Come lavarsi i denti in modo corretto [VIDEO]

Lavarsi i denti è una attività che tutti facciamo (o dovremmo fare!) ogni giorno, varie volte. E non solo per un fattore estetico o per evitare l’alito cattivo, ma soprattutto per conservare a lungo la salute dei nostri denti ed evitare dolorose sedute dal dentista. Sembrerebbe una attività facile da svolgere, ma in realtà quasi nessuno di noi la svolge in maniera del tutto corretta. Facciamo oggi un rapido ripasso, grazie a questo video:

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Più grassi e meno carboidrati per ridurre la mortalità

MEDICINA ONLINE DIETA FIBRA VERDURA GRASSI ZUCCHERI PROTEINE GONFIORE ADDOMINALE MANGIARE CIBO COLAZIONE MERENDA PRANZO DIMAGRIRE PANCIA PESO MASSA BILANCIA COLON INTESTINO DIGESTIONE STOMACO CALORIE METABOLISMO FIANCHII risultati di una ricerca canadese pubblicati su The Lancet e presentati pochi giorni fa al congresso della Società Europea di Cardiologia che si è tenuto a Barcellona, stanno facendo enormemente discutere in tutti il mondo, perché mettono in dubbio molte certezze in campo dietologico. I dati sulla dieta di 135mila pazienti in 18 paesi nei cinque continenti hanno dimostrato che un elevato apporto di carboidrati è associato a una più alta mortalità totale e non cardiovascolare, mentre una maggiore assunzione di grassi è legata a un rischio più basso. In pratica tutto il contrario, o quasi, di quanto suggerito dalle linee guida alimentari a livello globale.”I nostri risultati non supportano l’attuale raccomandazione di limitare l’assunzione totale di grassi a meno del 30% dell’energia e l’assunzione di grassi saturi a meno del 10% dell’energia”, ha dichiarato Mahshid Dehghan, della McMaster University di Hamilton, in Canada.

L’assunzione di grassi totali per circa il 35% dell’energia con una riduzione concomitante dell’assunzione di carboidrati può far calare il rischio di mortalità totale. Infatti, gli individui con elevata concentrazione di carboidrati – oltre il 60% dell’energia – possono beneficiare di una riduzione dell’assunzione di carboidrati e dell’aumento del consumo di grassi”. Insomma, meno pasta, più camembert? In realtà non tutti i grassi, come sappiamo, sono uguali.

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Più grassi saturi, meno ictus

Ogni tipo di grasso è comunque associato a una significativa riduzione del rischio di mortalità. Meno 14% per i grassi saturi, meno 19% per i monoinsaturi e meno 20% per i polinsaturi. Di più: una più elevata assunzione di grassi saturi, quelli che fino a oggi ci hanno invitato a rifuggire come la peste, è stata associata a una diminuzione del 21% del rischio di ictus.

“Una diminuzione dell’assunzione di grassi ha portato automaticamente un aumento del consumo di carboidrati”, spiega Dehghan, autrice principale dello studio. “E le nostre scoperte potrebbero spiegare perché alcune popolazioni come quelle del sud dell’Asia, che non consumano molti grassi ma mangiano molti carboidrati, hanno tassi di mortalità più elevati”.

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Frutta e verdura: bastano 3-4 porzioni

Non contenti di far vacillare le nostre certezze sul fronte dell’assunzione di grassi e carboidrati, i ricercatori canadesi in un altro studio, pubblicato e presentato contestualmente al primo, hanno dato un’occhiata anche al consumo di frutta, verdura e legumi, per capire se e quanto la loro assunzione abbondante, anch’essa suggerita dalle linee guida, sia effettivamente protettiva.

E’ emerso che ad avere l’effetto più significativo, cioè un maggiore abbassamento del rischio di mortalità, era un’assunzione moderata, pari a tre-quattro porzioni (tra i 375 e i 500 grammi) di frutta, verdura e legumi al giorno, con pochi benefici aggiuntivi derivanti da un consumo più abbondante. L’assunzione di frutta, a quanto pare, era più fortemente associata ai benefici rispetto a quella di verdura. Perciò a chi stentasse ad arrivare a quattro porzioni quotidiane conviene aggiungere una macedonia piuttosto che un’insalata.

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Più verdura cruda e legumi

Ma meglio un’insalata di un piatto di verdure alla griglia. Già, perché un’altra delle scoperte fatte dai ricercatori è che “l’assunzione di verdure crude ha un’associazione più forte a un minore rischio di morte rispetto all’assunzione di verdure cotte”. “Le linee guida dietetiche non distinguono i vantaggi delle verdure crude rispetto alle verdure cotte”, avvertono, ma “i nostri risultati indicano che le raccomandazioni dovrebbero mettere in risalto l’assunzione di verdure crude rispetto a quelle cotte”. E i legumi? Fagioli, lenticchie, ceci, piselli sono comunemente consumati da molte popolazioni dell’Asia meridionale, dell’Africa e dell’America Latina. “Mangiarne una porzione al giorno diminuisce il rischio di malattie cardiovascolari e morte“, spiegano i ricercatori. Occorrerebbe perciò incoraggiarne il consumo in Europa e Nord America, dove i livelli di assunzione non sono molto alti.

Dieta equilibrata

Lo studio PURE (Prospective Urban Rural Epidemiology) dal quale sono stati attinti i dati “comprende popolazioni provenienti da regioni geografiche che non sono state studiate prima e la diversità delle popolazioni aumenta notevolmente la forza delle nostre scoperte”, spiega Victoria Miller, studentessa di dottorato tra gli autori dello studio. Ma se tutto quello che ci hanno raccomandato finora era sbagliato o impreciso, come dobbiamo regolarci da adesso in poi? “La moderazione nella maggior parte degli aspetti della dieta va preferita, rispetto all’assunzione molto bassa o molto elevata della maggior parte dei nutrienti”, chiosa Salim Yusuf, ricercatore principale dello studio e direttore del Population Health Research Institute della McMacter, che ha condotto l’indagine. Il vecchio mantra che suggerisce di seguire una dieta equilibrata, mangiando un po’ di tutto, alla fine si rivela la linea guida più intelligente e forse, in ultima analisi, anche la più facile da seguire.

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Salmonella: come si prende, è contagiosa, terapia in bambini e adulti

MEDICINA ONLINE INVASIVITA VIRUS BATTERI FUNGHI PATOGENI MICROBIOLOGIA MICROORGANISMI CLINICA BIOLOGICA BIOLOGIA MICROBI LABORATORIO ANALISI PARETE INFEZIONE ORGANISMO PATOGENESI MICROBIIl genere Salmonella comprende un gruppo molto numeroso di batteri gram-negativi, asporigeni e anaerobi facoltativi, appartenenti alla grande famiglia Enterobacteriaceae.  
La classificazione tassonomica di questo genere è prevede due specie principali:

  • Salmonella bongori;
  • Salmonella enterica.

All’interno della specie enterica si distinguono varie sottospecie, tra cui Salmonella enterica subsp. enterica, che presenta vari sierotipi e tra questi quelli di interesse clinico sono: Typhi, Paratyphi, Typhimurium, Enteritidis e Cholaeresuis.

Habitat della salmonella

Le salmonelle sono batteri che parassitano soprattutto l’intestino dell’uomo e degli animali domestici e selvatici; possono essere talvolta isolate anche dal sangue e dagli organi interni dei vertebrati. Si trovano frequentemente nei liquami, nei fiumi, in altre acque, nel suolo, dove però non si moltiplicano in maniera significativa. In condizioni ambientali favorevoli possono sopravvivere per settimane nelle acque e per mesi nel suolo. Vengono anche isolate da molti alimenti inclusi vegetali e frutta, consumati dall’uomo; esse sono anche importanti contaminanti di mangimi composti da proteine animali. Tutte le salmonelle, indipendentemente dalla loro derivazione, umana o animale, possono essere responsabili di varie manifestazioni morbose nell’uomo.

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Malattie causate da salmonella

Nell’uomo i vari sierotipi di salmonella sono causa di differenti gruppi di malattie infettive:

  • Febbri enteriche: la febbre tifoide e paratifoide, manifestazioni a carattere sistemico, rispettivamente causate dai sierotipi Salmonella typhi e Salmonella paratyphi.
  • Salmonellosi: sono le forme più comuni di malattia da salmonelle e si manifestano come infezioni localizzate a carico dell’intestino (tossinfezioni alimentari) e sono causate dalle salmonelle minori, ovvero dai sierotipi Salmonella typhimurium e Salmonella enteritidis.
  • Setticemia: infezione associata al sierotipo Salmonella cholaeresuis e il cui rischio di insorgenza è più alto nei pazienti in età geriatrica, pediatrica e negli immunocompromessi.

Come si trasmette la salmonella?

L’infezione può essere trasmessa attraverso:

  • le superfici della cucina, delle mani o di altri oggetti, animali contaminati;
  • l’ingestione di acqua o alimenti contaminati;
  • per via fecale-orale;
  • durante il parto nell’attraversare il canale del parto.

Il contagio interumano per via diretta fecale-orale può assumere rilevanza in casi particolari, come nei reparti pediatrici. I neonati possono venir infettati anche durante il passaggio nel canale del parto, per contatto diretto con le mani del personale addetto alle loro cure, con la biancheria, i poppatoi e il latte. Responsabili del contagio diretto sono in genere i portatori che non presentano alcuna sintomatologia manifesta e che sono stimati essere circa lo 0,2% della popolazione. La salmonellosi è più frequente d’estate, perché il clima caldo favorisce la contaminazione del cibo ad opera dei batteri.

Sono a maggior rischio infezione da salmonella coloro che:

  • sono affetti da acloridria (disfunzione dell’apparato digerente, consistente nell’assenza di acido cloridrico nel succo gastrico) e da malattie neoplastiche;
  • donne durante la gravidanza, specie nel primo trimestre;
  • assumono farmaci anti-acido, in pregressa o concomitante terapia antibiotica ad ampio spettro;
  • bambini ed anziani;
  • sono immunodepressi (HIV, AIDS) o stanno seguendo una terapia immunosoppressiva;
  • che hanno subito interventi chirurgici a carico dell’apparato gastrointestinale.

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Sintomi

Il manifestarsi o meno di sintomatologia clinica a seguito d’ingestione di alimenti contaminati dipende da molti fattori quali il numero di germi, la virulenza del ceppo e le condizioni dell’ospite che le ingerisce. L’infezione può essere asintomatica, ma di frequente si manifesta come un’enterocolite acuta con inizio improvviso, da 6 a 72 ore dopo il contagio, in media dopo 12÷36 ore; i sintomi più comuni sono mal di testa, dolori addominali, diarrea, nausea e talvolta vomito; può essere presente anche febbre (38÷39°C). L’entità della diarrea varia da poche scariche fino a 40 al giorno, nei casi più gravi. Questi sintomi scompaiono entro 2÷5 giorni; nell’1÷4% degli adulti si può avere batteriemia. Nei bambini la sintomatologia dura più a lungo e la disidratazione è più frequente che negli adulti. L’infezione può, in seguito, dare luogo a setticemia e/o a infezioni localizzate in varie parti del corpo, causando artrite, colecistite, endocardite, meningite, pericardite, polmonite, pielonefriti, osteomielite, con possibile formazione di ascessi in ogni organo o tessuto. In genere, il decorso dell’enterocolite da Salmonella è favorevole; gli eventi mortali sono rari, eccetto nei bambini molto piccoli, negli anziani e in soggetti debilitati. Per praticit, di seguito riportiamo una lista con i sintomi più comuni.

I sintomi di un’infezione da salmonella possono essere:

  • febbre;
  • dolore addominale crampiforme;
  • nausea e vomito;
  • diarrea;
  • feci liquide o sangue nelle feci o mucorrea;
  • disidratazione.

E nei soggetti più deboli si potrebbero manifestare:

  • batteriemie (presenza di batteri nel sangue);
  • infezioni focali a carico per esempio di ossa e meningi;
  • artriti;
  • osteomieliti;
  • polmoniti;
  • endocarditi.

Perché un alimento viene contaminato dalla salmonella?

Un alimento può essere contaminato da salmonella:

  • perché deriva da un animale infetto,
  • perché viene contaminato con feci di animali o di persone infette,
  • perché vicino a fonti d’acqua infette,
  • perché vengono usati mangimi preparati con scarti di macellazione di animali infetti;
  • per interruzione della catena del freddo durante il trasporto ai supermercati.

Si può inoltre verificare la contaminazione durante la produzione-lavorazione degli alimenti da parte del personale addetto (alimentaristi) nel caso in cui si tratti di portatori asintomatici.

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Alimenti più frequentemente contaminati da salmonella

Gli alimenti più comunemente implicati nelle epidemie sono: carne e prodotti a base di carne, pollame, uova e prodotti a base di uova, latte non pastorizzato o prodotti caseari. Negli ultimi anni il pollame e le uova sono stati responsabili della maggior parte delle epidemie, poiché il sierotipo attualmente prevalente, Enteritidis, è particolarmente diffuso nel pollame e viene isolato sia all’esterno, dal guscio dell’uovo, sia all’interno tra guscio e membrana, nell’albume, o nel tuorlo anche in uova a guscio integro, che sono state contaminate per via transovarica da galline infette, spesso apparentemente sane. Il rischio di contaminazione aumenta se si mescolano molte uova per il congelamento o per l’essiccamento, perché basta un solo uovo infetto per contaminare l’intero pool. Le s. possono rapidamente moltiplicarsi negli alimenti contaminati se cotti o conservati in modo inadeguato.

Lista degli alimenti più a rischio:

  • uova crude oppure poco cotte e derivati a base di uova, come creme;
  • latte crudo e derivati del latte crudo, compreso il latte in polvere;
  • carne e derivati soprattutto se poco cotti;
  • salse e i condimenti per le insalate;
  • preparati per dolci;
  • gelato artigianale e commerciale;
  • pesce crudo e sushi;
  • frutta e verdura contaminate durante il taglio.

Salmonella e uova

Sciacquate bene le uova prima del loro utilizzo e non usatele se dalla confezione sono uscite col guscio già crepato: una piccola spaccatura, infatti, è già sufficiente per consentire la penetrazione nell’uovo del batterio eventualmente presente nelle feci della gallina.
Si calcola che nel mondo il 50% delle epidemie di salmonellosi sia dovuto a uova contaminate, mentre la carne bovina e suina (consumata cruda o poco cotta) e i derivati del latte possono provocare, rispettivamente, il 15% e il 5% dei casi.

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Animali contaminati da salmonella

Gli animali, quali i cuccioli di cane, gatto, uccelli e tartarughe, sono responsabili di un certo numero di epidemie. Sono stati descritti anche altri veicoli di trasmissione, quali mosche e altri insetti, e prodotti farmacologici (sali biliari, pepsina, gelatina, vitamine, estratti di fegato, pancreas, corteccia surrenale).

Consigli per ridurre il rischio di salmonella:

  • lavare le mani prima, durante e dopo la preparazione degli alimenti;
  • cuocere tutti i cibi di derivazione animale e limitare il consumo di uova crude o poco cotte;
  • lavare bene frutta e verdura;
  • lavare tutti gli utensili e i gli eventuali macchinari;
  • mettere nel frigo gli alimenti preparati e non consumati;
  • proteggere i cibi preparati dalla contaminazione di insetti e roditori;
  • consumare latte pastorizzato;
  • evitare le contaminazioni tra cibi, separando i crudi e i cotti;
  • evitare che persone con diarrea preparino alimenti e assistano soggetti a rischio;
  • non utilizzate lo stesso coltello usato per tagliare la carne cruda per tagliare anche la carne cotta.

Particolare attenzione andrebbe riservata nel corso dei viaggi in Paesi dalle condizioni igieniche scarse, in particolar modo durante la balneazione, nell’approvvigionamento di acqua e nell’utilizzo di ghiaccio, nel consumo di carne e di frutti di mare, infine nell’usufruire dei servizi igienici. Nei Paesi con un’elevata diffusione della zoonosi non è da escludere la possibilità di ricorrere a piccole quantità di disinfettante, come ipoclorito di sodio, per rendere sicuri alimenti, oggetti ed anche l’acqua da bere.

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Diagnosi di salmonellosi

La diagnosi di salmonellosi si basa su criteri anamnestici ed epidemiologici e sui risultati degli esami di laboratorio; nelle forme gastroenteriche spesso esiste una storia d’ingestione di alimenti contaminati. La diagnosi di certezza si ha con l’isolamento del microrganismo, in appropriati terreni di coltura. La ricerca di anticorpi specifici nel siero del paziente, utile nelle forme tifoidee, non è di alcuna utilità nella diagnosi di salmonellosi.

Terapia di salmonellosi

La terapia, di solito, è soltanto sintomatica: dieta liquida e reidratazione orale con soluzioni glucosate isotoniche per reintegrare la perdita di liquidi e sali ed evitare il collasso circolatorio. La terapia antibiotica è controindicata nelle forme di enterite, comprese quelle dei neonati, non essendo provato che acceleri la guarigione, mentre di sicuro prolunga il periodo di escrezione delle salmonelle per un’alterazione della normale flora microbica intestinale. Nelle forme setticemiche e suppurative, come nella febbre tifoide e paratifoide, è indicato l’uso del cloramfenicolo come trattamento iniziale; se il germe è sensibile è meglio usare poi l’ampicillina per trattamenti prolungati. Buona norma è saggiare, prima dell’inizio di ogni trattamento, la sensibilità agli antibiotici del germe isolato, per instaurare una corretta terapia.

Per le forme di salmonellosi minori, nell’arco di due settimane avvengono spontaneamente sia l’eliminazione del patogeno sia la risoluzione dei sintomi e in questi casi la terapia si basa essenzialmente nel ripristino dell’equilibrio idrosalino alterato. Nelle altre condizioni che inducono un sistema immunitario debilitato, occorre però anche una terapia antibiotica (gli antibiotici più comunemente impiegati sono fluorochinoloniamoxicillina e cotrimoxazolo).

Come prevenire salmonella e salmonellosi?

Per un’efficace profilassi, è fondamentale: cuocere bene gli alimenti, specie quelli di origine animale quali uova, pollame e altre carni; evitare il consumo di uova crude o di salse e dolci a base di uova crude; usare latte pastorizzato; educare gli operatori del settore alimentare al maggiore rispetto delle norme igieniche; proteggere gli alimenti dal contatto con insetti e roditori; escludere soggetti con diarrea dal contatto con alimenti di pazienti ospedalizzati; riconoscere, controllare e prevenire le infezioni da s. in animali domestici e di compagnia; controllare carni e pollame, macelli, industrie alimentari e negozi; sterilizzare i mangimi per animali; indurre i portatori noti a detergersi in modo assoluto le mani dopo aver defecato e possibilmente a non maneggiare alimenti finché eliminano s. con le feci. Per un controllo della diffusione interumana, è importantissima la buona igiene personale, l’uso di acque incontaminate, lo smaltimento corretto dei liquami, il controllo dei portatori cronici e l’isolamento dei casi acuti.

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Ritirato un lotto di salsicce dai supermercati per salmonella

MEDICINA ONLINE RITIRATO LOTTO SALSICCIA PER SALMONELLA BATTERIO CONTAMINATA MARKET PERUGIA ITALIA CUCINARE CARNE.jpgSalsiccia fresca ritirata a causa del rischio salmonella. Il ministero della Salute ha pubblicato il richiamo di un lotto di salsicce fresche in filze prodotta da Bevanati Claudio e Figli, un’azienda di Foligno (Perugia), per la presenza di salmonella.

Le salsicce sono vendute sfuse al dettaglio e nello specifico riguardano il lotto  0510PP, con scadenza al 07/10/2017 e al 15/10/2017. Il richiamo specifica che è altamente sconsigliato mangiare il prodotto e che nel caso fosse stato acquistato è possibile restituirlo nel punto vendita in cui è stato preso. L’ingerimento di queste salsicce potrebbe causare problemi di saute: la gravità dei sintomi varia dai semplici disturbi del tratto gastrointestinale,  fino a forme cliniche più gravi.

Nei casi più gravi possono verificarsi batteriemie o infezioni focali a carico per esempio di ossa e meningi, ma ciò accade soprattutto in soggetti fragili come anziani, bambini e soggetti con deficit a carico del sistema immunitario. Nella maggior parte dei casi la salmonella non dà gravi conseguenze e in alcuni soggetti può essere addirittura asintomatica.

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Regioni addominali: semeiotica, anatomia ed organi contenuti

MEDICINA ONLINE REGIONI ADDOMINALI SEMEIOTICA ANATOMIA TOPOGRAFICA ORGANI CONTENUTI IPOCONTRIO FIANCO DESTRO SINISTRO IMMAGINI FOSSA ILIACA LINEA SOTTOCOSTALE BISILIACAIn semeiotica ed anatomia topografica, l’addome può essere suddiviso in nove regioni che, dall’alto verso il basso, sono le seguenti:

Superiormente:

  • ipocondrio destro: contenente fegato, cistifellea, duodeno e polmone destro;
  • ipocondrio sinistro: contenente stomaco, polmone sinistro e milza;
  • epigastrio (tra ipocondrio destro e sinistro): contenente fegato, colon trasverso, duodeno, pancreas e stomaco.

Tra le regioni superiori ed inferiori:

  • fianco destro: contenente colon ascendente ed intestino tenue;
  • fianco sinistro: contenente colon discendente ed intestino tenue;
  • mesogastrio (tra fianco destro e sinistro): intestino tenue.

Inferiormente:

  • fossa iliaca destra: contenente colon cieco, ascendente ed appendice vermiforme;
  • fossa iliaca sinistra: contenente colon discendente e sigma;
  • ipogastrio (tra fossa iliaca destra e sinistra): contenente sigma, retto, utero e vescica.

Si delimitano prolungando verso il basso le due linee emiclaveari destra e sinistra (linee perpendicolari al suolo passanti per il mezzo delle clavicole su di un piano frontale) e si tracciano altre 2 linee ad esse perpendicolari:

  • linea sottocostale: linea parallela al suolo, tangente alle arcate costali del decimo paio di coste;
  • linea bisiliaca: linea parallela al suolo che unisce le due spine iliache anteriori superiori.

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Punto di McBurney e segno positivo nell’appendicite

MEDICINA ONLINE Appendicite Punto di McBurney DOLORE 4 QUADRANTI SETTORI 9 REGIONI ADDOMINALI SEMEIOTICA ANATOMIA TOPOGRAFICA ORGANI CONTENUTI IPOCONTRIO FIANCO DESTRO SINISTRO IMMAGINIIl punto di McBurney è un punto di repere usato in medicina e semeiotica nell’esame obiettivo dell’addome. Tale punto è situato a livello del primo terzo della linea che idealmente congiunge la spina iliaca anteriore superiore destra e l’ombelico (vedi foto).

Se la tale punto viene premuto e ciò evoca dolore nel paziente, si parla di punto di McBurney positivo e ciò può far sospettare una patologia del colon, in particolare un’appendicite acuta.

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Segno di Blumberg positivo o negativo: cos’è e cosa indica

MEDICINA ONLINE Appendicite Punto di McBurney DOLORE 4 QUADRANTI SETTORI 9 REGIONI ADDOMINALI SEMEIOTICA ANATOMIA TOPOGRAFICA ORGANI CONTENUTI IPOCONTRIO FIANCO DESTRO SINISTRO IMMAGINI FOSSA ILIACA LINEA SOTTOCOSTALEIn medicina il segno di Blumberg è un segno clinico che indica una infiammazione della parete del peritoneo. Si verifica quando il paziente prova un “dolore di rimbalzo” alla palpazione dell’addome.

Come si evoca il segno di Blumberg

  1. il paziente è in posizione supina;
  2. il medico esercita una pressione leggera sull’addome, partendo da zone non spontaneamente dolorose, alla ricerca di aree di contrattura, che talvolta è notevole (addome di legno o a tavola);
  3. il medico individua una zona di contrattura o dolorabilità evocata alla palpazione;
  4. in tale zona il medico, durante la palpazione, solleva bruscamente le mani dall’addome;
  5. se tale movimento genera dolore acuto trafittivo, o un’aggravarsi del dolore, il segno di Blumberg è positivo e ciò indica una possibile peritonite;
  6. se tale movimento non genera dolore acuto trafittivo, o non aggrava il dolore, il segno di Blumberg è negativo, tuttavia non esclude necessariamente la presenza di una patologia addominale.

Data la frequenza con cui si presenta in urgenza, il segno di Blumberg viene spesso ricercato nell’area dove è più probabile la sede dell’appendice, nel cosiddetto punto di McBurney, che si trova a due terzi sulla linea che unisce la spina iliaca antero-superiore destra all’ombelico (vedi foto in alto). Dato che la reazione al dolore è discriminante ai fini dell’esecuzione della manovra, la ricerca del segno di Blumberg andrebbe effettuata possibilmente SEMPRE prima della somministrazione di un qualsiasi farmaco antinfiammatorio (o comunque con effetti antalgici) che potrebbe invalidare il risultato, dando dei falsi negativi, cioè il medico – in assenza di dolore, grazie all’azione del farmaco – è portato a pensare che non ci sia patologia quando invece essa è presente.

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Significato patologico

Il dolore evocato dalla pressione è segno di peritonite, cioè di infiammazione del foglietto parietale peritoneale; la sua localizzazione è estremamente importante nelle fasi precoci di peritonite, in quanto essa inizia immediatamente al di sopra dell’organo il cui interessamento ha dato origine all’infiammazione. Più avanti nel decorso della malattia viene progressivamente colpita un’area sempre più vasta, con la comparsa dell’addome a tavola. Il dolore acuto che insorge quando la mano viene ritirata è dovuto allo sfregamento dei foglietti sierosi del peritoneo che sono interessati dal processo infiammatorio, ed è tipico di questa condizione; la positività al segno di Blumberg viene utilizzata per discriminare inizialmente la peritonite da altre patologie ad interessamento addominale. Tranne nei casi evidenti accompagnati da altra sintomatologia concorde, la diagnosi iniziale sarà poi confermata da ulteriori esami strumentali, utili anche a localizzare l’origine dell’infiammazione.

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Quadranti addominali: semeiotica, anatomia ed organi contenuti

MEDICINA ONLINE 4 QUADRANTI SETTORI 9 REGIONI ADDOMINALI SEMEIOTICA ANATOMIA TOPOGRAFICA ORGANI CONTENUTI IPOCONTRIO FIANCO DESTRO SINISTRO IMMAGINI FOSSA ILIACA LINEA SOTTOCOSTALE BISILL’addome può essere suddiviso in semeiotica ed in anatomia topografica in quattro quadranti:

  • quadrante superiore destro: contiene fegato, cistifellea, pancreas e colon trasverso;
  • quadrante superiore sinistro: contiene stomaco, pancreas e milza;
  • quadrante inferiore destro: contiene colon ascendente, cieco, appendice vermiforme ed intestino tenue;
  • quadrante inferiore sinistro: contiene colon discendente, sigma, retto ed intestino tenue.

Per descrivere tali quadranti, si usano 2 linee fra di loro perpendicolari:

  • linea xifopubica: va dalla parte inferiore dello sterno sino al pube (si sovrappone alla linea mediana del corpo);
  • linea ombelicale trasversa: linea parallela al suolo passante per l’ombelico.

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