Differenza tra latte in polvere e liquido per neonati: quale scegliere?

MEDICINA ONLINE NEWBORN NEONATO BIMBO BAMBINO FIGLIO LATTE MAMMA GENITORI FAMIGLIA PAPA MADRE PADRE NONNI AMORE PEDIATRIAIl “latte formulato“, comunemente conosciuto come “latte artificiale per neonati” ha un grande vantaggio rispetto al latte materno: fornisce alla neo mamma che non può – per motivi di salute o altro – o non vuole allattare al seno, la possibilità di Continua a leggere

Pediatric Glasgow Coma Scale in italiano: scala pediatrica del coma

MEDICINA ONLINE CULLA TERMICA PARTO PREMATURO PRETERMINA NEONATO BAMBINO INCUBATRICE VENTILATORE SONDINO BAMBINO BIMBO GRAVIDANZA MATERNITA INCINTA Premature_infant_with_ventilatorNel caso in cui un paziente adulto con emorragia cerebrale arrivi al Pronto Soccorso non cosciente o con alterazioni neurologiche importanti, per valutare la gravità della situazione si usa una tabella chiamata “Glasgow Coma Scale”. Nel caso in cui il paziente abbia una età inferiore ai 5 anni, si una una versione modificata di tale tabella, chiamata “Pediatric Glasgow Coma Scale“. Al pari della Continua a leggere

Morte in culla (SIDS): prevenzione, cause, sintomi e percentuale dei casi

MEDICINA ONLINE PARTO PREMATURO PRETERMINA NEONATO BAMBINO INCUBATRICE VENTILATORE SONDINO BAMBINO BIMBO GRAVIDANZA MATERNITA INCINTA Premature_infant_with_ventilatorComunemente viene chiamata “morte in culla” ma il suo nome più preciso è “sindrome della morte improvvisa del lattante” nota anche come “sindrome della morte improvvisa infantile” o “morte inaspettata del lattante” (in inglese Sudden Infant Death Syndrome o SIDS) è un fenomeno che non trova ancora una spiegazione precisa dai ricercatori. La SIDS si manifesta con il decesso improvviso ed inaspettato di un lattante apparentemente sano, spesso in totale assenza di segni premonitori e di cause plausibili. Quasi sempre la morte resta inspiegata anche dopo l’effettuazione di esami post-mortem. Il supporto al dolore per le famiglie affette da SIDS è importante, in quanto la morte dell’infante è improvvisa ed apparentemente senza cause, determinando una tragedia imprevedibile ed inspiegabile, che lascia i genitori in un dolore inconsolabile, resistente anche a lunghe sedute di psicoterapia ed al supporto farmacologico antidepressivo. Essendo la morte in culla senza testimoni, è spesso associata ad un’indagine alla ricerca di eventuale colpa di uno o entrambi i genitori.

Percentuali della morte in culla

La sindrome colpisce i bambini nei primi 12 mesi di vita ed è a tutt’oggi la prima causa di morte dei bambini nati sani nei Paesi industrializzati. In Italia ha avuto un’incidenza dello 0,5 per mille circa nel 2011 (23 bambini sotto i 5 anni, l’1,3% dei decessi totali nel periodo di riferimento). I dati riguardanti gli anni 2004-2011 della regione Piemonte riportano un dato medio di mortalità per SIDS dello 0,09 per 1000. È la causa più comune di morte tra un mese e un anno di età. Circa il 90% dei casi si verifica prima dei sei mesi di età, con il picco di casi tra i due mesi e i quattro mesi di età. La SIDS è più comune nei bambini maschi che nelle femmine. La SIDS rappresenta circa l’80% delle morti infantili improvvise e inattese (SUIDs).

Esistono sintomi “premonitori” della morte in culla?

Molti genitori si chiedono se possibile accorgersi da qualche piccolo segnale che il proprio bambino stia correndo il rischio di essere colpito da questa sindrome, in modo da intervenire in tempo? La risposta purtroppo è negativa. Non sono riscontrabili sintomi della SIDS, i neonati che perdono la vita a causa di tale sindrome non sembrano soffrire per qualche forma di dolore o mostrare evidenze fisiche. Alcuni ricercatori hanno provato ad azzardare una correlazione tra sintomi respiratori simil influenzali, ma la questione è ad oggi estremamente dibattuta. Pur non esistendo cause o sintomi certi, è comunque accertata l’esistenza di comportamenti e condizioni che possono rappresentare fattori di aumento di rischio di SIDS, ed altri che rappresentano al contrario fattori protettivi (che abbassano il rischio).

Fattori che aumentano il rischio di morte in culla del neonato

A fronte dell’impossibilità di determinare una causa univoca, sono stati effettuati studi epidemiologici che hanno rilevato l’esistenza di alcuni fattori di rischio prevenibili e di altri non prevenibili; nessuno di questi è però causa specifica della SIDS. È stato proposto il requisito di una combinazione di fattori tra cui una sensibilità genetica sottostante, un lasso di tempo specifico nello sviluppo del bambino e un fattore ambientale di stress . Questi stress ambientali possono includere dormire sullo stomaco o su un lato, il surriscaldamento e l’esposizione al fumo di tabacco. Può anche avere un ruolo un soffocamento accidentale durante la condivisione del letto (noto anche come co-sleeping) o soffocamento da oggetti morbidi. Un altro fattore di rischio non modificabile sono 39 settimane dalla gestazione. Altre cause includono infezioni, disturbi genetici e problemi cardiaci. Mentre l’abuso infantile sotto forma di soffocamento intenzionale può essere erroneamente diagnosticato come SIDS, si ritiene che questo rappresenti meno del 5% dei casi. Differenze di frequenza sono state riscontrate in correlazione al sesso ed all’età del neonato, all’origine etnica, al livello culturale ed economico dei genitori. Non sono attualmente disponibili metodi che riducano completamente il rischio di SIDS, sebbene vi siano diversi interventi che possono ridurre significativamente l’incidenza della SIDS nei bambini. Numerosi studi dimostrano che tra i fattori principali vi è la posizione nel sonno diversa da quella supina (il rischio è infatti molto più alto se il neonato dorme appoggiato sullo stomaco, o su un fianco). È quindi fortemente consigliato mettere sempre il bambino a dormire supino (dorso della schiena appoggiato al letto, pancia in alto). Si stima che se la più sicura abitudine di far dormire i bambini supini (a pancia in su) invece che proni (a pancia in giù) si fosse diffusa a partire già dagli anni settanta, ovvero da quando erano disponibili le prime evidenze scientifiche e cliniche in merito, si sarebbe potuta salvare la vita di circa 50.000 bambini nei soli paesi occidentali.

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Fattori di rischio modificabili e/o prevenibili della morte in culla del neonato

Tra le condizioni di rischio per la SIDS prevenibili vi sono:

  • fumo di sigaretta nell’abitazione;
  • madre fumatrice durante la gravidanza (analogamente con i cerotti per smettere di fumare);
  • insufficiente alimentazione e cura prenatale;
  • uso di alcool e di eroina;
  • temperatura della stanza troppo elevata;
  • eccessivo abbigliamento;
  • uso eccessivo di coperte;
  • infezioni respiratorie;
  • posizione del sonno diversa da quella supina;
  • intervallo QT lungo (rilevabile con elettrocardiogramma).

Fattori di rischio non modificabili

  • età del neonato (minore di 5 mesi);
  • parto prematuro;
  • stagione invernale.

Condivisione del letto dei genitori

La condivisione del letto dei genitori sembra aumentare l’incidenza della sindrome, in particolare se:

  • uno o entrambi i genitori sono fumatori;
  • uno o entrambi i genitori fanno uso di alcol, droghe, farmaci;
  • uno o entrambi i genitori sono di peso e corporatura imponente;
  • uno o entrambi i genitori hanno il “sonno pesante”;
  • si dorme su poltrone, divani, sofà, superfici morbide in cui ci sia la possibilità di “affondare”.

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Fumo passivo e terziario

Il fumo passivo è correlato alla sindrome: i bambini morti per SIDS tendono ad avere maggiore concentrazione di nicotina e cotinine (fatto che indica cronica esposizione al fumo passivo) nei polmoni rispetto a bambini deceduti per altre cause. Anche il fatto di fumare al di fuori delle mura domestiche, espone comunque il bimbo ad elevate quantità di fumo terziario quindi, per abbattere del tutto il fattore di rischio, è assolutamente consigliabile che i genitori smettano completamente di fumare, fatto che migliorerà la salute di tutti i componenti del nucleo famigliare ed abbasserà anche il rischio che il bimbo, in età adulta, fumi a sua volta.

Per approfondire, leggi: Differenza tra fumo attivo, passivo e terziario

Morte in culla e vaccini: esiste un legame?

I vaccini NON sono un fattore di rischio per la SIDS, anzi secondo alcuni studi in alcuni casi i vacci hanno un effetto protettivo contro la stessa: la vaccinazione antidifterite-tetano-pertosse, ad esempio, risulta correlata con una riduzione della SIDS.

Morte in culla ed aritmie cardiache

Accanto a numerosi studi in merito alla patogenesi della SIDS, hanno sempre più rilevanza quelli che si occupano delle aritmie cardiache su base genetica, ovvero delle canalopatie e in specie della sindrome del QT lungo. Anche se in numero più limitato alcuni casi di SIDS sono stati associati alla sindrome di Brugada, alla sindrome del QT breve e alla tachicardia ventricolare polimorfa catecolaminergica.

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Prevenzione della morte in culla del neonato

A fronte dei fattori di rischio vi sono alcune raccomandazioni per ridurre il rischio di SIDS:

  • il bambino deve dormire a pancia in su (supino);
  • non bisogna fumare nell’ambiente in cui soggiorna o dorme e nell’abitazione;
  • l’ambiente dove dorme non deve essere troppo caldo, (il microclima della stanza è ottimale quando la temperatura è compresa tra i 18 °C e i 20 °C e quando un buon ricambio d’aria permette che l’umidità sia intorno al 50%) non deve essere coperto eccessivamente e deve dormire lontano da fonti di calore;
  • in caso di febbre il bambino deve essere coperto di meno;
  • si consiglia di far dormire il bambino nella stanza dei genitori nella sua culla e non nel letto dei genitori;
  • l’uso del succhiotto è considerato oggi un fattore di attenuazione del rischio.

Come organizzare la culla per abbassare il rischio di morte in culla del neonato?

Per diminuire il rischio di SIDS non devono essere presenti nella culla oggetti che possano limitare la respirazione del bambino (ad esempio pupazzi, peluches, cuscini, lenzuola stropicciate). Il lenzuolo non deve essere posto sulla testa del bambino ma deve coprire solo fino al petto e le braccia devono esser scoperte in modo da evitare che il loro movimento possa portare il lenzuolo a coprire la testa e le vie respiratorie.

Succhietto e morte in culla del neonato

Uno studio del 2005 dimostrò che l’uso del ciuccio riduceva del 90% il rischio della sindrome. Ciò sembra dovuto al fatto che il nucleo mesencefalico del trigemino, attivato dall’uso del ciuccio, attiva l’Arousal grazie all’attivazione della formazione reticolare. Ciò consente il controllo delle funzioni vitali del neonato (frequenza cardiaca, respirazione, pH e temperatura del sangue) che altrimenti specie nei neonati immaturi potrebbero venir meno in condizioni di minimo stimolo ambientale (nel sonno). L’effettore di queste funzioni è il neurotrasmettitore Glutammato prodotto, appunto, dal nucleo mesencefalico del trigemino su stimolo, in questo caso, del ciuccio.

Near miss SIDS

Se soccorsi prontamente alcuni neonati vittime di SIDS possono essere rianimati ed in questo caso si parla di “near miss SIDS”, tuttavia, in tal caso, vi è comunque un altissimo rischio di lesioni cerebrali permanenti più o meno gravi, dovute ad anossia con conseguente possibile disabilità.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Differenza tra svezzamento tradizionale ed autosvezzamento

MEDICINA ONLINE BIMBO SVEZZAMENTO LATTE ARTIFICIALE ALLATTAMENTO SENO BAMBINO NEWBORN BABY NEONATO LATTANTE GATTONARE CARPONARE CAMMINARE PARLARE BENE PRIMA PAROLA SCALCIARE PARLARE MASCHIO FEMMINA DIFFERENZA AIUTOSi parla spesso di autosvezzamento e di svezzamento “tradizionale”, ma che differenza c’è tra questi due approcci? Vediamo allora di fare un confronto tra i due tipi di svezzamento, seguendo i punti fermi di entrambi i metodi.

Svezzamento tradizionale

  • Viene iniziato secondo le indicazioni del pediatra, della mamma o comunque di un’altra persona.
  • Si tende a introdurre un pasto completo alla volta e a eliminare la poppata corrispondente il più velocemente possibile seguendo un calendario prestabilito.
  • Il bambino di solito mangia separatamente dal resto della famiglia
  • Si tendono a privilegiare pappe, omogeneizzati e baby food in generale (spesso perché si inizia troppo presto, per cui non si hanno alternative). Il fatto che le pappe siano preparate a casa o acquistate già pronte, poco importa.
  • La gradualità è dalle pappe ai pezzetti, ai pezzetti più grandi al cibo “normale”.

Autosvezzamento

  • È un processo che inizia solo quando lo decide il bambino e non qualcun altro.
  • Si comincia con piccoli assaggi, effettuati con la famiglia a tavola. Il latte non viene sostituito seguendo il calendario, ma seguendo il naturale sviluppo del bambino.
  • pasti vengono sempre condivisi per cui il bambino non mangia da solo.
  • Siccome abbiamo atteso che il bambino fosse pronto, non c’è nessun bisogno di affidarsi a cibi speciali preparati solo per lui. Invece possiamo condividere la tavola e quello che c’è: tutti in famiglia mangiano le stesse cose
  • La gradualità la vediamo nel passaggio da micro assaggi ad assaggi sempre più consistenti fino a veri e propri pasti.

Lo svezzamento tradizionale è VERTICALE, l’autosvezzamento è ORIZZONTALE

Nello svezzamento tradizionale si sostituisce una poppata con un pasto più o meno completo, poi se ne sostituiscono due e così via. L’introduzione dei cibi è fatta subito in profondità, ovvero in modo verticale, a determinati orari del giorno stabiliti a priori. Non è il cibo che complementa il latte; se siamo fortunati e il cibo non viene imposto come unica fonte di nutrimento, è il latte a complementare il cibo.
Se si fa autosvezzamento non si sostituisce a priori nessuna poppata in quanto il bambino si avvicina al cibo solido in modo graduale, partendo da piccoli assaggi durante tutti i pasti consumati dalla famiglia nell’arco della giornata. In questo caso il cibo fa da complemento al latte perché le poppate non si abbandonano se non molto gradualmente e in modo più o meno equilibrato. Insomma in modo orizzontale. Se ci si sofferma un attimo a pensare, procedere in modo orizzontale non è certo una novità;

  • il bambino non impara forse a camminare in modo orizzontale?
  • Il bambino non impara forse a parlare in modo orizzontale?

Lo stesso vale per ogni altra tappa evolutiva di ogni bambino, anche se ogni bimbo è una storia a sé che va valutata nella sua unicità, per trovare il metodo migliore PER LUI.

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Parto naturale: il momento della fuoriuscita del bambino [VIDEO]

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Nel seguente video potete vedere l’emozionante momento in cui un bimbo viene alla luce attraversando il canale del parto.

Il video può essere visionato seguendo QUESTO LINK

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Bimbo nasce con due peni: uno dei due è sulla schiena

MEDICINA ONLINE NEONATO BIMBO BAMBINO PANNOLINO INFERMIERA NEWBORN SCHIACCIA CADE MORTE TRAUMA CULLAUn malformazione piuttosto particolare si è verificata in uno sfortunato neonato dell’Azerbaigian, che è nato con due organi genitali maschili: il primo pene è posizionato nella sua sede fisiologica, mentre il secondo pene sulla schiena. I medici dell’Istituto di Ricerca Scientifica di Pediatria di Baku, dapprima stupiti della cosa hanno poi stabilito che si trattava in una parte del corpo di un gemello del neonato che non si è sviluppato.

Operazione riuscita
Per ovviare al problema, i medici hanno deciso di intervenire chirurgicamente per rimuovere il pene in più. Il piccolo, di cui non per motivi di privacy non è stato rivelato il nome, è stato così sottoposto a intervento di rimozione che è andato a buon fine. Dopo un giorno il neonato è stato rimandato a casa sua ed è sano come qualsiasi altro neonato. Come ricordo resterà soltanto una piccola cicatrice sulla schiena.

Il gemello ‘parassita’
Secondo i medici che hanno studiato il caso, il secondo pene dovrebbe non essere altro che tutto ciò che è rimasto di un gemello parassita che non è riuscito a svilupparsi. Sia i genitori che i medici, tuttavia, non si erano accorti di questa strana crescita sulla schiena fino a che la mamma non ha partorito. Il pene del piccolo, quello vero, pare che sia del tutto normale. «Il bambino ha un normale organo sessuale dove dovrebbe essere – ha infatti confermato il capo del dipartimento di neonatologia dell’istituto Gunduz Agayev – Praticamente tutto ciò che gli era rimasto era un pene attaccato alla schiena del fratello all’interno dell’utero». Ora il piccolo potrà crescere come tutti gli altri, e anche se in un primo momento i genitori sono rimasti sconcertati, in futuro potranno anche scherzarci su.

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Quanto devono crescere di peso ed altezza un neonato ed un bambino?

MEDICINA ONLINE BIMBO BAMBINO NEWBORN BABY NEONATO LATTANTE GATTONARE CARPONARE CAMMINARE PARLARE BENE PRIMA PAROLA SCALCIARE CORRERE PARLARE MASCHIO FEMMINA DIFFERENZA AIUTO GENITORILa crescita del neonato durante il primo anno di vita avviene molto rapidamente anche se ogni bambino ha propri ritmi personali e non sempre uguali a quelli dei coetanei. Alla nascita, infatti, pesi e lunghezze non sono uguali per tutti: in generale però si può dire che il peso medio alla nascita è di circa 3200 grammi con qualche differenza tra maschi e femmine, infatti i primi pesano circa 150 grammi in più: viene comunque considerato normale un peso compreso tra i 2500 e i 4500 grammi.
Non ci sono quasi diversità per quanto riguarda la lunghezza tra maschi e femmine che misurano tra i 49 e i 53 centimetri.

I primi tre mesi: ecco quanto pesa il neonato
La prima considerazione da fare è che statura e peso possono essere diverse da un bimbo all’altro non solo in base al genere, maschile o femminile, ma anche per motivi legati a fattori ereditari e per cause dipendenti dalla mamma: se in gravidanza fuma potrebbe avere un neonato di basso peso.
Nella settimana dopo la nascita la crescita subisce il fisiologico calo ponderale che si aggira intorno al 5-10% dovuto alla emissione di meconio e alla perdita di liquidi: se il bambino si alimenta con regolarità il peso viene recuperato durante la seconda settimana di vita. Nei primi tre mesi avviene l’aumento ponderale più importante perché per una corretta crescita il bambino assume circa 25 al giorno, che corrispondono circa 150-180 grammi alla settimana.

Dal terzo al sesto mese
Dal terzo mese la crescita del neonato rallenta un po’, con circa 20 grammi al giorno, vale a dire 150 grammi alla settimana.
Si può dire che una fisiologica crescita del neonato porta a raddoppiare il peso della nascita al 5° mese di vita e a triplicarlo intorno all’anno.

Dalla nascita a due anni: quanto cresce in lunghezza?
Nel primo mese di vita la crescita del neonato in lunghezza è molto accentuata: il piccolo, infatti, alla fine del primo mese misura ben 5 centimetri più che alla nascita.
Aumenta ancora 3 centimetri nel corso del secondo mese per poi crescere di 2 centimetri dal terzo al settimo mese. Da questo momento fino all’anno la lunghezza del bambino aumenterà di un centimetro al mese. Tra il primo ed il secondo anno di età i bimbi maschi e femmine tendono a crescere di circa 12 cm totali, arrivando a circa 85/90 cm di altezza (le bambine) e circa 90/95 cm di altezza (i bambini) con ampie variazioni individuali.

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Aumento di peso da 6 a 9 mesi
Dal sesto al nono mese di vita il bambino aumenta all’incirca 400-500 grammi al mese: alla fine del nono mese un lattante pesa mediamente circa nove chili. A partire dal sesto mese in avanti, tuttavia, l’aumento di peso non è più in relazione solamente con la quantità di cibo introdotta dal piccolo, ma anche con la sua vivacità. Come accade anche per gli adulti, i bambini più irrequieti ed esuberanti consumano più energie in confronto ai più calmi e tranquilli che, invece, tendendo a muoversi di meno, consumano un numero di calorie inferiore.

Aumento di peso da 9 a 12 mesi
Dal compimento del decimo mese fino al primo compleanno l’accrescimento ponderale dovrebbe essere in totale di altri 700-800 grammi per cui, alla fine dell’anno di vita, un maschietto dovrebbe pesare all’incirca 10 chilogrammi ed una femmina 4 etti di meno. La differenza di peso tra due coetanei può tuttavia essere notevole perché, come già spiegato, l’accrescimento ponderale è influenzato, oltre che dall’alimentazione e dall’attività fisica più o meno frenetica del bambino, soprattutto da fattori ereditari. Anche se, in linea di massima, i pediatri ritengono che all’età di un anno un bambino dovrebbe avere triplicato il peso presentato alla nascita, non vi è assolutamente da preoccuparsi se un bebè, che alla nascita pesava 2,7 kg, ne pesi, al compimento del suo primo compleanno, 8,5, come pure è intuibile sia normale che un neonato che alla nascita pesava 4 kg sia di peso abbondantemente superiore ai 10 kg all’anno di vita.

Aumento di peso da 1 a 2 anni
Il ritmo di accrescimento ponderale piuttosto sostenuto presentato nei primi dodici mesi di vita è poi destinato a ridursi drasticamente tra il primo e il secondo anno di vita, durante il quale i bambini aumentano di circa due chili arrivando a pesare pressappoco 12 chili ai ventiquattro mesi di età.

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Quando il bambino inizia dire le prime parole? Come aiutarlo a parlare?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma SINDROME DI ASPERGER BAMBINI ADULTI SINTOMI CURE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie CapillariCi sono alcune tappe base di sviluppo del linguaggio bimbi, che sono le seguenti:

  • a 6 mesi di età , il bambino sa ripetere suoni come  “la, la”, “ba , ba” o ” da, da ” (tale emissione di suoni prende il nome onomatopeico di “lallazione”;
  • entro i 12 mesi (primo anno di età) il bambino sa dire alcune parole semplici;
  • all’età di 18 mesi (un anno e mezzo di vita) il bambino sa pronunciare numerose parole;
  • entro i 2 anni il bambino inizia a mettere insieme le parole in modo da esprimere un senso compiuto, spesso legato all’alimentazione, ad esempio ” basta pappa”, “acqua mamma”, “ancora latte”;
  • entro  i 3 anni , il bambino sa parlare usando 2-3 frasi alla volta.

Tali limiti temporali sono però assolutamente variabili: ogni bambino ha tempi diversi che non necessariamente indicano una patologia.

Come fanno i bambini ad imparare a parlare?

I bambini imparano a parlare guardando, ascoltando e rispondendo alle persone che li circondano.Sono attorniati da mille stimoli e assorbono informazioni in ogni istante. Nei primi mesi, il bambino ascolta la  voce della mamma e del papà o comunque delle persone che vivono attorno a lui quotidianamente, e cerca di ripetere gli stessi suoni che emettono gli adulti. Quando voi gli rispondete  e cercate di “conversare” con lui, il bambino  di conseguenza si sentirà ulteriormente incoraggiato e stimolato a continuare nei suoi esperimenti comunicativi. E così mano a mano che cresce imparerà nuovi suoni, nuove sillabe e parole.

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Quando un bambino non parla: cosa può impedire a mio figlio di imparare a parlare?

Ci sono diverse situazioni che possono causare un ritardo nel parlare. Ad esempio:

  • problemi di udito;
  • problemi con il movimento della lingua;
  • problemi al palato o alle corde vocali;
  • problemi relativi alla zona cerebrale deputata al linguaggio.

Il modo migliore per aiutare il bambino che presenta un ritardo nel linguaggio è quello capire precocemente quale potrebbe essere l’eventuale problema ed affrontarlo. Con la maggioranza delle patologie, un trattamento precoce determina buone probabilità che la capacità linguistica del vostro bambino possa migliorare e/o risolversi.

Cosa fare se mio figlio non sta parlando nei tempi previsti?

I tempi di apprendimento del linguaggio sono estremamente variabili, tuttavia, se pensate che il vostro bambino abbia qualche problema di linguaggio parlatene con il pediatra di fiducia, che eventualmente potrà inviarvi da uno specialista per una consulenza.

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Come posso aiutare il mio bambino ad imparare a parlare?

Innanzitutto parlate con lui, fin da quando è nel pancione. Dalla nascita continuate a farlo, parlategli, raccontategli storie, cantate con lui delle canzoni. Tutto questo aiuterà il vostro bimbo ad imparare ad emettere suoni e a comunicare. Rispondete con parole ai suoni del vostro bambino. Se per esempio il bambino vi indica una banana e dice  “ee – ee” voi rispondetegli con un  “Vuoi mangiare la banana?”. In questo modo inzierà ad associare il nome e il suono corretto alle cose. Altri consigli sono:

  • Insieme alla voce usate anche segnali con la mano e gesti per aiutarlo a capire cosa state dicendo.
  • Parlate con il vostro bambino per tutta la giornata. Mentre siete in passeggiata ad esempio o mentre fate la spesa con lui: date sempre uno nome alle cose e descrivete quello che state facendo.
  • Rispondete sempre alle domande del vostro bambino perché per lui ricevere delle risposte è importantissimo.
  • Non fate l’errore di parlare con il linguaggio dei bambini (il cosiddetto “bimbese“), ma usate sempre e solo parole reali.
  • Leggetegli delle fiabe, ogni giorno a partire dai 6 mesi di età, ma anche da prima se volete.
  • Ascoltare i grandi che leggono ad alta voce, aiuta il bambino ad imparare i suoni. La lettura può anche aiutare a capire la lingua e imparare nuove parole.
  • Scegliete libri con grandi immagini con colori vivaci e con storie semplici. vanno benissimo anche testi che contengono numeri, le lettere dell’alfabeto, forme e rime.
  • Per coinvolgere di più il vostro bambino  indicate le immagini e date il nome alle cose raffigurate, e poi  chiedete al bambino di indicare gli oggetti rappresentati nella pagina. Mano a mano che cresce potete fargli domande sulla storia. Questa interazione  stimola il bambino all’apprendimento. Non dimenticate mai di incoraggiarlo e di trasmettergli fiducia in quello che fa o impara a fare.

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