Libri di cucina con ricette a base di sperma

MEDICINA ONLINE TORTE DI SPERMA BISCOTTI GRASSO UMANO LIPOSUZIONE LONDRA CORSO CUCINA DIETA CIBO LIQUIDO SEMINALE SEMETERAPIAMacrobiotica, fusion, etnica e ora anche a base di sperma. Se le declinazioni della cucinasono virtualmente infinite, le applicazioni non possono essere che singolari.

Circola da ormai da diverso tempo sui social network una news curiosa, quella della pubblicazione di ricettari per prelibatezze a base di liquido seminale umano. In molti han pensato si trattasse di uno scherzo, di qualche trovata per stimolare il chiacchiericcio in rete, eppure quella di questa singolare corrente culinaria è del tutto esistente, nonché già amata da molti.

L’idea è nata da Paul “Fotie” Photenhauer, chef ed esperto di cucina che da diversi anni esplora l’universo dei prodotti alimentari a base di sperma. Diversi i libri a tema già pubblicati, come conferma una ricerca su Amazon: spiccano “Natural Harvest”, un ricettario a base di liquido seminale, e “Semenology”, un compendio per il barman attirato dai cocktail a base di sperma. E poi naturalmente il sito Internet dedicato, a quanto pare gettonatissimo dagli appassionati.

Dal Slightly Saltier Caviar al Mexican Cumslide, passando per il Watermelon Gin Jizz, l’insolita iniziativa porta l’universo della cucina a un nuovo e quantomeno inesplorato livello. «Le persone mangiano le cose più strane» – spiega lo chef in un’intervista per SFWeekly del 2013 – «se non altro lo sperma è fresco e si conosce chi sia il produttore». Naturalmente, la promozione dei libri e il successivo interesse sui media ha generato sia reazioni entusiastiche che altre più critiche, se non disgustate. Queste a dir poco originali ricette non sarebbero adatte a tutti e, come viene più volte sottolineato, non devono comprendere una materia prima – se così la si può definire – da sconosciuti, anche per evitare spiacevoli conseguenze. Nonostante vengano decantate le doti nutrizionali dello sperma, un prodotto mediamente proteico, sembra che gli esperti si siano già espressi: il ricorso non è necessario, perché la normale dieta garantisce tutte le sostanze nutritive di cui l’uomo ha bisogno.

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Come comprendere e vincere la paura della paura

MEDICINA ONLINE VOLTO TRISTE DONNA RAGAZZA CAPELLI SGUARDO ESTATE SUMMER MORA PELLE SKIN OCCHI OCCHIAIE TERAPIA TRATTAMENTO EYES TRUCOS DE BELLEZZA VISO DONNA RIMEDI SEXY SEX MEDICINA EChi di noi non conosce la paura? È un’emozione che abbiamo certamente sperimentato nelle sue varie sfaccettature e in relazione a diversi eventi o cose.
Ogni individuo ha il proprio tallone d’Achille, la propria paura. Qualunque essa sia, non è mai troppo tardi per iniziare a cambiare l’atteggiamento che abbiamo nei suoi confronti. La paura è un allarme che scatta di fronte a rischi dai quali fuggire o difendersi, oppure davanti a ciò che ci sembra a prima vista estraneo, sconosciuto. Nella maggior parte dei casi però, è la paura della paura quella che ci condiziona maggiormente, ossia il timore di poter rivivere una minaccia che in passato ha minato la nostra sicurezza, reale o simbolica che sia. Pensiamo per esempio agli attacchi di panico. Esiste un primo episodio che determina tutta una serie di disturbi psicofisici, di intensità più o meno elevata. Tutti gli altri episodi che si susseguono nel tempo, sono semplicemente il timore, e quindi la paura, di rivivere le stesse medesime sensazioni drammatiche e di sperimentare lo stesso malessere che il primo attacco di panico ha provocato. Per l’appunto la paura (della prima) paura. Dal punto di vista psichico, anche la paura si manifesta attraverso una sensazione di allarme, di forte ansia, anche se è soprattutto il corpo che reagisce nella maniera più intensa: tachicardia, respiro corto e spezzato, senso di debolezza, o nei caso estremi, brividi, tremori, scariche di diarrea, fin quasi a raggiungere la perdita dei sensi. Le modificazioni corporee che si attivano hanno lo scopo di predisporre l’organismo a scappare o difendersi attaccando. Questo meccanismo “attacco-fuga” è una reazione innata e istintiva che si attiva di fronte a ciò che consideriamo minaccioso.

Quali paure?
Le paure possono essere infinite, per quanto infiniti possono essere gli oggetti o le situazioni che ci troviamo ad affrontare nella vita di tutti i giorni. La stessa cosa che fa star bene una persona, può allo stesso tempo terrorizzarne un’altra: dal timore di un oggetto, anche di per sé non pericoloso (es. il sangue, i ragni) al timore di una situazione concreta (es. gli spazi chiusi, gli spazi aperti, le malattie, guidare l’automobile). Pensiamo per esempio alla paura del futuro. Si tratta di una paura indefinita e impalpabile. Potremmo spiegarla come la paura della perdita delle certezze, del senso di sicurezza, di vedere la nostra vita e le nostre abitudini, che con tanta fatica abbiamo fondato, sconvolte da un evento che non è possibile prevedere, come un terremoto, e che ci lascia senza più nulla di quello che prima ci dava invece protezione e sicurezza. La paura è perciò un sentimento del tutto soggettivo, che nasce profondamente dentro di noi, dal nostro modo di affrontare la vita e di attribuire significati a ciò che ci circonda. In un certo senso è come se “ce la cantiamo e ce la suoniamo da soli”.

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La paura ha un senso
Se per un momento riuscissimo a liberare il campo dai pregiudizi e osservare la paura da un punto di vista nuovo, si aprirebbe davanti a noi uno scenario denso di significati. Dietro ad una nostra paura, per quanto inoffensiva o incontenibile sia, si nasconde una sua ragione d’essere: la paura svolge una precisa funzione che affonda le sue origini nella storia personale di ognuno di noi, o meglio ancora nel suo inconscio. Allo stesso tempo però, possiamo azzardarci a dire che la paura è una nostra alleata, nel senso che serve a mantenerci stabili, ossia a mantenerci in una situazione d’equilibrio psicofisico che in quel preciso momento è la migliore che possiamo consentirci. La paura è quindi un’amica fidata che ci segnala pericoli e ci protegge da situazioni rischiose.

Vincere la paura della paura
A questo punto sarebbe utile chiederci: ma come si fa a vincere una paura? O meglio a vincere la paura della paura? Vincere una paura non vuol dire cancellarla ignorandola e neppure arrendersi impotenti ad essa. Anche assumere atteggiamenti del tipo “dichiarazione di guerra” non portano a nessun risultato. Piuttosto è certamente vantaggioso disporsi con uno stato d’animo aperto ed incontrare la paura sul suo stesso terreno, avvicinandola e guardandola con meno diffidenza e più interesse e curiosità.

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Comprendere e trasformare la paura
Se desideriamo veramente superare una paura, qualsiasi essa sia, dobbiamo inevitabilmente accoglierla come si farebbe con un ospite fastidioso ma necessario. L’accettazione è il primo passo. Questo vuol dire ammettere intanto di avere una paura, ma anche cercare di comprenderla, che non significa cercare di capirla con la mente, ossia razionalmente. Comprendere vuol dire prenderla dentro di noi, dando alla paura la possibilità di esserci, di esistere. Sento quella paura e le faccio spazio dentro di me, così da consentirle di svolgere la sua funzione, ma allo stesso tempo la conosco per capire meglio chi sono io, perché la paura rivela aspetti di noi di cui spesso non siamo consapevoli. La paura, è vero che ci protegge da esperienze, anche se piacevoli, che minacciano un equilibrio che non siamo ancora pronti a lasciar andare, ma allo stesso tempo erige intorno a noi un muro invisibile: più grande e invasiva è la paura, più alto è il muro e angusto lo spazio interno che comunica con il mondo esterno. Insomma una prigione. Con l’aiuto di un percorso psicoterapeutico è possibile trasformare questa prigione in uno spazio di lavoro alchemico, un luogo protetto nel quale, ognuno con i suoi tempi, può costruire o rinforzare quegli aspetti fragili, vulnerabili di sé, aspetti che non sono ancora pronti a relazionarsi e confrontarsi con il mondo. In questo modo la paura diventa un potenziale strumento di crescita e d’evoluzione per ogni individuo che intende mettersi in gioco e trasformare aspetti disarmonici di sé. Quando vinciamo una paura, significa che ci siamo aperti a una nuova consapevolezza, che abbiamo fatto nostri quegli aspetti di noi stessi e della vita che non accettavamo, anzi che disdegnavamo con tanta energia.

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Misurare la lunghezza del pene: l’errore di premere sul pube

MEDICINA ONLINE GELOSIA UOMO COME FUNZIONA ONE HUNGRY SAD COUPLE AMORE DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA LOVE COUPLE FRINEDS LOVER SEX GIRLDal momento che la lunghezza viene misurata dall’apice del pene fino alla sua base, e che questa base è un punto “morbido” a causa del grasso pubico, bisogna capire che durante la misurazione il righello rigido va solo poggiato sul pube, al limite applicando una lieve pressione.

Alcuni uomini tendono a misurare il proprio pene spingendo il righello rigido il più in fondo possibile, per convincersi di avere misure più abbondanti, ma ciò è sbagliato.

In caso di forti accumuli di grasso a livello pubico, spingendo con forza il righello, si possono guadagnare anche oltre i due centimetri che però vanno a falsare la corretta misurazione.

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Gravidanza: è vero che il desiderio sessuale aumenta?

gravidanza tiroidite HashimotoÈ vero che nell’attesa il desiderio aumenta?
Nel corso dei nove mesi la produzione degli ormoni estrogeni cresce progressivamente, in più, si verifica una maggiore vasocongestione a livello vaginale e tutti questi fattori agiscono positivamente sul desiderio sessuale della futura mamma.
Naturalmente, oltre a questi motivi il modo di vivere la sessualità in gravidanza dipende molto da come la si viveva prima, ma a parte questo, è vero che il più delle volte la donna si sente bene nel suo nuovo stato e si vede ugualmente piacevole e femminile. Non per niente, rispetto al passato il pancione si ‘porta’ con molta più disinvoltura e si espone volentieri, tanto che in spiaggia capita spesso di vedere future mamme in bikini, orgogliose di mostrare le loro nuove rotondità. Anche in gravidanza, insomma, si ha voglia di essere riconosciute come donne e di vivere il proprio spazio come amanti.
E questo soprattutto nel secondo trimestre, quando il corpo si è ormai abituato alle modificazioni della gravidanza, la donna si sente meglio e il pancione non è ancora tanto ingombrante. C’è poi un altro aspetto che, da un punto di vista psicologico, può influire positivamente: durante l’attesa si possono avere rapporti sessuali in libertà, senza preoccuparsi di dover usare un anticoncezionale o di dover stare attente… per non restare incinte! Infine, il fatto di condurre ritmi di vita di solito più rilassati fa sentire bene con se stesse e più serene: spesso, infatti, stress e stanchezza finiscono per spegnere il desiderio.

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L’abuso verbale ed emozionale nella coppia

MEDICINA ONLINE GELOSIA UOMO VIOLENTO VIOLENT RAGE HUNGRY SAD COUPLE AMORE DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA JEALOUS LOVE COUPLE FRINEDS LOIl partner abusatore, che sia maschio o femmina, ha un obiettivo fondamentale: vuole controllare e dominare il proprio compagno o la propria compagna. L’abuso verbale è il mezzo attraverso il quale raggiunge questo scopo. È egocentrico, impaziente, distaccato, poco empatico, estremamente geloso e sospettoso. Per mantenere il controllo sul partner e sulla situazione, l’abusatore cerca di isolare il partner dagli amici e dalla famiglia. Il suo umore tipicamente slitta dal romanticismo alla rabbia. La paura della rabbia (verbale) ti costringe alla sottomissione.

Leggi anche: Le 8 tattiche usate dai narcisisti per controllare le conversazioni

Sei vittima di un abuso verbale?

L’abuso verbale e emozionale comincia in modo innocuo, ma cresce via via che l’abusatore comprende che non lo lascerete nonostante i suoi comportamenti. A volte gli eventi scatenanti sono il matrimonio o la maternità. Tuttavia, guardandoti indietro puoi riconoscere dei segnali dell’incubo che vivi ora: gelosia, sospetto, tentativi di controllo. Spesso sono gli amici e la famiglia ad avvertirti, ma ancora più spesso non vengono ascoltati. Le persone più a rischio sono quelle remissive. Se ti ritieni una di esse allora dovresti chiederti se qualche volta hai accettato il comportamento del tuo partner per evitare il confronto. Ti è familiare la sensazione di reprimere la tua rabbia per non scatenare la sua? Dopo aver risposto a tono agli attacchi del tuo partner ti senti in colpa? Vorresti dirgli un sacco di cose ma quando cominci poi ti rendi conto che sono tutte cose che non puoi dire? Se ti riconosci in questi comportamenti e pensieri probabilmente sei stato abusato verbalmente e emotivamente.

Leggi anche: Il narcisismo patologico al femminile: quando la donna manipola l’uomo

Cosa sono l’abuso verbale ed emotivo nella coppia?

Sono comportamenti atti a denigrare, controllare, manipolare e punire il proprio partner. Se non ti senti libero di essere in un luogo senza che il tuo partner lo sappia significa che lui ha il potere di controllare i tuoi spostamenti. Se non ti senti libero di parlare con una persona perché sai che non farebbe piacere al tuo partner significa che lui può controllare le tue amicizie. Se non ti senti libero di contraddire il tuo partner perché temi di farlo arrabbiare significa che può controllare la tua vita.

Leggi anche: Liberarsi dalla dipendenza affettiva e dalla paura dell’abbandono

Tecniche di abuso verbale

Le principali tecniche di abuso verbale, sono:

  1. Opposizione: questa tecnica usati dall’abusatore consiste nell’attaccare tutto quello che dici, sfidare le tue percezioni, le tue supposizioni, i tuoi pensieri e le tue credenze. Ti tratta sempre come un avversario da combattere.
  2. Bloccaggio: in questo caso l’abusatore risponde alle tue parole chiudendo il discorso con delle frasi come adesso non ho voglia di parlare, che sciocchezze dici, ma figurati, non so di cosa parli, che tradotte significano tutte “stai zitto”!
  3. Sminuire le emozioni: minimizza o scredita i tuoi pensieri, le tue emozioni e i tuoi sentimenti. In questo modo sottolinea che non conta quello che provi o peggio che è sbagliato.
  4. Negazione: nega sia esistita discussione o litigio con te. Tu provi a sostenere la verità di quei ricordi ma alla fine ottieni solo di dubitare della tua memoria o della tua visione del mondo.

Leggi anche: Disturbo narcisistico di personalità: caratteristiche, psicoterapia, farmaci

Come contrastare l’abuso nella coppia?

Per prima cosa ricorda che l’obiettivo dell’abusatore non è vare ragione nella discussione, è avere il controllo su di te. Se ti focalizzi sui contenuti cadrai nella sua trappola e proverai a rispondere razionalmente, negando le accuse e cercando di difendere te stesso. Quando questo avviene hai perso, nel momento in cui senti il bisogno di giustificare le tue azioni (corrette e oneste) al tuo partner, significa che lui ti ha soggiogato. Quello che devi fare è metterti sempre sul suo stesso piano e devi farlo cercando di mantenere la calma, altrimenti se ti arrabbi rischi che lui faccia la vittima per scatenare il tuo senso di colpa. Nel concreto si tratta di rispondere a quello di cui ti accusa con lo stesso tono con il quale vieni accusato.

Se credi di essere intrappolata o intrappolato in una relazione tossica o che il tuo partner usi l’abuso verbale nei tuoi confronti, prenota subito la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, ti aiuterò a gestire ed a superare questa situazione.

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Impara a non preoccuparti del giudizio degli altri in quattro passi

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Imparare a non preoccuparti del giudizio degli altri: ecco come farlo in quattro passi.

Primo passo: ci sono persone che ti stanno giudicando adesso

Stanne sicuro, sta succedendo. Ci sono persone a cui non piaci, e indovina un po’? Ti stanno giudicando proprio in questo momento. Non c’è niente che tu possa fare per evitarlo. Migliorarsi, spesso non cambia le cose: ti giudicheranno comunque e forse anche di più, per invidia. Nessuno sforzo fisico o mentale può evitare che gli altri ti giudichino. Anzi, spesso è vero il contrario: più ignoriamo questi atteggiamenti, più gli altri ci rispetteranno.
I denigratori sono persone a cui non piacciamo comunque, a prescindere dal nostro comportamento, quindi, perché mai dovremmo provare a piacere a costoro a cui innanzitutto non importa niente di noi?
Bene. Stesso discorso va fatto per i Troll su Internet.
Nel mondo reale, quando qualcuno parla male di te alle tue spalle, non te ne accorgi. Ma su Internet si, e questo cambia tutto. Credono di colpire nel segno perché sanno che ne verremo a conoscenza. Tutto questo diventa un problema quando facciamo il loro gioco, lasciando che le loro parole cambino il nostro umore.
Tutto questo non ha senso, perché nel 99% dei casi, scrivono parole non per sostenere una tesi, ma unicamente per (tentare di) farci saltare i nervi.
La verità è che alla maggior parte delle persone nemmeno importa se sei vivo. Fai tua questa considerazione, perché è libertà allo stato puro. Il mondo è enorme e tu sei piccolo, dunque puoi agire come vuoi mettendo tranquillamente da parte quelli a cui non piace quello che fai.

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Secondo passo. Non hai nessun bisogno di piacere a tutti

La brutta notizia è che non piaci a tutti. La buona è che – per vivere una vita felice e ricca di soddisfazione – non ha alcun bisogno di piacere a tutti. Abituarsi a questo punto di vista, è una grande conquista. Devi capovolgere la considerazione che a molti non importa che esisti. Non è facile, ma è molto liberatorio. Se non piaci a qualcuno, non succede niente. La vita continua. Più ignori chi non ti gradisce, meglio starai.
La miglior vendetta è una vita al massimo. Giusto, questo è vero, ma non del tutto: non avrai mai una vita davvero al massimo se – nonostante tutto – pensi continuamente a chi sono i tuoi detrattori e cosa pensano. Semplicemente accettalo, e vai avanti.
Non curarsi dei detrattori è insomma un presupposto fondamentale per godersi la vita, ecco perché bisogna cominciare subito.

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Terzo passo. Focalizzati sui tuoi cari

Ok, hai interiorizzato il fatto che molte persone si accorgono appena della tua esistenza, e che quelle a cui non piaci sono una sparuta minoranza e non contano affatto. Splendido. Ora devi realizzare che devi focalizzarti con tutte le tue energie solo sui tuoi cari, e su nessun altro.
I rapporti umani sono strani. Una volta che ci uniamo ad un’ altra persona (matrimonio, convivenza, eccetera) improvvisamente cominciamo a darla per scontata e a cercare di fare colpo su estranei, ad esempio un collega. Una volta data questa seconda persona per scontata, ricominceremo, e questo è un inutile ciclo infinito. É come se preferissimo sempre affascinare chi non conosciamo, piuttosto che lavorare su chi conosciamo.
É sbagliato, perché non c’è niente di meglio che coltivare i rapporti con le persone che sono DAVVERO importanti nella nostra vita, che ci fanno ridere, rilassarci, stare bene. Focalizzati su di esse.

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Quarto passo. Sei in un periodo difficile, ma ne uscirai

Quello che ci permette di superare qualsiasi cosa è il capire che gli ostacoli non contano, e che non possono essere rimossi. Questo è vero sia che tu stia correndo una maratona, sia che tu stia cercando di raggiungere Marte.
Se elimini le cose che non sono importanti e ti focalizzi esclusivamente su quello che devi fare; se capisci che il tuo tempo è limitato e decidi di agire subito; solo così riuscirai a realizzare i tuoi sogni, i tuoi obiettivi. Diversamente, vivrai una vita a cui non sei interessato, una vita che non è la tua.
Piccola nota: hai bisogno di migliorare il tuo rapporto con la sconfitta e con l’abbattimento. Potresti trovarti proprio adesso in un luogo ostile ed in cui ti senti solo o come un perdente. Non ti preoccupare, ci siamo stati tutti. Ma bisogna capire che queste situazioni sono piuttosto comuni, e che ci si sono trovate anche le persone più felici e di successo di questo mondo. Loro sono andate avanti, e lo farai anche tu.
In definitiva si può dire che il non considerare il tuo prossimo, non consiste affatto nel semplice inaridimento dei rapporti umani da parte tua: semmai il contrario.
É piuttosto il focalizzare le tue energie nel coltivare i rapporti che sono veramente importanti per te, con grandi benefici per la tua vita affettiva; ma è anche il guadagnare un mare di tempo e di energia, che fino ad oggi hai dedicato inutilmente a preoccuparti delle opinioni di persone che nel migliore dei casi non hanno nessun interesse rispetto alla tua vita. Si può dire quindi che hai solo da guadagnare nel liberarti di queste inutili zavorre psicologiche, perché non iniziare subito?

Se credi di avere bassa autostima o la paura del giudizio degli altri ti blocca, prenota subito la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, ti aiuterò ad affrontare e superare i tuoi problemi.

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Non riesco a trovare il punto G: come fare?

MEDICINA ONLINE PUNTO G G POINT SEX SESSO VAGINA PARETE ANTERIORE ANO MASSAGGIO TANTRA VULVA CLITORIDE STIMOLAZIONE VIDEO TOCCARE PREMERE DONNA WALLPAPER HI RES PICTURE IMAGEI primi a parlare del “punto G” come zona erogena sono stati centinaia di anni fa gli orientali nei loro testi filosofici e religiosi, a cui si riferivano come “punto del sole”. Il punto G è stato poi individuato anatomicamente dal dottor Grafenbergh, a cui si deve il suo nome, e da allora in moltissimi hanno tentato di spiegare le tecniche giuste per far raggiungere il culmine del piacere ad una donna tramite la stimolazione di questa zona.

Dove si trova?
Il punto G non è una zona anatomica ben definita. Per la maggior parte delle donne tale punto, grande quanto una piccola moneta, è collocato nella parete anteriore della vagina ad una profondità di circa 5 cm proprio in corrispondenza della localizzazione esterna del clitoride, tuttavia in alcune donne tale punto può essere localizzato in una zona diversa.

Come stimolare il punto G?

  • la donna si posiziona sdraiata con la pancia in alto;
  • il partner inserisce dito indice e/o medio nella vagina in modo da tenere il palmo della mano rivolto verso l’alto, vedi immagine all’inizio dell’articolo;
  • successivamente il partner piega leggermente le dita;
  • il partner muove avanti ed indietro ripetutamente i polpastrelli sulla parete anteriore della vagina, piegando il dito come nel gesto che significa “vieni qua”;
  • contemporaneamente il partner può usare il pollice per massaggiare delicatamente il clitoride, vedi immagine in alto.

Se non riuscite proprio ad individuare il punto G, sappiate che:

  • Alla maggior parte delle donne sono necessari lunghi preliminari e stimolazione sessuale prima che il punto G possa loro procurare piacere.
  • In alcune donne, la pressione sul punto G non provoca piacere, bensì stimolo di urinare (dal momento che spingendolo si può indirettamente stimolare la vicina vescica) o addirittura fastidio, specie se stimolato con eccessiva irruenza.
  • Secondo alcuni studi, il clitoride sarebbe molto più sensibile del punto G.
  • Secondo alcuni studi, non tutte le donne hanno il punto G.

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Differenza tra idrocele e varicocele

MEDICINA ONLINE SPERMA LIQUIDO SEMINALE VARICOCELE HYDROCELE IDROCELE AMORE DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA LOVE COUPLE FRINEDS LOVER SEX GIRL MAN NO WOMAN WALLPAPER.jpgL’idrocele è una raccolta di trasudato (edema non infiammatorio) all’interno dei due foglietti della tunica vaginale, ovvero fra la tunica vaginale comune o parietale e tra la tunica vaginale propria o viscerale (che racchiude il testicolo e l’epididimo) o lungo il funicolo spermatico. Può essere primario quando non è causato da altre patologie, altrimenti è secondario.
Il varicocele è una patologia varicosa che interessa il sistema vascolare del testicolo, caratterizzata da dilatazione e incontinenza delle vene testicolari (o spermatiche) che hanno il compito di drenare il sangue dal testicolo. Ciò si manifesta in particolar modo a carico del testicolo sinistro (95%) e raramente nel testicolo destro (5%) a causa delle differenti caratteristiche anatomiche tra le due vie vascolari. La vena spermatica sinistra, infatti, è tributaria della vena renale che ha basso flusso rispetto alla vena cava nella quale refluisce la vena spermatica destra, questo perché la vena testicolare sinistra sfocia nella vena renale perpendicolarmente, a differenza della testicolare destra che sfocia nella vena cava ad angolo.Cause
Le cause dell’idrocele primario sono sconosciute; generalmente è una patologia congenita che si risolve autonomamente pochi mesi dopo la nascita. L’idrocele secondario può essere causato da ernia inguinale, da infezioni o traumi del testicolo o dell’epididimo, da occlusioni di fluido o di sangue nel funicolo spermatico, da cisti o tumori. Le cause del varicocele sono invece una congenita incontinenza delle vene testicolari, a cui si è associata spesso una grande attività sportiva, come ad esempio pesistica, in giovane età.MEDICINA ONLINE SPERMA LIQUIDO SEMINALE VARICOCELE HYDROCELE IDROCELE AMORE DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA LOVE COUPLE FRINEDS LOVER SEX GIRL MAN NO WOMAN WALLPAPER.jpgSintomi
Il sintomo principale dell’idrocele è un rigonfiamento non doloroso di uno o entrambi i lati dello scroto, che si presenta come un palloncino turgido pieno di fluido. Generalmente è difficile sentire il testicolo per via della massa fluida che lo circonda.
Un varicocele “piccolo” non dà sintomi, mentre quando diventa più grande si sente pesantezza o dolore al testicolo, che tende ad aumentare se si sta in piedi a lungo, si sollevano pesi o si compie una attività sportiva intensa e faticosa. Un varicocele abbastanza grande è visibile e palpabile anche dal paziente stesso, soprattutto se sta in piedi: sulla superficie dello scroto si nota un ammasso tortuoso che, al tatto, ha la consistenza di un sacchetto di vermi. Un varicocele modesto invece va diagnosticato solo da un medico, che in genere ricorrerà a un ecodoppler. Sempre si fa uno spermiogramma.Leggi anche:

Diagnosi
In entrambi i casi è importante l’esame clinico, la transilluminazione e l’ecografia con doppler.

Diagnosi differenziale
Se le dimensioni del sacco scrotale variano a seguito di una pressione sull’addome o sul sacco stesso allora è facile che si tratti di un idrocele secondario a un’ernia inguinale. Se il rigonfiamento è doloroso allora può trattarsi di un idrocele secondario a una epididimite.

Trattamento
In entrambi i casi i trattamenti realmente efficaci sono quelli chirurgici.

Trattamento idrocele

  • L’idrocele secondario a un’ernia inguinale va trattato il più presto possibile rimuovendo l’ernia e richiudendo il dotto peritoneo vaginale. L’idrocele primario causato dal dotto aperto va corretto allo stesso modo.
  • Negli altri casi si procede all’asportazione dell’idrocele (idrocelectomia) in anestesia totale o spinale, con eversione della vaginale propria per facilitare il riassorbimento delle recidive.
  • Un trattamento alternativo è l’aspirazione del fluido per mezzo di un ago, che però presenta rischi di infezione e di recidiva; questo trattamento è utilizzato solamente quando il trattamento chirurgico risolutivo presenta dei rischi e va abbinato con l’iniezione di medicinali sclerosanti che favoriscano la chiusura del dotto peritoneo vaginale per limitare le recidive.

Trattamento del varicocele

  • Intervento chirurgico classico: si procede in anestesia totale o locale, si incide all’altezza dell’inguine o dello scroto, si seziona e si lega la vena spermatica interna e altre vene collaterali, per interrompere il reflusso del sangue.
  • Terapia sclerosante: la tecnica anterograda, la più semplice e la più efficace, prevede l’inserimento di un catetere in una vena del funicolo alla radice dello scroto, preceduta da una leggera sedazione; quindi si inietta liquido di contrasto e poi lo sclerosante, che fa seccare le vene.

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