Microtia ed anotia: la malformazione congenita dell’orecchio

MEDICINA ONLINE ORECCHIO MICROTIA MICROZIA PADIGLIONE AURICOLARE GENETICA BIMBA BIMBO NEONATO BAMBINO GRADI GRAVITAQuesta bimba è nata con la “microtia“, anche chiamata “microzia“, una malformazione congenita dell’orecchio esterno caratterizzata da riduzione delle dimensioni del padiglione auricolare ed alterazione della sua forma. Esistono 4 stadi di gravità della microtia: quello che vedete nella foto è una microtia di terzo grado. Il quarto grado si chiama “anotia” ed è caratterizzato da totale mancanza del padiglione auricolare. La microtia può essere accompagnata da malformazioni del condotto uditivo, della membrana timpanica e della catena di ossicini dell’orecchio medio con conseguente sordità. La microtia può più frequentemente coinvolgere un orecchio (specie il destro) o entrambe le orecchie. Circa il 10% dei pazienti hanno microtia su entrambi i lati (microtia bilaterale). La microtia è spesso una condizione isolata, ma può verificarsi anche associata ad altre sindromi tra cui microsomia emifacciale, Sindrome di Goldenhar, o sindrome di Treacher Collins.

Epidemiologia

La microtia ha una prevalenza di uno 1-5 / 10000 nati vivi. Colpisce più frequentemente i maschi.

Età di esordio

La microtia è una malformazione congenita, quindi gà presente alla nascita.

Cause

La microtia ha cause genetiche. Le cause esatte non sono state ancora ben comprese. La trasmissione potrebbe essere autosomica dominante o recessiva. Esistono forme ereditarie (trasmesse geneticamente dai genitori) e sporadiche (in cui i genitori sono sani).

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Fattori di rischio

La microtia può verificarsi anche come complicanza dell’assunzione di isotretinoina durante la gravidanza. L’isotretinoina è un farmaco utilizzato principalmente per il trattamento dell’acne cistica, per via topica nelle forme lievi-moderate, per via orale nelle forme più gravi. La microtia sembra essere correlata a diabete gestazionale. Altri fattori di rischio potrebbero essere l’essere nati sottopeso e l’uso di farmaci durante la gravidanza.

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Sintomi e segni

La microtia è caratterizzata dalla presenza di padiglioni auricolari di forma anomala e di dimensioni minori del normale. Può interessare un solo orecchio (monolateralmente ) o entrambi (bilateralmente). Le alterazioni del padiglione spesso associate ad atresia (mancanza totale) o stenosi (restringimento) del condotto uditivo.  La microtia può essere accompagnata da malformazioni non solo del condotto uditivo, ma anche della membrana timpanica e della catena di ossicini dell’orecchio medio: in questo caso il bimbo non avrà udito normale o avrà una totale sordità. Il piccolo paziente può inoltre presentare deficit dell’attenzione e ritardo nel linguaggio. Le dimensioni dei padiglioni variano dal primo grado, in cui il padiglione è solo più piccolo del normale, al quarto grado, in cui manca completamente l’orecchio esterno ed il condotto uditivo. Anche in assenza di malformazioni interne, poiché la forma del padiglione influenza la qualità dell’udito, sue malformazioni possono comunque risultare in alterazioni della capacità di udire. Per approfon dire, leggi: Perché il padiglione auricolare ha una forma così particolare?

Gravità

Come già anticipato, esistono quattro stadi di gravità della microtia. Il primo grado è quello più lieve, mentre il quarto grado, detto “anotia”, è il più grave ed è caratterizzato da totale mancanza del padiglione auricolare.

  • Grado I: sviluppo tutt’altro che completo dell’orecchio esterno con strutture identificabili e un piccolo ma presente canale uditivo esterno
  • Grado II: un orecchio parzialmente sviluppato (di solito la parte superiore è sottosviluppata) con un canale uditivo esterno stenotico chiuso che produce una perdita dell’udito conduttiva.
  • Grado III: assenza dell’orecchio esterno con una piccola struttura a forma di arachide e un’assenza del condotto uditivo esterno e del timpano. La microtia di grado III è la forma più comune di microtia.
  • Grado IV: Assenza dell’orecchio totale o anotia.

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Diagnosi

Prima della nascita una microtia di grado elevato può essere individuata con una ecografia nelle fasi finali della gravidanza. Alla nascita, una microtia di grado basso è difficile da diagnosticare ad occhio: un primo grado potrebbe infatti sembrare assolutamente normale. La microtia di grado superiore può essere diagnosticata visivamente a causa di anomalie evidenti. I bambini con anomalie evidenti sono attentamente monitorati da medici e specialisti dell’udito. I test uditivi vengono eseguiti precocemente nei bimbi con alterazioni o assenza del padiglione o dei padiglioni auricolari, per determinare la qualità dell’udito. Questo può essere fatto già nelle prime due settimane con un test BAER (Brain Stem Auditory Response Test). All’età di 5-6 anni, è possibile eseguire scansioni TC dell’orecchio medio per chiarire il suo sviluppo e chiarire quali pazienti sono candidati idonei all’intervento chirurgico per migliorare l’udito. Per gli individui più giovani, questo viene fatto sotto sedazione.

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Terapia estetica

Nei bimbi con deficit estetico ma normale funzione uditiva, la terapia è chirurgica ed ha l’obiettivo di ripristinare se possibile la normale forma del padiglione.

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Terapia funzionale

Se il deficit non è solo estetico, ma anche funzionale, la presa in carico avrà l’obiettivo di ripristinare – se possibile – la funzione uditiva. La perdita dell’udito associata all’atria auricolare congenita è una perdita dell’udito di tipo “conduttivo“, cioè la perdita dell’udito è causata da una conduzione inefficiente del suono dall’esterno all’orecchio interno. L’atresia auricolare riguarda in genere canale uditivo, timpano ed i tre ossicini (martello, incudine e staffa), che sono assenti o sottosviluppati: le onde sonore, provenienti dall’esterno, non possono quindi viaggiare e stimolare l’orecchio interno tramite le normali strutture anatomiche. Raramente un bambino con atresia ha anche una malformazione dell’orecchio interno che porta a una perdita dell’udito “neurosensoriale” (meno di un bambino su 6).
La perdita dell’udito neurosensoriale è causata da un problema nell’orecchio interno, la coclea. La perdita dell’udito neurosensoriale non è correggibile con un intervento chirurgico, ma l’amplificazione dell’udito con apparecchi acustici generalmente fornisce un’eccellente riabilitazione per questa perdita dell’udito. Se la perdita dell’udito è grave o profonda in entrambe le orecchie, il bambino potrebbe essere un candidato per un impianto cocleare. I bambini con perdita dell’udito neurosensoriale unilaterale richiedono spesso anni di logopedia per imparare a enunciare e comprendere la lingua parlata. Ciò che è veramente poco chiaro, e oggetto di uno studio di ricerca in corso, è l’effetto della perdita dell’udito conduttiva unilaterale (nei bambini con atresia auricolare unilaterale) sulla prestazione scolastica. Se non viene utilizzata la chirurgia atresia o una qualche forma di amplificazione, devono essere adottate misure speciali per garantire che il bambino acceda e comprenda tutte le informazioni verbali presentate in ambito scolastico. I consigli per migliorare l’udito di un bambino in ambito scolastico includono posti specifici assegnati in classe, un sistema in cui l’insegnante indossi un microfono e il suono venga trasmesso ad un auricolare che il bambino indossa, un apparecchio acustico ancorato all’osso o apparecchi acustici convenzionali. L’età per l’impianto di BAHA (ancorato all’osso) dipende dal fatto che il bambino sia in Europa (18 mesi) o negli Stati Uniti (età 5). Fino ad allora è possibile montare un BAHA su una banda morbida.
È importante notare che non tutti i bambini con atresia auricolare sono candidati per la riparazione di atresia. La candidatura alla chirurgia atresia si basa sul test dell’udito (audiogramma) e sull’imaging con scansione TC. Se viene costruito un canale dove non esiste, possono insorgere lievi complicazioni dalla naturale tendenza del corpo a guarire una ferita aperta chiusa. La riparazione di atresia auricolare è una procedura chirurgica molto dettagliata e complicata che richiede un esperto nella riparazione di atresia. Mentre possono sorgere complicazioni da questo intervento chirurgico, il rischio di complicanze è notevolmente ridotto quando si utilizza un otologo di grande esperienza. I pazienti con Atresia che optano per un intervento chirurgico avranno temporaneamente il canale pieno di spugna di gelatina e teli di silicone per prevenire la chiusura. I tempi di ricostruzione del condotto uditivo (canalplastica) dipendono dal tipo di riparazione dell’orecchio esterno desiderata dal paziente e dalla famiglia.
Nei casi in cui potrebbe essere possibile una successiva ricostruzione chirurgica dell’orecchio esterno del bambino, il posizionamento dell’impianto BAHA è fondamentale. Potrebbe essere necessario posizionare l’impianto più indietro del solito per consentire una riuscita chirurgia ricostruttiva, ma non fino a compromettere le prestazioni dell’udito. Se la ricostruzione ha esito positivo, è facile rimuovere il moncone BAHA percutaneo. Se l’intervento non ha esito positivo, l’abutment può essere sostituito e l’impianto può essere riattivato per ripristinare l’udito.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Ittero emolitico, colestatico, ostruttivo, neonatale: significato, occhi, cura

MEDICINA ONLINE ITTERO BILIRUBINA EMOLITICO COLESTATICO OSTRUTTIVO NEONATALE SIGNIFICATO CISTIFELLEA SCLERA  COLECISTI BILE GRASSI DIGESTIONE DOTTO CISTICO COLEDOCO COMUNE FEGATO PANCREAS DUODENO DIGESTIONE DIGERENTE APPAR.jpgCon “ittero” in medicina si intende un segno caratterizzato da colorazione giallastra della pelle, delle sclere e delle mucose causata dall’eccessivo innalzamento dei livelli di bilirubinemia, cioè della bilirubina nel sangue. Affinché l’ittero sia visibile il livello di bilirubina deve superare 2,5 mg/dL. Un ittero lieve (sub-ittero), osservabile esaminando le sclere alla luce naturale, è di solito evidenziabile quando i valori della bilirubina sierica sono compresi tra 1,5 – 2,5 mg/dl. L’ittero è una condizione parafisiologica nel neonato, mentre è frequentemente segno di patologia nell’adulto. La bilirubina deriva dal catabolismo dell’eme (molecola contenuta nell’emoglobina), ed è presente nel corpo umano in due forme: forma indiretta, che si trova normalmente in circolo ed è veicolata dall’albumina plasmatica; forma diretta, in cui la bilirubina è coniugata con l’acido glucuronico, indice che è stata glucoronoconiugata dal fegato e resa idrofila, adatta ad essere eliminata con la bile. L’identificazione di quale delle due forme di bilirubina è presente in eccesso dà un’indicazione sulle cause dell’ittero.

L’ittero non deve essere confuso con una forma di colorazione giallastra della cute simile, denominata “carotenodermia” o “pseudo-ittero“. Per approfondire: Pelle gialla: differenza tra ittero e carotenodermia

Ittero emolitico (con iperbilirubinemia non coniugata o indiretta)

È dovuto a un’aumentata produzione di bilirubina e/o ad un’impossibilità da parte del fegato di effettuare il processo di coniugazione con acido glucuronico. La produzione di bilirubina aumenta in corso di emolisi, cioè a un’aumentata distruzione di globuli rossi. Questo avviene in alcune malattie del sangue:

  • aumentato stress ossidativo in concomitanza di deficit enzimatici dei globuli rossi (come il deficit di G6P-DH, glucosio-6-fosfato deidrogenasi, volgarmente noto come “favismo”);
  • trasfusione di sangue non compatibile;
  • anemia emolitica autoimmune;
  • Emolisi neonatale per immunizzazione nella prima gravidanza di madri Rh- che concepiscano nuovamente figli Rh+;
  • sindrome di Gilbert o sindrome di Crigler-Najjar.

Leggi anche: Bilirubina diretta e indiretta: ittero, significato, patologie collegate

Ittero colestatico (con iperbilirubinemia coniugata o diretta)

È dovuto a colestasi, una condizione in cui la bilirubina viene normalmente prodotta e va a costituire la bile, ma questa incontra un ostacolo e non può percorrere il normale tragitto che la porterebbe nell’intestino e quindi a essere eliminata con le feci.

Questo porta ad altri sintomi e segni che coesistono in questi tipi di ittero:

  • urine color marsala (o color coca-cola); questo è dovuto al fatto che la bilirubina diretta, essendo idrosolubile (a differenza di quella indiretta), una volta in circolo può essere eliminata con le urine, conferendogli il caratteristico colore
  • feci ipocoliche o acoliche. Dovute al fatto che il colore delle feci è normalmente dato proprio dai pigmenti biliari, che in questa situazione non raggiungono l’intestino
  • prurito. Infatti nella bile sono presenti anche i sali biliari, che quando vanno in circolo tendono a depositarsi a livello cutaneo, dando appunto un intenso prurito

La cause di ittero colestatico di gran lunga più frequente è la calcolosi della colecisti, quando un calcolo si incunea nel dotto biliare causa un ostacolo al deflusso della bile, e quindi ittero. Per quanto feci ipocoliche e bilirubinuria siano caratteristiche nell’ittero colestatico possono presentarsi anche in altre patologie intra-epatiche non ostruttive, non sono dunque segni bastevoli per una diagnosi.

Le principali cause di ittero ostruttivo sono:

  • neoplasie delle vie biliari e dell’intestino;
  • calcolosi;
  • papilliti;
  • odditi;
  • pancreatiti croniche;
  • cisti;
  • neoplasie via biliare extraepatica;
  • compressioni da masse anomale esterne, come il carcinoma testa del pancreas;
  • sindrome di Dubin-Johnson;
  • sindrome di Rotor.

Leggi anche: Tumore al pancreas: aspettativa di vita, sopravvivenza, guarigione

Ittero neonatale

L’ittero neonatale solitamente viene considerato fisiologico ed è causato da aumentata emocateresi, ovvero distruzione di emazie, tale da non essere supportato dalle capacità epatiche, essendo il fegato ancora immaturo. Si osserva in circa il 50% dei neonati a termine e nell’80% dei neonati pretermine. Si presenta in seconda/terza giornata e può durare fino a 8 giorni nei neonati a termine e fino a 14 nei pretermine. I livelli di bilirubina solitamente si assestano senza alcun intervento. I neonati con l’ittero neonatale vengono trattati con l’esposizione ad una intensa luce blu (fototerapia). L’ittero neonatale può provocare danni permanenti quando la sua concentrazione supera i 20–25 mg/dl, ovvero in caso di Kernicterus in quanto la bilirubina ha degli effetti tossici sul sistema nervoso centrale.

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Terapia dell’ittero

Se l’ittero neonatale viene considerato una forma pseudo-fisiologica e reversibile dopo pochi giorni dalla nascita, quindi non una condizione particolarmente pericolosa, al contrario l’ittero che si manifesta durante l’età adulta è invece più allarmante ed è in genere la spia di una patologia in atto che può essere più o meno grave e curabile. I neonati che manifestano ittero non vengono generalmente sottoposti ad alcun trattamento; solo in alcuni casi, i piccoli pazienti sono esposti alla fototerapia. Solo in rare circostanze, l’ittero neonatale viene considerato patologico; ad esempio, quando compare già dal primo giorno di vita, quando la concentrazione di bilirubina diretta supera il valore di 1,5-2 mg/dl o quando la condizione persiste per oltre due settimane. Nei casi problematici, è possibile somministrare per via endovenosa dosi di albumina, utili per impedire il deposito di bilirubina nei tessuti e, talvolta, fenobarbital.

L’ittero che si manifesta durante l’età adulta – come prima accennato – è più problematico. In caso di ittero si raccomanda di sottoporsi a tutti gli accertamenti utili per isolare la causa scatenante: dal momento che l’eziologia può essere molto varia, non esiste una cura unica per tutti gli itteri e solo dopo aver individuato la causa a monte è possibile procedere con una terapia specifica. Le terapie possono essere molto varie ed includere una attesa vigile, un cambio delle abitudini alimentari (in caso di calcoli biliari o in caso di pseudo-ittero), uno o più farmaci e la chirurgia (ad esempio in caso di tumore del pancreas).

Di seguito sono riportate le classi di farmaci maggiormente impiegate nella terapia contro l’ittero:

  • Fenobarbital (es. Luminale, Gardenale, Fenoba FN): il farmaco appartiene alla classe degli anticonvulsivanti e viene utilizzato anche per il trattamento dell’ittero patologico nei neonati e nei bambini di età inferiore ai 12 anni. Indicativamente, si consiglia di assumere una dose di farmaco pari a 3-8 mg/kg al giorno, possibilmente frazionati in 2-3 dosi. Non superare i 12 mg/kg al giorno. Consultare il medico.
  • Albumina (es. Album.Um.Immuno, Albutein, Albital): disponibile in soluzione da iniettare per via endovenosa, l’albumina è utilizzata in terapia per la cura dell’ittero, specie per quello neonatale. Il farmaco è indicato per ostacolare l’accumulo di bilirubina nei tessuti. Il dosaggio e la durata del trattamento sono di competenza esclusivamente medica.

Farmaci utilizzati in terapia per curare l’ittero dipendente da calcoli alla cistifellea:

  • Acido chenodesossicolico: è il più importante acido biliare prodotto dal fegato. Il principio attivo viene utilizzato in terapia per aiutare a sciogliere i calcoli della cistifellea, anche nel contesto dell’ittero; il trattamento con questo farmaco è in grado di dissolvere, parzialmente o totalmente, i calcoli della cistifellea (costituiti da colesterolo), risolvendo pertanto l’ittero dipendente da calcoli alla colecisti. Consultare il medico per la posologia e la modalità di somministrazione.
  • Acido ursodesossicolico o ursodiolo (es. Ursobil HT, Acido Ursodes AGE, Litursol): la somministrazione di questi farmaci si è rivelata particolarmente indicata per la dissoluzione dei calcoli di colesterolo della cistifellea, anche nel contesto dell’ittero. La posologia raccomandata è la seguente: 8-12 mg/kg per os al dì, in dose unica, la sera o in due dosi frazionate; prolungare la terapia fino a due anni (terapia di mantenimento: 250 mg al dì). Il rispetto della modalità d’assunzione del farmaco è indispensabile per la guarigione della malattia (calcoli) e per cancellare gli effetti secondari (in questo caso, ittero).

Leggi anche: Calcolosi colecisti: sintomi, dieta e terapie dei calcoli biliari

Farmaci utilizzati in terapia per la cura dell’ittero dipendente da mononucleosi:

  • Aciclovir (es. Aciclovir, Xerese, Zovirax): in alcuni casi di mononucleosi, eventualmente associata all’ittero, il medico prescrive questa sostanza, farmaco d’elezione per la cura dell’Herpes simplex.
  • Ibuprofene (es. Brufen, Moment, Subitene) il farmaco è un antinfiammatorio/analgesico (FANS): si raccomanda di assumere per os da 200 a 400 mg di principio attivo (compresse, bustine effervescenti) ogni 4-6 ore, al bisogno. In alcuni casi, l’analgesico può essere somministrato anche per via e.v. (da 400 a 800 mg ogni 6 ore, al bisogno).

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Perché i ragazzi hanno la barba e le ragazze no?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma BARBA BAFFI MODA CHE HA EFFETTI NEGATIVI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneNegli adolescenti maschi comincia a crescere la barba e ciò non avviene nelle ragazze: Per quale motivo? La spiegazione è semplice, ed è racchiusa in una parola: ormoni. Anche le ragazze hanno una peluria più o meno diffusa sul viso, tuttavia questa rimane meno manifesta, mentre nel ragazzo – con l’arrivo della pubertà – si formano i peli terminali (cioè quei peli duri, spessi e pigmentati, assenti prima della pubertà) a causa degli ormoni sessuali maschili, che le ragazze hanno in quantità minore.

Non a caso, nella donna con problemi ormonali, si può verificare irsutismo, una patologia caratterizzata dalla crescita anomala e presenza, nella donna, di peli terminali estesi in sedi tipiche maschili come ad esempio labbro superiore, mento, addome, schiena, intorno all’areola del capezzolo, petto centrale.

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Ecco perché amo la medicina e la scienza

MEDICINA ONLINE SIAMESE TWINS 18 novembre 2016 i gemelli Anias and Jadon McDonald (di 13 mesi) vengono separati al Montefiore Medical Center nel Bronx.18 novembre 2016: i gemelli Anias e Jadon McDonald (di 13 mesi) vengono separati al Montefiore Medical Center nel Bronx. L’operazione è iniziata nella mattina di giovedì 17 novembre ed è terminata il giorno dopo nel pomeriggio. La separazione ha richiesto circa 16 ore, a cui si sono sommate altre ore per ricostruire le parti mancanti della testa perse nella separazione. A distanza di quattro mesi i bimbi stanno bene e godono di perfetta salute.

Ecco perché amo la medicina e la scienza: sono in grado di ridare una vita normale a due sfortunati piccoli bimbi.

Per approfondire: Anias e Jadon McDonald: gli ex gemelli siamesi ora stanno bene

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Gravidanza: cosa prova il bambino durante il parto?

MEDICINA ONLINE PARTO GRAVIDANZA BAMBINO PREGNANCY NEW BORN HI RES PICTURE WALLPAPER PANCIONE PANCIA MOTHER MAMMA MADRE CESAREO NATURALEQuando una donna incinta è in travaglio, le persone care intorno a lei, in quel momento si chiedono: “Cosa starà sentendo? Sarà spaventata? Sentirà molto dolore?”. Questo è sicuro, ma tutto ciò svanisce nell’istante in cui la neo-mamma sente il primo vagito del suo bambino, quando può toccarlo con mano e stringerlo tra le sue braccia. Il corpo e la mente sono stracolmi di amore, quelle emozioni che ci fanno dimenticare ogni sofferenza. Ma, vi siete mai chieste cosa sente il bambino durante il parto?

Fino a poco tempo fa tutti pensavano che il bambino non sentisse assolutamente nulla durante il travaglio e nel momento del parto. Ma oggi sappiamo che non è esattamente così. Infatti, il nascituro, ha sensibilità, intelligenza e esperienza, accumulata soprattutto negli ultimi 6 mesi di gestazione. Queste importanti caratteristiche gli consentiranno di notare i cambiamenti nella quotidianità della mamma e di vivere consapevolmente la nascita.

David Chamberlain è lo psicologo che si è interessato alle sensazioni provate dal bebè, soprattutto durante il travaglio. David infatti è specializzato in psicologia pre- e peri- natale. Grazie alla sua forte attività di ricerca e ad un lavoro esaustivo, oggi il noto specialista ci fornisce una sua idea in proposito.

Il momento della nascita si avvicina, la tua pancia è scesa, la testa del bambino fa tantissima pressione sul bacino, provi tantissime emozioni: nervoso, paura, curiosità. Quando si espelle il tappo mucoso, il bebè avvertirà più chiaramente i rumori provenienti da l’esterno, questo desterà la sua curiosità. Quindi è in uno stato positivo di allerta, quasi immobile.

Capisce che la nascita si avvicina e cercherà l’uscita. Durante le prime contrazioni (0-4 cm), sentirete dolore simile a quello mestruale. La pancia diventa dura e poi si rilassa. Proverete dolore nella parte bassa della schiena, ancora abbastanza sopportabile. Il piccolo dalla sua parte, sentirà la pressione esercitata da l’utero, che lo spingerà lungo il canale del parto. Ogni contrazione provoca la compressione della placenta: il bambino riceve meno ossigeno e la frequenza cardiaca aumenta. Quando la contrazione finisce, torna la calma, come accade a voi.

Siamo a 10 cm. Le contrazioni sono più forti, avete poco tempo per respirare. Nel vostro bambino ogni contrazione fa liberare le catecolamine, l’ormone dello stress. Questo consente di pompare più sangue nelle aree che necessitano di più ossigeno, polmoni e cervello. Alla nascita innesca rapidamente la respirazione polmonare. Finalmente siete completamente dilatate. Potete sentire la paura e il panico, ma troverete la forza per spingere ad ogni contrazione. Il bambino si sfila lungo il canale del parto, prima la testa, poi una spalla… è nato!

Calmati, appoggialo sul petto e abbraccialo, goditi il momento. Il bebè riconoscerà il tuo odore, la tua voce e troverà la pace e la sicurezza che aveva nel tuo grembo.

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Differenze latte 1 (di inizio) e 2 (di proseguimento): quando cambiare?

MEDICINA ONLINE NEONATO BAMBINO BIMBO FECI VOMITO BOCCA VOMITO FECALOIDE CAUSE COLORE VERDE GIALLO ROSSO MARRONE BILIARE CAFFEANO CIBO ALIMENTARE DIGESTIONE NAUSEA STOMACO MAL DI PANCIA ACQUA NON DIGERITO PEZZI COLITE COLONLe formule di inizio (latte 2)
Le formule di inizio del latte artificiale sono contrassegnate con il numero 1 (perciò vengono dette di “tipo 1” o starting formula) e sono state studiate proprio per nutrire i neonati da zero fino a quattro mesi di vita.
Ecco le caratteristiche principali di questo tipo di latte:

  • hanno un valore energetico tra 64 e 72 calorie circa per ogni 100 centimetri cubi;
  • il loro contenuto di zuccheri è costituito dal solo lattosio (lo zucchero presente nel latte) o anche da maltodestrine (zuccheri che, oltre a fornire un buon contenuto energetico, vengono assorbiti rapidamente da parte del-l’organismo);
  • contengono nelle giuste proporzioni gli acidi grassi essenziali Omega 6 e Omega 3, molto importanti in quanto l’organismo umano non è in grado di produrli da solo;
  • contengono 1,2-1,9 grammi di proteine ogni 100 millilitri: fino a qualche anno fa questa percentuale era quasi doppia, ma recenti studi hanno dimostrato che, per rispondere ai fabbisogni di un bambino di questa età, non è necessario sovraccaricare il lavoro dei reni.
Le formule di proseguimento (tipo 2)

Le formule di proseguimento del latte artificiale sono contrassegnate con il numero 2 (perciò vengono dette di “tipo 2”) e possono venire offerte ai bimbi a partire dai 4-5 mesi fino all’anno di vita. Intorno a questa età, infatti, il piccolo ha raggiunto una maggiore maturità dell’apparato digestivo e ha esigenze nutrizionali diverse rispetto a prima: comincia, infatti, anche lo svezzamento, cioè il passaggio graduale dal solo latte a un’alimentazione che comprende anche i primi cibi solidi.

No al latte di mucca

Le formule di proseguimento del latte artificiale rappresentano il miglior sostituto del latte di mucca, la cui introduzione è sconsigliata prima dell’anno, in quanto troppo povero di ferro o molto ricco di proteine. Rispetto al latte vaccino, queste formule hanno, infatti, un maggior contenuto di ferro, zuccheri, vitamine e acido linoleico (un acido grasso essenziale per l’organismo). Il contenuto di proteine è di poco superiore a quello delle formule di inizio, mentre la presenza di grassi è minore.

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In polvere o diluito

In commercio esistono formule in polvere, che vanno diluite prima del consumo, e latti invece già diluiti, quindi pronti per l’uso. I tipi più diffusi in Italia sono comunque quelli in polvere che hanno il vantaggio di durare a lungo e di avere un ingombro limitato. Quelli diluiti, invece, danno più problemi di “scorta”, ma hanno il vantaggio di non lasciare margini di errore durante la diluizione: non si rischia, cioè, di preparare un latte troppo denso o, al contrario, troppo leggero.

Latte per allergia o rigurgito

Esistono alcuni tipi di latte adatti ai bambini che hanno sviluppato un’allergia a questo alimento (che si manifesta con eruzioni cutanee, vomito e diarrea) o che presentano alcuni problemi della prima infanzia, come il rigurgito. In questo caso il pediatra potrà consigliare tipi speciali di latte (i delattosati, gli idrolisati, il latte di soia, gli antirigurgito).

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Morte in culla: cause, sintomi, incidenza, come evitarla

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma COLICHE NEONATI RIMEDI Riabilitazione Nutrizionista Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Linfodrenaggio Pene Vagina GluteiE’ la paura che ogni neo-genitore nutre, quando apprende dell’esistenza di una simile sindrome, eppure la morte in culla (nota anche come Sindrome della morte improvvisa del neonato, SIDS) è tra le prime cause di decesso tra i neonati. Una sindrome di cui oggi si conoscono meglio le cause, grazie a uno studio pubblicato dall’autorevole rivista Pediatrics.

Lo studio sulle cause

I ricercatori del Boston Children’s Hospital hanno analizzato campioni del cervello di 71 bambini morti per presunta Sids tra il 1995 e il 2008, sia messi a dormire in condizioni considerate poco sicure sia in posizioni sicure. Nei bimbi sono state riscontrate alterazioni nei livelli di alcuni neurotrasmettitori, dalla serotonina ai cosidetti recettori gaba. “Queste sostanze controllano respirazione, ritmo cardiaco, pressione e temperatura – spiegano gli autori di questa pubblicazione importantissima – e in questo caso impediscono ai bambini di svegliarsi se respirano troppa anidride carbonica o il corpo diventa troppo caldo. Le regole per una corretta messa a letto restano quindi fondamentali, per evitare di mettere i bimbi in situazioni a rischio asfissia da cui non sono in grado di difendersi”. Una notizia che, grazie alla grande generosità di questi ricercatori e dei genitori di questi neonati, segna un notevole passo avanti nella prevenzione di questa sindrome poste le linee guida suggerite per ridurne l’incidenza.

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Incidenza della morte in culla
Non esistono dati nazionali – si apprende consultando il sito ufficiale del dicastero – sull’incidenza del fenomeno, mancando un sistema di rilevazione omogeneo; in Italia, in passato, è stata calcolata nell’ordine del 1-1,5% dei nati vivi, ma è attualmente in netto declino per la maggior attenzione nel coricare i neonati in posizione supina. Ora è stimabile attorno allo 0,5%, ovvero 250 nuovi casi SIDS/anno. Il picco è fra i 2 e 4 mesi di età, soprattutto nel periodo invernale; è più rara dopo i 6 mesi, eccezionale nel primo mese. La prevenzione della SIDS si pone come una assoluta priorità nella salute pubblica.

Morte in culla: sintomi e segni

Le vittime della morte in culla sono bambini sani che non mostrano nessun segno di malattia. Alcuni bambini mostrano dei sintomi qualche giorno prima della morte ed è consigliabile una comunicazione costante col pediatra sulla salute del bambino. Tra questi sintomi ci sono tosse, sibili, vomito, diarrea e scarso appetito. I bambini possono sembrare irrequieti o irritabili o apparire pallidi e svogliati. Progressivamente la pelle del bambino assume un colorito bluastro, le mani e i piedi si raffreddano e sopraggiungono difficoltà respiratorie. Internamente i polmoni e il canale respiratorio diventano gonfi e infiammati. L’acqua e il sangue si depositano nei polmoni e i vasi che collegano i polmoni al flusso sanguigno sono soggetti a spasmi.

Come evitare la morte in culla del neonato o del lattante?

Vi riportiamo di seguito le principali linee guida, l’adozione di queste regole, nei Paesi in cui sono state diffuse attraverso campagne di informazione di massa in larga parte di matrice governativa, hanno comportato una riduzione della percentuale di casi.

  • Il piccolo deve essere messo a dormire in posizione supina, a pancia in su sin dai primi giorni di vita nella propria culletta, preferibilmente nella stanza dei genitori;
  • l’ambiente non deve essere troppo caldo con una temperatura attorno ai 20 gradi, da evitare l’eccesso di vestiti e coperte troppo pesanti;
  • il materasso deve essere della misura esatta della culla e non troppo soffice; no a peluche, paracolpi, giocattoli e altri oggetti in prossimità del bimbo;
  • i piedini devono toccare il fondo della culla o del lettino;
  • da evitare anche la condivione del letto con i genitori;
  • l’ambiente deve essere libero da fumi;
  • l’uso del ciuccio durante il sonno, raccomandato in alcuni Stati, è da consigliarsi solo dopo il mese di vita.

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A che età inizia a crescere la barba ed i peli sul corpo?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma BARBA BAFFI MODA CHE HA EFFETTI NEGATIVI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneI peli e la barba, nei ragazzi, cominciano a crescere con l’arrivo della pubertà con il suo carico di variazioni ormonali che determinano appunto la comparsa dei caratteri sessuali secondari maschili. Generalmente i primi peli distinguibili dalla peluria (che prendono il nome di “peli terminali”), crescono dai 12/13 anni in poi, come anche i peli sotto le ascelle, sul petto ed i peli pubici; contemporaneamente anche la voce tende a cambiare. Questa età è tuttavia estremamente variabile tra soggetto e soggetto, come anche colore, spessore e quantità di peli per cm quadrato.

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