Ricerca shock: il fumo di sigaretta è peggio dei gas di scarico di un tir

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO FUMA SIGARETTA NICOTINA TABAGISMO TOSSICODIPENDENZA OCCHIALI DA SOLE UOMOI miei pazienti fumatori me lo ripetono smesso: “non smetto di fumare perché tanto l’inquinamento fa più male della sigaretta”. Una ricerca ora sembra smontare questa affermazione che già il buon senso aveva reso assurda e ipocrita. Le sigarette inquinano fino a sei volte più di un tir e quindi fa meno male “respirare” i gas di scarico di un autoarticolato che il fumo da tabacco. È questo il risultato di un esperimento condotto dagli scienziati dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano. È stato stabilito infatti che il tabacco produce più smog di un camion di 13mila cc di cilindrata: fumare per otto minuti sprigiona nell’aria una quantità di polveri fini e ultrafini (Pm1, Pm2,5 e Pm10) da 4 a 6 volte superiore rispetto a un tir rimasto acceso per lo stesso tempo al minimo dei giri, con punte record di 700 microgrammi al metro cubo.
I ricercatori del Centro antifumo dell’Int, guidati dallo pneumologo Roberto Boffi, responsabile della Struttura di fisiopatologia respiratoria dell’Istituto, hanno presentato l’esito dell’esperimento durante il tradizionale incontro con i ragazzi delle scuole superiori lombarde, organizzato ogni anno in occasione della Giornata mondiale senza tabacco del 31 maggio scorso.

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Dieci piccoli gesti per diventare un eroe e salvare il pianeta

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO MONDO SPAZIO TERRA PIANETA ASTRONAUTAVuoi diventare un eroe? Se hai questo sogno la via più facile è quella di trovare qualcuno da salvare. E visto che ci dovremo passare l’esistenza, perché non cominciare salvando il pianeta Terra. Bastano pochi semplici gesti ed i figli dei nostri figli dei nostri figli ci ricorderanno come dei veri e propri eroi!

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Tiroide, tumori in crescita a causa dell’inquinamento

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Plastica Cavitazione Pressoterapia  Massaggio Linfodrenante Dietologo Roma Cellulite Amore Sessuologia Sesso PSA Pene Ecografia TUMORI TIROIDE CRESCITA INQUINAMENTOI tumori della tiroide sono aumentati negli ultimi 20 anni di quasi tre volte, e fra le cause di questo boom ci sono anche quelle ambientali. Lo hanno affermato gli esperti dell’Associazione Italiana tiroide (Ait) durante il loro congresso annuale in corso a Roma.
Secondo gli ultimi dati disponibili in Italia ci sono circa 14mila nuovi casi di tumori che coinvolgono la ghiandola tiroidea l’anno, di cui poco solo più di 3mila riguardano gli uomini. ”Quello della tiroide, i cui casi sono quasi triplicati in 20 anni, rappresenta il 2 per cento di tutte le diagnosi tumorali che si fanno in Italia” ha spiegato Paolo Vitti, segretario Ait . “L’aumento è considerevole, e dipende sia da un miglioramento delle capacità di diagnosi, sia da fattori tossici ambientali, come l’esposizione a sostanze tossiche o la carenza di iodio. Per fortuna con i mezzi attuali è possibile fare una diagnosi precoce e curare in tempo questi tumori. Non a caso anche se l’incidenza è aumentata la mortalita è rimasta costante”.

I fattori di rischio

Uno studio italiano fatto in Sicilia ha confermato che vivere in zone vulcaniche aumenta il rischio, mentre il legame tra inquinanti e questi tipi di cancro non ha ancora prove definitive. ”I rifiuti tossici sono fortemente sospettati, ma ancora non c’è una prova definitiva” afferma Vitti “anche perché mancano i registri dei tumori per poter trarre conclusioni”.
Tra le cause accertate di aumento del rischio c’è l’esposizione a radiazioni, comprese quelle derivanti da alcuni test diagnostici. ”Per alcuni esami come la Tac, un piccolo aumento c’è, e bisogna tenerne conto ad esempio se i pazienti sono bambini, ma non bisogna fare allarmismi” ha spiegato massimo Salvatori dell’università Cattolica di Roma durante la sessione del congresso dedicata a questo tema.
Per un certo periodo è finita sotto accusa anche la mammografia, mentre poi è emerso che l’aumento del rischio è così piccolo che ci vogliono un miliardo di donne che fanno il test per avere 56 casi in più”.

I problemi dei pazienti

Liste d’attesa troppo lunghe, differenze nelle comunicazioni da parte dei dottori, e l’arrivo di un farmaco generico su cui però ci sono forti dubbi sull’effettiva equivalenza con l’originale. Queste sono le principali preoccupazioni delle persone con malattie della tiroide. ”Le liste d’attesa sono in alcune zone insopportabili” ha spiegato Anna Maria Biancifiori, presidente del Comitato delle Associazioni dei Pazienti Endocrini “per una ecografia ad esempio si possono aspettare fino a 20 mesi nelle strutture pubbliche, oppure si è costretti ad andare a pagamento, ma questo vale anche per molti altri esami e per le stesse terapie radiologiche”.
Un altro problema emerso è la differenza tra le indicazioni dei medici su terapie, necessità di ricovero, protezione dalle radiazioni. ”Da una indagine fatta sui social media sono emerse notevoli differenze – ha sottolineato Paola Polano dell’Associazione Atta Lazio. “Mancano indicazioni precise e univoche persino su cosa fare dei vestiti usati mentre si segue la terapia con i radiofarmaci. Questo sconcerta i pazienti, che poi si rivolgono a noi con delle domande a cui forse dovrebbero rispondere gli esperti. Inoltre anche sulle esenzioni abbiamo registrato diverse disparità”.

L’equivalente della tiroxina

Preoccupazione inoltre è stata espressa per l’arrivo dell’equivalente (quello che prima veniva chiamato “farmaco generico”) della tiroxina, il farmaco usato per l’ipotiroidismo da almeno 6 milioni di italiani, che secondo diverse associazioni di endocrinologi del mondo potrebbe dare problemi. ”Effettivamente non ci sono ancora prove scientifiche dell’equivalenza, e in queste condizioni è meglio aspettare prima di cambiare farmaco” afferma Biancifiori. “Si tratta di una terapia che ha un costo molto basso, ci sono altri modi per risparmiare. Inoltre le prime segnalazioni dei pazienti sul generico che abbiamo avuto non sono positive”.

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Smog killer: la nebbia in Val Padana ti uccide

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO INQUINAMENTO FUMO CAMINO INDUSTRIA GAS SCARICO PM10 NANOPARTICELLE NUBE TOSSICA (2)Non che qui a Roma si stia molto meglio – proprio ieri qui nella capitale c’è stato un blocco della circolazione delle automobili per contrastare l’inquinamento imperante – ma al nord forse le cose vanno ancora peggio. Il dato scientifico è che di “nebbia in Val Padana” si muore due-tre anni prima del normale: tutta colpa dello smog e le polveri sottili che si mescolano alla coltre che avvolge la pianura lombarda. A dirlo è la ricerca EpiAir, sulla sorveglianza epidemiologica per l’inquinamento atmosferico, promosso dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie, che controllando la qualità dell’aria in 15 città italiane nel quadriennio 2006-10, ha rilevato come la mortalità cresca con l’aumentare del PM10: ovvero, più 0,69% per ogni aumento di 10 microgrammi/metro cubo di PM10.
In sostanza, su 1000 morti per cause naturali, 7 sono da imputare allo smog. Questo studio fa il paio con un altro, svolto solo in Lombardia, secondo cui 20% di sforamento dei limiti delle polveri sottili nell’aria equivarrebbe a 302 morti annue, 231 delle quali si verificano solo a Milano.

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Le dieci città più inquinate del mondo

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO INQUINAMENTO FUMO CAMINO INDUSTRIA GAS SCARICO PM10 NANOPARTICELLE NUBE TOSSICA (2)Ora che la scienza ha affermato ufficialmente che l’inquinamento è un cancerogeno, vi siete mai chiesti quali sono i luoghi più inquinati del Mondo nel 2013? La classifica è stata stilata dal Blacksmith Institute, organizzazione dedita alla salute ambientale e alla risoluzione dei problemi dell’inquinamento, che ha considerato quei luoghi, molto inquinati, “dove i bambini stanno morendo in massa, o vivono per malattie croniche”. Molti sono concentrati nei Paesi dell’ex-Unione Sovietica, in Cina e India.

1) Sumqayit, Azerbaigian. La città conta su 275.000 abitanti e si è guadagnata il triste primato a causa dei rifiuti tossici dell’industria ex-sovietica: metallo pesante, petrolio e prodotti chimici. Qui i livelli di cancro fino al 51% superiori rispetto alla media russa, mentre sui bambini si riscontrano difetti genetici.

2) Chernobyl, Ucraina. Le conseguenze dell’incidente nucleare continuano a farsi sentire con aumenti esponenziali di casi di cancro alla tiroide. In Ucraina si contano 5,5 milioni di malati di cancro, mentre le esportazioni agricole sono vietate da anni, con gravi danni per l’economia.

3) Dzershinsk, Russia europea. In questa cittadina russa le aspettative di vita sono le più basse di tutto il mondo, 45 anni appena, 15-20 in meno della media russa e la metà di quella occidentale. Tutta colpa dei rifiuti finiti direttamente nel terreno.

4) Kabwe, Zambia. Ha ospitato una delle più grandi fonderie di piombo del mondo fino al 1987: l’intera città – la seconda più grande dell’Africa meridionale è contaminata dal metallo pesante, che può causare danni cerebrali in bambini e feti.

5) Oroya, Perù. Soffre per il forte inquinamento da piombo, rame e zinco, estratti da una grande miniera nella quale lavora la società americana Doe Run.

6) Linfen, nella provincia dello Shanxi, Cina settentrionale. I suoi 3 milioni di abitanti soffocano nella polvere e nell’arsenico che percola dal carburante fossile sospeso nell’aria. Perfino la visibilità è ridotta.

7) Norilsk, Russia. Si trova al di sopra del Circolo Polare Artico. Ospita il più grande complesso mondiale di fusione del metallo e, di conseguenza, anche ha uno dei peggiori livello d’inquinamento del mondo.

8) Sukinda, India. E’ inquinata dalla produzione di acciaio inox, con circa 30 milioni di tonnellate di rifiuti scaricati nel fiume Brahmani.

9) Tianying, Cina. Ospita un grande polo produttivo di piombo e si qualifica come una delle otto aree più inquinate del Paese secondo lo stesso Governo. Le concentrazioni di questo metallo nell’atmosfera e nel suolo sono 8,5-10 volte sopra gli standard sanitari nazionali e i livelli delle polveri di piombo rilevate sulle colture locali sono 24 volte superiori a quelli consentiti.

10) Vapi, India. Città alla fine della cintura industriale dell’India, nello stato del Gujarat: ospita i residui di più di 1.000 produttori petrolchimici, di pesticidi, di farmaci e altre sostanze chimiche.

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Da oggi l’inquinamento dell’aria è ufficialmente un cancerogeno

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO INQUINAMENTO FUMO CAMINO INDUSTRIA GAS SCARICO PM10 NANOPARTICELLE NUBE TOSSICAL’agenzia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità specializzata nello studio del cancro (IARC) , ha annunciato di aver classificato l’inquinamento dell’aria come un fattore cancerogeno per l’ uomo. Incredibile ma vero, sinora l’inquinamento non era ancora stato classificato ufficialmente come causa di cancro dall’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa della salute delle popolazioni. Sembra una affermazione scontata, ma la scienza non si basa – almeno non del tutto – sul buon senso, ma ha bisogno di prove, di sperimentazioni di lunghi tempi di rigida indagine. E così solo dopo aver accuratamente esaminato la più recente letteratura scientifica disponibile, esperti da tutto il mondo e di chiara fama hanno potuto concludere che ci sono prove sufficienti per dire che che l’esposizione all’inquinamento dell’aria provoca il cancro polmonare. Essi hanno inoltre rilevato un’associazione positiva tra inquinamento e aumento del rischio di cancro della vescica. Il particolato, una componente importante di inquinamento dell’aria esterna, anche conosciuto come polveri sottili (PM), è stato valutato separatamente e anch’esso da oggi rientra nei fattori cancerogeni per l’ uomo.

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Presa di corrente da attaccare sulla finestra: si ricarica con la luce del sole!

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Plastica Cavitazione Dieta Peso Dietologo Nutrizionista Roma Cellulite Ecografie Smettere fumare Obesità Dimagrire Corrente Finestra Luce SoleDal momento che l’OMS ha ormai classificato l’inquinamento dell’aria come cancerogeno, l’obbiettivo che la nostra società si deve ancora più porre per salvaguardare la nostra salute è quello di inquinare meno questo povero nostro mondo. E si che le idee non mancano, come ad esempio le auto elettriche! Ma quella di oggi è un’idea molto più semplice e geniale allo stesso tempo: una presa di corrente che si attacca con una ventosa alla finestra e che ricava l’energia dal sole! Basta collegare la spina ed il gioco è fatto!

Per ora è solo un’idea ma in futuro può diventare realtà. Si chiama Window Socket ( ‘presa da finestra’) e ad idearla sono stati due designer coreani Kyohu Song e Boa Oh. E’ dotata di celle fotovoltaiche in grado di catturare la luce solare e di trasformarla in energia. La presa è leggera e può essere trasportata dovunque: in ogni stanza o addirittura in ogni viaggio o anche durante un viaggio in treno.

L’energia che fornisce questa innovativa presa di corrente è abbastanza limitata (circa 1000 mAh) ma ci si può alimentare uno smartphone. I due designer stanno studiando un modo per perfezionare la presa da finestra e renderla maggiormente adatta alle esigenze della vita occidentale. Sta di fatto che la loro idea ha fatto il giro del mondo e sta suscitando un notevole interesse.

Per avere maggiori informazioni sul progetto visitate la pagina internet: www.yankodesign.com/2013/04/26/plug-it-on-the-window/

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Attenzione ai mozziconi di sigaretta: contengono gas tossici e polonio radioattivo

MEDICINA ONLINE FUMO FUMARE SIGARETTE SMETTERE MARIJUANA DROGA DHT DIPENDENZA MALE TUMORE CANCRO POLMONI TOSSICODIPENDENZA NICOTINA CANCEROGENO GRASSO METABOLISMO DIMAGRIRE INGRASSAREFin da piccolo sono sempre stato abituato dai miei genitori al rispetto per la natura e per l’ambiente. Ancora oggi faccio assiduamente la raccolta differenziata e sono un grande promotore delle energie rinnovabili. Eppure per tanti anni, da fumatore, ho inquinato il mondo senza neanche rendermene conto buttando a terra i mozziconi delle sigarette. Ho iniziato a fumare al penultimo anno di liceo. Voi neanche potete immaginare quante sigarette spente ho buttato sul marciapiede davanti al glorioso liceo classico Giulio Cesare di Roma (si, proprio quello che ha frequentato Venditti ed a cui ha dedicato la canzone omonima!). Poi all’università sono diventato più maturo: le sigarette spente finivano negli appositi posaceneri inseriti nei cestini dell’immondizia di Roma. Negli ultimi tempi, prima di smettere, sono andato oltre: ho iniziato a fare la raccolta differenziata del pacchetto (dividevo carta e plastica) e non uscivo di casa senza aver con me una specie di piccolo contenitore sigillato dove buttavo i mozziconi.

Quando gettiamo un mozzicone a terra non ci sentiamo incivili. Diciamo “il mozzicone è piccolo, non fa un grosso danno”. Il problema è che a fumare nel mondo ci sono un miliardo e mezzo di fumatori, che ogni giorno bruciano mediamente dalle 10 alle 30 sigarette per uno! Ammettendo che ognuno di loro fumi un pacchetto di sigarette giornaliero, ci ritroviamo con 30 miliardi di mozziconi al giorno! Che significa quasi 11 mila miliardi di mozziconi all’anno! Essi creano una massa tanto inquinante e pericolosa per l’ambiente e per la salute quanto i rifiuti industriali, anzi forse di più visto che mentre lo smaltimento dei rifiuti industriali è regolamentato e sono smaltiti in posti adibiti, invece i mozziconi sono tranquillamente depositati lungo le nostre strade, le nostre spiagge, i nostri parchi e li rimangono a volte per mesi/anni!
Purtroppo, a giudicare soltanto dalla quantità che vediamo dispersa nelle nostre strade, sembrano essere molto rari quei fumatori che si preoccupano di gettare la cicca della sigaretta nei cestini. C’è addirittura chi non si fa scrupoli a gettarla nel mare: nel Mediterraneo, per esempio, rappresentano il 40% dei rifiuti (il 9,5% sono bottiglie di plastica, l’8,5% sacchetti di plastica, il 7,6% lattine di alluminio).

Acetato di cellulosa

Le cicche sono realizzate in acetato di cellulosa, sostanza difficilmente biodegradabile (più di un anno di tempo per essere biodegradate), persistente, e quindi causa e fonte di molti problemi ambientali. In Italia, vengono consumate 72 miliardi di sigarette all’anno, e molte cicche finiscono inevitabilmente nell’ambiente. L’acetato di cellulosa è discretamente fotodegradabile (da non confondere con la biodegradabilità). Così acqua, sole e variazioni termiche ne provocano lo sgretolamento e la dispersione nell’aria e nell’acqua. Tuttavia circa 12.240 tonnellate di acetato di cellulosa vengono ogni anno emesse nell’ambiente: davvero troppo.

Le sostanze tossiche rimangono nel filtro

I produttori di sigarette utilizzano una quantità enorme di additivi (che debbono essere non tossici) per imprimere al loro prodotto delle caratteristiche di unicità. Nessuno però conosce, al di fuori dei produttori, l’additivo utilizzato, ma è noto che dalla loro combustione derivano poi centinaia e centinaia di composti chimici, anche pericolosi. Lo zucchero per esempio, bruciando, aumenta la percentuale di catrame, il semplice caramello produce catecolo, un potente agente cangerogeno, l’acroleina, che deriva dalla combustione della glicerina, irrita e danneggia le cilia vibratili dei bronchi. Tutte queste sostanze sono contenute nel tabacco, ma anche nella carta vergata che rappresenta solo il 5% in peso della sigaretta.
Il filtro è realizzato con fibre di acetato di cellulosa, incollate da glicerolo triacetato. È una struttura dal nome improprio, poiché trattiene solo una parte minima dei prodotti della combustione, e non può essere diversamente, dato che le sostanze farmacologicamente attive sprigionate dalla combustione del tabacco debbono essere inalate. Tuttavia una parte delle oltre 4.000 sostanze tossiche rimangono nel filtro. Nei mozziconi, quindi, è possibile trovare moltissimi inquinanti: nicotina, benzene, gas tossici quali ammoniaca e acido cianidrico, composti radioattivi come polonio 210, e acetato di cellulosa, la materia plastica di cui è costituito il filtro.

Le ricerche che evidenziano il problema

Uno studio ENEA – AUSL di Bologna di qualche tempo fa mette proprio in evidenza il potenziale nocivo delle cicche di sigarette. Il lavoro valuta il carico inquinante delle cicche di sigaretta sul territorio italiano, argomento sul quale esiste un vuoto culturale e normativo. Sebbene il carico nocivo di ogni cicca sia basso (dell’ordine di milligrammi), il fattore che amplifica il problema è l’elevato numero di cicche prodotte.

La valutazione si basa su: il numero di fumatori (circa 13 milioni anche se altri studi indicano un numero molto più alto di fumatori), il numero medio di sigarette fumate da ciascuno (15 sigarette al giorno), i quantitativi di alcuni agenti chimici presenti in ogni cicca e il numero complessivo di cicche immesse in ambiente ogni anno (che come prima ricordato corrisponde a 72 miliardi di cicche/anno).

Tenuto conto del potere filtrante dell’acetato di cellulosa del filtro è comunque possibile affermare che il carico nocivo immesso in ambiente con i mozziconi di sigaretta è alquanto rilevante.

  • Nicotina 324 tonnellate
  • Polonio 210 1872 milioni di Bq
  • Composti organici volatili 1800 tonnellate
  • Gas tossici 21,6 tonnellate
  • Catrame e condensato 1440 tonnellate
  • Acetato di cellulosa 12240 tonnellate

Lo studio sottolinea inoltre che non esistendo normative nazionali che ne limitino la dispersione in ambiente, ma solo singole iniziative da parte di alcuni comuni più attenti, la maggior parte delle cicche imbrattano il suolo o finiscono nelle fogne e nelle acque superficiali contaminandole. Da tutti questi fattori emerge la necessità di classificare le cicche come un rifiuto tossico per l’ambiente e trattarle come tale.

I comuni, gli amministratori locali, i datori di lavoro dovrebbero non solo emanare norme di comportamento, ma anche installare, come accade per altre tipologie di rifiuti, appositi raccoglitori per i mozziconi di sigaretta.

Il problema, è evidente, va affrontato da vari punti di vista, coinvolgendo diversi attori e notevoli risorse finanziarie. La sua risoluzione resta comunque legata intimamente al modo di agire dei fumatori: non basta ridurre il consumo di sigarette ma è necessaria l’adozione di comportamenti responsabili e rispettosi della propria e altrui salute.

Spiaggia, mare, ed il singolo mozzicone che uccide una tartaruga marina

È recente l’indagine dimostrativa promossa da Focus sull’impatto ambientale delle cicche di sigarette. Ogni metro quadro di spiaggia contiene in media 2 mozziconi, poi tappi di plastica, cannucce e stecchi di gelato. In media quindi sulle nostre spiagge vi sono 12.4 milioni di nuovi mozziconi di sigarette all’anno. Anche all’estero la situazione è analoga. Negli Stati Uniti e in Australia i mozziconi di sigarette sulle spiagge sono un problema. E quasi nessuna località, con rare eccezioni, è attrezzata per lo smaltimento dei mozziconi. E sono pochi gli stabilimenti che mettono a disposizione dei portacenere sotto gli ombrelloni.
Il passaggio dalle spiagge al mare è inevitabile. Per questo i composti tossici dei mozziconi di sigaretta entrano nella complessa rete alimentare del mare. La tossicità di un singolo mozzicone è paragonabile a quella di molti pesticidi, quindi la qualità dei corsi d’acqua e delle acque di balneazione ne risente notevolmente.
Attualmente stanno aumentano di numero anche i piccoli filtri usati per le sigarette “fai da te”, che sono più facilmente ingeriti da animali come pesci, uccelli e piccoli animali. Spesso tale ingestione provoca la morte di molti animali marini.
Sino ad ora solo l’Australia ha dato via a delle sperimentazione finalizzate alla raccolta dei mozziconi da parte del singolo fumatore, attraverso un portacenere portatile resistente al fuoco e riutilizzabile.
Nel resto del mondo non esiste nessuna norma che regolamenti lo smaltimento delle cicche di sigaretta e nessuna vera campagna di sensibilizzazione (esclusa quella di Marevivo, vedere sitografia), quindi è sicuramente utile, anzi necessario, formare i singoli fumatori, illustrare loro i problemi legati al pericolo del fumo e dei mozziconi che inconsapevolmente gettano in qualsiasi posto, munirli di portacenere portatili e attrezzare le aree per fumatori con portacenere ermetici, ed eventualmente smaltire i mozziconi allo stesso modo delle pile e comunque secondo procedimenti da studiare al fine di alleviare l’impatto ambientale dei mozziconi. Basterebbe aumentare di pochi centesimi il costo di un pacchetto di sigarette per mettere a punto dei piani efficaci di raccolta e smaltimento delle cicche.
Ricordiamo che un singolo mozzicone ingerito da una tartaruga marina può ucciderla in poco tempo.

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