Differenze tra respiro normale e patologico

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZE RESPIRO NORMALE E PATOLOGICO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Pene.jpgLa respirazione è il fisiologico atto con cui si assorbe ossigeno nell’organismo e nel contempo si emette biossido di carbonio, tale stato normalmente ha un andamento costante: la frequenza respiratoria normalmente si attesta sui 16-20 respiri al minuto, a riposo negli adulti; all’atto della nascita e per i primi anni di vita del bambino essa è anche superiore arrivando a 30 respiri al minuto. Il respiro patologico altera il fisiologico susseguirsi degli atti respiratori e la loro frequenza, ed è causato da varie patologie, spesso a carico del SNC (sistema nervoso centrale).

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Esofago e trachea: zona, anatomia, rapporti e differenze

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ESOFAGO TRACHEA ZONA ANATOMIA DIFFERENZE RAPPORTI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari.jpgLa trachea e l’esofago sono strutture anatomiche che decorrono verticalmente e parallelamente partendo entrambe dalla faringe con la trachea posizionata anteriormente all’esofago. Durante la deglutizione, una parte della laringe chiamata epiglottide Continua a leggere

Trachea: anatomia e funzioni in sintesi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma TRACHEA ANATOMIA FUNZIONI SINTESI ZONA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgCos’è la trachea?
La trachea è un condotto tubulare, cavo, mediano ed impari che fa parte delle vie aeree inferiori insieme alla laringe che la precede superiormente ed ai bronchi che la seguono inferiormente.

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Dove si trova la trachea?
La trachea decorre parallelamente ed anteriormente rispetto all’esofago. Essa si espande dal livello della sesta vertebra cervicale (C6) fino alla quarta vertebra toracica (T4) dove si divide nei due bronchi principali (destro e sinistro) in un punto denominato carena, sfocianti nei rispettivi polmoni.

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A che serve la trachea?
La sua funzione primaria è di trasferire l’aria dall’esterno verso i polmoni, tuttavia i suoi compiti non si limitano a questo, come vedremo più avanti.

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Come può essere osservata la trachea?
A scopo diagnostico (o per raccogliere tessuti) si può usare la video-tracheoscopia (con strumento a fibre ottiche flessibile) o mediante tracheoscopia con strumento rigido.

Leggi anche: Broncoscopia polmonare con biopsia: a cosa serve, fa male, è pericolosa?

Cenni anatomici
La trachea ha la forma di un tubo semirigido e lungo circa 12cm formato da una serie di anelli cartilaginei, aperti dorsalmente, uniti tra loro da tessuto connettivo. È costituita da 15-20 anelli di tessuto cartilagineo sovrapposti, ricoperti da tessuto fibroso con regolari intervalli, chiamati legamenti anulari, formati dallo stesso tessuto che ricopre gli anelli. La peculiarità di questi ultimi risiede nell’incompletezza situata posteriormente, ciò implica la presenza di una parete membranacea che permette l’espansione dell’esofago al momento della deglutizione, essendo essa a stretto contatto con quest’ultimo, tale movimento è permesso dalla presenza di una tonaca muscolare interna alla parete. Essa presenta, inoltre, una tonaca mucosa esterna ben visibile a causa delle estroflessioni causate da essa, rivestita principalmente da un epitelio di tipo respiratorio. All’interno troviamo un epitelio di rivestimento ciliato che prende il nome di epitelio respiratorio (formato da ciglia) e sono presenti inoltre delle ghiandole mucose, di tipo tubuloacinoso composte, le quali presentano adenomeri ricoperti da una tonaca sottomucosa.

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Funzioni delle ciglia vibratili della trachea
Le ciglia presenti nella trachea, dette ciglia vibratili, si muovono in senso caudo craniale, insieme al muco filtrano le sostanze introdotte attraverso la respirazione; il muco intrappola il pulviscolo atmosferico (polvere, polline, batteri, ecc…) in modo che le vie aeree vengano tenute pulite. Il muco prodotto deve essere eliminato, quindi portato verso l’alto; questo processo avviene spingendo il muco verso la laringe e poi verso l’epiglottide quindi caricato nell’esofago e spinto verso lo stomaco. Quest’organo contiene i succhi gastrici che eliminano il muco. Termina a livello mediastinico dividendosi nei 2 bronchi polmonari principali destro e sinistro.

Perché quando respiriamo aria fredda siamo più a rischio di infezioni?
Se respiriamo aria fredda le ciglia rallentano la loro attività, sfavorendo il movimento del muco, il quale si accumula. Se queste strutture sono infiammate il muco prodotto rimane nella trachea, diventando un mezzo di coltura per i batteri.

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Naso chiuso: perenne, senza raffreddore, di notte, farmaci e rimedi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma NASO CHIUSO CONGESTIONE NASALE CAUSE FARMACI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari.jpgIl “naso chiuso”, chiamato scientificamente “ostruzione delle vie respiratorie nasali” o più semplicemente “congestione nasale” è uno dei problemi più diffusi e fastidiosi dell’apparato respiratorio. Nella maggioranza dei casi è un problema che tende a risolversi in pochi giorni e che non indica nulla di grave.

Cause di congestione nasale

Il naso chiuso può essere causato da varie condizioni come raffreddore, influenza ed allergie, ma dal punto di vista medico la più importante distinzione eziologica è tra rinite allergica e rinite non allergica.

Sintomi e segni

Sintomi e segni spesso associati a congestione nasale:

  • tosse;
  • naso che cola (attraverso le narici o verso a parte posteriore del naso sotto forma di catarro);
  • starnuti (più frequenti in caso di reazione allergica);
  • leggera irritazione o disagio dentro e intorno al naso;
  • ridotto senso dell’olfatto;
  • formazione di croste sulla mucosa nasale, in grado di causare un odore sgradevole e sanguinamento in caso di rimozione accidentale o volontaria.

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Consigli

Consigli generali per migliorare la situazione, sono:

  • Drenare il muco mediante l’ausilio di soluzione a base salina (irrigazione nasale), da instillare direttamente nel naso. Il rimedio è particolarmente indicato per i bambini piccoli affetti da naso chiuso, che non riescono a soffiarsi il naso da soli.
  • Dormire con la testiera del letto lievemente sollevata (posizionare un cuscino sotto il materasso, in linea con il punto in cui si appoggia la testa): così facendo, il paziente affetto da naso chiuso può riposare meglio, e la respirazione viene favorita.
  • Soffiare spesso il naso, utilizzando preferibilmente fazzoletti di carta usa-getta.
  • Soffiare il naso delicatamente, eccedere con la pressione può peggiorare la situazione.
  • Usare un fazzoletto di carta nuovo ogni volta che ci si soffia il naso.
  • Curare la causa che si pone alle origini del naso chiuso.
  • Bere molti liquidi, in particolare caldi.
  • Avvalersi dell’ausilio di vaporizzatori nasali od umidificatori, utili per favorire la fluidificazione del muco, dunque la liberazione dal naso chiuso.
  • Evitare sbalzi termici.
  • Coprire il naso e la gola con una sciarpa, prima di uscire.
  • Gli alimenti liquidi caldi sono particolarmente indicati per facilitare lo scioglimento del muco, liberando quindi il naso: brodo, latte caldo, tè, tisane, infusi ecc.
  • Assumere tanta frutta e verdura ricca di vitamina C, utile per rafforzare le difese immunitarie e garantire l’ottimale efficienza dell’organismo.
  • Utilizzo di un umidificare per l’ambiente domestico o lavorativo.
  • Fare una doccia calda (umidità e calore libereranno il naso).
  • Bere abbondantemente per mantenersi idratati (le bevande calde libereranno il naso, ancora di più se balsamiche).
  • Impacchi con un panno caldo-umido sul naso.
  • Evitare sbalzi termici.

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Rimedi naturali per la congestione nasale

A seconda della causa può cambiare la cura, ma da un punto di vista generale i rimedi più comuni ed efficaci per liberare il naso chiuso sono i suffumigi: la tecnica della suffumigazione consiste nella riduzione di una sostanza in vapore, a finalità prettamente terapeutiche. I suffumigi favoriscono l’inspirazione del vapore, assicurando una percezione immediata di conforto. Le droghe naturali più indicate per accelerare la guarigione dal naso chiuso sono:

  • basilico (Ocimum basilicum L.): utilizzato, in tal caso, per le proprietà antinfiammatorie;
  • eucalipto (Eucalyptus globulus Labill): proprietà antinfiammatorie, espettoranti, balsamiche;
  • lavanda (Lavandula officinalis): proprietà antisettiche;
  • limone (Citrus limon): proprietà antisettiche ed antiossidanti;
  • rosmarino (Rosmarinus officinalis): proprietà balsamiche, espettoranti, antiossidanti;
  • arancio amaro (Citrus aurantium L. var. amara): proprietà disinfettanti, antinfiammatorie, decongestionanti;
  • sodio benzoato: azione espettorante, che facilita l’eliminazione di muco;
  • efedrina (estratto da Ephedra sinica): proprietà decongestionanti, impiegata come decotto (specie nella medicina popolare cinese).

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Cosa non fare?

In caso di naso chiuso non si dovrebbe:

  • dormire in posizione prona (a pancia in giù);
  • fumare;
  • deglutire il muco;
  • frequentare posti inquinati;
  • soffiare continuamente il naso nello stesso fazzoletto.

Rimedi farmacologici per la congestione nasale

I farmaci più usati in caso di naso chiuso sono (in caso di naso chiuso dipendente da raffreddore/ influenza): paracetamolo (es. Tachipirina, Efferalgan), claritromicina (es. Biaxin, Macladin, per il naso chiuso dipendente da Haemophilus influenzae), Amantadina (es. Zitrobiotic, farmaco antivirale), ibuprofene (es. brufen, moment) ecc. In caso di naso chiuso dipendente da allergie/rinite si usano invece: corticosteroidi come fluticasone spray (es. avamys, Fluspiral), antistaminici come desloratadina (es. neoclarityn, azomyr, aerius) e decongestionanti come Oximetazolina cloridrato (es. Vicks sinex).

Farmaci: raccomandazioni

Importanti raccomandazioni riguardo alle terapie farmacologiche per il naso chiuso, sono:

  • Non guidare od eseguire lavori pericolosi dopo la somministrazione di antistaminici: la sonnolenza è uno degli effetti collaterali di questi farmaci;
  • Non assumere antistaminici/corticosteroidi senza prescrizione medica;
  • Non assumere antistaminici per la cura del naso chiuso in caso di ipertensione od aritmie cardiache: la somministrazione di questi farmaci aumenta il battito cardiaco ed innalza la pressione arteriosa;
  • Non utilizzare i farmaci corticosteroidi per lunghi periodi;
  • Non assumere antistaminici per lunghi periodi.

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Prevenzione del naso chiuso

Non ci sono ricette fisse per prevenire la congestione nasale, sicuramente è utile evitare sbalzi di temperatura improvvisi e mangiare molta frutta e verdura. Non è possibile prevenire il naso chiuso dipendente da allergie, se non assumendo antistaminici o vaccini specifici a finalità profilattiche. La plastica del setto nasale (settoplastica) consiste nella correzione della deviazione del setto nasale, possibile causa scatenante del naso chiuso recidivante. Quando il naso chiuso dipende dall’ingrossamento delle adenoidi, il trattamento ottimale consiste nella rimozione chirurgica delle stesse. Per approfondire, leggi anche: Adenoidi ingrossate, operazione, convalescenza, ricrescono

Quando chiamare il medico?

Consultare immediatamente il medico se il soggetto riferisce una seria difficoltà respiratoria o se il paziente affetto da naso chiuso è un bambino di età inferiore ai 2 mesi e presenta febbre. A tale proposito leggi questo articolo: Febbre alta nei bambini e neonati: quali farmaci e cosa fare

I migliori prodotti contro febbre, influenza e raffreddore

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche, utilissimi in caso di febbre, influenza e raffreddore. Ogni prodotto è stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Differenza tra laringe, faringe e trachea

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA LARINGE FARINGE TRACHEA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpg

Faringe, laringe e trachea sono delle zone anatomiche che fanno parte dell’apparato respiratorio, ed hanno il principale compito di convogliare l’aria introdotta con naso e bocca verso i bronchi e quindi i polmoni.

FARINGE

La faringe è un canale muscolo-membranoso che si connette con la cavità nasale, con la cavità orale, con l’esofago, con la laringe e con l’orecchio medio. Essa non è delimitata da pareti proprie: per osservare la faringe, non la possiamo isolare ma dobbiamo necessariamente osservare tutti gli organi che nell’affrontarsi delimitano la cavità faringea, prestandosi a fare da parete alla faringe. Dovremmo parlare quindi non di un organo, ma di una cavità faringea o di uno spazio mucoso presente nello spazio viscerale impari mediano, che per altro comunica con altri spazi mucosi presenti nella parte facciale della testa. Nell’uomo è un canale dalla forma di un cono rovesciato, dunque con l’apice rivolto inferiormente e la base superiormente, ed è lunga mediamente dai 12 ai 14 cm con una larghezza variabile principalmente in base al tono muscolare. È contenuta nello spazio viscerale della testa. Origina all’altezza delle coane con l’apertura superiore faringea costituendo la rinofaringe, proseguendo poi all’altezza dell’istmo delle fauci nell’orofaringe, termina infine con la laringofaringe all’altezza di C6 e della cartilagine cricoidea. Continua inoltre a pieno canale nell’esofago. La faringe viene convenzionalmente divisa in tre porzioni tra loro comunicanti:

  • la rinofaringe (o nasofaringe, in verde nella figura in basso);
  • l’orofaringe, in giallo;
  • la laringofaringe (o ipofaringe, in azzurro).

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La faringe rappresenta un importante crocevia anatomico e funzionale tra gli apparati digerente e respiratorio, considerato il passaggio sia del bolo che dell’aria all’interno del canale faringeo. Presenta nel suo epitelio organi linfoidi che garantiscono difesa aspecifica contro eventuali agenti patogeni. Essa prende rapporto, dall’alto in basso, con le coane, il palato molle, l’ugola, l’istmo delle fauci, l’epiglottide, l’adito laringeo, la faccia posteriore delle cartilagini aritenoidi, la faccia posteriore della cartilagine cricoide e con i muscoli associati a queste strutture. La faccia posteriore è continua ed è in rapporto con lo spazio retrofaringeo e con la fascia cervicale profonda. Le pareti laterali si pongono in relazione con lo spazio faringomandibolare, in cui si trovano i fasci vascolo-nervosi del collo. Più inferiormente, le cartilagini cricoide ed aritenoidi producono dei rilievi sulla superficie laterale della faringe, che producono due incavature, i recessi piriformi. Nel fondo di ciascun recesso è apprezzabile la piega del nervo laringeo superiore, che decorre caudalmente e medialmente.

Per approfondire: Faringe: anatomia, muscoli, funzioni, patologie

LARINGE

La laringe è un condotto mediano situato nel nostro collo e rappresenta l’ultimo tratto delle vie aeree superiori: è la continuazione della faringe, mentre continua in basso con la trachea. Permette il passaggio dell’aria, la fonazione tramite la vibrazione delle corde vocali ed è deputata alla protezione della trachea durante la deglutizione grazie all’epiglottide. La laringe, pur subendo variazioni individuali e in rapporto a età e sesso, ha la forma di un imbuto rovesciato ed è lunga in media 4 cm, larga 4 cm e presenta un diametro anteroposteriore di 3,6 cm. Nella pubertà, soprattutto nei maschi, subisce i cambiamenti che portano alla modificazione del tono di voce. Nelle femmine risulta più corta e più ampia trasversalmente. Durante la deglutizione, la respirazione e la fonazione la laringe si alza e si abbassa. Fa parte della laringe la struttura che provoca la sporgenza tipica del maschio adulto, il pomo d’Adamo. Per approfondire:

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TRACHEA

La trachea è un condotto impari e mediano fa parte delle vie aeree inferiori insieme alla laringe che la precede e ai bronchi che la seguono. È un viscere cavo tubulare che da C6 si espande fino a T4, dove si divide nei due bronchi principali (destro e sinistro) in un punto denominato carena, sfocianti nei rispettivi polmoni. La sua funzione primaria è di trasferire l’aria dall’esterno verso i polmoni.
La trachea ha la forma di un tubo semirigido e lungo circa 12cm formato da una serie di anelli cartilaginei, aperti dorsalmente, uniti tra loro da tessuto connettivo.
È costituita da 15-20 anelli di tessuto cartilagineo sovrapposti, ricoperti da tessuto fibroso con regolari intervalli, chiamati legamenti anulari, formati dallo stesso tessuto che ricopre gli anelli. La peculiarità di questi ultimi risiede nell’incompletezza situata posteriormente, ciò implica la presenza di una parete membranacea che permette l’espansione dell’esofago al momento della deglutizione, essendo essa a stretto contatto con quest’ultimo, tale movimento è permesso dalla presenza di una tonaca muscolare interna alla parete. Essa presenta, inoltre, una tonaca mucosa esterna ben visibile a causa delle estroflessioni causate da essa, rivestita principalmente da un epitelio di tipo respiratorio. All’interno troviamo un epitelio di rivestimento ciliato che prende il nome di epitelio respiratorio (formato da ciglia) e sono presenti inoltre delle ghiandole mucose, di tipo tubuloacinoso composte, le quali presentano adenomeri ricoperti da una tonaca sottomucosa. Per approfondire: Trachea: anatomia e funzioni in sintesi

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Asma bronchiale in bambini e adulti: cause, sintomi e cura

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ASMA BRONCHIALE BAMBINI ADULTI SINTOMI CURE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Pene.jpgL’asma bronchiale è una patologia infiammatoria cronica dei bronchi, caratterizzata da ostruzione generalmente reversibile delle vie aeree inferiori spesso in seguito a sensibilizzazione da parte di allergeni, il cui sintomo principale è rappresentato da episodi di respiro sibilante e fischiante associato a dispnea (difficoltà respiratoria), senso di costrizione toracica e tosse. In alcuni casi l’ostruzione bronchiale può essere irreversibile. E’ una patologia conosciuta fin dai tempi dell’Antico Egitto, anche se è stato Ippocrate di Coo intorno al 450 a.C. a studiarla a fondo per primo: a lui si deve l’etimologia di “asma” che deriva da “ansimante”.

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Quanto è frequente l’asma bronchiale tra i bambini?
In età prescolare è purtroppo molto frequente (fino al 45% dei bambini sotto i sei anni) riscontrare la sua caratteristica principale, cioè il respiro sibilante, anche nei bambini non allergici, caratterizzato da tosse e sibilo o affanno solo in occasione di un comune raffreddore; si dice in gergo che “il raffreddore scende nel petto del bambino nell’arco di uno-due giorni“. Questi bambini hanno un diametro piccolo dei bronchi, sono in genere destinati a non ripresentare il sibilo in età scolare, con la crescita dei bronchi, pertanto non vengono definiti asmatici.
Viceversa, quando gli episodi di ostruzione bronchiale e di sibili espiratori continuano o iniziano dopo i 5 anni di età e si manifestano anche al di fuori dei raffreddori (ad es. durante lo sforzo o in ambienti polverosi), si può parlare di una vera e propria asma bronchiale che, nella grande maggioranza dei casi, è di origine allergica. L’asma bronchiale è una patologia molto diffusa: in Italia colpisce il 10% dei bambini sopra i sei anni.

Leggi anche: Apparato respiratorio: anatomia in sintesi, struttura e funzioni

Quanto è frequente l’asma bronchiale tra gli adulti
Attualmente si stima che circa 300 milioni di persone siano affette da asma nel mondo, e che circa 250.000 persone muoiano ogni anno a causa di tale malattie. Le cifre variano tra una nazione all’altra con una prevalenza tra l’1% e il 18%. È più comune nei paesi sviluppati ed industrializzati rispetto ai paesi in via di sviluppo.

Leggi anche: Differenza tra inspirazione e espirazione: l’atto respiratorio

Chiarezza dei termini
Capita spesso che nel linguaggio comune la parola “asma” venga utilizzata come sinonimo di “dispnea” o “mancanza di respiro”, anche se di origine completamente diversa dal vero asma bronchiale: ad esempio nella vecchia definizione dello scompenso cardiaco acuto si parlava appunto di “asma cardiaco” che nulla ha a che fare con l’infiammazione dei bronchi. Pertanto, a differenza della definizione riportata nei testi degli anni settanta e ottanta, che facevano riferimento unicamente alle modificazioni funzionali e quindi al broncospasmo, l’attuale definizione sottolinea il ruolo determinante dell’infiammazione nella genesi dei sintomi e delle alterazioni funzionali. Questo dato ha un risvolto terapeutico importante ponendo i farmaci antinfiammatori come cardine della terapia dell’asma.

Asma bronchiale: cenni di fisiopatologia
L’asma può essere una conseguenza della sindrome rinobronchiale delle alte vie aeree. La principale alterazione fisiopatologica che determina lo stato funzionale e la sintomatologia del paziente asmatico è la riduzione del calibro delle vie aeree indotta da sei meccanismi fondamentali:

  1. contrazione della muscolatura liscia bronchiale,
  2. edema (gonfiore della mucosa che riveste i bronchi) e infiammazione con conseguente congestione della parete bronchiale,
  3. ipersecrezione di muco (catarro bronchiale),
  4. rimodellamento delle vie aeree,
  5. perdita dell’epitelio,
  6. iperreattività bronchiale.

In presenza di asma, a livello bronchiale si verifica un’iperreattività della muscolatura liscia, regolata dall’azione del sistema nervoso parasimpatico attraverso il nervo vago. Nel corso dell’infiammazione bronchiale, i mastociti, gli eosinofili ed i linfociti T rilasciano mediatori chimici che agiscono direttamente su: muscolatura, ghiandole e capillari. Durante una crisi asmatica, l’aria inspirata raggiunge gli alveoli, ma la presenza di ostruzione bronchiale ne impedisce la fuoriuscita con l’espirazione. Quindi, l’aria può entrare, ma non può uscire dagli alveoli.

Leggi anche: Tumore al polmone in chi non fuma: da cosa viene causato?

Asma bronchiale: cosa avviene quando viene inalato un allergene?
Quando un allergene viene inalato, induce nei bronchi una serie di reazioni in sequenza che portano alla crisi asmatica. Quali sono queste tappe? Leggi questo articolo per scoprirlo: Cosa avviene quando viene inalato un allergene?

Quali sono le cause di asma bronchiale in bambini ed adulti?
Tra le cause d’asma, le principali sono:

  • Sensibilizzazione allergica a polvere, muffe, pelo di alcuni animali (gatto, cane, cavallo), pollini, graminacee, parietaria, olivo. Raramente causano episodi asmatici alcuni alimenti (es. latte vaccino, l’uovo, il pesce) e additivi alimentari.
  • Infezioni, soprattutto nei bimbi più piccoli. Le infezioni, in particolare quelle virali, sono la causa principale di asma nei primi anni di vita. La maggior parte dei bambini asmatici presenta i sintomi prevalentemente durante il periodo autunnale e invernale, quando la diffusione delle infezioni delle vie respiratorie è particolarmente elevata.
  • Condizioni ambientali avverse. I bambini che frequentano ambienti particolarmente inquinati, non puliti, polverosi, o che hanno uno o entrambi i genitori fumatori, sono maggiormente esposti all’asma.
  • L’attività fisica. Più della metà dei bambini sofferenti di asma bronchiale può presentare tosse o affanno durante l’attività fisica (asma da sforzo). Il bambino affetto da asma da sforzo non ha controindicazioni ad eseguire l’attività sportiva: in molti casi è sufficiente raggiungere un buon controllo dei sintomi asmatici per ottenere la scomparsa della tosse da sforzo. Esistono inoltre farmaci che, somministrati alcuni minuti prima dell’attività fisica, consentono un idoneo controllo dell’asma da sforzo.

Leggi anche: Perché ci viene la febbre e perché non dobbiamo aver paura di lei

Fattori di rischio ambientali e genetici per l’asma bronchiale
A tale proposito vi consiglio la lettura di questo articolo: Asma bronchiale: fattori di rischio ambientali e genetici

Quali sono i sintomi di asma bronchiale?
In genere il bambino comincia a presentare attacchi di tosse secca e stizzosa, a riposo o durante il gioco o la corsa. In alcuni casi la sintomatologia è marcata a causa dello spasmo dei bronchi, si percepiscono fischi e sibili durante l’espirazione dell’aria ed il bambino avverte difficoltà respiratoria. Sintomi simili sono presenti in età adulta. Durante il recupero da un attacco asmatico, può apparire pus come causa del coinvolgimento di alti livelli di globuli bianchi chiamati eosinofili.

Leggi anche: Febbre alta: quando rivolgersi al medico

Quando sono più frequenti i sintomi di asma bronchiale?
Solitamente i sintomi tendono a peggiorare di notte e alla mattina presto. Alcune persone asmatiche sperimentano i tipici sintomi in risposta a determinati fattori causali, mentre altri possono presentarli in modo persistente.

Diagnosi di asma bronchiale
Molti genitori non riescono ad individuare subito la presenza dell’asma nel loro bambino. A volte riportano di avere sentito il fischio, ma più frequentemente la diagnosi viene dalla visita del pediatra che riscontra la presenza di sibili in un bambino condotto dai genitori per via di una tosse secca e insistente. Una conferma clinica del sospetto di asma è data dal riscontro di un immediato miglioramento della respirazione che si verifica con la somministrazione di farmaci dilatatori dei bronchi. Spesso, se sollecitati i genitori riferiscono che il bambino presenta la tosse quando ride o gioca o fa attività fisica (asma da sforzo).  Una conferma ulteriore della diagnosi è possibile tramite l’esecuzione di un esame che analizza la quantità di aria che il bambino riesce a emettere con un forte soffio. In termini più tecnici l’esame è noto con il nome di spirometria e in generale è eseguibile intorno ai 5-6 anni. L’esecuzione delle prove allergiche consente di verificare la presenza di eventuali sensibilità del bambino asmatico verso sostanze (dette allergeni) contenute nell’ambiente o più raramente negli alimenti. Continua la lettura sulle tecniche di diagnosi per l’asma bronchiale con questo articolo: Asma bronchiale: spirometria e diagnosi differenziale

Come si cura l’asma bronchiale?
La terapia per curare l’asma è farmacologica. Tuttavia è indispensabile tenere sotto controllo i fattori ambientali. È inoltre indispensabile che la tecnica di assunzione dei farmaci somministrati per inalazione sia spiegata e verificata alle visite di controllo. Sono infatti numerosi gli errori tecnici nella somministrazione. Per il successo della terapia è indispensabile che il bambino e i genitori conoscano la malattia, seguano il percorso terapeutico che il medico ha prescritto ed eseguano dei regolari controlli dal medico curante.

  • La terapia farmacologica. I medicinali vanno somministrati soltanto dopo aver consultato un medico. I farmaci anti-asmatici in commercio sono impiegati sia per la cura della crisi asmatica, sia per la prevenzione dei successivi episodi. Esistono diverse categorie di farmaci anti-asmatici in commercio. Negli ultimi decenni abbiamo progressivamente assistito alla sostituzione della via di somministrazione dei farmaci per l’asma da quella classica (orale), a quella inalatoria. Gli stessi farmaci che vengono somministrati per bocca infatti possono raggiungere direttamente le vie aeree tramite la tecnica inalatoria che consente di ottenere un’azione più mirata e minori effetti secondari. Gli strumenti per l’inalazione dei farmaci sono rappresentati dagli apparecchi nebulizzatori, dagli spray dosati e dalle polveri.
  • La immunoterapia desensibilizzante. L’obiettivo della immunoterapia desensibilizzante (ITS) è quello di eliminare o attenuare la sensibilizzazione allergica verso una specifica sostanza (allergene) attraverso la periodica somministrazione dello stesso allergene. La somministrazione può essere effettuata per bocca o per via iniettiva, sottocutanea: l’applicazione sottocutanea non è esente da rischi di reazioni avverse. Non esistono a tutt’oggi prove scientifiche tali da consigliarne un largo impiego, specie in età pediatrica. Attualmente il ricorso alla immunoterapia va preso in considerazione solo nei casi di allergia verso una sola sostanza oppure quando si osservi una stretta correlazione fra esposizione ad un allergene e comparsa dei sintomi respiratori.

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Obiettivo del trattamento dell’asma bronchiale
L’obiettivo del trattamento dell’asma è quello di raggiungere e mantenere il controllo delle manifestazioni cliniche della malattia, per periodi prolungati. Cioè soddisfare i seguenti punti:

  • Nessun (o minimi) sintomo/i cronico/i.
  • Nessuna (o al massimo rare) riacutizzazione/i.
  • Nessuna visita di emergenze o ricovero per asma.
  • Nessun (o minimo) bisogno di uso addizionale di ß2 – agonisti per il sollievo dei sintomi.
  • Nessuna limitazione durante l’esercizio fisico.
  • Variazione giornaliera del PEF < del 20%.
  • Funzione polmonare normale o al meglio possibile.
  • Nessuno (o minimi) effetto/i collaterale/i dei farmaci.

Per raggiungere questo obiettivo le linee guida raccomandano di sviluppare un piano di assistenza organizzato in modo da raggiungere alcuni traguardi:

  1. Sensibilizzare il paziente a sviluppare uno stretto rapporto di collaborazione con il medico.
  2. Identificare e ridurre l’esposizione ai fattori di rischio.
  3. Gestire una riacutizzazione di asma.
  4. Assumere correttamente i farmaci.
  5. Capire la differenza che c’è tra i farmaci antiasmatici “di fondo”, da assumere continuamente, e i farmaci “al bisogno”, da prendere solo dinanzi ad una reale necessità.
  6. Monitorare lo stato di salute interpretando i sintomi e, se possibile, misurare il picco di flusso espiratorio (PEF).
  7. Riconoscere i segni premonitori delle crisi asmatiche e prendere i dovuti provvedimenti.
  8. Ricorrere prontamente al medico in caso di necessità.

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Agenti che possono causare esacerbazione dell’asma
Alcuni individui presentano asma stabile per settimane o mesi e poi improvvisamente sviluppano un episodio di asma acuto. Individui diversi reagiscono in modo diverso a diversi fattori. La maggior parte delle persone sviluppano grave esacerbazione per via di un certo numero di agenti scatenanti. Gli agenti che possono portare alla riacutizzazione dell’asma includono principalmente:

  • polvere,
  • peli di animali (in particolare di gatto e cane),
  • allergeni,
  • scarafaggi,
  • muffa,
  • profumi.

E’ importante ricordare che sia le infezioni virali che batteriche del tratto respiratorio superiore possono peggiorare la malattia. Lo stress psicologico può peggiorarne i sintomi, si pensa che lo stress alteri il sistema immunitario e quindi aumenta la risposta infiammatoria delle vie aeree agli allergeni e agli irritanti.

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Asma bronchiale: l’importanza di eseguire controlli periodici
È di fondamentale importanza che ai genitori venga ben chiarito che un corretto trattamento dell’asma, farmacologico e ambientale, consente al bambino di stare bene, di non sentirsi diverso dai coetanei potendo svolgere le loro stesse attività con i migliori risultati. È dimostrato che il successo viene raggiunto in particolare dai pazienti che eseguono regolari controlli clinici, non solo in occasione della ricomparsa dei sintomi, concordati con il pediatra.

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Parametri della spirometria: capacità, volumi, rapporti e flussi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PARAMETRI SPIROMETRIA VOLUMI RAPPORTI    Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgSono molti i parametri che possono essere misurati durante un esame spirometrico, i più frequenti sono:

  • la Capacità Vitale (VC);
  • la Capacità Vitale Forzata (FVC);
  • il Volume Espiratorio Forzato (FEV) all’intervallo di 0.5, 1 (FEV1), 2, e 3 secondi;
  • il Flusso Espiratorio Forzato al 25–75% (FEF 25–75);
  • la Massima Ventilazione Volontaria (MVV), anche conosciuta come Massima Capacità Respiratoria.

Altri test possono essere eseguiti in situazioni particolari. I risultati sono generalmente forniti sia come dati grezzi (litri, litri al secondo) ed in percentuale rispetto ai valori predetti o attesi per i pazienti che hanno caratteristiche simili (altezza, età, sesso e, talvolta, razza e peso). L’interpretazione dei risultati può variare a seconda del medico e della fonte dei valori previsti. In generale, i risultati prossimi al 100% del valore predetto sono assolutamente normali, e spesso risultati oltre l’80% del valore atteso sono considerati normali. Tuttavia i risultati devono essere sempre correlati dal medico con anamnesi ed esame obiettivo del paziente, oltre ad altri eventuali esami come un RX torace.

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Grado di reversibilità della broncocostrizione
Spesso, in determinate circostanze, si deve somministrare un broncodilatatore per via inalatoria e si esegue un confronto tra la prova ed il relativo grafico pre e post stimolo broncodilatatorio, per verificare l’efficacia del broncodilatatore ed il cosiddetto grado di reversibilità della broncocostrizione.

Altre tecniche
La capacità funzionale residua (FRC) non può essere misurata mediante la spirometria, ma può comunque essere misurata con un pletismografo oppure con un test di diluizione (ad esempio, la prova di diluizione dell’elio).

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Capacità vitale forzata (FVC)

La capacità vitale forzata (FVC) è il volume di aria che può essere espirato con uno sforzo massimale, dopo che il paziente ha eseguito una piena ispirazione, misurata in litri.[20] La FVC è una manovra fondamentale nei test di spirometria.

Volume espiratorio massimo in 1 secondo (VEMS o FEV1)

Il FEV1 è il volume di aria che può essere espirato con uno sforzo massimale in un secondo, dopo che il paziente ha eseguito una piena ispirazione. I valori medi di FEV1 in persone sane dipendono principalmente dal sesso e dall’età. Valori compresi tra 80% e 120% del valore medio sono considerati normali. I valori normali previsti per il FEV1 possono essere calcolato online, dipendono da età, sesso, altezza, massa corporea ed etnia, e presentano anche alcune variazioni in base allo studio di ricerca.

Rapporto FEV1/FVC (FEV1%)

Il FEV1/FVC (FEV1% o Indice di Tiffeneau) è il rapporto tra il FEV1 e la FVC. In adulti sani questo rapporto dovrebbe essere di circa il 75-80%. Nelle malattie ostruttive (asma bronchiale, BPCO, bronchite cronica, enfisema) il FEV1 è diminuito a causa della maggiore resistenza delle vie aeree al flusso espiratorio. Nelle medesime malattie anche la FVC può essere diminuita, a causa della chiusura prematura della vie aeree durante l’espirazione, ma non nella stessa proporzione del FEV1. Tipicamente in queste malattie sia la FEV1 che la FVC sono ridotti, ma il primo è più colpito, a causa della maggiore resistenza delle vie aeree.

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Flusso espiratorio forzato (FEF)

Il flusso espiratorio forzato (FEF) è il flusso (o velocità) con cui l’aria esce dal polmone durante la parte centrale di una espirazione forzata. Può essere misurato ad intervalli discreti (definiti) della capacità vitale forzata (FVC). Gli intervalli usuali sono 25%, 50% e 75% (FEF25, FEF50 e FEF75), o il 25% e il 50% della FVC. Può anche essere misurato come media del flusso durante un intervallo, generalmente delimitato da quante specifiche frazioni rimangono della FVC, di solito 25-75% (FEF25-75%). La gamma delle medie nella popolazione sana dipendono principalmente dal sesso e dall’età. Valori compresi tra 50-60% e fino al 130% della media sono considerati normali. I valori normali previsti per il FEF può essere calcolato online e dipendono dall’età, dal sesso, da altezza, massa ed etnia nonché da alcune variabili da studio di ricerca a studio di ricerca. MMEF o MEF è sinonimo di massimo (a metà) flusso espiratorio ed è il picco di flusso espiratorio, ricavato dalla curva flusso-volume e misurato in litri al secondo. Dovrebbe essere teoricamente identico al picco di flusso espiratorio (PEF), che è, invece, generalmente valutato con l’ausilio di un misuratore di picco e misurato in litri al minuto. Ricerche recenti suggeriscono che il FEF25 -75 % o FEF25 -50 % possa essere un parametro più sensibile rispetto al FEV1 (VEMS) nell’evidenziare la malattia ostruttiva a carico delle piccole vie aeree.Comunque, in assenza di concomitanti variazioni di altri marcatori standard, il rilevare alcune discrepanze nel flusso espiratorio centrale (il FEF 25-75%) potrebbe non essere sufficientemente specifico per parlare di malattia ostruttiva e, pertanto, le attuali indicazioni sottolineano l’opportunità di continuare ad utilizzare altri parametri (FEV1, VC, e FEV1/VC) come indicatori di malattia ostruttiva.

Flusso inspiratorio forzato 25–75% o 25–50%

Il flusso inspiratorio forzato 25–75% o 25–50% (FIF 25–75% o 25–50%) è per molti aspetti simile al FEF 25–75% or 25–50%, tranne, ovviamente, per il fatto che la misura viene presa durante la fase inspiratoria.

Flusso di picco espiratorio (PEF)

Il flusso di picco espiratorio (PEF) è il flusso (o la velocità) massima che può essere raggiunta durante l’esecuzione di una espirazione forzata che viene iniziata dopo una inspirazione completa, misurata in litri al minuto oppure in litri al secondo.

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Volume corrente (VC)

Il volume corrente (in inglese tidal volume – TV) corrisponde al totale di aria inalata ed esalata normalmente con l’attività respiratoria.

Capacità polmonare totale (CPT)

La capacità polmonare totale (in inglese total lung capacity – TLC) equivale alla quantità (volume) massima d’aria presente nei polmoni.

Capacità di diffusione (DLCO)

La capacità di diffusione (o DLCO) equivale all’assorbimento di monossido di carbonio (CO) a seguito di un singolo respiro che viene effettuato per un tempo standard (in genere 10 secondi). Poiché l’aria è costituita da una quantità estremamente ridotta (tracce) di CO, è stato assunto il tempo di 10 secondi come tempo standard per l’inalazione, la quale deve essere poi seguita da una rapida espirazione. Il gas esalato dal paziente viene poi testato per determinare in quale quantità il gas tracciante sia stato assorbito durante il singolo respiro di 10 secondi. Questa prova è in grado di evidenziare eventuali alterazioni della capacità di diffusione come, ad esempio, può avvenire in caso di fibrosi polmonare. Si deve ricordare che questo parametro non ha un valore assoluto ma che deve essere correlato a determinate condizioni cliniche del paziente. In caso di anemia, ad esempio, il valore ottenuto necessita di essere corretto. L’anemia infatti altera il parametro in quanto la rapida diffusione del monossido di carbonio (CO) dipende dalla concentrazione di emoglobina contenuta nei globuli rossi: in caso di bassa concentrazione di emoglobina (ovvero in caso di anemia) si avrà una alterata e falsa riduzione del valore di DLCO). Nel caso, invece, di emorragia polmonare, si verifica un eccesso di eritrociti nell’interstizio o negli alveoli: queste cellule, dato l’alto contenuto di emoglobina, sono ovviamente in grado di assorbire la CO e artificiosamente dare un valore aumentato della capacità DLCO). La pressione atmosferica e/o l’altitudine sul livello del mare possono influire sulla misura di DLCO che viene registrata: si rende quindi necessario un fattore di correzione che tenga conto di questi valori. Sono disponibili online dei calcolatori che correggono le misure sulla base dei livelli di emoglobina e di altitudine e/o pressione con i quali è stata rilevata la misura.

Massima ventilazione volontaria (MVV)

La massima ventilazione volontaria (MVV) è una misura della quantità massima di aria che può essere inspirata ed espirata nell’arco temporale di un minuto. Una simile massima ventilazione può determinare discomfort nel paziente esaminato. Al fine di rendere più agevole l’esame per il paziente, la prova viene fatta eseguire per una durata massima di 15 secondi. I valori ottenuti vengono quindi estrapolati ad un valore per una prova di durata di un minuto ed espressi in litri/minuto. I valori medi per soggetti di sesso maschile sono pari a 140-180 litri/minuto e si riducono a valori di 80-120 litri/minuto in soggetti di sesso femminile.

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Compliance polmonare statica (Cst)

Quando l’obiettivo è stimare la compliance polmonare statica, è necessario che alle canoniche misurazioni di volume effettuate attraverso lo spirometro si associno delle misurazioni simultanee della pressione transpolmonare effettuate grazie alla integrazione dello spirometro con dei trasduttori di pressione. Una volta costruita la curva con le relazioni tra le variazioni di volume e le relative variazioni di pressione transpolmonare, la Cst si ottiene valutando la pendenza della curva ad un dato volume, oppure, matematicamente, si ottiene dal differenziale ΔVolume/Δpressione. La compliance polmonare statica è probabilmente il parametro più sensibile per mettere in evidenza una meccanica polmonare anormale. È considerato nei limiti di norma se è compreso tra il 60% ed il 140% del valore medio della popolazione per una persona di simile età, sesso e composizione corporea.Nei soggetti in insufficienza respiratoria acuta ed in ventilazione meccanica, “la compliance statica del sistema respiratorio totale viene convenzionalmente ottenuta dividendo il volume corrente con la differenza tra il plateau di pressione, misurato all’apertura delle vie aeree (PaO) durante una occlusione a fine ispirazione e la pressione positiva di fine espirazione (PEEP) così come è stata impostata sul ventilatore”.

Capacità vitale lenta (SVC)

La capacità vitale lenta (SVC) è il volume massimo di aria che può essere espirata lentamente dopo aver eseguito una lenta inspirazione massimale.

Tempo espiratorio forzato (FET)

Il tempo di espirazione forzata (FET) misura la durata di una espirazione massimale, in secondi.

Pressione massima (Pmax e Pi)

Pmax è la pressione che tende ad avvicinarsi (asintotica) a quella massima che può essere sviluppata dai muscoli respiratori a qualsiasi volume polmonare. Pi è la pressione massima di inspirazione che può essere sviluppata a volumi polmonari specifici.[27] Questa misura richiede anche il contemporaneo utilizzo di trasduttori di pressione. È considerata normale se è compresa tra il 60% ed il 140% del valore medio della popolazione per qualsiasi persona della stessa età, sesso e composizione corporea. Un parametro derivato è il cosiddetto coefficiente di retrazione (CR), che è il rapporto tra Pmax/TLC.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

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