Emicrania senza aura: cause, sintomi, diagnosi e trattamenti

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Benessere Dietologia Sessuologia Ecografie Tabagismo Smettere di fumare Mangiare meno ringiovanisce il tuo cervello2

L’emicrania è un mal di testa caratterizzato da un dolore prevalentemente unilaterale, ma può manifestarsi anche bilateralmente, di intensità moderata o severa, descritto come pulsante, che tende a peggiorare con il movimento e con gli sforzi fisici e solitamente risulta associato a nausea e/o vomito. Generalmente il dolore si sviluppa nella regione frontotemporale per poi estendersi a tutto il capo e al collo. I soggetti colpiti da emicrania manifestano disturbi nei confronti della luce (fotofobia), disturbi nei confronti del rumore (fonofobia) e, in alcuni casi, disturbi nei confronti di odori (osmofobia). Solitamente il paziente desidera e ha bisogno di stare a letto, a riposo assoluto, in ambiente buio e silenzioso. La durata degli attacchi è compresa tra 4 e 72 ore. In generale la prevalenza media dell’emicrania nella popolazione adulta è di circa il 12% (18% nelle donne e 6% negli uomini). L’emicrania si distingue in due forme: emicrania senza aura (è la forma più frequente e rappresenta l’80% di tutti i casi di emicrania) ed emicrania con aura (quest’ultima è meno frequente, circa il 10-15% dei casi totali di emicrania).

L’emicrania senza aura spesso compare al risveglio. La frequenza con cui questo disturbo si manifesta è molto variabile da soggetto a soggetto: può andare da qualche episodio all’anno a manifestarsi quasi quotidianamente (emicrania cronica); nella maggior parte dei casi le crisi si scatenano da 1 a 4 volte al mese. Nonostante le cause all’origine dell’emicrania senza aura non siano ancora note, la letteratura scientifica ha riconosciuto la presenza di alcuni fattori scatenanti: eventi stressanti, ovulazione, ciclo mestruale, eccesso o difetto di sonno, consumo di particolari alimenti. Anche nell’emicrania senza aura la proporzione di donne e uomini interessati dalla patologia rimane la stessa che per l’emicrania in generale: per ogni 3 donne con la patologia risulta colpito un uomo.

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Che cos’è l’emicrania senza aura?

L’emicrania senza aura spesso compare al risveglio. La frequenza con cui questo disturbo si manifesta è molto variabile da soggetto a soggetto, può variare da qualche episodio all’anno a manifestarsi quasi quotidianamente (emicrania cronica). Nella maggior parte dei casi le crisi si scatenano da 1 a 4 volte al mese.

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Quali sono le cause dell’emicrania senza aura?

All’origine dell’emicrania sembrerebbe esserci un particolare processo caratterizzato dallo spasmo rapido dei vasi encefalici seguito da una prolungata vasodilatazione. Quali siano le cause che, a loro volta, provocano l’innescarsi di questo particolare meccanismo non è però ancora noto. Nonostante le cause all’origine di questo disturbo non siano ancora conosciute, alcuni fattori possono risultare scatenanti, come ad esempio il consumo di particolari alimenti, variazioni delle abitudini di vita o dei ritmi di sonno/veglia, eventi particolarmente stressanti.

Quali sono i sintomi dell’emicrania senza aura?

Nella forma senza aura l’emicrania è caratterizzata da un dolore prevalentemente unilaterale, ma può manifestarsi anche bilateralmente, di intensità moderata o severa, descritto come pulsante, che tende a peggiorare con il movimento e con gli sforzi fisici e solitamente risulta associato a nausea e/o vomito. Generalmente il dolore si sviluppa nella regione frontotemporale per poi estendersi a tutto il capo e al collo. I soggetti colpiti manifestano disturbi nei confronti della luce (fotofobia), disturbi nei confronti del rumore (fonofobia) e, in alcuni casi, disturbi nei confronti di odori (osmofobia). Gli attacchi di emicrania possono essere preceduti di alcune ore da una serie di disturbi premonitori (i cosiddetti “sintomi prodromici“) tra cui irritabilità, stanchezza, sonnolenza, tendenza a cambiare umore.

Prevenzione

I farmaci di prevenzione vengono impiegati soprattutto sui soggetti – che costituiscono la minoranza – che presentano attacchi di emicrania molto frequenti. I rimedi più attivi nel ridurre la frequenza delle crisi sono il metoprololo, la flunarizina, l’amitriptilina, alcuni antiepilettici e alcuni antidepressivi. Tra le terapie preventive non farmacologiche vanno segnalati il biofeedback e l’agopuntura.

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Diagnosi

La diagnosi di emicrania senza aura si basa sulla manifestazione di almeno 5 attacchi che soddisfano i seguenti criteri:

  • durata degli attacchi di 4-72 ore senza farmaci o trattati senza successo;
  • presenza di almeno due delle seguenti caratteristiche: unilateralità del dolore; dolore pulsante; intensità moderata o forte; peggioramento indotto dall’attività fisica;
  • presenza, durante il mal di testa, di almeno uno dei seguenti sintomi: nausea e/o vomito; fono e/o foto fobia.

La storia clinica e l’esame obiettivo e neurologico serviranno per escludere un’origine secondaria dell’emicrania (attribuibile, cioè, ad altre cause come traumi a carico di collo e schiena, infezioni, patologie vascolari, assunzione di sostanze stupefacenti, patologie psichiatriche, ecc) e a determinare con certezza, quindi, la diagnosi di emicrania senza aura.

Trattamenti

Nei soggetti che soffrono di un numero limitato di crisi emicraniche all’anno la terapia farmacologica è mirata a stroncare l’attacco (terapia sintomatica), mentre quando le crisi sono frequenti e ricorrenti si prende in considerazione una finalità preventiva (terapia preventiva).
Tra i farmaci più utilizzati nella terapia sintomatica dell’attacco emicranico ci sono i comuni analgesici non steroidei (Fans) e i triptani.

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Emicrania con aura: cause, sintomi, diagnosi e trattamenti

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L’emicrania è un mal di testa caratterizzato da un dolore prevalentemente unilaterale (ma può anche essere bilaterale), di intensità moderata o severa, descritto come pulsante, che tende a peggiorare con il movimento e con gli sforzi fisici e solitamente risulta associato a nausea e/o vomito. Generalmente il dolore si sviluppa nella regione frontotemporale per poi estendersi a tutto il capo e in alcuni casi anche al collo. I soggetti colpiti da emicrania manifestano disturbi nei confronti della luce (fotofobia), disturbi nei confronti del rumore (fonofobia) e, in alcuni casi, disturbi nei confronti di odori (osmofobia). Solitamente il paziente desidera e ha bisogno di stare a letto, a riposo assoluto, in ambiente buio e silenzioso. La durata degli attacchi è compresa tra 4 e 72 ore. La presenza media dell’emicrania nella popolazione adulta è di circa il 12% (18% nelle donne e 6% negli uomini). L’emicrania si distingue in due forme: emicrania senza aura ed emicrania con aura (quest’ultima è meno frequente).

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Cos’è l’aura?

A tale proposito leggi questo articolo: Cos’è l’aura emicranica?

Cos’è l’emicrania con aura?

Nella forma con aura, l’emicrania è preceduta da diversi sintomi tipo visione di lampi (fotopsia), scotomi scintillanti, deformazioni degli oggetti, emianopsia (oscuramento di metà campo visivo), ma anche addormentamento del braccio e della gamba (parestesia), disturbi della parola di tipo afasico (se la cefalea è localizzata a sinistra). Alla cessazione dei sintomi che costituiscono l’aura inizia l’emicrania, che si accompagna generalmente a nausea, vomito, fotofobia, fonofobia e osmofobia.

Quali sono le cause dell’emicrania con aura?

All’origine dell’emicrania sembrerebbe esserci un particolare processo caratterizzato dallo spasmo rapido dei vasi encefalici seguito da una prolungata vasodilatazione. Quali siano le cause che, a loro volta, provocano l’innescarsi di questo particolare meccanismo non è però ancora noto. Nonostante le cause all’origine di questo disturbo non siano ancora note, alcuni fattori possono risultare scatenanti, come ad esempio il consumo di particolari alimenti, variazioni delle abitudini di vita o dei ritmi di sonno/veglia, eventi particolarmente stressanti.

Quali sono i sintomi dell’emicrania con aura?

Nell’emicrania con aura il dolore tipico dell’emicrania è preceduto da diversi sintomi, che possono durare tra i 10 e i 60 minuti, tra cui:

  • visione di lampi (fotopsia);
  • scotomi scintillanti;
  • deformazioni degli oggetti;
  • emianopsia (oscuramento di metà campo visivo);
  • addormentamento del braccio e della gamba (parestesia);
  • disturbi della parola di tipo afasico (se la cefalea è localizzata a sinistra).

Alla cessazione dei sintomi che costituiscono l’aura inizia l’emicrania, che si accompagna generalmente a nausea, vomito, fotofobia, fonofobia e osmofobia.

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Diagnosi

La diagnosi di emicrania con aura può essere fatta quando si siano verificati almeno due attacchi con le medesime caratteristiche. La storia clinica e l’esame obiettivo e neurologico serviranno per escludere un’origine secondaria dell’emicrania (attribuibile, cioè, ad altre patologie).

Trattamento e prevenzione

Nei soggetti che soffrono di un numero limitato di crisi emicraniche all’anno la terapia farmacologica è mirata a stroncare l’attacco (terapia sintomatica), mentre quando le crisi sono frequenti e ricorrenti si prende in considerazione una finalità preventiva (terapia preventiva).
Tra i farmaci più utilizzati nella terapia sintomatica dell’attacco emicranico ci sono i comuni analgesici non steroidei (Fans) e i triptani: entrambe queste tipologie di farmaci riescono a stroncare l’attacco doloroso, mentre generalmente non riescono a sortire effetto sull’aura.
I farmaci di prevenzione vengono impiegati soprattutto sui soggetti – che costituiscono la minoranza – che presentano attacchi di emicrania molto frequenti. I rimedi più frequenti contro le crisi sono il metoprololo, la flunarizina, l’amitriptilina e la lamotrigina, che sembrerebbe essere efficace sia sull’attacco doloroso che sull’aura. Tra le terapie preventive non farmacologiche vanno segnalati il biofeedback e l’agopuntura.

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Mal di pancia e di stomaco: da cosa può dipendere e quali sono le cure

MEDICINA ONLINE NAUSEA MAL DI PANCIA REFLUSSO GE ESOFAGO STOMACO DUODENO INTESTINO TENUE DIGIUNO ILEO APPARATO DIGERENTE CIBO TUMORE CANCRO POLIPO ULCERA DIVERTICOLO CRASSO FECI VOMITO SANGUE OCCULTO MILZA VARICI CIRROSI FEGATOIl mal di pancia è un disturbo “democratico”, poiché colpisce tutti una volta almeno una volta nella vita, senza distinzioni di età, sesso, estrazione sociale. Purtroppo il mal di pancia può venire facilmente e per tutta una serie di fattori, per colpa o per sfortuna della persona colpita. Per mal di pancia si intende un dolore allo stomaco che può essere localizzato nella parte alta o più in basso rispetto all’ombelico, in modo continuo o intermittente. Se nella parte alta il problema coinvolge il fegato o il pancreas, mentre sotto dipende da disturbi intestinali o dal ciclo mestruale. Ma non bisogna allarmarsi, nel senso che il mal di pancia non è sempre indice di una patologia, ma anche solo di un momento di stress, di un colpo di freddo o di una congestione.

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Cause del mal di pancia

Quali sono le possibili cause di mal di pancia? Eccone alcune:

  • Mal di pancia occasionale. Nella maggior parte dei casi è di tipo alimentare e si presenta con un dolore diffuso (sensazione di pienezza/pesantezza). Può dipendere dal tipo o dalla quantità del cibo ingerito e in genere avviene in seguito a un pasto pesante, soprattutto se consumato di sera. O magari quando si mangia parecchio e si va subito a dormire: il classico sonnellino pomeridiano è spesso deleterio per la salute del nostro stomaco. In questi casi i sintomi possono comprendere anche nausea e/o vomito.
  • Mal di pancia con fitte (sopra l’ombelico). Quando si avvertono delle fitte con dolore forte poco dopo aver mangiato, il mal di pancia nasconde nel migliore dei casi una gastrite, e nei peggiori una colica o un’ulcera duodenale. Questo tipo di mal di pancia non è occasionale, si presenta con frequenza ed è abbastanza doloroso da inibire lo svolgimento delle normali attività quotidiane.
  • Mal di pancia con fitte (sotto l’ombelico). Per molte donne le fitte nella parte bassa dell’addome si presentano ogni mese con le mestruazioni, ma possono dipendere anche da virus batterici. In entrambi i casi il mal di pancia è passeggero anche se molto doloroso.
  • Mal pancia ‘con gonfiore’. Ci sono persone che hanno sempre la pancia gonfia, a causa dell’assunzione di cibi sbagliati o dell’intolleranza a qualche alimento. In entrambi i casi è fondamentale scoprire cos’è che provoca gonfiore o intolleranza, in modo da eliminarlo dal regime alimentare sostituendolo con cibo più adatto alla persona.

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Controllarsi a tavola…

Il mal di pancia si combatte prima di tutto a tavola. Non si tratta di dieta, ma di scelta dei cibi che non ci diano fastidio; se poi il mal di pancia proprio arriva si può ricorrere ai rimedi naturali per sistemare la situazione. In generale, se si cena con supplì, pizza e birra, può darsi che la mattina dopo ci si alzi con un po’ di mal di pancia: in questo caso si rimane leggeri a colazione e magari si beve una bella camomilla per riportare la calma. Poi va detto che le persone non sono tutte uguali e ognuna ha una risposta individuale agli alimenti, come nel caso del latte e dei lieviti. C’è chi ne mangia a volontà senza problemi e chi invece impiega due giorni per digerire una pizza margherita. In generale si può dire che chi ha lo stomaco delicato ed è spesso soggetto a mal di pancia, soprattutto dopo pasti abbondanti, può aiutarsi inserendo la verdura ad ogni pasto (anche prima di iniziare se possibile) ed evitando di esagerare. Gli eccessi possono essere nocivi e a lungo andare si rischia di deviare dal semplice mal di pancia a disturbi più seri, come la gastrite e altre patologie.

Inoltre è importante bere molto, in particolare lontano dai pasti; due litri d’acqua al giorno, da integrare eventualmente con una tisana, sono l’ideale per evitare gonfiori e ristagni nei tessuti, pancia compresa.

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Rimedi naturali per il mal di pancia

Camomilla, finocchio, salvia e alloro. I classici rimedi naturali della nonna, per preparare una tisana calda che aiuti il corpo e lo spirito. Ognuno a suo modo è utile quando il mal di pancia si è già presentato e la digestione ha bisogno di un aiutino, e possono essere usati sia da soli che mescolati in vario modo tra loro. La camomilla fa eccezione, perché il suo sapore dolciastro non lega con quello più amaro degli altri tre e inoltre è l’unica ad essere efficace anche in via preventiva: chi è spesso soggetto al mal di pancia, soprattutto dopo mangiato, dopo un pasto abbondante può prendere l’abitudine di sorbire una tazza di camomilla che agisce come calmante e rilassante.
L’accoppiato salvia e alloro è poi utile quando alla sensazione di un peso sullo stomaco si unisce la nausea, e la tisana va a favorire il processo digestivo (l’alloro aiuta anche a liberarsi).

Il ‘canarino’. E’ il nome d’arte dell’infuso di limone, che si prepara tenendo le scorze in infusione nell’acqua bollente. L’infuso che ne deriva ha un forte carattere astringente e disinfettante, ma attenzione a prepararlo nel modo giusto: dalle scorze va eliminata tutta la pellicina bianca, altrimenti la tisana assume un gusto molto amaro. Si può bere anche due volte al giorno se il mal di pancia non passa, e volendo si può completare con qualche foglia di alloro. L’unica controindicazione del canarino è l’acidità di stomaco, perché essendo un agrume aspro potrebbe peggiorare la situazione.

Anice. I semi dell’anice, come quelli di finocchio, agiscono direttamente contro il gonfiore addominale. Ideali da masticare durante la giornata, si prestano anche per infuso. La tisana all’anice è anche utile contro i crampi, in veste di calmante che attenua il dolore in breve tempo.

Zenzero. Lo zenzero è particolarmente adatto per i mal di pancia da ciclo mestruale e per il gonfiore addominale. Inoltre contrasta la nausea, tanto da essere consigliato come antidoto contro le nausee gravidiche. Se il sapore è gradito, la radice di zenzero è masticabile, oppure si ricorre alla ‘solita’ tisana da completare anche con qualche goccia di limone. L’utilizzo dello zenzero è però sconsigliato a chi assume dei farmaci anticoagulanti, perché ha la proprietà naturale di fluidificare il sangue.

Melissa. La melissa è la migliore alternativa alla camomilla, con cui condivide la capacità di rilassare i nervi e, nel caso specifico, di calmare gli spasmi. Perfetta quando il mal di pancia è accompagnato dai crampi, agisce come calmante su tutto il sistema nervoso, riportando la calma a ogni livello. L’infuso di melissa va assunto la sera, subito dopo la cena, e in presenza di dolori molto forti si può mischiare alla camomilla.

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Rimedi fai da te

Una mela dopo mangiato toglie il mal di pancia di torno. Si potrebbe modificare così il classico detto popolare, perché la mela elimina l’acidità ed evita così il mal di pancia e i dolori di stomaco. Ha inoltre la capacità di assorbire i succhi gastrici, agevolando così la ripresa del percorso digestivo. Per combattere il mal di pancia la mela va bene sia cruda che cotta, anche se in quest’ultimo caso è indicata soprattutto contro la nausea.

La borsa dell’acqua calda. Altro rimedio classico di comprovata efficacia. Distesi sul letto, applicare la borsa dell’acqua calda sulla pancia e rimanere lì tranquilli, lasciando che il calore compia la sua magia. Volendo si può aggiungere all’acqua qualche goccia di olio essenziale, alla camomilla o alla lavanda, per beneficiare della loro azione e dell’aroma distensivo. Se proprio il mal di pancia non passa neanche così, sempre rimanendo distesi praticare un massaggio sulla zona addominale, con movimenti lenti e circolari, senza esercitare pressione ma solo per distendere la muscolatura. Anche per il massaggio, due o tre gocce di olio essenziale di camomilla (diluite in olio di mandorle dolci o di riso) favoriscono il recupero.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Differenza tra emorroidi e tumore

MEDICINA ONLINE EMORROIDI EMORROIDE DIFFERENZA EMORROIDI INTERNE ESTERNECon il termine “emorroidi” (in inglese “hemorrhoid”) si identifica un gruppo di strutture vascolari appartenenti al canale anale. Quando, per vari motivi, sono gonfie ed infiammate, diventano patologiche e causano una sindrome nota come malattia emorroidaria. Nel linguaggio comune, con il termine emorroidi, ci si riferisce proprio alla malattia emorroidaria. Mentre la causa esatta non è nota, una serie di fattori che aumentano la pressione intra-addominale, in particolare la costipazione, si ritiene rivestano un ruolo nel loro sviluppo. Il trattamento iniziale per la malattia, da lieve a moderata, consiste nell’aumentare l’assunzione di fibre e di liquidi per mantenere l’idratazione. I FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) possono, temporaneamente, essere utilizzati per lenire il dolore. Nei casi più gravi si interviene chirurgicamente.

Un tumore nella medesima zona in cui comunemente si presentano le emorroidi, è il tumore dell’ano, una patologia caratterizzata dall’incontrollata proliferazione di alcune cellule del tratto terminale dell’intestino. I fattori di rischio che possono influire sul rischio di sviluppare la malattia includono l’infezione da parte di ceppi di HPV ad alto rischio oncogeno (Papilloma virus umano), le pregresse patologie ano-rettali o genitali (come le stesse emorroidi, fistole, condilomi, ragadi e altre neoplasie), l’abitudine al fumo e l’età avanzata.
In base al tipo di tessuto anale colpito e al tratto di canale da cui ha origine, il tumore dell’ano può avere diverse caratteristiche. Le forme più comuni comprendono il carcinoma a cellule squamose, l’adenocarcinoma, il carcinoma a cellule basali e il melanoma. Sintomi e segni più comuni, includono:

  • Alterazioni dell’alvo
  • Bruciore anale
  • Diarrea
  • Dolore al coccige
  • Dolore anale
  • Emorragia gastrointestinale
  • Feci nastriformi
  • Gonfiore in sede anale
  • Linfonodi ingrossati
  • Mal di Stomaco
  • Mucorrea
  • Prolasso rettale
  • Prurito anale
  • Sangue dall’Ano
  • Sangue nelle feci
  • Stitichezza
  • Tenesmo rettale
  • Ulcere Cutanee

I sintomi della malattia difficilmente compaiono nelle fase iniziali. Spesso, le prime manifestazioni, ossia il dolore e il sanguinamento rettale, sono attribuite dai pazienti a patologie ano-rettali comuni, come le emorroidi o le ragadi anali. Le perdite di sangue rosso vivo possono essere accompagnate da prurito, sensazione di corpo estraneo o di peso, perdite muco-sierose o siero-ematiche dall’ano, tenesmo e ingrossamento dei linfonodi della regione inguinale. Con il progredire della malattia possono comparire lesioni ano-rettali (es. ulcere, fistole e ascessi), diarrea alternata a stipsi e incontinenza fecale.
La diagnosi di tumore dell’ano viene fatta dal medico mediante ispezione ed esplorazione dell’ano, per individuare la presenza di eventuali noduli e valutarne dimensioni e sede. A supporto, vengono eseguite indagini strumentali (rettoscopia con biopsia della lesione, colonscopia, TAC o RM) per studiare la malattia e permettere un trattamento mirato.
Il tumore dell’ano si può curare con l’asportazione chirurgica o con una combinazione di radio- e chemio-terapia. La scelta del trattamento e il suo successo dipendono dalla sede e dallo stadio del tumore (se è confinato all’ano o se si è diffuso ad altri organi), nonché dalle condizioni di salute generali del paziente.

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Differenza tra emorroidi e fistole

MEDICINA ONLINE LEGATURA ELASTICA DELLE EMORROIDI.

Emorroidi

Con il termine “emorroidi” (in inglese “hemorrhoid”) si identifica un gruppo di strutture vascolari appartenenti al canale anale. Quando, per vari motivi, sono gonfie ed infiammate, diventano patologiche e causano una sindrome nota come malattia emorroidaria, in cui – nei casi più gravi – le vene emorroidarie fuoriescono dall’ano, rendendo difficoltosa e dolorosa l’evacuazione delle feci. Nel linguaggio comune, con il termine emorroidi, ci si riferisce proprio alla malattia emorroidaria. Mentre la causa esatta non è nota, una serie di fattori che aumentano la pressione intra-addominale, in particolare la costipazione, si ritiene rivestano un ruolo nel loro sviluppo. Il trattamento iniziale per la malattia, da lieve a moderata, consiste nell’aumentare l’assunzione di fibre e di liquidi per mantenere l’idratazione. I FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) possono, temporaneamente, essere utilizzati per lenire il dolore. Nei casi più gravi si interviene chirurgicamente. Per approfondire, leggi anche: Emorroidi interne e esterne: cause, sintomi, cura e rimedi

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA EMORROIDI FISTOLE.jpg

Fistole anali

Le fistole anali rappresentano la fase cronica di un’infezione che origina dalle ghiandole secernenti muco presenti nel canale anale. Esse sono piccoli tunnel patologici ed infetti che mettono in comunicazione l’ano con la cute circostante. Nello specifico, per definirsi tali, le fistole anali devono svilupparsi nella precisa sede anatomica – detta “linea pettinata o linea ano-rettale” – che separa il retto dall’ano, in cui alloggiano le ghiandole anali esocrine.
I sintomi di un ascesso sono il dolore locale intenso, la febbre, l’arrossamento della cute perianale interessata dall’ascesso ed il gonfiore locale. Quando si è formata una fistola si possono avere continue o intermittenti secrezioni di siero-pus attraverso l’orifizio esterno situato vicino all’ano, che generalmente non ha tendenza a cicatrizzare. Se l’orifizio esterno si dovesse chiudere (guarigione apparente), ricompariranno la febbre e il dolore che svelano il ripresentarsi dell’ascesso che potrà svilupparsi verso altre direzioni. Tale processo può verificarsi anche dopo giorni, mesi o anni dalla chiusura dell’orificio fistoloso esterno. Per approfondire, leggi anche: Fistola anale e ascesso: sintomi, intervento, cura, immagini

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Differenza tra emorroidi interne ed esterne

MEDICINA ONLINE EMORROIDI EMORROIDE DIFFERENZA EMORROIDI INTERNE ESTERNE.jpgCon il termine “emorroidi” (in inglese “hemorrhoid”) si identifica un gruppo di strutture vascolari appartenenti al canale anale. Quando, per vari motivi, sono gonfie ed infiammate, diventano patologiche e causano una sindrome nota come malattia emorroidaria. Nel linguaggio comune, con il termine emorroidi, ci si riferisce proprio alla malattia emorroidaria. Mentre la causa esatta non è nota, una serie di fattori che aumentano la pressione intra-addominale, in particolare la costipazione, si ritiene rivestano un ruolo nel loro sviluppo. Il trattamento iniziale per la malattia, da lieve a moderata, consiste nell’aumentare l’assunzione di fibre e di liquidi per mantenere l’idratazione. I FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) possono, temporaneamente, essere utilizzati per lenire il dolore. Nei casi più gravi si interviene chirurgicamente.

Emorroidi interne ed esterne: cenni di anatomia

Nella regione anale sono presenti diversi plessi venosi, un intreccio di vasi anastomizzati (uniti tra loro). Il plesso venoso emorroidale comunica nella donna con il plesso utero-vaginale e nel maschio con il plesso venoso vescicale. Grazie al plesso venoso emorroidale si viene a stabilire una comunicazione tra il circolo portale e il circolo sistemico. I plessi localizzati superiormente alla linea pectinea (o linea pettinata) sono ricoperti dall’epitelio colonnare del retto. Queste strutture costituiscono il plesso emorroidario interno e possono dar luogo alle cosiddette emorroidi interne. Il plesso emorroidario interno è drenato dalle vene rettali superiori e medie. Le vene rettali superiori sono tributarie della vena mesenterica inferiore, a sua volta ramo della vena porta. Le vene rettali medie sono invece tributarie della vena iliaca interna, quindi della vena iliaca comune che aggetta nella vena cava inferiore. Al di sotto della citata linea pettinata troviamo un plesso venoso ricoperto dall’epitelio squamoso che caratterizza la regione anale e che può dar luogo alle emorroidi esterne. Il plesso emorroidario esterno è tributario della vena rettale inferiore, ramo della vena pudenda interna, a sua volta tributaria della vena iliaca interna (detta anche vena ipogastrica). Come già visto la vena iliaca interna drena nel sistema della vena cava inferiore per il tramite della vena iliaca comune. Le emorroidi interne si verificano a carico del plesso emorroidario superiore, mentre il plesso emorroidario inferiore è sede delle emorroidi esterne.

Segni e sintomi delle emorroidi interne ed esterne

Le emorroidi interne ed esterne possono presentarsi in modo diverso. Tuttavia, molte persone possono avere una combinazione delle due. Un sanguinamento abbastanza significativo da causare anemia è raro, un’emorragia tale da mettere in pericolo di vita è ancora più raro. Molte persone si sentono in imbarazzo riguardo alla condizione e, spesso, cercano cure mediche solo quando la situazione è ormai in uno stadio avanzato. Se non trombotiche, le emorroidi esterne possono causare un lieve problema. Tuttavia, quando vi è una trombosi, esse possono essere molto dolorose con risoluzione che si ha in genere in più di 2 o 3 giorni. Il gonfiore può richiedere un paio di settimane per scomparire, e dopo la guarigione un’escrescenza di pelle può rimanere. Se sono di grandi dimensioni e provocano problemi con l’igiene, possono causare irritazione della pelle circostante e prurito intorno all’ano. Le emorroidi interne, solitamente, si presentano indolori, di colore rosso vivo e con sanguinamento rettale che si verifica durante i movimenti intestinali: una condizione nota come ematochezia. Le feci, solitamente, si presentano di un colore normale. Altri sintomi possono includere scarico delle mucose, una massa perianale se vi è prolasso attraverso l’ano, prurito e incontinenza fecale. Le emorroidi interne sono solitamente dolorose solo se diventano trombotiche o necrotiche. I sintomi di emorroidi patologiche dipendono dalla localizzazione. Le emorroidi interne di solito si presentano indolori e con sanguinamento rettale, mentre le emorroidi esterne possono produrre alcuni sintomi e forte dolore se si verifica trombosi e gonfiore nella zona dell’ano. Per approfondire, leggi anche: Emorroidi interne e esterne: cause, sintomi, cura e rimedi

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Differenza tra emorroidi e ragadi

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Emorroidi

Con il termine “emorroidi” (in inglese “hemorrhoid”) si identifica un gruppo di strutture vascolari appartenenti al canale anale. Quando, per vari motivi, sono gonfie ed infiammate, diventano patologiche e causano una sindrome nota come malattia emorroidaria che, nei casi più gravi porta alla fuoriuscita delle vene emorroidarie dall’ano, il che rende l’evacuazione dolorosa. Nel linguaggio comune, con il termine emorroidi, ci si riferisce alla malattia emorroidaria. Mentre la causa esatta non è nota, una serie di fattori che aumentano la pressione intra-addominale, in particolare la costipazione, si ritiene rivestano un ruolo nel loro sviluppo. Il trattamento iniziale per la malattia, da lieve a moderata, consiste nell’aumentare l’assunzione di fibre e di liquidi per mantenere l’idratazione. I FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) possono, temporaneamente, essere utilizzati per lenire il dolore. Nei casi più gravi si interviene chirurgicamente. Per approfondire, leggi anche: Emorroidi interne e esterne: cause, sintomi, cura e rimedi

Ragade anale

La ragade anale (in inglese ” anal fissure”) è invece un’ulcerazione lineare dell’ano, talvolta unica e solitaria, situata prevalentemente sulla linea mediana posteriore. Lunga alcuni millimetri, è situata al confine tra la linea pettinata e la cute dell’anoderma. La sua presenza causa dolorosi spasmi dello sfintere anale. Il sintomo caratteristico della presenza di ragade anale è il dolore. Il dolore è il sintomo di presentazione più frequente, parossistico e urente. Viene spesso descritto dal paziente come tremendo e lacerante. Compare caratteristicamente a ogni defecazione e tende a durare da alcuni minuti fino a diverse ore dopo l’evacuazione. Talvolta tende ad associarsi il prurito in regione anale. Alcuni pazienti riferiscono in corso di evacuazione la perdita di qualche goccia di sangue, generalmente di colore rosso vivo. In rari casi si può verificare una vera e propria rettorragia. In molti casi vi è associazione con la presenza di fistola, ascesso perirettale o patologia emorroidaria. Non sono state riconosciute cause di familiarità o predisposizione. Per approfondire, leggi anche: Ragadi anali: cosa sono, sintomi, dolore, bruciore, cura, rimedi

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Dolori alle articolazioni: consigli per la prevenzione e cura

MEDICINA ONLINE DOLORE ARTICOLAZIONE SINGOLA VARIE OSTEOARTRITE ARTRITE ARTROSI SCHELETRO MUSCOLO TENDINE LEGAMENTO PAIN.jpgL’osteoartrite è la forma più diffusa di artrite. Da tempo non viene più considerato una semplice conseguenza dell’invecchiamento ed i ricercatori attualmente stanno prendendo in considerazione diverse cause possibili:

  • anomalie muscolo-scheletriche,
  • anomalie genetiche,
  • obesità,
  • lesioni e stress derivanti da un uso eccessivo.

Ovviamente non si può intervenire né sul patrimonio genetico né sulle malformazioni scheletriche, però è possibile modificare il proprio stile di vita, in modo tale da proteggere le articolazioni e contribuire alla prevenzione ed alla cura dell’osteoartrite. Ecco alcuni consigli:

  1. Mantenete il peso forma. Maggiore è il vostro peso, maggiore è lo stress articolare, soprattutto a carico del femore, delle ginocchia, della schiena e dei piedi.
  2. Fate movimento. L’esercizio fisico protegge le articolazioni perché rinforza i muscoli che le circondano. Se i muscoli sono più forti, le articolazioni non fanno attrito le une contro le altre, e quindi la cartilagine non si usura.
  3. State dritti con la schiena. Una buona postura protegge le articolazioni del collo, della schiena, del femore e delle ginocchia.
  4. Usate le articolazioni maggiori. Quando sollevate o trasportate un peso, cercate di usare le articolazioni ed i muscoli più forti e più grandi. In questo modo riuscirete a evitare le lesioni e lo stress a carico delle articolazioni più piccole.
  5. Concedetevi momenti di pausa. Alternate alcuni momenti di riposo ai momenti di attività fisica intensa. Lo stress sulle articolazioni, se ripetuto per lunghi periodi, può accelerare il processo di usura che provoca l’osteoartrite.
  6. Ascoltate il vostro corpo. Se provate dolore, non fate finta di niente. Il dolore dopo l’attività o l’esercizio fisico può essere un sintomo di stress eccessivo delle articolazioni.
  7. Non siate statici. Se cambiate posizione regolarmente, riuscite a diminuire la rigidità dei muscoli e delle articolazioni.
  8. Non cercate di fare tutto e subito. Non iniziate attività per cui il vostro organismo non è preparato. Cominciate le nuove attività lentamente e in condizioni di sicurezza finché il vostro corpo non inizia a reagire: in questo modo diminuirete il rischio di lesioni.
  9. Indossate tutte le protezioni utili. Non lasciate a casa il casco e le polsiere. Assicuratevi di avere protezioni comode e della vostra taglia.
  10. Chiedete aiuto. Non cercate di fare lavori che non riuscite a gestire da soli. Fatevi dare una mano da qualcun altro.

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