La manometria anorettale (spesso abbreviato con MAR, in inglese “anorectal manometry“) è una tecnica utilizzata in medicina per misurare la contrattilità della muscolatura dell’ano e del retto, in particolare dello sfintere anale interno e di quello Continua a leggere
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Incontinenza fecale: dieta, Alzheimer, parto, cause e terapie
Con incontinenza fecale ci si riferisce ad una condizione caratterizzata dalla la perdita del controllo dell’atto della Continua a leggere
Il sesso anale provoca incontinenza fecale?
E’ una delle domande più poste dai pazienti in ambito proctologico, tuttavia le opinioni della comunità scientifica. Prova a dare una risposta autorevole una ricerca pubblicata su American Journal of Gastroenterology che ha affrontato il problema studiando ben 6150 pazienti ed i loro dati pubblicati nel ‘National Health and Nutrition Examination Survey’ condotto negli anni 2009 e 2010 negli Stati Uniti. Lo studio potete trovarlo seguendo questo link.
La ricerca
Nella ricerca si parla di ben 4170 pazienti, 2070 donne e 2100 uomini di età compresa tra 20 e 69 anni che hanno completato un questionario riguardante l’ attività sessuale ed è stata indagata la eventuale presenza di incontinenza fecale definita come perdita di feci solide, liquide o muco almeno una volta al mese.
I risultati includono questi dati fondamentali:
- il 37,3% delle donne ed il 4,5% degli uomini hanno praticato sesso anale (come ‘riceventi’);
- per le donne, i rapporti si sono verificati più frequentemente tra i 20 ed i 30 anni con un calo negli anni successivi mentre per gli uomini si sono registrati due picchi di attività attorno ai 30 ed ai 50 anni;
- vi è un rischio relativo di incontinenza fecale aumentato del 34% nelle donne e del 119% negli uomini mentre l’ aumento assoluto è risultato essere del 2.5% nelle donne e del 6.3% negli uomini.
-
una minore frequenza di sesso anale sembrerebbe associata ad un rischio minore e, nel caso, una lubrificazione adeguata è consigliabile.
-
un pene di minori dimensioni è probabilmente associato ad un rischio ridotto di incontinenza fecale nel ricevente.
Il meccanismo eziologico ipotizzato sembrerebbe associato alla dilatazione del muscolo sfintere interno con un danno sia del muscolo stesso, sia dell’innervazione e quindi riduzione della sensibilità, in caso di sesso anale. Come corollario alla loro pubblicazione gli autori della ricerca hanno consigliato di ascoltare il proprio corpo e di considerare dolore e sanguinamenti come campanelli d’allarme che dovrebbero invitare a sospendere temporaneamente la propria attività sessuale ed eventualmente interpellare il medico proctologo.
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I limiti dello studio
Lo studio presenta evidenti limiti, in particolare non viene indagata la frequenza dei rapporti ed è presumibile supporre che una pratica occasionale sia differente da una ad esempio settimanale, non viene indagata poi l’ eventuale utilizzo concomitante di oggetti, cosiddetti ‘sex toys’ o altro oltre al pene ed eventuali pratiche estreme quali ad esempio il cosiddetto ‘fisting’. Infine non vengono menzionate le dimensioni del pene del partner ed in particolare il diametro penieno considerato che la lunghezza non sembrerebbe responsabile di un maggiore trauma.
Quindi il sesso anale va evitato?
No, anche perché sotto il profilo medico il sesso anale è sicuro purché si prendano le opportune precauzioni: come ad esempio il profilattico (per evitare la trasmissione di malattie anche gravi) e l’uso del lubrificante, dato che l’ano è tendenzialmente più stretto della vagina, non è lubrificato naturalmente e la sua penetrazione può dare origine a traumi ed emorragie, specie se il diametro del pene è “generoso”. A molte donne il sesso anale piace proprio perché è una zona ricca di terminazioni nervose, è altamente sensibile e c’è il grande vantaggio di non doversi preoccupare di una gravidanza indesiderata. D’altro canto, molte donne invece non la trovano una pratica eccitante: la trovano dolorosa e temono una imbarazzante fuoriuscita di feci durante il rapporto. Lavarsi accuratamente e/o fare un clistere prima del sesso anale può essere utile in questo senso.
Quale lubrificante scegliere?
Il sesso anale praticato con un lubrificante di buona qualità, rende il rapporto più piacevole ed appagante per entrambi i partner. Il miglior lubrificate anale attualmente sul mercato, selezionato, testato e consigliato dal nostro Staff, è il seguente: http://amzn.to/2BUNEAO. Questo prodotto facilita e rende più piacevole il sesso anale e può essere usato da solo, cospargendolo su pene e superficie esterna dell’ano, o inserendolo all’interno dell’ano tramite un clistere di alta qualità come questo: http://amzn.to/2kmuIU4
Vibratori e sex toy
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Esplorazione rettale digitale della prostata [VIDEO]
L’esplorazione rettale digitale nell’uomo è la procedura più semplice, economica e meno invasiva, per ispezionare varie strutture, tra cui lo sfintere anale, il canale rettale e soprattutto la prostata. Tale esame viene usato specie per la diagnosi del tumore alla prostata e dell’ipertrofia prostatica benigna, associata al controllo del PSA. E’ utile anche in caso di svariate patologie che riguardano l’ano, per la diagnosi del tumore del retto e per valutare la tonicità dello sfintere anale in caso di incontinenza fecale. Nel video seguente viene mostrata una tipica esplorazione digitale rettale. Il video può essere visionato seguendo QUESTO LINK
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Incontinenza feci e gas intestinali: cause, sintomi, rimedi e dieta
L’incontinenza delle feci o “incontinenza fecale” è un disturbo caratterizzato dalla perdita involontaria di feci e gas intestinali. Chi ne soffre non riesce a controllare, del tutto o in parte, la defecazione e lo sfintere anale, l’anello muscolare. Generalmente è legata alla perdita di elasticità dei muscoli del retto, talvolta a danni del sistema nervoso o a esiti di interventi chirurgici. È più frequente in chi soffre di stipsi o diarrea cronica/acuta. È un disturbo altamente invalidante, che ha un pesante impatto sulla qualità della vita di chi ne è affetto e ne limita i rapporti sociali.
L’incontinenza fecale, la fuoriuscita incontrollata di feci e gas, è un disturbo che colpisce l’1-2% della popolazione. Si manifesta a vari livelli di gravità, con perdite modeste o con un’incapacità totale di controllare la defecazione. Il disturbo è più frequente nelle donne, per una maggiore lassità dei muscoli pelvici e addominali, complicati da eventuali problemi durante il parto. Un altro fattore di rischio è l’età: dopo i 40 anni il rischio di incontinenza fecale è più alto.
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Quali sono le cause dell’incontinenza fecale?
Le cause dell’incontinenza fecale sono numerose e diverse. Esse includono:
- Prolasso rettale, caratterizzato dalla lassità dei tessuti del retto che sporgono al di fuori dell’ano o attraverso la vagina (rettocele).
- Stipsi, diarrea cronica e acuta, condizioni che possono alterare la resistenza dei muscoli del retto oppure creare danni ai nervi coinvolti nel controllo della defecazione. Anche l’abuso di lassativi per la cura della stipsi può incidere sul controllo dello sfintere anale.
- Incontinenza urinaria, spesso il disturbo precede l’incontinenza fecale.
- Sindrome dell’intestino irritabile e malattia infiammatoria intestinale
- Interventi chirurgici
- Emorroidi gravi
- Stress
- Malattie croniche come sclerosi multipla e diabete
- Traumi del pavimento pelvico durante il parto
- Infezioni
- Intolleranze alimentari.
Quali sono i sintomi dell’incontinenza fecale?
I sintomi sono la perdita involontaria di gas intestinali e feci. Gli episodi di perdita di feci devono ripetersi più volte a distanza di poco tempo. Episodi isolati non vanno tenuti in considerazione, perché potrebbero essere legati a disfunzioni isolate. Chi soffre di incontinenza fecale non riesce a controllare o rinviare l’impulso a defecare, talvolta non lo avverte. Generalmente si presentano flatulenza, gonfiore addominale, ulcere anali, prurito anale e genitale.
Ai sintomi diretti del disturbo, bisogna affiancare quelli secondari: irritazione e infezioni della pelle, del retto e delle vie urinarie; stress psicologico, causato dalla pesante ripercussione sulla vita sociale.
Come prevenire l’incontinenza fecale?
La prevenzione dell’incontinenza fecale si ottiene facendo attenzione ad alcune condizioni che possono favorirla: in caso di stipsi, aggiungendo all’alimentazione fibre e un adeguato consumo di acqua, più di due litri al giorno; in caso di diarrea cronica, evitando alimenti come alcolici, caffeina, spezie, cibi piccanti e affumicati che possono favorire l’infiammazione dei visceri. È necessario seguire un’alimentazione varia e fare attività fisica regolare e moderata, curare con attenzione l’igiene intima e ricorrere a cure tempestive in caso di infezioni dell’area pelvica e perineale.
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Cura dell’incontinenza fecale
Non esiste una cura universale per combattere l’incontinenza fecale perché il disturbo presenta un’origine multifattoriale. Infatti, mentre alcuni pazienti necessitano di un intervento chirurgico, per altri è sufficiente modificare le abitudini alimentari e seguire una cura esclusivamente farmacologica.
Cura farmacologica
Anche la cura farmacologica contro l’incontinenza fecale non è uguale per tutti i pazienti. Come abbiamo visto, infatti, questo disturbo della defecazione può dipendere da problematiche del tutto differenti o perfino opposte (es. stipsi cronica o diarrea cronica).
- incontinenza fecale dipendente da stipsi cronica/fecaloma. Il disagio può essere debellato mediante la specifica assunzione di lassativi. Il farmaco più utilizzato a tale scopo è il lattulosio, un principio attivo lassativo osmotico estremamente delicato, in grado di richiamare acqua nel lume intestinale, ammorbidendo le feci e stimolando la peristalsi intestinale. Anche le supposte di glicerina o di bisacodyl (es. Dulcolax) possono apportare beneficio in presenza d’incontinenza fecale correlata a stipsi.
- incontinenza fecale dipendente da diarrea cronica. Il disturbo va chiaramente trattato con farmaci antidiarroici: il principio Loperamide (es. Imodium), si rivela particolarmente indicato per alleviare la diarrea, migliorando di riflesso il disturbo dell’incontinenza fecale. La Loperamide aumenta il tono dello sfintere anale, riducendo nel contempo i movimenti dell’intestino (contrazioni peristaltiche) e la frequenza d’evacuazione. Anticolinergici (es. Atropina, Belladonna): indicati per ridurre le secrezioni intestinali e regolare i movimenti dei visceri. Oppioidi (es. codeina): oltre che per il trattamento della tosse, alcuni oppioidi come la codeina vengono utilizzati come inibitori della motilità intestinale. È comunque bene sottolineare che questi farmaci, rispetto ai precedenti, sono molto meno utilizzati per il trattamento dell’incontinenza fecale a causa degli importanti effetti collaterali ad essi correlati. Carbone attivo: principio attivo indicato per ridurre il contenuto di acqua nelle feci.
Interventi alternativi
Per tutti quei casi d’incontinenza fecale parziale (di lieve entità), è stata messa a punto una nuova metodica terapeutico-riabilitativa – nota come biofeedback – utilissima per rilevare l’attività sfinterica del soggetto. Si tratta di una strategia d’intervento indicata per i pazienti che accusano una riduzione della sensibilità rettale, ma che presentano un’attività sfinteriale ancora marcata. Il biofeedback è una speciale tecnica riabilitativa volta a rafforzare i muscoli del pavimento pelvico: in questa sede, il paziente viene “educato” a contrarre e rilasciare i muscoli nella sede anale al fine di resistere allo stimolo della defecazione in momenti inopportuni (per approfondimenti: leggi esercizi di Kegel).
Il trattamento di biofeedback, sempre eseguito in sede ambulatoriale, prevede l’introduzione di una piccola sonda nel canale anale e in una parte dell’ampolla rettale del paziente. Tale sonda, che registra le pressioni esercitate sulle pareti del canale anale, è collegata ad un computer che elabora i dati e li trasforma in impulsi e barre colorate. I differenti colori delle barre indicano il grado di contrazione e di rilasciamento dei muscoli interessati. Dopo aver ottenuto le giuste indicazioni dal medico sulla corretta modalità di esecuzione degli esercizi del pavimento pelvico, sarà lo stesso paziente a valutare come li esegue attraverso l’osservazione e lo studio delle bande colorate registrate dal monitor.
Non è raro che, come supporto al biofeedback, il paziente venga sottoposto anche ad una ginnastica passiva, nota come elettroterapia: questo trattamento consiste nella stimolazione delle fibre dei muscoli anali attraverso l’inserimento di un elettrodo nel canale anale. I benefici derivati dall’elettroterapia sono comunque incerti; pertanto non sempre ne viene giustificata la messa in atto.
Alcuni pazienti affetti da incontinenza fecale possono beneficiare dell’applicazione dei cosiddetti tamponi anali: si tratta di veri e propri tappi che vengono inseriti nell’ano per ostacolare l’involontaria perdita di materiale fecale.
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Interventi chirurgici
Quando né l’azione dei farmaci né le strategie riabilitative sono sufficienti per combattere l’incontinenza fecale, il paziente è costretto a sottoporsi ad un intervento di chirurgia. Molto spesso, gli interventi chirurgici sono necessari quando l’incontinenza fecale è correlata a prolasso rettale o a lesioni da parto. In base alla causa scatenante, tra i trattamenti chirurgici più eseguiti si annoverano:
- Correzione chirurgica di prolasso rettale, emorroidi, rettocele.
- Sfinteroplastica: indicata per riparare uno sfintere anale laddove sia presente una lesione traumatica dei muscoli coinvolti nella defecazione.
- Ripristino del tono muscolare dello sfintere anale (gracileplastica): in alcuni casi, è possibile riparare lo sfintere anale avvolgendo su di esso un muscolo prelevato dalla coscia dello stesso paziente. La metodica, assai delicata, consiste precisamente nella trasposizione con elettrostimolazione del muscolo gracile (muscolo adduttore che occupa la porzione mediale della coscia) all’ano.
- Sfintere anale artificiale: intervento chirurgico indicato per i gravi casi d’incontinenza fecale correlata a danneggiamenti dello sfintere anale. A livello del canale anale viene impiantata una sorta di anello gonfiabile in grado di controllare la perdita di materiale fecale. Quando è gonfio, il dispositivo impedisce allo sfintere anale di rilasciarsi (dunque non si assiste a perdita di feci); viceversa, quando si desidera defecare, è possibile sgonfiare questo anello speciale mediante una pompetta esterna, attivando così la normale attività intestinale.
- Colostomia: è indubbiamente una scelta chirurgica drastica, eseguita come ultima spiaggia al paziente affetto da una grave forma d’incontinenza fecale. Durante questo intervento viene creata una nuova comunicazione artificiale che mette in collegamento il colon con la parete addominale attraverso un’apertura nell’addome. Uno speciale sacchettino viene collegato a quest’apertura per raccogliere il materiale fecale.
Dieta per l’incontinenza fecale
I cambiamenti delle abitudini alimentari possono senza dubbio migliorare considerevolmente il disturbo dell’incontinenza fecale (e perfino prevenirne la ricomparsa). Il primo accorgimento è l’eliminazione totale di alcolici e la limitazione di caffeina nella dieta: quando assunte in eccesso, queste due sostanze (alcol e caffeina) possono infatti indurre diarrea ed incontinenza fecale.
Quando il disturbo della defecazione dipende strettamente dalla diarrea, il paziente dovrebbe preferire alimenti in grado di compattare il materiale intestinale. A tale scopo, la raccomandazione è quella di aumentare la quantità di fibra alimentare – proveniente ad esempio da crusca ed alimenti integrali – e di limitare l’assunzione di tutti quegli alimenti in grado di indurre un effetto lassativo. Anche le spezie, gli alimenti piccanti, i cibi affumicati, i dolcificanti artificiali dovrebbero essere evitati o per lo meno limitati nei pazienti soggetti a diarrea (vedi: dieta e diarrea).
Alcune persone intolleranti al lattosio tendono a sviluppare non solo diarrea ma anche incontinenza fecale: per questa ragione, l’eliminazione dalla dieta degli alimenti contenenti questo zucchero si rivela un accorgimento alimentare importante per prevenire diarrea ed incontinenza fecale.
I pazienti affetti da stipsi cronica dovrebbero invece porre particolare attenzione alla corretta assunzione sia di fibre che di liquidi (bere almeno 2 litri di acqua al giorno), due componenti essenziali per ammorbidire il contenuto intestinale, facilitare l’evacuazione, dunque prevenire l’incontinenza fecale.
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Incontinenza fecale primitiva e secondaria: cos’è e come si cura
L’incontinenza fecale è caratterizzata da un’alterata capacità di controllare l’emissione di gas e di feci. Si riconoscono moltissime cause che determinano incontinenza. In generale si ricordano: traumi accidentali, traumi chirurgici per interventi nella zona perineale, traumi ostetrici, irradiazione pelvica, neoplasie anorettali, infiammazioni anorettali, malattie o lesioni del sistema nervoso centrale o periferico, invecchiamento. Occorre ricordare che in alcuni casi di stipsi ostinata, per la presenza di fecaloma a livello rettale, si può improvvisamente avere incontinenza.
CHI SI AMMALA?
Mancano ancora dati attendibili sulla reale prevalenza di tale disturbo, perché è una condizione estremamente umiliante e inabilitante, che determina progressivo isolamento e di cui si è riluttanti a discutere. Dai dati statistici emerge che è una condizione comune soprattutto nei soggetti anziani, con punte fino al 60%, e nelle donne che spesso, a causa dei traumi ostetrici, possono raggiungere il 54% della popolazione. Recenti indagini epidemiologiche hanno stabilito che circa il 2,2% della popolazione generale risulta affetto da incontinenza fecale.
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COME SI CURA?
I trattamenti possono essere di tipo medico ricorrendo ad agenti costipanti e farmaci antidiarroici; notevoli risultati si ottengono quotidianamente con la rieducazione del pavimento pelvico (bio-feedback). Quando si assiste al fallimento di queste misure terapeutiche si può ricorrere al trattamento chirurgico diversificato a seconda dei casi (riparazione dello sfintere, sfinteroplastica, riparazione postanale, creazione di un neosfintere).
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