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Pragmatica della comunicazione e teoria degli atti linguistici in psicologia
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Lingua dei segni italiana: cos’è, come impararla, alfabeto, esempi
La lingua dei segni è una forma di comunicazione che non usa la voce e che veicola i propri significati tramite un Continua a leggere
Linguaggio iconico Bliss: simboli, metodo, sistema, quando si usa
Con “linguaggio iconico Bliss” o più semplicemente “linguaggio Bliss” (in lingua inglese “Blissymbolics” o “Blissymbol”) si indica una lingua ausiliaria internazionale interamente basata su simboli ideografici e pittografici. Ricordiamo che con “lingua ausiliaria internazionale” (in inglese “international auxiliar language”) si intende una lingua artificiale creata per la comunicazione tra persone di differenti nazioni che non hanno in comune una stessa lingua, come ad esempio l’esperanto, l’ido, l’interlingua, il volapük od il glosa.
Linguaggio Bliss nel film “Io sono Mateusz“
Il linguaggio Bliss è stato portato ultimamente all’attenzione dei non addetti ai lavori dallo splendido film drammatico del 2013 Io sono Mateusz (Chce się żyć) diretto da Maciej Pieprzyca, con Dawid Ogrodnik nella parte di un paziente affetto da paralisi cerebrale, figura ispirata a Przemka Chrzanowskiego, un paziente diventato celebre anche per la comunicazione con amici, familiari e membri dello staff sanitario, proprio grazie al linguaggio Bliss. Il film è veramente molto bello e lo consiglio agli appassionati di cinema, specie a quelli che hanno un animo sensibile.
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Il sistema Bliss
Il linguaggio Bliss permette la comunicazione tra due individui tramite l’uso di disegni ed è composto da un gran numero di simboli base, ciascuno dei quali rappresentante un concetto che di volta in volta può essere combinato con altri simboli al fine di rappresentare in forma grafica nuovi concetti. La particolarità del Bliss è che, al contrario di tutti i sistemi di scrittura esistenti, la sua grafia non corrisponde a nessun suono. Il Blissymbolics, non conoscendo alcuna relazione con i suoni (scritti o pronunciati) che nelle lingue naturali o artificiali indicano oggetti o concetti astratti, si può quindi a buon titolo definire come la prima lingua scritta integralmente pitto-ideografica. Il Bliss è quindi un sistema di simboli grafici basato sul significato e non sulla fonetica ed i suoi simboli hanno quattro caratteristiche principali:
- sono pittografici (assomigliano a quello che rappresentano);
- sono ideografici (simboleggiano un’idea);
- sono arbitrari (non hannpo legame col concetto rappresentato);
- sono internazionali.
I simboli base sono circa cento, ma – parimenti a quello che avviene con lettere e parole – combinati tra loro acquistano diversi significati, costituendo un vocabolario ampio, che copre la maggioranza dei significati possibili: ad esempio, ponendo in sequenza i simboli “casa”, “dare” e “conoscenza” si ottiene “scuola”. Uno stesso simbolo cambia funzione grammaticale ponendovi in alto un “indicatore”: un quadratino per i sostantivi, una “v” rovesciata per i verbi, una piccola “v” per aggettivi e avverbi. Il sistema prevede una sintassi per la formazione di frasi, secondo la sequenza soggetto, verbo, oggetto e aggettivo. Gli stessi simboli in formato grafico ridotto e posti sopra un simbolo ne cambiano la funzione e diventano degli indicatori di funzione. Per esempio, il simbolo di azione sopra quello di “piedi”, assume il significato di “andare”.
Esempio di uso del metodo Bliss
I simboli base vengono disposti in modo da creare una frase di senso compiuto, come nell’esempio qui proposto:
Che significa: Io voglio andare al cinema.
Storia del Bliss
Il linguaggio Bliss fu pianificato da Charles K. Bliss, ingegnere e semiologo ucraino, nella metà del 1900, dopo la seconda guerra mondiale, con lo scopo di creare una lingua ausiliaria internazionale semplice da imparare e che facilitasse la comunicazione tra persone che non parlano la stessa lingua. L’autore si ispirò ai caratteri cinesi (i quali, per l’esattezza, sono in massima parte logogrammi piuttosto che ideogrammi) che ebbe modo di studiare durante il suo soggiorno in Cina, nel Ghetto di Shanghai, ove riparò in qualità di rifugiato in fuga dalle persecuzioni antisemite naziste. Nel 1949 pubblicò il testo “Semantography” (semantografia), nel quale espose i fondamenti del sistema ideografico che concepì. L’idea di Charles K. Bliss di proporre la sua lingua pianificata come lingua internazionale non ebbe molta fortuna, tuttavia a partire dal 1960 il Bliss trovò una interessante ed inattesa applicazione quale metodo di comunicazione utilizzabile da persone con difficoltà motorie o altre disabilità che impediscano o riducano loro la possibilità di comunicazione per mezzo della parola pronunciabile o foneticamente scrivibile.
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Quando si usa?
Come già prima anticipato, l’uso del Bliss è diffuso tra quei soggetti che, per svariate patologie psico-motorie, hanno difficoltà o sono impossibilitati all’uso della lingua scritta e parlata.
Imparare il Bliss in Italia
Per usare il Bliss non è necessario saper leggere e basta una tabella, sulla quale si possono gradualmente aggiungere i simboli appresi, in forma di autoadesivi. Su ogni simbolo è sempre scritta la parola corrispondente, per poter comunicare anche con chi non conosce il sistema, quindi imparare il Bliss è relativamente facile e veloce. Corsi di formazione sul Bliss sono tenuti anche in Italia. Per informazioni, Centro Benedetta D’Intino, di Milano (tel. 02/39263940).
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Ipospadia nel bambino e nell’adulto: sintomi, diagnosi e cure
L’ipospadia è un’anomalia anatomica congenita – presente fin dalla nascita – che altera la struttura dell’uretra normale. Nei pazienti affetti, il canale uretrale è più corto rispetto al normale e la sua apertura non risiede dove dovrebbe, cioè nella punta del pene. Ciò determina diversi disturbi, che riguardano la minzione e l’eiaculazione. I casi più gravi di ipospadia meritano un’attenzione particolare, in quanto si associano, di frequente, ad altre malformazioni del pene. L’ipospadia richiede un intervento chirurgico, che ricostruisca l’uretra e posizioni la sua apertura in corrispondenza della punta del pene. È un’operazione delicata, ma con una buona percentuale di successo. Si raccomanda di eseguirla nei primi anni di vita.
Anatomia di pene e uretra
Per capire al meglio cosa avviene nell’ipospadia, è opportuno fare un breve ripasso dell’anatomia del pene e dell’uretra.
Il pene è situato tra pube e perineo. Esso ha forma cilindrica ed è composto, principalmente, da tre strutture: il corpo, la testa e il prepuzio. Il corpo è costituito dai due corpi cavernosi, paralleli tra loro e posti nella fascia dorsale (lato superiore) del pene, e dal corpo spongioso posto nella fascia ventrale (lato inferiore). Queste tre strutture sono avvolte da tessuto connettivo. Nei corpi cavernosi passano le arterie cavernose, mentre nel corpo spongioso passa l’uretra. All’origine del corpo c’è lo scroto, contenente i testicoli.
La testa corrisponde al glande, il quale presenta un’apertura sulla punta, il cosiddetto meato urinario, attraverso cui fuoriescono urina e sperma. Il glande è circondato da una zona particolare, chiamata corona. Infine, il prepuzio è una strato di pelle, che serve a ricoprire il glande.
L’uretra è un canale di circa 18-20 centimetri, che origina dalla vescica e serve a condurre verso l’esterno l’urina durante la minzione e (nell’uomo) lo sperma durante l’eiaculazione. L’uretra attraversa il pavimento pelvico e il pene. Nell’uomo, la sua apertura, o meato urinario, risiede nel glande, in corrispondenza della punta.
Leggi anche: Com’è fatto il pene al suo interno?
Cos’è l’ipospadia?
L’ipospadia è un’anomalia anatomica congenita del pene, caratterizzata da un’alterata struttura dell’uretra e da un posizionamento errato della sua apertura. Infatti, il canale è più breve e il meato urinario, anziché trovarsi nella punta del glande, occupa un punto qualsiasi della fascia ventrale (lato inferiore) del pene.
Leggi anche: Testicoli e scroto: dimensioni, anatomia e funzioni in sintesi
Tipi di ipospadia
Esistono diverse forme di ipospadia, a seconda di dove si posizioni l’apertura dell’uretra, l’ipospadia può essere di vari tipi (vedi foto in basso):
- Ipospadia anteriore. È la forma meno grave: il meato è solo leggermente spostato rispetto al normale; esso può risiedere tra glande e porzione subcoronale. Allontanandosi dal meato urinario normale, prende il nome di: glandulare (superiormente alla corona), coronale ( a livello della corona del glande), o subcoronale (al di sotto della corona).
- Ipospadia media (chiamata anche ipospadia peniena dal momento che il meato anormale è sito sull’asta peniena). È la forma di gravità intermedia. L’apertura può trovarsi in un punto compreso tra la zona subcoronale e l’attaccatura dello scroto. Allontanandosi dal meato normale, si classifica in distale, media e prossimale.
- Ipospadia posteriore. È la forma più grave. Sono comprese in questa categoria tutte le ipospadie, il cui meato è situato tra scroto e perineo. Si divide in peno-scrotale (il meato anormale è sito sull’attaccatura dello scroto), scrotale (meato sullo scroto) e perineale (il meato è situato sul perineo, a distanza variabile dall’ano).
Anomalie associate all’ipospadia ed intersessualità
Le forme più gravi di ipospadia sono spesso associate ad altre anomalie anatomiche del pene o dell’apparato urinario. Tra queste, la più frequente è il cosiddetto pene curvo congenito. Tuttavia, possono presentarsi anche criptorchidismo, idrocele, ernia inguinale e malformazioni renali. Queste associazioni, se presenti, vanno prese in notevole considerazione, perché potrebbero essere collegate a una condizione di intersessualità, in cui un individuo ha caratteri sessuali sia maschili che femminili. Le cause di intersessualità comprendono alterazioni sia dei cromosomi sessuali che degli ormoni sessuali. Per approfondire: Intersessualità: cause, tipi, sintomi, terapia
Cos’è il pene curvo congenito?
Consiste in un curvatura eccessiva del pene, dovuta a un minore sviluppo della fascia ventrale del pene e a uno sviluppo maggiore di quella dorsale. Di conseguenza, chi ne soffre ha difficoltà d’erezione: il pene, infatti, rimane curvato verso il basso.
Il pene curvo congenito, come dice il nome stesso, è presente fin dalla nascita, ma il paziente se ne accorge dopo lo sviluppo puberale. L’associazione più frequente è tra pene curvo congenito e l’ipospadia media (meato anormale sito sull’asta del pene).
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Diffusione dell’ipospadia
L’esatta incidenza dell’ipospadia non è nota: alcuni dati sostengono che, a presentare tale anomalia, sia un individuo ogni 300 nuovi maschi; altri studi statistici parlano di un malato ogni 100 nuovi maschi. Quello che invece è assolutamente certo è che le tre forme di ipospadia si verificano con frequenza diversa: l’ipospadia anteriore è quella più comune, in quanto caratterizza il 75% circa dei casi; al secondo posto si posiziona l’ipospadia posteriore, con un buon 20%, che – come prima accennato – statisticamente è la forma maggiormente associata al pene curvo congenito.
L’ultimo posto è occupato dall’ipospadia media, la più grave, che colpisce il 5% circa dei malati.
Quali sono le cause dell’ipospadia?
Allo stato attuale della ricerca scientifica, l’esatta causa dell’ipospadia non è stata ancora del tutto chiarita. Le ipotesi più probabili sono due: la prima riguarda il testosterone e lo sviluppo fetale; la seconda è legata alla familiarità.
- Testosterone e sviluppo fetale. Alcuni ormoni sessuali maschili, in particolare il testosterone, si occupano, durante lo sviluppo fetale, della corretta formazione di uretra e pene. Nell’ipospadia, questo processo fondamentale viene meno. Non si conosce ancora cosa avvenga di preciso. Pare che si produca meno testosterone o che il testosterone secreto sia inefficace. Tale ipotesi, che vede protagonista il testosterone, spiegherebbe anche per quale motivo alcuni casi di ipospadia (in particolare quelli più gravi) siano caratterizzati da intersessualità.
- Familiarità. Secondo alcuni dati statistici, il 20% dei casi di ipospadia presenta, almeno, un altro familiare con la stessa anomalia. La componente familiare, pertanto, gioca un ruolo non trascurabile.
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Fattori di rischio per l’ipospadia
Sulla base dei dati statistici, si sono individuati alcuni fattori di rischio. Essi riguardano la madre del futuro nascituro affetto da ipospadia. Tali fattori sono:
- età della madre superiore ai 40 anni;
- fumo;
- esposizione a sostanze chimiche (per esempio, pesticidi);
- assunzione di progesterone sintetico.
Sintomi, segni e complicanze
Come ormai dovrebbe essere chiaro, il principale segno dell’ipospadia riguardano l’uretra: il canale, che la costituisce, è incompleto e la sede della sua apertura verso l’esterno si trova in posizione scorretta. Pertanto, il meato urinario non risiede nella punta del glande, come di norma dovrebbe, ma è situato in un punto differente lungo la fascia ventrale del pene. A questo segno sono collegati i sintomi tipici dell’ipospadia:
- difficoltà a urinare;
- eiaculazione difficoltosa e precoce;
- disturbi psicologici (il paziente si sente menomato in una zona estremamente importante);
- pene curvo congenito.
L’associazione tra pene curvo congenito ed ipospadia, determina:
- difficoltà d’erezione;
- prepuzio incompleto.
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Difficoltà della diagnosi precoce in fase neonatale
L’ipospadia è una malformazione congenita; pertanto, il paziente nasce con tale anomalia. Ciò nonostante, essa può passare inosservata a un’osservazione poco attenta del neonato, specialmente se è in forma lieve. Inoltre, i bambini indossano i pannolini e ciò contribuisce a non accorgersi del problema. Tuttavia la patologia si manifesta in pochi anni, quando il bambino comincia a usare la toilette, dal momento che insorgono le prime difficoltà causate dall’orinazione male orientata.
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Ipospadia durante la pubertà
Il giovane può soffrire disagi psicologici nel sentirsi diverso dai coetanei. La difficoltà nell’orientare il getto dell’urina – specie se il meato alterato è molto distante dalla sua posizione normale – lo costringe spesso a non poter stare in piedi ma ad urinare da seduto, cosa da lui associata “alle femmine”, con tutti i problemi che possono scaturire in una fase così delicata dell’infanzia.
Ipospadia dopo la pubertà e nell’età adulta
A pubertà conclusa, l’ipospadia influenza in maniera determinante la vita dei pazienti. I disturbi non riguardano più solo la minzione, ma anche l’eiaculazione durante un rapporto sessuale ed il rapporto intimo con la partner, nel continuo timore di mostrarsi nudi ed essere giudicato. Una volta che il paziente diviene consapevole dei suoi disturbi, può arrivare a soffrire di depressione. Egli, infatti, si sente “diverso” e le difficoltà riscontrate, sia nella vita quotidiana sia in quella sessuale, aumentano la sensazione di sconforto morale. Non va dimenticato, inoltre, che tutti questi problemi vengono decisamente amplificati nel caso in cui l’ipospadia sia accompagnata dal cosiddetto pene ricurvo congenito.
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Diagnosi di ipospadia
La diagnosi di ipospadia si effettua mediante un esame fisico del pene. Solo in questo modo, il medico può valutare la posizione del meato urinario e la presenza di eventuali anomalie associate, come il pene curvo congenito e il criptorchidismo.
Nonostante l’ipospadia sia visibile già dalla nascita, è possibile che essa passi inosservata. Per evitare ciò, è sufficiente esaminare attentamente il neonato. L’importanza di una diagnosi precoce è fondamentale per intervenire tempestivamente ed evitare le ripercussioni fisiche e psicologiche a cui va incontro l’adulto con ipospadia. Come si è detto, le ipospadie più gravi potrebbero essere collegate a fenomeni di intersessualità. Per sapere se il paziente ne è afflitto, si eseguono dei test genetici e di valutazione ormonale.
Terapia per l’ipospadia
Per conoscere le opzioni terapeutiche per l’ipospadia, vi invita a continuare la lettura con questo articolo: Ipospadia nel bambino e nell’adulto: terapia chirurgica e post-operatorio
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Sedurre una donna o un uomo col gioco di sguardi: vantaggi, svantaggi, dove farlo
Il miglior preliminare sessuale che conosca? Senza dubbio il gioco di sguardi.
Piacere ad una donna o ad un uomo è una cosa al tempo stesso facilissima e difficilissima. Fin dall’antichità l’essere umano ha cercato di sviluppare tecniche di seduzione sempre più sofisticate per avere successo con l’altro sesso (o col medesimo, in base all’orientamento sessuale), nella continua ricerca del valorizzare le proprie qualità individuali. Fermo restando che il primo e più importante fattore nel determinare il piacere o il non piacere a chi ci sta di fronte è la bellezza esteriore, in particolare quella del viso, esistono comunque alcuni sistemi per aumentare le possibilità di “approccio” con l’altro sesso (o con lo stesso se si è omosessuali). Uno strabiliante aiuto da accostare alle tecniche più raffinate di seduzione è sempre stato costituito da linguaggi non verbali più o meno innati in ognuno di noi, cioè tutti quei comportamenti che non includono il parlare, come muoversi o assumere una certa posizione, che il nostro corpo compie, consciamente o inconsciamente, quando siamo attirati da una persona. Riuscire a controllare questo tipo di comportamenti del nostro corpo e riuscire ad interpretarli negli altri, ci permetterà di essere più interessanti per chi vogliamo sedurre e ci aiuterà a capire se dall’altra parte c’è un ritorno positivo al nostro approccio e massimizzare le possibilità di conquista.
Cos’è il gioco di sguardi e perché è importante?
Una delle tecniche migliori di seduzione, nel linguaggio non verbale, è il “gioco di sguardi“, cioè quella situazione in cui due persone, poste in un ambiente che gli permette una certa vicinanza, si “rincorrono” più o meno timidamente con lo sguardo. E’ una tecnica di seduzione molto intrigante, sia per l’uomo che per la donna, e contemporaneamente è un utile segnale che ci permette in maniera relativamente semplice di capire se abbiamo qualche possibilità con l’altra persona ed evitare il rischio di brutte figure.
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I vantaggi e gli svantaggi del gioco di sguardi
Come tutte le tecniche di seduzione, anche con il gioco di sguardo esistono vantaggi e svantaggi. I vantaggi nel giocare con lo sguardo sono molti:
- permette di godere la vista di una persona che esteticamente ci piace;
- determina un vero e proprio crescendo di desiderio ed emozioni (quando i vostri sguardi si incrociano vi sentite elettrici grazie alla dopamina che scorre a fiumi nel vostro cervello);
- permette di mettersi in gioco senza rischiare molto;
- ci regala autostima, ci fa sentire più belli;
- essendo a noi sconosciuta, la persona che abbiamo di fronte acquista il carattere che più ci piace (certo questo può diventare un potenziale grosso svantaggio, perché ce la fa idealizzare e se poi scopriamo che il suo carattere non è come immaginavamo… la delusione è doppiamente forte).
Infine non dimentichiamoci che un gioco di sguardi è estremamente utile per cogliere lati psicologici che gli occhi riescono a comunicare: se lo sguardo dell’altra persona sarà intraprendente, avremo di fronte una persona sicura di sé e predatrice; se lo sguardo sarà timido, avremo di fronte una persona più sensibile. Sapere questa informazione, porta a due vantaggi fondamentali:
- ci fa capire in anticipo, ancor prima di aprire bocca, se la persona che abbiamo di fronte ha un carattere che può piacerci o no;
- ci permette di usare una tattica di approccio diversa a seconda se la persona è più timida/riservata o più aggressiva.
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Gli svantaggi del gioco di sguardi
Il principale svantaggio di un gioco di sguardi – oltre alla possibilità di male interpretare le occhiate, cosa da mettere in conto – è che, se il gioco di sguardi viene protratto per troppo tempo e nessuno dei due si fa avanti (magari per timidezza), non nasce nessun rapporto, tuttavia per alcuni il bello è proprio questo: avere l’emozione di un flirt (magari con diversi potenziali partner), senza alcune “complicazioni” legate ad un rapporto vero e proprio come ad esempio tradire “fisicamente” il proprio o la propria partner. Senza considerare che qualcuno può trarre piacere da un gioco di sguardi che non passa ad uno stadio successivo, perché è esso stesso fonte di autostima e gratificazione: “mi guarda, quindi sono bello/a”.
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Dove giocare con lo sguardo? Il gioco di sguardi “territoriale”
Una ricerca ha dimostrato che troviamo più interessanti, piacevoli e rassicuranti i volti che abbiamo visto più volte, in un ambiente che conosciamo bene, anche se non conosciamo realmente l’altra persona. Ambienti dove tipicamente si può svolgere un gioco di sguardi, sono:
- una sala universitaria;
- una classe di liceo;
- un’aula di studio;
- una biblioteca;
- una palestra;
- uno stadio;
- un parco dove si va a correre;
- un locale che frequenti spesso.
Tutti posti che tendono ad essere popolati più o meno sempre dalle stesse persone. Questo ti permetterà di giocare con lo sguardo più volte (anche in giorni diversi) con l’altra persona e, col tempo, ottenere questi vantaggi:
- il vostro volto le piacerà sempre di più (un viso visto più volte è statisticamente considerato più attraente rispetto allo stesso viso visto meno volte);
- darete più sicurezza all’altro (una persona vista più volte è statisticamente considerata meno “pericolosa” rispetto ad uno sconosciuto);
- vi dà l’occasione di partire da un punto in comune (ad esempio il fitness, se vi vedete in palestra);
- quando chi vi piace interagisce con altre persone, vi dà l’occasione di “carpire” come parla e di che parla, oltre a capire come si comporta: tali informazioni sono utili sia per capire se davvero chi vi piace esteticamente potrebbe piacervi anche caratterialmente, sia per capire quale tipo di approccio possa essere più efficace con lei/lui;
- vi dà l’occasione di parlare con lei grazie ad eventuali amici in comune che frequentano lo stesso posto;
- quando la giornata sarà finita potrete “darvi un sensuale appuntamento al giorno dopo”, magari con uno sguardo di commiato un po’ più lungo degli altri.
Considerate inoltre che chi frequenta questi posti, tenderà a tornarci con molta regolarità: ad esempio in una palestra un ragazzo o una ragazza che vi interessano potrebbe seguire un corso ogni lunedì, mercoledì e venerdì dalle 18,30 alle 19,30 e voi, per avere la quasi certezza di incontrarlo/a, vi recherete in palestra proprio in quel momento. Un vantaggio di un gioco di sguardi ricorrente e “territoriale” è che può farvi apparire come più leggere ed entusiasmanti alcune situazioni altrimenti abbastanza noiose. Ad esempio ai tempi del liceo io ero felice di andare a scuola ogni mattina proprio per il gioco di sguardi intrapreso con una mia compagna di classe. Stesso discorso in palestra, dove una seduta di allenamento può diventare più piacevole se intervallata con un gioco di sguardi: fate solo in modo che tale bellissima attività non vi distragga dal compito che state svolgendo!
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Un punto in comune da cui partire
La cosa interessante dei posti elencati nel paragrafo precedente e del gioco di sguardo territoriale, è che vi permettono di avere subito un punto in comune con l’altra persona: un frequentatore abituale di una biblioteca avrà in comune con voi l’amore per la lettura; un frequentatore di una palestra condividerà con voi la passione per il fitness; un runner abituale in un dato parco, avrà in comune con voi la passione per la corsa, per la salute e – probabilmente – condividerà anche con voi il quartiere in cui vive: questo vi avvicina e vi permette anche di avere un punto di partenza per l’eventuale conversazione che seguirà il gioco di sguardi. Non stiamo quindi parlando di una persona totalmente sconosciuta, magari incontrata una sola volta per strada e di cui non abbiamo nessuna informazione: è invece una persona che abbiamo visto più volte (quindi “rassicurante”) di cui conosciamo almeno una passione e su questa possiamo costruire un approccio più efficace.
L’altro vantaggio di una osservazione continuata di un soggetto in un posto ristretto, vi permette spesso di capire quali sono i suoi gusti specifici e questo vi da una marcia in più per piacergli/le. Ad esempio se siete in biblioteca e vedete che legge spesso libri di Platone, sapete che potete iniziare una conversazione parlando di come il vostro mito fin da bambini sia stato Socrate! Oppure se vedete che il soggetto che vi interessa in palestra fa sempre lo stepper, potete farlo anche voi accanto a lei/lui iniziando la conversazione relativamente a quanto sia bello e/o utile per te fare quel particolare attrezzo. Oppure ad esempio se frequentate uno stadio di calcio dove i posti sono numerati e vedi che quella data persona tifa la tua stessa squadra, quale modo più semplice esiste nell’approcciare parlando della propria passione comune? O ancora, se ascoltate la persona che vi piace parlare spesso di cinema o di un dato gruppo musicale con altre persone, potreste approcciare dicendo per esempio “ah davvero anche tu ami quel particolare film/band musicale? Lo sai che anche io ci vado pazzo?”. Una mia amica tempo fa mi ha raccontato che, mentre si allenava in palestra, aveva messo sul suo smartphone una compilation del gruppo musicale Muse: un ragazzo, semplicemente guardando lo schermo del suo telefono, riconobbe la copertina di un album della suddetta band e la approcciò proprio dicendole “Anche a te piacciono i Muse”?
Continua la lettura con la seconda parte di questo articolo, in cui ti spiegherò cosa può succedere quando si svolge il gioco di sgardi, quali sono i possibili passi successivi e soprattutto gli errori che devi assolutamente evitare. Trovi la seconda parte qui: Sedurre una donna o un uomo col gioco di sguardi: cosa può succedere, passo successivo, errori da evitare
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Per gli scienziati “Eh?” è la prima parola universale
Qual è la parola universale del linguaggio dell’uomo preistorico, medievale o moderno che sia? Quale parola racchiude in sé il linguaggio di tutti gli uomini mai vissuti sulla terra? La risposta a questa domanda è un’altra domanda: EH? Eh già, non è “mamma” e nemmeno “cibo” o “fuoco”. La parola è proprio EH? Sì, avete capito bene: quella che si usa quando non si è… capito bene! Una sillaba apparentemente inutile che però, secondo i linguisti olandesi coordinati da Mark Dingemanse dell’Istituto Max Planck di psicolinguistica a Nijmegen (Olanda) rappresenta uno strumento indispensabile nella comunicazione, perché permette di comprendere meglio ciò che l’altro sta cercando di dire.
La ricerca
Pubblicata su Plos One, la ricerca è stata svolta analizzando le lingue di tutto il mondo, fino a scoprire che tutte hanno una parola che ha suono e funzione quasi identiche: il termine che in italiano suona come “Eh?”, in inglese “Huh?”, in spagnolo “E?”, in tedesco “He?”, in cinese “A?”. “Senza parole come questa – spiegano gli studiosi – non saremmo in grado di segnalare subito e in modo efficace quando non comprendiamo qualcosa che viene detto“. Un risultato importante, quello ottenuto dai ricercatori olandesi, soprattutto considerando che, di solito, le parole nei linguaggi non correlati hanno un suono completamente differente.
Come si è giunti al risultato?
Ma come hanno fatto gli studiosi a capire che “Eh?” è così simile tra le varie lingue? Semplice: hanno studiato il contesto specifico in cui si pronuncia questa parola. Nella comunicazione umana, infatti, quando in qualche modo non siamo in grado di rispondere in modo appropriato, abbiamo bisogno di una via di fuga: un modo per segnalare il problema rapidamente. Questo segnale, spiegano gli esperti, deve essere facile da produrre in situazioni in cui si sta letteralmente rischiando di perdere qualcosa, e deve essere una parola interrogativa, che serva a chiarire che il primo relatore deve ripetere quello che ha detto. Dal momento che questi requisiti funzionali sono sostanzialmente uguali tra i vari linguaggi, ciò ha portato le lingue a convergere sulla stessa soluzione: una semplice e veloce sillaba interrogativa.
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Perché gli uomini non capiscono le donne? Il problema è tutto nel…
Uomini e donne sono davvero fatti per non capirsi? Quanto c’è di vero nell’incomunicabilità tra i sessi e quanto invece è una leggenda metropolitana?
Sembra essere tutto vero: lo confermerebbe uno studio, pubblicato sulla rivista PlosOne, e condotto dai ricercatori della LWL University Hospital di Bochum in Germania. Lo studio è emblematico già a partire dal titolo: “Perché gli uomini non capiscono le donne? Reti neurali alterate nella lettura del linguaggio degli occhi di uomini e donne“. L’ipotesi dei ricercatori è che gli uomini abbiano difficoltà a capire le donne perché non riescono a riconoscere gli stati d’animo che esprimono attraverso gli occhi, che sono una delle più importanti fonti di informazione per capire lo stato d’animo altrui.
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