Le malformazioni artero-venose cerebrali sono patologie complesse che consistono in anomalie vascolari in cui le arterie, spesso ipertrofiche, confluiscono in una o più vene di scarico saltando il letto capillare (che fisiologicamente riduce la pressione). Il trattamento è spesso multidisciplinare: endovascolare, neurochirurgico e radiochirurgico.
Che cosa sono le malformazioni artero-venose (MAV)?
Le MAV sono patologie complesse che consistono in anomalie vascolari in cui le arterie, spesso ipertrofiche confluiscono in una o più vene di scarico saltando il letto capillare (che fisiologicamente riduce la pressione). Per tale motivo gli scarichi venosi sono sottoposti a un regime pressorio anomalo con tutte le conseguenze del caso. Possono essere cerebrali o spinali.
Quali sono le cause delle malformazioni artero-venose (MAV)?
Le MAV sono dovute al confluire delle arterie, spesso ipertrofiche (quindi più grosse rispetto al corrispettivo fisiologico), in una o più vene di scarico. Il letto capillare che fisiologicamente riduce la pressione, viene saltato e ciò comporta un regime pressorio anomalo a carico degli scarichi venosi che possono andare incontro a rottura o trombosi.
Quali sono i sintomi delle malformazioni artero-venose (MAV)?
In alcuni casi le MAV sono asintomatiche, cioè non danno alcun sintomo. Nel 50% dei casi, le MAV determinano una cefalea. Spesso le MAV possono provocare crisi epilettiche. Talvolta le malformazioni sanguinano dando segno di sé con sintomi correlati alla sede dell’ematoma.
Quali sono i rischi legati alle malformazioni artero-venose (MAV)?
Le MAV sono un fattore di rischio per emorragie cerebrali, crisi epilettiche, cefalee, trombosi, ictus cerebrali. Alcune di queste patologie, se non trattate, possono essere mortali.
Diagnosi
Spesso riscontro occasionale in risonanza magnetica encefalo eseguite per altri motivi. La RM rappresenta il primo livello diagnostico, permettendo una corretta valutazione della sede e dell’architettura della malformazione.
L’esame angiografico è fondamentale perché essendo “dinamico” permette di conoscere il flusso, valutare gli scarichi venosi e preventivare un trattamento endovascolare di embolizzazione.
Trattamenti
Il trattamento delle MAV è spesso multidisciplinare: endovascolare, neurochirurgico e radiochirurgico. Il tipo di trattamento dipende dalla sede, dalle dimensioni della MAV, dalla sintomatologia e dall’età del paziente.
Il trattamento microchirurgico consiste nell’isolare il nidus (il gomitolo di vasi anomali) chiudendo le afferenze a partenza dai vasi normali. La progressiva riduzione di sangue determina un lento “spegnimento” della MAV. Una volta circoscritto il nidus si chiudono le vene di scarico e si asporta la lesione. Bisogna sottolineare che all’interno della MAV non si trova tessuto cerebrale “funzionante”. Il trattamento microchirurgico si avvale delle più moderne tecniche di monitoraggio elettrofisiologico e di neuro navigazione che permettono una significativa riduzione della morbidità soprattutto in zone eloquenti (regioni motorie, della parola etc).
Il trattamento endovascolare di embolizzazione consiste nel passare con un catetere a livello inguinale, attraverso l’arteria femorale, fino a raggiungere gli apporti arteriosi della MAV. Si iniettano materiali in grado di ottenere una riduzione progressiva del flusso in rapporto al “planning multidisciplinare”. Il trattamento può essere mirato a una embolizzazione pre-chirurgia o pre-radiochirurgia. Solo in MAV piccole è possibile ottenere una completa chiusura della MAV con il solo trattamento endovascolare.
Il trattamento radiochirurgico: si tratta di raggi x o gamma che, tramite collimatori, raggiungono una “precisione chirurgica”. Previa angiografia cerebrale si esegue un piano di trattamento (in una singola seduta o in più sedute) che mira a chiudere nel tempo le afferenze arteriose e il nidus creando una “iperplasia” (un ispessimento progressivo della parete del vaso fino alla sua completa chiusura).
Per la radiochirurgia esiste un limite di volume della MAV. Se superiori a 3 cm hanno un alto rischio di recidiva. Per una completa obliterazione della MAV sono necessari fino a due anni, quindi nel frattempo il rischio di sanguinamento rimane invariato. Esiste anche un rischio di radio necrosi (effetti secondari dei raggi a livello del tessuto sano cerebrale) che risulta dose dipendente.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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L’emorragia subaracnoidea (anche abbreviata ESA e chiamata subarachnoid hemorrhage in inglese) è un’emorragia – ovvero una fuoriuscita più o meno copiosa di sangue da un vaso leso – che si produce all’interno dello spazio subaracnoideo (lo spazio tra le meningi in cui scorrono le arterie cerebrali). Tra le cause più frequenti all’origine di questo tipo di emorragia ci sono
L’emorragia cerebrale (in inglese conosciuta come intracranial hemorrhage, intracranial bleed o ICH), corrisponde ad una fuoriuscita più o meno abbondante di sangue da un vaso arterioso o venoso, spesso sclerotico, dell’encefalo. Solitamente risulta associata a ipertensione ed aneurisma. L’emorragia cerebrale è caratterizzata dalla comparsa acuta di deficit neurologici dovuti alla rottura di un vaso arterioso cerebrale e al conseguente stravaso di sangue all’interno del cervello stesso.
Mentre l’ateroma (placca aterosclerotica) è un processo graduale, che inizia col deposito di grassi (lipidi, colesterolo) nella parete di un’arteria e porta ad aterosclerosi, la trombosi è l’occlusione solitamente improvvisa di un vaso per una placca che si è rotta, o per dei detriti che si sono spostati da un punto all’altro del torrente circolatorio. La placca aterosclerotica dopo vari gradi di infiammazione e fibrosi (indurimento) si può rompere e generare una trombosi, inoltre il trombo può spezzarsi e determinare la formazione di un embolo.
La trombosi è un processo patologico che consiste nella formazione di trombi all’interno dei vasi sanguigni, che ostacolano o impediscono la normale circolazione del sangue. La differenza tra trombosi arteriosa e venosa consiste nel tipo di vaso coinvolto. Le trombosi venose o flebotrombosi, associate spesso a varici, sono più frequenti e si localizzano maggiormente negli arti inferiori; si distinguono in trombosi venosa profonda (TVP) e superficiale. Per quanto riguarda le lesioni arteriose, i trombi possono essere in relazione all’aterosclerosi.

Il trombo è una massa solida costituita da fibrina contenente piastrine, globuli rossi e bianchi, che si forma per coagulazione del sangue all’interno di un sistema cardiovascolare non interrotto: questa caratteristica lo distingue dal coagulo, che invece si forma all’esterno del sistema cardiovascolare quando esso presenti un’interruzione, oppure all’interno di un sistema cardiovascolare dopo la morte dell’individuo. I trombi possono formarsi in qualsiasi punto del sistema cardiovascolare e sono sempre ancorati alla parete del vaso.
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