Gli studi sulla comunicazione nascono nel mondo occidentale con l’affermarsi della civiltà urbana su quella contadina e con il passaggio da un’economia agricola a Continua a leggere
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Comunicazione non verbale in psicologia: esempi, gesti, postura, funzioni, percentuale
Quando si parla di “comunicazione”, la prima cosa che ci viene in mente è generalmente la sua accezione di “scambio linguistico”: la conversazione, il Continua a leggere
Ogni vipera muore del proprio veleno
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Per prima cosa disinteressati di quello che Continua a leggere
Quante persone vivono a Roma, a Milano in Italia, in Europa e nel mondo?
A Roma vivono 4.340.474 abitanti (dati ISTAT 2016); la superficie della città è 5.363,28 km²; la densità abitativa è 809,29 abitanti per km².
A Milano vivono 1 368 590 (dati Comune di Milano); la densità abitativa è 1939 abitanti per km².
In Italia la popolazione è di 60 milioni 656 mila residenti (dati ISTAT 2016); gli stranieri sono 5 milioni 54 mila e rappresentano l’8,3% della popolazione totale (+39 mila unità rispetto all’anno precedente). La popolazione di cittadinanza italiana scende a 55,6 milioni, conseguendo una perdita di 179 mila residenti rispetto all’anno precedente.
Secondo i dati delle Nazione Unite, nel 2007 la popolazione dell’Europa ammontava a circa 731 milioni di abitanti, saliti a 738.200.000 abitanti nel 2010 (dati ONU) e 743,1 milioni nel 2015.
Attualmente (marzo 2017) la popolazione mondiale ammonta a circa 7 miliardi e mezzo di persone, più precisamente 7.507.088.343, secondo il sito con statistiche in tempo reale consultabile su: Worldometers.info.
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Preoccuparsi troppo del giudizio degli altri e temere il rifiuto
La paura di essere giudicati dagli altri – amici, parenti o anche semplicemente sconosciuti incontrati alla fermata dell’autobus – deriva da un bisogno ovvero quello di sentirci appagati da un giudizio positivo espresso dai nostri simili. Quante volte entrando in contatto con una persona sentiamo che da questa vorremmo essere stimati, considerati positivamente e il nostro desiderio ci fa sembrare artificiosi, poco spontanei, diamo più importanza a sembrare ciò che non siamo piuttosto che a costruire un sé autentico. Ciò accade perché già dall’infanzia scopriamo che il giudizio positivo di chi ci sta intorno allontana dolore e frustrazione, ci dà un senso di soddisfazione che ci appaga e ci fa credere di più in noi stessi. Sviluppiamo quindi il bisogno di avere questo giudizio positivo sia in famiglia (dai genitori), sia in altri ambienti (scuola e lavoro).
Leggi anche: Aumenta la tua autostima ed impara ad amarti
Acconsentire le aspettative del gruppo
Di contrasto ovviamente c’è il rifiuto di qualsiasi giudizio negativo, cerchiamo di accontentare le aspettative altrui per paura dell’emarginazione da cui deriverebbe un giudizio negativo. Spesso il fatto stesso di temere di non essere accettati porta all’acconsentire a qualsiasi cosa decida il “gruppo” anche se le decisioni di questo vanno contro i nostri valori etici. Se esprimiamo le nostre idee e se queste vanno contro a quelle del gruppo temiamo di venir emarginati, temiamo la solitudine, ecco perché si sviluppa quella che è chiamata fobia sociale. La paura di approcciarsi agli altri, il timore di esprimere se stessi, insomma la fobia di stare in società. Si entra quindi in una sorta di circolo vizioso. Più siamo alla ricerca del giudizio altrui più siamo smascherati e quindi soli.
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Poca autostima
Spesso la paura del giudizio altrui serve proprio a piegare determinate persone, quelle più fragili, quelle che soffrendo di fobia sociale cambiano spesso idea piegandola al volere del gruppo. C’è da dire inoltre che vivere in questo modo far spegnere del tutto la propria personalità. Infatti molte persone che soffrono di questa fobia finiscono per non essere più spontanee ma completamente assoggettate alle idee altrui. Ciò accade principalmente per la poca stima che abbiamo di noi stessi, modifichiamo infatti il nostro comportamento fino a perdere la nostra personalità. La fobia sociale non ci porta solo a temere il giudizio altrui e a desiderare un giudizio positivo, porta anche a perdere se stessi. La propria personalità è infatti messa in discussione, si plasma al volere degli altri.
Se credi di avere bassa autostima o la paura del giudizio degli altri ti blocca, prenota subito la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, ti aiuterò ad affrontare e superare i tuoi problemi.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Come capire se soffri di disturbo schizoide di personalità? I 20 comportamenti caratteristici
In questo articolo ci eravamo occupati del disturbo schizoide di personalità, vi consiglio di leggerlo per comprendere meglio l’argomento trattato in questo articolo. Oggi vediamo come fare a capire – o quantomeno sospettare – la presenza di un disturbo schizoide di personalità. La diagnosi deve ovviamente essere fatta dal medico, ma se vi ritrovate – o ritrovate una persona a voi cara – nei seguenti comportamenti, si potrebbe effettivamente trattare di disturbo schizoide di personalità:
- ti consideri un osservatore, anziché partecipe di ciò che accade intorno a te;
- quello che ti accade ti appare abbastanza “piatto, insignificante e privo di importanza”;
- vivi in un “mondo tutto tuo” fatto più di interessi astratti, come la matematica, l’informatica, la filosofia, che di relazioni;
- tendi a preferire gli animali alle persone;
- tendi a limitare al minimo il contatto con gli altri;
- il contatto con le altre persone è fastidioso ed è più che altro finalizzato ad ottenere uno stile di vita più convenzionale e socialmente accettato, piuttosto che ad ottenere piacere;
- hai una carriera scolastica o professionale buona, sei serio e bravo nel profitto, ma ti senti totalmente estraneo alla vita di classe o di ufficio ed abbastanza indifferente alle relazioni sociali coi tuoi compagni di scuola o colleghi;
- non hai particolari desideri;
- non hai una famiglia (moglie, marito, figli) e preferiresti non averla;
- prediligi i lavori solitari, che richiedano un contatto ed uno scambio minimi con i colleghi, meglio ancora se totalmente solitari;
- hai un senso di indifferenza o di ansia verso le relazioni;
- difficilmente ti senti disinvolto ed a suo agio di fronte agli altri;
- vedi le altre persone come soggetti intrusivi e poco gratificanti;
- preferisci isolarti e non avere amici stretti e relazioni intime;
- preferisci sport singoli a sport di squadra;
- preferisci sport in cui l’interazione con gli avversari è minima o assente;
- i rapporti sessuali sono poco gratificanti e li vedi più come obbligo sociale che come reale fonte di piacere;
- di fronte ad una critica o ad un elogio, la tua reazione è la medesima: indifferenza;
- anche se fortemente provocato, tendi a non manifestare una rabbia che nascondi all’interno;
- qualsiasi attività preferisci farla da solo, piuttosto che in gruppo.
Se vi ritrovate in questi comportamenti, vi consiglio di interpellare al più presto un medico a riguardo.
Articoli sui disturbi di personalità:
- Disturbi di personalità nel DSM-5: classificazione, caratteristiche, criteri diagnostici
- Disturbi di personalità nel DSM-IV: classificazione, caratteristiche, criteri diagnostici
- Disturbi di personalità nell’ICD-10 e nell’ICD-11: classificazione, caratteristiche
- Disturbi di personalità: diagnosi e trattamento con psicoterapia e farmaci
- Disturbi del gruppo A:
- Disturbo paranoide di personalità: caratteristiche, psicoterapia, farmaci
- Disturbi schizoide e schizotipico di personalità: psicoterapia, farmaci
- Disturbi del gruppo B:
- Disturbo borderline di personalità: caratteristiche, psicoterapia, farmaci
- Disturbo istrionico di personalità: caratteristiche, psicoterapia, farmaci
- Disturbo narcisistico di personalità: caratteristiche, psicoterapia, farmaci
- Disturbo antisociale di personalità: caratteristiche, psicoterapia, farmaci
- Disturbi del gruppo C:
- Disturbo evitante e dipendente di personalità: psicoterapia, farmaci
- Disturbo ossessivo-compulsivo di personalità: psicoterapia, farmaci
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Il sorriso di suor Cecilia, un attimo prima di morire
Può bastare una fotografia di una donna sofferente ma sorridente a scatenare i sentimenti di un popolo intero? Si, può.
Fino alla settimana scorsa nessuno conosceva suor Cecilia Maria. Era da tempo su un letto d’ospedale di Santa Fè in Argentina dove lottava contro un cancro alla lingua, la religiosa, appartenente alle carmelitane scalze della cittadina sulle rive del Paranà. Ha ricevuto le visite delle consorelle e dei parenti. Come un qualunque malato. Come un qualunque essere umano in cerca di affetto e comprensione nel momento più drammatico della propria esistenza: la malattia terminale. Stava per morire, ma affrontava il suo destino con fede e… sorridente. La foto che vedete, un attimo prima di morire, ha fatto il giro del mondo, dando un messaggio di amore specie tra i malati terminali e i loro familiari: si può essere sereni in un momento così tragico dell’esistenza umana.
La dolcissima suor Cecilia aveva appena 42 anni. Entrò nella clausura carmelitana a 26 anni, poco dopo il conseguimento del diploma di infermiera nel 2003. Nulla sappiamo della sua vita dietro le grate del monastero di Santa Teresa e San Giuseppe se non che suonasse il violino e fosse sempre allegra, sorridente. Come nei suoi ultimi istanti di vita.
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