Pragmatica della comunicazione e teoria degli atti linguistici in psicologia

MEDICINA ONLINE TRISTE COME RICONQUISTARE EX RAGAZZA RAGAZZO FIDANZATA FIDANZATO MARITO MOGLIE MATRIMONIO COPPIA DIVORZIO SEPARATI SEPARAZIONE AMORE CUORE FIDUCIA UOMO DONNA ABBRACCIO LOVE COUPLE WALLPAPERParlare è, prima di tutto, un’azione, e il parlare come particolare forma dell’agire è  studiato da una disciplina specifica, la pragmatica. Secondo la “pragmatica la comunicazione” è, Continua a leggere

Lingua dei segni italiana: cos’è, come impararla, alfabeto, esempi

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Linguaggio iconico Bliss: simboli, metodo, sistema, quando si usa

Con “linguaggio iconico Bliss” o più semplicemente “linguaggio Bliss” (in lingua inglese “Blissymbolics” o “Blissymbol”) si indica una lingua ausiliaria internazionale interamente basata su simboli ideografici e pittografici. Ricordiamo che con “lingua ausiliaria internazionale” (in inglese “international auxiliar language”) si intende una lingua artificiale creata per la comunicazione tra persone di differenti nazioni che non hanno in comune una stessa lingua, come ad esempio l’esperanto, l’ido, l’interlingua, il volapük od il glosa.

Linguaggio Bliss nel film “Io sono Mateusz

Il linguaggio Bliss è stato portato ultimamente all’attenzione dei non addetti ai lavori dallo splendido film drammatico del 2013 Io sono Mateusz (Chce się żyć) diretto da Maciej Pieprzyca, con Dawid Ogrodnik nella parte di un paziente affetto da paralisi cerebrale, figura ispirata a Przemka Chrzanowskiego, un paziente diventato celebre anche per la comunicazione con amici, familiari e membri dello staff sanitario, proprio grazie al linguaggio Bliss. Il film è veramente molto bello e lo consiglio agli appassionati di cinema, specie a quelli che hanno un animo sensibile.

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Il sistema Bliss

Il linguaggio Bliss permette la comunicazione tra due individui tramite l’uso di disegni ed è composto da un gran numero di simboli base, ciascuno dei quali rappresentante un concetto che di volta in volta può essere combinato con altri simboli al fine di rappresentare in forma grafica nuovi concetti. La particolarità del Bliss è che, al contrario di tutti i sistemi di scrittura esistenti, la sua grafia non corrisponde a nessun suono. Il Blissymbolics, non conoscendo alcuna relazione con i suoni (scritti o pronunciati) che nelle lingue naturali o artificiali indicano oggetti o concetti astratti, si può quindi a buon titolo definire come la prima lingua scritta integralmente pitto-ideografica. Il Bliss è quindi un sistema di simboli grafici basato sul significato e non sulla fonetica ed i suoi simboli hanno quattro caratteristiche principali:

  • sono pittografici (assomigliano a quello che rappresentano);
  • sono ideografici (simboleggiano un’idea);
  • sono arbitrari (non hannpo legame col concetto rappresentato);
  • sono internazionali.

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I simboli base sono circa cento, ma – parimenti a quello che avviene con lettere e parole – combinati tra loro acquistano diversi significati, costituendo un vocabolario ampio, che copre la maggioranza dei significati possibili: ad esempio, ponendo in sequenza i simboli “casa”, “dare” e “conoscenza” si ottiene “scuola”. Uno stesso simbolo cambia funzione grammaticale ponendovi in alto un “indicatore”: un quadratino per i sostantivi, una “v” rovesciata per i verbi, una piccola “v” per aggettivi e avverbi. Il sistema prevede una sintassi per la formazione di frasi, secondo la sequenza soggetto, verbo, oggetto e aggettivo. Gli stessi simboli in formato grafico ridotto e posti sopra un simbolo ne cambiano la funzione e diventano degli indicatori di funzione. Per esempio, il simbolo di azione sopra quello di “piedi”, assume il significato di “andare”.

Esempio di uso del metodo Bliss

I simboli base vengono disposti in modo da creare una frase di senso compiuto, come nell’esempio qui proposto:

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Che significa: Io voglio andare al cinema.

Storia del Bliss

Il linguaggio Bliss fu pianificato da Charles K. Bliss, ingegnere e semiologo ucraino, nella metà del 1900, dopo la seconda guerra mondiale, con lo scopo di creare una lingua ausiliaria internazionale semplice da imparare e che facilitasse la comunicazione tra persone che non parlano la stessa lingua. L’autore si ispirò ai caratteri cinesi (i quali, per l’esattezza, sono in massima parte logogrammi piuttosto che ideogrammi) che ebbe modo di studiare durante il suo soggiorno in Cina, nel Ghetto di Shanghai, ove riparò in qualità di rifugiato in fuga dalle persecuzioni antisemite naziste. Nel 1949 pubblicò il testo “Semantography” (semantografia), nel quale espose i fondamenti del sistema ideografico che concepì. L’idea di Charles K. Bliss di proporre la sua lingua pianificata come lingua internazionale non ebbe molta fortuna, tuttavia a partire dal 1960 il Bliss trovò una interessante ed inattesa applicazione quale metodo di comunicazione utilizzabile da persone con difficoltà motorie o altre disabilità che impediscano o riducano loro la possibilità di comunicazione per mezzo della parola pronunciabile o foneticamente scrivibile.

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Quando si usa?

Come già prima anticipato, l’uso del Bliss è diffuso tra quei soggetti che, per svariate patologie psico-motorie, hanno difficoltà o sono impossibilitati all’uso della lingua scritta e parlata.

Imparare il Bliss in Italia

Per usare il Bliss non è necessario saper leggere e basta una tabella, sulla quale si possono gradualmente aggiungere i simboli appresi, in forma di autoadesivi. Su ogni simbolo è sempre scritta la parola corrispondente, per poter comunicare anche con chi non conosce il sistema, quindi imparare il Bliss è relativamente facile e veloce. Corsi di formazione sul Bliss sono tenuti anche in Italia. Per informazioni, Centro Benedetta D’Intino, di Milano (tel. 02/39263940).

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Sedurre una donna o un uomo col gioco di sguardi: vantaggi, svantaggi, dove farlo

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO GUIDA GIOCO DI SGUARDO SEDUZIONE PIERRE AUGUSTE RENOIR COLAZIONE DEI CANOTTIERI

Il miglior preliminare sessuale che conosca? Senza dubbio il gioco di sguardi.

Piacere ad una donna o ad un uomo è una cosa al tempo stesso facilissima e difficilissima. Fin dall’antichità l’essere umano ha cercato di sviluppare tecniche di seduzione sempre più sofisticate per avere successo con l’altro sesso (o col medesimo, in base all’orientamento sessuale), nella continua ricerca del valorizzare le proprie qualità individuali. Fermo restando che il primo e più importante fattore nel determinare il piacere o il non piacere a chi ci sta di fronte è la bellezza esteriore, in particolare quella del viso, esistono comunque alcuni sistemi per aumentare le possibilità di “approccio” con l’altro sesso (o con lo stesso se si è omosessuali). Uno strabiliante aiuto da accostare alle tecniche più raffinate di seduzione è sempre stato costituito da linguaggi non verbali più o meno innati in ognuno di noi, cioè tutti quei comportamenti che non includono il parlare, come muoversi o assumere una certa posizione, che il nostro corpo compie, consciamente o inconsciamente, quando siamo attirati da una persona. Riuscire a controllare questo tipo di comportamenti del nostro corpo e riuscire ad interpretarli negli altri, ci permetterà di essere più interessanti per chi vogliamo sedurre e ci aiuterà a capire se dall’altra parte c’è un ritorno positivo al nostro approccio e massimizzare le possibilità di conquista.

Cos’è il gioco di sguardi e perché è importante?

Una delle tecniche migliori di seduzione, nel linguaggio non verbale, è il “gioco di sguardi“, cioè quella situazione in cui due persone, poste in un ambiente che gli permette una certa vicinanza, si “rincorrono” più o meno timidamente con lo sguardo. E’ una tecnica di seduzione molto intrigante, sia per l’uomo che per la donna, e contemporaneamente è un utile segnale che ci permette in maniera relativamente semplice di capire se abbiamo qualche possibilità con l’altra persona ed evitare il rischio di brutte figure.

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I vantaggi e gli svantaggi del gioco di sguardi

Come tutte le tecniche di seduzione, anche con il gioco di sguardo esistono vantaggi e svantaggi. I vantaggi nel giocare con lo sguardo sono molti:

  1. permette di godere la vista di una persona che esteticamente ci piace;
  2. determina un vero e proprio crescendo di desiderio ed emozioni (quando i vostri sguardi si incrociano vi sentite elettrici grazie alla dopamina che scorre a fiumi nel vostro cervello);
  3. permette di mettersi in gioco senza rischiare molto;
  4. ci regala autostima, ci fa sentire più belli;
  5. essendo a noi sconosciuta, la persona che abbiamo di fronte acquista il carattere che più ci piace (certo questo può diventare un potenziale grosso svantaggio, perché ce la fa idealizzare e se poi scopriamo che il suo carattere non è come immaginavamo… la delusione è doppiamente forte).

Infine non dimentichiamoci che un gioco di sguardi è estremamente utile per cogliere lati psicologici che gli occhi riescono a comunicare: se lo sguardo dell’altra persona sarà intraprendente, avremo di fronte una persona sicura di sé e predatrice; se lo sguardo sarà timido, avremo di fronte una persona più sensibile. Sapere questa informazione, porta a due vantaggi fondamentali:

  • ci fa capire in anticipo, ancor prima di aprire bocca, se la persona che abbiamo di fronte ha un carattere che può piacerci o no;
  • ci permette di usare una tattica di approccio diversa a seconda se la persona è più timida/riservata o più aggressiva.

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Gli svantaggi del gioco di sguardi

Il principale svantaggio di un gioco di sguardi – oltre alla possibilità di male interpretare le occhiate, cosa da mettere in conto –  è che, se il gioco di sguardi viene protratto per troppo tempo e nessuno dei due si fa avanti (magari per timidezza), non nasce nessun rapporto, tuttavia per alcuni il bello è proprio questo: avere l’emozione di un flirt (magari con diversi potenziali partner), senza alcune “complicazioni” legate ad un rapporto vero e proprio come ad esempio tradire “fisicamente” il proprio o la propria partner. Senza considerare che qualcuno può trarre piacere da un gioco di sguardi che non passa ad uno stadio successivo, perché è esso stesso fonte di autostima e gratificazione: “mi guarda, quindi sono bello/a”.

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Dove giocare con lo sguardo? Il gioco di sguardi “territoriale”

Una ricerca ha dimostrato che troviamo più interessanti, piacevoli e rassicuranti i volti che abbiamo visto più volte, in un ambiente che conosciamo bene, anche se non conosciamo realmente l’altra persona. Ambienti dove tipicamente si può svolgere un gioco di sguardi, sono:

  • una sala universitaria;
  • una classe di liceo;
  • un’aula di studio;
  • una biblioteca;
  • una palestra;
  • uno stadio;
  • un parco dove si va a correre;
  • un locale che frequenti spesso.

Tutti posti che tendono ad essere popolati più o meno sempre dalle stesse persone. Questo ti permetterà di giocare con lo sguardo più volte (anche in giorni diversi) con l’altra persona e, col tempo, ottenere questi vantaggi:

  • il vostro volto le piacerà sempre di più (un viso visto più volte è statisticamente considerato più attraente rispetto allo stesso viso visto meno volte);
  • darete più sicurezza all’altro (una persona vista più volte è statisticamente considerata meno “pericolosa” rispetto ad uno sconosciuto);
  • vi dà l’occasione di partire da un punto in comune (ad esempio il fitness, se vi vedete in palestra);
  • quando chi vi piace interagisce con altre persone, vi dà l’occasione di “carpire” come parla e di che parla, oltre a capire come si comporta: tali informazioni sono utili sia per capire se davvero chi vi piace esteticamente potrebbe piacervi anche caratterialmente, sia per capire quale tipo di approccio possa essere più efficace con lei/lui;
  • vi dà l’occasione di parlare con lei grazie ad eventuali amici in comune che frequentano lo stesso posto;
  • quando la giornata sarà finita potrete “darvi un sensuale appuntamento al giorno dopo”, magari con uno sguardo di commiato un po’ più lungo degli altri.

Considerate inoltre che chi frequenta questi posti, tenderà a tornarci con molta regolarità: ad esempio in una palestra un ragazzo o una ragazza che vi interessano potrebbe seguire un corso ogni lunedì, mercoledì e venerdì dalle 18,30 alle 19,30 e voi, per avere la quasi certezza di incontrarlo/a, vi recherete in palestra proprio in quel momento. Un vantaggio di un gioco di sguardi ricorrente e “territoriale” è che può farvi apparire come più leggere ed entusiasmanti alcune situazioni altrimenti abbastanza noiose. Ad esempio ai tempi del liceo io ero felice di andare a scuola ogni mattina proprio per il gioco di sguardi intrapreso con una mia compagna di classe. Stesso discorso in palestra, dove una seduta di allenamento può diventare più piacevole se intervallata con un gioco di sguardi: fate solo in modo che tale bellissima attività non vi distragga dal compito che state svolgendo!

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Un punto in comune da cui partire

La cosa interessante dei posti elencati nel paragrafo precedente e del gioco di sguardo territoriale, è che vi permettono di avere subito un punto in comune con l’altra persona: un frequentatore abituale di una biblioteca avrà in comune con voi l’amore per la lettura; un frequentatore di una palestra condividerà con voi la passione per il fitness; un runner abituale in un dato parco, avrà in comune con voi la passione per la corsa, per la salute e – probabilmente – condividerà anche con voi il quartiere in cui vive: questo vi avvicina e vi permette anche di avere un punto di partenza per l’eventuale conversazione che seguirà il gioco di sguardi. Non stiamo quindi parlando di una persona totalmente sconosciuta, magari incontrata una sola volta per strada e di cui non abbiamo nessuna informazione: è invece una persona che abbiamo visto più volte (quindi “rassicurante”) di cui conosciamo almeno una passione e su questa possiamo costruire un approccio più efficace.
L’altro vantaggio di una osservazione continuata di un soggetto in un posto ristretto, vi permette spesso di capire quali sono i suoi gusti specifici e questo vi da una marcia in più per piacergli/le. Ad esempio se siete in biblioteca e vedete che legge spesso libri di Platone, sapete che potete iniziare una conversazione parlando di come il vostro mito fin da bambini sia stato Socrate! Oppure se vedete che il soggetto che vi interessa in palestra fa sempre lo stepper, potete farlo anche voi accanto a lei/lui iniziando la conversazione relativamente a quanto sia bello e/o utile per te fare quel particolare attrezzo. Oppure ad esempio se frequentate uno stadio di calcio dove i posti sono numerati e vedi che quella data persona tifa la tua stessa squadra, quale modo più semplice esiste nell’approcciare parlando della propria passione comune? O ancora, se ascoltate la persona che vi piace parlare spesso di cinema o di un dato gruppo musicale con altre persone, potreste approcciare dicendo per esempio “ah davvero anche tu ami quel particolare film/band musicale? Lo sai che anche io ci vado pazzo?”. Una mia amica tempo fa mi ha raccontato che, mentre si allenava in palestra, aveva messo sul suo smartphone una compilation del gruppo musicale Muse: un ragazzo, semplicemente guardando lo schermo del suo telefono, riconobbe la copertina di un album della suddetta band e la approcciò proprio dicendole “Anche a te piacciono i Muse”? 

Continua la lettura con la seconda parte di questo articolo, in cui ti spiegherò cosa può succedere quando si svolge il gioco di sgardi, quali sono i possibili passi successivi e soprattutto gli errori che devi assolutamente evitare. Trovi la seconda parte qui: Sedurre una donna o un uomo col gioco di sguardi: cosa può succedere, passo successivo, errori da evitare

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Per gli scienziati “Eh?” è la prima parola universale

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO UOMO PREISTORICO STORIA SCIENZA PREISTORIAQual è la parola universale del linguaggio dell’uomo preistorico, medievale o moderno che sia? Quale parola racchiude in sé il linguaggio di tutti gli uomini mai vissuti sulla terra? La risposta a questa domanda è un’altra domanda: EH? Eh già, non è “mamma” e nemmeno “cibo” o “fuoco”. La parola è proprio EH? Sì, avete capito bene: quella che si usa quando non si è… capito bene! Una sillaba apparentemente inutile che però, secondo i linguisti olandesi coordinati da Mark Dingemanse dell’Istituto Max Planck di psicolinguistica a Nijmegen (Olanda) rappresenta uno strumento indispensabile nella comunicazione, perché permette di comprendere meglio ciò che l’altro sta cercando di dire.

La ricerca

Pubblicata su Plos One, la ricerca è stata svolta analizzando le lingue di tutto il mondo, fino a scoprire che tutte hanno una parola che ha suono e funzione quasi identiche: il termine che in italiano suona come “Eh?”, in inglese “Huh?”, in spagnolo “E?”, in  tedesco “He?”, in cinese “A?”. “Senza parole come questa – spiegano gli studiosi – non saremmo in grado di segnalare subito e in modo efficace quando non comprendiamo qualcosa che viene detto“. Un risultato importante, quello ottenuto dai ricercatori olandesi, soprattutto considerando che, di solito, le parole nei linguaggi non correlati hanno un suono completamente differente.

Come si è giunti al risultato?

Ma come hanno fatto gli studiosi a capire che “Eh?” è così simile tra le varie lingue? Semplice: hanno studiato il contesto specifico in cui si pronuncia questa parola. Nella comunicazione umana, infatti, quando in qualche modo non siamo in grado di rispondere in modo appropriato, abbiamo bisogno di una via di fuga: un modo per segnalare il  problema rapidamente. Questo segnale, spiegano gli esperti, deve essere facile da produrre in situazioni in cui si sta letteralmente rischiando di perdere qualcosa, e deve essere una parola interrogativa, che serva a chiarire che il primo relatore deve ripetere quello che ha detto. Dal momento che questi requisiti funzionali sono sostanzialmente uguali tra i vari linguaggi, ciò ha portato le lingue a convergere sulla stessa soluzione: una semplice e veloce sillaba interrogativa.

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Perché gli uomini non capiscono le donne? Il problema è tutto nel…

Uomini e donne sono davvero fatti per non capirsi? Quanto c’è di vero nell’incomunicabilità tra i sessi e quanto invece è una leggenda metropolitana?
Sembra essere tutto vero: lo confermerebbe uno studio, pubblicato sulla rivista PlosOne, e condotto dai ricercatori della LWL University Hospital di Bochum in Germania. Lo studio è emblematico già a partire dal titolo: “Perché gli uomini non capiscono le donne? Reti neurali alterate nella lettura del linguaggio degli occhi di uomini e donne“. L’ipotesi dei ricercatori è che gli uomini abbiano difficoltà a capire le donne perché non riescono a riconoscere gli stati d’animo che esprimono attraverso gli occhi, che sono una delle più importanti fonti di informazione per capire lo stato d’animo altrui.

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