Osso iliaco (osso dell’anca): anatomia e funzioni in sintesi

DIFFERENZA PUBE OSSO ILIACO INGUINE PUBALGIA ANATOMIA FUNZIONIL’osso iliaco, noto anche come osso dell’anca o osso coxale, è un osso pari e simmetrico (esiste infatti l’osso iliaco di sinistra e l’osso iliaco di destra) che costituisce lo scheletro del bacino insieme al sacro e al coccige. L’osso deriva dalla sinostosi, completa all’età di 14 anni, di tre abbozzi distinti: l’ilio o ileo, l’ischioe il pube.

Origine e parti

L’osso iliaco risulta composto nell’infanzia da tre ossa distinte, l’ilio, il pube e l’ischio. Le tre ossa si articolano tra loro, per interposta cartilagine articolare, al centro dell’acetabolo, cavità articolare dell’osso dell’anca per la testa del femore. La completa ossificazione encondrale delle cartilagini articolari dell’acetabolo ed ischio-pubica forma l’osso dell’anca adulto.

Ilio

L’ilio o ileo è l’osso più grande dei tre. Osso piatto situato superiormente a pube ed ischio, offre alla descrizione un corpo, che forma la porzione superiore del cercine dell’acetabolo, e un’ala, la porzione più espansa dell’osso, che si apre superiormente al corpo. Nell’ala distinguiamo una superficie mediale, che costituisce la fossa iliaca, ed una laterale, che costituisce la superficie glutea dell’osso dell’anca, mentre il margine superiore prende il nome di cresta iliaca. La superficie inferiore del corpo si articola col corpo del pube, anteriormente, e con il corpo dell’ischio, posteriormente, mediante una cartilagine articolare.

Leggi anche:

Ischio

L’ischio, situato posteriormente al pube ed inferiormente all’ilio, offre anch’esso alla descrizione un corpo e due branche o rami, dei quali uno ascendente ed uno discendente, a formare una “L” con l’angolo diretto indietro e in basso. Distinguiamo nel corpo dell’ischio una superficie laterale che costituisce la porzione posteriore del cercine e della fossa dell’acetabolo, una superficie antero-superiore, che si articola con ileo e pube mediante cartilagine articolare, ed una superficie inferiore, dalla quale si spicca il ramo discendente dell’ischio. Questo, spesso e robusto, si prolunga inferiormente e presenta sulla superficie posteriore la possente tuberosità ischiatica, che regge il peso del corpo in posizione seduta. Dall’estremo inferiore del ramo discendente si spicca anteriormente il ramo ascendente dell’ischio che, più fine e breve del ramo discendente, si porta superiormente e medialmente raggiungendo il ramo inferiore del pube, col quale si articola mediante cartilagine articolare.

Pube

Il pube, situato anteriormente all’ischio e inferiormente all’ilio, offre alla descrizione un corpo e due branche o rami, dei quali uno superiore ed uno inferiore. Distinguiamo nel corpo una superficie laterale, che costituisce la porzione anteriore del cercine e della fossa dell’acetabolo, una superficie postero-superiore, che si articola con ileo ed ischio mediante una cartilagine articolare, ed una superficie mediale, dalla quale si spicca il ramo superiore del pube. Questo, proiettandosi medialmente, si articola con l’omologo eterolaterale nella sinfisi pubica. Dall’estremo mediale del ramo superiore del pube si prolunga inferiormente, obliquando in senso medio-laterale ed antero-posteriore, il ramo inferiore dell’osso pube che, raggiungendo il ramo dell’ischio, si articola con esso mediante cartilagine articolare.

Descrizione macroscopica

L’osso iliaco offre alla descrizione due facce, delle quali una mediale o interna ed una laterale o esterna, e quattro margini, dei quali uno superiore, uno inferiore, uno anteriore ed uno posteriore. In base alle ossa da cui hanno origine, si è soliti distinguere nell’osso iliaco una porzione superiore iliaca e una inferiore ischiopubica, legate da un restringimento centrale che porta sulla superficie esterna la cavità articolare dell’acetabolo e su quella interna la linea arcuata.

Superficie laterale o esterna

La superficie esterna dell’osso iliaco si presenta divisa in una porzione superiore o iliaca ed una inferiore o ischiopubica dalla cavità articolare del cotile, noto anche come acetaboloL’acetabolo o cotile è un incavo osseo con la forma di una scodella che funge da cavità articolare per l’articolazione coxofemorale. Offre alla descrizione una cavità centrale, da cui origina il legamento rotondo della testa del femore e detta fossa dell’acetabolo, e un margine rilevato, rivestito di cartilagine e detto ciglio dell’acetabolo o cercine dell’acetabolo. Nella sua porzione inferiore il cercine dell’acetabolo si presenta interrotto costituendo l’incisura acetabolare sui cui margini si tende il legamento trasverso dell’acetabolo. La porzione iliaca della superficie esterna dell’osso iliaco, rivolta posteriormente e lateralmente, si presenta convessa e cosparsa di fori nutrizi, offre inserzione ai muscoli glutei ed è per questo detta superficie glutea dell’osso iliaco. L’inserzione dei muscoli glutei disegna sulla superficie glutea dell’osso iliaco tre linee semicircolari dette linee glutee. Distinguiamo una linea glutea inferiore, a concavità inferiore, posta al di sopra dell’acetabolo, una linea glutea anteriore, a convessità anteriore, decorre nel mezzo della superficie glutea, ed una linea glutea posteriore, anch’essa a concavità anteriore, decorre presso il margine posteriore dell’osso iliaco. Tra linea glutea inferiore e linea glutea anteriore si inserisce il muscolo piccolo gluteo, tra linea glutea anteriore e linea glutea posteriore si inserisce il muscolo gluteo medio e posteriormente alla linea glutea posteriore si inserisce il muscolo grande gluteo. La porzione ischiopubica della superficie esterna dell’osso iliaco, rivolta anteriormente e lateralmente, si presenta anch’essa concava e offre alla descrizione l’ampia apertura del forame otturato chiuso dalla membrana otturatoria. Similmente a quanto avviene sulla superficie interna dell’osso iliaco, la superficie inferiore del ramo superiore del pube è insolcata dal passaggio del nervo otturatore e dei vasi otturatori prima che attraversino la membrana otturatoria.

Superficie mediale o interna

La superficie interna dell’osso iliaco si presenta divisa in una porzione superiore o iliaca ed una inferiore o ischiopubica da una linea trasversale detta linea arcuata o linea innominata che, medialmente, si continua sul corpo del pube nella cresta pettinea e nella cresta pubica. La porzione iliaca della superficie interna dell’osso iliaco, rivolta anteriormente e medialmente, offre alla descrizione una porzione anteriore, più ampia, che costituisce la fossa iliaca ed una posteriore che costituisce la superficie auricolare o superficie articolare sacrale dell’osso iliaco.

La fossa iliaca, concava e liscia, si continua medialmente sul corpo del pube nella superficie pettinea, una piccola superficie di forma triangolare da cui origina il muscolo pettineo. La superficie presenta un apice rivolto medialmente che punta verso il tubercolo pubico e la cresta pubica, una base delimitata dal rilievo dell’eminenza ileopettinea, un margine posteriore costituito dalla cresta pettinea ed un margine anteriore costituito dal margine anteriore del ramo superiore del pube.

La superficie articolare sacrale, anche detta superficie auricolare dell’osso iliaco per la sua forma che ricorda quella di un’orecchio, si presenta convessa e rivestita di cartilagine. Essa contribuisce, assieme alla corrispondente superficie auricolare sull’osso sacro, a formare l’articolazione sacroiliaca. Posteriormante alla superficie auricolare dell’osso iliaco è inoltre presente la tuberosità iliaca su cui si inseriscono i fasci del legamento sacroiliaco interosseo.

La porzione ischiopubica della superficie interna dell’osso iliaco, rivolta posteriormente e medialmente, si presenta concava e offre alla descrizione l’ampia apertura del forame otturato, detto così dal momento che nel vivente risulta chiuso quasi completamente da una membrana fibrosa detta membrana otturatoria. Di forma pressoché triangolare, il forame otturatorio è delimitato superiormente dal ramo superiore del pube, posteriormente dal ramo discendente dell’ischio e inferiormente dalla branca ischiopubica dell’osso dell’anca. La membrana otturatoria si inserisce lungo tutto il margine del forame otturato tranne che nella porzione superiore, dove delimita assieme al ramo superiore del pube un piccolo foro detto canale otturatorio. Quest’ultimo dà passaggio al nervo otturatore e ai vasi otturatori che passando sulla superficie inferiore del ramo superiore del pube lasciano un solco che viene detto doccia otturatoria.

Leggi anche:

Margine anteriore

Il margine anteriore dell’osso iliaco, dapprima verticale lungo il margine anteriore dell’ala dell’ilio e poi orizzontale lungo il margine anteriore del ramo superiore del pube, si delinea tra la spina iliaca anteriore superiore e la cresta pubica. Il passaggio dal margine superiore a quello anteriore è segnato da un processo osseo che si proietta anteriormente ed è detto spina iliaca anteriore superiore. Al di sotto della spina iliaca anteriore superiorefa seguito un’incisura delimitata inferiormente da un secondo processo osseo, detto spina iliaca anteriore inferiore, situato poco al di sopra dell’acetabolo. All’altezza dell’acetabolo il margine anteriore si piega medialmente, divenendo orizzontale, e si continua col margine anteriore del pube che, smusso, delimita anteriormente la superficie pettinea. All’apice della superficie pettinea il margine anteriore si solleva nel tubercolo pubico, importante rilevanza nella regione inguinale che dà attacco al legamento inguinale e ai pilastri del canale inguinale. Medialmente il tubercolo pubico si continua in una cresta, posta sulla superficie superiore del ramo superiore del pube e detta cresta pubica, che giunge fino all’angolo pubico.

Margine posteriore

Il margine posteriore dell’osso iliaco, pressoché verticale, si delinea, lungo il margine posteriore dell’ala dell’ilio e lungo il margine posteriore del ramo discendente dell’ischio, tra la spina iliaca postero superiore e la tuberosità ischiatica. Similmente a quanto avviene per il margine anteriore, il passaggio dal margine superiore a quello posteriore è segnato da un processo osseo appuntito che si proietta posteriormente ed è detto spina iliaca posteriore superiore. Al di sotto della spina iliaca posteriore superiore fa seguito una piccola incisura, situata posteriormente alla superficie auricolare e alla tuberosità sacroiliaca dell’osso iliaco e delimitata inferiormente da un secondo processo osseo appuntito, detto spina iliaca posteriore inferiore. Al di sotto della spina iliaca posteriore inferiore vi è poi una seconda incisura molto ampia e detta grande incisura ischiatica o grande incisura sciatica che viene limitata inferiormente dal rilievo triangolare della spina ischiatica. Al di sotto della spina ischiatica vi è infine un’ultima incisura, più piccola della precedente e detta piccola incisura ischiatica o piccola incisura sciatica che è delimitata inferiormente dalla tuberosità ischiatica, possente tuberosità situata al confine tra ramo ascendente e ramo discendente dell’ischio. La grande incisura ischiatica e la piccola incisura ischiatica vengono trasformate rispettivamente in grande forame sciatico o grande forame ischiatico e piccolo forame sciatico o piccolo forame ischiatico dai legamenti sacrospinoso e sacrotuberoso.

Margine superiore

Il margine superiore dell’osso iliaco, detto cresta iliaca, si presenta curvo a convessità rivolta superiormente e si delinea lungo il margine superiore dell’ala dell’ileo tra la spina iliaca anteriore superiore e la spina iliaca posteriore superiore. Nella cresta iliaca possiamo distinguere una porzione posteriore, situata al di sopra della superficie articolare sacrale dell’osso iliaco e che dà attacco al muscolo sacrospinale, ed una anteriore, situata al di sopra della fossa iliaca e nella quale è possibile riconoscere un margine interno detto labbro interno, un margine esterno detto labbro esterno ed una superficie intermedia detta linea intermedia. Sul terzo posteriore del labbro esterno si inserisce il muscolo grande dorsale mentre sui due terzi anteriori si inserisce il muscolo obliquo esterno. Contemporaneamente sul terzo posteriore del labbro interno si inserisce il muscolo quadrato dei lombi mentre sui due terzi anteriori si inserisce il muscolo trasverso dell’addome. Infine sulla linea intermedia si inserisce il muscolo obliquo interno. La cresta iliaca, specialmente nell’addome di persone magre o ben allenate, risulta ben evidente e palpabile. Ciò, assieme al fatto che in questo punto è possibile trovare midollo rosso emopoietico, rende la cresta iliaca sito d’elezione per il prelievo di midollo osseo ai fini del trapianto.

Margine inferiore

Il margine inferiore, costituito dalla superfici inferiore del ramo ischiopubico, è diretto inferiormente e lateralmente in senso anteroposteriore e si delimita tra la tuberosità ischiatica e la faccetta articolare sinfisiana, faccetta articolare situata all’angolo tra ramo superiore e ramo inferiore del pube che si articola con la corrispondente faccetta articolare eterolaterale nella sinfisi pubica.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Cresta iliaca: cos’è, dove si trova, dolore, patologie e muscoli

MEDICINA ONLINE OSSA OSSO PARI IMPARI SCHELETRO UOMO DIFFERENZE TESSUTO SPUGNOSO TRABECOLARE COMPATTO CORTICALE FIBROSO LAMELLARE CARTILAGINE OSSO SACRO COCCIGE CERVELLO SISTEMA NERVOSO CENTRALE PERIFERICO MIDOLLO OSSEO SPINALELa cresta iliaca è il margine superiore dell’ala dell’osso ilio o ileo. L’osso ileo, insieme al pube e l’ischio, forma l’osso iliaco, anche chiamato osso dell’anca. L’osso iliaco, insieme a coccige e sacro, forma il bacino. Essendo parte dell’osso iliaco, ed esistendo l’osso iliaco di destra e di sinistra, nel bacino sono quindi presenti due creste iliache, la cresta iliaca di destra e la cresta iliaca di sinistra.

La cresta iliaca è costituita da una porzione di osso robusto, è incurvato a S, e presenta un labbro interno, una linea intermedia e un labbro esterno. Sulla cresta iliaca si inseriscono i vari muscoli larghi dell’addome. Il limite anteriore della cresta iliaca è rappresentato dalla spina iliaca anteriore superiore che può essere palpata attraverso la cute, mentre il limite posteriore è dato da un rilievo chiamato spina iliaca posteriore superiore.

Leggi anche:

Cresta iliaca e dolore alle anche

Molte patologie e condizioni determinano dolore nella zona sacro iliaca. Tale dolore, frequentemente acuto, viene spesso definito dai pazienti come una sorta di “chiodo” che punge e il dolore si espande nell’inguine e lateralmente lungo la coscia, generalmente non oltrepassando il ginocchio. Il dolore in questa zona è spesso associato alla disfunzione dell’articolazione sacro-iliaca, il quale si presenta più comunemente nelle natiche e nella parte bassa della schiena, ma può anche interessare le gambe, l’inguine e persino i piedi. Il dolore può essere aggravato dallo stare in piedi per lungo tempo, dal sostenere il peso corporeo più su una gamba che rispetto all’altra, salire le scale, correre, avere posture scorrette. La disfunzione dell’articolazione sacro-iliaca può essere causata da:

  • evento traumatico diretto su un fianco destro o sinistro (per esempio in seguito a caduta accidentale);
  • sforzi in flessione/torsione del tronco;
  • cattivo riallineamento del bacino dopo il parto;
  • manovre forzose eseguite per necessità operatorie durante interventi chirurgici;
  • posture scorrette prolungate.

A seconda della gravità del dolore, la disfunzione sacro-iliaca può rendere difficile rigirarsi nel letto, mettere le scarpe e le calze, mettere le gambe dentro e fuori dalla macchina, è probabile che si avverta dolore a un lato della parte bassa della schiena durante la guida su lunghe distanze. Inoltre, si avverte rigidità nella parte bassa della schiena nel momento di alzarsi dopo essere stati seduti per lunghi periodi e la mattina quando ci si alza dal letto. Affinché venga diagnosticata, occorre fare due tipi di esame: un esame obiettivo che permette di identificare il tipo di lesione, valutando anche la presenza di eventuali dismetrie degli arti inferiori, e un esame palpatorio che mette in evidenza la presenza delle zone di infiammazione, fondamentale per stabilire l’effettiva presenza del disallineamento e la reale esistenza di una dismetria agli arti inferiori. Solo in questo modo si evitano conseguenze a carico dell’integrità futura dei dischi intervertebrali e delle articolazioni sottostanti al bacino. Un trattamento mirato pone rimedio riallineando o normalizzando gli emi bacini, con annullamento della scogliosi del rachide ed eliminazione del dolore acuto. Il dolore residuo scomparirà già dopo il primo trattamento nell’arco di due giorni.

Leggi anche:

Muscoli relativi alla cresta iliaca

La muscolatura del distretto iliaco comprende da una parte i muscoli facenti parte della parete addominale e dall’altra la muscolatura spino-appendicolare e muscolatura della coscia che trova sulla cresta iliaca l’inserzione prossimale.

MUSCOLI ADDOMINALI

Muscolo quadrato dei lombi

Il muscolo quadrato dei lombi origina in varie zone: dal legamneto ileo lombare della cresta iliaca e da parte della stessa cresta iliaca, dal margine inferiore della 12° costa e dall’apice del processo costiforme della prime 4 vertebre lombari e talvolta anche da T12. Su di esso si poggia il legamento arcuato laterale del diaframma.
È innervato dal ramo ventrale del 12° nervo spinale toracico.
Le sue azioni sono: fissare la 12° costa, aiutare l’inspirazione; se la pelvi è rilassata può piegare il tronco sul suo lato, se agisce insieme al suo contro-laterale può estendere il tronco.

Muscolo retto

Il muscolo retto dell’addome contribuisce a formare la parte mediana anteriore della parete addominale. In alto si inserisce sul margine inferiore della V, VI e VII costa e sul processo xifoideo. Di qui si porta verso il basso terminando sulla parte superiore del pube, tra il tubercolo del pube e la sinfisi pubica. È fasciato anteriormente e posteriormente da una guaina formata dalla fusione delle aponeurosi dei tre muscoli larghi dell’addome, che incrociandosi con quella dell’altro lato forma la linea alba. Il muscolo retto dell’addome è innervato dal nervo ileo inguinale e dagli ultimi nervi intercostali. Si tratta di un muscolo poligastrico, in quanto presenta lungo il suo decorso 3 o 4 formazioni tendinee trasversali, che tuttavia non giungono mai in profondità. Di solito un’iscrizione si trova a livello dell’ombelico, due sopra di esso, ed una, incostante, al di sotto. La sua contrazione aumenta la pressione endo-addominale, esercitando una funzione di torchio. È in grado di flettere il torace sulla pelvi o viceversa.

MUSCOLI LARGHI LATERALI DELL’ADDOME

La muscolatura laterale dell’addome comprende tre muscoli larghi stratificati l’uno sull’altro con direzione diversa delle fibre.

Muscolo obliquo esterno

Il muscolo obliquo esterno è uno dei muscoli larghi che contribuiscono a formare la parete addominale. È quello posto più in superficie ed il più grande dell’addome Origina dalle ultime otto coste dalle loro facce esterne ed dai margini inferiori. Di qui, allargandosi a ventaglio si porta medialmente ed in basso.
La sua aponeurosi contribuisce, incontrando quella del muscolo omologo dell’altro lato a formare la linea alba. In alto si inserisce sul processo xifoideo dello sterno, in basso sulla cresta iliaca, sull’osso iliaco sul tubercolo pubico.
Posteriormente con il suo margine laterale contribuisce a delimitare il triangolo del Petit, sede di ernie addominali.
È innervato dai nervi intercostali, da T5 a T12 ed in basso riceve fibre dal nervo ileo-inguinale e dal nervo ileo ipogastrico.
La sua contrazione ha effetto sulla parete addominale e sulla gabbia toracica, contribuendo alla dinamica respiratoria.

Muscolo obliquo interno

Il muscolo obliquo interno dell’addome è uno dei muscoli larghi che contribuiscono a formare la parete addominale. È posto in profondità subito sotto al muscolo obliquo esterno. Partendo dal ligamento inguinale, dalla spina iliaca anteriore, dalla cresta iliaca e dalla fascia lombosacrale si porta verso l’alto allargandosi a ventaglio e termina in parte inserendosi sulle ultime quattro cartilagini costali. Medialmente si esaurisce in due foglietti aponevrotici che, dopo aver circondato il muscolo retto del proprio lato si incrociano con l’analoga aponevrosi del muscolo obliquo interno contro laterale contribuendo a formare la linea alba. In basso, unendosi alla aponevrosi del muscolo trasverso dell’addome, finisce con il tendine congiunto che si inserisce sul tubercolo pubico.
È innervato dai nervi intercostali, da T10 a T12 ed in basso riceve fibre dal nervo ileo inguinale e dal nervo ileo ipogastrico.
La sua contrazione ha effetto sulla parete addominale e sulla gabbia toracica, contribuendo alla dinamica respiratoria. Una sua estensione a livello del legamento inguinale contribuisce a formare, nel maschio, il muscolo cremastere, funzionale nell’elevamento dei testicoli.

Muscolo trasverso

Origina con 6 digitazione dalla faccia interna delle ultime sei cartilagini costali. Inoltre origina posteriormente dal foglietto profondo della fascia toraco-lombare o lombo-dorsale, dal labbro interno della cresta iliaca, dalla spina iliaca anterosuperiore e dalla metà laterale del legamento inguinale (anteriormente). Le sue fibre, che presentano un decorso trasversale, sono poste profondamente al muscolo obliquo interno. Si inserisce con la sua aponeurosi nella parte alta della linea alba; sulla faccia interna della cartilagine costale delle ultime 6 coste (7a-12a). La parte inferiore dell’aponeurosi forma, insieme a quella del muscolo obliquo interno, il tendine congiunto, che si inserisce al margine superiore del pube, al tubercolo pubico e al margine mediale della cresta pettinea. Contraendosi porta medialmente le coste (muscolo espiratorio). Ha un ruolo nel mantenimento della postura. La sua contrazione determina, inoltre, un aumento della pressione addominale, necessaria per sopportare le forze agenti sulla colonna vertebrale durante determinati esercizi.
E’ molto importante per l’estetica della persona perché forma un vero e proprio corsetto muscolare in grado di contenere la pancia. Essendo un muscolo prettamente espiratorio, si allena espirando profondamente durante la contrazione dei muscoli addominali. E’ innervato dai nervi intercostali (T7-T12), nervi ileo-ipogastrico e ileo-inguinale del plesso lombare (L1).

Leggi anche:

MUSCOLI DELLA COSCIA

Muscolo sartorio

Il muscolo sartorio è un lungo muscolo nastriforme situato nella parte anteriore della coscia, ed è di fatto il muscolo più lungo del corpo umano. Il nome del muscolo sartorio (“muscolo del sarto”) deriva dalla posizione a gamba accavallata tipica dei sarti, infatti per raggiungere questa posizione si utilizza la contrazione proprio di questo muscolo.
Origina dalla spina iliaca anteriore superiore e si inserisce sulla superficie mediale dell’epifisi prossimale della tibia per mezzo di un tendine comune ai muscoli gracile e semi-tendinoso, il quale, per la sua forma, prende il nome di “zampa d’oca”. Il muscolo sartorio decorre quindi dall’alto in basso e dall’esterno all’interno. È innervato, come tutti i muscoli anteriori della coscia, dal nervo femorale. Agisce sia a livello del ginocchio, consentendo la rotazione interna della tibia e la flessione della gamba, sia a livello dell’anca permettendo la flessione della coscia sul bacino e la rotazione esterna. È importante per la deambulazione.

Muscolo tensore della fascia lata

Il muscolo tensore della fascia lata (Musculus tensor fasciae latae) è un muscolo appiattito e allungato, situato nella parte laterale dell’osso iliaco. Insieme al muscolo grande gluteo costituisce lo strato superficiale dei muscoli esterni dell’anca. Origina dalla spina iliaca antero-superiore e dall’estremità anteriore della cresta iliaca. I suoi fasci muscolari, che decorrono lateralmente rispetto allo scheletro della coscia, si inseriscono in un lungo tendine che si fonde con la fascia lata formando un ispessimento, detto tratto ileotibiale. Quest’ultimo prosegue in basso inserendosi al condilo laterale della tibia. Il tensore è un muscolo flessore, abduttore e rotatore interno dell’anca; tendendo la porzione laterale della fascia lata, flette la coscia sul bacino, la abduce e la ruota internamente. È anche uno stabilizzatore del ginocchio quando questo è esteso, a ginocchio piegato esso è in grado di fletterlo e ruotarlo esternamente. Quando prende punto fisso sulla fascia e sul condilo tibiale, inclina il bacino dal proprio lato.
Inoltre stabilizza il corpo quando, nella deambulazione e nelle corse, poggia su un solo arto, quindi è importante nella stazione eretta asimmetrica, poiché è un potente stabilizzatore del bacino insieme alla muscolatura glutea. Il muscolo tensore della fascia lata è innervato dal nervo gluteo superiore.

Muscolo quadricipite femorale

Il quadricipite è un muscolo del corpo umano situato (assieme al muscolo sartorio) nella parte anteriore della coscia. Viene definito la massa muscolare più voluminosa del corpo. È costituito da quattro capi: retto femorale, vasto mediale, vasto laterale e vasto intermedio, che hanno rispettivamente origine dalla spina iliaca anteriore inferiore, dalla prossimità del collo anatomico del femore (più precisamente dalla parte prossimale del labbro mediale della linea aspra), dalla parte laterale del grande trocantere e dalla parte prossimale della faccia antero-laterale del femore. Questi quattro capi (da cui il nome quadricipite) si fondono apparentemente in un unico tendine comune che però è formato dalla sovrapposizione di tre lamine, inserito sulla rotula (patella). Questo tendine, scendendo più in basso e inserendosi sulla tuberosità tibiale, va a formare il legamento patellare, che rinforza la capsula articolare del ginocchio. Questo grande muscolo è uno dei più importanti per il mantenimento della stazione eretta e per la deambulazione. Il retto femorale è un muscolo biarticolare poiché permette il movimento di due articolazioni, la coxofemorale e il ginocchio.

Leggi anche:

Muscolo grande gluteo

Il muscolo grande gluteo (Musculus gluteus maximus) è una voluminosa massa quadrilatera che unisce le pelvi al femore. Situato superficialmente nella regione glutea, è innervato dal nervo gluteo inferiore. Il muscolo grande gluteo presenta numerosi capi di origine. Tra questi ricordiamo: cresta iliaca, linea glutea posteriore (faccia dorsale dell’osso coxale), fascia toracolombare, fascia del muscolo medio gluteo (aponevrosi glutea), legamento sacrotuberoso, superfici laterali del sacro e del coccige. I fasci muscolari si dirigono lateralmente in basso, convergendo in un robusto tendine che si inserisce nella tuberosità glutea del femore. Alcuni fasci superficiali si inseriscono al tratto ileotibiale.

Il grande gluteo:

  • estende e ruota esternamente la coscia;
  • se prende punto fisso sul femore, estende il bacino;
  • contribuisce al mantenimento della stazione eretta (mediante la sua inserzione sul tratto ileo-tibiale contribuisce a mantenere il tronco eretto fissando le pelvi con il femore e il femore con la tibia);
  • contribuisce alla deambulazione;
  • estende la gamba sulla coscia (debolmente).

Muscolo medio gluteo

Il muscolo medio gluteo (Gluteus medius) è posto profondamente al grande gluteo. Presenta una forma appiattita e triangolare ed è innervato dal nervo gluteo superiore. Origina dalla fascia glutea, dalla cresta iliaca, dal tratto dell’osso coxale compreso tra le linee glutee anteriore e posteriore e dalla spina iliaca antero-superiore. Si inserisce sulla faccia esterna del grande trocantere del femore.
Azioni:

  • il muscolo medio gluteo abduce la coscia: con i fasci anteriori la ruota internamente, con i fasci posteriori esternamente;
  • estende ed inclina lateralmente il bacino quando prende punto fisso sul femore;
  • la contrazione bilaterale contribuisce al mantenimento dell’equilibrio nella stazione eretta.

Muscolo piccolo gluteo

Il muscolo piccolo gluteo è il più profondo dei tre muscoli della regione glutea. È di forma triangolare e posto profondamente al medio gluteo. Origina dalla faccia dorsale dell’osso dell’anca, nella regione compresa tra le linee glutee anteriore ed inferiore e dalla cresta iliaca. Il robusto tendine nei quali i fasci muscolari diretti in basso convergono, si inserisce sul margine anteriore del grande trocantere del femore.
Azione:

  • Abduce e ruota internamente la coscia.
  • Estende il bacino e lo inclina dal proprio lato quando prende punto fisso sul femore.
  • Contribuisce al mantenimento della stazione eretta con la sua contrazione bilaterale.

Muscolo iliaco

Di forma triangolare, con il grande psoas compone il muscolo ileo-psoas, si ritrova nella fossa iliaca.
Origine: versante mediale dell’ala iliaca.
Inserzione: unitamente al grande poas, sul piccolo trocantee del femore. Nell’estremità inferiore ambedue passano sotto il legamento inguinale.
Funzione: flette e extra-ruota la coscia sul bacino.
Innervazione: nervo femorale.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn e su Pinterest, grazie!

Differenza tra bacino, pelvi, cresta iliaca, coccige, osso sacro, ileo, sinfisi pubica e ischio

MEDICINA ONLINE OSSA OSSO PARI IMPARI SCHELETRO UOMO DIFFERENZE TESSUTO SPUGNOSO TRABECOLARE COMPATTO CORTICALE FIBROSO LAMELLARE CARTILAGINE OSSO SACRO COCCIGE CERVELLO SISTEMA NERVOSO CENTRALE PERIFERICO MIDOLLO OSSEO SPINALEIl bacino (o pelvi) è struttura anatomica ossea situata all’estremità inferiore della colonna vertebrale, che ha l’importante funzione di trasferimento del peso corporeo della parte superiore del corpo sullo scheletro degli arti inferiori. Esso contribuisce inoltre, assieme ai muscoli perineali e addominali, al sostegno degli organi addominali e sessuali, e – assieme ai muscoli delle gambe – alla locomozione.

Pelvi è quindi sinonimo di bacino, tuttavia, con lo stesso termine ci si può riferire anche alla regione pelvica, ovvero alla regione interna circoscritta dalle ossa che compongono il bacino.

Il bacino è formato da:

  • l’osso iliaco destro (o osso dell’anca destro);
  • l’osso iliaco sinistro (o osso dell’anca sinistro);
  • il coccige;
  • il sacro.

Ognuna delle due ossa iliache è composto da:

  • l’osso ileo (o ilio);
  • il pube;
  • l’ischio.

La cresta iliaca corrisponde al margine superiore dell’ileo. Essendo parte dell’osso iliaco, ed esistendo l’osso iliaco di destra e di sinistra, nel bacino sono quindi presenti due creste iliache, la cresta iliaca di destra e la cresta iliaca di sinistra.

Infine la sinfisi pubica non è un osso, bensì è un’articolazione che fa parte delle anfiartrosi, e si trova tra le due ossa pubiche, andando ad unire in basso le ossa iliache.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Differenza tra osso sacro e coccige

MEDICINA ONLINE OSSA OSSO PARI IMPARI SCHELETRO UOMO DIFFERENZE TESSUTO SPUGNOSO TRABECOLARE COMPATTO CORTICALE FIBROSO LAMELLARE CARTILAGINE OSSO SACRO COCCIGE CERVELLO SISTEMA NERVOSO CENTRALE PERIFERICO MIDOLLO OSSEO SPINALEL’osso sacro

È il risultato della fusione di cinque segmenti ossei, si continua e si articola con l’ultima vertebra lombare e termina fornendo un apice al quale, a sua volta, si articolerà il coccige. Osso sacro e coccige, assieme alle due ossa dell’anca (ossa iliache), formano il bacino. Il coccige ha forma pressoché piramidale a base quadrata e questo consente di individuarvi 2 facce, anteriore e posteriore, due margini laterali, una base, posta superiormente a contatto con l’ultima vertebra lombare, ed un apice a contatto con il coccige. L’osso e percorso per tutta la sua lunghezza dal canale sacrale, ovvero dall’ultimo tratto del canale vertebrale. La faccia anteriore è concava e presenta quattro linee trasversali, all’incirca equidistanti, che indicano il punto di fusione (sinostosi), tra le vertebre che lo compongono.
Quelli che erano i processi costiformi, nelle vertebre lombari, nel sacro si fondono dando vita ai fori sacrali, punto di immissione nel canale sacrale per il passaggio dei rami anteriori dei nervi spinali sacrali. La faccia posteriore del sacro, convessa, è assai accidentata e, sulla linea mediana, presenta la cresta sacrale mediana, originata per fusione dei processi spinosi che generano il sacro. Negli ultimi segmenti sacrali, tuttavia, la cresta sacrale e le docce che le corrono accanto, non sono presenti, essendo sostituite dallo hiatus sacrale; ciò a causa della mancanza della porzione laminare in queste vertebre. Le facce laterali del sacro sono slargate in alto, dove presentano una superficie articolare per l’osso dell’anca, la faccetta auricolare. Al di dietro di questa è visibile la tuberosità sacrale, punto d’impianto di numerosi legamenti.

La base del sacro presenta una superficie ovale, punto in cui si articola con il corpo della quinta vertebra lombare. Ai lati della superficie articolare per il corpo della 5° vertebra lombare , scorgiamo due superfici lisce, di forma triangolare, rappresentano le ali del sacro. Il punto di articolazione con la base del coccige è fornito da una faccetta ellittica posta alla base dell’osso sacro.

Il coccige

È l’ultimo elemento della colonna vertebrale, si unisce al sacro e, come quest’ultimo, è il frutto della fusione di 4/5 vertebre. Fenomeno rilevabile dalla presenza di solchi sulle sue superfici. Completa l’ultimo tratto della parete posteriore della pelvi. Presenta una base, un apice, due facce e due margini. La base si articola o si fonde con l’apice del sacro. L’apice del coccige piega in basso ed anteriormente e, spesso, devia dalla sua linea mediana.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Femore: anatomia, funzioni e muscoli in sintesi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma FEMORE NATOMIA FUNZIONI SINTESI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgIl femore (dal latino “femur” che significa “coscia”; in inglese “femur“) è un osso dell’arto inferiore che costituisce lo scheletro della coscia ed anche parte dell’anca e del ginocchio. È l’osso più lungo, voluminoso e resistente dello scheletro umano.

Funzioni
Il femore ha varie funzioni:

  • rappresenta lo scheletro della coscia, che unisce l’anca al ginocchio;
  • insieme alle altre ossa e muscoli del bacino e dell’arto inferiore, permette la deambulazione umana;
  • è fondamentale per la ripartizione del peso corporeo lungo tutto l’arto inferiore;
  • entra nella costituzione delle articolazioni dell’anca e del ginocchio;
  • è sede di inserzione per molti muscoli della coscia e della gamba.

Anatomia
Il femore è formato da:

  • un corpo (diafisi);
  • 2 estremità (epifisi), delle quali quella prossimale si articola con l’osso dell’anca formando l’articolazione coxofemorale, mentre quella distale si articola con la rotula e la tibia, formando l’articolazione del ginocchio. Ciascuna porzione ha una particolare anatomia e possiede alcune zone specifiche, che fungono sia da punto d’origine sia da punto d’inserzione per muscoli e legamenti.

Leggi anche:

Epifisi prossimale
L’estremità prossimale del femore è la porzione ossea più vicino al tronco. Del resto, nel linguaggio medico-anatomico, il termine prossimale significa “più vicino al centro del corpo” o “più vicino al punto d’origine” (N.B: per convenzione, il punto d’origine di qualsiasi osso che diparte dal tronco è il tronco stesso).
L’estremità prossimale presenta una morfologia tale, che le permette di unirsi perfettamente all’acetabolo del bacino (l’acetabolo è una concavità, simile a una ciotola) e formare l’articolazione dell’anca.
Le componenti strutturali rilevanti dell’estremità prossimale sono 6:

  • La testa: è la parte più prossimale del femore. Proiettata in direzione mediale, ha le sembianze di una sfera, precisamente di un 2/3 di sfera. Possiede una superficie liscia e una piccola depressione (fovea capitis), che funge da punto d’inserzione per il legamento rotondo. Il legamento rotondo è uno dei legamenti più importanti dell’articolazione dell’anca: un suo capo è legato alla testa del femore e l’altro suo capo all’acetabolo.
  • L’acetabolo è un incavo di natura ossea, con sede nel bacino, il cui ruolo è accogliere la testa del femore.
  • Il collo: è la breve sezione di osso femorale che collega la testa al corpo del femore. Dall’aspetto molto simile a un cilindro, è leggermente piegato in direzione mediale: questa piegatura, nell’essere umano adulto, forma un angolo di circa 130° con il collo.
    L’angolo in questione è particolarmente importante, in quanto permette all’articolazione dell’anca di godere di un notevole range di movimento.
  • Il grande trocantere: è un processo osseo (o proiezione ossea) che origina dal corpo e si colloca lateralmente, rispetto al collo. Ha forma quadrangolare e un’anatomia particolare, che gli permette di accogliere i capi terminali di numerosi muscoli, coinvolti nel movimento dell’anca e della coscia (muscolo piriforme, muscolo otturatore esterno, muscolo otturatore interno, muscoli gemelli, muscolo piccolo gluteo e muscolo medio gluteo).
  • Il grande trocantere è palpabile: il lettore può apprezzarne la presenza al tatto, toccando il lato esterno-alto di una delle sue due cosce.
    Il piccolo trocantere: è un processo osseo di dimensioni inferiori al grande trocantere, che ha origine sul corpo del femore, in una zona con posizionamento postero-laterale. Dalla forma conica e tozza, sporge appena sotto il collo e ha un orientamento opposto a quello del grande trocantere (quindi “punta” verso l’interno, cioè in direzione mediale).
    Il piccolo trocantere serve come punto d’inserzione per le porzioni terminali dei tendini dei muscoli grande psoas e iliaco (che combinati insieme prendono il nome di ileo-psoas).
  • La linea intertrocanterica anteriore: situata sulla superficie anteriore del femore, è una cresta ossea con orientamento infero-mediale (cioè va verso il basso e verso l’interno), che unisce tra loro i due grandi trocanteri.
  • La linea intertrocanterica anteriore rappresenta il punto d’inserzione per il legamento iliofemorale, uno dei legamenti più importanti e resistenti dell’articolazione dell’anca.
    La cresta intertrocanterica posteriore: situata sulla superficie posteriore del femore, è una cresta ossea con orientamento infero-mediale, che collega tra loro i due trocanteri.
    Lungo il suo breve percorso, presenta un tubercolo arrotondato, chiamato tubercolo quadrato, che accoglie il capo terminale del muscolo quadrato del femore.

Leggi anche:

Diafisi
La diafisi, o corpo del femore, risulta caratterizzata da tre facce: una faccia anteriore, una postero-mediale e una postero-laterale. Le due facce posteriori sono divise da una linea sporgente, la linea aspra. Questa, in corrispondenza della metafisi prossimale si biforca, dando origine alla tuberosità glutea (vi si inserisce il muscolo grande gluteo) e alla linea pettinea (vi si inserisce il muscolo pettineo). La biforcazione in prossimità della metafisi distale dà origine ad una regione depressa, chiamata faccia poplitea. In prossimità di questa faccia scorrono i vasi poplitei, che hanno la caratteristica di avere le arterie più superficiali rispetto alle vene.

Epifisi distale
L’epifisi distale del femore presenta, posteriormente, due grosse superfici ossee convesse, i condili femorali (uno mediale, l’altro laterale). I condili, rivestiti di cartilagine articolare, fanno parte della complessa articolazione del ginocchio. Tra i due condili vi è uno spazio, la fossa intercondiloidea. Anteriormente, i due condili convergono nel formare la superficie patellare, per l’articolazione con la patella. Sui condili prendono inserzione i due legamenti crociati (anteriore e posteriore), e due menischi (mediale e laterale), in quanto non vi è perfetta corrispondenza tra i condili del femore e le superfici condiloidee della tibia. I menischi si dispongono a contornare i due condili, mentre i legamenti crociati si incrociano all’interno dello spazio intercondiloideo.

Leggi anche:

Muscoli relativi al femore
La tabella sottostante riporta l’elenco dei 22 muscoli che originano o terminano in corrispondenza del femore.

Muscolo Capo terminale o capo iniziale Sede di contatto sul femore
Muscolo iliaco Capo terminale Piccolo trocantere
Muscolo grande psoas Capo terminale Piccolo trocantere
Muscolo grande gluteo Capo terminale Tuberosità glutea
Muscolo medio gluteo Capo terminale Superficie laterale del grande trocantere
Muscolo piccolo gluteo Capo terminale Parte anteriore del grande trocantere
Muscolo piriforme Capo terminale Margine superiore del grande trocantere
Muscolo gemello superiore Capo terminale Grande trocantere
Muscolo otturatore interno Capo terminale Superficie mediale del grande trocantere
Muscolo gemello inferiore Capo terminale Grande trocantere
Muscolo quadrato femorale Capo terminale Cresta intertrocanterica posteriore
Muscolo otturatore esterno Capo terminale Fossa trocanterica (piccola depressione in prossimità del grande trocantere; si veda la figura del grande trocantere).
Muscolo pettineo Capo terminale Linea pettinea
Muscolo adduttore lungo Capo terminale Parte mediale della linea aspra
Muscolo adduttore breve Capo terminale Parte mediale della linea aspra
Muscolo grande adduttore Capo terminale Parte mediale della linea aspra e tubercolo adduttore
Muscolo vasto laterale Capo iniziale Grande trocantere e parte laterale della linea aspra
Muscolo vasto intermedio Capo iniziale Superficie frontale e laterale del femore
Muscolo vasto mediale Capo iniziale Sezione distale della linea intertrocanterica e parte mediale della linea aspra
Bicipite femorale Capo iniziale Parte laterale della linea aspra
Muscolo popliteo Capo iniziale Sotto l’epicondilo laterale
Muscolo gastrocnemio Capo iniziale Dietro il tubercolo adduttore, sopra l’epicondilo laterale.
Muscolo plantare Capo iniziale Sopra il condilo laterale

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Coccigodinia e dolore anale: sintomi, rimedi e cure

MEDICINA ONLINE OSSA OSSO PARI IMPARI SCHELETRO UOMO DIFFERENZE TESSUTO SPUGNOSO TRABECOLARE COMPATTO CORTICALE FIBROSO LAMELLARE CARTILAGINE OSSO SACRO COCCIGE CERVELLO SISTEMA NERVOSO CENTRALE PERIFERICO MIDOLLO OSSEO SPINALELa coccigodinia è una sindrome dolorosa che interessa il bacino, in particolare il coccige o l’area circostante. I dischi di cartilagine specie negli anziani, sono affaticati da decenni di uso continuo nel compito di mantenere il coccige nella sua sede e tendono ad usurarsi, provocando dolori sempre più forti. La coccigodinia è quasi sempre associata all’età avanzata, raramente è causata da metastasi o da un tumore chiamato “osteosarcoma” (ovvero un tumore maligno primitivo delle ossa). In alcuni casi la sofferenza può essere provocata da patologie come la cisti pilonidale  (una particolare cisti che compare nella regione sacrale, tra lo strato adiposo cutaneo e la fascia muscolare)  e lo sperone osseo.

Caratteristiche della coccigodinia
Non è difficile comprendere di soffrire di coccigodinia: il dolore infatti è sempre localizzato alla base della colonna vertebrale e anche se la sua intensità può variarare, è proprio il preciso posizionamento a renderlo facilmente identificabile. In alcuni casi potrebbe essere particolarmente forte, al punto da non permettere di effettuare attività tanto semplici quanto indispensabili: guidare la propria autovettura o addirittura sedersi. Fra i vari dolori collegati alla coccigodinia ricordiamo:

  • un insieme di forti dolori quando si evacua (ossia quando si va in bagno);
  • dei forti dolori alle gambe, i fianchi ed i glutei;
  • un forte aumento dei dolori collegati alle mestruazioni;
  • aumento del dolore durante i rapporti sessuali;

Sappiamo che la coccigodinia non rappresenta una problematica molto grave, ma se essa si unisce ad altre patologie, come una massa anomala od un ascesso, le difficoltà e le sofferenze patite possono aumentare notevolmente. Per capire l’eventuale presenza di una sinergia negativa fra la coccigodinia ed altre malattia si potrà utilizzare una radiografia.

Leggi anche:

Come curare efficacemente la coccigodinia?
Un metodo semplice ed efficace per combattere la coccigodinia è l’utilizzo dei FANS (i farmaci antinfiammatori non steroidi), a cui si possono unire anche dei farmaci miorilassanti che evitano una contrazione muscolare eccessiva, inutile e addirittura controproducente. Anche il paracetamolo (Tachipirina) può essere usato efficacemente, specie se il dolore è lieve. Tutti queste medicine non sono però così efficaci nel caso in cui il paziente soffra di dolori particolarmente intensi, quali quelli provocati dalla coccigodinia cronica, una “variante” particolarmente aggressiva di questa patologia. In questo caso sarà necessario utilizzare un trattamento più “radicale” ed adoperare il tramadolo: si tratta di un oppioide sintetico, vendibile solo con una prescrizione medica non ripetibile. Tale sostanza non è un semplice agonista oppioide ma agisce come inibitore della ricaptazione della noradrenalina, inducendo anche un maggior rilascio di serotonina. Si tratta di un farmaco da utilizzare con cautela in quanto può anche provocare effetti collaterali non indifferenti come vomito, nausea, sudorazione eccessiva e stitichezza. Non è assolutamente un farmaco da utilizzare in gravidanza e nel caso venga assunto in sinergia con altri farmaci antidolorifici il mix può portare a tremori nervosi di grande intensità. Il tramadolo è quindi una sorta di “extrema ratio” e proprio per questa ragione può essere acquistato solo con ricetta non ripetibile in modo che il medico possa verificare se sia davvero necessario che il paziente ne assuma dose ulteriori.

Curare la coccigodinia con altre terapie
Se non desiderate assumere farmaci chimici e pensate che la cura migliore sia quella di tipo naturale, potreste affidarvi con fiducia al vostro fisioterapeuta, osteopata o chiropratico: i massaggi praticati da degli esperti possono infatti allontanare il dolore, almeno per un periodo ridotto di tempo. Esistono inoltre dei cuscini creati proprio per ridurre la pressione sul coccige e permettere così una seduta comoda e priva di dolore.

La rimozione chirurgica del coccige
Nel caso in cui né i farmaci né i massaggi apportino beneficio non resterà che agire alla radice tramite una coccigectomia, ossia una asportazione chirurgica dell’intero coccige. Normalmente questo intervento è effettuato solo su pazienti che soffrono di una notevolissima instabilità del coccige e di dolori davvero lancinanti. In alcuni casi esso è utilizzato nella terapia post partum, quando la paziente abbia subito una frattura del coccige a causa di fortissime contrazioni. La tecnica più usata è detta “di Gardner”, uno specialista anglosassone che negli anni ’70 introdusse questa metodologia chirurgica. Il paziente viene sottoposto ad un’ anestesia generale e successivamente messo in posizione genu-pettorale. Viene praticata una incisione longitudinale della cute nella zona fra i glutei, rimanendo sempre ad almeno 5 cm. di distanza dall’anno per evitare qualsiasi tipo di infezione. Successivamente verrà effettuata un’incisione dei tessuti sottocutanei per arrivare a raggiungere il coccige. A questo punto con delle apposite garze verranno allontanati tutti i tessuti ed i legamenti che si trovano attorno al coccige. Verrà poi effettuato uno scollamento della parete anteriore coccigea, l’esposizione della punta del coccige e la resezione dei tralci connettivali. Infine verrà rimosso completamente tutta quella parte del coccige effettivamente lesionata. Pur essendo decisamente invasiva questa operazione chirurgica risolverà sicuramente la problematica limitando i rischi di infezione e permettendo una guarigione tutto sommato rapida: dopo circa 5 settimane si potrà ritornare a sedersi normalmente ed i dolori al coccige rimarranno solo un brutto ricordo.

I migliori prodotti per la cura delle ossa e dei dolori articolari 
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere di ossa, legamenti, cartilagini e tendini e la cura dei dolori articolari. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

E’ italiano il primo trapianto di bacino al mondo: salva un diciottenne colpito da tumore alle ossa inoperabile

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Estetico Medicina Estetica Roma PRIMO TRAPIANTO BACINO MONDO TORINO OSSA TUMORE  Radiofrequenza Rughe Cavitazione Cellulite Pulsata Peeling Pressoterapia Linfodrenante Mappatura Nei Dietologo DermatologiaEseguito per la prima volta al mondo un impianto di bacino realizzato in titanio e tantalio, il record parla italiano! L’intervento, perfettamente riuscito, è stato eseguito al Cto di Torino su un diciottenne colpito da un tumore alle ossa. Il giovane ragazzo soffriva da circa un anno da osteosarcoma del bacino considerato da tutti inoperabile. Aveva risposto abbastanza bene a ben 16 cicli di chemioterapia nel reparto di oncoematologia, ora l’intervento innovativo ha regalato alla sua vita, ed a quella degli altri pazienti nelle sue condizioni, nuove prospettive. Questo è uno di quei giorni in cui adoro la scienza più del solito!
Sono orgoglioso di questo risultato anche se bisogna ricordare che l’emibacino in titanio e tantalio (che potete vedere in foto) è stato realizzato negli Stati Uniti. La protesi è stata realizzata seguendo un modello 3D realizzato con una precedente TAC, successivamente impiantata con un intervento durato 12 ore.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

L’attività fisica per migliorare la sessualità femminile e trarre più piacere dal rapporto

MEDICINA ONLINE PALESTRA PESI ALIMENTAZIONE MUSCOLI DOPO ALLENAMENTO MASSA PROTEINE AMMINOACIDI BCAA RAMIFICATI ESSENZIALI WHEY LATTE SIERO CASEINE CREATINA WORKOUT BICIPITI SPALLE GAMBEAbbiamo visto nel post precedente come l’attività fisica sia importante per mantenere una sessualità sana nell’uomo. Le stesse indicazioni vanno bene naturalmente anche per le donne che hanno – e a volte se ne dimenticano – nel proprio corpo, l’arma più potente dell’universo conosciuto per ravvivare un rapporto apparentemente destinato all’eutanasia.

Allenare la sessualità della donna
Praticare un’attività sportiva con regolarità e impegno aiuta a tenere allenata e funzionale anche l’attività sessuale femminile. Anche per le donne vale l’indicazione di praticare tutti quegli sport che migliorano la funzionalità dell’apparato cardiocircolatorio e la resistenza come il jogging, la marcia veloce, il ciclismo o il nuoto. L’importante è che siano sport e attività motorie che si prolungano nel tempo, almeno per 30/40 minuti, praticati a ritmi moderati. L’attività fisica aiuta a produrre serotonina, il neurotrasmettitore del buon umore, a migliorare la fiducia in sé e naturalmente ad armonizzare l’aspetto fisico.

Entrare in sintonia con il lato più sensuale del proprio corpo
Per le donne possono anche essere indicate le attività fisiche con esercizi che aiutano a migliorare la consapevolezza del proprio corpo, aumentare la sinuosità dei movimenti e renderle più attraenti agli occhi degli uomini. Gli allenamenti dedicati alle zone del corpo considerate più sexy (glutei, gambe, fianchi, lombari) possono aiutare le donne ad entrare in sintonia con il lato più sensuale del proprio corpo, così da renderle più ricettive e più interessate al sesso oltre che ovviamente più attraenti agli occhi del partner.

Movimenti sinuosi per essere più attraenti con la Pole Dance
Tra gli esercizi che ultimamente sembrano andare molto di moda c’è la Pole Dance, cioè il ballare attorno al palo. Questa abbina la flessuosità del ballo alla sensualità dei movimenti. Una volta imparata, oltre a rendere il vostro corpo più sinuoso, potrete anche vedere l’effetto sul vostro partner. Un consiglio che do ad alcune pazienti desiderose di riaccendere una passione ormai flebile nel loro partner, è di fare un corso di Pole Dance senza dirlo al marito/fidanzato per poi fargli vedere – tra il serio e l’ironico – quello che si è imparato facendogli una sorpresa, magari per il suo compleanno: vi assicuro che sarà un regalo che difficilmente si dimenticherà!

Balli di coppia e danza del ventre
Anche i balli di coppia possono rivitalizzare la sessualità, soprattutto se fatti con il proprio compagno. Provare qualcosa di nuovo insieme, soprattutto se sensuale come ad esempio un tango, può aiutare a migliorare l’intesa di coppia sia dentro che fuori dal letto. Se invece proprio non riuscite a trascinare con voi il vostro partner potreste pensare ad un corso di danza del ventre. Questa insegna ad usare il proprio corpo e si concentra ovviamente sul bacino, ciò vi aiuterà a tenerlo tonico e vi regalerà anche un nuovo modo di controllarlo e muoverlo durante l’amplesso sessuale. Anche per la danza del ventre vale il consiglio dato per la Pole Dance: imparatelo di nascosto e una sera stupite il vostro partner facendo un piccolo spettacolo solo per lui!

Basta poco per far riesplodere la vostra sensualità
Viviamo in un momento di crisi economica, ma se non avete i soldi per pagarvi un corso in palestra sappiate che non avete comunque scuse: con pochi euro potrete infatti procuravi lo strumento del piacere per eccellenza. Sto parlando ovviamente… dell’hula-hoop! Andate nella vostra cantina e probabilmente ne troverete uno, oppure rubatelo a vostra figlia piccola. Questo apparentemente innocuo strumento racchiude invece una esplosione di sensualità visto che può aiutarvi a migliorare muscolatura, vascolarizzazione, coordinazione, ritmo e resistenza proprio nella zona che è più importante durante il rapporto sessuale. Inoltre un quarto d’ora/mezz’ora al giorno di hula-hoop con in sottofondo un po’ della vostra musica ritmata preferita, vi aiuterà a sentirvi un po’ più giovani, migliorare il vostro umore e bruciare anche 250 calorie in 30 minuti. Questo vi permetterà di migliorare il vostro aspetto fisico ed anche la vostra percezione di sensualità.

Ricordate: il vostro corpo è un’arma di seduzione straordinaria a qualsiasi età: basta allenarlo ed anche il più freddo degli uomini si scioglierà come neve al sole!

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!