Finasteride: effetti collaterali e controindicazioni

MEDICINA ONLINE FARMACO FARMACIA PHARMACIST PHOTO PIC IMAGE PHOTO PICTURE HI RES COMPRESSE INIEZIONE SUPPOSTA PER OS SANGUE INTRAMUSCOLO CUORE PRESSIONE DIABETE CURA TERAPIA FARMACOLOGICA EFFETTI COLLATERALI CONTROLa finasteride (nome commerciale Proscar e Propecia) è un farmaco appartenente alla categoria degli inibitori della 5-alfa-reduttasi di tipo II, usato principalmente per il trattamento di ipertrofia prostatica benigna, cancro alla prostata ed alopecia androgenetica.

Effetti collaterali ed indesiderati della finasteride

Nello studio PLESS, gli effetti collaterali più frequentemente riportati sono stati quelli relativi all’apparato genitourinario. Il 3.7% dei pazienti in cura con finasteride e il 2.1% dei pazienti trattati con placebo hanno abbandonato lo studio a causa di effetti avversi su tale apparato. Negli anni dal secondo al quarto dello studio non è stata riscontrata una differenza statisticamente significativa nell’incidenza di disturbi dell’erezione, dell’eiaculazione e di calo della libido tra i pazienti trattati con il farmaco ed i pazienti nel gruppo di controllo.

Risultati simili sono stati ottenuti negli studi clinici con finasteride utilizzata per il trattamento dell’alopecia. I disordini dell’apparato genitourinario sono risultati non comuni (incidenza tra 1/100 e 1/1000). L’incidenza di tali effetti collaterali è diminuita fino allo 0,6% nel corso degli anni successivi al primo e fino al termine dello studio. Nella fase post-marketing sono stati riportati altri effetti collaterali comprendenti orticaria, esantema, prurito, gonfiore delle labbra e del volto, dolorabilità e ingrossamento della mammella, dolore testicolare. La persistenza di disfunzione erettile e di altri effetti avversi inerenti alla sfera sessuale dopo sospensione del trattamento con finasteride è stata verificata anche in fase postmarketing a seguito di segnalazioni ricevute via internet da alcuni utilizzatori del farmaco per alopecia. L’agenzia del farmaco svedese e del Regno Unito hanno richiesto alla società produttrice di aggiungere una nota riguardante queste segnalazioni nel foglietto illustrativo.

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Nell follow-up a 10 anni gli effetti collaterali sono stati riscontrati nel 6% dei pazienti (7 pazienti su 118). I ricercatori non hanno riscontrato insorgenza di ginecomastia, depressione e modificazioni della spermatogenesi. Nel 2009, l’agenzia di controllo per i medicinali e i dispositivi medici inglese (MHRA) ha pubblicato i risultati di una ricerca condotta sugli studi clinici e sull’esperienza post-marketing con finasteride, secondo cui non si può escludere che la terapia con finasteride aumenti il rischio di contrarre carcinoma mammario. Secondo gli esperti dell’MHRA, nonostante nei dati clinici non sia rinvenibile un aumento significativo dell’incidenza del carcinoma mammario nei pazienti trattati con finasteride, rispetto ai pazienti trattati con placebo (7-8 su 100 000 pazienti per anno contro 3-8 su 100 000 pazienti per anno) si può osservare un trend di incremento dell’occorrenza del carcinoma mammario nei pazienti in cura con finasteride. Questo stesso trend non è rinvenibile negli studi clinici su Propecia. Nell’esperienza post-marketing, dal 1992 ad al 2009 sono stati riportati 50 casi di carcinoma mammario in pazienti in terapia con finasteride per problemi di ipertrofia prostatica (44 confermati da analisi medica) e 4 casi in pazienti in cura per alopecia (3 confermati) dal 1999 al 2009. Alla luce di questa ricerca il carcinoma mammario sarà incluso come effetto collaterale riportato durante gli studi clinici e nella fase post-marketing nei foglietti illustrativi del farmaco.

Dal 2005 a gennaio 2009 la finasteride è stata inserita nell’elenco delle sostanze proibite dell’agenzia mondiale antidoping, a causa della sua capacità di mascherare l’uso di steroidi allo scopo di incrementare le prestazioni sportive. L’avanzamento delle tecniche di controllo antidoping ha reso possibile la rimozione della finasteride dalla lista delle sostanze proibite. La finasteride è rimasta disponibile per gli atleti anche negli anni tra il 2005 e il 2009 all’interno del protocollo TUE (Therapeutic Use Exception – Eccezione per uso terapeutico).

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Ulteriori possibili effetti sull’organismo

Oltre agli effetti riscontrati nelle sperimentazioni cliniche e riportati nei foglietti illustrativi del farmaco, alcuni recenti studi hanno ipotizzato l’esistenza di altri effetti sull’organismo potenzialmente legati all’assunzione di finasteride. In alcuni studi preliminari non randomizzati, senza doppio cieco e senza gruppo di controllo, è stato ipotizzato che la finasteride possa indurre sintomi depressiviin pazienti predisposti. Secondo questa ipotesi, la finasteride impedirebbe l’alfa-riduzione del progesterone in allopregnanolone, un neurosteroide che secondo altri studi sarebbe carente negli individui depressi. Tuttavia, i ricercatori coinvolti in questi studi sostengono che allo stato attuale non sia possibile stabilire l’esistenza di un legame tra l’assunzione di finasteride e questi meccanismi fisio-patologici. In uno studio pilota su un solo soggetto, la finasteride è stata anche utilizzata come terapia per la sindrome di Tourette in sostituzione della classica terapia con antiandrogeni.

Controindicazioni

L’assunzione di finasteride è controindicata in pazienti affetti da gravi patologie epatiche o da ipersensibilità nei confronti del principio attivo o verso uno dei suoi eccipienti.
L’utilizzo di questo farmaco è controindicato anche durante gravidanza e allattamento.

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I farmaci per la disfunzione erettile determinano subito erezione?

MEDICINA ONLINE SESSO ANSIA PRESTAZIONE SESSUALE COUPLE AMORE DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA CAMEL TOE LOVE FIRST TIME LOVER SEX GIRL MANo, tali farmaci non determinano una erezione appena assunti, solo per il fatto di essere assunti. Viagra, Cialis e Levitra hanno solo la capacità di facilitare l’erezione in presenza di un effettivo stimolo sessuale, ed anche in quel caso non è detto che determinino realmente una erezione realmente efficace e duratura: alcune patologie potrebbero comunque ostacolare i meccanismi erettivi del pene.

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Dermatite seborroica: immagini, sintomi, calvizie, dieta, shampoo e farmaci

MEDICINA ONLINE DERMATITE SEBORROICA IMMAGINI NUCA CUOIO CAPELLUTO CAPELLI UOMO DONNA FINASTERIDE ALOPECIA AREATA O ANDROGENETICA DIFFERENZE CALVIZIE PELO CAPELLO RASATO DECORSO 1La dermatite seborroica (chiamata anche eczema seborroico) è una dermatite che colpisce principalmente zone come il cuoio capelluto, la faccia, il torace e il condotto uditivo. In particolare, le zone ricche di ghiandole sebacee della pelle hanno una maggiore probabilità di essere colpite. Può essere confusa con la rosacea.

Quanto è diffusa?

La dermatite seborroica interessa il 5% dell’intera popolazione mondiale. Il 90% dei casi è riscontrato nella civiltà occidentale, il 6% nel continente africano e il restante 4% nel resto del mondo. I picchi sono registrati durante l’età infantile, adolescenziale (nella maggior parte delle volte) e nella mezza età. Se la malattia inizia durante la fascia infantile c’è il rischio che rimanga permanente a vita, se invece inizia durante la fascia adolescenziale normalmente si risolve col passare degli anni.

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Cause della dermatite seborroica

La causa di questa patologia non risulta essere ancora chiara: funghi del genere Malassezia, in particolare Malassezia furfur (precedentemente conosciuto come Pityrosporum ovale) e Malassezia globosa, sono presenti in notevole quantità nelle zone colpite.
Tuttavia una precisa relazione con questo fungo non è stata ancora provata. Nelle zone affette si riscontra un incremento della moltiplicazione cellulare, la produzione di sebo non aumenta ma esso cambia di composizione, così da irritare il cuoio capelluto. Inoltre i capelli potrebbero diventare secchi, crespi, arruffati, non uniformi, e soprattutto molto oleosi. Si presenta anche sul viso (attorno al naso e alla bocca, e sulle sopracciglia) e sul glande (sotto forma di pasta bianca, cioè pelle morta mista a secrezioni liquide, da non confondere col normale smegma). La causa più accreditata tra i ricercatori è una elevata sensibilità del soggetto alla Malassezia furfur. Fattori sospettati di contribuire all’insorgere di tale patologia sono:

  • anomalie del sistema immunitario;
  • condizioni ormonali;
  • malattie neurologiche (es. malattia di Parkinson, ictus);
  • stress;
  • privazione di sonno;
  • carenze vitaminiche: mancanza di biotina (vitamina B8), mancanza di piridossina (vitamina B6).

Segni e sintomi di dermatite seborroica

I sintomi di dermatite seborroica compaiono gradualmente. In genere i primi segni sono la desquamazione della cute e del cuoio capelluto. I sintomi si verificano più comunemente in qualsiasi punto della cute del viso, dietro le orecchie e nelle zone caratterizzate da pieghe della pelle. L’arrossamento e la desquamazione possono verificarsi anche sulla pelle vicino alle ciglia, sulla fronte, ai lati del naso, sul torace e sulla zona superiore del dorso. Frequentemente si evidenziano squame giallastre e untuose, associate a eritema del volto e follicolite del cuoio capelluto. Possono essere presenti piccole croste e talvolta prurito. Quest’ultimo sintomo non sempre è presente ma in alcuni casi può risultare anche intenso. Nei casi più gravi, croste e lesioni squamose giallastre e rossastre compaiono lungo l’attaccatura dei capelli, dietro le orecchie, nel canale uditivo, sulle sopracciglia, sul ponte del naso, intorno al naso, sul petto e sulla parte superiore della schiena. Comunemente, i pazienti presentano un leggero arrossamento della pelle, lesioni cutanee squamose e, in alcuni casi, la perdita dei capelli. Altri sintomi includono la presenza di chiazze o croste spesse sul cuoio capelluto, pelle grassa, arrossata, coperta di squame biancastre o giallastre, prurito, dolore e scaglie giallastre e biancastre che possono attaccarsi al fusto del capello.
La dermatite seborroica può verificarsi in bambini molto piccoli, in genere con meno di tre mesi d’età, provocando la comparsa di una crosta giallastra, spessa ed oleosa, intorno l’attaccatura dei capelli e sul cuoio capelluto. Contrariamente a quanto avviene nell’adulto nei bambini il prurito, per quanto possibile, non domina il quadro clinico. Spesso, una dermatite da pannolino di difficile risoluzione si accompagna all’eruzione del cuoio capelluto. Di solito quando questa condizione si verifica nei neonati tende a risolversi in pochi giorni e senza alcun trattamento specifico. Negli adulti i sintomi della dermatite seborroica possono perdurare poche settimane oppure molti anni. La gran parte dei pazienti conosce periodi di benessere che si alternano con periodi di riesacerbazione. Questi ultimi talvolta costringono il paziente a presentarsi ad un dipartimento d’emergenza per essere trattato. Questa condizione viene riferita ad uno specialista quando i tentativi di trattamento standard si sono rivelati infruttuosi.

Dermatite seborroica: foto

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Trattamento

Un’adeguata igiene del cuoio capelluto è fondamentale nel trattamento della dermatite seborroica unita ad una dieta corretta, che comprenda adeguate porzioni di frutta e verdura, per assicurare il corretto apporto di vitamine e sali minerali essenziale per la salute del cuoio capelluto. Il trattamento precoce delle riacutizzazioni è considerato utile ed incoraggiato da parte degli specialisti. In tutti quei soggetti con dermatite coinvolgente il cuoio capelluto e tendenza a “frugare” e “scompigliarsi” o “appiattire” i capelli sono consigliate e risultano particolarmente utili tecniche di modifica del comportamento che possono comportare una marcata riduzione delle escoriazioni cutanee. La terapia raccomandata dai dermatologi è comunque a base di creme e/o shampoo al ketoconazolo o emulsioni corticosteroidee. Lo zinco piritione, il solfuro di selenio e l’octopirox sono alla base di altri shampoo che possono dare un aiuto nel trattamento di questa patologia. Per quanto riguarda il trattamento a base di corticosteroidi non va dimenticato che pomate e lozioni a base di mometasone furoato oppure clobetasolo propionato o ancora fluocinonide sono estremamente efficaci se applicati una o due volte al giorno sulla cute interessata, anche sul volto. Sfortunatamente l’applicazione topica di pomate e lozioni a base di corticosteroidi può accelerare la comparsa di recidive, e può favorire una importante riacutizzazione della condizione a causa di un “effetto di rimbalzo”. Per questo motivo il trattamento steroideo non è incoraggiato se non in casi selezionati e per un uso rigorosamente a breve termine (massimo due settimane). Il coinvolgimento della cute in genere risponde a ketoconazolo, a naftifine oppure a creme, lozioni ed emulsioni basate su ciclopirox olamina. L’interessamento del cuoio capelluto risponde bene a shampoo contenenti ketoconazolo e ciclopirox olamina, singolarmente oppure associati. Gli antistaminici vengono utilizzati principalmente in quei soggetti in cui prevale il prurito e per alleviare l’infiammazione.
Recentemente, la fototerapia si è dimostrata utile nel trattamento della dermatite seborroica. Possono essere utili seboregolatori topici e assumere boswelliaserrata che ha forti proprietà antinfiammatorie. Anche l’olio di semi di ribes nigrum ha proprietà antinfiammatorie ed è simile al cortisone. La caduta dei capelli nella dermatite seborroica è dovuta alla situazione di stress ossidativo presente a livello del bulbo pilifero. La caduta a cui si fa riferimento non è l’alopecia androgenetica, ma un effluvio causato da stress di diversa natura.

Shampoo consigliato

Uno shampoo molto utile contro la dermatite seborroica, consigliato dal nostro Staff medico, è il seguente: https://amzn.to/3qCkbbl

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Creatinina alta o bassa: cure e terapie per correggere i valori

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Specialista in Medicina Estetica Roma DIECI ABITUDINI TI DANNEGGIANO RENI Radiofrequenza Rughe Cavitazione Peeling Pressoterapia Linfodrenante Dietologo Cellulite Dieta Pancia Sessuologia Filler BotulinoPrima di iniziare la lettura, per meglio comprendere l’argomento trattato, ti consiglio di leggere: Creatinina alta o bassa: cos’è, cosa indica e come si corregge

Come abbiamo potuto vedere nell’articolo appena linkato, l’alterazione del valore della creatinina può dipendere da una gran quantità di cause. In base all’eziologia potrebbe essere estremamente facile correggere un valore alterato di creatinina, ad esempio:

  • con una adeguata alimentazione (limitando carne);
  • diminuendo l’attività fisica giornaliera;
  • assumendo integratori alimentari in modo corretto.

Farmaci
Se la causa dell’alterazione della creatinina è legata all’assunzione di un farmaco, si cercherà di cambiare terapia, se possibile. Farmaci che alterano la creatinina sono, ad esempio:

  • farmaci chemioterapici;
  • alcuni antibiotici (Amfotericina B, Gentamicina, ecc.);
  • farmaci inibitori dell’Enzima di conversione dell’Angiotensina (ACE);
  • alcuni diuretici (come il Lasix);
  • alcuni analgesici (come l’Ibuprofene, l’Aspirina).

Patologie
Alcune patologie possono determinare alterati livelli di creatina: in questo caso curare la malattia a monte può determinare una normalizzazione dei livelli di creatinina.
Tra le patologie legate ad alterazione della creatinina, ricordo:

  • insufficienza renale,
  • ipertensione arteriosa
  • diabete,
  • artrite reumatoide,
  • disidratazione,
  • endocardite,
  • glomerulonefrite,
  • gotta,
  • insufficienza cardiaca congestizia,
  • ipertiroidismo,
  • lupus eritematoso sistemico,
  • mieloma multiplo,
  • nefriti,
  • ostruzione delle vie urinarie,
  • pielonefrite,
  • shock,
  • uremia.

Il mio consiglio è comunque sempre quello di non tentare la pericolosa via del “fai da te” e contattare il vostro medico che valuterà il risultato delle analisi in maniera completa, non limitandosi al solo valore della creatinina. Il medico saprà valutare la causa di tale valore alterato ed, eventualmente, intraprenderà la giusta azione curativa.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

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Fibrosi polmonare idiopatica: sintomi, progressione e cure

medicina-online-dott-emilio-alessio-loiacono-medico-chirurgo-roma-tumore-al-polmone-chi-non-fuma-da-cosa-e-causato-riabilitazione-nutrizionista-infrarossi-accompagno-commissioni-cavitazione-radiofreqIl termine “fibrosi polmonare” comprende una serie di malattie in cui avviene una produzione eccessiva di tessuto cicatriziale che si insinua tra gli alveoli che può indurre una fibrosi. Questa può esser provocata ad esempio dall’inalazione di polveri, gas tossici o vapori, ma anche da infezioni, radiazioni o dall’assunzione di determinati farmaci. Tuttavia, ancora oggi causa di una fibrosi polmonare su due è resta sconosciuta (idiopatica): per questo viene denominata fibrosi polmonare idiopatica (abbreviato IPF, dall’inglese idiopathic pulmonary fibrosis). E’ una malattia particolarmente subdola: può essere ignorata per anni. I sintomi si manifestano solo quando ormai i polmoni sono già molto lesionati: si tratta per lo più di tosse secca e dispnea da sforzo.

Qual è la causa di questa malattia?

La IPF è fondamentalmente una malattia cronica rara, non contagiosa: studi recenti evidenziano una frequenza da 6 a 20 casi ogni 100’000 individui. Generalmente la malattia viene diagnosticata più spesso negli uomini che abbiano superato i 50 anni d’età. L’IPF si manifesta più frequentemente in alcuni gruppi familiari, quindi probabilmente i fattori genetici giocano un ruolo importante. La scienza ritiene comunque che nei pazienti affetti da IPF la rigenerazione del tessuto nei polmoni sia pregiudicata. I processi di riparazione sono compromessi e possono condurre alla cicatrizzazione del tessuto. Si tratta di un processo molto complesso che la ricerca non è ancora in grado di spiegare.

Come viene diagnosticata la IPF?

La IPF per lo più viene ignorata a lungo. I sintomi più frequenti sono tosse secca e dispnea, inizialmente sotto sforzo, in seguito anche allo stato di riposo. Nel momento in cui tali disturbi si manifestano, la malattia è già a uno stadio avanzato. La diagnosi deve essere confermata di regola in collaborazione tra pneumologi, patologi e radiologi: il test di funzionalità polmonare valuta l’efficienza dell’apparato respiratorio. Gli esami clinici e la TAC (tomografia assiale computerizzata) ad alta risoluzione confermano o meno la diagnosi. Gli pneumologi riconoscono l’immagine clinico-radiologica della fibrosi polmonare: la tipica «struttura a nido d’ape» nel tessuto. A seconda dei casi si richiede anche una broncoscopia, un esame endoscopico dei polmoni al fine di prelevare piccoli frammenti di tessuto. Se sono state escluse le altre cause note di fibrosi polmonare, si è in presenza di una IPF.

Come progredisce la IPF?

Il processo fibrotico con ispessimento dell’interstizio, provoca progressivo irrigidimento del polmone e perdita di elasticità. A causa di questo irrigidimento, respirare diventa più faticoso. Con il passare del tempo il tessuto cicatrizzato, privo di funzione, sostituisce il tessuto polmonare sano. Il volume dei polmoni diminuisce e il normale passaggio dell’ossigeno nel sangue diventa sempre più difficile. Le persone colpite soffrono di una dispnea che si aggrava progressivamente e di tosse secca. La IPF può progredire molto rapidamente: la durata media di sopravvivenza dopo la diagnosi è di varia dai 3 ai 5 anni, tuttavia si è a conoscenza di decorsi anche più lunghi.

Quali sono le terapie disponibili?

Le lesioni del tessuto polmonare sono irreversibili. I farmaci o altre misure terapeutiche impiegate attualmente possono rallentare solo in parte il processo di cicatrizzazione. I ricercatori ripongono molte speranze nei farmaci antifibrotici di nuova generazione, che evidentemente possono rallentare o arrestare il processo solo parzialmente. D’altro canto non si conoscono altri risultati dopo tanti anni di ricerca. Riguardo al trattamento si cerca di alleviare i disturbi, le complicazioni possibili ed evitare l’insorgere di malattie connesse. La terapia respiratoria e di movimento, nell’ambito di una riabilitazione polmonare, gli esercizi di rilassamento e la riduzione dello stress possono migliorare la qualità della vita dei pazienti. Nel corso della malattia, sovente è necessario l’apporto straordinario di ossigeno. Eventualmente, nei casi gravi, è necessario ricorrere al trapianto polmonare.

A che punto è la ricerca?

La ricerca è costantemente impegnata a decifrare i processi. Stiamo individuando sempre più tessere del complesso mosaico di questa malattia. Nel frattempo sono stati scoperti segnali e messaggeri chimici che conducono alla cicatrizzazione del polmone. In quest’ottica si cercano nuovi spunti per altre terapie. Sono inoltre in corso una moltitudine di studi che si spera portino a nuove conoscenze e possibilità terapeutiche. È auspicabile una terapia mono farmacologica o combinata che migliori la prospettiva di guarigione di questa malattia per ora ancora fatale.

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Aumentare il testosterone: metodi naturali e cose da evitare

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma AUMENTARE TESTOSTERONE MUSCOLI SESSO PALESTRA FISICO Medicina Estetica Riabilitazione Nutrizionista Dieta Grasso Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Seno Luce Pulsata Macchie Cutanee PeneStimolare la produzione naturale di testosterone è sicuramente l’opzione migliore per aumentare la produzione di questo ormone in modo sicuro, specie quando, dai 30 anni in poi, la sua produzione cala dell’1% ogni anno. Per farlo si cercano di eliminare le sostanze chimiche che bloccano la produzione oppure si supporta la capacità endogena del proprio corpo di produrre più testosterone. Ecco alcune sostanze utili per aumentare naturalmente il testosterone.

1) ZINCO

È noto che la deficienza di zinco può portare a un malfunzionamento dei testicoli e di conseguenza l’abbassamento dei livelli di testosterone. La prostata maschile è uno degli organi del corpo a maggiore concentrazione di zinco, un dato che indica quanto sia importante per l’apparato riproduttore maschile. Inoltre, l’attività fisica sia in uomini normalmente sedentari che negli atleti, può portare a una carenza di testosterone e ormone tiroideo, che può essere facilmente attenuata dall’integrazione di zinco. È stato inoltre scoperto che lo zinco protegge dai danni causati dal cadmio (un metallo pesante) a quella parte di dna che influisce sulla capacità dei testicoli di produrre testosterone. Una ricerca sugli animali indica che lo zinco può migliorare la funzione erettile e ottimizzare i livelli di prolattina e testosterone.
Bisogna però tenere a mente che i minerali nel corpo necessitano di un certo equilibrio. Un eccesso di zinco può infatti provocare a una carenza di rame e viceversa. È quindi importante lavorare con professionisti qualificati per individuare le eventuali carenze e colmarle senza causare effetti collaterali. Nel dubbio, è sempre meglio reintegrare i minerali con l’alimentazione, e questo diminuisce il rischio di squilibri. Per cercare i cibi con un alto contenuto della sostanza nutritiva che si vuole integrare, è possibile consultare l’elenco del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti d’America.

2) VITAMINA C

Uno dei metodi migliori per ottimizzare i livelli di testosterone è preservare la sua attività e rigenerarlo quando si converte naturalmente in un ormone metabolita transitorio. Una ricerca preliminare indica che la vitamina C, nota vitamina donatrice di elettroni, possa aumentare la produzione di testosterone e ridurre i livelli del suo metabolita tossico.

3) MAGNESIO

I livelli di magnesio sono fortemente correlati negli anziani, e in modo indipendente, a due ormoni anabolici: il testosterone e l’ IGF-1, il fattore di crescita insulino-simile. Questo indica che il magnesio, coinvolto in numerose reazioni chimiche che interessano oltre 300 enzimi, possa regolare positivamente l’ equilibrio anabolico-catabolico spesso interrotto nelle persone anziane. C’è un meccanismo di base che lo rende un minerale importante nell’aumento dei livelli di testosterone; il magnesio inibendo infatti il legame tra il testosterone (Tt) e le globuline leganti gli ormoni sessuali (Shgb), provoca un aumento del testosterone biodisponibile.

4) PALMETTO/ASTAXANTINA

Uno dei modi migliori per aumentare l’ormone sessuale maschile in modo naturale è bloccare la sua trasformazione in diidrotestosterone ed estrogeno (estradiolo). Questo può avvenire attraverso gli inibitori dell’enzima aromatase e gli inibitori dell’alfa-5 reduttasi. L’alfa-5 reduttasi è un enzima che converte il testosterone in diidrotestosterone mentre l’enzima aromatasi converte il testosterone in estradiolo. Uno studio promettente del 2009 ha rivelato che nei maschi sani di età compresa tra i 37 e i 70 anni, una combinazione di queste due sostanze dà come risultato un rapporto straordinario: più testosterone e meno estrogeno e diidrotestosterone.

5) FOSFATIDILSERINA

Questo componente, estremamente importante della membrana cellulare, si trova maggiormente nella carne, nel pesce, nei latticini ma anche nella lecitina di soia e girasole. Si è riscontrato che a seguito di una moderata attività fisica negli atleti, la fosfatidilserina riesca ad abbassare i livelli di cortisolo e aumentare quelli di testosterone.

Qui di seguito trovate una lista di altri integratori alimentari acquistabili senza ricetta, potenzialmente in grado di migliorare la prestazione sessuale sia maschile che femminile a qualsiasi età e trarre maggiore soddisfazione dal rapporto, aumentando la quantità di sperma disponibile, potenziando l’erezione e procurando un aumento di libido sia nell’uomo che nella donna. Ogni prodotto viene periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

ECCO 5 SOSTANZE DA EVITARE:

1) FARMACI CONTENENTI STATINE

Nella letteratura biomedica non esistono categorie di farmaci che inibiscono la produzione di testosterone e/o la libido negli uomini meglio rispetto a quelli contenenti statine. Questi farmaci non solo vengono erroneamente ritenuti dei salvavita per le malattie cardiovascolari, ma contribuiscono all’insorgenza di circa 200 effetti collaterali dannosi per la salute. Chiunque intenda preservare la propria produzione di testosterone dovrebbe evitare di assumere questi farmaci.

2) BISFENOLO A

Questa sostanza che altera il sistema endocrino è estremamente diffusa. Si trova infatti in plastiche, cibi inscatolati e nella carta termica delle ricevute fiscali. È stato dimostrato che riesce a interrompere la produzione di testosterone nei testicoli e che presenta dei potenziali effetti estrogenici femminilizzanti. Bisogna inoltre fare attenzione e non farsi ingannare dai cosiddetti prodotti ‘bisfenolo A free’ in quanto potrebbero contenere altri bisfenoli altrettanto tossici.

3) FTALATI

Usati soprattutto nelle plastiche per renderle più flessibili (plastificanti), ma anche nell’industria farmaceutica come eccipienti e nei prodotti cosmetici, inibiscono la produzione di testosterone.

4) PARABENI

Un altro tipo di sostanze petrolchimiche estremamente diffuse; utilizzati come conservanti in un’ampia gamma di prodotti, specialmente nella produzione di cosmetici e prodotti per la cura del corpo, interferiscono con i livelli di testosterone.

5) GLIFOSATO

Questa sostanza chimica, che blocca la produzione di testosterone, si trova praticamente ovunque in quelle zone in cui predomina la coltivazione di prodotti geneticamente modificati. Per essere conservati più a lungo, i prodotti ogm vengono spruzzati con glifosato e risultano quindi contaminati e anche prodotti non esplicitamente ogm come l’avena vengono spruzzati con questa sostanza essiccante prima del raccolto. Pertanto, il modo migliore per evitare l’esposizione a questa sostanza è di consumare prodotti biologici certificati al 100 per cento.

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Come fare un aerosol spiegato in modo semplice [GUIDA]

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma LARINGITE ACUTA CRONICA CAUSE SINTOMI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneL’inalazione di farmaci e soluzione fisiologica attraverso un apparecchio chiamato aerosol, è una tipica e diffusa terapia per le affezioni alle vie aeree (bronchiti, faringiti, tosse secca e grassa) che colpiscono molto di frequente i bambini ma anche gli adulti. Ma esattamente come si deve effettuare il trattamento, affinché risulti davvero efficace? E gli apparecchi in commercio sono tutti uguali o ci sono differenti modelli? Vediamo di approfondire l’argomento.

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Come si esegue correttamente l’aerosol-terapia?
Non è una terapia di difficile esecuzione, semplicemente bisogna dosare bene il farmaco e assicurarsi di inalarlo completamente. L’apparecchio è munito di boccaglio e di mascherina, si deve sempre preferire il primo, mentre la seconda è indicata solo per i bambini al di sotto dei 2-3 anni che non riescano a tenere il boccaglio.

  • prima di iniziare la seduta ci laveremo le mani con acqua e sapone,
  • verseremo nell’apposita ampolla il medicinale, o i medicinali, dosandoli secondo quanto prescritto dal medico;
  • diluiremo il farmaco in 2-3 ml di soluzione fisiologica che verseremo nell’ampolla;
  • ora possiamo inserire l’ampolla, attaccare il tubo al compressore e sistemare il boccaglio;
  • quando ci sentiamo pronti, possiamo accendere l’apparecchio e inalare la medicina.

Come respirare durante l’aerosol?
Per beneficiare al meglio dell’azione curativa del farmaco dobbiamo respirare con la bocca semi aperta e lentamente, e magari coprirci con un asciugamano. Proeseguiamo fino a completo esaurmento della soluzione farmacologica contenuta nell’ampolla.

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Cosa fare al termine?
Una volta conclusa la cura, dobbiamo lavarci bene il viso per eliminare qualunque traccia del medicinale, e lavare accuratamente anche tutte le componenti dell’aerosol che abbiamo utilizzato con acqua tiepida ed, eventualmente, una soluzione disinfettante, soprattutto prestando attenzione all’igiene del nebulizzatore.

Quale apparecchio scegliere per fare l’aerosol?
In commercio ne trovate diversi, alcuni di forma e dimensioni adatte ai bambini, spesso divertenti e colorati. Ma c’è un parametro importante da considerare prima dell’acquisto, ed è la mediana del diametro aerodinamico di massa o DAMM, che deve essere compresa tra gli 0,5 e i 5 micron. In questo modo saremo sicuri che le particelle del farmaco che inaleremo saranno di piccole dimesnioni, adatte a penetrare anche nelle parti più piccole dei nostri bronchi colpendo focolai infettivi.

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Astenospermia e spermatozoi deboli: cura e trattamento

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Rughe Cavitazione Dieta Peso Dimagrire Grasso Dietologo Nutrizionista Cellulite Dimagrire Sessuologo  Roma Trucco COME FATTO SPERMATOZOOPrima di iniziare la lettura, per meglio comprendere l’argomento, leggi anche: Astenospermia: spermiogramma, spermatozoi deboli e fattori che influenzano la loro motilità

Con “astenospermia” si indica una anomalia del liquido seminale caratterizzata da una riduzione della motilità degli spermatozoi che può ostacolare la fecondazione, con conseguente possibile sterilità del soggetto. Esistono varie forme di astenospermia, a seconda della causa che la determina. Può essere dovuta a traumi, varicocele, infiammazioni (orchiti), abuso di alcolici o di farmaci (cimetidina, chemioterapici antitumorali), criptorchidismo, ipogonadismo, irradiazione locale, assenza congenita delle cellule produttrici di spermatozoi, presenza di anticorpi antispermatozoi. In caso di orchite le cause possono essere molto varie: nella maggior parte dei casi essa compare a seguito della parotite, più raramente a seguito di sifilide, tifo, tubercolosi, gonorrea e prostatite. Quando la causa rimane sconosciuta, si parla di “astenospermia idiopatica“.

Qual è la cura dell’astenospermia?
Purtroppo non esiste una singola terapia risolutiva per tutte le forme. Il primo obbiettivo del medico è ovviamente curare la malattia a monte. Ad esempio in caso di orchite è in genere prevista la somministrazione di antibiotici e cortisonici; nei casi più gravi questi però non sono sufficienti per impedire l’instaurarsi dell’atrofia testicolare e quindi della sterilità del testicolo. Nel caso di varicocele, specie se il soggetto è ancora giovane, l’astenospermia può essere risolta con un semplice intervento chirurgico.
Curare la patologia a monte, significa quasi sempre risolvere l’astenospermia, per questo è importante che il medico indaghi a fondo alla ricerca della malattia primaria e indirizzi il paziente verso la cura più adatta. Un secondo spermiogramma, fatto a distanza rispetto al primo, può indicare chiaramente se la cura sta avendo effetto o no.

Strategia proposta dal XIX congresso nazionale degli urologi italiani
Questa terapia è stata proposta per curare pazienti con astenospermia idiopatica (astenospermia da cause sconosciute) ed è ancora in fase di studio ma merita di essere menzionata. La terapia è stata condotta in maniera bifasica. Nei primi 30 giorni (fase di induzione) è stata somministrata l’associazione farmacologica con alte dosi di arginina e coenzima Q10 (L-arginina 2500mg, L-taurina 500mg, Coenzima Q10 200 mg, vitamina C 180 mg e vitamina E 30 mg).
Successivamente, per 90 giorni, è stata somministrata una terapia con diverse associazioni, con dosi inferiori di arginina e coenzima Q10 (L-arginina 300mg, L-carnitina 200 mg, L-ornitina 100 mg, L-citrullina 100 mg, coenzima Q10 60 mg e vitamina E 30 mg).
Tutti i pazienti arruolati sono stati sottoposti a triplice valutazione del liquido seminale 10 giorni prima dell’arruolamento, al momento dell’arruolamento e dopo 90 giorni di terapia dal medesimo esaminatore con attenta valutazione della cinetica nemaspermica. Il risultato di questa sperimentazione è incoraggiante: la motilità totale è significativamente aumentata dopo la terapia.

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