostali;
- il corpo e la coda del pancreas;
- la parte finale del colon trasverso;
- il colon discendente;
- il sigma;
- l’ovaio sinistro nelle donne;
- il rene sinistro;
- la porzione sinistra dell’intestino tenue;
- le fasce muscolari.
Organi posizionati nel lato destro di torace ed addome
Gli organi e tessuti posizionati nel lato destro di torace ed addome, sono:
- il polmone destro;
- la pleura destra;
- la maggior parte del fegato;
- la scapola e la clavicola destra;
- la parte destra dello sterno;
- una parte dell’esofago;
- una parte dell’aorta;
- le coste ed i muscoli intercostali;
- la testa del pancreas;
- la parte iniziale del colon trasverso;
- il colon ascendente;
- l’appendice vermiforme;
- l’ovaio destro nelle donne;
- il rene destro;
- la porzione destra dell’intestino tenue;
- le fasce muscolari.
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I dolori alla parte alta del fianco sinistro possono essere determinati da:
- patologie del fegato;
- ulcera allo stomaco;
- patologie del diaframma;
- ulcera al duodeno;
- colica biliare;
- traumi;
- patologie della milza;
- emorragie;
- pancreatite acuta.
I dolori alla parte centrale del fianco sinistro possono essere determinati da:
- calcoli renali;
- traumi;
- malattia diverticolare del colon;
- costipazione;
- infiammazione intestinale;
- emorragie;
- patologie della milza.
I dolori alla parte bassa del fianco sinistro possono essere determinati da:
- malattia diverticolare del colon;
- dolore pelvico di origine ginecologica;
- traumi;
- emorragie;
- ernia inguinale.
I dolori alla parte alta del fianco destro possono essere determinati da:
- patologie del fegato;
- patologie del diaframma;
- ulcera al duodeno;
- colica biliare;
- colecistite;
- traumi;
- emorragie;
- pancreatite acuta.
I dolori alla parte centrale del fianco destro possono essere determinati da:
- calcoli renali;
- traumi;
- malattia diverticolare del colon;
- infiammazione intestinale;
- emorragie.
I dolori alla parte bassa del fianco destro possono essere determinati da:
- malattia diverticolare del colon;
- dolore pelvico di origine ginecologica;
- traumi;
- emorragie;
- ernia inguinale.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Reumatismi e malattie reumatiche: significato, cause e cure
Il termine “reumatismo” viene spesso adoperato nel linguaggio comune per indicare dolori articolari, ossei o muscolari, ad esempio quelli della fibromialgia o dell’artrite, tuttavia tale accostamento non è del tutto corretto: sarebbe preferibile infatti usare “disturbi reumatici” o “malattie reumatiche”, cioè una serie di patologie e condizioni di interesse ortopedico, fisiatrico e reumatologico. I disturbi reumatici riconosciuti più comuni includono: Spondilite anchilosante, Dorsopatia, Borsite/Tendinite, dolore alle spalle, ai polsi, ai bicipiti, alle gambe, alle ginocchia (patellari), alle caviglie, alle anche, e al tendine d’Achille, Capsulite, Fibromialgia, Cervicalgia, Osteoartrite, Artrite psoriasica, Febbre reumatica, Cardiopatia reumatica (complicazione della febbre reumatica), Artrite reumatoide, Lupus eritematoso sistemico, Arterite temporale e polimialgia reumatica
Tenosinovite. Nonostante questi disturbi abbiano probabilmente poco in comune in termini di epidemiologia, essi condividono alcune caratteristiche: causano dolore cronico (anche se spesso a intermittenza), sono caratterizzate dall’infiammazione di articolazioni, muscoli e talvolta organi interni, sono generalmente difficili da curare ed infine sono nel complesso molto diffusi.
Che cosa sono le malattie reumatiche?
Le malattie reumatiche sono patologie caratterizzate dall’infiammazione di articolazioni, legamenti, tendini, ossa o muscoli e che in alcuni casi possono coinvolgere anche altri organi. Se non diagnosticate e curate precocemente possono portare alla perdita di funzionalità delle strutture infiammate. Attualmente se ne conoscono più di cento; fra di esse sono incluse l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico, la sclerodermia, le spondiloartropatie, la polimiosite e la dermatomiosite e la sindrome di Sjögren. Alcune sono classificate come malattie del tessuto connettivo (connettiviti), mentre altre ricadono fra le malattie infiammatorie articolari (artriti). Possono colpire a qualsiasi età, anche i bambini, e sono in genere più frequenti nelle donne.
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Quali sono le cause delle malattie reumatiche?
Alla base delle malattie reumatiche c’è una combinazione di fattori genetici e ambientali. Anche se si può nascere con una predisposizione al loro sviluppo, in genere è necessario uno stimolo esterno perché inizino a manifestarsi i primi sintomi. Fra i fattori ambientali coinvolti nell’esordio delle malattie reumatiche sono inclusi i virus, come il virus di Epstein-Barr che sembra essere responsabile dell’esordio del lupus eritematoso sistemico. Inoltre la maggiore incidenza nella popolazione femminile ha portato a ipotizzare che anche gli ormoni possano giocare un ruolo nello sviluppo di queste patologie.
Quali sono i sintomi delle malattie reumatiche?
I sintomi più comuni delle malattie reumatiche dipendono dalla sede colpita. Per esempio possono manifestarsi con l’artrite (dolore, gonfiore e rigidità delle articolazioni colpite), sintomi da coinvolgimento degli organi interni (per esempio, difficoltà a respirare, incapacità a ingerire i cibi, insufficienza renale) e sintomi da infiammazione sistemica come febbre e stanchezza eccessiva.
Come si possono prevenire le malattie reumatiche?
Non c’è modo di prevenire la predisposizione allo sviluppo delle malattie reumatiche, ma uno stile di vita sano, caratterizzato da un’alimentazione equilibrata e da una regolare attività fisica, può aiutare a contrastarne la comparsa.
Diagnosi delle malattie reumatiche
La diagnosi delle malattie reumatiche può essere resa difficile dal fatto che i sintomi sono comuni a diverse patologie. Per questo è necessario sottoporsi a una visita presso uno specialista reumatologo, che può ritenere opportuno prescrivere una o più delle seguenti analisi:
- esami del sangue;
- esami delle urine;
- esami del liquido sinoviale;
- radiografie;
- ecografie articolari;
- TAC;
- risonanza magnetica;
- artroscopia;
- capillaroscopia.
Trattamento delle malattie reumatiche
Nel caso delle malattie reumatiche il trattamento è specifico in base alla patologia, tuttavia è generalmente basato sull’assunzione di farmaci che servono per migliorare i sintomi e tenere sotto controllo la malattia. La terapia iniziale della maggior parte delle malattie reumatiche consiste nella prescrizione di analgesici, come il paracetamolo e i farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS), tra cui l’ibuprofene e il diclofenac. Spesso, risultano necessari analgesici più potenti. Oltre ai farmaci, la terapia prevede:
- attività fisica regolare;
- alimentazione bilanciata;
- riduzione del peso corporeo in caso di obesità;
- riduzione dei fattori di stress;
- riposo;
- protezione solare.
L’intervento chirurgico può infine essere necessario quando la malattia danneggia un’articolazione, come nel caso dell’artrite isolata o associata a connettivite.
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Arnica crema e olio: proprietà terapeutiche e controindicazioni
L’Arnica montana, spesso chiamata semplicemente “arnica” è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Composite che cresce spontaneamente nelle regioni alpine e prealpine: la si trova sulle Alpi del Trentino, nel Parco Nazionale dello Stelvio, e sulle Dolomiti, ma non solo. I fiori, completamente gialli e a forma di margherita sono la parte utilizzata in fitoterapia e in erboristeria, con lo scopo principale di contrastare il dolore osteo-articolare.
Quali sono le proprietà dell’arnica?
I principi attivi contenuti nell’arnica (flavonoidi, triterpeni, lattoni sesquiterpenici come l’elenalina e olio essenziale) le conferiscono proprietà antinfiammatorie, antimicrobiche, antidolorifiche e stimolanti la circolazione, ma deve essere utilizzata solo per via esterna. L’uso interno è stato infatti abbandonato perché l’assunzione di arnica in dosi medicinali può scatenare irritazioni gastriche e altri effetti collaterali, e attualmente le cure per via orale sono a base di diluizioni omeopatiche del rimedio. Oltre a ridurre il dolore dovuto a traumi quali urti e cadute, l’arnica favorisce anche il riassorbimento dei lividi. Inoltre ad alcune delle sostanze presenti al suo interno è stata attribuita la capacità di stimolare l’attività cardiaca, di alleviare il dolore tipico dell’angina pectoris e di contrastare i cali di pressione associati a variazioni meteorologiche.
Perché usare l’arnica?
L’arnica è utile in caso di ditorsioni, slogature, contusioni, ematomi e flebiti superficiali. Inoltre può essere usata contro l’artrosi e, più in generale, i dolori muscolari e articolari, gli edemi da frattura e le emorroidi. Nonostante venga applicata solo esternamente, secondo alcuni studi preliminari riduce il dolore associato all’artrosi e riesce a migliorare la funzionalità delle articolazioni colpite dalla malattia tanto quanto un antidolorifico. Utilizzata 2 volte al giorno per 3 settimane riduce la rigidità delle articolazioni sia in caso di artrite al ginocchio che in caso di artrite alle mani. Grazie alle sue proprietà antisettiche trova impiego anche nelle infiammazioni della pelle e per trattare localmente acne, foruncoli, labbra screpolate e punture di insetto. Infine, l’arnica viene a volte proposta contro il mal di gola e altri disturbi, spesso in forma di rimedio omeopatico.
Come si usa l’arnica?
Il fiore di colore giallo, che tecnicamente viene definito “capolino”, viene raccolto e lasciato asciugare all’ombra. I fiori non saranno pronti fino a che non saranno completamente essiccati. Una tintura a base di arnica può essere preparata anche facendo macerare 10 grammi di radici secche in un bicchiere d’arnica per 20 giorni, avendo cura di sbattere l’infuso una volta al giorno. Il liquido che si ottiene dopo filtrazione del macerato deve essere conservato al buio e al bisogno può essere mescolato a glicerina e acqua (in rapporto 1:2:3) per ottenere una soluzione con cui fare impacchi sulla pelle non lesionata da piaghe o ferite cutanee.
Un altro uso casalingo dell’arnica prevede di mescolare 1 cucchiaio di tintura con 2 cucchiai di miele per ottenere una sorta di crema o pomata per la cura dei foruncoli.
Preparare in casa un rimedio fai da te a base di fiori di arnica è invece un po’ meno semplice. I volenterosi dovrebbero procurarsi acqua, 30 grammi di fiori, mezzo litro di alcol puro, un dado di canfora e un bicchierino di trementina. La ricetta prevede di lasciar macerare i fiori nell’alcol da 8 a 10 giorni. Dopo averli scolati si devono aggiungere trementina e canfora, agitare fino a che quest’ultima non si sarà sciolta e diluire con l’acqua. L’unguento ottenuto viene consigliato per un massaggio sulle aree sottoposte a stress dai reumatismi, ma dati i metodi di preparazione non c’è nessuna garanzia della sua efficacia. Diverso è il caso dei prodotti in cui i principi attivi dell’arnica sono quantificati in modo preciso. Dai fiori si ottiene l’estratto secco titolato in rutina minimo 1%, destinato al solo uso esterno, che può essere utilizzato anche in combinazione con altri rimedi offerti dalla natura, come l’artiglio del diavolo. L’arnica è utilizzata soprattutto sotto forma di pomate, creme o gel, l’ingestione è controindicata a causa dei possibili effetti collaterali.
Arnica in omeopatia
I prodotti che possono essere assunti per via orale sono quelli omeopatici. Nel loro caso il trattamento a base di arnica viene proposto in caso di lividi, dolore muscolare o associato a procedure chirurgiche (inclusa l’estrazione del dente del giudizio) e problemi alla vista associati al diabete, ma le prove della sua efficacia non sono sufficienti a certificarne i benefici. La possibilità di assumere arnica per via orale sotto forma di prodotti omeopatici dipende dal fatto che in questi rimedi l’arnica è diluita a tal punto da non essere presente in quantità rilevabili: questa caratteristica se da un lato rende i rimedi omeopatici sicuri anche nei bambini, dall’altra dovrebbero far riflettere il lettore sulla loro reale efficacia e sulla loro pericolosità quando il rimedio omeopatico ritarda l’assunzione di un rimedio della “farmacologia” ufficiale e dalla provata efficacia.
Leggi anche: Differenza tra omeopatia, fitoterapia ed erboristeria
Gli altri impieghi dell’arnica
L’arnica non è utilizzata solo a scopo medicinale. I suoi impieghi trovano spazio anche nell’industria alimentare, che utilizza l’arnica per conferire aroma a bevande, dessert freddi a base di latticini, dolciumi, gelatine e prodotti da forno. L’olio di arnica trova invece impiego in ambito cosmetico, dove viene utilizzato come ingredienti sia nella produzione di profumi che in quella di cosmetici vari, tonici per capelli e preparazioni anti-forfora.
Controindicazioni
Per precauzione può essere raccomandato di evitare l’assunzione dell’arnica per via orale in caso di pressione alta, perché potrebbe aumentarla ulteriormente. Per lo stesso motivo l’arnica non dovrebbe essere assunta in caso di battito cardiaco accelerato (potrebbe accelerarlo ulteriormente) o di disturbi all’apparato digerente come sindrome dell’intestino irritabile, ulcere e malattia di Crohn (perché può irritare l’apparato digerente).
Effetti indesiderati
In generale l’arnica è considerata un rimedio sicuro, almeno fino a che viene applicata sulla pelle per brevi periodi di tempo. Nei soggetti sensibili può però causare dermatite da contatto. Restano invece dei dubbi sulla sicurezza della sua assunzione per via orale; sulla base di queste preoccupazioni il governo canadese ha addirittura proibito l’uso dell’arnica come ingrediente nei cibi. Infatti se ingerita l’arnica può provocare disturbi al fegato, gastriti, nausea, irritazioni della bocca e della gola, vomito, diarrea, enterocoliti, cefalea, ipotensione arteriosa, fiato corto e palpitazioni. Nei casi più gravi, l’assunzione di dosi eccessivamente alte di arnica può danneggiare il cuore, aumentare le emorragie e portare a insufficienze d’organo. Per questo motivo vi consigliamo l’uso di arnica solo come applicazione cutanea che, allergia a parte, non ha alcun rischio.
Precauzioni
Creme e pomate non devono essere utilizzate sulla cute lesionata o in caso di dermatite. L’uso in gravidanza e durante allattamento è sconsigliato. Inoltre è bene tenere presente che l’arnica può scatenare reazioni allergiche in chi è allergico a piante della famiglia delle Asteraceae (note anche come Compositae), come l’ambrosia, il crisantemo, la calendula e le margherite. In caso di dubbi prima di applicare un prodotto sulla pelle è bene chiedere consiglio al proprio medico. Nel caso in cui si acquistino i fiori è necessario controllare che al loro interno non ci siano le larve della cosiddetta mosca dell’arnica. Questo insetto, noto agli scienziati come Phytomyza arnicae, depone le sue uova proprio nei fiori dell’arnica, dove le larve possono crescere indisturbate. La loro presenza può aumentare l’effetto irritante dell’arnica a livello della cute e potrebbe scatenare reazioni simili ad allergie. Per questo fiori contaminati da larve di Phytomizae arnicae, riconoscibili come piccolissimi puntini neri, devono essere scartati. Un altro insetto cui spesso ci si riferisce chiamandolo “mosca dell’arnica” è il Tephritis arnicae (o Trypeta arnicivora). Anche le sue larve sono accusate di compromettere le proprietà benefiche dell’arnica.
Interazioni
Non sono note interazioni con farmaci o altre piante. Dato, però, che un’eventuale assunzione per via orale potrebbe rallentare la coagulazione del sangue viene raccomandato di fare attenzione all’utilizzo contemporaneo di erbe, integratori o farmaci che interferiscono con questo processo, che includono anticoagulanti ed antiaggreganti. In caso di dubbio, chiedete consiglio al vostro medico curante.
Terapie e prodotti utili per contrastare il dolore
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Differenza tra sindrome coronarica acuta ed infarto
Infarto
L’infarto è un danno permanente a un tessuto causato da un’ischemia prolungata, cioè dalla diminuzione – parziale o totale – dell’apporto di sangue ad una regione di un organo o a un tessuto causata da un problema cardio-circolatorio di varia natura, ad esempio una stenosi (restringimento) di un vaso o la sua occlusione, determinata da un elemento ostruttivo come può essere un embolo. Pur esistendo vari tipi di infarto, quello più comune è l’infarto a carico del miocardio, provocato dall’occlusione di un’arteria coronaria e dalla conseguente ipossia che colpisce la regione irrorata dal vaso ostruito e conseguenze necrosi (morte) del tessuto miocardico che, essendo così importante per assicurare la sopravvivenza, può portare al decesso del soggetto anche in tempi brevi, a meno che non venga presto ristabilito il corretto flusso coronarico. L’infarto del miocardio può manifestarsi in maniera silente, senza quindi causare particolari sintomi macroscopici, oppure in maniera estremamente devastante in tempi brevissimi, causando sintomi intensi e dolorosi. L’insieme di tutti questi sintomi sono descritti dalla sindrome coronarica acuta.
Sindrome coronarica acuta
La sindrome coronarica acuta o SCA (in inglese Acute Coronary Syndrome o ACS, è una definizione che riunisce i diversi segni e sintomi clinici caratteristici della cardiopatia ischemica determinata da interruzione parziale o totale del flusso di sangue coronarico. Il sintomo principale che unisce tale manifestazioni è la “precordialgia” cioè il dolore precordiale (sito a sterno e zone limitofre), presente nella quasi totalità delle persone che si recano nei Pronto Soccorso nel sospetto di una patologia cardiovascolare. Tale sintomo è spesso irradiato al braccio sinistro, alla mandibola ed associato a sintomi neurovegetativi quali malessere generale, ansia, nausea, vomito e svenimento.
La causa principale del manifestarsi dei sintomi descritti dalla SCA è l’interruzione totale o parziale del flusso ematico a livello delle coronarie, quasi sempre da ostruzione acuta (da embolo ad esempio) che porta ad angina pectoris o ad infarto del miocardio. La sindrome coronarica acuta comporta tre principali quadri clinici:
- Infarto miocardico acuto, con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI = ST elevation myocardial infarction), una volta definito infarto subepicardico.
- Infarto miocardico acuto con aumento delle troponine I e T, ma senza sopraslivellamento del tratto ST (NSTEMI = Non-ST elevation myocardial infarction), una volta definito infarto subendocardico.
- Angina pectoris senza aumento delle troponine I e T o Angina instabile.
Tutte queste condizioni sono determinate e favorite, sia direttamente che indirettamente, da vari fattori di rischio, come: ipertensione arteriosa, diabete mellito, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, fumo di sigaretta, sovrappeso, obesità, stress, sesso maschile, uso di droghe ed età avanzata.
Differenza tra sindrome coronarica acuta ed infarto
Da quanto detto dovrebbe essere chiara la differenza tra infarto del miocardio e sindrome coronarica acuta: l’infarto, in quanto caratterizzato da interruzione del flusso ematico coronarico, si manifesta con un insieme di sintomi che nel complesso prendono il nome di sindrome coronarica acuta. Ricordiamo al lettore che il termine “sindrome” indica proprio un insieme di sintomi e segni clinici che costituiscono le manifestazioni cliniche di una o più malattie, indipendentemente dall’eziologia (cioè la causa) che le contraddistingue. Un infarto, a prescindere dalla causa che l’ha determinato, porta alla sintomatologia descritta dalla sindrome coronarica acuta.
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Collicolo seminale, uretra e sindrome del verumontanum

In alto la vescica, al centro la prostata attraversata dall’ureta prostatica
La sindrome del verumontanum è un insieme di sintomi causati da uretrite posteriore con infiammazione del collicolo seminale (anche chiamato “colliculus seminalis”, “veru montanum” o “verumontanum”) e si manifesta attraverso dolori durante l’erezione e eiaculazioni precoci. La cura della sindrome del verumontanum ha quindi l’obiettivo di curare l’infiammazione, fatto questo che dovrebbe portare alla remissione dei sintomi dolorosi fino alla loro scomparsa.
Il collicolo seminale dell’uretra prostatica (il segmento dell’uretra che attraversa la prostata nell’uomo) è il punto presso cui i dotti eiaculatori di entrambi i lati (provenienti dal testicolo destro e sinistro) sboccano nell’uretra. A livello della prostata e internamente a essa, le vescicole seminali si uniscono con la parte ampollare del dotto deferente proprio a formare il dotto eiaculatore. Il collicolo seminale è chiaramente visibile, tramite cistoscopia, come un rilievo il cui asse maggiore è parallelo a quello dell’uretra.
Il collicolo seminale – oltre ad essere all’origine del sindrome del verumontanum se infiammato – è anche un importante punto di riferimento anatomico per la patologia del difetto congenito delle valvole uretrali posteriori, caratterizzato da un’interruzione dello sviluppo dell’uretra nei neonati maschi.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Differenza tra disuria, stranguria, pollachiuria e nicturia
Pollachiuria
Con “pollachiuria” (pronuncia con l’accento sulla U, in inglese “pollakiuria”) si intende l’emissione con elevata frequenza (a meno di 4 ore di distanza) di piccole quantità di urina, causato comunemente da:
- patologie della vescica;
- infezioni dell’uretra, specie nelle donne;
- gravidanza (a causa del feto che preme sulla vescica);
- forti stress emotivi (paura, felicità);
- obesità elevata;
- infezioni alla prostata;
- ipertrofia della prostata (che causa stenosi dell’uretra).
Spesso la pollachiuria s’accompagna ad un bisogno talmente impellente d’urinare, tale che l’urina fuoriesce involontariamente se i malati non possono soddisfare immediatamente il loro bisogno (falsa incontinenza); spesso coesistono dolori vescicali o contrazioni dolorose, dovute allo sforzo che i pazienti fanno per tentar di svuotare un contenuto vescicale ridotto a poche gocce o addirittura nullo. Si ha pollachiuria notturna nei dispeptici (nelle prime ore della notte) e nei prostatici (verso le 1-2 del mattino).
Disuria e stranguria
Sia disuria che stranguria indicano la difficoltà, riferita dal paziente, ad emettere urina durante la minzione, con una differenza sostanziale:
- la disuria consiste nell’emissione di urine con difficoltà, NON accompagnata da dolore;
- la stranguria consiste nell’emissione di urine con difficoltà, accompagnata da dolore.
A seconda delle cause della difficoltà, disuria e stranguria possono essere di tre tipologie:
- Disuria o stranguria ostruttiva: la difficoltà ad emettere l’urina è dovuta a un ostacolo nell’emissione delle urine, come nel caso dell’ipetrofia prostatica benigna o di tumori prostatici in stadio avanzato.
- Disuria o stranguria funzionale: la difficoltà ad emettere l’urina è causata dalla “vescica neurologica”.
- Disuria o stranguria infettiva: la difficoltà ad emettere l’urina è causata da infezioni di microrganismi che colpiscono l’apparato urinario: uretra, vescica, prostata. Le forme infettive (cistite) colpiscono prevalentemente le donne perché hanno un’uretra più corta rispetto a quella dell’uomo ed i patogeni riescono più facilmente a raggiungere la vescica femminile che quella maschile.
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Nicturia
Con “nicturia” si intende la necessità frequente di eliminazione dell’urina durante il riposo notturno; più propriamente si parla di nicturia quando si osserva una escrezione di liquidi esclusivamente notturna. Se invece si manifestano molti atti minzionali sia nelle ore diurne che notturne, allora si parla di pollachiuria diurna e notturna.
La nicturia è spesso il campanello d’allarme che indica la presenza di varie patologie, tra cui:
- diabete mellito;
- diabete insipido;
- cistite batterica;
- infezioni da clamidia;
- patologie prostatiche;
- patologie cardiovascolari che impediscono la corretta filtrazione a livello dei glomeruli renali nella stazione eretta;
- patologie che provocano eccessiva produzione di urine durante la notte od in posizione clinostatica;
- patologie che portano ad alterazione dei meccanismi di continenza;
- patologie che portano ad incapacità della vescica a dilatarsi per contenere le urine con meccanismi di continenza integri.
La nicturia può anche presentarsi sporadicamente anche in assenza di malattia, semplicemente bevendo moltissimi liquidi durante il giorno. Infine la nicturia può anche essere associata alla gravidanza in stato avanzato, in quanto il bimbo tende a premere sulla vescica aumentando lo stimolo della necessità di minzione.
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