
Radiografia che mostra il colon di un paziente donna dopo 19 giorni di costipazione. Ben visibile la severa distorsione del profilo intestinale, a causa dell’eccessiva quantità di Continua a leggere

Radiografia che mostra il colon di un paziente donna dopo 19 giorni di costipazione. Ben visibile la severa distorsione del profilo intestinale, a causa dell’eccessiva quantità di Continua a leggere
Radiografia di una cagnolina incinta: è evidente la decina di cuccioli al Continua a leggere

Corpo estraneo visualizzato con una RX addome
Con “radiografia dell’addome” (in lingua inglese “abdominal x-ray”) in medicina si indica una tecnica non invasiva appartenente alla diagnostica per immagini, usata per la Continua a leggere
L’esame radiografico del torace, anche chiamato “radiografia del torace” o semplicemente “RX torace”, è un esame diagnostico radiologico eseguito mediante l’uso di raggi X. Il risultato dell’indagine è la Continua a leggere
Con “angina pectoris” si intende un dolore al torace retrosternale (posteriore allo sterno, l’osso piatto e centrale del torace). L’angina pectoris non è quindi una vera e propria patologia, bensì un sintomo.
Da cosa è causato il dolore anginoso al petto?
È causato da un temporaneo scarso afflusso di sangue al cuore attraverso le arterie coronariche che determina mancanza di ossigeno al tessuto cardiaco. Il fenomeno prende anche il nome di ischemia; nell’angina pectoris l’ischemia è reversibile e non arriva al punto di provocare danno cardiaco permanente come invece avviene nell’infarto del miocardio. La malattia si manifesta abitualmente con dolore toracico improvviso, acuto e transitorio; sono stati descritti anche: pesantezza a torace e arti superiori, formicolìo o indolenzimento nella stessa sede, affaticamento, sudorazione, nausea. I sintomi possono essere molto diversi da individuo a individuo per intensità e durata.
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Classificazione dell’angina pectoris
L’angina pectoris si distingue in diverse forme:
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Quali sono le cause dell’angina pectoris?
L’angina è causata dalla riduzione, temporanea, dell’afflusso di sangue al cuore. Il sangue trasporta l’ossigeno necessario ai tessuti del muscolo cardiaco per vivere. Se il flusso di sangue è inadeguato si creano le condizioni per un’ischemia. La riduzione del flusso può essere prodotta da un restringimento critico delle coronarie (stenosi), tale per cui, in presenza di aumentate richieste di ossigeno da parte del tessuto cardiaco (durante attività fisica, freddo o stress emotivo), non vi è di fatto un apporto sufficiente. Questo avviene più spesso in presenza di aterosclerosi coronarica, malattia che coinvolge le pareti dei vasi sanguigni attraverso la formazione di placche a contenuto lipidico o fibroso, che evolvono verso la progressiva riduzione del lume o verso l’ulcerazione e la formazione brusca di un coagulo sovrastante il punto di lesione. L’ostruzione/restringimento della coronaria può avvenire più raramente anche per spasmo della stessa, solitamente senza alterazioni aterosclerotiche delle pareti vasali. Condizioni che favoriscono lo sviluppo di aterosclerosi sono il fumo, il diabete, l’ipertensione e l’obesità.
Quali sono i sintomi dell’angina pectoris?
I sintomi dell’angina includono:
Come prevenire l’angina pectoris?
La prevenzione dell’angina pectoris si attua in primo luogo attraverso la prevenzione dell’aterosclerosi coronarica, mettendo in atto tutte le misure volte a controllare i principali fattori di rischio cardiovascolare. È necessario evitare la sedentarietà, effettuare un’attività fisica moderata e regolare; evitare, se si sono avuti episodi di dolore anginoso, sforzi eccessivi e fonti di stress psicofisico; evitare sovrappeso e obesità, seguire una dieta sana, povera di grassi e ricca di frutta e verdura; evitare pasti abbondanti e l’assunzione di alcolici; non fumare o smettere di fumare.
Chi soffre di diabete deve attuare tutte le misure per un controllo adeguato della glicemia. È necessario, inoltre, controllare periodicamente la pressione sanguigna.
Diagnosi ed interpretazione diagnostica
Chi ha un episodio di angina, anche sospetto, dovrebbe riferirlo tempestivamente al medico per gli esami del caso, che includono:
Trattamenti
Il trattamento dell’angina è diretto a migliorare la perfusione delle coronarie e a evitare il rischio di infarto e trombosi. La terapia include diverse opzioni, farmacologiche o interventistiche, che vengono valutate dal cardiologo in relazione al quadro clinico:
L’opzione interventistica include:
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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La coronografia è un esame radiologico invasivo che consente di visualizzare immagini dei vasi arteriosi che avvolgono il cuore e che portano il sangue al muscolo cardiaco, chiamati appunto coronarie. E’ una tecnica procedura diagnostica che viene condotta attraverso l’introduzione di un mezzo di contrasto nel circolo sanguigno, utile a rendere visibili le coronarie al macchinario. La coronografia prevede l’introduzione di un catetere, un tubicino sottile e flessibile che viene fatto avanzare nei vasi sanguigni fino al punto in cui deve rilasciare il liquido di contrasto. Grazie all’avvento delle tecnologie digitali, oggi è possibile ottenere immagini della funzionalità circolatoria minimizzando l’uso del mezzo di contrasto.
A cosa serve la coronarografia?
La coronografia è un esame indicato per valutare la funzionalità cardiaca. Consente di stabilire se le coronarie sono libere (pervietà) oppure ostruite da coaguli, restringimenti (stenosi) o placche di colesterolo (ateromi).
Quando è indicata la coronarografia?
È indicata quando il paziente riferisce:
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L’angiografia permette di programmare un intervento chirurgico. Ad esempio può precedere o essere associata a un intervento di angioplastica, che prevede l’introduzione di uno stent per ripristinare il flusso in un vaso occluso. A tal proposito leggi anche: Differenza tra coronarografia ed angioplastica
É utile per valutare le possibili complicazioni di un intervento chirurgico.
È anche un metodo diagnostico per monitorare i risultati di un intervento (follow up) come nel caso di un bypass.
Come ci si prepara ad una coronarografia?
La coronarografia non necessita di alcuna preparazione specifica, si esegue a digiuno e viene effettuata in regime di ricovero.
Quali sono i candidati ideali?
Pazienti che non hanno allergie al mezzo di contrasto. Il mezzo di contrasto potrebbe infatti provocare dei fenomeni allergici, ma la percentuale di queste reazioni è molto bassa. In ogni caso i medici forniranno le indicazioni più opportune. Generalmente si pone particolare attenzione allo stato delle donne in età fertile.
La coronografia è dolorosa o pericolosa?
La coronografia è un esame invasivo, tuttavia l’utilizzo di tecnologie sempre più avanzate riduce di gran lunga i rischi. Il dolore legato all’iniezione dei liquidi di contrasto o del catetere è minimizzato dall’anestesia locale. Si avverte solitamente una sensazione di calore in seguito all’introduzione del liquido.
Come si svolge la coronografia?
La coronarografia viene eseguita mediante l’introduzione di un catetere, generalmente dall’arteria femorale oppure da quella radiale (polso) o dalla brachiale (gomito). Nel punto di entrata del catetere nell’arteria si effettua un’anestesia locale. Si predilige come sede di introduzione quella femorale perché è grande e il catetere può passare attraverso un sistema di dilatazione, senza bisogno di isolare l’arteria e quindi di tagliare la cute. Si risale poi fino al cuore e si posiziona il catetere all’imbocco della coronaria, si inietta nel catetere il mezzo di contrasto, così da opacizzare completamente il decorso dell’arteria stessa e permettere la visualizzazione delle eventuali ostruzioni. La visualizzazione della procedura viene seguita su uno schermo.
Una volta tolto il catetere bisogna operare una compressione sull’arteria femorale per fermare il sangue e permettere il formarsi di un coagulo che chiude il piccolo foro di ingresso utilizzando una benda elastica. Non sono necessari punti. Il paziente viene dimesso nel giro di 24 ore.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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L’osteoporosi è una condizione in cui il nostro scheletro è soggetto a perdita di massa ossea ed è causata da vari fattori che possono essere di tipo nutrizionale, metabolici o patologici. In seguito alla diminuzione di densità delle ossa ed alle modificazioni della loro microarchitettura, lo scheletro di un soggetto affetto da osteoporosi è soggetto ad un maggiore rischio di fratture. Quando si parla di osteoporosi non si può non parlare della MOC, acronimo che sta ad indicare “mineralometria ossea computerizzata“, ecco oggi una serie di domande e risposte utili per chi deve sottoporsi a questo tipo di indagine.
La mineralometria ossea computerizzata (da cui l’acronimo “MOC”) è una tecnica diagnostica utilizzata per valutare la mineralizzazione delle ossa: misurando la densità della massa ossea, può rilevare la degenerazione dell’osso.
Leggi anche: Quali sono le differenze tra MOC e DEXA nella diagnosi di osteoporosi?
La MOC si esegue per prevenire, diagnosticare e controllare l’evoluzione dell’osteoporosi.
Leggi anche: Osteoporosi: cause, diagnosi, cure, osteopenia, valori Z-score e T-score
La MOC non richiede particolare preparazione. E’ necessario, prima dell’esame, togliere dal proprio corpo eventuali oggetti metallici.
Leggi anche: Differenza tra fratture patologiche, fisiologiche e da stress
L’esame può essere eseguito a qualsiasi età.
La controindicazione alla MOC è la gravidanza.
Il paziente deve sdraiarsi sul lettino densitometrico appoggiando le gambe su di un apposito sostegno.
L’esame dura al massimo 10 minuti.
La MOC non è invasiva e non è dolorosa.
No, l’esposizione alle radiazioni è molto bassa.
Leggi anche: Che differenza c’è tra la risonanza magnetica, la TAC, la PET, la radiografia, l’ecografia e l’endoscopia?
Il termine T-score indica la differenza, espressa in numero di deviazioni standard, tra il valore individuale che viene registrato e quello medio di una donna di circa 25/30 anni sana.
Un T-score uguale a 0 indica che il soggetto esaminato presenta una densità ossea uguale a quella media di una donna sana di circa 25/30 anni. Più il valore è basso rispetto allo zero, maggiore sarà la gravità dell’osteoporosi. Ad esempio:
Un T-score superiore a 0 indica che il paziente ha una densità ossea migliore di una donna sana di circa 30 anni.
Lo Z-score segnala invece la differenza tra il valore osservato e quello di una popolazione sana di riferimento composta da soggetti dello stesso sesso e della stessa età ed etnia dell’individuo in esame.
Il T-score andrebbe usato come riferimento per donne oltre i 30 anni, soprattutto se in post menopausa, e uomini oltre i 50 anni. Per tutti gli altri casi andrebbe valutato l’uso dello Z-score, soprattutto per bambini, adolescenti e giovani adulti maschi. In parole semplici:
A titolo di esempio un bambino di 7 anni afroamericano o scandinavo userà i valori di riferimento diversi da quelli di una bambina di 10 anni asiatica o sudamericana. Per capire l’importanza di usare lo Z-score al posto del T-score in questo caso, si pensi al rischio che si avrebbe paragonando il risultato della MOC di un bambino di 9 anni a quello della donna di 30 anni, ovvero quello che accadrebbe usando il T-score: al bimbo verrebbe diagnosticata l’osteoporosi nonostante abbia una normale una densità per la sua età.
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere di ossa, legamenti, cartilagini e tendini e la cura dei dolori articolari:
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Con “sindrome del tunnel carpale” (in inglese “carpal tunnel syndrome”) si intende una neuropatia (cioè una patologia che colpisce il SNP, Sistema Nervoso Periferico) dovuta Continua a leggere