Ridere è un mini-allenamento: ti fa dimagrire

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO UOMO FA COLAZIONE CAFFE LATTE NATURA SORRIDE RELAX FELICITA FELICE ALLEGRIA RISATE SORRISO AMICI FIUME BARStiamo sempre attenti a quello che mangiamo pur di non sforare il peso ideale. Ora possiamo affrontare il tutto con maggiore relax, in quanto c’è una soluzione più piacevole e divertente per dimagrire senza fatica. Quale? Ridere almeno un’ora al giorno.

SCOPERTA INGLESE
La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori inglesi, secondo i quali ridendo per almeno un’ora al giorno per un anno intero si può addirittura perdere una taglia. Inoltre ridere fa bene al cuore, rassoda gli addominali e fa lavorare i muscoli del viso proprio come la ginnastica facciale. E non è tutto: una sana risata agisce sul nostro cervello favorendo il rilascio delle endorfine, gli ormoni del benessere, che rafforzano il sistema immunitario e vi fanno sentire subito meglio. Associate alle risate a crepapelle una sana alimentazione e tornerete in forma, senza troppi sacrifici e con tanti benefici sia al fisico che all’umore!

QUINDICI MINUTI DI RISATE
La risata fa spendere il 20% di calorie in più, perché mette in moto numerosi muscoli e aumenta la frequenza del battito cardiaco, con il risultato di bruciare dalle 10 alle 40 calorie. Senza contare che il riso stimola anche il sistema immunitario, allevia il dolore e migliora le funzionalità cardiovascolari. Nell’ambito di uno stile di vita sano ed equilibrato, però, 15 minuti di risate al giorno possono contribuire a perdere circa due chili e mezzo in un anno.

RIDERE COME MINI ALLENAMENTO AEROBICO
“Un sincero scoppio di risate dà benefici al corpo come un mini-allenamento aerobico”, sostengono gli esperti. Il cuore batte più velocemente e aumenta il flusso sanguigno, il petto deve salire e scendere, i muscoli addominali devono lavorare sodo per tenere il passo, stringendo la pancia. L’ilarità richiede l’aiuto di almeno 15 muscoli facciali, rendendoli morbidi e dalla pelle luminosa.
Insomma, una risata ci seppellirà? Tutt’altro: ci farà vivere di più!

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Scopri come inquadrare la tua cellulite in una delle fasi della sua evoluzione: è il primo passo necessario per contrastarla in maniera realmente efficace

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO SEDERE TANGA PERIZOMA INTIMO GLUTEI CULO CELLULITE ESTETICALe celluliti? Non sono tutte uguali! Noi medici che sviluppiamo esperienza nel campo di tale patologia siamo abituati a vederne di tutti i tipi e di ogni “sfumatura” tuttavia per praticità si è deciso per una classificazione standard che consta di quattro gradi in ordine di gravità e solo l’occhio esperto di un medico sarà in grado di distinguere di quale tipologia é il vostro inestetismo.

Per semplificare al massimo e dare alle persone la capacità di riconoscere per grandi linee il proprio inestetismo possiamo definire una cellulite dura o adiposa frequente nelle giovani con tessuti tonici magari con qualche chilo di troppo; se il grasso degenera si trasforma nel primo stadio della cellulite e quando si pizzica la pelle appare la buccia d’arancia (stadio congestizio ed edematoso) e una cellulite molle o flaccida presente a tutte le età nelle donne sedentarie o in quelle che non hanno mai praticato attività sportiva con regolarità.

Le zone colpite tendono a formare gradini di grasso pieni di liquidi. Se palpiamo in superficie le zone interessate si rileva la buccia d’arancia ma se la palpazione é più profonda si sentono i noduli. Spesso si vedono capillari dilatati mentre sono più rare le smagliature (stadio fibroso e sclerotico).

Una delle prime valutazioni da parte del medico, è capire a quale stadio appartiene la cellulite, inquadrandola in uno dei 4 gradi:

Primo grado

Nel grado meno incisivo della pelle a buccia d’arancia non si presenta nessuna variazione fisiologica, ma l’istopatologia rileva sottostanti cambiamenti anatomici.

Secondo grado

In questa fase la pelle perderà il tono di colore, diminuirà la sua temperatura e il suo grado di elasticità, rendendo meno efficienti anche i movimenti e le torsioni dei muscoli delle zone affette. Anche se qui l’effetto a buccia d’arancia deve ancora manifestarsi, avrete comunque determinati sintomi d’allarme che qualcosa, all’interno del vostro corpo, non funziona correttamente.

Terzo grado

In questa fase compaiono i primi segni realmente visibili della cellulite, tra cui la rugosità a buccia d’arancia tanto temuta dalle donne quanto dagli uomini.

Quarto grado

Il grado finale sarà quello più difficile da sconfiggere, in quanto la cellulite avrà già piantato profonde radici nei tessuti connettivi sottocutanei. Qui la pelle sarà affetta da una grave forma di deformazione cutanea, priva di elasticità e tonicità.

Cosa avviene dal punto di vista patologico? Il processo che porta alla formazione della cellulite è diviso in cinque diversi momenti (o fasi):

Prima fase

Durante la prima fase, il flusso di sangue che interessa arterie e capillari, assieme alla circolazione ed al flusso linfatico, viene compromessa notevolmente. È proprio tale fenomeno che causerà un indebolimento dei tessuti circostanti la zona affetta dalla cellulite. Ecco che come conseguenze avrete un accumulo di liquidi generanti la ritenzione idrica, assieme ad un accumulo di sangue lungo i canali circolatori.

La ritenzione dei liquidi linfatici non avrà altro che risvolti negativi, in quanto avrà la conseguenza di un accumulo degli elementi tossici trasportati da tali canali, che andranno a diventare causa principale della formazione delle cellule adipose nei tessuti connettivi.

In questa fase, le modifiche che il vostro corpo stà subendo non saranno visibili ad occhio nudo.

Seconda fase

Una volta che i tessuti della pelle si sono indeboliti a causa delle conseguenze della prima fase, si avrà una fuoriuscita di sangue da tali tessuti. La pressione causata da tale rilascio sanguigno renderà la pelle più grassa e tenera, dando via alla formazione vera e propria della cellulite, ora visibile anche ad occhio nudo, anche se in piccola parte.

Terza fase

Dopo il lungo processo di immagazzinaggio di rifiuti e di liquidi linfatici, ecco che tale massa inizierà a spingere contro i tessuti esterni, dando vita ai tipici grumi adiposi caratterizzati dalla pelle a buccia d’arancia. È proprio in questa terza fase che gli effetti della cellulite raggiungono la visibilità che tutti noi conosciamo.

Fase Quattro

Il fluido linfatico, solitamente responsabile del trasporto delle sostanze nutritive lungo il corpo umano, in questa condizione volta la faccia per agire direttamente contro il vostro corpo, combattendo quindi a fianco della cellulite. Sono proprio le fibre da esso trasportate, infatti, ad intrappolare le cellule grasse e a farle prosperare nei tessuti sottocutanei, dando origine alla pelle a buccia d’arancia.

Fase Cinque

A causa della pressione di cui è affetta la zona in questione, ci sarà un dirottamento della circolazione del sangue che verrà dirottato nei tessuti circostanti, causando l’effetto simile alla superficie della ricotta. In questa fase le cellule di grasso sono bloccate completamente, sarà quindi molto difficile cercare di espellerle o sbloccarle dai tessuti connettivi, in modo da garantirne l’eliminazione. Sebbene in questa fase finale della formazione adiposa della cellulite ci sia una grossa ostruzione di tutti i canali circolatori – nonché una sedimentazione consistente delle cellule di grasso che rende veramente difficile la loro distruzione – un’attività fisica regolare combinata con un’alimentazione adeguata e ad un protocollo di cavitazione/radiofrequenza/linfodrenaggio, possono risultare veramente utili per liberarsi dal problema.

Ricordate sempre che inquadrare la vostra cellulite nel grado e nella fase giusta, permette di affrontarla nella maniera migliore visto che ogni stadio ha dei metodi di intervento ben precisi ed individuali.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Grasso e cellulite non sono la stessa cosa! Scopri le differenze

01-00250021000001Molti fanno confusione tra grasso (cioè adiposità localizzata) e cellulite. Per capire che stiamo parlando di cose distinte basta guardare la foto qui sopra.

La donna raffigurata è la grande tennista russa Maria Sharapova. Qualcuno potrebbe mai dire di lei che sia grassa? Evidentemente no, eppure guardate la foto successiva.

Questo è il caratteristico aspetto a buccia d’arancia tanto temuto dalle donne ed è un segno inequivocabile di cellulite! Ma allora anche una magrissima campionessa mondiale di tennis può avere la cellulite? Certamente! Tanti uomini neanche immaginano quanta cellulite può nascondersi sotto un bel vestito indossato da una donna anche magrissima. Addirittura i cataloghi dei costumi da bagno sono pieni di foto di donne bellissime e magrissime che appaiono senza traccia alcuna di cellulite solo perché è intervenuto l’esperto di foto ritocco: senza il computer tantissime modelle si rivelerebbero con qualche traccia di cellulite! Questo è uno dei motivi per cui anche le donne con una bella linea hanno così tanta paura della prova costume dove non c’è una gonna a coprire i glutei o un collant a coprire le gambe!

Parlo di donne proprio perché sono loro a soffrirne di più rispetto agli uomini (in questi ultimi si riscontra molto raramente) ed inoltre secondo alcune ricerche ben l’80% delle donne dopo la pubertà è segnata dalla cellulite (alcune ricerche parlano addirittura del 95%).

Per poter distinguere con chiarezza l’adiposità localizzata dalla cellulite, è bene conoscere le peculiarità di questi due quadri clinici, che sono molto diversi tra loro, ma che spesso possono coesistere nelle stesse regioni corporee di un medesimo individuo.

Per adiposità localizzata si intende la presenza di un accumulo di tessuto adiposo in particolari regioni del corpo, non solo femminile, ma anche maschile, in base al biotipo, ovvero alla particolare conformazione fisica. Nella donna (biotipo ginoide) l’accumulo di tessuto adiposo si localizza tipicamente ai fianchi, nell’area periombelicale e sovrapubica, alle cosce e nella regione interna del ginocchio. Nell’uomo invece i depositi adiposi si accumulano tipicamente a livello addominale (biotipo androide). Ci sono però anche delle donne che, pur mantenendo intatto il loro fascino femminile, hanno delle caratteristiche molto simili al biotipo maschile, con accumuli adiposi che tendono a localizzarsi soprattutto a livello del dorso e dell’addome.

L’adiposità localizzata è caratterizzata da aumento in volume (ipertrofia) e in numero (iperplasia) degli adipociti, senza alterazione della composizione del grasso in essi contenuto, della struttura delle cellule e dell’ipoderma (pannicolo adiposo) e senza modificazioni della microcircolazione locale, ipodermica e dermica. Anche l’epidermide mantiene intatte le sue caratteristiche senza subire modificazioni. Si tratta pertanto di un aumento localizzato di tessuto adiposo cosiddetto “sano”, senza edema, né dolore, né alterazioni cutanee, a differenza di quanto avviene nella cellulite.

Leggi anche:

La cellulite, o lipodistrofia ginoide (GLD) o panniculopatia edemato-fibro-sclerotica (PEFS) è considerata da molti studiosi una condizione fisiologicamente, cioè “naturalmente” legata al sesso femminile ed è pertanto un disturbo molto comune. Il termine “cellulite”, utilizzato erroneamente da un punto di vista scientifico, è però entrato ormai nell’uso comune anche in dermatologia.
Si tratta di una condizione considerata dalla quasi totalità delle donne altamente inestetica, indipendentemente dalla sua severità. La cellulite non dipende dal peso corporeo, infatti può comparire anche in persone considerate magre, ma l’aumento di grasso o di adiposità ne enfatizza la presenza. Normalmente compare dopo la pubertà, tende a diventare cronica e peggiora con l’avanzare dell’età.
Si localizza preferenzialmente ai glutei e alle cosce dove la superficie cutanea assume il tipico aspetto a “buccia d’arancia”. Successivamente possono comparire depressioni più profonde e disomogenee, alternate ad aree irregolarmente rilevate (cute “a materasso”) e negli stadi più avanzati può interessare anche altre regioni corporee, come l’addome e le braccia.

Sebbene non sempre ci si trovi di fronte a quadri clinici impegnativi o gravi, si tratta di una vera e propria patologia, che si manifesta con un’alterazione delle cellule del tessuto adiposo (adipociti) e della microcircolazione locale, con neoformazione di fibre collagene e incremento di acido ialuronico e conseguente richiamo di acqua. L’edema (gonfiore) che si forma per il ristagno di liquidi, a sua volta comprime le strutture presenti e i vasi sanguigni, ostacolando ulteriormente la microcircolazione locale e gli scambi metabolici. Inoltre le fibre collagene, ispessendosi e moltiplicandosi in modo anomalo, vanno a incapsulare ammassi di adipociti degenerati, formando dei noduli.
Tali disordini si ripercuotono anche a carico dell’epidermide, lo strato più superficiale della pelle, con pallore, ipotermia (abbassamento della temperatura locale) e secchezza. La dolorabilità, molto soggettiva negli stadi iniziali, successivamente è presente non solo alla palpazione, ma anche spontaneamente.

Leggi anche:

Le cause della cellulite sono molteplici, infatti si riconoscono fattori predisponenti, legati alla razza, al sesso, al biotipo, alla familiarità, e fattori scatenanti, come le terapie ormonali, uno stile di vita inadeguato, alcool, fumo, diete disordinate, ecc., ma il fattore più rilevante è legato al ruolo svolto dagli ormoni sessuali femminili, gli estrogeni, che favoriscono la ritenzione idrica e il naturale deposito di cellule adipose in particolari zone del corpo femminile, come i glutei e le cosce (biotipo ginoide). Gli estrogeni influenzano anche la microcircolazione, il delicato meccanismo di scambio di liquidi nei tessuti, che è profondamente coinvolto nella genesi della cellulite.

Nella donna inoltre, il pannicolo adiposo delle aree ginoidi ha una configurazione diversa da quella dell’uomo. Nella donna infatti i setti fibrosi decorrono perpendicolarmente alla superficie cutanea e separano grandi lobuli adiposi in sezioni rettangolari. Quando il tessuto adiposo si scompagina, aumentano le dimensioni dei lobuli e i setti di fibre collagene si sclerotizzano (si induriscono), determinando una compressione dell’ipoderma verso il derma, cioè verso la superficie, che assume così l’aspetto tipico “a materasso”. Nel tessuto adiposo dell’uomo i setti fibrosi hanno invece una disposizione romboidale, con la formazione di lobuli di forma poligonale che, anche in caso di grandi depositi di grasso, non sono in grado di invadere il derma.

Nella donna in età fertile, è possibile riscontrare quadri clinici riconducibili a forme miste, ovvero ad aree con adiposità localizzata, associate in modo variabile a modificazioni tipiche della cellulite, soprattutto nei distretti che ne sono tipicamente colpiti, come i glutei e le cosce.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

I dieci cibi che ti fanno dimagrire

MEDICINA ONLINE DIETA DONNA PANCIA GRASSO DIMAGRANTE GRASSI CALORIE ATTIVITA FISICA SPORT DIMAGRIRE PERDERE PESOA dispetto del titolo, non esistono cibi che ti fanno dimagrire; esistono però cibi che – grazie alle proprie caratteristiche – possono aiutarti a mantenere bellezza, salute e linea in maniera più facile. Volete sapere qualcuno di questi cibi? Oggi ve ne propongo dieci, dalla “banale” mela, fino alle… alghe!

1) L’amica della pancia piatta: la mela

Essendo ricca di pectina, una fibra alimentare, la mela favorisce il transito intestinale e stimola l’attività digestiva. Una mela di medie dimensioni contiene, buccia compresa, 3 o 4 g di fibre. Per sfruttare al massimo l’azione delle fibre, mangiala cruda e intera. In più, poiché è un ottimo, spezza-fame e contiene pochissime calorie (54 kcal per 100 g), cerca di sgranocchiarla spesso!

2) Obiettivo pancia piatta: l’ananas

Il segreto dell’ananas per la pancia piatta? Il suo alto contenuto in bromelina, un enzima che accelera l’assorbimento da parte dell’organismo delle proteine alimentari (carne, pesce, uova, latticini e proteine vegetali). Per essere efficace, però, va consumato fresco, poiché la bromelina viene distrutta dal calore, ad esempio quando si preparano la conserve. L’ananas contiene inoltre fibre alimentari insolubili, che favoriscono il transito intestinale.

3) Il nemico della ritenzione idrica: il porro

Il porro contiene l’inulina, un polisaccaride appartenente alla famiglia dei glucidi, che aiuta a combattere la ritenzione idrica. È inoltre ricco di potassio e di sodio e favorisce quindi la secrezione biliare e l’eliminazione delle urine. Queste proprietà rendono il porro uno dei vegetali a più alta efficacia diuretica! In cucina usa in particolare la parte verde, ricca di fibre e meno ricca di zuccheri rispetto alla parte bianca.

4) Il brucia-grassi: il peperone

Il peperone aiuta a eliminare parte degli zuccheri e dei grassi prima che vengano assimilati dall’organismo: contiene infatti piccole quantità di capsaicina e di capsinoidi, sostanze dal sapore piccante in grado di stimolare i succhi gastrici. Inoltre, ha pochissime calorie (21 kcal per 100 g) e possiede proprietà diuretiche. Se poi vuoi fare il pieno di betacarotene, un potente antiossidante, porta in tavola il peperone rosso, che ne contiene di più rispetto a quello verde.

5) L’anticellulite: il tè verde

Uno dei tuoi migliori alleati contro la cellulite è il tè verde! È ricco di antiossidanti, che aiutano a mantenere la tonicità delle cellule e quindi a contrastare la formazione della cellulite. Il tè verde contribuisce inoltre a “destoccare” ed eliminare i lipidi accumulati nelle cellule adipose e limita l’assorbimento dei grassi e dei glucidi.

6) Il campione dei cibi dimagranti: il tofu

Il tofu è un alimento meno diffuso in Italia, si ottiene a partire dalla cagliata del latte di soia e ha un alto potere saziante poiché contiene molte proteine vegetali (11 g per 100 g). Inoltre, apporta 120 kcal ogni 100 g pur essendo povero di grassi, ma… ricchissimo di grassi buoni, ovvero di acidi grassi polinsaturi e in particolare di omega 3. Un ottimo alimento dietetico, quindi, da inserire spesso nel tuo menù!

7) La nemica della ritenzione idrica: la ciliegia

La ciliegia favorisce la diuresi e l’attività intestinale; è molto calorica (68 kcal per 100 g), quindi non esagerare! Per eliminare i liquidi puoi bere delle tisane a base di piccioli di ciliegia, ugualmente efficaci contro la ritenzione idrica grazie all’alto contenuto in flavonoidi e sali di potassio.

8) La brucia-grassi: la cannella

Recenti studi scientifici hanno dimostrato che la cannella aiuta a diminuire la concentrazione di zuccheri nel sangue, impedendo quindi che vengano trasformati in grassi di deposito. Questa spezia ti aiuta inoltre a mettere meno zucchero e condimenti grassi nei cibi, perché li rende molto più gustosi. Utilizzala per insaporire lo yogurt e i formaggi bianchi e prova ad aggiungerla ai tuoi piatti, ad esempio sulle mele cotte al forno.

9) L’anticellulite: la cipolla

La cipolla combatte la cellulite eliminando l’acqua in eccesso e le tossine. La sua azione diuretica è dovuta probabilmente alla ricchezza di inulina presente nel bulbo e all’elevato rapporto potassio/sodio. È inoltre in grado di regolare l’assorbimento degli zuccheri e stimolare l’eliminazione dei grassi. Ti consigliamo di mangiarla cotta: è più digeribile.

10) Le migliori alleate della linea: le alghe

Le campionesse della linea? Le alghe! Hanno pochissime calorie, saziano molto e facilitano il transito intestinale. Le più famose? L’agar-agar, spesso usata al posto della gelatina, il wakamé, che puoi consumare in insalata o nelle minestre, il kombu, di cui spesso si usa quello seccato per insaporire i brodi, e infine il nori, utilizzato per avvolgere il sushi e il maki.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Perché il cibo spazzatura crea dipendenza e come fare ad evitarlo?

HTTP://WWW.BEEFITSWHATSFORDINNER.COM/ NATIONAL CHEESEBURGER DAYIl cibo spazzatura (l’espressione è un calco dall’inglese junk food) è una tipologia di cibo considerato malsano a causa del suo bassissimo valore nutrizionale e la ricchezza di grassi o zuccheri. Riconducibili a questa tipologia di alimenti troviamo, hamburger, hot dog, patatine fritte e soft drink. Le malattie più comuni verso cui conduce l’uso dei cibi spazzatura sono l’obesità, il diabete, malattie cardiovascolari, alcuni tipi di cancro, depressione.

Perché ci piace tanto?

Che cosa spinge a ordinare un hamburger e a chiedere una porzione doppia di patatine fritte, possibilmente con salse dai colori improbabili? Perché questi alimenti creano dipendenza (junk food addiction la chiamano negli Usa, con lo stesso termine che si usa per le droghe)? E, soprattutto, come fare per evitare il consumo compulsivo di cibo non solo poco ricco di principi nutritivi ma addirittura dannoso per la nostra salute e responsabile di gran parte delle patologie legate all’obesità?

La ricerca più interessante sull’argomento è stata fatta in America nel 2010 presso l’Istituto Scripps di Jupiter (“Dopamine D2 receptors in addiction-like reward dysfunction and compulsive eating in obese rats” ). Tale studio ha dimostrato che il junk food agisce come una vera e propria droga sull’organismo, inducendo in chi ne consuma abitualmente una dipendenza paragonabile a quella di una sostanza stupefacente. Studi come quello americano hanno scoperto che questo tipo di alimenti, arricchiti in laboratorio con sali, zuccheri e grassi per renderli più appetibili al nostro palato, agiscono sui recettori della dopamina in maniera del tutto simile a come fanno le droghe. In altre parole, innescano quel meccanismo che porta poi alla dipendenza fisica.

Leggi anche:

Come accade?

La dopamina è un ormone endogeno, cioè prodotto direttamente dal nostro corpo: questo tipo di cibo stimola i recettori che secernono l’ormone ma non appena questi recettori non sono più stimolati il corpo sente ‘la mancanza’ dell’ormone. Ecco spiegato perché questo tipo di cibo, se consumato abitualmente, crea una dipendenza non solo psicologica ma anche fisica. In medicina si usa un termine, “craving”, per indicare la ricerca spasmodica di questo tipo di cibo junk, spazzatura.

Come è consumato il junk food

Questo è un altro aspetto importante del problema, da non sottovalutare. Il junk food ha indotto nei consumatori una nuova esperienza di masticazione: se i cibi sono facili da masticare e deglutire, perché molto morbidi, si avrà voglia di buttar giù velocemente un secondo boccone, e poi ancora un altro e così via. Non solo: il junk food ha introdotto la brutta abitudine di non consumare i pasti con calma seduti a tavola, ma di masticare continuamente snack dalla mattina alla sera, in maniera compulsiva, quasi fossimo dei ruminanti, magari davanti alla televisione o, per i ragazzi, con un videogioco in mano. Non dimentichiamo poi che un cosiddetto pranzo completo al fast food è ricchissimo di grassi e può arrivare a contenere 2000 calorie, cioè il fabbisogno giornaliero calorico di una persona media. Una cifra spropositata, ma assolutamente priva di principi nutritivi come le vitamine e i sali minerali.

Come evitare la dipendenza da junk food?

R: Bisogna cominciare da piccoli: è stato dimostrato che l’educazione al gusto dei bambini comincia già nel ventre materno. Fondamentale poi è il periodo di svezzamento, quando il bambino si accosta ai sapori. Una madre incinta che abusa di junk food trasmette al futuro bambino la propensione per questo gusto. Vorrei ricordare che non stiamo parlando di un problema meramente estetico: l’obesità infantile è in aumento di tutto il mondo occidentale e comporta patologie legate a una eccessiva assunzione di cibi ricchi di conservanti, coloranti e zuccheri, come i succhi di frutta. Penso ad esempio al deficit di attenzione, all’iperattività e a tutte le malattie metaboliche o dell’apparato cardio-vascolare.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Termogenesi indotta dalla dieta: scopri il segreto per dimagrire

http://avaxhome.ws/blogs/igor_lvA volte mi capita di affermare con tono di clamorosa provocazione che “mangiare ci fa dimagrire“. I miei amici mi prendono inizialmente per pazzo, salvo poi rimanere folgorati dalla più scontata, eppure non per tutti ovvia, seconda affermazione: “digerire è una attività fisica che il nostro corpo compie consumando calorie, esattamente come quando svolge qualsiasi altra attività fisica come fare pesi”.

Quindi basta mangiare tanto per dimagrire? purtroppo ovviamente no, altrimenti saremmo tutti magrissimi, tuttavia ci sono alcuni alimenti che durante la digestione “impegnano” più di altri il nostro apparato digerente, costringendolo a consumare molte più calorie e alzando il nostro metabolismo. Quali alimenti? Quelli ricchi in proteine! Inserire cibi di alto valore biologico (pollame, uova, proteine in polvere, carne rossa, pesce, formaggi magri) ad ogni singolo pasto spinge in alto il nostro metabolismo, e stimola in modo sensibile il dimagrimento.

Le proteine hanno il più alto valore di  “Termogenesi Indotta dalla Dieta” (T.I.D.) rispetto agli altri nutrienti: carboidrati e grassi. Questo avviene perchè, come dicevo all’inizio dell’articolo, i singoli nutrienti (proteine, carboidrati e grassi) necessitano di energia per essere digeriti dal sistema gastrointestinale, quindi assorbiti nel flusso sanguigno: il T.I.D. è esattamente quell’energia.
Il T.I.D. È differente per ogni nutriente:

  • Il T.I.D. delle proteine è mediamente il 25%
  • Il T.I.D dei carboidrati è circa il 5%
  • Il T.I.D. dei grassi è circa il 2%

Facciamo ora alcuni esempi pratici per chiarire questo concetto.

Spesa energetica per la digestione ed assimilazione delle proteine

100g di tonno al naturale apportano circa 25g di proteine. Ogni grammo di proteine ha un valore energetico di 4kcal. L’apporto calorico totale derivante da 25g di proteine contenute in 100g di tonno è pertanto di 100kcal (25g proteine x 4kcal= 100kcal).

Così, in termini numerici, il dispendio energetico corporeo per digerire ed assorbire 25g di proteine derivanti da 100g di Tonno è 25kcal: 100g tonno → 25g proteine → 25g proteine x 4kcal → 100kcal x 25%(T.I.D. per le proteine) → 25kcal (spesa energetica per la digestione ed assimilazione delle proteine). Vi siete persi? Facciamola facile: ben un quarto delle calorie (da proteine) che avete mangiato sono servite per digerire il cibo stesso che avete ingurgitato!

Spesa energetica per la digestione ed assimilazione dei carboidrati

227g di mela contengono 25g di carboidrati circa.
Ogni grammo di carboidrato ha un valore calorico di 4kcal (come quello proteico). L’apporto calorico totale derivante dai 25g di carboidrati contenuti in 227g di mela è perciò 100kcal (25g carboidrati x 4kcal= 100kcal).

In termini numerici il dispendio energetico corporeo per digerire ed assorbire 25g di carboidrati derivanti da 227g di mela è 5kcal: 227g mela → 25g carboidrati → 25g carboidrati x 4kcal → 100kcal x 5%(T.I.D. per i carboidrati) → 5kcal (spesa energetica per la digestione ed assimilazione dei carboidrati). In sintesi solo il 5% delle calorie (da carboidrati) che evete mangiato sono utilizzate per digerire lo stesso cibo ingerito.

Spesa energetica per la digestione ed assimilazione dei grassi

11g di olio extra vergine d’oliva apportano 11g di grassi circa. Ogni grammo di grasso ha un valore energetico di 9kcal. L’apporto calorico totale per 11g di olio extra vergine d’oliva è perciò 99 kcal (11g grassi x 9kcal= 99kcal).

Questo, in numeri, si traduce in una spesa energetica da parte del corpo di sole 2kcal al fine di digerire ed assorbire gli 11g di grassi contenuti in 11g di olio ex. verg. d’oliva: 11g olio extra vergine d’oliva → 11g grassi → 11g grassi x 9kcal → 99kcal x 2% (T.I.D. dei grassi) → 2kcal (spesa energetica per la digestione ed assimilazione dei grassi). Tradotto significa che solamente un esiguo 2% delle calorie (da grassi) che avete mangiato sono bruciate per digerire il cibo ingurgitato.

Come potete notare il consumo proteico fa innalzare la spesa energetica del corpo (metabolismo di base) più dell’introduzione di qualsiasi altro nutriente a parità di calorie consumate!

Ciò rende palese il perché della necessità dell’introduzione proteica ad ogni singolo pasto se l’obiettivo desiderato è far sollevare il metabolismo di base (rappresentante il fattore chiave per un dimagrimento garantito), infatti i migliori ed effettivi approcci dietetici per drammatiche perdite di grasso e dimagrimenti efficaci sono quelli che prevedono apporti proteici relativamente elevati. Conoscere il concetto di “termogenesi indotta dalla dieta” e di metabolismo basale è la chiave per il successo di qualsiasi dimagrimento!

Proteine e reni

Avete paura di incrementare il vostro introito proteico per i pericolosi effetti renali che esso può causare?
Tale timore deriva dall’asserzione che le scorie azotate derivanti dalla digestione proteica passano per i reni al fine di essere escrete con le urine determinando a livello renale una gran mole di lavoro nel caso di dieta iperproteica. Tuttavia è importante ricordare che il fatto che il rene sia sottoposto ad un lavoro più impegnativo non implica necessariamente un suo malfunzionamento e deterioramento, l’importante è ovviamente evitare sempre di affidarsi a diete iperproteiche fai-da-te e consultare un medico. Ultimo piccolo consiglio a chi si avvicina ad una dieta iperproteica: ricordatevi di preferire sempre la carne bianca alla rossa.

Leggi anche:

Lo Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Non aspettate giugno per rimettervi in forma!

MEDICINA ONLINE STRETCHING ATTIVO PASSIVO BALISTICO STATICO DINAMICO DIFFEREZE CORSA PALESTRA PESI ALLENAMENTO SPORT MUSCOLI TENDINI ALLUNGAMENTO DOLORE IPERTROFIA RUNNER MARATONA CORPOI pasti delle feste natalizie ci hanno appesantito e tra non molto anche le feste pasquali giungeranno inesorabili ad accrescere quelle nostre circonferenze che odiamo vedere aumentare. Tuttavia la prova costume ci appare così lontana da condurci a spostare sempre più in avanti l’inizio della dieta o l’iscrizione in palestra. Grosso errore: la nostra linea, il nostro metabolismo, i nostri muscoli hanno bisogno di tempo per modellarsi a dovere e nel modo fisiologicamente corretto quindi… Non aspettate giugno per rimettervi in forma, cominciate subito seguendo tre facili consigli:

1) Mangiate bene e bevete molta acqua

2) Fate attività fisica

3) Venite a leggere i miei consigli ogni giorno su questo blog

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Fame nervosa: cause, sintomi e cure

fame nervosa cause sintomi cureLa “fame nervosa”, in alcuni casi, va inserita nella categoria dei disturbi alimentari. Si presenta con sintomi chiari e facilmente evidenziabili. Chi ne soffre vive momenti di forte ansia e angoscia e questi stati emotivi possono essere placati, almeno per un po’, dall’assunzione di cibo che viene mangiato con voracità. Contrariamente al pensiero comune, gli episodi compulsivi alimentari non si indirizzano solo sui dolci ma su qualunque tipo di cibo. L’orario di comparsa dei disturbi può essere qualunque, ma statisticamente le ore più frequenti sono quelle serali e notturne. Sono colpite maggiormente le donne rispetto agli uomini e la fascia di età è compresa tra i 16 e i 40 anni.

Continua la lettura con: https://www.piusanipiubelli.it/alimentazione/fame-nervosa-riconoscere-sintomi-affrontarla.php

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!