La “pressione bassa” (ipotensione arteriosa) ed il “calo di zuccheri” (ipoglicemia) sono spesso confusi tra di loro, anche perché in effetti possono dare gli stessi sintomi, come ad esempio:
- sensazione di “testa vuota”;
- capogiri;
- malessere;
- senso di instabilità;
- vertigini;
- annebbiamento della vista;
- astenia (debolezza);
- sudorazione profusa;
- pallore;
- nausea;
- perdita di coscienza.
Tuttavia, anche se i sintomi di un calo di pressione assomigliano in qualche modo alle condizioni di ipoglicemia, le due condizioni sono completamente diverse, anche se nulla vieta che siano contemporaneamente presenti.
Calo di pressione
L’ipotensione è una condizione che si riscontra quando la pressione sanguigna arteriosa massima sia inferiore ai 100 mmHg (i valori normali oscillano fra i 110-130 mmHg). Le cause dei cali di pressione sono essenzialmente tre:
- diminuzione della quantità di sangue pompata dal cuore a ogni battito (gettata cardiaca);
- riduzione delle resistenze vascolari periferiche (vasodilatazione);
- contrazione del volume di sangue circolante (ipovolemia).
Alla base di ciascuno di questi meccanismi possono esserci diverse patologie:
- malattie cardiache (scompenso, infarto, aritmie);
- insufficienza venosa degli arti inferiori (varici);
- emorragie gravi o le condizioni che comportano forte perdita di liquidi (diabete, ustioni estese, diarrea o vomito protratti, sudorazione intensa, assunzione prolungata di diuretici);
- riduzione delle resistenze vascolari da danni neurologici;
- infezioni gravi;
- reazioni allergiche sistemiche;
- malattie metaboliche;
- effetti collaterali di numerosi farmaci;
- costituzionale inefficienza della funzione di regolazione del sistema nervoso autonomo.
Ipoglicemia
L’ipoglicemia è una condizione che invece non riguarda la pressione arteriosa, bensì la glicemia, cioè la concentrazione di glucosio nel sangue. Si parla di ipoglicemia quando il glucosio ematico scende al di sotto di 60 mg/dl. L’ipoglicemia provoca una nutrita serie di effetti e sintomi – molti simili a quelli dell’ipotensione – la maggior parte dei quali originata da uno scarso afflusso di glucosio al cervello, che ne riduce le funzioni cognitive (neuroglicopenia): questa diminuzione della funzione cerebrale può andare da un vago senso di malessere al coma e in rari casi alla morte. Una condizione di ipoglicemia può avere origine da molte cause diverse, e può accadere a qualsiasi età.
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Diagnosi
La diagnosi di ipotensione è semplice, basta una misurazione della pressione sanguigna. Per individuare invece con certezza una ipoglicemia, sarebbe necessario un prelievo di sangue. Se ipotensione e ipoglicemia sono campanello di allarme di altre patologie, tali misurazioni sono solo il primo passo dell’iter diagnostico che porta il medico a scoprire qual è la causa a monte che determina i sintomi.
Terapia
La terapia è legata alle cause di ipotensione o di ipoglicemia. Se si eccettuano i casi di ipotensione e ipoglicemia secondarie a gravi patologie che richiedono il ricovero ospedaliero, in genere è sufficiente:
- una buona idratazione per ripristinare una massa ematica adeguata nel caso dell’ipotensione.
- assumere zucchero o cibi zuccherati nel caso dell’ipoglicemia.
Ribadiamo tuttavia che sia ipotensione che ipoglicemia, specie se cronici, possono anche essere la spia di una patologia più o meno grave, quindi non dovrebbero mai essere sottovalutati. In questo caso, solo diagnosticando e curando la malattia che determina a monte ipotensione ed ipoglicemia, si possono diminuire od eliminare i sintomi.
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Le vene giugulari (jugular vein in inglese) sono importanti vene che riportano il sangue carico di anidride carbonica dalla testa al cuore attraverso la vena cava superiore. La pressione della vena giugulare viene misurata indirettamente e può essere utile per individuare disfunzioni del cuore o dei polmoni. Nel nostro corpo vi sono vene giugulari interne, esterne ed anteriori:
Nella cultura popolare e nelle scene violente dei film d’azione la vena giugulare viene spesso confusa con la carotide o con le arterie che irrorano la parte centrale del collo e viene identificata come la causa dei forti spruzzi di sangue
Nell’ipertensione arteriosa di tipo lieve può essere sufficiente assumere un solo farmaco, negli altri casi occorre assumere 2 o più farmaci anche in combinazione, non di rado servono più farmaci distribuiti nell’arco della giornata. L’obiettivo in ogni caso è quello di raggiungere i valori ottimali di pressione arteriosa a prescindere dal tipo di medicinale che il medico decide di utilizzare. Non sempre la prima terapia che il cardiologo assegna al paziente iperteso è sufficiente a mantenere valori pressori adeguati, spesso quindi nei primi tempi si va “per tentativi”, finché non si raggiunge la terapia più adatta al soggetto. Nel corso della vita poi, può capitare di dover cambiare nuovamente terapia, perché il vecchio schema non si rivela adeguato a mantenere la pressione arteriosa nella norma.
E’ possibile che, nonostante sia seguito da un buon cardiologo, un soggetto non riesca a mantenere la propria pressione arteriosa entro limiti accettabili? Certamente si. In circa il 15-20% dei casi, nonostante l’impiego di almeno 3 farmaci, i valori pressori rimangono lievemente o molto elevati. Tra le principali cause di resistenza c’è
Il più delle volte l’ipertensione arteriosa è una patologia che l’iperteso avrà per tutta la vita. La terapia farmacologica che controlla la pressione va quindi assunta per tutto il resto della vita, in rari casi la cura è temporanea, ma questo non è prevedibile nel momento in cui si inizia. La terapia va verificata nel tempo, spesso necessita di variazioni, a volte aumento, a volte riduzione dei dosaggi, a volte cambiamenti della molecola o degli orari di assunzione.
L’effetto Doppler è un fenomeno fisico che consiste nel cambiamento, rispetto al valore originario, della frequenza o della lunghezza d’onda percepita da un osservatore raggiunto da un’onda emessa da una sorgente che si trovi in movimento rispetto all’osservatore stesso. L’effetto Doppler si può constatare nella vita di tutti i giorni quando, stando fermi in un punto, ascoltiamo la differenza nel suono emesso dalla sirena di una ambulanza quando si avvicina e quando si allontana. In avvicinamento il suono della sirena viene percepito con frequenza tanto più elevata rispetto a quella reale, quanto il mezzo di soccorso si avvicina. A mano che l’ambulanza si allontana, la frequenza percepita invece diminuisce rispetto a quella reale del mezzo fermo.