Dolore al seno (mastodinia): da cosa è causata e quando preoccuparsi?

La mastodinia (“dolore al seno”, “mammalgia” o “mastalgia”) è un sintomo decisamente comune e molto diffuso nel sesso femminile caratterizzato da dolore alle mammelle. Il dolore può variare da un semplice e lieve disagio fino ad un dolore gravemente invalidante. Il dolore al seno che si verifica durante l’allattamento o dopo lo svezzamento non rientra in questa definizione, ma viene di solito classificato come ingorgo mammario o mastite. In molte donne il dolore mammario fa sorgere il timore di un possibile rischio di cancro al seno. In ogni caso questo è il sintomo mammario che con maggiore frequenza (60% circa) conduce la donna ad effettuare una visita senologica. E’ importante anche distinguere la mastodinia legata al ciclo (mastalgia ciclica) dalla mastodinia ciclo-indipendente (mastalgia non-ciclica).

Classificazione

La mastalgia può essere classificata in due principali quadri clinici:

  • ciclica: quando l’intensità del dolore varia a seconda del periodo del ciclo mestruale.
  • non ciclica: quando il dolore rimane sostanzialmente invariato durante il ciclo mestruale.
  • extramammaria: quando il dolore alle mammelle vede una causa extramammaria, non correlata al ciclo mestruale.

Questi ultimi due tipi risultano decisamente meno frequenti.

Cause

Le cause sono estremamente diversificate. E’ importante però distingue la mastalgia legata al ciclo da quella ciclo indipendente.

Mastalgia ciclica

E’ molto spesso associata alla malattia fibrocistica della mammella oppure ad una ectasia duttale (ectasia dei dotti mammari) e si ritiene che possa essere causata da alterazioni nei cambiamenti ormonali dinamici che coinvolgono principalmente la risposta secretiva della prolattina alla tireotropina. Secondo altri autori la stessa azione degli estrogeni non adeguatamente bilanciata dall’attività del progesterone a livello periferico potrebbe determinare modificazioni fisiche che a seguito di ritenzione idrica comporterebbero edema localizzato e tensione mammaria, i quali a loro volta determinerebbero il quadro clinico. Un certo grado di tensione mammaria ciclica è normale durante il ciclo mestruale, ed è di solito associata con la sindrome mestruale o premestruale.

Mastalgia non ciclica

E’ spesso di origine idiopatica (ovvero non nota) oppure riconosce cause molto diversificate e pertanto più difficili da diagnosticare. Un certo grado di tensione mammaria non ciclica può essere normalmente presente a causa di variazioni ormonali che si verificano durante la pubertà (sia nei maschi che nelle femmine), in menopausa e durante la gravidanza. Dopo la gravidanza, il dolore può essere causato dall’allattamento al seno, spesso per colpa di una congestione dei dotti mammari, ma talvolta correlato a variazioni di natura ormonale, nel qual caso si riscontra maggiormente durante o poco prima le mestruazioni. Altre cause di dolore al seno non ciclico includono l’alcolismo in particolare allorché si associa ad epatopatia (danni al fegato) ed è verosimilmente dovuto ad un anomalo metabolismo degli steroidi, la mastite (un processo flogistico, generalmente infettivo, che coinvolge il tessuto mammario), ed i tumori della mammella in stato avanzato (una massa tumorale negli stadi iniziali, infatti, quasi mai è associata a sintomatologia dolorosa. Anche l’Herpes zoster può provocare dolore al seno, generalmente associato alla comparsa di una eruzione cutanea di tipo vescicoloso a livello della mammella. Infine è bene ricordare che in molti casi questa sintomatologia può essere di origine iatrogena, ovvero causata da determinati farmaci e medicamenti. Tra questi farmaci ricordiamo l’ossimetolone (uno steroide anabolizzante orale), la clorpromazina (un antipsicotico), lo spironolattone, il canrenoato di potassio ed altri diureticieplerenone (un antagonista dell’aldosterone), la metildopa, alcuni preparati digitalici.

Trattamento della mastalgia ciclica

In molti casi sarebbe possibile prevedere quale trattamento possa dimostrarsi più efficace eseguendo una serie di indagini endocrinologiche sulla funzionalità tiroidea e ipofisaria. Tuttavia questo approccio è indaginoso e viene raramente applicato nella pratica. I trattamenti che hanno dimostrato una certa efficacia sono:

  • Estratto di Vitex agnus-castus: ci sono prove convincenti che Vitex agnus castus è sicuro ed efficace nel trattamento della mastalgia ciclica. Si presume che, come la bromocriptina, agisca riducendo la secrezione di prolattina dalla ghiandola pituitaria.
  • FANS e analgesici topici e sistemici.
  • Pillola anticoncezionale basata su progestinici oppure applicazioni topiche di progesterone. Questo metodo è efficace solo in una minoranza di donne, ma spesso i clinici ne verificano l’efficacia dato il suo ben noto profilo di sicurezza. Un progestinico somministrato ciclicamente nei giorni 14 e 25 ha mostrato risultati promettenti.
  • Agonisti della dopamina: i migliori risultati, con una minore frequenza di effetti collaterali rispetto alla bromocriptina, possono essere raggiunti con cabergolina. Bromocriptina è un trattamento più vecchio ma comunque molto efficace e di relativa sicurezza. Tuttavia è associato a molti effetti collaterali spiacevoli. Non vi sono molti dati clinici, sia pure promettenti, su lisuride e quinagolide.
  • Iodio: la supplementazione con livelli soprafisiologici di iodio si è dimostrata efficace nel trattamento del dolore al seno. Questo trattamento, tuttavia, non è ancora completamente raccomandato dal momento che non si conoscono ancora gli effetti a lungo termine sulla tiroide di dosi soprafisiologiche di iodio.
  • Danazolo: il trattamento con danazolo a basso dosaggio si è dimostrato efficace e gravato da effetti collaterali modesti. La dose più bassa testata in uno studio ha anche prodotto i risultati più favorevoli a lungo termine ed è stata associata con effetti avversi minimi.
  • Ormoni tiroidei: la supplementazione con ormoni tiroidei, soprattutto quando è stato diagnosticato un ipotiroidismo franco o subclinico si è dimostrata valida. Tuttavia, anche l’aggiunta di levotiroxina in pazienti con normale funzione tiroidea si dimostra spesso efficace.
  • Tamoxifene: si è dimostrato decisamente efficace, ma è usato molto raramente a causa delle gravi preoccupazioni circa il profilo di sicurezza nelle donne in premenopausa.
  • Ormeloxifene e Afimoxifene: entrambi modulatori selettivi degli estrogeni (SERM) hanno mostrato una certa efficacia nel trattamento della mastalgia e del fibroadenoma.
  • Antociani dal mirtillo: sembrano efficaci nella malattia fibrocistica.

Trattamento della mastalgia non-ciclica

Individuare un adeguato trattamento per la mastodinia non ciclica è più difficile, non solo perché è difficile individuare la causa del dolore, ma anche perché spesso il dolore non riconosce cause ormonali e tendenzialmente non risponde al trattamento ormonale.

Mastalgia e rischio di cancro al seno

La grande maggioranza dei casi di cancro al seno non ha una presentazione caratterizzata dal sintomo di dolore al seno. Alcuni studi epidemiologici suggeriscono che le donne con sintomi di dolore al seno possono effettivamente avere un aumentato rischio di sviluppare a distanza di tempo il cancro al seno, e il rischio aumenta con la durata dei sintomi. Questi studi sono coerenti con l’osservazione che alcuni sottotipi particolari di evoluzione fibrocistica della mammella mostrano un aumento del rischio di cancro al seno. Per approfondire, leggi Tumore alla mammella: cause, diagnosi e prevenzione

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Sessualità femminile e cancro: quando la malattia mina l’identità femminile

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO AMORE COPPIA SESSO SESSUALITA IN SPIAGGIA MARE ESTATE ABBRONZATURA SOLE CALDO VACANZE ABBRACCIOAffrontare un tumore è sempre difficile, e per una donna lo è particolarmente quando la malattia colpisce organi legati alla sfera sessuale o riproduttiva (come nel caso dei tumori ginecologici e del tumore al seno). Improvvisamente ci si trova a dover gestire non solo la paura della malattia e dei trattamenti necessari alla guarigione, ma anche le inevitabili conseguenze sull’immagine corporea, che possono abbassare l’autostima, le inevitabili conseguenze sulla sfera sessuale e sull’equilibrio della vita di coppia. Oggi la chirurgia ha fatto passi da gigante, è sempre più conservativa, mini-invasiva e tende a ridurre al minimo eventuali effetti negativi sull’immagine corporea, a preservare l’integrità del corpo e la qualità della vita. Tuttavia anche se la paziente affronta meglio la situazione fisicamente e psicologicamente quando l’intervento è conservativo, deve sempre imparare ad accettare il cambiamento.

Continua la lettura su https://www.airc.it/cancro/affronta-la-malattia/come-affrontare-la-malattia/sessualita-femminile

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Cosa si nasconde sotto il vestito rosso?

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Senologia Mammografia Tumore Cancro Seno Mammella Diagnosi Mastectomia Medicina Chirurgia Estetica Plastica Cavitazione  Dietologo Roma Cellulite Sessuologia EcografieLa bellissima e giovane ragazza bionda che vedete in QUESTA FOTO, dal fisico magro e in forma, sotto al suo vestito rosso nasconde un segreto che ha voluto svelare al mondo per sensibilizzare la società su di un tema che tutti invece vorrebbero segregare nella parte più nascosta di noi. Scopriamo di cosa si tratta.

Un vestito rosso

“Under the Red Dress” (Sotto il vestito rosso) è il titolo della serie della fotografa Nadia Masot che ha ritratto il corpo di Beth Whaanga, una giovane donna di origini australiane che, a 32 anni, ha scoperto di avere un cancro al seno. Di conseguenza, ha subito una doppia mastectomia e una ricostruzione chirurgica di entrambi i seni. Inoltre le è stata diagnosticata la presenza del gene BRCA2, che aumenta le probabilità del cancro alle ovaie, e ha perciò subito una isterectomia completa preventiva (cioè asportazione dell’intero utero nelle sue parti: corpo, fondo e collo. Ciò determina l’impossibilità di avere figli).

Mostrare per sensibilizzare

Insomma il suo corpo è stato martoriato dal bisturi e così pure la sua sensibilità tagliuzzata dagli eventi che si sono susseguiti. Beth ha visto il suo corpo cambiare e trasformarsi portandosi addosso le cicatrici della sua dura battaglia. Ha così deciso, con estremo coraggio, di mostrarle al mondo per sensibilizzare le donne sulla prevenzione e la cura del cancro. Per questo motivo, e con questo intento, è nata la serie “Under the Red Dress” che è stata pubblicata sull’account Facebook di Beth.

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Aumentare il seno senza chirurgia con i cibi ricchi di fitoestrogeni

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO PEPE NERO SPEZIE CONDIMENTI POLVERE TRITURATO SAPORE CUCINA CUCINARE (5)Molte donne si lamentano per lo scarso volume del loro seno, ma hanno paura di attuare sistemi invasivi per aumentarne le dimensioni. In questi casi quello che può essere proposto è una sorta di “dieta dell’ingrandimento del seno” che sicuramente non avrà gli stessi straordinari effetti di una mastoplastica additiva, ma che può comunque migliorare la situazione di partenza. Il segreto sta tutto nel prediligere – sotto stretto controllo calorico e nutrizionale – alimenti che contengono fitoestrogeni, sostanze naturali che si trovano nelle piante e che possono imitare la funzione degli estrogeni nel corpo. In dosi più o meno rilevanti, moltissimi cibi riportano quantità di fitoestrogeni: ecco una lista che va tenuta in grande considerazione e osservata in ogni punto. Non soltanto si tratta di cibi comuni e facili da reperire, ma sono anche la base per pasti gustosi e piacevoli: e allora perché non provare questo rimedio a costo zero e che al contempo consente di mangiare soddisfacendo anche il palato?

Prima di iniziare la lista dei cibi ricchi di fitoestrogeni, vi ricordiamo che questi ultimi possono essere assunti anche grazie ad un integratore alimentare. Il miglio prodotto, selezionato, usato e raccomandato dal nostro Staff di esperte, lo potete trovare qui: https://amzn.to/3ahKjSx

Cibi ricchi di fitoestrogeni

Di seguito riporto una lista di cibi ricchi di fitoestronegi:

  1. Soia: contiene naturalmente fitoestrogeni e può essere consumata in tutte le sue innumerevoli versioni. I prodotti della soia, soprattutto il tofu, migliorano i livelli di estrogeno. La soia contiene molti isoflavonoidi, un fitoestrogeno. Puoi trovare il latte di soia e i cibi derivati dalla soia nella sezione dei latticini al supermercato. Puoi integrare nella tua dieta anche i seguenti derivati della soia: edemame, miso, noci di soia, tempeh, prodotti preparati con farina di soia; leggi anche: Soia: dose, proprietà e controindicazioni nel tumore al seno
  2. Latte e derivati: un’altra fonte naturale di fitoestrogeni che può essere consumata quotidianamente in ogni pasto. Latte, yogurt, burro e tanti altri prodotti contengono il latte e con esso anche i fitoestrogeni.
  3. Semi: oltre a contenere fitoestrogeni, i semi sono consigliati come coadiuvante generico per la nostra salute date le proprietà benefiche che contengono. Tra questi i più utili per questa specifica situazione sono quelli di lino, di zucca, di anice e di girasole. I semi di lino in particolare sono ricchi di acidi grassi omega-3, e potrebbero ridurre i rischi di malattie cardiache, tumori, infarti e diabete. Inoltre, i semi di lino sono ricchi di lignani (contengono 75-800 volte più ligani degli altre verdure). Consumare 60g al giorno di semi di lino al giorno non aumenterà i tuoi livelli di estrogeno, ma il lino farà da sostituto nel caso il tuo organismo non produca abbastanza estrogeno. Relativamente agli omega-3 prima citati, leggi anche: La classifica dei dieci alimenti che contengono più omega 3
  4. Fagioli e piselli: sono da mangiare con regolarità come contorno per i nostri secondi piatti oppure in minestroni e zuppe. Non vi sono particolari differenze date dalle specifiche tipologie: l’importante è che questi legumi siano utilizzati con frequenza.
  5. Spezie ed erbe: questi preziosi amici della buona tavola, in grado di aggiungere un tocco di sapore ai nostri piatti, possono anche dare una mano alle donne che vogliono migliorare il proprio decollété. Ecco un elenco di spezie ed erbe particolarmente indicate: zenzero, chiodi di garofano, timo, curcuma, origano, peperoncino; per approfondire leggi anche: Aumentare il seno in modo naturale con queste 6 piante
  6. Vitamine: Non mancano mai! Che fanno bene lo sapevate già, quello che ancora non sapevate è che fanno bene al vostro seno: la vitamina C, il carotene, il complesso delle vitamine B, e i cereali integrali possono essere infatti utili per migliorare i livelli di estrogeno. I cibi più ricchi di vitamina C sono kiwi, pomodori, arance, pompelmi, cantalupo, cedri, pesche, banane, asparagi, carciofi, carote, cavolfiore, mais, e fagioli lima. Cibi ricchi di carotene: peperoni, cavolo, spinaci, carote, bietole, foglie di dente di leone, foglie di rapa, cardi, basilico, zucca. Cibi ricchi del complesso di vitamine B: Fegato, manzo, tonno, avena, tacchino, noci brasiliane, banane, patate, avocado, legumi e kefir; per approfondire leggi anche: Ecco come il nostro corpo ci segnala la carenza di vitamine
  7. Cereali: anche i cereali ci rivelano un’interessante e insospettato alleato in questa battaglia. Sono consigliati principalmente avena, riso integrale e orzo, io personalmente vado pazzo per le gallette di farro. Consiglio importante: invece della farina bianca, scegli la farina integrale! Consuma pasta integrale o riso integrale ad esempio, i vantaggi sono moltissimi (tra cui un diminuito rischio di cancro al colon); a tal proposito potrebbe interessarti questa mia buonissima ricetta: Panini integrali morbidi: ricetta facile, gustosa e veloce
  8. Frutta e verdura: sono consigliate perché i loro effetti benefici sono estremamente ampi. Anche però in questa casistica così originale, possono dare una mano. Mele, carote, olive, papaia, zucca, patate, melograno, cetrioli e zucca sono soltanto alcuni degli alimenti che possono tranquillamente essere ingeriti per aumentare la tonicità del seno; leggi anche: Proprietà delle mele: un tesoro di vitamine, fibre e sali minerali
  9. Grassi salutari: non tutti i tipi di grasso hanno gli stessi effetti negativi per il nostro organismo: ovviamente non bisogna esagerare, ma è bene avere sempre presente che alcuni cibi con una concentrazione lipidica molto sostenuta possono ugualmente risultare preziosi e ricchi per la nostra salute. Sono da privilegiare i grassi nobili come quelli derivanti dall’olio d’oliva, avocado ed estratto d’olio d’avocado, olio di semi di lino, frutta secca e sesamo; leggi anche: Differenza tra omega 3, omega 6 ed omega 9
  10. Birra: la birra ed il lievito possono aiutare ad accrescere il seno rendendolo più abbondante e generoso soprattutto in termini di massa.
  11. Caffè: le donne che bevono più di due tazze di caffè al giorno hanno livelli di estrogeni più alti di chi non lo fa (FONTE). Anche se il caffè può migliorare i livelli di estrogeno, purtroppo aumenterà anche il rischio di endometriosi e dolori al seno. Il mio consiglio è quello di bere possibilmente caffè organico: la maggior parte del caffè è prodotto con un intenso uso di agenti chimici, perciò consumando caffè organico limiterai la tua esposizione a erbicidi, pesticidi e fertilizzanti. Inoltre usa filtri non sbiancati: molti filtri per il caffè bianchi contengono candeggina, che potrebbe passare nel prodotto finito. La regola rimane sempre la stessa, non esagerare, specie durante la gravidanza: una donna incinta non dovrebbe consumare più di 200 mg di caffeina al giorno, un consumo più elevato aumenta il rischio di aborti e nascite premature; per approfondire leggi anche: Quanti caffè posso assumere ogni giorno? E se sono iperteso o prendo farmaci? E durante la gravidanza e l’allattamento?
  12. Infusi, tisane e integratori alimentari: per aumentare il tuo seno puoi aiutarti con integratori, infusi e tisane; a tal proposito leggi: Integratori e tisane per aumentare estrogeni e grandezza del seno

Livelli normali di estrogeno ed altri consigli importanti

1) Chiedi aiuto al tuo medico. Determina il tuo livello di estrogeno.
PRIMA di intraprendere una dieta particolarmente ricca di fitoestrogeni, chiedi al tuo medico gli effetti degli estrogeni sull’organismo.

IMPORTANTE: Anche se un’insufficienza di estrogeni può determinare molti problemi, un livello troppo alto può essere correlato a disturbi mestruali, cisti ovariche e CANCRO AL SENO. Insomma: troppi fitoestrogeni potrebbero causare danni al nostro organismo, quindi chiedete SEMPRE – E SENZA ECCEZIONI – consiglio al vostro medico prima di eccedere con fagioli, spezie e cereali!  

Il medico può prescriverti un esame del sangue per assicurarsi del tuo livello di estrogeno. Ricordo che il livello di estrogeno normale per una donna prima della menopausa varia tra 50 pg\ml e 400 pg\ml. Se il tuo livello di estrogeno è sotto i 100 pg\ml, potresti soffrire dei sintomi della menopausa, come le vampate di calore; se i livelli di estrogeno sono elevati consulta il medico prima di iniziare una dieta basata sui cibi prima elencati.

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2) Vita sana.
Il tuo sistemo endocrino (clicca qui per sapere cos’è un sistema endocrino) necessita di un corpo sano per funzionare correttamente e produrre livelli normali di estrogeno. Mangia molti cibi freschi e organici per permettere al tuo organismo di produrlo, mangia con pochissimo sale e pochi grassi, non bere alcolici, non fumare e fai tanta attività sportiva all’aria aperta, ma senza esagerare (vedi il punto successivo).

3) Allenati, ma senza esagerare.
L’allenamento eccessivo è controindicato: è stato infatti collegato a bassi livelli di estrogeno. Il caso tipico è quello delle atlete, esse potrebbero notare una diminuzione dei livelli di estrogeno, ciò accade perché perché le donne con bassi livelli di grasso corporeo hanno problemi nella produzione di estrogeno. Se sei un’atleta o sei molto magra, visita il tuo medico e chiedi se è necessario prendere delle misure per ristabilire i normali livelli di estrogeni.

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La storia di Diane: ancora viva perché il suo cane le ha fiutato un tumore al seno

Il fiuto che salva: la storia di Diane e del suo dobermann Troy. Diane Papazian, 57 anni, residente a New York, ha vissuto un’esperienza che ha dell’incredibile e che, al contempo, sottolinea le potenzialità dell’olfatto canino nel campo della diagnosi precoce oncologica. La donna attribuisce la propria diagnosi tempestiva e la successiva guarigione da un carcinoma mammario al Continua a leggere

Protesi mammarie usate nella mastoplastica: quanto sono resistenti?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO OSPEDALE CHIRURGIA SALA OPERATORIA OPERAZIONE CHIRURGICASe state per sottoporvi a un intervento di mastoplastica, è probabile che tra le tante domande sottoposte al chirurgo vi sia anche quella relativa alla durata e alla resistenza delle protesi. Cerchiamo allora di riepilogare alcune delle risposte alle domande più frequenti. Cominciamo con gli urti: le protesi mammarie sono sufficientemente resistenti per resistere a impatti molto violenti. Pertanto, nessuna paura di “scoppio” se subite un tamponamento, una caduta violenta o altri eventi pregiudizievoli che potrebbero procurare altri danni.

Continua la lettura su https://www.esteticanews.eu/mastoplastica/protesi-mammarie-quanto-sono-resistenti/#more-194

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Tumore al seno: quando fare i test genetici?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO DONNA NUDA BELLA CORPO ESTETICA BELLEZZA FISICO MAGRAPrima c’è stata Angelina Jolie che ha annunciato di essersi sottoposta a doppia mastectomia preventiva ed ha scatenato il dibattito sull’opportunità di interventi chirurgici al seno in caso di rischio ereditario di cancro al seno. Ora, a riproporre la questione ci ha pensato il New York Times che, pubblicando in prima pagina una foto shock – quella che vedete qui in alto – che mostra il seno di una donna ebrea (identificabile dal tatuaggio di una stella di David), ha alimentato nuovamente il confronto, con particolare attenzione alla maggiore probabilità che le donne israelitiche avrebbe proprio in quanto portatrici di mutazioni genetiche che favorirebbero uno sviluppo significativo di questa forma tumorale. Ma sono davvero utili questi test genetici? E per quali soggetti in particolare? “Vanno fatte alcune premesse doverose, la prima delle quali è che il 90-95% delle alterazioni dei geni avviene durante la vita adulta delle cellule, dunque la maggior parte delle trasformazioni non è ereditabile né trasmissibile” chiarisce il dottor Marco Pierotti, tra i massimi esperti di tumori al seno, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

Dopo il caso di Angelina Jolie, si torna a parlare di test genetici per scoprire preventivamente se si è soggetti a rischio ed eventualmente intervenire, magari con una mastectomia.

Intanto, occorre chiarire che solo il 5%-10% dei tumori è causato da mutazioni genetiche trasmesse per via ereditaria. Bisogna anche ricordare che per avere una completa trasformazione, cioè arrivare alle metastasi (che sono il vero pericolo in caso di tumori, Ndr), occorre l’alterazione di 5-6 geni diversi della stessa cellula, che portano ad un’evoluzione maligna del tumore.

Leggi anche: A cosa serve e come si fa l’autopalpazione del seno?

Chi dovrebbe sottoporsi a questi genetici? Vale la pena allarmarsi?

Innanzitutto va detto che il test genetico, in termini di costi-benefici, non si applica a tutti i soggetti: occorre prima di tutto che in famiglia ci sia stato qualche caso di tumore dello stesso tipo, ovvero al seno o alla mammella, che sono equiparabili per le analoghe implicazioni ormonali. Occorre poi valutare l’età dei soggetti con lo stesso tumore perché, generalmente, nelle famiglie con predisposizione ereditaria questi insorgono ad un’età più precoce di quanto accade nella popolaqzione generale e, solo successivamente, si inizia un percorso fatto di tappe ben precise.

Quali sono queste tappe?

Per prima bisogna bisogna avere un’informazione della storia, in senso tumorale, della famiglia del soggetto in questione. Questo è molto importante, tanto che se il contesto culturale non è sufficiente, si fa ricorso al medico di famiglia. E’ necessario raccogliere elementi concreti sulla storia familiare. Se poi c’è un soggetto in famiglia che ha avuto un tumore al seno, sarà proprio il primo a sottoporsi a questa procedura, definita “consulenza genetica” a cura di specialisti medico-genetisti e, se è il caso, al test genetico. La seconda tappa, se il test dà esito positivo, è quella di sottoporre anche i familiari potenzialmente a rischio, ad esempio la figlia di una donna che ha avuto la malattia. Il tutto – ribadisco – passando da un approfondito colloquio con un esperto di genetica.

Leggi anche: Anomalie del seno: il capezzolo introflesso

A questo punto, cosa si deve fare, se anche la figlia risulta positiva ai test?

Se si accerta la presenza di un fattore di rischio, le strade sono due: la prima è quella di uno screening ravvicinato, soprattutto per soggetti giovani, che può essere rappresentato da un accertamento eseguito attraverso una risonanza magnetica nucleare. Questo perché si è visto, dai dati ottenuti in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, che l’ecografia e la mammografia da sole possono non essere informative in soggetti giovani per la particolare struttura del tessuto mammario. Oppure, se il soggetto presenta un rischio davvero molto elevato, si può anche proporre un intervento chirurgico profilattico come la mastectomia. Tutto questo almeno finché non troveremo risposte significative e adeguate attraverso la via della chemioprevenzione, ovvero una pillola da assumere per tutta la vita, come per il diabete.

Ma sono in molti a risultare positivi ai test genetici?

Noi, come Istituto Nazionale dei Tumori grazie a un finanziamento dell’Airc, abbiamo iniziato a lavorare ai test genetici nel 1995, ovvero un anno dopo la scoperta del secondo gene (Brca-1 e Brca-2) e da allora possiamo dire di avere cominciato a “razionalizzare” un problema che era noto già prima. Da allora abbiamo tipizzato quasi 1.400 famiglie italiane; si tratta di circa il 40% delle famiglie italiane che hanno presentato un problema di tumore al seno di natura eredo-famigliare. I test sono utili, ma vanno inquadrati in un percorso definito, come detto. Va anche precisato che, in una famiglia in cui ad una paziente sia stata trovata una mutazione in uno dei due geni a rischio, in realtà la metà delle donne risulta esclusa dal rischio, dopo aver effettuato l’esame. E’ importante dare informazioni chiare e dettagliate, perché le donne possano fare scelte consapevoli. A confortarci è un dato, frutto di un lavoro pubblicato una decina di giorni fa: un nostro team, composto anche da psicologi e clinici, ha analizzato l’impatto sulle donne sottoposte a mastectomia profilattica bilaterale rispetto ad altre donne che invece che invece avevano optato per programmi di screening ravvicinati. A distanza di 15 mesi dalle scelte delle pazienti, in entrambi i casi le scelte erano state confermate, non c’era stato alcun impatto negativo, segno che le informazioni fornite erano state corrette e avevano portato a decisioni su cui non ci sono stati pentimenti.

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Ma le donne sono più propense alla mastectomia o ad esami più numerosi e ravvicinati?

I numeri ci dicono che il 62% delle donne che aveva già avuto un problema di tumore opta per l’intervento chirurgico, mentre nei soggetti sani ma con un elevato rischio di ereditarietà, come nel caso di Angelina Jolie, la percentuale crolla al 30%.

Cosa ne pensa della scelta proprio di Angelina Jolie?

Penso che, per come è stata presentata la situazione, abbia inciso molto una sorta di “sudditanza psicologica” da personaggi vip. Dopo l’annuncio dell’attrice noi abbiamo ricevuto circa il doppio di richieste telefoniche per test genetici, alle quali abbiamo risposto che prima del test andava analizzata la storia della famiglia e che nella stragrande maggioranza questo già avrebbe escluso la necessità di fare il test. Infatti, oltre il 99% delle richieste, però, è risultato improprio, non c’era proprio ragione per fare questo tipo di accertamento.

Cosa ci può dire, invece, Dottore della maggior incidenza di rischio di tumore al seno nelle donne ebree, come scritto dal New York Times?

Non si tratta di tutte le donne ebree, ma solo di quelle Ashkenazi , un ceppo originario dell’Europa centrale, protagonista di un forte flusso migratorio. A causa di una deriva genetica per consanguineità è vero che esiste nelle donne Ashkenazi una specifica mutazione. Ma non è un caso isolato: basti pensare che è stata da noi scoperta una nuovissima mutazione, mai descritta prima, nelle valli bergamasche. Risale a 3.000 anni fa, nasce lì e lì è vero che interessa una buona parte della popolazione a rischio genetico che – ripeto – interessa solo il 5-10% dei tumori.

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