Erezione del pene: come mantenerla più a lungo possibile

MEDICINA ONLINE ANSIA DA PRESTAZIONE SESSO TRISTE SESSUALE PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE PAURA TIMORE COPPIA MENTE PSICOLOGIA LETTO PENETRAZIONE MATRIMONIO FIDANZATI UOMO DONNA LIBIDO SPERMA PIACERE SEXL’erezione peniena è il processo che porta all’aumento del turgore e delle dimensioni del pene e rappresenta un evento involontario. Tale fenomeno, che rispecchia lo stato di eccitazione sessuale maschile, è sostenuto dall’integrazione di stimoli di varia natura. Per mantenere una erezione a lungo è importante che lo stimolo sessuale che l’ha provocata duri a lungo e che sia intenso. E’ importante che tale impulso non sia solo potente, bensì sia rinnovato di tanto in tanto: l’erezione stabile viene resa più duratura da stimoli mediamente eccitanti rinnovati nel tempo (ad esempio cambiando posizione durante l’amplesso), piuttosto che da un solo stimolo altamente eccitante ma che non viene rinnovato. Di seguito, ecco alcuni consigli per alzare le possibilità di prolungare al massimo la durata delle tue erezioni, ovviamente nessuno di essi è una “pillola miracolosa”, tuttavia vi posso assicurare che sono gli unici che danno realmente risultati sul medio periodo, specie se seguiti simultaneamente. In fondo a questo articolo sono elencati anche alcuni ausili che permettono l’allungamento della lunghezza del pene senza chirurgia, utili anche per facilitare l’erezione.

1) Migliora la tua alimentazione

Alcuni cibi, come quelli grassi, fritti, contenenti zuccheri e trasformati, possono rallentare la circolazione sanguigna in tutto l’organismo e impedirti di mantenere l’erezione. Pertanto, aumenta il consumo di frutta, verdura, cereali integrali e grassi sani per migliorare la circolazione del sangue e mantenere l’erezione più a lungo; a tal proposito leggi: Esistono cibi in grado di migliorare davvero la prestazione sessuale?

2) Pensa più a te stesso

Molti uomini, durante la prestazione sessuale, si preoccupano più del fatto se la donna stia o no provando piacere: ciò genera ansia e può determinare una diminuzione dell’erezione. Impara a pensare di più al tuo piacere! A tal proposito leggi: Vincere l’ansia da prestazione sessuale con il sano egoismo

3) Fai attività fisica regolarmente

L’esercizio fisico può aiutare a migliorare la circolazione del sangue, ridurre, naturalmente, l’ipertensione e il colesterolo, ristabilire l’equilibrio ormonale, ma anche a dimagrire. Tutti questi fattori ti permetteranno di combattere la disfunzione erettile e, quindi, mantenere l’erezione; a tal proposito leggi: Vuoi aumentare il testosterone e combattere l’impotenza? Iscriviti in palestra

4) Mantieni il tuo equilibrio ormonale

La maggior parte degli uomini comincia ad avvertire un calo di testosterone intorno all’età di 50. Lo squilibrio ormonale può dipendere da molteplici motivi, come l’aumento di peso, la cattiva alimentazione e la mancanza di esercizio fisico. Consulta il tuo medico per sottoporti a un controllo dei livelli ormonali e discutere dei trattamenti che possono consentirti di aumentare i livelli di testosterone. A tal proposito leggi: Come aumentare il testosterone per migliorare muscoli e rapporti sessuali

5) Allena il tuo muscolo pubococcigeo

Per mantenere una erezione potente più a lungo, sono molto utili gli esercizi di Kegel, a tal proposito leggi: Esercizi di Kegel: allena il tuo muscolo pubococcigeo per aumentare la potenza sessuale e contrastare l’eiaculazione precoce

6) Mantieni una buona igiene orale

Una serie di studi medici hanno dimostrato che la disfunzione erettile è legata alle malattie gengivali. Quindi, usa ogni giorno il filo interdentale e lava i denti almeno due volte al giorno in modo da ridurre il rischio di questa patologia e migliorare la tua capacità di mantenere l’erezione; a tal proposito leggi: Hai mal di denti? Rischi l’impotenza

7) Smetti di assumere steroidi anabolizzanti

Gli steroidi anabolizzanti, di cui alcuni atleti abusano frequentemente, possono causare ipogonadismo (restringimento dei testicoli) e diminuire i livelli di testosterone; a tal proposito leggi anche: Steroidi anabolizzanti: effetti collaterali fisici e psicologici in uomo e donna

8) Impara a gestire lo stress

Le tensioni psicologiche possono aumentare i livelli di cortisolo e adrenalina all’interno dell’organismo, procurando uno squilibrio ormonale e la costrizione dei vasi sanguigni. Se sei una persona stressata, cerca qualche modo per eliminare dalla tua vita i fattori che sono fonte di tensioni o trova un altro modo più sano di gestire lo stress. Pratica la respirazione profonda e lo yoga, ascolta musica oppure dedica più tempo alle tue attività preferite; a tal proposito leggi: Tecniche mentali per sconfiggere l’ansia da prestazione sessuale

9) Consulta il medico riguardo all’assunzione dei farmaci che possono aiutarti a curare la disfunzione erettile

Viagra, Cialis e Levitra sono tutti farmaci che possono aiutarti a combattere questo problema e ti consentono di mantenere l’erezione per periodi di tempo più lunghi; a tal proposito leggi anche: Meglio Viagra, Cialis, o Levitra per trattare la disfunzione erettile? Un utile confronto tra i tre farmaci

10) Consulta il medico per capire se dei farmaci che assumi determinano disfunzioni sessuali

Alcuni farmaci possono ridurre libido e prestazione sessuale, a tal proposito leggi: Quali farmaci possono danneggiare l’erezione?

11) Evita la masturbazione compulsiva

La masturbazione compulsiva con video pornografici online, può determinare difficoltà nel mantenere erezione e disfunzione erettile; a tal proposito leggi:

12) Considera la possibilità di rivolgerti a uno psicoterapeuta per trattare la disfunzione erettile

Se il medico sospetta che i tuoi problemi di erezione siano di natura psicologica – oppure se sei tu ad avere un simile dubbio – valuta l’opportunità di avvalerti della consulenza di un professionista della salute mentale. Un bravo psicologo può aiutarti a superare i problemi di disfunzione erettile.

13) Prova diverse posizioni sessuali per migliorare la circolazione del sangue

Se stai sopra la tua partner o in piedi durante un rapporto sessuale, hai la possibilità di aumentare l’afflusso di sangue al pene e mantenere l’erezione.

14) Indossa il preservativo per ridurre la sensibilità

In alcuni casi, potresti avere difficoltà di questo genere se soffri di ipersensibilità durante i momenti di intimità con la tua partner.

15) Usa integratori alimentari

Alcuni integratori (come ginseng, guaranà, ginko biloba ed ossico nitrico), possono aiutarti a mantenere una erezione più potente e duratura. Qui di seguito trovate una lista di integratori acquistabili senza ricetta, potenzialmente in grado di migliorare la prestazione sessuale sia maschile che femminile a qualsiasi età e trarre maggiore soddisfazione dal rapporto. Ogni prodotto viene periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

16) Bevi alcolici con moderazione

Il consumo eccessivo e frequente di alcol può interferire con le normali funzioni corporee, tra cui la capacità di mantenere l’erezione. Consulta il tuo medico per determinare la quantità di alcol che dovresti limitare in base alle tue condizioni di salute. Preferibilmente evita completamente di assumere alcolici (birra, vino, superalcolici…).

17) Smetti di fumare

Il fumo può restringere i vasi sanguigni e compromettere la circolazione del sangue, causando problemi di erezione. Pertanto, smetti di fumare il prima possibile e segui un programma di disintossicazione dal fumo che ti aiuti a sbarazzarti definitivamente di questo vizio. Leggi anche: Fumo ed alcool causano disfunzione erettile (impotenza)?

18) Parla apertamente col tuo partner delle preoccupazioni relative ai tuoi problemi di erezione

È probabile che abbia idee o suggerimenti su come aiutarti quando fate sesso. Può essere utile se sospetti che le tue difficoltà dipendano dai vostri rapporti sessuali; a tal proposito leggi anche: Mancata erezione da ansia da prestazione: 24 modi per combatterla

19) Rivolgiti al medico

Se l’impossibilità di mantenere una erezione efficace per il tempo necessario ad un normale rapporto, prendi in considerazione anche il consultare un medico che saprà aiutarti nel capire innanzitutto se il problema è solo psicologico (in tal caso uno psicoterapeuta potrà fare al caso tuo) o se coinvolge anche la sfera organica. La disfunzione erettile può essere causata dal diabete di tipo 2, ipertensione, determinati farmaci, stress e anche dal sovrappeso. Per risolvere questo problema, il medico ti consiglierà il trattamento più corretto e adatto al tuo quadro clinico.

Aumentare la lunghezza del pene con ausili meccanici

Esistono due tipi di strumenti per l’allungamento del pene: le pompe a vuoto e gli estensori. Le pompe a vuoto per l’allungamento penieno sono costituite da un cilindro in cui infilare il pene e di un meccanismo di pompaggio che fa espandere il pene oltre le sue normali capacità. Le pompe a vuoto, pur non fornendo guadagni macroscopici delle dimensioni, in alcuni soggetti potrebbero aumentare circonferenza e lunghezza del pene. Esempi di pompe a vuoto tecnicamente ben costruite, sono:

Un prodotto più economico, ma comunque caratterizzato da buona costruzione, è questo: http://amzn.to/2HRt3Ah

Un estensore penieno è una struttura composta da due anelli (uno da fissare alla base del pene, l’altro appena sotto il glande) uniti da aste metalliche ai lati, che vengono regolate in modo da tenere in trazione il pene, “stirandolo”, per ottenere un suo allungamento non chirurgico. Esempi di estensori tecnicamente ben costruiti, sono:

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Erezione maschile: quando avviene

MEDICINA ONLINE GELOSIA UOMO COME FUNZIONA ONE HUNGRY SAD COUPLE AMORE DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA LOVE COUPLE FRINEDS LOVER SEX GIRLIl termine “erezione” si riferisce all’aumento di volume e all’indurimento di organi o tessuti erettili (pene, clitoride, capezzoli) dovuto ad una massiccia vasodilatazione; in questo articolo ci concentreremo sull’erezione peniena. Cominciamo col dire che l’erezione del pene è il secondo passaggio del ciclo di risposta sessuale maschile che comprende le seguenti fasi:

  1. eccitazione: il momento in cui, a seguito di una stimolazione fisica o mentale, il pene inizia ad aumentare il suo volume;
  2. erezione: il raggiungimento della rigidità necessaria per portare a termine la penetrazione;
  3. plateau: lo stadio di tensione sessuale massima che precede l’orgasmo;
  4. orgasmo: che nell’uomo precede il momento dell’eiaculazione;
  5. eiaculazione: cioè l’emissione del liquido seminale attraverso il meato uretrale;
  6. periodo refrattario: il pene torna flaccido e per un tempo variabile non può raggiungere nuovamente l’erezione.

Erezione del pene: come avviene dal punto di vista fisico?

Fisiologicamente parlando, l’erezione di un soggetto sano è il risultato di una fine interazione tra elementi di natura vascolare, ormonale, nervosa, psicologica e genitourinaria. Nella sua forma più semplice, il riflesso dell’erezione, che è sotto il controllo del sistema nervoso autonomo, scaturisce dall’attivazione tattile dei meccanocettori del glande o di altre zone erogene. Tali stimoli vengono poi trasferiti ai centri di controllo spino-sacrali, che li elaborano, scatenando quegli eventi biochimici che stano alla base dell’erezione. Ai centri spinali situati poco più in alto, all’altezza della prima e della seconda vertebra lombare, possono pervenire anche segnali prodottisi nei centri cerebrali superiori, in seguito a stimoli erotici di natura visiva, uditiva, olfattiva o psicologica. L’attività parasimpatica aumenta la produzione di ossido nitrico (NO), un neurotrasmettitore sintetizzato a partire dall’arginina. A sua volta, l’ossido nitrico produce un aumento di GMPc, con conseguente dilatazione delle arterie peniene, maggior afflusso di sangue al pene e relativo aumento di volume dell’organo.

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Erezione del pene: da cosa dipende

L’erezione è un riflesso spinale che porta all’aumento del turgore e delle dimensioni del pene e rappresenta un evento involontario. Tale fenomeno, che rispecchia lo stato di eccitazione sessuale maschile, è sostenuto dall’integrazione di stimoli di varia natura, specie quelli visivi e fisici, come osservare una donna o un uomo nudo – a seconda dell’orientamento sessuale – o come la stimolazione diretta del pene tramite masturbazione o con l’intervento del partner.

Gli stimoli che generano erezione

L’impulso sessuale può essere scatenato da qualsiasi stimolo considerato eccitante dal soggetto, sia consciamente che inconsciamente. Può capitare ad esempio che un uomo sia etero ma che l’impulso sessuale sia innescato dalla visione del pene di un altro uomo, oppure può capitare che un oggetto particolare – che non appartiene al campo della sessualità – scateni l’erezione, come nel caso dei feticisti. Anche stimoli generalmente considerati sgradevoli, come il dolore o l’odore di urina/feci, possono determinare eccitazione in alcune categorie di uomini, come anche situazioni particolari che nulla hanno a che fare con la sessualità ma che nel soggetto rimandino a ricordi di una situazione eccitante capitatagli in passato: se – ad esempio estremizzando – un uomo ha avuto in passato un rapporto sessuale nella sala d’attesa di un dentista, il fatto di ritrovarsi in una sala d’attesa di un dentista (o immaginarsi di esserlo) potrebbe essere sufficiente a generare una erezione. Una erezione può essere provocata da stimoli uditivi, ciò diventa particolarmente vero in soggetti che hanno perso la vista e che quindi tendono a dare una importanza maggiore agli altri sensi.
L’erezione può anche essere manifestazione di patologia, come nel caso del priapismo, o rendersi manifesta in situazioni potenzialmente pericolose per la salute come l’asfissia nel bondage o in pratiche sado-masochistiche. Un sogno erotico ha la capacità di determinare erezione durante la notte. L’impulso sessuale può dipendere anche da categorie di persone come nel caso di parafilie come la pedofilia, la gerontofilia o la necrofilia. Anche senso di dominazione o di capacità di esercitare controllo o violenza su un altro essere umano o animale, possono generare eccitazione: l’erezione può essere scatenata virtualmente da qualsiasi emozione umana. A tal proposito leggi anche: Perversioni sessuali: dagli insetti sulle parti intime fino ai pannolini sporchi e le mestruazioni

Per mantenere una erezione a lungo è importante però che lo stimolo sessuale non sia solo potente, bensì sia rinnovato di tanto in tanto: l’erezione duratura è mantenuta più stabile da stimoli mediamente eccitanti rinnovati nel tempo, piuttosto che da un solo stimolo altamente eccitante ma che non viene mai rinnovato.

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L’erezione deve essere rigida dall’inizio alla fine del rapporto sessuale?

MEDICINA ONLINE SPERMA LIQUIDO SEMINALE PENIS VARICOCELE HYDROCELE IDROCELE AMORE DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA LOVE COUPLE FRINEDS LOVL’erezione deve avere le stesse caratteristiche di rigidità dall’inizio alla fine del rapporto sessuale per un rapporto soddisfacente per entrambi i partner? Ovviamente non è così. Un rapporto sessuale è soddisfacente anche se il pene non è al massimo della sua erezione, anche perché è impossibile che essa si mantenga al 100% della rigidità massima per tutta la durata del rapporto, specie quando quest’ultimo si prolunga.

Minima rigidità penetrante

Per cominciare, la minima rigidità che consente la penetrazione è quella pari almeno al’70% della rigidità massima possibile, a patto che la vagina sia adeguatamente lubrificata. Inoltre la rigidità massimale, cioè quella del 100% (la massima possibile), non è costante per tutta la durata di un rapporto, specie se è prolungato e comprende vari cambi di posizione, ma oscilla. Nella gran parte dei soggetti la rigidità massima è presente solo nelle fasi iniziali ed in quelle immediatamente precedenti l’orgasmo. Durante il rapporto, però, l’erezione non dovrebbe mai scendere al di sotto della soglia dell’80% della capacità erettiva massima. Una erezione al di sotto di tale soglia potrebbe in effetti rendere il rapporto meno soddisfacente, visto che non permette una adeguata pressione e frizione sulle pareti vaginali, fatto che diminuisce la sensazione di piacere. In caso di difficile erezione, con l’aiuto del medico bisognerà comprendere il motivo che la rende difficoltosa o impossibile, che potrebbe risiedere in cause organiche e/o psicologiche.

Integratori alimentari consigliati

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Se credi di soffrire di disfunzione erettile di origine psicologica, prenota subito la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, ti aiuterò a superare questo problema.

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Erezione debole da ansia da prestazione: quali sono i rimedi e le cure?

MEDICINA ONLINE SESSO ANSIA PRESTAZIONE SESSUALE COUPLE AMORE DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA CAMEL TOE LOVE FIRST TIME LOVER SEX GIRL MAPrima di iniziare la lettura, per meglio comprendere l’argomento trattato, ti consiglio di leggere: Erezione debole o assente da cause psicologiche: cura e rimedi

Cosa fare per i problemi di erezione psicologici?

Blocchi mentali di vario genere, come quelli descritti nell’articolo appena citato, possono concorrere singolarmente, o in gruppo, nel creare il problema di erezione psicologico. Questo problema va in primo luogo accettato come “normale” meccanismo psico-fisico perché, come abbiamo visto prima, non sempre sono sinonimo di gravi disturbi mentali. Anzi, il più delle volte, sono semplici sintomi di piccole tendenze mentali non adatte a provocare e mantenere l’erezione durante i rapporti sessuali. Difatti quasi sempre i problemi di erezione psicologici si verificano solo durante il rapporto sessuale con la partner, e non nell’intimità durante l’autoerotismo (masturbazione). Accettare il problema di erezione mentale, capendo che non è nulla di assolutamente grave, ma una normale conseguenza di tali tendenze mentali non adatte a provocare l’erezione, è il primo importante passo da fare.
Ma accettare solamente il problema senza poi cercare di “correggerlo”, o di intraprendere una metodologia specifica per migliorare i fattori mentali che provocano e mantengono l’erezione del pene durante il sesso, porta col tempo a un peggioramento della situazione mentale e dei suoi problemi erettivi e sentimentali connessi. Dopo aver accettato il problema bisogna, quindi, cercare subito il metodo specifico per eliminare le cause mentali dei problemi di erezione psicologici e, allo stesso tempo, per migliorare e potenziare le cause mentali che provocano e mantengono l’erezione del pene.

Tecniche consigliate

Ecco le tecniche ed i modi che consiglio per superare problemi legati alla disfunzione erettile da cause psicologiche:

  • Eseguire esercizi e tecniche mentali per elevare l’autostima sessuale, la sicurezza interiore e in se stessi, la serenità mentale durante il rapporto sessuale e l’eccitabilità mentale. In altre parole, tutti i fattori psicologici e mentali che provocano e favoriscono la qualità dell’erezione durante il rapporto sessuale con la tua partner.
  • Parlare apertamente col partner del tuo problema, cercando di affrontarlo insieme. Ricordati che l’ansia che hai tu, specie la prima volta con un partner nuovo, la può avere anche l’altra persona, quindi giocare “a carte scoperte” può rappresentare un valido aiuto.
  • Creare delle situazioni più eccitanti del solito, ad esempio fai l’amore in posti nuovi o consiglia al partner di indossare una lingerie più “maliziosa” o ad esempio una parrucca, o un vestito eccitante. Questi stimoli sono così potenti che possono a volte bastare per sovrastare l’ansia da prestazione; leggi anche: Aumentare il desiderio sessuale femminile: guida completa
  • Esegui gli esercizi di Kegel. Allena fisicamente il muscolo pubococcigeo può aiutarti anche dal punto di vista psicologico; leggi: Esercizi di Kegel: allena il muscolo pubococcigeo per aumentare potenza sessuale ed eiaculazione
  • Evitare di guardare spesso porno online e di masturbarsi in maniera compulsiva, leggi: Come smettere di masturbarsi e di guardare porno online in 14 passaggi
  • Altro aiuto può ovviamente provenire da alcuni farmaci, a tal proposito leggi anche: Meglio Viagra, Cialis, o Levitra per trattare la disfunzione erettile? Un utile confronto tra i tre farmaci 
  • Un aiuto molto importante può essere fornito da un medico sessuologo.

Integratori alimentari

Si può provare con opportuni integratori che possono aiutare, a volte anche con il semplice effetto placebo, la vostra erezione, a tal proposito qui di seguito trovate una lista di integratori alimentari acquistabili senza ricetta, potenzialmente in grado di migliorare la prestazione sessuale sia maschile che femminile a qualsiasi età e trarre maggiore soddisfazione dal rapporto:

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Erezione: come allenare i muscoli di pene e clitoride con gli esercizi di Kegel

MEDICINA ONLINE SESSO ANALE ANO RETTO LUBRIFICANTE FECI PAURA CLISTERE COUPLE AMORE DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA JEALOUS LOVE COUPLE FI muscoli perineali superficiali sono importanti per l’erezione degli organi femminili e maschiliè quanto emerge dal 23° congresso mondiale della World association for sexual health. Gli organi erettili femminili (clitoride, piccole labbra, bulbi del vestibolo) e il pene maschile si trovano nella regione perineale anteriore superficiale. Le radici del pene e della clitoride sono ricoperte dai muscoli ischiocavernosi o muscoli dell’erezione, importanti per ottenere la rigidità e il mantenimento dell’erezione, perché la loro contrazione tonica involontaria spinge il sangue che contengono verso il corpo del pene e della clitoride, con un aumento della pressione nei corpi cavernosi che determina il passaggio dalla fase di erezione turgida alla fase rigida (inferiore nella clitoride perché i muscoli sono molto più sottili rispetto a quelli maschili).

I muscoli ischiocavernosi, come tutti i muscoli perineali, sono muscoli striati, quindi si possono allenare con degli esercizi, che però vengono consigliati o prescritti solo in alcune terapie (è il caso di alcune disfunzioni sessuali, l’incontinenza urinaria, il prolasso vaginale, la vescica iperattiva, l’enuresi notturna, disturbi del pavimento pelvico) o dopo la gravidanza: i sessuologi li chiamano esercizi di Kegel, mentre in medicina, ginecologia, ostetricia e fisioterapia si parla di riabilitazione perineale (non pelvica).

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La contrazione dei muscoli ischiocavernosi è indispensabile per ottenere l’erezione completa e rigida, quindi visto la loro funzione sarebbe importante mantenerli sempre “in forma”. Purtroppo, i sessuologi si occupano più di terapia che di prevenzione e quindi non spiegano (o non sanno) che con il passare degli anni il tono muscolare può ridursi anche se non ci sono patologie. Ecco perché in educazione sessuale questi esercizi devono essere spiegati a tutti, adolescenti e adulti: solo con l’allenamento i muscoli perineali possono mantenere sempre un tono muscolare adeguato alla loro funzione per tutta la vita.

Nei maschi, gli esercizi di Kegel potrebbero prevenire la disfunzione erettile (non organica) ed essere utili per rilassarsi e imparare a controllare l’eiaculazione, e possono ridurre il periodo refrattario post-eiaculatorio che aumenta in ogni uomo con l’età, facilitando una seconda erezione dopo una prima eiaculazione. Inoltre, questi esercizi permettono di allenare anche il muscolo bulbocavernoso, quindi possono essere importanti anche per prevenire la riduzione della forza di espulsione del liquido seminale durante l’orgasmo, che avviene in tutti i maschi con il passare degli anni. Nelle femmine, questi esercizi possono essere utili per imparare a rilassarsi e a migliorare la vasocongestione della vulva, quindi aumentare l’intensità e la durata dell’orgasmo, inoltre possono facilitare l’orgasmo in donne che non lo avevano mai provato.

Integratori alimentari efficaci nel migliorare quantità di sperma, erezione e libido maschile e femminile

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Gli esercizi

La riabilitazione perineale per i fisioterapisti: per attivare o allenare i muscoli del perineo anteriore è meglio stare seduti su una sedia portando avanti le spalle, o supini con le gambe piegate, quindi fare 10 contrazioni, ognuna di 10 secondi, e rilasciare i muscoli, fare una pausa dopo ogni contrazione di 20 secondi (è importante il rilasciamento completo dei muscoli), si possono fare due volte al giorno (mattina e sera), per 2 mesi, poi una volta al giorno. Meglio iniziare in modo graduale, contraendo dapprima i muscoli per quattro o cinque secondi, per poi aumentare progressivamente il tempo di contrazione fino a 10 secondi.

Per l’Associazione italiana di ostetricia (Gruppo ostetriche italiane pavimento pelvico): mantenere ogni contrazione per tre o cinque secondi. Il tempo di rilassamento, poi, deve durare il doppio della contrazione. Ripetere l’esercizio dieci volte. Sul sito sono disponibili schede su come e quando fare gli esercizi e le figure anatomiche corrispondenti. Gli esercizi di Kegel non sono una terapia. Nelle donne, gli esercizi di Kegel sono importanti anche per prevenire il vaginismo, ma di questo argomento parlerò in un altro post.

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Varicocele: sintomi, operazione ed effetti sull’erezione

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma TESTICOLI SCROTO DIMENSIONI ANATOMIA FUN Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneIl varicocele (in inglese “varicocele”) è una patologia varicosa che interessa le vene del testicolo ed è caratterizzata dalla dilatazione ed incontinenza delle vene testicolari (o spermatiche) che decorrono lungo il funicolo spermatico e che hanno il compito di drenare il sangue dal testicolo: ciò spesso provoca un gonfiore in corrispondenza del testicolo interessato. Quando queste vene sono dilatate si verifica un reflusso di sangue dall’alto verso il testicolo, che provoca un suo aumento di temperatura e una condizione ambientale sfavorevole per una normale spermatogenesi.

Che cos’è il funicolo spermatico?
Il funicolo spermatico è una sorta di peduncolo o cordone (è infatti noto anche come cordone spermatico), di consistenza molle, del diametro di circa un centimetro e della lunghezza media di 14 centimetri.
Esteso dal lato posteriore del testicolo all’orifizio addominale del canale inguinale, il funicolo spermatico percorre – procedendo dal basso – lo scroto e il canale inguinale.

Anatomia
I testicoli ricevono il sangue dall’arteria genitale (arteria testicolare) attraverso il canale inguinale che mette in comunicazione lo scroto all’addome.
Le vene testicolari (superficiali e profonde) si riuniscono e dopo aver raccolto le vene dell’epididimo, risalgono ed entrano a far parte del funicolo spermatico dove costituiscono il plesso pampiniforme.
Da questo si origina la vena testicolare, che a destra sbocca nella vena cava inferiore, a sinistra invece giunge alla vena renale sinistra.
Tali vene, nell’uomo possono diventare incontinenti e dilatarsi impedendo così il deflusso di sangue venoso dal testicolo verso la parte alta del corpo. Si crea quindi una condizione di reflusso e stasi di sangue verso il testicolo.

Epidemiologia
Interessa circa il 10-20% della popolazione generale maschile, tipicamente tra i 15 e 25 anni. Può insorgere già in età preadolescenziale (riscontro nel 2-2.5% dei ragazzi tra i 7 e i 10 anni) ma l’epoca in cui normalmente si manifesta è quella della maturazione sessuale, tra gli 11 e i 16 anni. Da non sottovalutare, poi, la costituzione del giovane: infatti, il varicocele colpisce con maggior frequenza i soggetti longilinei e di statura elevata.
È interessato soprattutto il testicolo sinistro (95%) e raramente il testicolo destro (5%), ciò a causa delle differenti caratteristiche anatomiche tra le due vie vascolari.

Varicocele: infertilità e sterilità
Il varicocele è piuttosto comune ed è presente in quasi il 40% degli uomini con problemi di fertilità e sterilità. Ecco perché, anche nelle sue forme di minore entità, dovrebbe essere diagnosticato precocemente in età adolescenziale quando ancora non ha avuto il tempo di determinare un danno al testicolo interessato.

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Patogenesi
La patogenesi del varicocele non è tuttora conosciuta; si pensa sia determinato da una congenita debolezza delle pareti venose associata ad una incontinenza delle valvole, la pressione del sangue determinata dalla posizione eretta a lungo andare determina la dilatazione delle vene.
Oltre il 95% delle condizioni di varicocele sono legate ad una situazione idiopatica (le cosiddette forme primarie). E’ possibile che fattori costituzionali, analogamente a quanto si verifica per le vene degli arti inferiori, condizionino una debolezza della parete venosa, con progressivo sfiancamento della stessa; ciò porta ad una conseguente incontinenza valvolare con la comparsa di un reflusso retrogrado ematico caratteristica saliente del varicocele. Va segnalato, tuttavia, che eventuali processi espansivi retroperitoneali o pelvici comprimenti le strutture venose possono causare un ostacolo al deflusso venoso e la comparsa di varicocele (in particolare la comparsa di varicocele in età adulta o in sede destra deve suggerire l’esclusione di eventuali patologie compressive estrinseche – varicocele secondario).

Varicocele idiopatico o secondario
Secondo alcuni ricercatori, il malfunzionamento delle valvole venose (prima tesi) sarebbe causa del cosiddetto varicocele idiopatico. Il varicocele idiopatico è tipico degli adolescenti e degli adulti giovani. Il termine idiopatico, che in ambito medico si associa alle patologie che insorgono senza cause identificabili, fa riferimento al fatto che il motivo per cui si crea il malfunzionamento delle valvole venose rmane tuttora ignoto. Il varicocele idiopatico è, solitamente, un disturbo di lieve entità. Al contrario il blocco a valle delle vene testicolari (seconda tesi) sarebbe all’origine del cosiddetto varicocele secondario. In medicina, una patologia è detta secondaria quando insorge per un problema in altre sedi del corpo (è per esempio secondaria l’ipertensione polmonare che insorge a causa di un tumore a livello toracico che spinge sulle arterie polmonari).
In molti varicoceli secondari, si sospetta che il problema responsabile del blocco al flusso sanguigno sia la presenza di un tumore a livello pelvico o addominale (per esempio un carcinoma renale); tumore che comprime i vasi venosi entro cui dovrebbe riversarsi il sangue preveniente dalle vene testicolari. I varicoceli secondari sono tipici delle persone con più di 40 anni.

A cosa porta un varicocele non trattato?
Il varicocele, se non trattato, può determinare alterazioni della spermatogenesi, indipendentemente dalla sua entità clinica, con vari meccanismi, tra cui:

  • alterazioni termiche del testicolo,
  • stasi venosa con conseguente ipossia,
  • effetto tossico di radicali liberi.

Tali fattori conducono nel tempo ad una diminuzione progressiva e ingravescente della fertilità, causando alterazioni del numero, motilità e morfologia degli spermatozoi. Non sempre però questo si verifica. Ciononostante una diagnosi precoce – come già prima accennato – è fondamentale per seguire l’evolversi della patologia a carico della funzione riproduttiva. Dopo la cura del varicocele (che sia chirurgica o radiologica) la funzionalità e il numero degli spermatozoi mostra un netto miglioramento. I varicoceli più gravi possono comportare a due complicazioni:

  • Atrofia testicolare. In medicina, il termine atrofia fa riferimento a una riduzione della massa di un tessuto o di un organo, provocata dalla diminuzione del volume cellulare (cioè delle cellule che costituiscono il tessuto o l’organo colpito).
    L’atrofia testicolare, quindi, è una riduzione delle dimensioni di uno o di entrambi i testicoli.
    In caso di varicocele, il testicolo interessato è ovviamente quello affetto dal problema ai vasi venosi testicolari.
    Le precise cause scatenanti sono poco chiare. Secondo la teoria più accreditata, a provocare l’atrofia testicolare sarebbe il ristagno di sangue venoso a livello scrotale; in questo sangue, infatti, vi sono tossine e prodotti di scarto prelevati dai tessuti appena irrorati, che, sostando a lungo nello scroto, determinerebbero un danno più o meno grave al testicolo e una riduzione del suo volume.
    Inoltre, sempre per colpa del ristagno di sangue venoso, la circolazione sanguigna arteriosa risulta ostacolata e insufficiente a mantenere in vita tutte le cellule del testicolo con varicocele.
  • Infertilità e sterilità maschile. Come l’atrofia, anche l’infertilità maschile sembrerebbe dovuta al ristagno di sangue nelle vene testicolari. Ciò provocherebbe un anomalo aumento della temperatura attorno ai testicoli; aumento della temperatura che, a lungo andare, pregiudica la formazione dello sperma e le capacità di movimento degli spermatozoi. Sebbene sia una complicanza possibile, l’infertilità maschile da varicocele è un’eventualità assai rara.

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Sintomi
Molte persone con varicocele non accusano nessun sintomo. Quando le dimensioni siano sufficienti a causare sintomi, sostanzialmente si ha: dolore sordo del testicolo, senso gravativo di pesantezza a livello scrotale e problemi di infertilità.
Il dolore associato al varicocele è dovuto all’eccessiva pressione del sangue all’interno delle vene dilatate. Tale aumento pressorio così come il dolore aumentano quando:

  • si sta in piedi per lunghi periodi di tempo;
  • si pratica attività sportiva;
  • si sollevano pesi;
  • fa caldo;
  • è sera;
  • alla fine di un rapporto sessuale.

Il dolore si riduce invece d’intensità quando il paziente si corica a pancia in su.
I segni più frequenti sono vene dilatate palpabili a livello scrotale, descritte come un “sacchetto vermiforme” (la contrazione addominale fa aumentare il volume delle vene), inoltre il testicolo colpito da varicocele può risultare più piccolo rispetto al controlaterale.

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Diagnosi
Generalmente la diagnosi di varicocele viene posta semplicemente con la visita, un’accurata ispezione dello scroto ed un completo esame obiettivo da parte del medico andrologo permette di determinare la presenza di varicosità a livello testicolare. E’ comunque indispensabile una corretta e approfondita valutazione delle cause e dell’entità per le quali non è sufficiente la sola visita clinica. Dal momento che il varicocele può portare ad una compromissione della qualità del liquido seminale è indispensabile uno spermiogramma e un Eco-colorDoppler testicolare, strumento principale nella valutazione del varicocele e soprattutto nelle forme subcliniche di difficile individuazione e definizione fornendo informazioni necessarie all’identificazione e tipizzazione documentando il reflusso venoso.
Solitamente si distinguono 4 livelli di varicocele: I, II, III e IV grado.
L’ecocolordoppler è inoltre indispensabile nel follow-up del soggetto dopo la terapia allo scopo di valutarne il successo o l’eventuale persistenza di reflusso venoso e le modificazioni del volume e del trofismo testicolare.

Terapia
L’indicazione al trattamento della patologia viene data dall’andrologo quando il varicocele è associato ad alterazione della quantità e/o qualità degli spermatozoi o a dolore testicolare. Il trattamento ha come scopo principale quello di migliorare la spermatogenesi o di prevenire un suo deterioramento futuro.
Attualmente esistono due opzioni di trattamento per i soggetti affetti da varicocele:

  • la scleroembolizzazione percutanea;
  • l’intervento chirugico.

Indicazioni principali alla terapia chirurgica sono: alterazione dello spermiogramma o dolore. Esiste un largo consenso al trattamento del varicocele nelle seguenti condizioni: adulti e adolescenti con varicocele sintomatico (dolore); adolescenti con riduzione del volume testicolare sinistro > 2-3 ml rispetto al controlaterale (prevenzione); adolescenti avanzati con varicocele di 3° grado e progressivo deterioramento dei parametri seminali in follow-up di 1-2 anni; maschi partners di coppia infertile da meno di tre anni, con anomalia della qualità seminale inspiegata.
Il controllo dei parametri seminali con spermiogramma andrebbe fatto non prima di 3-4 mesi dall’intervento.

Dopo l’intervento chirurgico
Dopo un intervento chirurgico per il varicocele, è importante evitare rapporti sessuali e masturbuzione per alcune settimane.

Varicocele ed erezione
Né il varicocele, né la terapia chirurgica del varicocele – se ben effettuata – hanno effetti fisici sull’erezione. In alcuni pazienti può determinarsi però una disfunzione erettile da cause psicologiche, a tal proposito leggi anche: Erezione debole o assente da cause psicologiche: cura e rimedi

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Tumore maligno della prostata (carcinoma prostatico): cause, sintomi e terapie

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PROSTATA ANATOMIA POSIZIONE FUNZIONI SIN Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PenePer carcinoma della prostata si intende una categoria diagnostica che annovera le neoplasie maligne che si originano dalle cellule epiteliali della prostata, una ghiandola dell’apparato genitale maschile. Questa neoplasia può dare luogo a metastasi, con predilezione per le ossa e i linfonodi loco-regionali. Il tumore alla prostata può causare dolore, difficoltà alla minzione, disfunzione erettile e altri sintomi.

Eiaculazioni frequenti e cancro alla prostata
Uno studio del 2003 indica che eiaculazioni regolari possono avere un ruolo nella prevenzione del tumore della prostata. Altri studi, tuttavia: non rilevano un’associazione significativa tra i due fattori. Questi risultati hanno comunque contraddetto precedenti studi i quali suggerivano che aver avuto numerosi partner sessuali o comunque un’elevata attività sessuale incrementerebbe il rischio di carcinoma prostatico del 40%. Una differenza chiave può essere che questi precedenti studi definivano l’attività sessuale come il rapporto sessuale, mentre quelli più recenti si sono concentrati più sul numero di eiaculazioni avvenute con o senza rapporti sessuali. Un ulteriore studio risalente al 2004 riporta che: “La maggior parte delle categorie di persone con una elevata frequenza di eiaculazione si sono dimostrate non correlate al rischio di cancro alla prostata. Tuttavia, la frequenza di eiaculazione alta è correlata a diminuzione del rischio totale di cancro alla prostata”. L’abstract della relazione ha concluso che: “I nostri risultati suggeriscono che la frequenza di eiaculazione non è correlata a un aumento del rischio di cancro alla prostata”.

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Cause
Le cause specifiche del cancro alla prostata rimangono ancora sconosciute. I primi fattori di rischio sono comunque l’età e la storia familiare. Il cancro alla prostata è molto raro negli uomini sotto i 45 anni, ma diventa più frequente all’aumentare dell’età. L’età media dei pazienti al momento della diagnosi è di 70 anni. Comunque molti uomini non vengono mai a conoscenza di avere questo tipo di tumore. Gli esami autoptici effettuati su uomini cinesi, tedeschi, israeliani, giamaicani, svedesi e ugandesi, morti per cause differenti, hanno evidenziato la presenza di un cancro alla prostata nel 30% dei casi sotto i 50 anni e nell’80% sopra i 70. Gli uomini che hanno un familiare di primo grado che ha avuto questo tipo di tumore, hanno il doppio del rischio di svilupparlo rispetto agli uomini che non hanno avuto malati in famiglia. Il rischio appare maggiore per gli uomini che hanno un fratello con questo cancro rispetto a quelli che hanno solo il padre.

Sintomi
Un carcinoma della prostata in fase precoce di solito non dà luogo a sintomi. Spesso viene diagnosticato in seguito al riscontro di un livello elevato di PSA durante un controllo di routine. Talvolta, tuttavia, il carcinoma causa dei problemi, spesso simili a quelli che intervengono nella ipertrofia prostatica benigna; essi includono pollachiuria, nicturia, difficoltà a iniziare la minzione e a mantenere un getto costante, ematuria, stranguria. Può anche causare problemi nella funzione sessuale, come difficoltà a raggiungere l’erezione, e eiaculazione dolorosa. In stadio avanzato può causare sintomi addizionali quando si diffonde ad altre parti del corpo. Il sintomo più comune è il dolore osseo, spesso localizzato alle vertebre, alla pelvi o alle costole, e causato da metastasi in queste sedi. La localizzazione vertebrale può indurre compressione al midollo spinale, causando debolezza alle gambe e incontinenza urinaria e fecale.

Screening
Lo screening oncologico è un metodo per scoprire tumori non diagnosticati. I test di screening possono indurre a ricorrere a esami più specifici, come la biopsia. Le scelte diagnostiche di screening nel caso del tumore della prostata comprendono l’esame rettale e il dosaggio del PSA. È controversa la validità degli esami di screening, poiché non è chiaro se i benefici che ne derivano sopravanzino i rischi degli esami diagnostici successivi e della terapia antitumorale. Il tumore della prostata è un tumore a crescita lenta, molto comune fra gli uomini anziani. Infatti in maggioranza i tumori della prostata non crescono abbastanza per dare luogo a sintomi, e i pazienti muoiono per cause diverse. Il dosaggio del PSA può svelare questi piccoli tumori che non avrebbero altrimenti avuto modo di manifestarsi; uno screening del genere può quindi condurre a un numero eccessivo di diagnosi, con la relativa sequela di test ulteriori e di terapie. La biopsia può causare dolore, sanguinamento e infezioni; le terapie possono causare incontinenza urinaria e disfunzioni erettili. Dunque è essenziale che vengano considerati i rischi e i benefici prima di intraprendere uno screening utilizzando il dosaggio del PSA. In genere gli screening iniziano dopo i 50 anni di età, ma possono essere proposti prima negli uomini di colore e in quelli con una forte storia familiare di tumori alla prostata

Esame rettale
L’esame rettale digitale è una procedura in cui l’esaminatore inserisce un dito guantato e lubrificato nel retto del paziente, allo scopo di valutare le dimensioni, la forma e la consistenza della prostata: zone irregolari, dure o bozzolute devono essere sottoposte a ulteriori valutazioni, perché potrebbero essere indicative di tumore. L’esame rettale è in grado di valutare solo la parte posteriore della prostata, ma fortunatamente l’85% dei tumori ha origine proprio in questa parte. In genere dà modo di apprezzare tumori già in stadio avanzato. Non è mai stato dimostrato che, come unico test di screening, l’esame rettale sia in grado di ridurre il tasso di mortalità.

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Dosaggio del PSA
Il dosaggio del PSA misura il livello ematico di un enzima prodotto dalla prostata. Livelli di PSA sotto 4 ng/mL (nanogrammi per millilitro) sono generalmente considerati normali, mentre livelli sopra i 4 ng/mL sono considerati anormali (sebbene negli uomini oltre i 65 anni livelli fino a 6,5 ng/mL possono essere accettabili, in dipendenza dai parametri di riferimento di ciascun laboratorio). Livelli di PSA tra 4 e 10 ng/mL indicano un rischio di tumore più alto del normale, ma il rischio stesso non sembra direttamente proporzionale al livello. Quando il PSA è sopra i 10 ng/mL, l’associazione col tumore diventa più forte, tuttavia quello del PSA non è un test perfetto.

La valutazione del PSA può essere effettuata anche a casa, usando un test pratico ed affidabile come quello consigliato dal nostro Staff medico: http://amzn.to/2nV1m4h

Alcuni uomini con tumore prostatico in atto non hanno livelli elevati di PSA, e la maggioranza di uomini con un elevato PSA non ha un tumore. Oggi è possibile dosare un ulteriore marcatore per il carcinoma prostatico, il PCA3 (prostate cancer gene 3); l’iperespressione di questo gene (valutabile mediante dosaggio del mRNA nelle urine) è strettamente associata alla trasformazione maligna delle cellule della prostata. Il dosaggio è quindi particolarmente utile nei pazienti già sottoposti a biopsia, per predire l’evoluzione del tumore. Per approfondire leggi anche: PSA totale e free alto: capire i risultati dell’esame e rischio di tumore alla prostata

Cistoscopia e biopsia
Quando si sospetta un carcinoma prostatico, o un esame di screening è indicativo di un rischio aumentato, si prospetta una valutazione più invasiva. L’unico esame in grado di confermare pienamente la diagnosi è la biopsia, ossia l’asportazione di piccoli frammenti di tessuto per l’esame al microscopio. Tuttavia, prima che alla biopsia, si può ricorrere a metodiche meno invasive per raccogliere informazioni riguardo alla prostata e al tratto urinario: la cistoscopia mostra il tratto urinario a partire dall’interno della vescica usando un piccolo endoscopio inserito nell’uretra; l’ecografia transrettale disegna un’immagine della prostata tramite gli ultrasuoni emessi da una sonda inserita nel retto. Se si sospetta un tumore si ricorre alla biopsia. Con essa si ottengono campioni di tessuto dalla prostata tramite il retto: una pistola da biopsia inserisce e quindi rimuove speciali aghi a punta cava (di solito da tre a sei per ogni lato della prostata) in meno di un secondo. I campioni di tessuto vengono quindi esaminati al microscopio per determinare la presenza di tumore, valutarne gli aspetti istomorfologici (grading secondo il Gleason score system). In genere le biopsie prostatiche vengono eseguite ambulatorialmente e di rado richiedono l’ospedalizzazione. Il 55% degli uomini riferisce malessere durante la procedura. Uno studio portato a termine nel 2003 dall’Istituto scientifico universitario San Raffaele ha dimostrato l’efficacia dell’utilizzo della tomografia a emissione di positroni (PET) con il tracciante C-Colina, come esame per individuare recidive del tumore alla prostata. Questo esame è consigliato nei pazienti che hanno già subito un trattamento radicale del tumore e a cui si è rilevato un valore del marcatore PSA tale da far pensare a una ripresa della malattia. Grazie alla PET è possibile, inoltre, differenziare una diagnosi di cancro alla prostata da una iperplasia benigna, da una prostatite cronica e da un tessuto prostatico sano.

Stadiazione
Una parte importante della valutazione diagnostica è la stadiazione, ossia il determinare le strutture e gli organi interessati dal tumore. Determinare lo stadio aiuta a definire la prognosi e a selezionare le terapie. Il sistema più comune è il sistema a quattro stadi TNM (abbreviazione da Tumore/LinfoNodi/Metastasi), che prevede di considerare le dimensioni del tumore, il numero di linfonodi coinvolti e la presenza di metastasi.
La distinzione più importante operata da qualsiasi sistema di stadiazione è se il tumore è o meno confinato alla prostata. Diversi esami sono disponibili per evidenziare una valutazione in questo senso, e includono la TAC per valutare la diffusione nella pelvi, la scintigrafia per le ossa, e la risonanza magnetica per valutare la capsula prostatica e le vescicole seminali.

I risultati possono poi essere classificati grazie alla stadiazione TNM o di Whitmore-Jewett:

Classificazione TNM
Stadio Descrizione
T1a tumore in meno del 5% del parenchima (corrisponde allo stadio A1 di WJ).
T1b tumore in più del 5% del parenchima.
T1c come 1b + PSA elevato (questi 2 stadi corrispondono allo stadio A2 di WJ)
T2a coinvolge 1 lobo (comprende gli stadi B1 e B2 di WJ)
T2b coinvolge entrambi i lobi (stadio B3 di WJ)
T3a oltrepassa la capsula prostatica da un solo lobo (stadio C1 di WJ)
T3b oltrepassa la capsula da entrambi i lobi
T3c invade le vescichette seminali (stadio C2 di WJ)
T4 invade organi adiacenti (stadio D di WJ, diviso in ormono-sensibile e insensibile)
N1a metastasi linfonodali non rilevabili
N1b una sola minore o uguale a 2 cm
N1c una sola fra 2 e 5 cm
N2a oltre 5 cm o multiple
MX metastasi a distanza non rilevabili
M0 assenza di metastasi a distanza
M1a linfonodi extraregionali
M1b scheletro
M1c altri siti

Dopo una biopsia prostatica, un patologo esamina il campione al microscopio. Se è presente un tumore il patologo ne indica il grado; questo indica quanto il tessuto tumorale differisce dal normale tessuto prostatico, e suggerisce quanto velocemente il tumore stia crescendo. Il grado di Gleason assegna un punteggio da 2 a 10, dove 10 indica le anormalità più marcate; il patologo assegna un numero da 1 a 5 alle formazioni maggiormente rappresentate, poi fa lo stesso con le formazioni immediatamente meno comuni; la somma dei due numeri costituisce il punteggio finale. Il tumore è definito ben differenziato se il punteggio è fino 4, mediamente differenziato se 5 o 6, scarsamento differenziato se maggiore di 6.

Sistema di gradi secondo Gleason
Grado Descrizione
Grado 1: altamente differenziato
Grado 2: ben differenziato:
Grado 3: moderatamente differenziato
Grado 4: scarsamente differenziato
Grado 5: altamente indifferenziato (cellule infiltranti)

Un’appropriata definizione del grado di malignità del tumore è di importanza fondamentale, in quanto uno dei fattori utilizzati per guidare le scelte terapeutiche.

Terapia
La terapia del carcinoma prostatico può comprendere: l’osservazione in assenza di trattamento, la chirurgia, la radioterapia, gli ultrasuoni focalizzati ad alta intensità HIFU, la chemioterapia, la criochirurgia, la terapia ormonale, o una combinazione di queste. La scelta dell’opzione migliore dipende dallo stadio della malattia, dal punteggio secondo la scala Gleason, e dai livelli di PSA. Altri fattori importanti sono l’età del paziente, il suo stato generale, e il suo pensiero riguardo alla terapia proposta e agli eventuali effetti collaterali. Poiché tutte le terapie possono indurre significativi effetti collaterali, come le disfunzione erettile e l’incontinenza urinaria, discutere col paziente circa la possibile terapia spesso aiuta a bilanciare gli obiettivi terapeutici coi rischi di alterazione dello stile di vita.
Se il tumore si è diffuso esternamente alla prostata, le opzioni terapeutiche cambiano. La terapia ormonale e la chemioterapia sono spesso riservate ai casi in cui la malattia si è estesa esternamente alla prostata; tuttavia esistono delle eccezioni: la radioterapia può essere impiegata per alcuni tumori in fase avanzata, e la terapia ormonale per alcuni in fase precoce. La crioterapia, la terapia ormonale e la chemioterapia possono inoltre essere utilizzate se il trattamento iniziale fallisce e il tumore progredisce.

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Osservazione
L’osservazione, una “sorveglianza attiva”, prevede il regolare monitoraggio della malattia in assenza di un trattamento invasivo. Spesso vi si ricorre quando si riscontra, in pazienti anziani, un tumore in stadio precoce e a crescita lenta. Può essere consigliabile anche quando i rischi connessi alla chirurgia, alla radioterapia, o alla terapia ormonale sopravanzino i possibili benefici. Si possono intraprendere gli altri trattamenti se si manifestano sintomi, o se appaiono indizi di un’accelerazione nella crescita del tumore. La maggioranza degli uomini che optano per l’osservazione di tumori in stadi precoci vanno incontro alla possibilità di manifestare segni di progressione del tumore, ed entro tre anni hanno necessità di intraprendere una terapia. Sebbene tale scelta eviti i rischi connessi alla chirurgia e alle radiazioni, il rischio di metastasi si può innalzare. I problemi di salute connessi all’avanzare dell’età durante il periodo di osservazione possono anch’essi complicare la chirurgia e la radioterapia.

Chirurgia
La rimozione chirurgica della prostata, o prostatectomia, è un trattamento comune sia per i tumori prostatici in stadi precoci, sia per i tumori non rispondenti alla radioterapia. Il tipo più comune è la prostatectomia retropubica radicale, in cui si rimuove la prostata tramite un’incisione addominale. Un altro tipo è la prostatectomia perineale radicale, in cui l’incisione è praticata a livello del perineo, la regione fra lo scroto e l’ano. La prostatectomia può risolvere, a cinque anni, circa il 70% dei casi di tumore della prostata; tassi di sopravvivenza più alti si sono trovati con un Gleason score inferiore a 3.
La prostatectomia radicale è stata tradizionalmente usata come unico trattamento per un tumore di piccole dimensioni. Tuttavia cicli di terapia ormonale prima della chirurgia possono migliorare le percentuali di successo, e sono correntemente oggetto di studio. La chirurgia può essere intrapresa anche quando il tumore non risponde alla radioterapia, tuttavia, poiché le radiazioni causano modifiche dei tessuti, in questa situazione aumentano i rischi di complicazioni.
Da uno studio comparativo condotto nel 2009 su un totale di 8.837 interventi di chirurgia radicali per tumore alla prostata, l’incidenza dell’incontinenza urinaria e impotenza, ha evidenziato che:

  • Chirurgia con robot/laparoscopia:
    • 15,9% di incontinenza urinaria
    • 26,8% di impotenza e disfunzioni erettili.
  • Chirurgia classica-tradizionale a “cielo aperto”:
    • 12,2% di incontinenza urinaria
    • 19,2% di impotenza e disfunzioni erettili.

La resezione transuretrale della prostata è una procedura chirurgica messa in atto quando l’uretra è ostruita a causa dell’ingrossamento prostatico; generalmente è riservata alle malattie prostatiche benigne e non è intesa come trattamento definitivo del tumore. Consiste nell’inserimento nell’uretra di un piccolo endoscopio, tramite il quale, con apposito strumento, si taglia via la parte di prostata che occlude il lume.

Prostatectomia radicale, nervi e disfunzione erettile
La prostatectomia radicale è molto efficace per i tumori limitati alla prostata, tuttavia può causare danni ai nervi in grado di alterare significativamente la qualità della vita dei pazienti. I nervi deputati all’erezione e alla minzione sono immediatamente adiacenti con la prostata, per cui le complicazioni più importanti sono l’incontinenza urinaria e l’impotenza. Circa il 40% degli uomini residuano incontinenza urinaria, di solito sotto forma di perdite quando starnutiscono, tossiscono o ridono. L’impotenza è anch’essa un problema comune: sebbene la sensibilità sul pene e la capacità di raggiungere l’orgasmo rimangano intatte, l’erezione e l’eiaculazione sono spesso compromesse; farmaci come il sildenafil (Viagra), il tadalafil (Cialis), o il vardenafil (Levitra) possono ristabilire un certo grado di potenza. In alcuni uomini con tumori più piccoli, una tecnica chirurgica meno invasiva può essere d’aiuto per evitare queste complicazioni.

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Cure palliative
Una cura palliativa per i tumori prostatici in fase avanzata è rivolta al migliorare la qualità della vita attenuando i sintomi delle metastasi. La chemioterapia può utilizzarsi per ridurre la progressione della malattia e procrastinarne i sintomi. Il regime terapeutico usato più di frequente combina il chemioterapico docetaxel con un corticosteroide come il prednisone. I bifosfonati come l’acido zoledronico si sono dimostrati in grado di posticipare le complicazioni a carico dello scheletro come le fratture inoltre inibiscono direttamente la crescita delle cellule neoplastiche. L’utilizzo della radioterapia in pazienti con metastasi di carcinoma prostatico refrattarie alla terapia ormonale. Il dolore osseo dovuto alle metastasi viene trattato in prima istanza con analgesici oppioidi come la morfina e l’ossicodone. La radioterapia a fascio esterno diretta sulle metastasi ossee assicura una diminuzione del dolore ed è indicata in caso di lesioni isolate, mentre la terapia radiometabolica è impiegabile nella palliazione della malattia ossea secondaria più diffusa.

Prognosi
Nelle società occidentali i tassi di tumori della prostata sono più elevati, e le prognosi più sfavorevoli che nel resto del mondo. Molti dei fattori di rischio sono maggiormente presenti in Occidente, tra cui la maggior durata di vita e il consumo di grassi animali. Inoltre, dove sono più accessibili i programmi di screening, v’è un maggior tasso di diagnosi. Il tumore della prostata è il nono più frequente tumore nel mondo, e il primo, a parte i tumori cutanei, negli Stati Uniti per quanto riguarda gli uomini, dove nel 2005 ha colpito il 18% degli uomini, e causa di morte per il 3%. In Giappone, il tasso di morte per tumore della prostata era da un quinto alla metà rispetto agli Stati Uniti e all’Europa negli anni novanta; in India nello stesso periodo metà delle persone con tumore della prostata non invasivo morivano entro dieci anni. Gli afroamericani contraggono il tumore e ne muoiono 50-60 volte più frequentemente rispetto agli uomini di Shanghai, Cina. In Nigeria il 2% degli uomini sviluppano tumore prostatico e il 64% di essi muoiono entro due anni. Nei pazienti sottoposti a trattamento gli indicatori prognostici più importanti sono lo stadio di malattia, i livelli pre-terapia di PSA e l’indice di Gleason. In generale maggiore il grado e lo stadio peggiore è la prognosi. Si può ricorrere ad algoritmi per calcolare il rischio stimato in un determinato paziente. Le predizioni sono basate sull’esperienza su ampi gruppi di pazienti affetti da tumori in vari stadi.

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Ossido nitrico: cos’è, a che serve e dove trovarlo?

MEDICINA ONLINE INTEGRATORE ALIMENTARE DIETA DIETARY SUPPLEMENT COMPLEMENT ALIMENTAIRE SUPLEMENTO DIETETICO NahrungsergänzungsmittelIl monossido di azoto (anche chiamato “ossido nitrico” o “NO”; in inglese “nitric oxide”) è un gas incolore; nel corpo umano il monossido di azoto (NO) rappresenta un importante neurotrasmettitore con effetto vasodilatante. E’ quindi un potente vaso-dilatatore, utilizzato per la terapia dell’ipertensione polmonare, in particolare nei neonati affetti da insufficienza respiratoria ipossemica. E per questa caratteristica viene indicato come un fattore di rilascio endotelio-derivato, sigla inglese EDRF. Il NO viene sintetizzato a partire da ossigeno ed arginina grazie all’azione degli enzimi NO-sintasi ed attraverso una reazione multifasica e molto complessa.

Funzioni
Il NO possiede la capacità di penetrare attraverso le membrane e le barriere di tutti i micro-organismi (batteri, virus, funghi, parassiti), e tra cui le nostre cellule, dato che fra l’altro non possiede carica elettrica e può quindi muoversi liberamente sia all’interno che all’esterno di esse. Esso va ad intervenire in diversi meccanismi:

  • sulla muscolatura liscia dei vasi sanguigni provocando vasodilatazione con conseguente aumento del flusso ematico e funzione omeostatica;
  • va ad inibire anche l’adesione e l’aggregazione piastrinica;
  • viene sintetizzato dai macrofagi durante la risposta immune e può contribuire ad un diretto effetto battericida;
  • è importante per l’erezione del pene e per contrastare la disfunzione erettile;
  • ha un ruolo nel ciclo di crescita del capello.

Meccanismo di azione
Il monossido nitrico (NO) ha come bersaglio primario un enzima detto l’enzima guanilato ciclasi. Questo enzima dal guanosin-trifosfato (Guanosin Tri Posfato) – GTP genera il Guanosin Mono Posfato Ciclico – GMPc.  Il Guanosin Mono Posfato Ciclico – GMPc attiva a valle la protein-chinasi GMPc-dipendente (PKG), la quale fosforila proteine contrattili e strutturali della cellula come la calponina, il fosfolambano e la tropomiosina rendendole sensibiliti alle azioni degli ioni calcio, i principali responsabili della contrazione delle cellule muscolari. La PKG ha anche un ‘ altra azione : fosforila i recettori dell’IP3 (Inositolo trifosfato) situati sulla superficie dell’SR (reticolo sarcoplasmatico della cellula muscolari lisce che costituiscono la parete del vaso sanguigno dette cellule endoteliali ), impedendone l’aggancio con l’IP3: ciò impedisce il rilascio del calcio dall’SR o dall’ER, inibendo la contrazione della muscolatura liscia (generalmente elevata in tale tipo di tessuto) e inducendone quindi il rilassamento.

I benefici della vasodilatazione
Con “vasodilatazione” si intende un aumento del calibro dei vasi sanguigni conseguente al rilassamento della muscolatura liscia dei vasi sanguigni, in particolare delle arterie, delle arteriole e delle vene di grande calibro. Come diretta conseguenza avremo anzitutto un aumento del lume dei vasi e, soprattutto per le arteriole,una diminuzione della pressione arteriosa. A livello sportivo la cosa è sicuramente favorevole: durante l’attività fisica assistiamo difatti ad un aumento della pressione arteriosa per via delle maggiori richieste di ossigeno e nutrienti al muscolo. I processi di vasodilatazione permettono quindi, a parità di pressione, di assicurare lo stesso quantitativo di molecole richieste. Ma questo non è l’unico aspetto benefico, difatti negli sport anaerobici lattacidi il corpo deve far fronte ad un’altra necessità, ossia quella di smaltire l’acido lattico prodotto, un aumento del lume dei vasi permette quindi di svolgere più efficacemente anche questo meccanismo. Dunque all’atto pratico possiamo riassumere i benefici della vasodilatazione in questi punti:

  • aumento della prestazione aerobica grazie al maggior apporto di ossigeno;
  • aumento della prestazione anaerobica grazie al maggior tasso di smaltimento di lattato;
  • aumento della prestazione in generale e del recupero grazie al maggior apporto di nutrienti;
  • maggiore efficacia dell’erezione del pene.

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Ossido Nitrico (NO): in quali alimenti trovarlo?

1. Cacao in polvere
I flavonoli del cacao sono noti per migliorare il flusso di sangue andando ad attivare il sistema nitrico (nitric oxide system). Questi sono presenti anche in tè e vino rosso ma in misura ridotta, il che porta il cacao ad esserne la fonte più intelligente da usare per questo fine (questo non vuol dire ingozzarsi di cioccolata prima del workout). Altro punto, già che abbiamo citato il vino rosso, l’alcol è un vasodilatatore, ma anche qui non mi soffermo a spiegare il perché non sia una mossa intelligente bere prima di provare il massimale di panca. Il dosaggio ottimale è di 500-1000mg/die di flavoni (circa 27 gr di cioccolato fondente con alte % di cacao).

2. Spinaci e Barbabietole
Spinaci e Barbabietole ricchi di nitrati sono effettivamente un ottimo alimento da consumare nel preworkout (e, come vedremo, anche dopo). Qui tolgo subito un dubbio, i nitrati non sono dannosi di per sé, la problematica è che possono convertirsi in nitriti, e quelli si, sono da evitare. Il primo studio citato, tra l’altro, parla anche di mele ricche di flavonoli, qui si ritorna al primo punto. Per il discorso barbabietole ci sono ottime evidenze di un loro beneficio soprattutto in sport di endurance come il running. Il dosaggio consigliato di nitrati è di c.ca 6.4-12.8mg/kg (approssimativamente 500 gr di Barbabietole).

Ossido Nitrico (NO): In quali integratori trovarlo?

1. Vitamine C ed E
le vitamine C e la E, agendo come antiossidanti, intervengono attenuando il danno ossidativo cui son soggetti i NOS (ossido nitrico sintetasi) permettendo quindi, indirettamente, una loro migliore operatività. Per il dosaggio in questi casi mi atterrei ai 2 gr/die di vitamina C ripartita in piccole assunzioni durante la giornata e 15 mg (22.4IU c.ca) per la vitamina E. Non si tratta di integratori specifici per la vasodilatazione, possono dare una mano in via indiretta (e influire forse un minimo) e come tali li utilizzerei.

2. L-Citrullina
Si tratta di un metabolita intermedio del ciclo dell’urea. I NO-sintasi, abbiamo visto, sintetizzano ossido nitrico a partire da Arginina ed ossigeno, ebbene la prima viene inizialmente trasformata in Citrullina, dunque quali sono gli effetti della supplementazione di Citrullina? Non stupisce che si abbia un aumento dell’ossido nitrico, lo vediamo in diversi studi dove si utilizza sia la forma L che quella Malato. Le dosi utilizzate in questo caso sono state di 5-6 gr.

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3. Ginko Biloba
Oltre ai suoi benefici in termini di stress fisico e mentale, il Ginko Biloba comporta anche una risposta di vasodilatazione. Quest’azione è dovuta sia ad un aumento del rilascio o neuronale di fattori endogeni rilassanti , sia tramite inibizione dell’enzima COMT. In generale ha un effetto benefico sulla circolazione, nonchè proprietà antiossidanti. Il dosaggio è di 120-240mg, da prendere assieme ad un pasto (pre o postworkout per esempio).

4. Arginina
Il principale meccanismo di azione attraverso cui la supplementazione di arginina influenza la salute dell’apparato circolatorio è il suo ruolo di substrato per i NOS per produrre Ossido Nitrico e la conseguente produzione di GMP intracellulare (il discorso vale anche per la Citrullina che anzi, si rivela una scelta migliore e più efficace in questi termini). Tuttavia gli studi sull’assuzione di L-arginina (su atleti in salute) sono discordi. In determinati casi i biomarkers del metabolismo del NO sono aumentati, in altri non vi sono state sostanziali modifiche. Il dosaggio è di 3-6 gr da 1 a 3 volte al giorno (nel caso si intenda mantenerne alti i livelli durante la giornata). Tuttavia, ripeto di nuovo, la citrullina si è dimostrata più efficace per raggiungere i risultati sopra visti e l’arginina, anche nelle forme più biodisponibili, si può considerare un supplemento tutto sommato superato e ormai poco utilizzato. Non vi sono state influenze (ed anche questo vale per la citrullina) nei confronti degli ADMA (antagonisti dei NOS), non sembra esservi quindi tale meccanismo di azione per i due supplementi.

Quando assumere questi integratori nello sport?
Da una parte gli effetti in acuto suggerirebbero un assunzione nel preworkout. In tal senso è ottima la combinazione con delle fonti di carboidrati e delle whey (insulinogeniche) che amplieranno l’effetto vasodilatatorio durante l’allenamento. Un altro momento è il postworkout, quando l’effetto “pump” tende a perdersi pian piano, si può andare ad intervenire per favorire il recupero muscolare. L’aspetto pi importante però, a mio avviso, è quello di approcciarsi a questi supplementi come un valido aiuto in termini di salute cardiocircolatoria (non si sottovaluti l’incidenza di problematiche quali TOS/sindrome dello stretto toracico superiore negli sport di sollevamento pesi). L’ideale è dunque un’assunzione in cronico, va bene allora l’integrazione nel peri-workout come abbiamo visto, però è molto più logico includere nella propria dieta alimenti come spinaci, barbabietole.

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