Le funzioni cognitive sono l’insieme di caratteristiche e processi consci ed inconsci che permettono all’essere umano di identificare, elaborare, memorizzare, richiamare, usare e comunicare informazioni. Esempi di funzioni cognitive sono la percezione, la memoria, il riconoscimento, l’attenzione, le funzioni prassiche, la comprensione e l’elaborazione del linguaggio, le funzioni esecutive. In questo articolo ci occuperemo in particolare dell’intelligenza.
“Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido” Albert Einstein
Intelligenza
Come si intuisce dall’illuminate aforisma prima riportato, non esiste un solo tipo di intelligenza, ma diverse. Ciò ha determinato il fatto che sia oggettivamente difficile trovare una definizione precisa di intelligenza che sia ritenuta in grado di fissarne le caratteristiche di maggior rilievo. L’intelligenza, da un punto di vista evoluzionistico, può essere intesa come lo strumento che permette all’uomo il miglior adattamento all’ambiente, garantendo la sopravvivenza. E’ la capacità che ha permesso all’umano di progredire dal punto di vista sociale e scientifico. Essa si traduce nella capacità di prevedere le conseguenze di un’azione, organizzandola di conseguenza, e di risolvere i problemi utilizzando le proprie risorse, le conoscenze acquisite e le proprie idee al di là di una mera ripetizione di quanto appreso in esperienze precedenti: l’intelligenza, infatti, non permette solo di risolvere un problema ripetendo una soluzione acquisita, bensì di tentare di risolverlo in modo più efficiente trovando nuove strade. L’intelligenza è la funzione cognitiva che permette di stabilire nuovi nessi tra due o più elementi, come pure di rilevare contrasti o relazioni problematiche tra essi. Rappresenta la capacità di comprendere eventi passati e presenti e nello stesso tempo è la capacità di costruire mentalmente situazioni ipotetiche o future, mettendo poi in atto una serie di azioni che permettono di raggiungere lo scopo.
Intelligenze multiple
Alla fine dell’Ottocento e nella prima metà del Novecento furono elaborati i primi test per la valutazione delle capacità intellettive. La scala di Stanford-Binet, in seguito quella di Wechsler (ancora oggi utilizzate) furono create per misurare il quoziente intellettivo ovvero l’intelligenza intesa in senso classico come la capacità di ragionamento logico, di apprendimento e di pensiero in termini astratti. Gardner fu il primo psicologo a parlare di intelligenze multiple in Frames of mind pubblicato nel 1983. Secondo la sua teoria – che ha rivoluzionato la definizione di “intelligenza” – non esiste qualcosa chiamata “intelligenza” che possa essere obiettivamente misurato e ricondotto a un singolo numero, ovvero a un punteggio (QI = quoziente intellettivo). Egli osservò che le abilità necessarie per poter adattarsi e funzionare in modo efficace, dipendevano strettamente dalla realtà culturale di appartenenza (capacità intellettive fondamentali per alcune culture non lo sono per altre).
Secondo Gardner, esistono almeno sette intelligenze, funzionanti in modo indipendente l’una dall’altra, ognuno operante in modo separato secondo regole proprie. Ciò significa che alcuni di noi possiedono un livello discreto di tutte o quasi tutte le intelligenze, mentre altri hanno sviluppato in modo eccezionale solo alcune di esse e poco o tutte le altre e non è possibile stabilire chi ha facoltà intellettive maggiori. Le sette intelligenze sono le seguenti:
- Intelligenza linguistica: capacità di linguaggio sia sintattiche sia semantiche, abilità usata nello scrivere testi, imparare lingue straniere.
- Intelligenza logico-matematica: capacità di calcolo, abilità nella soluzione di problemi matematici e nel ragionamento logico.
- Intelligenza spaziale: abilità di percepire l’informazione spaziale, modificarla e ricrearla senza il riferimento dell’originale.
- Intelligenza musicale: capacità nel comporre musica, nel discriminare l’altezza dei
suoni, il ritmo e il timbro. - Intelligenza corporeo-cinestesica: capacità di controllo corporeo, di coordinazione e di manipolazione di un oggetto.
- Intelligenza interpersonale: usata nel relazionarsi ad altre persone, nel comprenderne il comportamento, le convinzioni o le emozioni.
- Intelligenza intrapersonale: usata nel capire sé stessi, i propri bisogni, i propri sentimenti e le proprie motivazioni.
E’ facile intuire, secondo questo modello, ad esempio come Mozart possa essere considerato un genio grazie alla sua intelligenza musicale, Dante in base a quella linguistica, Canova in base a quella spaziale ed il Premio Nobel per l’economia John Nash in base a quella logico-matematica: esiste qualcuno tra i quattro nominati considerabile “più intelligente” degli altri in senso assoluto? No: ognuno è più intelligente degli altri solo relativamente ad un dato comparto dell’intelligenza.
L’esistenza di diverse intelligenze viene teorizzata anche da Sternberg, che ha elaborato nel 1994 una propria teoria sul pensiero intelligente. Secondo l’autore esistono tre tipi di intelligenze fondamentali:
- intelligenza analitica: la capacità di pianificare, monitorare, esaminare, scendere nei dettagli, giudicare, valutare, chiedersi il perché delle cose, spiegare le cause dei fenomeni;
- intelligenza pratica: la capacità di usare strumenti, di saper organizzare, attuare progetti concreti;
- intelligenza creativa: caratterizzata dall’intuizione, dalla immaginazione, dalla scoperta, dall’abilità a produrre il nuovo, dal saper ipotizzare, astrarre, immaginare, inventare.
La critica principale fatta alla teoria delle intelligenze multiple e in particolare alla teoria di Gardner è la dimostrazione che persone che eccedono in una determinata intelligenza, hanno abilità elevate anche in altri campi poiché nessuna capacità intellettiva è totalmente distinta dalle altre.
La teoria di Stephen Ceci elaborata negli anni Novanta e chiamata teoria bioecologica dell’intelligenza pone per la prima volta grande attenzione all’ambiente che circonda l’individuo. Egli sostiene che ogni uomo ha dei potenziali cognitivi multipli, abilità intellettive con una base biologica, che per poter emergere, hanno però necessariamente bisogno di un supporto adeguato dal contesto di appartenenza. La dimostrazione di capacità mentali è resa possibile da fattori come la personalità, le motivazioni dell’individuo, l’istruzione, le conoscenze apprese e l’appartenenza a una realtà socio-culturale stimolante. Bambini nati con un buon potenziale cognitivo, ma che hanno trascorso i primi anni della loro vita in un ambiente intellettualmente impoverito e non sono stati quindi adeguatamente stimolati, non hanno possibilità di sviluppare sufficientemente questi potenziali.
La maggioranza delle moderne teorie sull’intelligenza umana, pur se differenti tra loro, pongono l’accento su due elementi cardine nello sviluppo dell’intelligenza umana:
- la presenza di fattori biologici-genetici legati all’intelligenza;
- l’influenza della realtà in cui l’individuo matura per sviluppare il massimo potenziale espresso dai fattori biologici-genetici.
Lo studio dell’intelligenza negli ultimi anni si sta proponendo soprattutto lo scopo di indagare proprio questo rapporto, cioè il nesso esistente tra fattori cognitivi genetici innati (genotipo) ed ambiente di appartenenza, esperienze maturate e istruzione nello sviluppo e nel potenziamento delle facoltà intellettive (fenotipo).
Per approfondire:
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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