Gomito del tennista (epicondilite): come prevenire le recidive

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo MILIARDI PERSONE SPAZIO PALLA DA TENNIS Dieta Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia Grasso Massaggio Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Peso Sessuologia Pene Pancia Filler Rughe BotulinoPrima di iniziare la lettura, per meglio comprendere l’argomento trattato, leggi questo articolo: Gomito del tennista (epicondilite): cos’è, quanto dura e rimedi

Per prevenire il gomito del tennista può essere utile seguire questi consigli:

  • Migliorate la tecnica. Fatevi consigliare da un allenatore professionista per vedere se i vostri movimenti sono corretti. Muovete la racchetta usando tutto il braccio e coinvolgete tutto il corpo nei colpi, anziché sovraccaricare soltanto il polso. Durante il contatto con la palla cercate di tenere il polso rigido. Controllate le dimensioni del manico della racchetta e la tensione delle corde. Una minore tensione delle corde trasmette meno forza al gomito.
  • Lavorate sulla forza. Preparatevi per la stagione sportiva con un allenamento adeguato. Fate esercizi di stretching per il polso: usate i pesi appositi e flettete ed estendete i polsi. Abbassare lentamente il peso dopo aver esteso il polso è un modo per aumentare efficacemente la forza senza danneggiare i tessuti.
  • Tenete i polsi diritti. Quando sollevate qualcosa, ad esempio i pesi in palestra oppure quando giocate a tennis, cercate di tenere il polso diritto e rigido. Così facendo saranno i muscoli dell’avambraccio superiore, più grandi e potenti, a fare il lavoro che di solito facevano i muscoli dell’avambraccio inferiore, più piccoli e meno potenti.
  • Attenzione al riscaldamento! Prima e dopo l’attività, riscaldate i muscoli del braccio senza sovraccaricarli troppo.
  • Usate il ghiaccio. Dopo lo sforzo usate la borsa del ghiaccio per massaggiare il braccio. In alternativa riempite un sacchetto o una tazza di plastica con l’acqua, e mettetela nel congelatore. Poi passate il ghiaccio direttamente sulla pelle del gomito, con movimenti circolari, per 6-7 minuti.

I migliori prodotti per la cura delle ossa e dei dolori articolari 
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere di ossa, legamenti, cartilagini e tendini e la cura dei dolori articolari. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Artrosi dell’anca: cause, sintomi, prevenzione e trattamento

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA TRA FEMORE ANCA ARTICOLAZIONE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneL’artrosi dell’anca è una condizione che porta a una degenerazione della cartilagine dell’articolazione coxo-femorale, il punto in cui femore si articola con l’acetabolo, la cavità dell’anca destinata ad accogliere la testa del femore. Questo processo degenerativo può avere diverse cause e comporta dolore e difficoltà nei movimenti con conseguenze invalidanti.

Che cos’è l’artrosi dell’anca?

Per artrosi dell’anca si intende l’infiammazione della cartilagine che ricopre l’articolazione dell’anca, questa infiammazione è spesso dovuta al deterioramento cartilagineo. La cartilagine permette lo scorrimento delle ossa l’una contro l’altra e funge da cuscinetto, evitando gli attriti.

Quali sono le cause dell’artrosi dell’anca?

Molteplici patologie possono condurre a tale situazione: la più comune e frequente è l’artrosi in senso lato, che comprende sia le forme di probabile origine meccanica (conseguenti ad alterazioni strutturali congenite), sia le forme degenerative (coxartrosi idiopatica), sia le forme acquisite (necrosi ischemiche, traumi, osteoporosi, ecc.). Altre frequenti cause sono le artriti infiammatorie (artrite reumatoide, psoriasica, ecc.).

Leggi anche:

Quali sono i sintomi dell’artrosi dell’anca?

L’artrosi dell’anca si manifesta con dolore a livello dell’inguine che spesso raggiunge anche ginocchio e anca. Un’anca libera dal dolore, forte e mobile abbastanza da consentire una normale funzione e attività, è oggi un traguardo raggiungibile dal paziente. Il dolore cronico all’articolazione dell’anca può invalidare persone di ogni età, rendendo difficile e doloroso anche semplicemente camminare. Uno dei principali motivi del dolore deriva dalla perdita della normale congruenza delle superfici articolari, con abrasioni a carico del rivestimento cartilagineo, la cui funzione è proprio rendere levigate e scorrevoli tali superfici.

Prevenzione

Avere un peso nella norma, assumere posture corrette e non esercitare sovraccarico sull’articolazione sono strategie che riducono il rischio di artrosi dell’anca. Un’alimentazione ricca di vitamine, omega 3 e minerali e povera di alcol e di cibi di origine animale aiuta a mantenere in salute tutte le articolazioni.

Diagnosi

La diagnosi dell’artrosi dell’anca si effettua tramite:

  • Esame clinico
  • Esame radiografico

Trattamenti

Il trattamento dell’artrosi dell’anca, è l’impianto chirurgico di una protesi dell’anca.

I migliori prodotti per la cura delle ossa e dei dolori articolari

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere di ossa, legamenti, cartilagini e tendini e la cura dei dolori articolari. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Torcicollo e dolore al collo: sintomi, rimedi e prevenzione

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO MAL DI COLLO CERVICALE MENTO DOLORE TORCICOLLO VERTEBRE ERNIA DEL DISCO SCHIENA TRAPEZIO DORSALE STERNOCLEIDOMASTOIDEO STRETCHING MUSCOLIIl torcicollo comune o acquisito (ben distinto dal torcicollo miogeno congenito ed il torcicollo spastico) può manifestarsi in modo episodico, oppure tornare a disturbare la tua quotidianità con una certa frequenza. In alcuni rari casi, diventa addirittura cronico. L’origine del disturbo è di natura muscolare/osteoarticolare: può insorgere per contratture muscolari, processi infiammatori che interessano il tratto cervicale o traumi.

Cause e fattori di rischio

Nella maggior parte dei casi, il torcicollo è connesso a una cattiva postura, dunque ad atteggiamenti viziati che assumiamo sia mentre lavoriamo, sia mentre dormiamo. Sì, perché anche di notte dovremmo aver cura della nostra postura. Come? Scegliendo un cuscino adatto (tra poco ti darò indicazioni più specifiche) e cercando di evitare la posizione prona. Dormire a pancia in giù, in effetti, affatica il collo. Altri fattori che possono portare al torcicollo sono banalmente il freddo e l’umidità, che causano contrattura. Non dimentichiamo, inoltre:

  • gli strappi muscolari dovuti a infortuni sportivi o a sforzi importanti;
  • lo stress, da cui può originare un’eccessiva tensione muscolare.

Sintomi e segni

Il paziente colpito da torcicollo lamenta una marcata difficoltà a flettere, roteare od allungare il collo; ogni minimo movimento di questa zona produce un dolore locale acuto, penetrante ed insopportabile.
Il quadro clinico del torcicollo comune si contraddistingue per:

  • brachialgia: condizione dolorosa del collo che si può irradiare anche al muscolo trapezio, alla spalla ed a livello del braccio;
  • cervicalgia: generico dolore al collo di natura muscolo-scheletrica;
  • rigidità dei muscoli cervicali;
  • incapacità/impossibilità di muovere, spostare o roteare il collo.

Leggi anche: Come viene effettuata una ecografia articolare (muscolo tendinea) ed a cosa serve?

Quanto dura un torcicollo?

Il torcicollo ha un decorso che può essere più o meno breve: può durare da alcune ore ad alcuni giorni. La maggioranza dei torcicollo, tuttavia, scompare o comunque diminuisce di intensità al secondo giorno dopo l’insorgenza dei sintomi.

Terapia

Spesso non c’è bisogno di terapia, ma se il disturbo diventa limitante, il medico potrebbe prescriverti una cura farmacologica a base di antinfiammatori e miorilassanti o anche l’uso di un collare cervicale morbido o semirigido. Ricorda, però, che le terapie possono sì alleviare i sintomi e portare a una risoluzione del disturbo, ma se continui a mantenere abitudini scorrette, soprattutto dal punto di vista posturale, il torcicollo sarà sempre lì ad attenderti dietro l’angolo. Alcune cose importanti da sapere:

  • se il torcicollo compare dopo un trauma, come una caduta o un tamponamento automobilistico, oppure se è accompagnato da febbre alta, mal di testa, nausea, è consigliabile andare subito al pronto soccorso;
  • se il torcicollo torna a farti visita con frequenza, o se i sintomi si protraggono per più di una settimana, è bene consultare il tuo medico per escludere patologie della colonna cervicale.

Leggi anche: Differenza tra distorsione, lussazione, sublussazione e strappo muscolare

Terapia farmacologica

Il trattamento per il torcicollo dev’essere stabilito in funzione della causa scatenante. Normalmente, il dolore al collo è risolvibile mediante una semplice terapia con farmaci analgesici ed antinfiammatori. I più utilizzati a tale scopo sono:

  • antinfiammatori non steroidei (come l’ibuprofene e l’acido acetilsalicilico);
  • rilassanti muscolari (diazepam, ciclobenzaprina);
  • corticosteroidi (come prednisone e metilprednisolone).

Talvolta, il dolore percepito a livello del rachide cervicale è particolarmente intenso, pertanto, il paziente necessita di un collare ortopedico per velocizzare la guarigione ed attenuarne i sintomi.
Discorso differente dev’essere posto per il torcicollo conseguente a lesioni gravi, dipendente per esempio da un’erniazione cervicale. In simili circostanze, l’unica possibilità per allontanare il torcicollo è curare la l’ernia sottostante mediante un intervento chirurgico mirato (discectomia) od un’ulteriore trattamento specifico stabilito dal medico.

Leggi anche: Rottura della cuffia dei rotatori: dolore alla spalla, deficit di forza, diagnosi e cura

Rimedi non farmacologici

Non sempre è necessario ricorrere ai farmaci per curare il torcicollo. Talvolta, il dolore al collo di lieve entità può essere presto risolto mettendo in pratica semplici accorgimenti. Com’è possibile attenuare il dolore provocato dal torcicollo?

  • Gli impacchi caldi sul collo dolente conferiscono un immediato sollievo, in particolar modo quando il torcicollo dipende da una contrattura dei muscoli cervicali.
  • Il torcicollo dipendente da un’infiammazione può essere temporaneamente alleggerito mediante la crioterapia, ovvero la terapia del freddo. A tale scopo, si consiglia di appoggiare sul collo indolenzito una borsa del ghiaccio avvolta in un panno morbido. Per ottenere la massima efficacia terapeutica del ghiaccio, si raccomanda di rimuovere le borsa fredda ogni 15-20 minuti, intervallando con pause di ugual durata.
  • Evitare il riposo eccessivo. Contrariamente a quanto si possa pensare, un eccesso di riposo favorisce la rigidità delle articolazioni e dei muscoli, già di per sé indeboliti dal torcicollo. Si consiglia, piuttosto, di assumere una posizione riposante per 30 minuti; dopodiché è bene cimentarsi in una camminata o svolgere un esercizio fisioterapico leggero, specifico per il torcicollo.
  • Riposare su un materasso adeguato, che non deve essere troppo morbido.
    Correggere eventuali abitudini di vita scorrette, come ad esempio le postura errata
  • Rilassarsi. Lo stress e l’ansia possono acutizzare il torcicollo, dato che le tensioni vengono scaricate sul rachide.
  • Preferire sedie solide, in modo che il collo e il dorso siano sostenuti.
  • Eseguire correttamente gli esercizi per il dolore cervicale, allo scopo di mobilizzare le vertebre cervicali e sciogliere le tensioni accumulate durante la giornata.

Leggi anche: Pubalgia acuta e cronica: sintomi, esercizi e rimedi

Consigli e prodotti consigliati per prevenire il torcicollo

Chiudo questo approfondimento con alcuni semplici accorgimenti da osservare per prevenire la comparsa del torcicollo:

  • preferisci un cuscino basso e ortopedico, anziché alto e rigido, come questo che vi consiglio: https://amzn.to/3zYsUI7
  • scegli un materasso di qualità;
  • asciuga bene i capelli, poiché l’umidità nella zona del collo può portare cervicalgia nei soggetti predisposti;
  • fai ginnastica posturale e attività sportiva adeguata, facendo particolare attenzione allo stretching;
  • se lavori in ufficio, procurati una sedia ergonomica come questa: https://amzn.to/3odxL5Q;
  • se hai gli occhi spesso puntati verso un computer, regola la distanza dello schermo ad almeno 50-70 cm dagli occhi;
  • se stai spesso seduto, utilizza una pedana poggiapiedi obliqua, che aiuta a mantenere una buona postura. Vi consiglio questa: https://amzn.to/40bKFi3.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su Mastodon, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Tubercolosi: prognosi, vaccino e strategie di prevenzione

MEDICINA ONLINE TOSSE SECCA VACCINO ESAVALENTE MENINGITE BIMBO BAMBINO NEONATO INIEZIONE MORBILLO ASILO MATERNA GOLA TONSILLE FEBBRE INFLUENZA FEBBRE DOLORE ASPIRINA STRESS SALIVA AUTUNNO TUBERCOLOSI.jpgLa progressione da infezione tubercolare a malattia TBC conclamata si verifica quando i bacilli superano le difese del sistema immunitario e iniziano a moltiplicarsi. Nella malattia primaria (1-5% dei casi), questo si verifica subito dopo l’infezione iniziale. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, una infezione latente si verifica senza sintomi evidenti. Questi bacilli dormienti producono tubercolosi attiva nel 5-10% dei casi latenti, spesso molti anni dopo l’infezione.

Il rischio di riattivazione aumenta se vi è una situazione di immunosoppressione, come nel caso di infezione da HIV. Negli individui con coinfezione da M. tuberculosis e HIV, il rischio di riattivazione aumenta del 10% l’anno. Gli studi che utilizzano il DNA fingerprinting, un metodo di comparazione del DNA, su ceppi di M. tuberculosis hanno dimostrato che le reinfezioni avvengono più frequentemente di quanto si pensasse rispetto alla riattivazione. La possibilità di morte per un caso di tubercolosi è di circa il 4%, al 2008, in calo rispetto all’8% del 1995.

Prevenzione della tubercolosi

La prevenzione e controllo della TBC ha due approcci paralleli. Nel primo, le persone con la TBC e le persone a loro vicine vengono identificate e trattate. L’identificazione delle infezioni spesso implica l’esame dei gruppi ad alto rischio per la TBC. Nel secondo approccio, i bambini vengono vaccinati per proteggerli dalla TBC. Sfortunatamente nessun vaccino disponibile provvede una protezione affidabile per gli adulti. Tuttavia, nelle aree tropicali dove i livelli di altre specie di micobatteri sono elevati, l’esposizione a micobatteri non tubercolari dà una parziale protezione alla TBC.

Per approfondire:

Vaccini

Dopo il “Vaccino Maragliano”, sviluppato da Edoardo Maragliano e utilizzato sull’uomo fin dai primi anni del Novecento, costituito da micobatteri uccisi al calore, i primi esperimenti per ottenere un vaccino costituito da micobatteri vivi attenuati di tubercolosi di razza bovina furono sviluppati da Albert Calmette e Camille Guerin all’Istituto Pasteur in Francia tra il 1908 e il 1921. Fu chiamato “BCG” (Bacillo di Calmette-Guérin). Il vaccino BCG venne usato sull’uomo nel 1921 in Francia, ma non ricevette diffusione e consenso negli Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania fino alla seconda guerra mondiale.

Molte nazioni utilizzano il BCG come parte dei loro programmi di controllo della TBC, specialmente per i bambini. L’efficacia protettiva del BCG per prevenire forme gravi di TBC (per esempio la meningite) nei bambini è maggiore dell’80%; la sua efficacia protettiva per prevenire TBC polmonare negli adolescenti e negli adulti varia dallo 0 all’80%.

In Sudafrica, il paese con la più alta concentrazione di TBC, il vaccino viene dato a tutti i bambini sotto i tre anni. Tuttavia il BCG è meno efficace in aree dove i micobatteri sono meno prevalenti, quindi il BCG non viene distribuito all’intera popolazione di queste nazioni. Negli Stati Uniti per esempio, il vaccino BCG non è raccomandato tranne che per persone con specifiche caratteristiche:

  • Bambini con risultati del test cutaneo negativi che sono continuamente esposti a pazienti non trattati o trattati con inefficacia, o che saranno continuamente esposti a TBC multiresistente.
  • Operatori di assistenza sanitaria considerati individualmente che lavorano in luoghi in cui è stata riscontrata un’alta percentuale di pazienti con TBC multiresistente, in cui la trasmissione della TBC multiresistente è probabile o dove il controllo contro la TBC non è risultato efficace.

Il BCG protegge parzialmente contro alcune forme gravi di TBC pediatrica, ma si è dimostrato inefficace contro la TBC polmonare adulta, che compone la maggior parte dei casi mondiali. Attualmente ci sono più casi di TBC sul pianeta di quanti ce ne siano stati in qualunque altra epoca storica, e molti concordano nell’urgenza dello sviluppo di un nuovo vaccino più efficace, che prevenga tutte le forme di TBC, compresi i ceppi resistenti, in ogni fascia d’età, e tra le persone affette da HIV.[125]

Strategie di sanità pubblica

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato, nel 1993, la tubercolosi una “emergenza sanitaria globale” e nel 2006, la Stop TB Partnership ha sviluppato un piano globale per fermare la tubercolosi, che mira a salvare 14 milioni di vite tra il suo lancio e il 2015. Tuttavia il numero prefissato non potrà essere raggiunto entro il 2015, principalmente a causa dell’aumento della tubercolosi associata all’HIV e all’emergere di molteplici tubercolosi resistenti ai farmaci (MDR-TB). Un sistema di classificazione sviluppato dalla American Thoracic Society viene utilizzato comunemente nei programmi di salute pubblica.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Colpo della strega: cause, sintomi, rimedi naturali e prevenzione

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma MAL DI SCHIENA LOMBALGIA ESERCIZI DOLORE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari An PeneLombalgia acuta o, in inglese, low back pain: tutti sinonimi di “colpo della strega“. Tutti coloro che ne hanno sofferto almeno una volta nella vita, lo ricordano come un evento piuttosto traumatico. Chi ne è colpito tende a restare immobile nella posizione in cui avviene lo strappo, avvertendo un dolore più intenso ad ogni – seppur minimo – movimento. Da cosa viene causato il colpo della strega? Ancora non si sa con assoluta certezza, ma molto spesso il fattore eziologico va rintracciato in uno sforzo fisico troppo intenso e mal controllato, spesso legato al lavoro, soprattutto in individui che mantengono a lungo posture sbagliate. In termini di numeri, a soffrire di mal di schiena sono circa 15 milioni di italiani, di questi circa l’80 per cento accusa il colpo della strega almeno una volta nella vita.

Sintomi e segni

Il colpo della strega è un dolore molto acuto che parte dalla zona bassa della schiena, protraendosi verso il gluteo e irrigidendo la parte dolente. Alcune volte il fastidio è così forte da far accasciare sul pavimento chi ne viene colpito: il soggetto deve rimanere totalmente immobile perché, qualsiasi piccolo movimento che interessi la schiena, gli denera un dolore che può essere perfino lancinante. La persona, quindi, rimane in genere seduta o sdraiata, ma c’è anche chi, invece di rilassare la muscolatura, tende ad alzarsi di scatto, col rischio di causare lesioni sia a livello muscolare che osteoarticolare. Il dolore acuto in genere si risolve nell’arco di alcune decine di minuti ed il soggetto riesce lentamente a rialzarsi, anche se un lieve dolore ed una certa difficoltà ad allungare completamente la schiena, può continuare per ore o giorni.

Cause e fattori di rischio

La causa effettiva, come accennato, non è ancora del tutto nota, ma va ricercata in un un movimento brusco e scorretto che determina lo spostamento delle vertebre e la contrattura muscolare. In alcuni casi, però, alla base vi è la cronica mancanza di una regolare attività e una vita sedentaria che determina un’infiammazione a muscoli e articolazioni non abituati al movimento. Colpevoli sono anche una postura non corretta, lo stare seduti per molti ore davanti al ps, un colpo di freddo improvviso o un’eccessiva aria condizionata in estate. Anche lo stress psicologico prolungato ed intenso può avere una parte tra vari agenti eziologici che agiscono in sinergia. Vi sono però anche cause fisiologiche come obesità, gravidanza e allattamento o patologiche come osteoporosi, disidratazione, degenerazioni artrosiche vertebrali, torsione della schiena, ernie del disco o spondilolistesi, una malattia che provoca lo scivolamento di una vertebra sull’altra (spesso frequente nel body building, nel golf, nei tuffi e nella ginnastica artistica). Tra i fattori scatenanti, però, si può ritrovare anche un semplice starnuto fatto in modo eccessivamente brusco.

Diagnosi

Quando si presentano i sintomi, per capire quali sono le vertebre interessate e se sono eventualmente presenti patologie, occorre effettuare una visita medica ortopedica con accuratati anamnesi ed esame obiettivo, a cui in alcuni casi servirà associare altri esami, in particolare quelli appartenenti alla diagnostica per immagini(radiografie, TC e risonanze magnetiche).

Leggi anche: Ernia del disco L5 S1: espulsa, cure naturali, quando operare, guarigione

Terapie

A seconda di ciò che il medico ritiene necessario, di solito vengono prescritti e utilizzati analgesici (ad esempio paracetamolo), antinfiammatori non steroidei (ad esempio ibuprofene) o antispastici per sciogliere la contrazione muscolare. Per i primi 1 o 2 giorni è consigliabile tenere una posizione comoda senza però giacervi per troppo tempo. Ogni 2-3 ore, infatti, si consiglia di fare una passeggiata o un leggero stretching per poi tornare a riposare. Possibile, inoltre, ricorrere alle cure di osteopati, chiropratici o fisioterapisti, che mettono in pratica manipolazioni e massaggi decontratturanti.

Rimedi naturali

Fermo restando che occorre innanzitutto porre rimedio alla fase acuta del disturbo, esistono dei rimedi naturali per alleviare il dolore. Tra questi, miscele fresche di ippocastano, olmaria ed equiseto, dalle note proprietà antinfiammatorie. Altrettanti utili salice bianco, liquirizia e la mia preferita: l’artiglio del diavolo, una pianta erbacea perenne della famiglia delle Pedaliacee, da sempre usata per i dolori muscolari ed articolari. Un ottima crema con artiglio del diavolo è questa: https://amzn.to/3GFsnia

Una crema veramente efficace per il dolore alla schiena acuto, è questa della Tiger Balm. Applicata con un leggero massaggio, è autoriscaldante e dona subito una piacevole sensazione di sollievo:  https://amzn.to/3Uyt9mQ

Da non sottovalutare il potere del calore. La classica borsa dell’acqua calda può dare giovamento in caso di contratture, riducendo lo spasmo muscolare. Questa della Pic Solution è ottima: https://amzn.to/3zTClss

Per ridurre le contratture si può anche ricorrere a un massaggio con olio essenziale di noce moscata, antispastica e analgesica. Un prodotto di qualità, che in genere uso io, è il seguente: https://amzn.to/3MCCgB5

Prevenzione

Il detto ‘prevenire è meglio che curare’ è la regola d’oro per qualsiasi cosa riguardi la salute, ma in questo caso vale davvero ancor di più. A tal riguardo, il primo consiglio è quello di seguire un’alimentazione corretta, per evitare obesità e sovrappeso che aumentano il carico sulla colonna vertebrale. E’ importante non stare per troppo tempo nella stessa posizione, soprattutto seduti davanti alla scrivania, evitando posture sbagliate ed asimmetriche e indossando calzature comode e di qualità. Attenzione ai colpi di freddo. Quando si raccoglie un oggetto pesante da terra, è importante evitare di piegarsi in avanti arcuando la schiena: meglio accovacciarsi piegando le gambe e tenendo sempre la schiena dritta. Fare un’attività fisica costante ed adeguata all’età ed al fisico per irrobustire i muscoli (specie addominali, lombari, glutei, dorsali e trapezio) ed eseguire ogni giorno un’adeguata attività di allungamento muscolare (stretching). Meglio evitare movimenti troppo bruschi ed attività sportive troppo intense e prolungate. Curare, se possibile, eventuali artriti, artrosi, lombosciatalgie (sciatica), cifosi patologiche, lordosi patologiche, scoliosi, osteoporosi ed ernie discali. Diminuire lo stress psicologico abbassa il rischio di soffrire del colpo della strega. Per dormire è preferibile scegliere una rete con doghe in legno e un materasso ergonomico, adatto al peso corporeo. Importante anche scegliere cuscini di qualità ed in quantità adeguata.

Per approfondire, leggi anche:

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su Mastodon, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Capire se si ha un tumore: come viene diagnosticato un cancro

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA RISONANZA MAGNETICA APERTA O CHIUSA RAGGI X Medicina Estetica Riabilitazione Nutrizionista Dieta Grasso Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Seno Luce Pulsata Macchie Cutanee PeneQuando un tumore dà segno di sé, perché dà sintomi, si usano un gran numero di esami utilizzati per individuarne la presenza, la gravità e le caratteristiche istologiche e genetiche. Tali esami variano moltissimo in base alla sede o al tessuto coinvolto, ma integrano quasi sempre varie tecniche di laboratorio (ad esempio marker tumorali) e di diagnostica per immagini (come TAC, ecografia, risonanza magnetica, PET), il tutto ovviamente osservato nell’ottica di una accurata anamnesi (la presenza di un tumore in un genitore può aumentare il rischio di avere un tumore) e di un esame obiettivo.

Leggi anche:

Nel tumore del colon-retto la diagnosi si avvale ad esempio di:

  • anamnesi, cioè la raccolta di tutte quelle informazioni e notizie riguardanti la storia del paziente e della sua famiglia, che possono aiutare il medico a indirizzarsi verso una diagnosi di una certa patologia. Fondamentale capire subito eventuali fattori di rischio, che nel caso di tumore al colon-retto sono principalmente la presenza di poliposi familiare ed una dieta sbagliata (pochi vegetali, troppi grassi animali e carni rosse) che porta a ipercolesterolemia, sovrappeso e obesità;
  • esame clinico, che consiste nella palpazione dell’addome alla ricerca di eventuali masse a livello dell’intestino, del fegato e dei linfonodi, e nell’esplorazione rettale (circa il 70% dei tumori del retto si sente con le dita);
  • medicina di laboratorio: ricerca di sangue occulto nelle feci, VES elevata e markers tumorali (CEA, CA 19.9);
  • diagnostica per immagini: permette di diagnosticare il tumore e, in seguito, di eseguirne la stadiazione, ovvero di valutarne la gravità. Ad esempio la colonscopia con biopsia ed esame istologico; l’ecografia transrettale; la TC addome con mezzo di contrasto (che permette di valutare i rapporti con gli organi circostanti, lo stato dei linfonodi e le eventuali metastasi presenti nell’addome). Per identificare l’esistenza di metastasi a distanza si può eseguire una radiografia, una TC del torace, una risonanza magnetica o la PET (tomografia a emissione di positroni). A tal proposito leggi anche: Differenze tra risonanza magnetica, TAC, PET, MOC, radiografia, ecografia ed endoscopia

Questi elencati sono elementi che, nel loro insieme, permettono la diagnosi e stazione di un cancro al colon-retto, ovviamente la ricerca di un tipo diverso di tumore si avvarrà di tecniche specifiche diverse.

Leggi anche:

Scoprire un tumore prima che si manifesti: l’importanza dello screening
Fare diagnosi precoce significa individuare il tumore in fase iniziale, quando ancora non si è diffuso in altri organi (un processo noto col nome di metastasi). In genere risulta molto più semplice trattare un tumore nei suoi primi stadi: spesso si ottengono ottimi risultati in termini di cura con interventi chirurgici o farmacologici non particolarmente invasivi e, di conseguenza, migliora anche la qualità della vita della persona che si sottopone alle terapie. La diagnosi precoce in campo oncologico può essere frutto del caso, quando, per esempio, il tumore viene individuato grazie a un esame effettuato per altri motivi e non con lo scopo specifico di cercare un cancro. Molto più spesso, però, il merito della scoperta precoce di alcuni tra i tumori più diffusi (come seno, collo dell’utero, colon) deve essere attribuito a programmi di screening appositamente studiati. In Italia, secondo le indicazioni del ministero della Salute, il Servizio sanitario nazionale fornisce gratuitamente accertamenti per la diagnosi precoce oncologica e in particolare:

  • tumore del seno: mammografia ogni 2 anni per le donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni;
  • tumore del collo dell’utero: Pap test ogni 3 anni per le donne tra i 25 e i 65 anni;
  • tumore del colon-retto: per uomini e donne ricerca del sangue occulto nelle feci ogni anno tra i 50 e i 75 anni; se il primo esame risulta positivo, si esegue una colonscopia; in caso di familiarità per questo tumore si consiglia una colonscopia ogni 5 anni dopo i 50 anni.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Differenza tra prevenzione primaria, secondaria, terziaria e quaternaria con esempi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma MORBO ALZHEIMER PSICOSOCIALE COGNITIVO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneCon “prevenzione” si intende un ampio gruppo di attività, azioni ed interventi che mira a promuovere la salute dell’individuo e della collettività riducendo:

  • la morbilità (il numero di malati in un dato periodo e gruppo);
  • la mortalità;
  • gli effetti dovuti a determinati fattori di rischio o ad una certa patologia (“profilassi”).

Tali obiettivi si ottengono con una serie di attività che non sono necessariamente mediche, ad esempio anche l’educazione alimentare nelle scuole è una forma di prevenzione, dal momento che i giovani studenti – imparando a mangiare in modo sano – avranno un minor rischio di sviluppare sovrappeso ed obesità, fattori di rischio per diabete, ipertensione, infarto del miocardio ed ictus cerebrale. Anche le campagne antifumo sono una forma di prevenzione di tutte le patologie correlate alla sigaretta, come il tumore del polmone e del pancreas. Iscrivere il proprio figlio a scuola nuoto è un altro esempio di prevenzione, perché una adeguata attività fisica previene le patologie cardiovascolari e polmonari. La prevenzione coinvolge quindi varie figure e professioni in campo sanitario ma non solo: medico, infermiere, fisioterapista, insegnante, psicologo, psicoterapeuta, genitore. In realtà virtualmente qualsiasi cittadino di uno Stato partecipa in ogni momento, direttamente o indirettamente, alla “prevenzione”.

Obiettivi

Gli obiettivi della prevenzione sono principalmente cinque:

  1. evitare la malattia nel singolo e nella popolazione;
  2. controllare la diffusione delle malattie nelle popolazioni;
  3. eradicare le malattie;
  4. favorire il reinserimento familiare, sociale e lavorativo del malato;
  5. aumentare la qualità della vita del malato.

Non tutti questi obiettivi sono oggi realisticamente raggiungibili. Esistono tre livelli di prevenzione, che si riferiscono ad atti e fasi diverse: primario, secondario e terziario. Ogni livello agisce in sinergia con gli altri due per raggiungere gli obiettivi prima elencati.

Prevenzione primaria

La prevenzione primaria è la forma principale di prevenzione, il suo obiettivo è l’adozione di interventi e comportamenti in grado di evitare o ridurre a monte l’insorgenza e lo sviluppo di una malattia o di un evento sfavorevole. Lo scopo è quindi quello di evitare che una malattia si presenti, in individui sani. In parole semplici: “la malattia ancora non c’è e si vuole prevenirne la comparsa“. La maggior parte delle attività di promozione della salute verso la popolazione sono di questo tipo, in quanto mirano a ridurre i fattori di rischio da cui potrebbe derivare un aumento dell’incidenza di quella patologia. Frequentemente la prevenzione primaria si basa su azioni a livello comportamentale o psicosociale (educazione sanitaria, interventi psicologici e psico-educativi di modifica dei comportamenti, degli atteggiamenti o delle rappresentazioni). Esempi di prevenzione primaria sono rappresentati dalle campagne antifumo promosse dai governi, dall’educazione alimentare nelle scuole, dalla vaccinazione. Anche il semplice gesto di lavarsi le mani rappresenta un tipo di prevenzione primaria, da ciò si intuisce quanto sia importante il ruolo dei genitori e dei maestri nei primi anni di vita del bambino, per lo sviluppo di una corretta educazione alla salute.

Prevenzione secondaria

La prevenzione secondaria riguarda invece individui clinicamente sani che presentano un danno biologico già in atto, con lo scopo di guarire la lesione prima che la malattia si manifesti clinicamente. In parole semplici: “la malattia c’è già ma si vuole diagnosticarla il più presto possibile, ancora prima che il paziente si accorga di averla“. Lo strumento della prevenzione secondaria è la diagnosi precoce, la cui attuabilità e la cui utilità differiscono a seconda delle caratteristiche delle varie malattie. Lo strumento cardine è lo screening, che permette la precocità di intervento e aumenta le opportunità terapeutiche, migliorandone la progressione e riducendo gli effetti negativi. Un esempio di prevenzione secondaria è lo svolgimento del Pap test e la mammografia nella popolazione femminile sana o il controllo della prostata negli uomini adulti, principalmente allo scopo di prevenire varie forme di tumore.

Per approfondire leggi: Test di screening: cos’è, definizione, prevenzione, esempi

Prevenzione terziaria

Con “prevenzione terziaria” si indica non tanto la prevenzione della malattia in sé, bensì dei suoi esiti più complessi. Nella prevenzione primaria, in parole semplici, la malattia è già presente e lo scopo di questo terzo livello di prevenzione è quello di evitare il più possibile le complicanze, le probabilità di recidive e la morte anche se – se prendiamo quest’ultimo caso – tutti i trattamenti terapeutici sono in un certo senso “prevenzione”, perché ovviamente sono tutti mirati all’evitare il decesso del paziente. Con prevenzione terziaria si intende anche la gestione dei deficit e delle disabilità funzionali consequenziali ad uno stato patologico o disfunzionale ed il miglior reinserimento del malato nel contesto familiare e sociale. Esempi di prevenzione terziaria sono tutte quelle misure riabilitative e assistenziali, volte al reinserimento familiare, sociale e lavorativo del malato, e all’aumento della qualità della sua vita (ad esempio misure di riabilitazione motoria; supporto psicologico; ecc.) .

Prevenzione quaternaria

Parallelamente alle tre forme di prevenzione appena citate, se ne sta diffondendo un quarto tipo, la “prevenzione quaternaria”, che indica la prevenzione di forme di iper-medicalizzazione, cioè del così detto “accanimento terapeutico”.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Giornata mondiale contro il cancro: un tumore su tre si può prevenire

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma GIORNATA MONDIALE CANCRO TUMORE PREVENZI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgNella lotta ai tumori sono stati fatti notevoli passi avanti sul fronte della diagnosi e della cura, ma è nell’ambito della prevenzione che è necessario uno slancio maggiore: oltre un tumore su tre si può infatti prevenire proprio attraverso i corretti stili di vita, a partire dall’alimentazione e dal “no” al fumo. E’ il messaggio lanciato in occasione dalla Giornata mondiale contro il cancro, che si celebra il 4 febbraio. Lo slogan dell’edizione 2017 è emblematico: “We can. I can” (“Noi possiamo. Io posso”).

Lotta contro il cancro – Tema del World Cancer Day 2017, promosso dall’Unione internazionale contro il cancro (Uicc), è proprio “combattere il tumore con la prevenzione”, sottolinea la Lega italiana per la lotta contro i tumori (Lilt). “Tutti devono prendere parte alla battaglia contro il cancro. Anche una singola persona può infatti fare la differenza, perché è solo attraverso una compatta mobilitazione civile che si può vincere quello che un tempo era chiamato male incurabile”. Oggi infatti, ribadiscono gli oncologi, il cancro è sempre di più una malattia “cronica” con cui si convive e dalla quale si può guarire, tanto che il tasso di guaribilità è passato dal 40% del 2000 al 61% attuale (con punte del 90% per tumore al seno e alla prostata).

Tasso di sopravvivenza – Secondo le ultime stime, l’Italia è ai primi posti, con il 32%, per tassi di sopravvivenza in Europa. Seguono Francia (27%), Germania (31%), Spagna (27%) e Gran Bretagna (18%). L’esercito degli italiani “sopravvissuti” al cancro, inoltre, è ogni giorno più numeroso: erano 2 milioni e 244mila nel 2006, sono oltre tre milioni nel 2016.

I meriti della ricerca – Se la sopravvivenza e la qualità della vita delle persone colpite da forme tumorali sono migliorare così tanto, il merito è della ricerca scientifica. Oggi le diagnosi sono sempre più precoci e con metodiche d’avanguardia come, ad esempio, la biopsia liquida, che consente di rilevare vari tumori da una semplice analisi del sangue. Tra le nuove frontiere terapeutiche un enorme contributo è legato all’immunoterapia, che punta a “risvegliare” il sistema immunitario per combattere il cancro e che ha già dimostrato importanti risultati di efficacia contro varie forme tumorali.

Serve impegno nella prevenzione – Sulla prevenzione, avvertono gli esperti, è invece necessario fare di più. “Il 40% dei casi di tumore può essere evitato grazie alla prevenzione, adottando cioè stili di vita sani”, ha ricordato Carmine Pinto, presidente nazionale dell’Associazione italiana di Oncologia medica (Aiom), sottolineando come “movimento costante, corretta alimentazione e stop al fumo rappresentano proprio i pilastri di un corretto stile di vita”. Ogni anno a più di 12 milioni di persone viene diagnosticato un tumore e 7.6 milioni non riescono a sconfiggere la malattia. Se non si adotteranno iniziative concrete, avverte l’Uicc, si arriverà a 26 milioni di nuovi casi e a 17 milioni di morti entro il 2030, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!