In quale settimana di parto un neonato viene detto prematuro?

MEDICINA ONLINE PARTO GRAVIDANZA NATURALE CESAREO DIFFERENZE CHIRURGIA FOTO WALLPAPER PICTURE UTERO CHIRURGO OPERAZIONE RISCHI VANTAGGI VANTAGGI ALLATTAMENTO MADRE FIGLIO NEONATO MORTAìE MORTA LIQUIDOLa maggioranza delle gravidanze ha una durata di circa 40 settimane e se il neonato nasce entro tale limite (che si estende fino alle 42 settimane) viene detto “neonato a termine“; tuttavia circa il 10% dei parti avviene prima di tale durata. Non tutti i parti che avvengono prima della 40ª settimana sono prematuri: un neonato nato tra la 37ª e la 42ª settimana è considerato a termine.

Si definisce “parto pretermine” o “prematuro” un parto il cui travaglio ha luogo tra la 22ª e la 37ª settimana completa di gestazione: in questo caso il neonato è detto “pretermine” o prematuro” e le sue possibilità di sopravvivenza si riducono tanto più precoce è stato il parto. Ricapitolando:

  • parto tra la 22ª e la 37ª settimana completa di gestazione: neonato prematuro o pretermine;
  • parto tra la 37ª e la 42ª settimana di gestazione: neonato a termine.

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Sopravvivenza del neonato prematuro

  • Se il parto avviene oltre la 26ª settimana, la sopravvivenza del neonato è superiore al 90% ed il bimbo tende a non avere complicanze neurologiche.
  • Se il parto avviene nella 26ª settimana, la sopravvivenza del neonato è del 50-80% ed bimbo presenterà complicanze neurologiche nel 10-25% dei casi.
  • Il parto tra la 24ª e la 32ª settimana comprende solo l’1% di tutti i parti prematuri, tuttavia include il 65% di tutti i casi di morte del neonato.
  • Il parto tra la 23ª e la 25ª settimana determina una sopravvivenza del neonato del 10-50% con il 20-30% dei bimbi che presenta complicanze neurologiche.
  • Il parto tra la 20ª e la 22ª settimana determina una sopravvivenza infrequente (<10%) – ma non impossibile – del neonato. In caso di sopravvivenza il bimbo presenterà probabilmente delle complicanze neurologiche.
  • Il parto che avviene prima della 20ª settimana è invece purtroppo incompatibile con la sopravvivenza del neonato.

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Indice di Apgar 6-7-8-9-10: tabella e conseguenze se basso

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Con “Indice di Apgar” in medicina e neonatologia ci si riferisce al risultato di una serie di rapidi test effettuati di routine al bimbo appena nato per valutare la vitalità e l’efficienza delle funzioni primarie dell’organismo del neonato nei primi istanti di vita extrauterina. L’Indice di Apgar deve il suo nome a Virginia Apgar, un’anestesista  statunitense che per prima lo codificò nel 1952.

Quando viene valutato l’Indice di Apgar?

Il test di Apgar viene effettuato immediatamente dopo il parto, a circa 1 minuto di vita, e ripetuto generalmente una seconda volta a 5/10 minuti dal parto. Il motivo di tale ripetizione è che l’Indice di Apgar non è un valore necessariamente statico, bensì può migliorare (o peggiorare) nel tempo. In alcuni casi, se l’Indice è basso, va ripetuto altre volte nel tempo, fino a stabilizzazione, se necessario.

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Tabella di Apgar

L’indice di Apgar si basa su cinque parametri di base, a ciascuno dei quali si assegna un punteggio da zero a due:

  • il punteggio di zero indica maggiore gravità riferita al parametro di riferimento;
  • il punteggio di uno indica minore gravità riferita al parametro di riferimento;
  • il punteggio di due indica normalità del parametro di riferimento.

Il valore massimo possibile dell’indice è quindi 10, che indica neonato normale. Mentre punteggi al di sotto del valore 7 indicano una gravità tanto maggiore quanto più ci si avvicina allo zero.

Osserviamo in questa tabella i parametri ed i punteggi usati per determinare l?indice di Apgar:

Schema di Apgar per la valutazione della vitalità del neonato
Parametro 0 punti 1 punto 2 punti
Frequenza cardiaca: assente < 100 battiti per minuto > 100 bpm (normale)
Respirazione: assente a 60 secondi dalla nascita debole o irregolare vigorosa con pianto
Tono Muscolare: assente (atonia) flessione accennata movimenti attivi
Riflessi:
(risposta al catetere
nasofaringeo)
assenti scarsi starnuto, pianto vivace,
tosse
Colore della pelle: completamente cianotico o pallido normale ma con estremità cianotiche completamente normale

Parametri dell’Indice di Apgar

I parametri considerati per ottenere l’Indice di Apgar, sono i seguenti:

  1. Frequenza cardiaca. La frequenza delle pulsazioni cardiache al minuto è il primo fattore da considerare, perché è senza dubbio il parametro più importante per la diagnosi e la prognosi. Una frequenza cardiaca compresa tra 100 e 140 è considerata normale e corrisponde a un punteggio di 2, una frequenza al di sotto di 100 riceve 1 punto, e il punteggio è 0 se non può essere visto, sentito o ascoltato alcun battito, fatto che è indubbiamente prodromo di una diagnosi infausta, nel caso non si intervenisse tempestivamente. La palpazione eseguita due dita sopra l’ombelico è il metodo più efficace per determinare la frequenza cardiaca velocemente.
  2. Attività respiratoria. Un bambino che è in apnea a 60 secondi dalla nascita riceve 0 punti, mentre il bimbo che respira e piange abbondantemente riceve 2 punti. Tutti gli altri tipi di attività respiratoria (come debole o irregolare) ricevono 1 punto.
  3. Riflessi. Questo termine si riferisce alla risposta ad alcune forme di stimolazione. Il metodo più usato per testare i riflessi è l’aspirazione dall’orofaringe e dalle narici mediante un catetere soffice che causa una contrazione dei muscoli mimici (ad esempio il bimbo storce il naso), uno starnuto o la tosse.
  4. Tono muscolare, Questo è un parametro facile da giudicare: un bambino completamente flaccido riceve un punteggio pari a 0, e uno con un buon tono e una flessione spontanea di braccia e gambe riceve 2 punti.
  5. Colorito. Questo è senz’altro il segno più difficile da valutare perché differisce da osservatore a osservatore: tutti i bambini alla nascita sono ovviamente cianotici a causa della difficoltà respiratoria durante il passaggio dal canale del parto e la relativa bassa saturazione di ossigeno nel loro organismo. La sparizione di tale cianosi dipende direttamente da due parametri considerati in precedenza, l’attività respiratoria e la frequenza cardiaca. Un punteggio pari a 2 viene dato solo a quei neonati che si presentano completamente rosei.

Interpretazione dell’Indice di Apgar

Come già prima accennato, punteggi più elevati indicano normalità o minore gravità, mentre punteggi più bassi indicano maggiore gravità:

  • Indice di Apgar uguale a 7 – 8 – 9 – 10: il neonato è normale;
  • Indice di Apgar uguale a 4 – 5 – 6: il neonato è moderatamente a rischio;
  • Indice di Apgar uguale a 0 – 1 – 2 – 3: la sopravvivenza del neonato è gravemente a rischio.

I neonati con punteggio fra 4 e 6 sono moderatamente a rischio quindi sono/possono essere bisognosi di assistenza e vigilanza. Il test va ripetuto ogni 5 minuti. I neonati con punteggio alla nascita inferiore a 4 sono gravemente depressi e necessitano di intervento medico. Se tale intervento non è immediato ed efficace, la vita del neonato è purtroppo a rischio.

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Perché l’indice di Apgar è basso o medio/basso?

Esistono moltissimi motivi diversi, patologici e non patologici, che possono determinare un Indice di Apgar basso o medio/basso, tra questi i più diffusi sono:

  • il bambino è prematuro (cioè è nato prima della 37° settimana);
  • risulta piccolo per l’età gestazionale;
  • ha subito traumi nel corso del parto;
  • è stata rilevata sofferenza fetale;
  • il parto è stato eseguito tramite un cesareo.

In tutti questi casi un eventuale Indice di Apgar basso indica uno svantaggio iniziale che però quasi sempre viene recuperato nel giro di poco tempo grazie al progressivo adattamento del bimbo all’ambiente esterno: l’Indice di Apgar in questi casi tende generalmente ad aumentare col passare dei minuti.

Conseguenze sul bimbo di un Indice di Apgar troppo basso

Come appena visto, un Indice di Apgar basso o medio/basso indica certamente rischi maggiori per il bimbo, ma ciò non significa che sia un valore statico o una vera e propria “condanna” per nostro figlio: col passare dei minuti o con interventi medici adeguati, il neonato può stabilizzarsi fino a “totalizzare” un punteggio più elevato ed assolutamente normale. E’ tuttavia innegabile che un indice estremamente basso, al di sotto di 3, possa determinare conseguenze, anche gravi e permanenti, nel bambino. Tali conseguenze dipendono dai fattori che hanno determinato un punteggio finale così basso e sono difficilmente prevedibili. Nei casi più gravi è purtroppo messa a rischio la sopravvivenza stessa del bimbo.

Indice di Apgar basso (<3) e paralisi cerebrale

Da uno studio pubblicato da ricercatori norvegesi nel British Medical Journal risulta che un punteggio Apgar basso in bambini nati a termine o con un peso normale alla nascita è fortemente associato a traumi subiti durante il parto e a paralisi cerebrale. I ricercatori hanno utilizzato i dati dal registro norvegese delle nascite e il registro dei bambini affetti di paralisi cerebrale per valutare l’associazionetra punteggio Apgar a cinque minuti dopo la nascita e paralisi cerebrale in 543.064 bambini nati tra il 1986 e il 1995. Si è rilevato che la prevalenza di paralisi cerebrale nei bambini con punteggio Apgar inferiore a 3 è stato più di 100 volte superiore a quello dei bambini con un punteggio pari a 10. Un basso punteggio Apgar è stato anche associato a tutti i sottogruppi di paralisi cerebrale comprese la diplegia e l’emiplegia spastica, anche s el’associazione maggiore è risultata quella alla tetraplegia. Bassi punteggi Apgar sono frequentemente associati a lesioni perinatali, encefalopatia ipossico ischemica (asfissiaperinatale) e traumi da parto che possono causare lesioni al cervello fetale con conseguente paralisi cerebrale. A tal proposito, leggi anche:

“APGAR”per gli studenti di Medicina

Il pediatra Joseph Butterfield utilizzò le lettere del cognome APGAR per creare un acronimo inverso che facesse memorizzare meglio agli studenti i cinque punti da analizzare:

  • A → Appearence (colorito);
  • P → Pulse (frequenza cardiaca);
  • G → Grimace (riflessi);
  • A → Activity (tono muscolare);
  • R → Respiratory effort (attività respiratoria).

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Quando genitore e neonato si guardano negli occhi, i loro cervelli si “sincronizzano”

MEDICINA ONLINE NEWBORN NEONATO BIMBO BAMBINO FIGLIO LATTE MAMMA GENITORI FAMIGLIA PAPA MADRE PADRE NONNI AMORE PEDIATRIA.jpgUna ricerca scientifica pubblicata sulla rivista Pnas, condotta dalla neuroscienziata Victoria Leong, del Dipartimento di Psicologia della University of Cambridge, Gran Bretagna, ha dimostrato che i cervelli di genitori e neonati – quando si guardano negli occhi- hanno una sorta di “sincronia”. L’esperta ha condotto la ricerca che ha coinvolto 17 bebè di età media di 8 mesi ed un adulto di riferimento (come è ad esempio una madre) per registrare come l’interazione tra loro si traduce a livello di attività cerebrale. In uno degli esperimenti l’adulto cantava una canzoncina al bimbo (età media 8 mesi) o guardandolo dritto negli occhi, o evitando di incontrare il suo sguardo. In entrambe le situazioni, l’esperta ha misurato l’attività cerebrale di adulto e bebè con l’elettroencefalogramma.

Facilitare la trasmissione di informazioni

Nel primo caso (sguardo dell’adulto rivolto al bambino) l’attività neurale del bimbo si allinea con quella dell’adulto, creando uno stato di connessione neurale che potrebbe facilitare il successo comunicativo tra i due. Inoltre, se il bambino risponde al canto dell’adulto con la sua vocina (vocalizzi) la sincronia del profilo di attività cerebrale dei due è ancora aumentata, se invece l’adulto evita lo sguardo del bambino questa sincronia non si genera. L’interessante esperimento ha mostrato che l’esibizione di segnali sociali come lo sguardo potrebbe agire per portare i cervelli in un mutuale stato di allineamento, creando una rete congiunta strutturata per facilitare il trasferimento di informazioni durante i primissimi tentativi di comunicazione e apprendimento del bambino.

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I capelli della donna incinta svelano il rischio di depressione post-partum

MEDICINA ONLINE PARTO DEPRESSIONE POST PARTUM BABY BLUE NEWBORN GRAVIDANZA INCINTA ACQUA LATTE MATERNO SENO MAMMA FIGLIO BAMBINO BIMBO NEONATO PERICOLOSO BAMBINA IN TERAPIA INTENSIVA BIRTH WATER PICTURE WALLPAPER PICS HDI capelli della donna incinta possono prevedere se la madre soffrirà di depressione post-partum misurandone la quantità del principale ormone dello stress (il cortisolo): lo dimostra uno studio spagnolo condotto da María Isabel Peralta Ramírez pubblicato sulla rivista PLoS ONE, condotto presso l’Università di Granada e facente parte del progetto di ricerca “Gestastress”. Tale risultati potrebbero aprire nuove strade per la diagnosi precoce di depressione post partum.

Lo studio

Gli scienziati hanno coinvolto 44 donne incinte e ne hanno seguito tutta la gravidanza misurando i livelli di cortisolo depositati sui capelli nel primo e terzo trimestre. Il cortisolo nel capello è indicativo del grado di stress affrontato nei tre mesi precedenti l’analisi. Dallo studio è emerso che a livelli alti di cortisolo sia nel primo sia nel terzo trimestre, aumenta il rischio di depressione post-partum per la donna. Questo potrebbe aprire la strada ad un test facile ed economico che permette di aiutare la madre a rischio di depressione, ancora prima che questa di manifesti e che diventi pericolosa per la madre e per il neonato.

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17 Novembre: Giornata internazionale del neonato prematuro

MEDICINA ONLINE NEONATO NEWBORN FOOT PIEDI BIMBO BAMBINO NATO PRETERMINE GIORNATA MONDIALE PREMATURI 17 NOVEMBRE AMORE PAPA MAMMA FIGLI GENITORI PRENDITI CURA.jpgOggi, 17 novembre è il World Prematurity Day, la giornata mondiale dei bimbi prematuri. La percentuale di mortalità dei neonati di peso inferiore ai 1000 grammi è diminuita da oltre il 90% a meno del 30% dagli anni ’60 al 2000, nonostante ciò, nel mondo attualmente un bambino su dieci nasce prematuro, il nostro pensiero oggi è tutto per lui, che non vedeva l’ora di venire al mondo!

Proteggi ciò che ami, soprattutto quando ciò che ami non può proteggersi da solo

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Segno di Babinski positivo nel neonato e nel bambino: che significa?

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Il segno di Babinski nell’adulto ha significato patologico, ma non nel bambino nei primi 12/16 mesi di vita

Con “segno di Babinski” o “riflesso di Babinski” in semeiotica neurologica si intende una risposta anomala al riflesso cutaneo plantare, la quale indica la presenza di una lesione a carico del tratto corticospinale del sistema nervoso (che provvede ai movimenti volontari fini dei muscoli e che, in condizioni fisiologiche, esercita un’inibizione tonica del riflesso). Il riflesso cutaneo plantare si evoca strisciando una punta smussata lungo il margine laterale della pianta del piede, partendo da sopra il tallone, e portandola verso la parte supero-interna fino al primo metatarso. Nell’adulto, in condizioni di normalità, col riflesso plantare si induce la flessione plantare (o estensione dorsale) delle dita del piede, mentre in presenza di lesioni a carico del sistema corticospinale, lo stesso stimolo evoca la flessione dorsale (o estensione plantare) dell’alluce e l’apertura “a ventaglio” delle altre dita (fenomeno di Duprè), determinando quindi l’inversione del riflesso cutaneo plantare, vedi immagine in alto.

Segno di Babinski nei bambini

Il segno di Babinski positivo è indice di malattia solo negli adulti. Nei bambini, entro i primi 12 mesi di vita (in alcuni casi fino ai 3 anni) il riflesso cutaneo plantare evoca effettivamente la flessione dorsale (segno di Babinski positivo), ma ciò – al contrario dell’adulto – NON è indice di danno al sistema nervoso, bensì è assolutamente normale: ciò accade perché nel bimbo lo sviluppo del sistema nervoso centrale non è ancora completo.

Sinteticamente:

  • nei bambini entro i 12/16 mesi di vita, il segno di Babinski positivo è normale e NON è indice di malattia;
  • nei bambini tra i 16 mesi e 3 anni di vita, il segno di Babinski positivo POTREBBE ESSERE indice di malattia;
  • nei bambini oltre i 3 anni e negli adulti, il segno di Babinski positivo E’ indice di malattia.

In quali patologie il segno di Babinski è positivo oltre i 3 anni di età?

Il segno di Babinski si può notare in caso di lesioni corticospinali (o piramidali), mentre risulta assente nelle lesioni extrapiramidali; può comparire ad esempio nei pazienti con sclerosi laterale amiotrofica e nelle fasi terminali di malattie come rabbia, encefalopatia epatica e leucodistrofia metacromatica.

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Differenze latte 1 (di inizio) e 2 (di proseguimento): quando cambiare?

MEDICINA ONLINE NEONATO BAMBINO BIMBO FECI VOMITO BOCCA VOMITO FECALOIDE CAUSE COLORE VERDE GIALLO ROSSO MARRONE BILIARE CAFFEANO CIBO ALIMENTARE DIGESTIONE NAUSEA STOMACO MAL DI PANCIA ACQUA NON DIGERITO PEZZI COLITE COLONLe formule di inizio (latte 2)
Le formule di inizio del latte artificiale sono contrassegnate con il numero 1 (perciò vengono dette di “tipo 1” o starting formula) e sono state studiate proprio per nutrire i neonati da zero fino a quattro mesi di vita.
Ecco le caratteristiche principali di questo tipo di latte:

  • hanno un valore energetico tra 64 e 72 calorie circa per ogni 100 centimetri cubi;
  • il loro contenuto di zuccheri è costituito dal solo lattosio (lo zucchero presente nel latte) o anche da maltodestrine (zuccheri che, oltre a fornire un buon contenuto energetico, vengono assorbiti rapidamente da parte del-l’organismo);
  • contengono nelle giuste proporzioni gli acidi grassi essenziali Omega 6 e Omega 3, molto importanti in quanto l’organismo umano non è in grado di produrli da solo;
  • contengono 1,2-1,9 grammi di proteine ogni 100 millilitri: fino a qualche anno fa questa percentuale era quasi doppia, ma recenti studi hanno dimostrato che, per rispondere ai fabbisogni di un bambino di questa età, non è necessario sovraccaricare il lavoro dei reni.
Le formule di proseguimento (tipo 2)

Le formule di proseguimento del latte artificiale sono contrassegnate con il numero 2 (perciò vengono dette di “tipo 2”) e possono venire offerte ai bimbi a partire dai 4-5 mesi fino all’anno di vita. Intorno a questa età, infatti, il piccolo ha raggiunto una maggiore maturità dell’apparato digestivo e ha esigenze nutrizionali diverse rispetto a prima: comincia, infatti, anche lo svezzamento, cioè il passaggio graduale dal solo latte a un’alimentazione che comprende anche i primi cibi solidi.

No al latte di mucca

Le formule di proseguimento del latte artificiale rappresentano il miglior sostituto del latte di mucca, la cui introduzione è sconsigliata prima dell’anno, in quanto troppo povero di ferro o molto ricco di proteine. Rispetto al latte vaccino, queste formule hanno, infatti, un maggior contenuto di ferro, zuccheri, vitamine e acido linoleico (un acido grasso essenziale per l’organismo). Il contenuto di proteine è di poco superiore a quello delle formule di inizio, mentre la presenza di grassi è minore.

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In polvere o diluito

In commercio esistono formule in polvere, che vanno diluite prima del consumo, e latti invece già diluiti, quindi pronti per l’uso. I tipi più diffusi in Italia sono comunque quelli in polvere che hanno il vantaggio di durare a lungo e di avere un ingombro limitato. Quelli diluiti, invece, danno più problemi di “scorta”, ma hanno il vantaggio di non lasciare margini di errore durante la diluizione: non si rischia, cioè, di preparare un latte troppo denso o, al contrario, troppo leggero.

Latte per allergia o rigurgito

Esistono alcuni tipi di latte adatti ai bambini che hanno sviluppato un’allergia a questo alimento (che si manifesta con eruzioni cutanee, vomito e diarrea) o che presentano alcuni problemi della prima infanzia, come il rigurgito. In questo caso il pediatra potrà consigliare tipi speciali di latte (i delattosati, gli idrolisati, il latte di soia, gli antirigurgito).

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La vita è preziosa

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma LA VITA E' PREZIOSA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpg

“La nostra prima figlia a cinque giorni: pesava solo 1,7 chili, ma era così contenta di essere viva! Ho guardato questa foto spesso per farmi forza, tra alti e bassi, nei giorni trascorsi in terapia intensiva. La vita è preziosa”.

E’ la lezione che Lauren Vinje, una mamma americana, ha voluto condividere con il web pubblicando su Facebook il sorriso contagioso rivoltole dalla sua prima figlia, nata prematura dopo appena qualche giorno di vita.

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