Virus e virioni: cosa sono, come sono fatti, come funzionano e come si riproducono

medicina-online-dott-emilio-alessio-loiacono-medico-chirurgo-roma-virus-virioni-cosa-sono-fatti-replicazio-riabilitazione-nutrizionista-infrarossi-accompagno-commissioni-cavitazione-radiofrequenza-eco

Un virus batteriofago

I virus sono entità biologiche elementari con caratteristiche di parassita obbligato cioè sono capaci di moltiplicarsi soltanto all’interno di una cellula ospite da loro infettata; non sono vere cellule, sono particelle subcellulari, prive cioè di una struttura cellulare, Per le loro ridotte dimensioni, che variano dai 17 ai 3000 nanometri, i virus possono essere osservati soltanto al microscopio elettronico. Uno dei più noti RNA virus è il retrovirus HIV, responsabile della sindrome da immunodeficienza acquisita, o AIDS.

Leggi anche: Sesso e AIDS: l’HIV si trasmette anche tramite il rapporto orale

Come sono fatti i virus?

Tutti i virus sono costituiti da un involucro proteico (capside) formato da tante subunità (capsomeri) di una stessa proteina. Alcuni virus possiedono all’esterno del capside uno strato di protezione lipidico che il virus asporta dalla membrana della cellula infettata, quando, alla fine del ciclo infettivo, la cellula si rompe e libera le nuove unità di virus replicatesi. All’interno dell’involucro vi è un acido nucleico, che può essere DNA o RNA. I virus sono classificati, secondo il tipo di acido nucleico presente, in DNA virus o RNA virus. In base agli organismi che vanno a infettare, si possono dividere in virus veri e propri, che possono infettare cellule eucarioti, e in virus batteriofagi o fagi, che infettano cellule procarioti batteriche. I virus veri e propri hanno generalmente forma di icosaedro (un poliedro a venti facce) e includono i virus del raffreddore, delle verruche, della poliomielite. I virus parassiti di cellule vegetali hanno invece per lo più forma allungata o sferica. I fagi hanno una struttura più complessa, in cui si possono riconoscere cinque parti, costituite da altrettante proteine: testa, stilo, guaina contrattile, piastra basale, fibre della coda.

Leggi anche: Sistema immunitario, immunità innata e specifica: riassunto, schema e spiegazione

Cosa sono i virioni?

Quando non si trovano all’interno di una cellula infetta o nella fase di infettarne una, i virus esistono in forma di particelle indipendenti. Queste particelle virali, note anche come virioni, sono costituite da due o tre parti:

  1. il materiale genetico costituito da DNA o RNA, lunghe molecole che trasportano le informazioni genetiche;
  2. un rivestimento proteico, chiamato capside, che circonda e protegge il materiale genetico;
  3. una sacca di lipidi che circonda il rivestimento proteico quando sono fuori dalla cellula.

Le forme di queste particelle di virus vanno da semplici forme elicoidali e icosaedriche per alcune specie di virus, fino a strutture più complesse per altre. La maggior parte delle specie di virus possiedono virioni che sono troppo piccoli per essere visti con un microscopio ottico. In media il virione ha una dimensione di circa un centesimo della dimensione media di un batterio.

Leggi anche: Anticorpi: (immunoglobuline): tipi, caratteristiche e funzioni

Cicli infettivi

I virus si riproducono solo all’interno di una cellula ospite: l’involucro proteico è specializzato per legarsi a un dato gruppo molecolare sulla superficie di una specifica cellula ospite. Alcuni virus ­ per esempio i fagi ­ iniettano nella cellula ospite solo l’acido nucleico virale; in altri casi, il virus penetra interamente nella cellula e successivamente si libera dell’involucro, che può essere digerito dagli enzimi dell’ospite. Il materiale genetico del virus si integra con quello dell’ospite, che è costretto in questo modo a “leggere” anche le informazioni genetiche virali e a produrre quindi i diversi componenti virali che verranno poi assemblati rapidamente; i nuovi virus fuoriescono dalla cellula, distruggendola, e invadono le cellule vicine. In alcuni DNA virus, il doppio filamento di DNA iniettato nella cellula viene duplicato immediatamente e il processo si conclude con la disgregazione, o lisi, della cellula e la formazione dei nuovi virus (ciclo litico). In altri virus, il DNA integrato in quello dell’ospite rimane quiescente per un certo tempo, partecipando inattivamente alla crescita e alla divisione della cellula (ciclo lisogenico); solo successivamente avvia un ciclo litico con la distruzione della cellula. Negli RNA virus il materiale genetico, prima di poter essere introdotto nella cellula ospite, deve essere copiato in una molecola di DNA: questo avviene mediante un enzima, detto trascrittasi inversa.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Ovaio: anatomia, funzioni e patologie in sintesi

MEDICINA ONLINE OVAIO TUBE FALLOPPIO GENITALI FEMMINILI MICROCISTICO MICROPOLICISTICO POLICISTICO CISTI MULTIFOLLICOLARE
Le ovaie (ovaio destro e sinistro) sono le ghiandole sessuali (gonadi) femminili, quindi l’uomo non le possiede (l’equivalente maschile sono i testicoli).
Si tratta di ghiandole di forma ovalare, di dimensioni variabili da 2,5 a 5 cm a seconda della fase del ciclo ovario e con un peso oscillante tra i 5 e i 10 grammi.
Le ovaie sono situate ai lati dell’utero, in prossimità delle pareti laterali della pelvi femminile. Le ovaie sono importanti sia dal punto di vista riproduttivo, in quanto producono le cellule germinali femminili o ovociti, sia dal punto di vista endocrinologico, in quanto secernono ormoni. L’ovario è rivestito esternamente da un epitelio superficiale, il quale è fragile e sottile ma ha un’elevata capacità rigenerativa, utile in seguito alla deiscenza del follicolo; questo epitelio poggia su uno strato connettivale denso detto falsa albuginea che delimita il parenchima dell’organo.
L’ovaio è composto da una regione centrale, detta midollare, e una più esterna, detta corticale. Nella regione corticale avviene la maturazione dei follicoli, che sono delle piccole strutture rotondeggianti contenenti ciascuno una cellula uovo.
Il processo di maturazione dei follicoli parte ad ondate. Contemporaneamente più follicoli iniziano il processo maturativo ma, tra tutti, solo uno riuscirà ad arrivare alla maturazione finale raggiungendo lo stadio di follicolo graafiano e solo quest’ultimo potrà liberare la cellula uovo. La cellula uovo, infine, potrà essere fecondata da uno spermatozoo e formare uno zigote che si impianterà nell’utero e che, evolvendo in embrione, darà inizio ad una gravidanza: questa è la principale funzione dell’ovaio.

Ovaio ed ormoni
Come prima accennato, l’ovaio – oltre alla funzione riproduttiva – svolge anche un’altra importante funzione: quella di produrre gli ormoni sessuali femminili (estrogeniprogesterone) importantissimi nella modulazione del ciclo mestruale. Pertanto il ciclo ovarico e il ciclo mestruale sono due entità nettamente differenti ma strettamente interconnesse tra di loro. L’insieme dei meccanismi ormonali che regolano il ciclo ovarico e quindi quello mestruale è molto complesso; i centri endocrini adibiti alla regolazione dei cicli sono posti nel cervello e sono l’ipotalamo e l’ipofisi.
Nell’ipotalamo vi è un centro neuroendocrino (il nucleo arcuato) che produce, ciclicamente e ad impulsi, una sostanza che determina il rilascio di ormoni, ovvero il GnRH (Gonadotropin-Releasing Hormone).
Il GnRH agisce su un’altra ghiandola endocrina (l’ipofisi) stimolando la sintesi di due ormoni detti gonadotropine (chiamate rispettivamente LH ed FSH) che a loro volta agiscono sull’ovaio determinando la maturazione dei follicoli e la sintesi di ormoni sessuali. Gli ormoni sessuali, a loro volta, agiscono sull’ipotalamo e sull’ipofisi regolandone e modulandone l’attività.
Si tratta, pertanto, di un complesso meccanismo di interazioni, stimolatorie e inibitorie, per il cui corretto funzionamento è richiesta una completa sincronizzazione di tutte le componenti coinvolte.

Leggi anche:

Vasi e nervi
L’ovario ha una duplice irrorazione arteriosa:

  • Arteria ovarica: che origina dall’aorta discendente in prossimità della seconda vertebra lombare.
  • Rami ovarici dell’arteria uterina.

Le vene ovariche sono riunite in un plesso pampiniforme che a destra si scarica nella vena cava inferiore, a sinistra raggiunge la vena renale.
L’innervazione è costituita prevalentemente da fibre simpatiche, tuttavia sono presenti anche fibre parasimpatiche e sensitive.

Condizioni e patologie più diffuse
Proprio per la complessità di questi meccanismi è facile che insorgano dei problemi che, però, nella maggior parte dei casi, sono da considerare più che altro dei piccoli discostamenti da una condizione di perfetta normalità e non delle vere e proprie condizioni patologiche. Tra queste piccole alterazioni vanno ricordate la sindrome premestruale, che è data dall’insieme dei sintomi (irritabilità, cambiamenti d’umore, cefalea, gonfiore mammario) che compaiono in alcune donne durante il ciclo mestruale e la dismenorrea, cioè la presenza di mestruazioni così dolorose da impedire, nei giorni di flusso mestruale, anche le più banali attività quotidiane.
Altre condizioni parafisiologiche (ma che a volte possono essere anche una spia di vere e proprie patologie sottostanti) sono le irregolarità mestruali, mentre la mancanza di flussi mestruali per più di 6 mesi (amenorrea), in determinate fasce d’età, è sempre espressione di una condizione patologica.
La sindrome dell’ovaio policistico è un’altra patologia ovarica molto frequente caratterizzata da irregolarità mestruali, irsutismo e obesità che si accompagnano a altre disfunzioni metaboliche come l’aumento del colesterolo e dei trigliceridi.
Infine, anche per l’ovaio, come per tutte le altre ghiandole endocrine esiste la possibilità di sviluppo di tumori (tumori dell’ovaio) che possono avere un’aggressività clinica e una malignità variabile da caso a caso.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Differenza tra riproduzione sessuata e asessuata

MEDICINA ONLINE SPERMA LIQUIDO SEMINALE PENIS VARICOCELE HYDROCELE IDROCELE AMORE DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA LOVE COUPLE FRINEDS LOVCon “riproduzione” si intende la generazione di nuovi individui tramite la divisione cellulare. bisogna distinguere pero riproduzione sessuata e asessuata.

La riproduzione asessuata è più semplice e avviene senza organi riproduttivi, appartiene per lo più a organismi poco sviluppati. gli esempi sono molteplici: la gemmazione con l’Idra, la talea con il Geranio o gli stoloni con le fragole.
In tutti questi casi comunque gli individui generati sono geneticamente uguali al genitore.

La riproduzione sessuata, quella che avviene nei mammiferi e quindi anche negli esseri umani, è molto più complessa e necessita l’unione di due cellule dette gameti. Il gamete maschile si chiama spermatozoo e quello femminile ovulo, essi possedendo un corredo genetico dimezzato (quindi di soli 23 cromosomi) vanno a generare, attraverso un processo di fecondazione, uno zigote. Esso avrà di conseguenza il coretto numero di cromosomi e in seguito tramite la divisione cellulare andrà a generare individui geneticamente diversi da genitori. Questa riproduzione, nonostante la sua complessità, è la più diffusa in particolare tra gli organismi pluricellulari. Questo perché a differenza della riproduzione asessuata permette di “mescolare” il materiale genetico e quindi di aumentare la variabilità dei caratteri i quali, nel coso del tempo, si rivelano indispensabili per la sopravvivenza e l’evoluzione di ogni specie.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Cos’è la pubertà, a che età inizia e come si manifesta?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO OSPEDALE ANAMNESI ESAME OBIETTIVO SEMEIOTICA FONENDOSCOPIO ESAMELa pubertà è un periodo della vita di un essere umano in cui avvengono marcati cambiamenti psichici, morfologici e funzionali attraverso i quali il corpo di un bambino diviene un corpo adulto capace di riprodursi producendo autonomamente i propri ormoni sessuali. I cambiamenti che avvengono in pubertà riguardano soprattutto lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari, la maturazione delle gonadi (testicolo e ovaio, che iniziano la gametogenesi, cioè la formazione di spermatozoi ed oociti) e modificazioni psicologiche e comportamentali (come lo sviluppo della pulsione sessuale).

A che età inizia la pubertà nel maschio?
Nel maschio la pubertà inizia intorno al tredicesimo anno di età e dura fino ai 18-20 anni.

A che età inizia la pubertà nella femmina?
Nella femmina la pubertà inizia generalmente prima che nel maschio, intorno all’undicesimo anno di età e dura fino a circa 18 anni.

Leggi anche: Differenza tra omosessuale, eterosessuale, bisessuale, asessuale, polisessuale e pansessuale

Cosa determina un anticipo della pubertà?
Nell’ultimo secolo e mezzo nei paesi sviluppati si è assistito ad un anticipo progressivo  della pubertà, almeno fino agli anni ’70, spiegabile sulla base di diversi elementi. Se da un lato ha inciso il maggior apporto calorico e proteico, unitamente alle migliori condizioni igieniche ed ambientali, dall’altro anche il contesto fortemente sessualizzato che caratterizza le società occidentali contribuisce ad anticipare in maniera evidente l’inizio della pubertà.

Vedi anche: IMMAGINE CHE MOSTRA L’AVANZAMENTO DELLA CRESCITA DA NEONATA A DONNA

Cosa determina un ritardo della pubertà?
Vi sono una serie di fattori che agiscono in senso contrario, come l’altitudine (l’ipossia relativa ritarda lo sviluppo puberale) e l’attività fisica particolarmente intensa (specie se associata a basso peso corporeo e disordini alimentari). Infine, non bisogna dimenticare che a parità di condizioni di vita, salute, alimentazione e contesto sociale, l’epoca della pubertà può comunque differire – anche in maniera significativa – sulla base di fattori genetici individuali.

Leggi anche: Ipotalamo: anatomia, struttura e funzioni

Come si manifesta la pubertà nei maschi?
Nel maschio, il primo segno della pubertà è l’aumento di volume dei due testicoli, vale a dire di quegli organi deputati alla produzione degli spermatozoi. A tal proposito, si parla di spermarca per indicare la prima eiaculazione, che normalmente avviene tra i 13 ed i 16 anni; la normospermia viene invece raggiunta a circa 17 anni. Inizia a crescere un accenno di barba sul viso.

Come si manifesta la pubertà nelle femmine?
Analogamente al maschio, nella donna si parla di menarca per indicare l’età di insorgenza della prima mestruazione, che compare appunto verso l’undicesimo anno di età; dopo questo periodo la percentuale di cicli anovulatori si attesta intorno al 55% nei primi due anni, per poi scendere al 20% dopo 5 anni e risalire nella pre-menopausa (si tratta ovviamente di dati generali, suscettibili di un’ampia variabilità individuale). Le mammelle iniziano a svilupparsi ed ingrandirsi.

Leggi anche: Cos’è una ghiandola endocrina? A che servono gli ormoni ed il sistema endocrino?

Come identificare con esattezza l’inizio della pubertà?
Mentre nelle donne l’inizio della pubertà, corrispondente al menarca è facilmente identificabile, come anche l’aumento delle mammelle, molto più difficile risulta nel maschio risalire all’epoca dello spermarca; molto spesso, infatti, il funzionamento dei testicoli si rende evidente per la prima volta durante un sogno, con l’emissione di sperma senza che il giovane stesso si sia reso conto dell’accaduto.

Leggi anche: A che età inizia a crescere il seno nelle donne?

Quali sono i cambiamenti in pubertà che avvengono in entrambi i sessi?
Aldilà del menarca per le femmine e dello spermarca per gli uomini, la pubertà si accompagna a profondi cambiamenti morfologici, funzionali e psichici comuni sia ai maschi che alle femmine, con le duvute differenze qualitative/quantitative. Per entrambi i sessi si assiste alla comparsa di peli ascellari, pubici ed anali, allo sviluppo delle ghiandole sudoripare e degli organi sessuali, all’aumento di lunghezza delle corde vocali e al cambiamento della voce; il tutto accompagnato da un rapido incremento della statura. Al termine della pubertà saranno cambiate anche le differenze nelle proporzioni tra massa ossea, massa muscolare (una volta e mezza superiori nel maschio adulto), e tessuto adiposo (due volte superiore nella femmina adulta).

Leggi anche: Storia di un seno: dall’embrione alla menopausa

Quando si parla pubertà precoce e ritardata?
Entro certi limiti, ritardi ed anticipi nell’insorgenza della pubertà sono in genere fisiologici, ma in determinate situazioni possono nascondere una patologia (spesso di origine ormonale) od una grave alterazione organica. In genere si parla di pubertà precoce quando insorge prima degli 8 anni nella donna e dei 9 nel maschio, e di pubertà ritardata qualora non compaiano segni di sviluppo sessuale entro i 13,4 anni nella femmina ed i 14 anni nel maschio.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su Mastodon, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Ecco i veri motivi per cui facciamo sesso

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO AMORE COPPIA SESSO SESSUALITA ABBRACCIO MATRIMONIO MASTURBAZIONE ORGASMOPer anni si è pensato che l’essere umano facesse sesso per motivi semplici e quasi primordiali: il piacere fisico, la soddisfazione del desiderio e, non ultimo, per riprodursi. Ma, ora, una nuova ricerca condotta dall’Università di Toronto aggiunge un tassello: si può fare sesso anche per compiacere il partner, nel tentativo – spesso efficace – di tenere insieme la coppia. I risultati di questa doppia ricerca canadese sono riportati dal Wall Street Journal: gli scienziati di Toronto hanno preso tutte le «ragioni per cui fare sesso» e le hanno divise in due gruppi, basati su due diverse categorie, strategia o evitamento. C’è chi sceglie di fare sesso seguendo motivazioni strategiche come «voglio essere in intimità con il mio coniuge» o «voglio sentirmi più vicino al mio partner», ma c’è anche chi è mosso da altri tipi di ragioni, come, ad esempio, «voglio evitare il conflitto» o «non voglio sentirmi in colpa». Ogni categoria, poi, si suddivide in altre due sotto-categorie: «incentrato su se stesso» o «incentrato sul partner». Quali che siano le motivazioni, spiega Amy Muise, leader dello studio, queste hanno comunque un grande impatto sulla vita della relazione.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!