Colesterolo: gli italiani non lo misurano e non fanno prevenzione

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma COLESTEROLO ITALIANI PREVENZIONE MISURA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgItaliani e colesterolo: un rapporto “inconsapevole”. Due su 3 non lo misurano e uno su 2 non fa prevenzione del rischio cardiovascolare. Ma poi la metà di questa quota che fugge scopre di avere livelli preoccupanti (sopra i 200 mg/dl). Per sensibilizzare il Belpaese sull’importanza di andare ‘al cuore del problema’, un team di specialisti investirà un mese intero: marzo, il ‘Mese del cuore’. L’iniziativa di prevenzione ha debuttato a Roma lo scorso anno e ora si sposta da metropoli a metropoli, sbarcando a Milano. A promuoverla Danacol in collaborazione con il Policlinico universitario Gemelli di Roma e l’università Cattolica del Sacro Cuore. In programma ci sono 5 fine settimana di visite gratuite offerte alla cittadinanza nei chiostri dell’ateneo. In occasione della tappa romana – al Policlinico Gemelli nel settembre 2016 – è stata scattata una fotografia significativa della situazione nel Belpaese, dove si risponde alle campagne di prevenzione gratuita, ma c’è ancora da imparare su stili di vita di qualità, collegati alla longevità.

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Italiani inconsapevoli
Lo screening del Mese del cuore ha riguardato circa 1.200 persone, dai 18 ai 90 anni, a cui si aggiungono i risultati di oltre 26 mila utenti registrati al portale ‘viaggioalcuoredelproblema.it’, dove è stato messo a disposizione un percorso formativo e test di autovalutazione dei 7 principali fattori di rischio cardiovascolare: pressione arteriosa, indice di massa corporea, colesterolo, dieta equilibrata, esercizio fisico, fumo e glicemia. Gli italiani risultano ancora sospesi fra la consapevolezza dell’importanza della prevenzione e la sottovalutazione del valore di controlli periodici, a tutte le età. Il 61% delle persone valutate sono risultate con valori alti di pressione arteriosa e il 56% in sovrappeso. Le osservazioni – spiegano gli esperti – hanno inoltre permesso di confermare come il colesterolo di chi fa attività fisica regolare sia nettamente più basso, così come quello di coloro che hanno un regime alimentare equilibrato. Nonostante ciò, più della metà delle persone coinvolte nei check-up ha dichiarato di non seguire una dieta equilibrata (52%) e di non fare regolarmente attività fisica (53%). Ancora tanti i fumatori: il 24% del campione. La tappa milanese vedrà impegnati gli specialisti nei 5 weekend dal 3 marzo al 2 aprile (venerdì dalle 16.30 alle 19, sabato dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 19, e domenica dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 16). Ci si potrà sottoporre a un check-up gratuito nella sede dell’università Cattolica a Milano, in Largo Gemelli 1, prenotando al numero verde 800.08.77.80 fino al 17 febbraio. I medici del Gemelli misureranno la pressione arteriosa, i valori di glicemia e colesterolo, l’indice di massa corporeo, e indagheranno su stile di vita, abitudini alimentari e alcuni parametri di performance funzionale (come ad esempio, la forza muscolare), per rilasciare al termine una scheda con i risultati delle valutazioni e una serie di raccomandazioni. Dopo Milano, il Mese del cuore tornerà ancora una volta a Roma a settembre.

Un corretto stile di vita è importante
In campo il team specialistico coordinato da Francesco Landi, docente della facoltà di Medicina e chirurgia della Cattolica e geriatra al Gemelli di Roma, da anni al lavoro sull’identificazione dei fattori associati a una longevità ‘di successo’. “Un corretto stile di vita può aiutare a controllare in modo sostanziale i fattori di rischio per lo sviluppo di importanti patologie – spiega l’esperto – e iniziative di sensibilizzazione come il Mese del cuore possono contribuire a una maggiore consapevolezza degli italiani sul tema prevenzione. E’ sufficiente un check-up per valutare la correttezza delle proprie abitudini di vita e ricevere consigli su come vivere in modo più sano e più a lungo”. Tutti i risultati dell’iniziativa, conclude Landi, “saranno presentati in occasione del secondo World Congress on Public Health and Nutrition che si terrà a Roma il 22-24 marzo”.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

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Come indossare un profilattico in modo semplice e sicuro

MEDICINA ONLINE SPERMA LIQUIDO SEMINALE PENIS VARICOCELE PRESERVATIVO PROFILATTICO IDROCELE AMORE DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA LOVE CIl profilattico, o preservativo o condom, è uno dei metodi contraccettivi più sicuri ed efficaci in assoluto, tuttavia tale efficacia è molto legata al suo corretto uso: un uso sbagliato del profilattico può farvi pensare di essere protetti quando in realtà non lo siete e ciò può portare a situazioni di gravidanza non desiderata. Vediamo oggi come indossare un preservativo in pochi semplici passaggi.

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1) Apri l’involucro del preservativo con attenzione usando i bordi per l’apertura facilitata. Spingi il condom lontano dal bordo che intendi strappare e sfrutta il sistema di apertura facilitata. In genere questo si presenta come un bordo a “zig-zag” studiato per lacerarsi velocemente e senza difficoltà. Non farti trascinare dalla passione del momento: non strappare rapidamente e con violenza l’involucro di alluminio, non usare le forbici, i denti, un coltello o altri strumenti affilati, altrimenti potresti rompere il preservativo, ed un profilattico lacerato non ti proteggerà dalle malattie e non eviterà gravidanze indesiderate. Evitate di rompere il preservativo, specie se è l’unico che avete.

2) Cerca di capire in quale direzione è stato arrotolato il condom. A volte non è un’operazione semplice, soprattutto se ti trovi al buio, quindi accendi la luce. Se il profilattico è stato avvolto con il lato “dritto” all’esterno, allora dovrebbe esserci una piccola linguetta o un orlo sul bordo. Se è stato arrotolato al “rovescio” allora il bordo sarà liscio. Puoi usare le dita per capire meglio:

  • Metti il preservativo sul pollice senza srotolarlo. Appoggialo in equilibrio come se fosse un cappellino per il dito.
  • Fai scorrere l’indice sul lato del condom, dalla punta all’anello.
  • Se il dito resta incastrato sul bordo inferiore, allora il preservativo è “al dritto”, in caso contrario è stato arrotolato “al rovescio”.
  • In questo secondo caso, afferra il profilattico per il bordo e rivolgi la punta dello stesso verso la bocca; soffia sulla punta per rovesciarla.
  • Accertati che il serbatoio che si trova sulla punta sia nella giusta direzione. Questo dovrebbe già puntare all’esterno dell’estremità del condom, ma a volte si inverte durante la fase di confezionamento. Verifica che sia orientato nel giusto verso, in modo che il resto del preservativo si srotoli in direzione opposta da esso.
  • Evita, se possibile, di usare lubrificante ulteriore.
  • Ricorda: non srotolare il preservativo se non quando lo stai indossando sul pene eretto, altrimenti ne riduci l’efficacia e sarà molto più difficile da indossare.

3) Accertati che il pene sia completamente eretto. Il preservativo deve avvolgerlo sempre in maniera molto aderente senza stringere e allo stesso tempo senza lasciare zone allentate. Se cerchi di srotolare un profilattico sul pene non del tutto in erezione, la protezione non “calzerà” correttamente e ci saranno maggiori probabilità che si sfili o si rompa durante il rapporto sessuale. Il preservativo dovrebbe passare dall’involucro singolo ai genitali relativamente in fretta. Non aprirlo finché non sei pronto a usarlo e non riciclare mai un profilattico usato.

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4) Srotola il preservativo. Dovrebbe dispiegarsi sull’asta del pene per tutta la sua lunghezza senza difficoltà. Se ti accorgi che stai cercando di indossarlo per il verso sbagliato, gettalo e ricomincia da capo. Il pene in erezione produce un liquido prima dell’eiaculazione (chiamato liquido di Cowper) che potrebbe contenere degli spermatozoi. Se il preservativo è entrato in contatto con questa secrezione, capovolgerlo e riapplicarlo potrebbe esporre il partner a malattie veneree e in rari casi portare a una gravidanza. Per indossare un profilattico segui queste istruzioni:

  • Pizzica il serbatoio tra due dita con una mano per chiuderlo e metti il preservativo sulla punta del pene in erezione con l’altra mano.
  • In seguito, srotola delicatamente il condom su tutta la lunghezza dell’asta del pene, lisciando eventuali bolle d’aria non appena si creano.
  • Rispetta le stesse indicazioni anche per applicare un profilattico a un giocattolo sessuale.

5) Durante l’utilizzo, controlla periodicamente che il preservativo non si sia rotto. Anche se non è certo né romantico che eccitante, è importante controllare l’integrità del profilattico. In alcuni casi il profilattico può rompersi e i partner, presi dalla foga del rapporto, possono non accorgersi di eventuali rotture. Se dovesse lacerarsi o sfilarsi durante il rapporto sessuale, sostituiscilo immediatamente e valuta di utilizzare un sistema contraccettivo di emergenza, come la pillola del giorno dopo. Questo farmaco impedisce la gravidanza prima che avvenga ritardando l’ovulazione o bloccando la fecondazione; per tale motivo non deve essere considerata una “pillola abortiva”.

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6) Estrai il pene e rimuovi il preservativo subito dopo l’eiaculazione. Afferra il condom per la base con una mano ed estrailo per evitare che si sfili ed esca il suo contenuto. Non lasciare che il pene avvolto dal profilattico torni flaccido prima di estrarlo, altrimenti il condom potrebbe cadere o restare nel partner.

Importante:

  • Sostituisci il condom quando passi da un tipo di penetrazione a un altro. Se vuoi passare da un rapporto anale a uno vaginale, per esempio, devi cambiare preservativo per ridurre il rischio di infezioni. Il batterio Escherichia coli che si trova nel retto causa infezioni urinarie[16] o una grave infezione vaginale. Se il pene passa dall’ano alla bocca, potrebbero svilupparsi serie infezioni gastriche.
  • Butta il profilattico in modo opportuno. Lega l’apertura con un nodo per evitare che il contenuto fuoriesca, avvolgilo in un fazzoletto di carta o nella carta igienica e gettalo nella spazzatura. Non scaricarlo nel WC. La maggior parte delle fosse settiche non è in grado di smaltire un preservativo e alla fine potrebbe ostruirsi.
  • Prima di usare un profilattico, controlla la sua data di scadenza sulla confezione. Se il profilattico è scaduto, non usarlo.
  • Conserva in modo opportuno i profilattici: se non li riponi correttamente, il materiale di cui sono composti diventa fragile e potrebbe rompersi. I condom che sono stati esposti al calore o alla luce hanno maggiori probabilità di lacerarsi. Non tenerli nella tasca posteriore dei pantaloni, nel portafoglio o nel vano portaoggetti dell’auto. Se pensi di avere dei rapporti sessuali durante la serata, mettine un paio nel portafoglio o in auto prima di uscire, ma non lasciarli lì per giorni o settimane. Riponili in un luogo fresco, asciutto e al riparo dalla luce solare diretta. Lasciali nel loro involucro finché non dovrai usarli.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Orzaiolo: cause, rimedi, quanto dura, è contagioso, differenze con calazio

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ORZAIOLO CAUSE RIMEDI QUANTO DURA POMATA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgL’orzaiolo è un’infiammazione acuta delle ghiandole sebacee della palpebra, poste alla base delle ciglia, generalmente Continua a leggere

Mal di schiena: cibi consigliati, farmaci, rimedi naturali e prevenzione del dolore

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma MAL DI SCHIENA LOMBALGIA RIMEDI NATURALI  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari An Pene.jpgLa lombalgia, cioè il mal di schiena in zona lombare, è una sindrome dolorosa localizzata a livello del rachide lombare, nella parte bassa della schiena. Per leggere cause, esercizi e consigli per diminuire il dolore senza farmaci, vi consiglio di leggere questo mio articolo: Mal di schiena in zona lombare (lombalgia): esercizi e cosa fare per il dolore

Cosa mangiare per migliorare il mal di schiena

  • Alimenti ricchi in calcio e fosforo, dato che incidono positivamente sulla salute del rachide.
  • Cibi alcalinizzanti (soprattutto frutta e verdura ricca di magnesio) per prevenire il mal di schiena causato dall’artrosi.
  • Brodo, trippe e bolliti (fonti di collagene) per migliorare il mal di schiena dipendente da artrosi.
  • Alimenti ricchi di fitoestrogeni (es. soia): rimedio alimentare particolarmente indicato per le donne in menopausa affette da mal di schiena.
  • Alimenti ricchi di Omega 3 e 6 (pesce, crostacei, tofu, mandorle, noci, olio di semi di lino). Questo accorgimento è particolarmente utile per migliorare il mal di schiena dipendente da spondilite anchilosante.
Cosa NON mangiare per migliorare il mal di schiena

  • Evitare il consumo di alimenti di difficile digestione, come intingoli, fritture ed alimenti ricchi di grassi. Un’alimentazione sregolata può favorire sovrappeso ed obesità, elementi predisponenti il mal di schiena.
  • Alimenti iperproteici (limitarne il consumo).

In generale, non c’è alcuna evidenza scientifica che relazioni il cibo con il peggioramento dei sintomi del mal di schiena.

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Cure e rimedi naturali per il mal di schiena

Per alleviare la lombalgia dipendente dall’assunzione di posizioni scorrette, è in genere sufficiente applicare sulla schiena creme, pomate o impacchi formulati con principi attivi ad azione rubefacente. A tale scopo, si consigliano:

  • Peperoncino (Capsicum frutescens) → proprietà rubefacenti, antibatteriche, analgesiche.
  • Canfora (Cinnamomum camphora) → proprietà rubefacenti.
  • Arnica (Arnica montana) → proprietà antinfiammatorie, antireumatiche, revulsive, analgesiche.

Considerato che lo stress e la tensione possono accentuare il dolore lombare, il paziente colpito può assumere tisane rilassanti ed ansiolitiche, formulate con principi attivi come:

  • Camomilla (Chamomilla recutita) → blande proprietà ansiolitiche e sedative.
  • Valeriana (Valeriana officinalis) → proprietà ipnotiche, anticonvulsive, sedative del sistema nervoso centrale.
  • Escolzia (Eschscholtzia californica) → sedativa, ipno-inducente, analgesica, rilassante, antinevralgica e spasmolitica.
  • Tiglio (Tilia cordata) → proprietà rilassanti, ansiolitiche.
  • Zinco: rimedio contro lo stress (da assumere sottoforma di compresse).

Cure farmacologiche per diminuire il dolore alla schiena

  • FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei):
    • Ibuprofene (es. Brufen, Moment, Subitene)
    • Acido acetilsalicilico (es. Aspirina, salicina, Vivin C, Ascriptin)
    • Naproxene (Aleve, Naprosyn, Prexan, Naprius)
  • Farmaci corticosteroidi: esercitano una potente attività antinfiammatoria:
    • Prednisone (es. Deltacortene, Lodotra)
    • Metilprednisolone (es., Solu-medrol, Depo-medrol, Medrol, Urbason)
  • Iniezione di anestetici locali:
    • Lidocaina (es. Lidocaina Cloridrato Molteni, Xylocaina)
  • Antidolorifici oppioidi: quando il dolore e troppo intenso. Vengono assunti per via orale.
    • Idrocodone: ad esempio Vicodin (non venduto in Italia).

Prevenzione del mal di schiena

  • Mantenere un indice di massa corporea normale garantisce nel lungo termine la conservazione dell’integrità cartilaginea articolare, prevenendo malattie responsabili di mal di schiena
  • Assumere una posizione corretta durante la stazione eretta:
    • Tenere i piedi distanziati
    • Flettere di tanto in tanto gli arti inferiori per avere una maggior stabilità
  • Per spostare un carico, si consiglia di tenere il peso vicino al baricentro del corpo
  • Per sollevare un carico, chinarsi leggermente flettendo le ginocchia ed allargare la base d’appoggio, mantenendo la colonna vertebrale diritta
  • Per alzarsi dal letto, si raccomanda di roteare il corpo su un fianco, appoggiare le mani sul letto (il più vicino possibile dal corpo) e far scendere le gambe dal materasso. Seguendo questi semplici consigli è possibile con buone probabilità prevenire il mal di schiena.

I migliori prodotti per la cura dei dolori articolari

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere di ossa, legamenti, cartilagini e tendini e la cura dei dolori articolari. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

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Dalla ricerca arrivano le nuove norme per prevenire il cancro

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma NORME PREVENIRE CANCRO RICERCA SCIENZA  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgIl mese scorso a Bethesda nel Maryland (USA) si è tenuta la 25a conferenza American Institute for Cancer Research (AICR). Un forum che ha riunito ricercatori e clinici proveniente da tutte le parti. Uno degli argomenti su cui si è dibattuto quest’anno è stato la in oncologia: in base alle più recenti conoscenze, esiste una relazione diretta tra l’insorgenza dei e alimentazione, attività fisica e controllo del peso corporeo. Molti dei risultati presentati sono temi emergenti su cui si articolerà la prevenzione dei prossimi anni. Qui di seguito 5 punti rilevanti, soprattutto per i tumori più diffusi.

I lamponi neri e il cancro orale
I lamponi neri, grazie alla presenza di fibre, vitamine e sostanze fitochimiche tipiche di questa specie, sono in grado di prevenire l’insorgenza dei tumori nel cavo orale. Infatti, nei ratti alimentati con una dieta dove erano presenti i lamponi neri, la formazione dei tumori era inibita o sfavorita rispetto al gruppo alimentato con una dieta standard. Questo grazie ad un meccanismo biologico ben preciso. Questi risultati verranno a breve pubblicati.

Dieta antinfiammatoria e rischi cardiaci
Spesso alcuni tumori, come quelli del tratto gastro-intestinale, insorgono in seguito ad una condizione infiammatoria cronica. Qualunque cosa vada a ridurre uno stato infiammatorio, può quindi prevenire i tumori. In questo caso i ricercatori hanno osservato che le donne, in età post-menopausa, con diagnosi di tumore alla mammella, con una dieta ricca di alimenti anti-infiammatori, come cereali integrali, spezie, grassi insaturi e verdure – rispetto a coloro che avevano una dieta tipica occidentale, con cibi raffinati pro-infiammatori – avevano un rischio inferiore di mortalità per problemi cardiovascolari.

L’esercizio fisico è molto utile
Già nel 2010, le linee guida dei sopravvissuti da cancro prevedevano l’attività fisica come pratica importante per superare la malattie e per affrontare le terapie nel migliore dei modi. Si diceva, almeno 150 minuti a settimana. Le ricerche sono andate avanti e i risultati appena presentati indicano che nei pazienti che hanno avuto una diagnosi di cancro al mammella o alla prostata, l’attività fisica non solo è sicura ma addirittura altamente consigliata sia durante che dopo la terapia. Un’attività fisica aerobica è un supporto importantissimo per il mantenimento o il ripristino di un equilibrio delle capacità mentali nonché di una maggiore efficienza cardiovascolare.

Il licopene protegge dal cancro alla prostata
Il licopene è un carotenoide antiossidante. Si trova in numerosi alimenti ed è responsabile del loro colore rosso, come nei pomodori o nell’anguria, o del colore giallo-rosso, come papaya e pompelmo, e in diverse verdure. Il licopene previene alcuni tipi di tumori, l’invecchiamento cellulare e alcune malattie cardiovascolari. Precedenti studi avevano portato a conclusioni non sempre concordanti sulle proprietà antitumorali del licopene. I dati presentati ora dimostrano che un’#alimentazione a base di cibi ricchi di licopene, può ridurre significativamente il rischio di insorgenza del tumore alla prostata (11% in meno). Anzi, i ricercatori sono riusciti a stimare in una riduzione dell’1% di rischio tumore per ogni milligrammo/giorno di licopene mangiato. Per intenderci, un pomodoro contiene 3 mg di licopene.

Grassi, microbioma intestinale e rischio obesità
Le migliaia di miliardi di batteri che albergano nel nostro intestino condizionano il nostro benessere e possono predisporre all’obesità. Ma quello che i ricercatori hanno ora scoperto è che il microbioma intestinale segue un andamento circadiano, ovvero varia la sua attività e la sua espressione nelle varie ore del giorno e della notte. E questo si ripercuote sul senso di fame (appetito) e sul metabolismo. Una dieta ricca di grassi e povera di fibre, almeno negli animali da laboratorio, determina un’alterazione dei cicli circadiani del microbioma, influenzando negativamente il metabolismo e favorendo le condizioni per l’obesità.

Meningite batterica e virale: sintomi, profilassi, cura e vaccini

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma MENINGITE BATTERICA VIRALE SINTOMI CURA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpg

Charlotte Cleverley-Bisman sviluppò una grave meningite meningococcica e il rash petecchiale progredì alla gangrena così da rendere necessaria l’amputazione. È comunque sopravvissuta alla malattia ed è diventata un simbolo della campagna di vaccinazione per la meningite in Nuova Zelanda

La meningite è una patologia caratterizzata da infiammazione delle meningi, le membrane che rivestono il cervello e il midollo spinale. A provocarla possono essere vari patogeni, soprattutto batteri, virus, anche funghi. In alcuni casi la meningite può anche avere cause non infettive. In genere le forme batteriche sono le più gravi e sono portate da tre specie di batteri:

  • Haemophilus influenzae di tipo B (HiB);
  • Streptococcus o Diplococcus pneumoniae (pneumococco);
  • Neisseria meningitidis (meningococco).

E’ il meningococco il responsabile dei casi di epidemia. Ne esistono cinque ceppi capaci di provocare malattie pericolose: i sierotipi A, B, C, Y, W135. In Europa e USA si registrano casi da meningococco B e C.

Quanto è diffusa la meningite in Italia?
In Italia si registrano circa 900 casi di meningite batterica all’anno. Un terzo circa sono attribuibili al meningococco e un’analoga percentuale è causata dallo pneumococco. I casi residui sono dovuti a batteri diversi (stafilococchi, streptococchi, listeria, micobatteri, escherichia coli) oppure non è stato possibile identificare una causa precisa. È stato solo a partire dal 1994 che il Ministero della Salute ha implementato un sistema di sorveglianza nazionale per ottenere dati sull’incidenza delle meningiti batteriche e i loro agenti causali. Come conseguenza vi è stato un incremento notevole, di anno in anno, della segnalazione di casi di meningite e in particolare di meningiti sostenute da Haemophilus influenzae di tipo b (Hib), con il raggiungimento di un picco, nel 1999, di 1 057 casi di meningite, poi ridottosi negli anni successivi grazie al diffondersi della vaccinazione contro Hib, destinata ai bambini nel primo anno di vita. La meningite da meningococco in Italia ha un’incidenza minore rispetto al resto d’Europa: circa 200–300 casi/anno (3–5 casi/milione di abitanti contro una media europea di 12 casi/milione). La maggior parte dei casi di malattia da meningococco sono causati da sierogruppi B e C.

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Come avviene il contagio?
Il batterio si può annidare nelle mucose del distretto naso-faringeo, nella maggior parte dei casi senza dare sintomi (si stima che fino al 30% della popolazione sia portatrice inconsapevole di meningococco), e può essere trasmesso da una persona all’altra per via aerea, ma a distanza ravvicinata, soprattutto in luoghi chiusi e affollati, dato che non sopravvive a lungo fuori dall’organismo umano. Dalle prime vie aeree, il patogeno può poi raggiungere le meningi attraverso il sistema circolatorio.

Quali sono le cause non infettive di meningite?
La meningite si può verificare anche come risultato di diverse cause non infettive, come la diffusione alle meningi di neoplasie o l’assunzione di alcuni farmaci, per lo più antinfiammatori FANS, antibiotici e immunoglobuline per via endovenosa. Può anche essere causata da diverse condizioni infiammatorie come la sarcoidosi, che in tal caso prende il nome di neurosarcoidosi, malattie del tessuto connettivo, come il lupus eritematoso sistemico, e alcune forme di vasculite (infiammazione della parete dei vasi sanguigni) come la Sindrome di Behçet. Cisti epidermoidi e cisti dermoidi possono causare meningite rilasciando materiale nello spazio subaracnoideo. La meningite di Mollaret è una sindrome caratterizzata da episodi ricorrenti di meningite asettica. Raramente l’emicrania può essere causa di meningite e tale diagnosi può essere fatta solo quando le altre possibili cause sono state scartate. Infine vi sono alcune procedure mediche invasive che possono associarsi a complicanza meningitica, fra cui le tecniche di anestesia spinale e peridurale e gli interventi neurochirugici.

Come si riconosce la meningite?
I segni e sintomi possono essere facilmente confusi con quelli di una banale influenza, specie nelle prime ore. In seguito negli adulti si può manifestare con la letargia, l’irritabilità, la fotofobia, il torcicollo, la presenza di eruzioni cutanee e le convulsioni. Nei bambini molto piccoli con irritabilità, febbre o al contrario temperatura bassa, rigidità del corpo e del collo, pianto acuto. È sempre essenziale rivolgersi tempestivamente al medico. Dopo 20-36 ore i sintomi sono gravi: convulsioni, perdita di conoscenza, macchie sul corpo.

Diagnosi con esami di laboratorio e strumentali
Se si sospetta un caso di meningite, vengono immediatamente effettuati gli esami del sangue per la ricerca dei marcatori di infiammazione (ad esempio, la proteina C reattiva e la formula leucocitaria), così come la coltura. L’esame più importante per individuare o escludere la meningite è l’analisi del liquido cerebrospinale, ottenuto attraverso la puntura lombare, tuttavia, la puntura lombare è controindicata se vi è una massa nel cervello (tumore o ascesso) o se la pressione intracranica risulta elevata, in quanto può essera causa di un’ernia cerebrale. Se un individuo è a rischio per ipertensione intracranica, che si riscontra nel 45% di tutti i casi negli adulti, l’esecuzione di una tomografia computerizzata (TC) o di una risonanza magnetica (RM) è raccomandata prima della puntura lombare. Se si rileva la necessità di eseguire una TC o una RM prima della puntura lombare o se quest’ultima si dimostra di difficile esecuzione, le linee guida suggeriscono la somministrazione precoce di antibiotici per evitare ritardi nel trattamento, soprattutto se l’attesa per la TC o la RM è superiore a 30 minuti. Spesso la TC o la RM vengono eseguite in una fase successiva per valutare le complicazioni della meningite e per escludere la presenza di focolai ascessuali, ventricoliti, ependimiti ed empiemi. Nelle forme gravi di meningite, il monitoraggio degli elettroliti del sangue può essere importante. Ad esempio, l’iponatriemia è comune in caso di meningite batterica, a causa di una combinazione di fattori, tra cui la disidratazione, l’escrezione inadeguata dell’ormone antidiuretico o per l’eccessiva somministrazione di liquidi per via endovenosa

Quanto è grave?
Secondo l’Istituto Superiore della Sanità ancora oggi la meningite da meningococco provoca il decesso nell’8-14% dei pazienti, ammesso che le cure siano tempestive e adeguate; altrimenti arriva quasi al 50%. In un terzo dei casi si sopravvive con complicanze serie, spesso a carico di vista, udito, del sistema neuro-motorio, degli arti.

Quanto è diffusa?
Le categorie più a rischio sono i bambini nella primissima infanzia e i giovani dai 15-18 anni ai 24-25 anni. Come già accennato precedentemente, in Italia si registrano circa mille nuovi casi ogni anno, 500.000 in Europa. Altri fattori di rischio sono la vita in comunità, il fumo attivo e passivo, le altre infezioni della vie respiratorie.

Cosa fare se si è stati accanto a un malato?
Si procede a profilassi con una terapia antibiotica per le persone che sono state a stretto contatto con un malato. In genere si considerano i conviventi, compresi colleghi di lavoro e di studio, chi ha dormito o mangiato nella stessa casa, chi ha potuto avere contatto con la saliva del paziente nella settimana precedente l’esordio della malattia. Ovviamente anche gli operatori sanitari che sono stati esposti alle secrezioni respiratorie della persona in cura. La sorveglianza dura una decina di giorni.

Trattamento e cure del paziente con meningite
La meningite è potenzialmente pericolosa per la vita e, se non trattata, presenta un alto tasso di mortalità; la mancata diagnosi precoce porta purtroppo spesso ad un ritardo nel trattamento e ciò è associato ad una prognosi maggiormente negativa, tanto che la somministrazione di antibiotici ad ampio spettro dovrebbe essere iniziata anche durante la fase di conferma della diagnosi, prima ancora di avere la certezza di quest’ultima. Se si sospetta un’infezione meningococcica, le linee guida raccomandano l’assunzione immediata di benzilpenicillina PRIMA del ricovero in ospedale. Se vi sono segni di ipotensione o shock, devono essere somministrati liquidi per via endovenosa. Dato che la meningite può causare una serie di gravi complicanze, un controllo medico periodico è consigliato per limitarle e, se si ritiene necessario, può essere utile il ricovero in un’unità di terapia intensiva. La ventilazione meccanica può rendersi necessaria, se il livello di coscienza è molto basso o se vi è evidenza di insufficienza respiratoria. Se vi sono segni di ipertensione endocranica, devono essere prese adeguate misure di controllo della pressione intracranica. Le convulsioni sono trattate per mezzo di farmaci anticonvulsivanti. Il verificarsi di idrocefalo può richiedere l’inserimento di un dispositivo di drenaggio temporaneo o a lungo termine, come uno shunt cerebrale.

Prognosi
Purtroppo anche quando la diagnosi viene fatta tempestivamente, e la terapia antibiotica praticata subito e in maniera adeguata, la possibilità di guarire completamente è inferiore al 50%.

Perché vaccinarsi è IMPORTANTISSIMO?
Essendo la possibilità di guarire completamente così bassa, la prevenzione vaccinale è l’unica via per cambiare davvero la storia della malattia. Prevenire è davvero – in questo caso ancor di più del solito – meglio che curare.

Perché vaccinare è importante non solo per il proprio figlio ma per l’intera comunità?
Oltre a proteggere la persona vaccinata, si protegge la comunità. Maggiore è la percentuale di vaccinati e maggiori sono le possibilità che le persone non vaccinate siano comunque protette dal contagio, perché la circolazione della malattia in questo modo è contenuta. È la cosiddetta “immunizzazione comunitaria”, che tutela fra l’altro anche chi non può sottoporsi al vaccino, per condizioni di salute ad esempio, o chi ancora non ha potuto essere immunizzato, come i bambini appena nati.

Come funziona il vaccino?
La vaccinazione diffusa e attivamente offerta dal servizio sanitario contro il sierotipo C e contro lo pneumococco ha ridotto sensibilmente il numero di casi nel nostro Paese, mentre un vaccino contro il sierotipo B è oggi disponibile, su richiesta, per i bambini a partire dal terzo mese di vita. Il vaccino contro lo pneumocco è generalmente raccomandato prima dei 5 anni e per gli anziani; quello antimeningococco C è è disponibile in due dosi (a due mesi e un anno di età) oppure in una sola dose dopo l’anno; esiste anche un vaccino tetravalente contro il meningococco A, C, Y, e W135, disponibile per chi pensa di poter venire a contatto con forme della malattia diffuse in altre aree del  mondo. L’ultimo arrivato è il vaccino contro il meningococco B, somministrabile in tre dosi.

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Lesioni da decubito: prevenzione, stadi, classificazione e trattamento

Prevenire e trattare le lesioni da pressione rappresentano, in tutti i settori di cura dagli ospedali fino alle RSA, un problema estremamente rilevante per tutto il personale sanitario, che coinvolge praticamente tutte le figure: medico, infermiere, fisioterapista ed OSS. Una lesione da decubito, in gergo “piaga, è una lesione causata da una prolungata pressione sulla cute e sui tessuti, che si verifica tipicamente quando il paziente rimane nella stessa posizione per un lungo periodo di tempo, come ad esempio nel caso di allettamento prolungato. Come facilmente intuibile, le aree del corpo corrispondenti alle prominenze ossee sono quelle più frequentemente colpite a causa del insufficiente apporto del flusso sanguigno e l’ossigeno, secondario alla pressione costante cui sono sottoposte.

Fattori di rischio

I principali fattori di rischio, che aumentano la possibilità che si verifichi una lesione da pressione, sono:

  • immobilizzazione a letto per lunghi periodi (ad esempio in caso di frattura di femore);
  • età avanzata;
  • malnutrizione;
  • disidratazione;
  • diabete;
  • vasocostrizione;
  • ipotensione;
  • alterazioni della temperatura corporea;
  • scarsa perfusione tissutale.

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Cura della cute

Nei soggetti allettati, con scarsa mobilità durante l’igiene personale ispezionare la cute. Prestare particolare attenzione alle aree più “vulnerabili” – in corrispondenza delle prominenze ossee e le aree sulle quali viene posturato il paziente più frequentemente. Il primo segno dello sviluppo di una lesione è costituito da un’alterazione di colore, consistenza e sensazione tattile della superficie cutanea. Le ulcere da pressione si sviluppano solitamente in corrispondenza delle prominenze ossee per cui ebbene di concentrare la propria attenzione su queste zone: cranio, scapola, gomito, sacro, coccige, tallone, vertebre, orecchie, spalla, ischio, trocantere, ginocchio, malleolo. Se la cute si presenta arrossata, irritata o vi è qualunque tipo di alterazione avvisare il personale sanitario. La cute dovrebbe essere pulita ed asciugata ad intervalli regolari, specie quando è sporca. La frequenza della pulizia dovrebbe essere fatta secondo le necessità. Durante l’igiene usare l’acqua tiepida, detergenti delicati con il pH bilanciato e ridurre al minimo la forza e la frizione sulla cute. Mantenerla idratata, evitando esposizioni al freddo, o microclima secco. Sono utili emollienti per l’ idratazione della pelle. A sua volta evitare l’ambiente umido, cioè causato da incontinenza, sudorazione o secrezioni delle ferite. La cute umida è fragile e maggiormente predisposta alla formazione di lesioni, inoltre tende ad aderire alle lenzuola, potenziando la possibilità di lacerarsi durante gli spostamenti del paziente, è più suscettibile alle irritazioni, alle eruzioni cutanee ed alle infezioni micotiche. Quando l’umidità non può essere controllata, usare cuscinetti assorbenti, indumenti o slip che assorbono l’umidità. Sostituire cuscini e lenzuola quando sono umidi. Anche se il massaggio è stato praticato per decenni al fine di stimolare la circolazione e procurare un senso di comfort e benessere al paziente, oggi è stato dimostrato l’effetto contrario: i massaggi, sulle prominenze ossee rallentano il flusso ematico correlato ad un profondo trauma tissutale ed un calo significativo della temperatura cutanea con la degenerazione del tessuto.

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Posturazione e mobilizzazione

Se l’assistito è costretto a letto e le sue condizioni cliniche lo consentono, la postura andrebbe variata ogni 2-4 ore, evitando l’appoggio sulle zone a maggior rischio od eventualmente già arrossate. Nelle posture laterali il paziente va inclinato a 30° dal piano d’appoggio, per evitare diretto contatto della prominenza ossea trocanterica (la parte protuberante del femore superiore – “l’osso del fianco”). Mantenere la testata del letto il meno sollevata possibile, compatibilmente con le condizioni cliniche, mediche e il comfort dell’assistito. Si raccomanda un sollevamento non superiore a 30°. In posizione orizzontale, ci sono più punti d’appoggio, così le forze che agiscono sul corpo del paziente vengono distribuite in modo omogeneo. Contrariamente, in posizione seduta i punti d’appoggio sono ridotti (l’osso sacro) e le forze agenti si concentrano su questa zona. Se il paziente è in grado di farlo, dovrebbe essere spronato a cambiare spontaneamente le posizioni ed alternare la postura seduta con altre posture, senza che intervengano oss ed infermieri.

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Usare gli ausili per prevenire le lesioni da decubito

Per prevenire le lesioni da pressione, possono essere usati vari ausili, tra cui:

  • Archetto: serve per evitare il diretto contatto delle lenzuola con le parti del corpo.
  • Cuscini a cuneo: servono per ridurre le forze pressorie tra le prominenze ossee e le superfici di appoggio, soprattutto per la tuberosità ischiatica, i piedi, i talloni e i fianchi.
  • Materassi antidecubito: permettono di alleviare la pressione nelle aree sottoposte al carico conseguente alla postura del paziente e favoriscono un migliore afflusso ematico: ciò previene la formazione di nuove lesioni e l’aggravamento di quelle già esistenti, favorendo il processo di cicatrizzazione. Quando l’utente arriva a “toccare il fondo della superficie d’appoggio”, si annulla il suo effetto protettivo. È, quindi, opportuno controllare: infilare una mano fra l’ausilio e una protuberanza ossea, se il presidio è adeguato la protuberanza ossea non deve essere percepita. E’ anche importante verificare che gli ausili siano funzionanti e collegati alla corrente elettrica.
  • Sollevatore, trapezio o altri ausili per trasferimenti /spostamenti: servono appunto per gli spostamenti del paziente ed il loro uso riduce lo sfregamento della cute contro le lenzuola e quindi previene le lesioni e/o il loro aggravamento.
  • Ausili per alleviare la pressione sulle prominenze ossee dei piedi, talloni, oppure supporti per tenerli sollevati dal letto: questi dispositivi prevengono le lesioni degli arti inferiori e devono essere un piano d’appoggio lungo tutta la gamba.

Vedi anche: foto di piaghe da decubito in vari stadi

Posizione seduta

Ciò che riguarda la posizione seduta, quella ideale include una carrozzina o una sedia con lo schienale pieghevole (per permettere il posizionamento del paziente che dovrebbe stare leggermente inclinato indietro), con un supporto per i piedi (i piedi non dovrebbero mai essere lasciati privi di appoggio), e munita di braccioli (questo permette una maggiore distribuzione delle pressioni di appoggio).

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Nutrizione ed idratazione

La nutrizione gioca un ruolo importante nella prevenzione delle lesioni stesse e contribuisce al mantenimento dell’integrità dei tessuti; lo stato nutrizionale, infatti influenza l’integrità sia della cute sia delle strutture di supporto. La presenza di lesioni da decubito, invece, richiede:

  • un abbondante apporto di liquidi, in particolare per le persone anziane, perché il loro senso di sete è compromesso, di seguito l’anziano non chiede da bere, per ciò va invitato sorseggiare ogni tanto;
  • un congruo apporto di proteine;
  • il giusto apporto di calorie;
  • vitamine (in particolare vitamina C);
  • minerali (in particolare Zinco).

Ricordiamo, che i tessuti come muscolo, cute per la maggior parte sono costruiti dalle proteine, perciò l’apporto proteico, in presenza di LDD, è importante nel favorire la guarigione di quest’ultima. Il tessuto mancante può essere ricostruito solo se ha il “materiale”, che sono le proteine. La carne, il pesce, latticini (attenzione ai formaggi stagionati) devono essere presenti nella dieta dell’anziano.

Integrazione alimentare

Per fornire al paziente la giusta quantità di vitamine e sali minerali, consigliamo di assumere ogni giorno una compressa di questo prodotto: https://amzn.to/3D3Xjaz

Lesioni da decubito: cosa non fare?

In caso di lesioni da compressione, è preferibile:

  • Non usare le soluzioni o creme lubrificanti in base di alcol, prodotti aggressivi, irritanti e di dubbia qualità.
  • Non lasciare la cute bagnata e umida o al contrario secca, esposta al freddo.
  • Non usare il pannolone “per abitudine”.
  • Non lasciare il paziente nella stessa posizione per i tempi prolungati.
  • Non devono essere usati per tempi lunghi gli ausili a scopo di tenere i talloni sollevati in quanto aumentano il rischio di piede equino.
  • Non utilizzare mai allo scopo di prevenire le lesioni gli ausili circolari (ad esempio la ciambella), sacchetti riempiti di liquido e velli.
  • Non aspettare che il paziente, specie se anziano, chieda da bere fer fornigli acqua. Spronarlo a bere di frequente. Dargli una bottiglietta da mezzo litro da tenere sul comodino e controllare frequentemente il suo livello per vedere se stà bevendo abbastanza.

Classificazione topografica

Classificazione topografica delle lesioni da decubito:

Posizione  supina: regione sacrale, apofisi spinose vertebrali, spina della scapola, nuca e  talloni.
Posizione laterale: regione trocanterica, cresta iliaca, malleoli, bordo esterno del piede, ginocchio, spalla, gomito, padiglione auricolare.
Posizione prona: zigomo, regione temporale, padiglione auricolare, arcate costali, spina iliaca anterosuperiore.
Posizione seduta: gomito, coccige, regione ischiatica, aree compresse dai  bordi della sedia, da ciambelle, cuscini.

Varie classificazioni delle lesioni da decubito

1) CLASSIFICAZIONE sec. SHEA
STADIO 1: infiammazione e distruzione dell’epidermide;
STADIO 2: distruzione del derma;
STADIO 3: distruzione del sottocute e del pannicolo adiposo;
STADIO 4: necrosi dei muscoli, del periostio ed eventualmente dell’osso.

2) CLASSIFICAZIONE sec. AMERICAN GERIATRIC SOCIETY
Grado 1: Area di eritema ben definita con indurimento cutaneo, generalmente associata ad aumentato calore al termotatto. Può anche esserevi una limitata lesione dell’epidermide, simile ad un’ abrasione, ma il derma non è interessato. Se adeguatamente trattata, può guarire in 5 – 10 giorni.
Grado 2: E’ una lesione a tutto spessore che si estende fino al grasso sottocutaneo, ben delineata, con un’area di indurimento circostante, eritematosa, calda ed edematosa. Il tessuto è danneggiato ma non necrotico e non è necessario eseguire un curettage. Le modificazioni della postura, il miglioramento della per fusione locale, la correzione dell’eventuale ipoalbuminemia ed una adeguata terapia intensiva possono portare alla risoluzione della lesione.
Grado 3: La lesione si estende oltre il grasso sottocutaneo fino alla fascia muscolare con necrosi del tessuto circostante e margini sottominati. Il muscolo è irritato e può presentare fenomeni di spasticità e/o contrattura. Questa lesione indica una diminuita omeostasi dell’organismo con incapacità di riparazione locale. E’ necessario verificare l’esistenza di complicanze infettive periostiali od ossee: Può guarire solo per seconda intenzione.
Grado 4: Lesione estese oltre il muscolo fino all’osso, con pericolo di osteomielite e/o fino agli organi viscerali: In genere si associa a contratture articolari. E’ necessario intervenire chirurgicamente con rimozione del materiale necrotico, lavaggio, drenaggio ed eventuale sutura o plastica.

stadi delle lesioni da decubito

3) CLASSIFICAZIONE sec. NATIONAL PRESSURE ULCER ADVISORY PANEL ( N.P.U.A.P. )
Grado 1: Eritema non riducibile con cute integra, considerata quale lesione che precede l’ulcera cutanea
Grado 2: Perdita parziale di sostanza a carico della cute che interessa l’epidermide e/o il derma. L’ulcera è superficiale e si presenta,clinicamente, come abrasione, vescicola o cavità superficiale .
Grado 3: Perdita di sostanza cutanea a tutto spessore con danno/necrosi del tessuto sottocutaneo che può estendersi fino alla fascia sottostante, ma senza superarla. Clinicamente l’ulcera si presenta come una cavità profonda, con o senza margini sottominati
Grado 4: Perdita cutanea a tutto spessore con vasta distruzione, necrosi tissutale o con danno esteso al muscolo,all’osso o ad altre strutture sottostanti come tendini o capsule articolari.

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4) CLASSIFICAZIONE IN STATO
La lesione può presentarsi in uno o più dei seguenti stati:

  • necrotica;
  • colloquiata;
  • infetta;
  • fibrinosa;
  • fibrino-membranosa;
  • detersa;
  • con tessuto di granulazione.

La lesione può essere:

  • poco essudante;
  • essudante;
  • molto essudante.

La lesione può presentarsi sottominata e/o con tramiti fistolosi.

Leggi anche: Differenza tra essudato e trasudato

5) SCALA DI SESSING

  1. Cute normale ma a rischio.
  2. Cute integra , ma iperpigmentata ed iperemia.
  3. Fondo e bordo dell’ulcera granuleggianti con presenza di modesto essudato.
  4. Tessuto di granulazione presente in limitata quantità, presenza di tessuto necrotico
  5. in zone limitate, essudato in quantità moderate.
  6. Escara necrotica, essudato abbondante e maleodorante, bordi ischemici .
  7. Essudato purulento, intenso odore, tessuto necrotico, sepsi.

Trattamento delle lesioni da decubito: detersione

Per detersione non si deve intendere solo il momento in cui noi provvediamo alla rimozione di un escara o di un piastrone necrotico. Con il termine detersione si indica  la necessità di rimuovere tutte quelle condizioni (necrosi, materiale di colliquazione, indulto fibro-membranoso, fibrina) che da un lato non consentono al tessuto di granulazione di formarsi, e dall’altro lato, favoriscono  una eventuale contaminazione batterica della lesione. Nell’ambito della medicazione questo deve essere considerato il momento preliminare e decisivo  perché è alla base di una corretta strategia terapeutica che  ha come obiettivo la guarigione della piaga. Solo in una piaga  pulita si induce  lo sviluppo di una  tessuto di  granulazione. Pertanto quest’atto  non  può essere by-passato senza incorrere in un clamoroso fallimento. Come si dirà, la detersione è  anche lo strumento fondamentale per controllare le contaminazioni batteriche di alto grado che possono complicare il trattamento della lesione da decubito. Il controllo della carica batterica è importante nell’ambito del trattamento delle lesioni da decubito con medicazioni avanzate. Come si è detto precedentemente, la gestione dell’essudato è l’asse portante di queste medicazioni ed in tutte le condizioni da iperessudazione per piaga infetta, esse sono controindicate perché aumentano la carica batterica. Esaminiamo quali sono le tecniche di detersione a nostra disposizione. Ne individuiamo quattro:

  • detersione chimica;
  • detersione autolitica;
  • detersione meccanica;
  • detersione chirurgica.

Trattamento delle lesioni da decubito: medicazione

La medicazione di una lesione, varia in base alla gravità:

1) LESIONE DA DECUBITO I-II STADIO
In questi tipi di lesioni non è sussiste la necessità di colmare il fondo delle lesione. Pertanto possiamo adoperare nelle lesioni al II stadio film di poliuretano – placca di idrocolloidi sottili oppure un sistema di scarico della pressione fatto con idrocolloidi e schiuma di poliuretano ( sistema Sollievo ). In quelle al I stadio placche di idrocolloidi sottili o più semplicemente garze grasse ( connettivina, fitostimoline ecc).

2) LESIONE DA DECUBITO III-IV STADIO (DETERSA)
In questo caso la lesione va’ coperta con placche a base di idrocolloidi o Piuretano avendo cura di colmare la lesione con idrocolloidi in pasta per consentire il contatto tra il fondo della lesione e la placca che altrimenti non sarebbe possibile ottenere. La cavità viene riempita con IDROCOLLOIDI IN PASTA La pasta non deve superare la metà della cavità. La lesione viene coperta con un IDROCOLLOIDE IN PLACCA

3) LESIONE DA DECUBITO III-IV STADIO IPERESSUDANTE O EMORRAGICA
La lesione va colmata adoperando Schiuma di poliuretano o Alginato in piastra/nastro che viene posizionato all’interno della lesione. E’ possibile adoperare una medicazione secondaria di fissaggio che può essere tradizionale ( garze ) o avanzata (idrocolloidi o schiuma di poliuretano).

Per approfondire: Piaghe e lesioni da decubito: l’importanza della prevenzione delle “ferite difficili”

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Come prevenire i tumori ed il cancro? I 10 comportamenti che consiglio

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Tenete lontani gli smartphone dai bambini!

Prevenire il cancro è alla portata di tutti noi: ecco una lista di 10 “comportamenti anticancro” che, se applicati nella nostra vita, possono contrastare la formazione di un tumore maligno (cancro) o comunque ridurne la progressione nelle sue primissime fasi, quelle curabili.

1) Controllate l’uso di alcolici

L’alcol non solo è deleterio per la nostra salute, non solo è la principale causa di cirrosi epatica, non solo aumenta il rischio di incidenti stradali anche mortali: aumenta anche il rischio di contrarre molti tipi di cancro, fra cui quello al seno, all’esofago, al colon-retto, al pancreas, al fegato, al cervello ed alla gola. Gli uomini non dovrebbero superare la quantità di due drink al giorno, mentre le donne non dovrebbero consumarne più di uno. Per approfondire: Dipendenza da alcol: come fare per smettere di bere alcolici e superalcolici

2) Effettuate uno screening per il cancro regolarmente

Soprattutto se avete dei casi in famiglia di cancro e/o possedete altri fattori di rischio (ad esempio età avanzata), potreste prendere in considerazione l’ipotesi di sottoporvi periodicamente ad indagini di screening, che sono in grado di individuare un cancro al primissimo stadio, a volte anche molto prima che si formino le prime cellule tumorali e si avvertano i sintomi della presenza del tumore. Individuare il cancro ai suoi primi stadi aumenta le possibilità di cura, migliora la prognosi e riduce il rischio di morte. Molti degli screening per il cancro includono controlli ad organi importanti quali:

Colon-retto: a partire dai 50 anni i soggetti più a rischio dovrebbero sottoporsi ad una colonscopia. Essendo comunque una tecnica rischiosa, fastidiosa e costosa, la colonscopia dovrebbe essere relegata solamente ai casi veramente a rischio (ad esempio con parenti che hanno avuto un tumore al colon-retto). Per approfondire:

Seno: dai 40 anni in poi tutte le donne dovrebbero sottoporsi a palpazione del seno periodica e ad una mammografia annuale (nel caso di soggetti a rischio si dovrebbe iniziare anche prima dei 40 anni, con una ecografia del seno). Per approfondire: Visita senologica e palpazione della mammella femminile [VIDEO]

Prostata: tutti gli uomini, dai 45-50 anni in poi (o anche prima se si trovano in uno stato di rischio, ad esempio se hanno un padre o un nonno che ha avuto un tumore alla prostata), dovrebbero sottoporsi ad un controllo medico annuale che includa l’esame digito-rettale e l’esame del PSA. Per approfondire:

Testicoli: la periodica palpazione del testicolo, specie in individui a rischio, permette di individuare precocemente sue eventuali alterazioni cancerose. Per approfondire:

Cervice: le donne sessualmente attive dovrebbero iniziare a sottoporsi periodicamente a visita ginecologica, Pap test (test di Papanicolaou) e test per il Papilloma virus (HPV-DNA test) al più presto e dovrebbero continuarlo, a frequenza variabile a seconda del grado di rischio o età, per il resto della vita. Per approfondire: Il Pap test: un esame che può salvarti la vita

Stomaco ed esofago: individui a rischio, specie quelli con esofagite da reflusso cronica ed esofago di Barrett, potrebbero eseguire una esofago-gastroscopia di controllo. Vale tuttavia quanto detto a proposito della colonscopia: essendo una tecnica rischiosa, fastidiosa e costosa, l’esofago-gastroscopia dovrebbe essere relegata solamente ai casi veramente a rischio (ad esempio con parenti che hanno avuto un tumore all’esofago o allo stomaco). Per approfondire:

Pelle: tutti gli adulti dovrebbero sottoporsi ad un esame dermatologico. Coloro che sono ad alto rischio – con molti nei e di forma irregolare – dovrebbero effettuare ad uno screening dermatologico annuale per evitare ogni evoluzione cancerosa non desiderata. Coloro che sono ad alto rischio di melanoma (chi ha avuto casi in famiglia di cancro della pelle) dovrebbero fare un controllo almeno trimestrale con dermatoscopia. A tal proposito, leggi: Mappatura dei nei e dermatoscopia in epiluminescenza per la diagnosi di melanoma

Per approfondire, leggi anche: Test di screening: cos’è, definizione, prevenzione, esempi

3) Non fumate o usate altri prodotti a base di tabacco

I prodotti di combustione del tabacco sono irritanti, cancerogeni e perfino radioattivi, per cui aumentano il rischio di molte specie di cancro, fra cui quello ai polmoni, ai bronchi, al cervello, alla gola, al colon-retto, al pancreas ed alla vescica, oltre a determinare un accorciamento di undici anni della vita media del fumatore . Per prevenire il cancro, quindi, è importante eliminare sigarette, pipe, sigari ed altri prodotti che introducano nelle vie aeree i prodotti della combustione del tabacco. Per approfondire:

4) Proteggete la pelle dai raggi solari

Usate una protezione solare ogni volta che vi esponete ai raggi del sole (sarebbe preferibile una protezione 30, o superiore, in grado di proteggere dai raggi UVA e UVB). Coprite la testa con un cappello e usate degli occhiali da sole. Ricordatevi che i raggi solari passano attraverso i finestrini dell’auto e, in genere, passano attraverso tutti i vetri, per cui sarebbe consigliabile l’utilizzo di una protezione solare ogni volta che vi esponete al sole, anche se da dietro un finestrino. Evitate le lampade solari. Sono pericolose esattamente come il sole.

5) Seguite uno stile di vita attivo e salutare

Gli studi sostengono che svolgere una moderata attività fisica per tre o quattro ore alla settimana riduce il rischio di molti tipi di cancro dal 30 al 50%. Una regolare attività fisica riduce il rischio di cancro al seno, al colon-retto e ai polmoni, oltre ovviamente ad essere un toccasana per la nostra salute e ad aiutarci a tenerci lontani da sovrappeso ed obesità, che sono fattori di rischio per diabete, malattie cardiovascolari e tumori.

6) Tenete sotto controllo il vostro peso

Le persone in sovrappeso od obese, come detto al punto precedente, vedono aumentato il loro rischio di leucemia e di cancro al colon, al seno, al pancreas, al fegato, ai reni ed alla prostata. L’ideale è non essere né sottopeso né sovrappeso, quindi “normopeso”, con un indice di massa corporea compreso tra 19 e 25. Per approfondire, leggi: Sono normopeso, sottopeso o sovrappeso? Come si calcola l’Indice di Massa Corporea (BMI)?

7) Evitate di sottoporvi ad una terapia ormonale per la menopausa

Questa forma di terapia con introduzione di quantità suppletive di ormoni può aumentare il rischio di cancro al senso, all’endometrio e alle ovaie. Per motivi simili, è meglio limitare i cibi ricchi di fitoestrogeni, come la soia. Per approfondire, leggi: I fitoestrogeni aumentano il rischio di cancro al seno?

8) Evitate di esporvi a radiazioni ionizzanti ed attenzione agli smartphone

L’esposizione ad alcuni tipi di radiazioni (dette “ionizzanti”, capaci di indurre mutazioni cancerogene nelle cellule) può causare il cancro. Limitare l’esposizione ai raggi X è importante per i bambini e per i giovanissimi. Informatevi se è realmente importante effettuare esami che includono l’esposizione ai raggi X (come radiografie, TC e colonscopie virtuali con TC) o se possono essere evitati – specie se troppo ravvicinati nel tempo – magari sostituendoli con esami che non usino radiazioni ionizzanti, come ecografie e risonanze magnetiche. Anche se gli studi epidemiologici e sperimentali condotti fino a oggi non hanno mostrato correlazioni significative tra l’esposizione a campi elettromagnetici e un’aumentata insorgenza di cancro, né nei bambini e né negli adulti, è importante comunque ricordare che le frequenze radio utilizzate dai telefoni cellulari, la trasmissione di energia elettrica e altre fonti simili sono ritenute come possibili agenti cancerogeni dalla Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, quindi si consiglia comunque una certa moderazione nell’uso di apparecchi elettronici, in particolare degli smartphone, soprattutto da parte dei bambini. Per approfondire:

9) Evitate di esporvi a cancerogeni

Oltre ai già citati fumo di sigaretta, alcolici, tumori e radiazioni ionizzanti, esistono purtroppo molte altre sostanze e situazioni “cancerogene”, cioè potenzialmente capaci di indurre la formazione di tumore, tra cui:

  • l’esposizione prolungata all’amianto è una delle principali cause di mesotelioma, un tipo di tumore maligno del polmone;
  • l’esposizione prolungata professionale a sostanze chimiche come wollastonite, attapulgite, lana di vetro, lana di roccia, solventi di vario tipo, polvere di cobalto, nichel metallico e silice cristallina (quarzo, cristobalite e tridimite), aumenta il rischio di tumore maligno;
  • l’uso prolungato di qualsiasi tipo di droga può, direttamente o indirettamente, aumentare il rischio di vari tipi di cancro. Eliminare le sostanze stupefacenti dalla nostra vita, migliora la nostra salute ed allontana il rischio di tumori maligni;
  • traumi fisici, specie se ripetuti, possono dare origine ad un tumore, anche se molto più raramente rispetto a sostanze chimiche e radiazioni. Una causa accettata dalla comunità scientifica è l’applicazione a lungo termine di oggetti caldi sul corpo: ripetute bruciature sulla stessa parte del corpo, come quelle prodotte dagli scaldamani a carbone, possono condurre allo sviluppo di neoplasie della pelle, specialmente se sono presenti anche cancerogeni chimici. L’assunzione di bevande calde può creare delle scottature che favoriscono neoplasie esofagee.

Leggi anche: Cos’è un tumore? Perché viene il cancro? Quali sono le cause?

10) Seguite una dieta che riduca il rischio di cancro

Le ricerche non hanno ancora stabilito se un’errata dieta alimentare sia in grado di aumentare il rischio di cancro, ma è stato dimostrato che seguire una dieta salutare può ridurre il rischio di contrarre alcuni tipi di cancro come quello al colon-retto. Riducete, quindi, il consumo di carne rossa e, in genere, degli insaccati e delle salsicce (questi ultimi a causa di molte sostanze chimiche utilizzate nella loro preparazione). Preferite i cibi integrali, ricchi di fibre. Riducete i cibi ad alto contenuto calorico come: i dolci, le farine raffinate, lo zucchero , patatine e canditi. Consumate cibo con alte quantità di calcio e vitamina D, importantissimi per la vostra salute. Consumate molta frutta e verdura di stagione, ricche di vitamine e sali minerali. Un’ottima idea è usare un integratore alimentare multivitaminico e multiminerale come questo: https://amzn.to/3bklEgZ

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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