Versamento pleurico, scompenso cardiaco, neoplastico, conseguenze

MEDICINA ONLINE POLMONI LUNGS APPARATO RESPIRATORIO SISTEMA DIFFERENZA DRENAGGIO TORACE GABBIA TRACHEA VIE AEREE SUPERIORI INFERIORI TRACHEA BRONCHI BRONCHILI TERMINALI ALVEOLI POLMONARI RAMIFICAZIONI LOBI ANATOMIA FUNZIONICon versamento pleurico si intende una raccolta di liquido nel cavo pleurico superiore a quella fisiologicamente presente (10-20ml). La prevalenza di versamento pleurico negli stati industrializzati è di 320 casi ogni 100.000 abitanti, mentre l’incidenza negli USA è stimata intorno a 1.300.000 nuovi casi per anno. Le malattie che rappresentano più del 90% delle cause di versamento pleurico sono lo scompenso cardiaco, le malattie infettive polmonari, le malattie neoplastiche polmonari e l’embolia polmonare.

Cause

Il versamento pleurico si verifica o per un’aumentata produzione di liquido o per un inadeguato smaltimento. Moltissime malattie sono in grado di interferire con questi due processi; in particolare si riconoscono 2 grandi gruppi di patologie, in base alla capacità di dare un versamento di tipo essudatizio o trasudatizio.

Profilo clinico e semeiotica

I segni e i sintomi apprezzabili in corso di versamento pleurico sono strettamente correlati alla patologia di base; in relazione all’entità del versamento, il soggetto mostrerà dispnea, dolore toracico, cianosi, anemia e febbre. I segni apprezzabili all’esame obiettivo sono (nel polmone colpito):

  • Fremito vocale tattile diminuito
  • Murmure vescicolare diminuito
  • Soffio pleurico

Un reperto estremamente suggestivo di versamento pleurico è l’ottusità plessica che può comparire anche associata ottusità mobile e declive demarcata dalla linea di Damoiseau-Ellis valutabile con la percussione.

Profilo diagnostico e correlazioni clinico-patologiche

Nel soggetto con un quadro anamnestico ed obiettivo compatibile con il versamento pleurico, l’esame di primo livello è rappresentato dalla radiografia del torace che mostra la presenza di liquido declive e radiopaco nel polmone colpito. La TAC è invece un esame di secondo livello utilizzato nei casi in cui si voglia identificare un quadro peculiare o la patologia causale sottostante.

Analisi del liquido pleurico

Una volta raccolto il liquido pleurico attraverso la toracentesi si deve procedere all’analisi del liquido pleurico, procedura in grado di discriminare tra liquido essudatizio e trasudatizio. I reperti suggestivi per l’origine essudativa sono:

  • Rapporto tra le proteine presenti nel liquido pleurico e le proteine sieriche maggiore di 0,5
  • Rapporto tra LDH del liquido pleurico e LDH sierica maggiore di 0,6
  • Valore LDH del liquido pleurico superiore di più dei due terzi del valore dell’LDH sierica.

Nei casi in cui sia ancora dubbia la natura del liquido può essere opportuno valutare il gradiente tra l’albumina siericae l’albumina nel liquido pleurico; se il gradiente è superiore a 1,2 mg/dl si può ragionalmente ritenere che il liquido sia di origine trasudatizia.

Versamenti pleurici trasudatizi

I versamenti pleurici trasudatizi (detti anche idrotorace) più comuni sono dovuti a

  • insufficienza cardiaca congestizia;
  • cirrosi epatica;
  • embolia polmonare;
  • sindrome nefrosica;

Versamento pleurico di origine cardiaca: questo tipo di versamento è dovuto al fatto che la parte di liquido in eccesso negli spazi polmonari interstiziali fuoriesce nel cavo pleurico e si deposita nella zone declivi. Il versamento è quasi sempre bilaterale e di pari dimensioni nei due emitoraci; la diagnosi è supportata dal quadro anamnestico che testimonia la presenza di insufficienza cardiaca. Il versamento tende a risolversi spontaneamente in seguito alla somministrazioni di diuretici.

Versamento da cirrosi epatica: tale versamento si reperta nel 5% dei pazienti con ascite. La patogenesi è innescata, oltreché dalla ipoalbuminemia, dalla comunicazione attraverso piccole lacune diaframmatiche tra peritoneo e pleura (nel qual caso il versamento si chiama idrotorace epatico). Il quadro radiologico mostra tipicamente un interessamento più intenso del emitorace destro accompagnato da una grave dispnea.

Versamento da embolia polmonare: tale versamento può essere sia essudatizio (più frequente) che trasudatizio. Reperti tipici sono la presenza di versamento monolaterale in un soggetto in cui è comparsa dispnea improvvisa e con quadro scintigrafico e radiologico compatibile.

Versamento da sindrome nefrosica: tale versamento si riscontra frequentemente nei paziente con grave edema e stato anasarcale. Riscontrare una proteinuria superiore a 3-3,5 g/l con oliguria od altri parametri che orientino verso la patologia renale, unitamente alla presenza di idropericardio e idroperitoneo, sono reperti più che sufficienti per porre diagnosi di stato anasarcale dovuto a sindrome nefrosica.

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Versamenti pleurici essudatizi

I versamenti pleurici essudatizi più comuni sono dovuti a

  • polmonite batterica (versamento parapneumonico);
  • neoplasie maligne;
  • infezioni virali;
  • embolia polmonare.

Versamento parapneumonico: con questa dizione si fa riferimento al versamento pleurico in corso di polmonite di natura batterica, causa più frequente di versamento negli USA. Tale stretta relazione impone la ricerca di versamento pleurico ogni volta che si è verificata la presenza di polmonite, soprattutto se accompagnata a dolore toracico. Una raccolta pleurica saccata (non diffusa, limitata ad un sola sezione del cavo pleurico), un pH del liquido pleurico inferiore a 7,2 e una concentrazione di glucosio inferiore a 60 mg/dl sono dei reperti che assumono valore patognomonico se accompagnati dall’analisi microbiologica che attesti la presenza di batteri nelle colture e nei campioni isolati; nei casi in cui si ha raccolta di pus nel cavo pleurico si parla di piotorace o empiema pleurico. Un quadro particolare di infezione batterica è quella sostenuta da parte Mycobacterium tubercolosis; in tali casi si dovrebbe ricercare il bacillo nell’espettorato o rilativi antigeni nel siero del paziente.

Versamento pleurico secondario a neoplasie maligne: i tumori maligni che più comunemente danno versamento pleurico sono il tumore del polmone, il carcinoma della mammella e il linfoma. La diagnosi può essere posta ogni volta che si mostra un versamento in seguito a neoplasia toracica già precedentemente nota e all’analisi citologica liquido raccolto. Questo tipo di versamente rappresenta un fattore prognostico estremamente negativo, in quanto si associa con malattia neoplastica avanzata e non trattabile con chemioterapia. Il mesotelioma pleurico diffuso è un’altra condizione che molto frequentemente è associato a versamento pleurico.

Versamento pleurico secondario ad infezioni virali: moltissimi virus sono in grado di sostenere quadri polmonari con conseguente coinvolgimento pleurico; tra questi i più importanti sono il virus della varicella-zoster, gli Hantavirus, il Morbillivirus, i Paramyxovirus e gli Orthomyxovirus. I virus più comunemente isoltati nei versamenti pleurici e pericardici senza interessamento polmonare e cardiaco sono gli Echovirus e i Coxsackie virus. I soggetti con AIDS raramente hanno versamento pleurico; nel caso in cui si presente si deve ricercare il possibile ruolo del sarcoma di Kaposi.

Altre cause di versamento essudatizio: in corso di pancreatite è possibile rilevare un versamento pleurico con elevate concentrazioni di amilasi; tuttavia questo enzima può essere rilevabile nel liquido pleurico anche per rottura esofagea secondaria a traumi toracici.

Chilotorace

Un’entità clinico-patologica a sé stante è rappresentata dal chilotorace, spesso dovuto alla rottura del dotto toracico in seguito a tumori o traumi toracici. In questi casi la concentrazione di trigliceridi nel liquido pleurico è superiore a 110 mg/dl.

Emotorace

Si parla di emotorace quanto l’ematocrito del liquido pleurico è maggiore del 50% rispetto a quello del sangue periferico. Ogni causa in grado di ledere un vaso polmonare o un vaso pleurico può associarsi ad emotorace; frequentemente si riscontra in corso di neoplasie o traumi toracici.

Terapia

In tutti i casi di scarso versamento pleurico anamnesticamente trasudatizio, la terapia è sintomatologica, associando all’ossigenoterapia la somministrazione di un diuretico (soprattutto nei casi di insufficienza cardiaca); la terapia del versamento pleurico in corso di polmonite batterica è invece basata sull’uso di antibiotici quali le penicilline e le cefalosporine. Nei casi di batteri atipici e resistenti è necessario l’allestimento di un antibiogramma. I versamenti pleurici massivi complicati da gravi quadri sintomatologici (dispnea ingravescente) devono invece essere trattati con la toracocentesi o l’inserimento di un tubo di drenaggio. Nei soggetti con neoplasie in cui il versamento pleurico è recidivante può essere opportuno indurre la pleurodesi attraverso procedure come l’abrasione meccanica o anche talcaggio per via toracoscopica o attraverso infusione di doxiciclina.

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Differenza tra vie aeree superiori ed inferiori

MEDICINA ONLINE POLMONI LUNGS APPARATO RESPIRATORIO SISTEMA DIFFERENZA TRACHEA VIE AEREE SUPERIORI INFERIORI TRACHEA BRONCHI BRONCHILI TERMINALI ALVEOLI POLMONARI RAMIFICAZIONI LOBI ANATLe vie aeree sono varie strutture anatomiche formate da organi cavi in cui le sostanze gassose, vengono trasportate da o verso i polmoni. Devono essere mantenute costantemente pervie, cioè libere da ostruzioni, motivo per cui sono sostenute esternamente da una struttura ossea o cartilaginea e muscolare. Pur essendo in continuità tra di loro, vengono suddivise in vie aeree superiori ed inferiori, in base ad aspetti organogenetici e clinici.

Superiori

Le vie aeree superiori sono costituite da:

  • naso esterno e cavità orali;
  • fosse nasali e seni paranasali;
  • faringe;
  • laringe, tessuto cartilagineo.

Si trovano nel primo tratto dell’apparato respiratorio e sono parzialmente in comune con l’apparato digerente. Tra le funzioni accessorie delle vie aeree superiori vi sono l’umidificazione ed il riscaldamento dell’aria, oltre alla cattura del pulviscolo per mezzo del muco, espulso verso l’alto tramite le ciglia dell’epitelio.

Gli organi delle vie aeree superiori derivano dai quattro archi faringei, che compaiono circa alla quinta settimana di sviluppo embrionale.

Inferiori

Le vie aeree inferiori sono costituite da:

  • trachea, tessuto cartilagineo;
  • bronchi, anelli di tessuto cartilagineo sulla parte anteriore, mentre nella parte posteriore tessuto connettivo.

Polmoni

Il polmone è l’organo essenziale per la respirazione dei vertebrati. La sua principale funzione è di trasportare l’ossigeno dall’atmosfera al sangue e di espellere l’anidride carbonica dal sangue e di inviarla nell’atmosfera. I polmoni hanno vita autonoma, possono funzionare indipendentemente l’uno dall’altro, sia per il nutrimento che per la vascolarizzazione. Sono rivestiti da una membrana chiamata pleura viscerale, che a sua volta si continua in una pleura parietale che riveste la cavità toracica. Il sottile spazio tra le due membrane, spazio pleurico, è ripieno di un liquido che riduce l’attrito tra polmone e parete toracica e aiuta a creare una pressione negativa tra le due membrane, impedendo il collasso dei polmoni e la chiusura delle vie aeree inferiori.

La trachea si biforca in due bronchi, ciascuno dei quali conduce ad un polmone. All’interno dei polmoni, i bronchi si ramificano ripetutamente in tubi sempre più sottili chiamati bronchioli, i quali terminano in grappoli di sacche aeree chiamate alveoli. Quest’ultimi cedono al sangue l’ossigeno appena inalato, scambiandolo con l’anidride carbonica, che lo stesso sangue ha trasportato da tutto l’organismo.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Bronchioli e ramificazioni dell’albero bronchiale: anatomia e funzioni

MEDICINA ONLINE POLMONI LUNGS APPARATO RESPIRATORIO SISTEMA DIFFERENZA TRACHEA VIE AEREE SUPERIORI INFERIORI TRACHEA BRONCHI BRONCHILI TERMINALI ALVEOLI POLMONARI RAMIFICAZIONI LOBI ANATIl bronchiolo è una delle ultime ramificazioni dell’albero bronchiale, parte finale delle vie respiratorie inferiori, del parenchima polmonare e, quindi, dell’apparato respiratorio. In particolare vengono chiamati bronchioli tutte le ramificazioni bronchiali del bronco lobulare all’interno del lobulo polmonare.

Ramificazioni e albero bronchiale

I bronchioli nascono dalle ramificazioni intralobulari dei bronchi lobulari che a loro volta costituiscono ramificazioni dei bronchi di second’ordine deputati alla ventilazione delle zone polmonari. Sono i bronchi di prim’ordine di numero uguale ai lobi in cui vanno poi ad impegnarsi che terminano nei bronchi zonali.

Ogni bronco lobulare si ramifica all’interno del lobulo formano da 3 a 5 bronchioli terminali (detti anche bronchioli minimi) che vanno a costituire l’acino polmonare. Ciascun bronchiolo terminale, poi, termina dividendosi in due bronchioli respiratori (detti anche bronchioli alveolari) che a loro volta si dividono in condotti alveolari (che possono essere da 2 a 10). Entrambe queste strutture sono caratterizzate dall’avere lungo le pareti delle estroflessioni sferiche, gli alveoli polmonari, che si fanno sempre più numerosi procedendo distalmente; i condotti alveolari, particolarmente, hanno la parete formata esclusivamente dalla successione di alveoli. L’ultima parte delle vie respiratorie è infine costituita dalle ramificazioni dei condotti alveolari che terminano in condotti dilatati a fondo cieco e la parete occupata da alveoli detti infundiboli o sacchi alveolari.

Struttura

La struttura dei bronchioli varia man mano che ci si addentra nel polmone. Per quel che riguarda la struttura della mucosa e della sottomucosa, questa non cambia molto rispetto ai bronchi più esterni, ma la tonaca di sostegno diventa, invece, sensibilmente diversa. In particolare, gli anelli cartilaginei vanno a ridursi a piccolissimi noduli isolati (detti placche cartilaginee bronchiali). Proseguendo verso i bronchi di diametro minore, le placche spariscono e la parete diventa esclusivamente di tipo fibro-muscolare. Quando ci si addentra ancora di più, nei lobuli, anche questa componente viene meno, sostituita da una mucosa e anche la componente ghiandolare scompare.

La mucosa risulta formata da un epitelio e da una tonaca fibromuscolare che, una volta persa la componente cartilaginea, rimane costituita da fibre elastiche, collagene e da fascetti muscolari che circondano il punto di attacco dell’alveolo alla parete. Nei condotti alveolari la componente muscolare rimane solo nei colletti degli alveoli insieme a qualche fibra elastica. L’epitelio, in particolare, è quello che subisce più variazioni:

  • nei bronchi lobulari e i bronchioli terminali è cilindrico semplice cigliato, presenta cellule caliciforme mucipare e le cellule di Clara, elementi cubici che producono un secreto che rende fluido il muco presente;
  • nei bronchioli respiratori è inizialmente cilindrico cigliato, ma si poi si fa cubico e senza ciglia; in ogni caso non sono più presenti cellule mucipare
  • i condotti alveolari, che hanno la parete ricoperta di alveoli, presentano nei condotti alveolari un epitelio cubico privo di ciglia che continua con l’epitelio alveolare.

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Diaframma: dove si trova, anatomia e funzioni

MEDICINA ONLINE RESPIRAZIONE DIAFRAMMA FUNZIONI ESAME OBIETTIVO ANAMNESI VISITA MEDICA GENERALE AUSCULTAZIONE ISPEZIONE PERCUSSIONE PALPAZIONE DIFFERENZA FONENDOSCOPIO STETOSCOPIO TORACE ADDOME SEMEIOTICA.jpgIl diaframma o diaframma toracico è un muscolo impari, cupoliforme e laminare che separa la cavità toracica da quella addominale. Il diaframma è il più importante muscolo respiratorio. Il diaframma è una lamina muscolo-tendinea avente la forma di una cupola la cui convessità è rivolta superiormente verso il torace e la cui concavità è rivolta inferiormente verso l’addome. Esso è formato da un ampio tendine centrale detto centro frenico dal quale originano i fasci carnosi del muscolo che si inseriscono sullo sterno, sulle coste e sulle vertebre lombari.

Funzioni del diaframma

Il diaframma è importantissimo per la corretta respirazione. La sua contrazione, che ha l’effetto di abbassare la cupola diaframmatica, determina, assieme all’elevazione del torace operata dai muscoli inspiratori, l’espansione della cavità toracica e dei polmoni necessaria al richiamo d’aria nelle vie aeree durante l’inspirazione. La contrazione del diaframma determina inoltre, assieme ai muscoli addominali e al diaframma pelvico, un aumento di pressione nella cavità addominale necessaria alla minzione, alla defecazionee al vomito. Questa funzione è inoltre fondamentale per la gestante durante il parto.

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Il centro frenico

Il centro frenico (anche detto centro tendineo) è un ampio tendine centrale posto nel punto di massima convessità della cupola diaframmatica e dal quale si irraggiano i fasci carnosi del muscolo. La sua forma ricorda molto quella di un trifoglio e permette di distinguere per questo una foglia destra, una foglia sinistra ed una foglia centrale. La foglia destra e la foglia sinistra sono anche dette foglie laterali mentre la foglia centrale è detta foglia mediale. Dalla porzione anteriore e laterale delle tre foglie originano le inserzioni sternale e costale mentre da quella posteriore origina l’inserzione vertebrale del muscolo. Il centro frenico presenta inoltre, laddove la foglia centrale si continua con la foglia destra, una apertura attraversata dalla vena cava e per questo detta forame della vena cava. I fasci carnosi che originano dalla porzione più anteriore della foglia centrale del centro frenico si portano anteriormente e si raccolgono per inserirsi sulla superficie posteriore dell’appendice ensiforme dello sterno. I fasci carnosi che originano invece dalla porzione laterale delle tre foglie del centro frenico si portano lateralmente inserendosi lungo tutta l’arcata costale sulla superficie interna del corpo delle ultime sei coste e delle relative cartilagini costali. Fa eccezione l’inserzione sulla dodicesima costa, laddove l’ultimo fascetto carnoso del muscolo si inserisce sulla superficie interna della costa lateralmente all’angolo costale per far spazio all’inserzione del muscolo quadrato dei lombi, contribuendo a formare l’arco lombocostale laterale o arco del quadrato dei lombi. Infine i fascetti carnosi che originano dalla porzione posteriore della foglia centrale si portano posteriormente divergendo. Quindi dapprima si incrociano, delimitando col centro frenico un’apertura attraversata dall’esofago e per questo detta forame esofageo, poi divergono nuovamente per trapassare in due distinti tendini detti pilastri del diaframma e distinti in destro e sinistro. I pilastri del diaframma si inseriscono sul corpo delle prime vertebre lombari e in particolare il pilastro destro si inserisce sulla superficie anteriore di seconda, terza e quarta vertebra lombare mentre il pilastro sinistro si inserisce sulla superficie anteriore delle sole seconda e terza vertebra lombare. Inserendosi sulle vertebre lombari i pilastri delimitano un’ulteriore apertura attraversata dall’aorta e per questo detto forame aortico. Nel diaframma sono presenti varie aperture che danno passaggio a vasi, nervi ed altre strutture che dalla cavità toracica si portano a quella addominale, e viceversa. Tali aperture sono:

  • Il forame della vena cava (all’altezza di T8), che è attraversato dalla vena cava e da alcuni rami del nervo frenico.
  • Il forame esofageo (all’altezza di T10), che è attraversato dall’esofago, dalle arterie esofagee e dal tronco vagale anteriore e posteriore.
  • Il forame aortico (all’ altezza di T12), che è attraversato dall’aorta, dal dotto toracico e dalla vena azygos.
  • forami minori del pilastro destro, che possono presentarsi in numero di tre o fusi in un’unica apertura, che sono attraversati dal grande nervo splancnico di destra, dal piccolo nervo splancnico di destra e talvolta dalla vena azygos
  • forami minori del pilastro sinistro, che possono presentarsi in numero di tre o fusi in un’unica apertura, che sono attraversati dal grande nervo splancnico di sinistra, dal piccolo nervo splancnico di sinistra e dalla vena emiazygos.
  • L’arcata dello psoas, che è attraversata dal muscolo grande psoas e dal tronco del simpatico.
  • L’arcata del quadrato dei lombi, che è attraversata dal muscolo quadrato dei lombi.
  • forami del Morgagni, che sono attraversati dai rami epigastrici superiori dell’arteria toracica interna e da alcuni vasi linfatici provenienti dalla parete addominale anteriore e dal fegato.

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Crisi respiratoria acuta e rischio di morte: cosa fare?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA INSPIRAZIONE ESPIRAZIONE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneLa sintomatologia dell’insufficienza respiratoria acuta (IRA) è causata da una riduzione dell’ossigeno nel sangue: difficoltà di pensiero, instabilità dei movimenti, aumento della frequenza cardiaca e della pressione, colorito bluastro delle labbra (cianosi). Con il peggioramento del quadro clinico il battito cardiaco rallenta, si hanno shock e depressione dei centri di controllo del respiro. In altri casi si manifestano sintomi dovuti all’eccesso di anidride carbonica e cioè ansia, confusione, sonnolenza, fino ad arrivare al coma e alla morte. L’insufficienza respiratoria acuta può essere originata da vari meccanismi:

  • processi che alterano il rapporto tra la ventilazione polmonare e la sua perfusione con il sangue venoso destinato all’ossigenazione (per esempio, enfisema polmonare, asma bronchiale di grado avanzato, broncopneumopatia cronica ostruttiva = BPCO);
  • processi che ostacolano la diffusione dei gas respiratori (per esempio silicosi);
  • processi che causano il salto della ventilazione polmonare da parte del sangue venoso (per esempio cardiopatie congenite cianogene, bronchiectasie, atelettasie, versamenti pleurici, polmoniti lobari);
  • processi che riducono il ricambio dell’aria a livello alveolare per difetto di ventilazione (per esempio ostruzione delle alte vie respiratorie da parte di corpi estranei o da edema della glottide, malattie del sistema nervoso e/o muscolare che deprimono la funzione respiratoria, come in caso di intossicazione farmacologica, distrofia muscolare, miastenia grave).

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Cosa fare in caso di insufficienza respiratoria acuta?
La prima cosa è non farsi prendersi dal panico ed evitare sforzi. Purtroppo non c’è una terapia che vada bene per tutte le forme di IRA: l’ossigenoterapia è importante ma la cura vera e propria dipende dalla causa che ha scatenato la crisi. Ad esempio per l’asma si possono usare corticosteroidi per via inalatoria, i β2-agonisti a breve e a lunga durata d’azione (broncodilatatori), gli antagonisti dei recettori dei leucotrieni, la terapia con anticorpi monoclonali anti IgE ed i corticosteroidi orali a basso dosaggio. In caso di crisi quindi è importante mantenere la calma e contattare immediatamente il proprio medico o recarsi al pronto soccorso più vicino.

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Emotorace (sangue nella cavità pleurica): sintomi, cause e cura

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Sintomi e segni

Fra i sintomi e segni clinici si osservano:

  • Tachipnea.
  • Dispnea.
  • Cianosi.
  • Deviazione tracheale.
  • Tachicardia.
  • Ipotensione.

Cause e fattori di rischio

Le cause e fattori di rischio più comuni includono:

  • traumi al torace;
  • erosione o rottura di vasi ematici;
  • intossicazione da anticoagulanti.

Diagnosi

Durante l’esame obiettivo il medico può notare un suono ridotto o assente sul lato interessato. I segni di emotorace possono essere visti con i seguenti test:

  • radiografia del torace;
  • TAC;
  • risonanza magnetica;
  • analisi del liquido pleurico;
  • toracentesi.

Terapia

L’obiettivo del trattamento è quello di stabilizzare il paziente, fermare l’emorragia, e rimuovere il sangue e l’aria nello spazio pleurico. Un tubo toracico viene inserito attraverso la parete toracica per drenare il sangue e l’aria. Viene lasciato in sede per diversi giorni per ri-espandere il polmone. Quando un emotorace è grave, un drenaggio toracico da solo non controlla l’emorragia. Altri interventi chirurgici possono essere necessari per fermare l’emorragia. La causa della emotorace dovrebbe essere anche curata. In pazienti traumatizzati, a seconda della gravità della lesione, un tubo di drenaggio toracico è spesso tutto ciò che serve e l’intervento chirurgico non è necessario.

Prognosi

La prognosi dipende soprattutto dalla causa a monte dell’emotorace e quanto velocemente è trattato. Possibili complicazioni possono essere:

  • collasso polmonare che porta ad insufficienza respiratoria;
  • morte;
  • fibrosi o cicatrici delle membrane pleuriche;
  • pneumotorace;
  • shock.

Contattare un medico se:

  • subite gravi ferite al torace;
  • compare dolore toracico o mancanza di respiro;
  • dolore toracico grave;
  • compaiono i sintomi dell’emotorace.

Prevenzione

L’emotorace può o non può essere prevenuto a seconda della causa. Se la causa è correlata ad uso errato di farmaci anticoagulanti, è importante interrompere i farmaci. Per evitare l’emotorace da traumi, è importante utilizzare le misure di sicurezza mentre si guida (come ad esempio le cinture di sicurezza) e praticare sport dove i contatti traumatici sono assenti.

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Polmoni: anatomia e funzioni in sintesi

medicina-online-dott-emilio-alessio-loiacono-medico-chirurgo-roma-differenza-ventilazione-polmonare-alveolare-riabilitazione-nutrizionista-infrarossi-accompagno-commissioni-cavitazione-radiofrequenzaI polmoni destro e sinistro si trovano nella cavità toracica ai lati del mediastino. Ciascuno di essi è avvolto da una membrana sierosa a doppia parete, la pleura, che costituisce i sacchi pleurici, completamente chiusi. Nel sottile spazio tra i due foglietti pleurici di ciascun sacco vi è una pressione negativa che permette al polmone di espandersi nell’inspirazione e ricevere l’aria atmosferica. Il polmone destro è più voluminoso del sinistro La superficie esterna dei polmoni è percorsa da profonde scissure interlobari, che dividono il polmone destro in tre lobi e quello sinistro in due.  L’ambiente del polmone è molto umido e quindi facilmente attaccabile da batteri. Molte malattie respiratorie sono proprio dovute ad un’infezione virale o batterica.

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Funzioni dei polmoni

La principale (ma non esclusiva) funzione dei polmoni è quella di trasportare l’ossigeno atmosferico ai fluidi corporei come sangue o emolinfa, e di espellere anidride carbonica da essi all’atmosfera. Questo scambio di gas è compiuto in un mosaico di cellule specializzate che formano delle piccole sacche d’aria chiamate alveoli. Il 70% della respirazione è guidata dal diaframma il quale si trova in fondo al torace. La contrazione del diaframma espande verticalmente la cavità dove il polmone è semichiuso. Il rilassamento del muscolo ha l’effetto opposto. L’aria entra attraverso le cavità nasali o orali; essa passa attraverso la laringe e successivamente per la trachea, arrivando ai bronchi. I bronchi dividono i polmoni in parti sempre più piccole, chiamati bronchioli. I polmoni terminano con le sacche alveolari. Gli alveoli sono piccole sacche a contatto con il sangue capillare. Qui l’ossigeno viene diffuso nel sangue, trasportato dall’emoglobina fino al cuore attraverso le vene polmonari. Il sangue senza ossigeno dal cuore parte arrivando attraverso l’arteria polmonare fino ai polmoni per avviare il processo di ossigenazione.

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Funzioni non respiratorie dei polmoni

Oltre alle funzioni di respirazione come lo scambio di gas e la regolazione dell’idrogeno, i polmoni:

  • insieme al rene e ai tamponi ematici, sono i principali regolatori dell’equilibrio acido-base;
  • secernono sostanze quali l’ACE, fattore necessario per la conversione dell’angiotensina I (blando vaso costrittore) in angiotensina II, potentissimo vaso costrittore;
  • influenzano la concentrazione di sostanze attive e di farmaci nel sangue arterioso;
  • filtrano i piccoli grumi di sangue che si formano nelle vene;
  • fungono da protezione fisica per il cuore.

Leggi anche: Differenza tra inspirazione e espirazione: l’atto respiratorio

Organizzazione strutturale

All’ingresso nei polmoni, i bronchi principali si ramificano dando origine all’albero bronchiale. Il bronco principale destro dà origine a tre bronchi lobari, che si portano ai tre lobi del P. destro, il sinistro ne forma invece due. Il parenchima polmonare è formato dall’insieme dei lobuli polmonari. Ogni lobulo ha forma poliedrica e riceve un bronco lobulare accompagnato da un ramo dell’arteria polmonare. Il bronco lobulare emette una serie di ulteriori ramificazioni, i bronchi intralobulari che, ramificandosi ulteriormente, danno origine a 10-15 rami più piccoli, i bronchioli terminali. Ciascun bronchiolo terminale si biforca in due bronchioli respiratori la cui parete presenta, a intervalli, estroflessioni sacciformi che vengono circondate da una rete di capillari originati dai rami dell’arteria polmonare. Sono gli alveoli polmonari, sede degli scambi gassosi e strettamente contigui gli uni agli altri. L’unità elementare del parenchima polmonare è rappresentata dall’acino polmonare, definito come l’insieme delle ramificazioni, provviste di alveoli polmonari, che originano da un bronchiolo terminale. In ogni acino sono presenti da 500 a 2.000 alveoli polmonari.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Differenza tra dispnea, apnea e tachipnea

muscles-of-respirationDISPNEA

La dispnea o fame d’aria, (in inglese dyspnea o shortness of breath) è un sintomo caratterizzato da respirazione difficoltosa.
La dispnea può essere fisiologica quando si manifesta nel compiere uno sforzo pesante, specie in soggetti non particolarmente allenati allo sforzo.
La dispnea è patologica se si verifica in situazioni in cui il corpo non viene sottoposto a sforzo o quando viene sottoposto a sforzi molto lievi, quindi anche a riposo. Nell’85% dei casi è dovuto a asma, polmonite, ischemia cardiaca, malattia polmonare interstiziale, insufficienza cardiaca congestizia, broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), stenosi laringo-tracheale o cause psicogene.  I fattori di rischio includono la vecchiaia, il fumo, l’ipertensione, l’iperlipidemia e il diabete. Per approfondire, leggi questo articolo: Dispnea ansiosa, notturna, cardiaca: sintomi e cura

APNEA

L’apnea (in inglese apnoea) è la mancanza totale di respirazione superiore ai 15 secondi. Durante l’apnea non c’è movimento dei muscoli della respirazione ed il volume dei polmoni rimane inizialmente invariato.
L’apnea può essere volontaria (come quando si trattiene il respiro), ma non può essere sostenuta per più di poche decine di secondi senza adeguato allenamento.
L’apnea è patologica se:

  • è indotta farmacologicamente (oppiacei);
  • è causata da ostruzione meccanica delle vie aeree (strangolamento),
  • è determinata da patologie (malattie neurologiche come sclerosi multipla ed encefaliti, sindrome delle apnee ostruttive…).

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TACHIPNEA

Con il termine tachipnea (in inglese tachypnea o tachypnoea) si intende un grande aumento della frequenza respiratoria rispetto alla norma (16-20 atti respiratori al minuto nelle persone adulte).
L’aumento della frequenza respiratoria è fisiologico in caso di grandi sforzi, ma anche in caso di sforzi lievi ma protratti nel tempo.
La tachipnea patologica si osserva a volte nei neonati prematuri (tachipnea transitoria del neonato) ed in molte altre patologie: nell’insufficienza cardiaca, negli stati febbrili, nelle turbe dei centri respiratori, nelle polmoniti, nelle sindromi dolorose della pleura e della parete toracica.

Quindi mentre nell’apnea la respirazione è temporaneamente del tutto bloccata, nel caso della dispnea il respiro è invece presente, seppur difficoltoso, mentre nella tachipnea il respiro è presente, ma molto rapido.

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