Differenza tra arma automatica e semiautomatica con esempi

MEDICINA ONLINE MEDICINA LEGALE ARMA FUCILE PISTOLA MITRA ASSALTO AUTOMATICA SEMI DIFFERENZA.jpgCon “arma automatica” (in inglese “automatic firearm”) si intende un’arma da fuoco con la capacità di sparare in modo automatico, senza bisogno di ricaricare le stesse tra l’esplosione di una cartuccia e l’altra, in grado quindi di generare un fuoco continuo (continuano a sparare fino a che non finiscono i proiettili o viene rilasciato il grilletto). Esempi di arma a fuoco automatico, sono:

  • AK-47, senza dubbio il più celebre e diffuso tra i fucili di assalto, chiamato anche Kalašnikov, dal nome del suo inventore, il militare sovietico Michail Timofeevič Kalašnikov;
  • Beretta MAB 38 e Thompson, due mitra;
  • Breda Mod.30, un fucile mitragliatore;
  • SIG SG 510, un fucile da battaglia.

Con “arma semi-automatica” (in inglese “semi-automatic firearm”) si intende un’arma da fuoco che necessita della pressione del grilletto, con un meccanismo tale per cui successivamente al fuoco viene ricaricata la munizione successiva. Le armi semi-automatiche sono morfologicamente uguali alle armi automatiche: ciò che le differenzia è il sistema di scatto, il quale permette di sparare solamente un colpo ad ogni pressione del grilletto mentre le armi automatiche continuano a sparare fino a che non finiscono i proiettili o viene rilasciato il grilletto, anche se a volte il termine automatico viene incorrettamente usato per le armi semiauto. Storicamente sono comparse prima le armi automatiche rispetto a quelle semiautomatiche, ciò si spiega in virtù della maggiore complessità del sistema di scatto di un’arma semiautomatica rispetto ad una automatica. Esempi di arma a fuoco semi-automatico, sono:

  • M1 Garand;
  • M1 Carbine;
  • Tokarev SVT 40;
  • Mauser Gewehr 41/43.

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Differenze tecniche tra arma automatica e semiautomatica

Tecnicamente la differenza tra le due armi è una diversa organizzazione della catena di scatto: mentre nelle armi automatiche, una volta premuto il grilletto viene liberato il dispositivo di percussione che non viene più intercettato per essere bloccato in posizione armata durante la fase di ritorno dell’otturatore finché non viene rilasciato il grilletto stesso, nelle armi semiautomatiche, ogni volta che l’otturatore arretra durante la fase di sparo, il dispositivo di percussione viene intercettato e bloccato in posizione armata. Il successivo avanzamento dell’otturatore non cambia lo stato di armamento del percussore, che per essere liberato per effettuare una nuova azione di sparo deve essere di nuovo intercettato dagli elementi della catena di scatto durante il rilascio del grilletto, il quale potrà nuovamente liberare il dispositivo di percussione solo dopo essere stato premuto nuovamente.
Avvenuto ciò, ogni qualvolta si prema il grilletto si otterrà la risposta al fuoco e, oltre all’espulsione del bossolo, l’inserimento di una nuova cartuccia con conseguente riarmo del percussore. Queste operazioni proseguono sino a che il caricatore non si svuota a seguito di ripetute pressioni del grilletto: a quel punto l’arma può rimanere con l’otturatore aperto per segnalare che non può più sostituire nella canna vuota una nuova cartuccia.
Questi tipi di armi sparano quindi sempre a colpo singolo ad ogni pressione del grilletto, pur provvedendo alla ricarica di una nuova cartuccia in camera per essere pronte alla ripetizione del colpo appena si torna a premere il grilletto, a differenza delle armi a ripetizione manuale, che necessitano ad ogni colpo dell’azione manuale di ricameramento di una nuova cartuccia.

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Perché le statue greche hanno il pene minuscolo? La ragione è più seria di quanto pensiate

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PERCHE STATUE GRECHE HANNO PENE PICCOLO  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgTutti noi lo abbiamo notato almeno una volta: gli artisti che hanno vissuto nell’antica Grecia adornavano le statue maschili con ammassi di muscoli ben definiti, con sguardi impavidi e fieri ma con un pene oggettivamente piccolo. Per quale motivo questa discrepanza? Per pudore o per paura di imbarazzare chi avrebbe ammirato l’opera d’arte? Improbabile. La ragione delle scarse dimensioni sembrerebbe essere molto più seria e si riferisce all’immagine simbolica dei giovani guerrieri: un pene grande poteva significare uno scarso controllo degli impulsi e l’incapacità di agire con moderazione.

Un pene piccolo indica moderazione e controllo
“I greci associavano il pene piccolo e non eretto alla moderazione, una delle virtù principali del loro ideale di mascolinità”, spiega al sito Quartz, il professore di antichità classiche Andrew Lear, docente ad Harvard, Columbia e New York University e ora specializzato in storia dell’omosessualità. “C’è un contrasto tra i genitali minuscoli senza erezione degli uomini ideali (eroi, divinità, atleti…) ed il pene eretto e di grandi dimensioni dei Satiri (esseri mitici mezzi uomini e mezzi capra, ubriaconi e dediti alla lussuria selvaggia) e altri tipi di uomini non ideali. Le statue degli uomini molto anziani e decrepiti presentano spesso peni grandi”. Quartz cita un’altra esperta dell’antica Grecia che corrobora la teoria: “L’uomo ideale in Grecia era razionale, autorevole e intellettuale”, ha scritto la storica Ellen Oredsson. “Poteva certamente fare molto sesso, ma questo non era colegato alla grandezza del suo pene. Le sue piccole dimensioni, invece, gli consentivano di rimanere freddo e razionale”.

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Ti regalo un fiore

 

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma TI REGALO UN FIORE PACE GUERRA VIETNAM Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgUna donna manifesta di fronte alla polizia militare di guardia al Pentagono durante una manifestazione contro la guerra in Vietnam.

Ti regalo un fiore

Arlington, Virginia, Stati Uniti d’America, 21 ottobre 1967, foto scattata dal sergente Albert R. Simpson

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Non ci toglieranno mai la libertà

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma BRAVEHEART DISCORSO PRIMA BATTAGLIA Riabilitazione Nutrizionista Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Linfodrenaggio Pene Vagina.jpg“Siete venuti a combattere da uomini liberi, e uomini liberi siete: senza libertà cosa farete? Combatterete? Certo, chi combatte può morire, chi fugge resta vivo, almeno per un po’… Agonizzanti in un letto fra molti anni da adesso, siete sicuri che non sognerete di barattare tutti i giorni che avrete vissuto a partire da oggi, per avere l’occasione, solo un’altra occasione di tornare qui sul campo ad urlare ai nostri nemici che possono toglierci la vita, ma non ci toglieranno mai la libertà!”

William Wallace – Discorso prima della battaglia di Stirling – Braveheart

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Le statue dell’amore sfortunato di Ali e Nino: il video del bacio

Sul lungomare di Batumi in Georgia, affacciata sul Mar Nero, c’è una statua davvero particolare, rappresenta un uomo e una donna, due amanti innamorati. L’aspetto unico di quest’opera sta nel fatto che la statua si muove e muovendosi le due figure si incontrano, si trapassano e si allontanano nuovamente. La statua è un’opera monumentale in acciaio, i due soggetti sono costruiti in modo tale che le parti si intersechino in modo perfetto. Ogni sera al tramonto le statue collocate davanti al mare all’imbocco del porto di Batumi inscenano l’amore drammatico della leggenda di Ali e Nino.

L’amore ostacolato dalla guerra

L’autrice della statua è l’artista georgiana Tamara Kvesitadze che ha voluto rendere omaggio alla triste storia d’amore di Ali e Nino, un’opera letteraria attribuita a Kurban Said, un classico della letteratura caucasica. La storia si svolge durante la prima guerra mondiale e racconta di due amanti, Ali e Nino appunto: il ragazzo, un azero mussulmano si innamora della ragazza, una principessa georgiana, quando finalmente il loro amore può essere vissuto, lui muore in guerra difendendo il suo Paese. Per costruire l’opera alta sette metri, ci sono voluti 10 mesi ciascun elemento pesa 7 tonnellate, ogni giorno alle ore 19:00 per mezzo di un computer e illuminate con un’illuminazione colorata, le statue si muovono una verso l’altra.

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Con un semplice gesto questa ragazza ha cambiato la mentalità di molti americani

“L’ho fatto perché sono nera. E’ stato il mio modo di difendere me stessa, mio figlio, la mia famiglia, la mia comunità e tutti quanti dalla violenza razziale”. Così Ieshia Evans, la ragazza dello scatto simbolo delle proteste esplose negli Stati Uniti dopo l’ondata di violenze che ha coinvolto polizia e afroamericani, spiega il momento in cui sola e disarmata ha fronteggiato gli agenti in tenuta antisommossa a Baton Rouge, in Louisiana. “The Queen in the Sundress”, la ragazza in prendisole, come l’hanno ribattezzata i social, lo racconta in una breve intervista video girata all’aeroporto prima di tornare a casa a New York.

Continua la lettura su https://www.repubblica.it/esteri/2016/07/12/news/usa_la_ragazza_della_foto_simbolo_l_ho_fatto_per_mio_figlio_e_per_tutti_noi_-143890146/

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A Parigi

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Ecografia Vascolare Articolare DEDICATO ALLE VITTIME DI PARIGI Infrarossi Cervicale Medicina Estetica Luce Pulsata Depilazione Macchie Capillari Dietologo Roma Radiofrequenza Cavitazione Cellulite PelleCessate d’uccidere i morti,
Non gridate più, non gridate
Se li volete ancora udire,
Se sperate di non perire.

Hanno l’impercettibile sussurro,
Non fanno più rumore
Del crescere dell’erba,
Lieta dove non passa l’uomo.

Giuseppe Ungaretti, Non gridate più (contenuta nella raccolta “Il dolore” del 1947)

Dedicata a Valeria Solesin ed a tutte le vittime di Parigi.

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Cara miss Italia Alice Sabatini, ecco cosa succedeva nel 1942

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Ecografia Vascolare Articolare Medicina Estetica Mappatura Nei Flebologo Dietologo Roma CARA MISS ITALIA ALICE SABATINI 1942 Radiofrequenza Cavitazione Cellulite Pressoterapia Linfodrenante DermatologiaQualche giorno fa è stata eletta la miss Italia 2015, si chiama Alice Sabatini e durante la serata finale del concorso, alla domanda “in che epoca ti sarebbe piaciuto vivere”, lei risponde ai giurati di voler essere nata nel 1942. “Avrei voluto esser nata nel 1942 per vivere la Seconda Guerra mondiale, ma tanto il militare non l’avrei fatto perchè sono donna”. La ragazza è giovane ed emozionata, ma questa frase, pronunciata sorridendo, è davvero fastidiosa e non può essere in nessun modo giustificata. Normalmente lascio correre quando avvengono questi “scandali da sabato sera” e cerco di non occuparmene, convinto che più si parla di un fatto stupido e più gli si da importanza. Ma questa volta non ce la faccio a trattenermi, anche perché qui non si può parlare per nulla di “fatto stupido”, ma di un evento in cui, gente come mio nonno materno, ha perso fratelli ed amici tra le bombe ed i proiettili. Mi piacerebbe parlare con Alice. Direttamente con lei.

Ecco, cara Alice, volevo semplicemente dirti quello che succedeva durante la Seconda Guerra Mondiale, non perché io l’abbia vissuta, ma perché tante testimonianze ci sono giunte da quel triste periodo storico. Osserviamo insieme questa foto datata proprio 1942, il tuo anno preferito. L’immagine mostra l’uccisione di civili da parte di truppe mobili dell’esercito tedesco (Einsatzgruppen) vicino Ivanograd, Ucraina. Questa foto – di proprietà di Tadeusz Mazur, ora conservata presso l’Archivio Storico di Varsavia – è stata spedita dal fronte orientale in Germania ed è giunta a noi poiché intercettata in un ufficio postale di Varsavia da un membro della resistenza polacca che l’ha raccolta insieme ad altra documentazione sui crimini di guerra nazisti.

Ecco, cara Alice, nella foto si vede un soldato tedesco (ed altre armi sulla sinistra fanno intuire la presenza di vari altri militari) mentre sta per uccidere a sangue freddo un uomo e suo figlio terrorizzato tra le sue braccia. L’uomo è inerme, è girato nel tentativo estremo di proteggere – col proprio corpo – il suo bambino. Altri corpi ormai senza vita, in terra. Ecco, cara Alice, quello che succedeva nel tuo amato 1942. Morte, distruzione, odio, bombe atomiche, sangue di innocenti, migliaia di bambini orfani, anziani fucilati in piazza, persone private degli arti, della dignità, dei figli, della propria vita. L’angoscia di andare a dormire, senza la certezza di svegliarsi vivi il giorno dopo. Forse tu hai visto troppe volte il film “Salvate il soldato Ryan” e pensi che in fondo la Seconda Guerra Mondiale sia una “bella storia”? No, la verità è che decine di milioni di persone sono morte nel terrore, lontane da casa e tra atroci sofferenze. Persone come te, che però a 18 anni erano già considerate adulte, con l’infanzia sfumata nella nebbia di un bombardamento che ti ha distrutto casa alle tre di notte, lontane dal caldo abbraccio di una madre come la tua che ora ti difende. Milioni di persone sono morte affinché il mondo non assista più ad un simile massacro. E sono morte anche per te, per darti la libertà di dire tutto quello che vuoi, perfino la cazzata che hai detto in diretta tv.

E poi, cara Alice, quel “ma tanto il militare non l’avrei fatto perchè sono donna”. Tralasciando il fatto che hai portato indietro di vari decenni le lotte delle donne per la parità dei sessi, volevo dirti solo una cosa. Cara Alice miss Italia 2015, la miss contenta di appartenere al sesso femminile durante la guerra: le donne durante la Seconda Guerra Mondiale venivano sfruttate, lavoravano come schiave per supportare lo sforzo bellico, aspettando per anni il ritorno di un figlio, di un padre, di un marito, di un promesso sposo che probabilmente non sarebbe mai tornato vivo a casa. Donne che vivevano nel terrore, donne che partorivano tra le macerie e morivano di infezioni, donne che venivano rapite, stuprate e mutilate, donne che venivano portate nei campi di concentramento, donne innocenti uccise a sangue freddo. Donne il cui corpo, dopo la morte, veniva vilipeso. Veniva trattato come immondizia scomoda, spogliato di ogni residua goccia di umana dignità. Smembrato. Bruciato. Annichilito.

Ecco, cara Alice, sei giovane ma questo non giustifica la tua frase infelice a dir poco. Io, al posto tuo, avrei detto che sarei voluto nascere nella metà del 1400, per poter ammirare Leonardo Da Vinci che regala al mondo L’Ultima Cena, o al massimo negli anni ’60, per vedermi dal vivo tutti i concerti dei Pink Floyd degli anni d’oro. Ma sono io. Tu preferiresti vivere la Seconda Guerra Mondiale. Sono gusti. Io spero per te che né te, né i tuoi cari, viviate mai la realtà di un conflitto mondiale. Ad ogni modo se vuoi provare la sensazionale esperienza di assaporare la guerra da vicino, ti invito a fare un viaggio in Siria, di questi tempi: tanto sei donna, cosa ti può succedere? In bocca al lupo, cara Alice.

A tutti gli altri lettori dico invece: una volta finite le riflessioni, dimentichiamoci di lei e facciamola tornare nel posto che si merita, quello dove stava tre giorni fa: nell’oblio.

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