Quanto tempo della nostra vita passiamo dormendo? Molto più di quanto pensiate. In una vita di circa 80 anni, una persona trascorre mediamente ben 26 anni dormendo, che corrisponde a circa un terzo dell’intera nostra esistenza. Questo periodo può variare in base all’età e alle abitudini di vita, ma il dato medio è di 230.000 ore di sonno. Questo significa che una corretta igiene del sonno significa non solo evitare una potenziale insonnia, ma anche Continua a leggere
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Differenza tra ferita e lesione

Una ferita determinata dal morso di uno squalo
Lesione
Anche se nell’uso comune “lesione” viene usato come sinonimo di “ferita”, come ad esempio nel caso di una ferita da taglio tipica degli incidenti domestici, in realtà in medicina questo termine ha un significato diverso e ben più ampio. In ambito medico una “lesione” corrisponde genericamente ad una qualsiasi alterazione a carico di un tessuto o di un organo che comporti un cambiamento della forma, della funzione o della morfologia degli stessi, come conseguenza di un insulto fisico, chimico o biologico. Può derivare quindi da:
- un trauma: ad esempio la ferita da taglio prima citata oppure una ferita da colpo d’arma da fuoco, o ancora una lesione spinale causata da impatto traumatico causato tipicamente da incidente sportivo o stradale;
- una pressione cronica e costante: la quale impedisce il corretto fluire del sangue col risultato di determinare necrosi e lesioni da decubito, cosa che si verifica spesso in pazienti costretti all’immobilità, come quelli in coma per lunghi periodi o tetraplegici;
- una pressione acuta ed intensa: un colpo diretto ed intenso può provocare una contusione;
- una patologia: ad esempio il tessuto tumorale prende spesso il nome di “lesione tumorale” oppure un infarto può determinare una “lesione al miocardio”, o ancora una lesione ulcerosa può essere determinata da diabete (tipicamente sul piede) o patologie gastroduodenali (in stomaco e duodeno).
Quelli elencati sono solo alcuni esempi di lesione: la lista è decisamente più lunga. Le lesioni possono essere definite focali o multifocali, qualora si tratti di singole o multiple alterazioni localizzate. Possono essere localmente estese o diffuse quando il danno è più ampio, tanto da invadere organi o tessuti situati in posizioni adiacenti o a distanza.
Ferita
Con ferita si intende un tipo particolare di lesione, caratterizzata dall’interruzione traumatica di uno o più tessuti esterni o interni del corpo, causata da agenti esterni di varia natura che agiscono con modalità diversa. In relazione al percorso e alla profondità le ferite possono essere distinte in ferite superficiali (quando interessano esclusivamente lo strato cutaneo e sottocutaneo) o profonde, penetranti ed interne. In base al grado di contaminazione della ferita, quest’ultima può essere “pulita” o “contaminata”. Infine in base al meccanismo che l’ha determinata, una ferita può essere da taglio, da punta o di altro tipo (da arma da fuoco, lacero-contuse…).
La ferita è quindi un tipo di lesione. Tutte le ferite sono lesioni, mentre non tutte le lesioni sono necessariamente delle ferite.
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Piaghe e lesioni da decubito: l’importanza della prevenzione delle “ferite difficili”

Piede diabetico
Con “piaga” in medicina ci si riferisce ad un tipo particolare di ferita, caratterizzata dall’interruzione di uno o più tessuti esterni del corpo e provocata dall’ischemia (interruzione dei vasi sanguigni) e conseguente necrosi (morte cellulare) della cute e, in caso di piaga grave, dei tessuti sottostanti. Spesso le piaghe sono definite “ferite difficili” proprio perché – al contrario di ciò che avviene nella maggioranza delle ferite – le piaghe tendono ad essere “ferite croniche”, ovvero che non guariscono entro i 60 giorni dalla loro comparsa. L’interruzione del flusso sanguigno, che porta alla morte del tessuto ed alla formazione della piaga, può essere determinata da varie cause esterne ed interne al corpo.
Cause di piaga
Una delle cause esterne più frequenti di piaga sono le lesioni da decubito, cioè ferite che compaiono gradualmente in seguito alla pressione del peso del corpo su uno stesso punto della pelle, che viene compressa tra la prominenza ossea, (esempi tipici: anca o tallone) contro il letto o una sedia a rotelle. Le lesioni da decubito sono tipiche di persone che per motivi di disabilità fisica o anche psichica, hanno mobilità limitata o sono costretti a letto per lunghi periodi (coma, paralisi, frattura di femore in anziano…). La causa eziologica principale della piaga in questo caso è la pressione cronica, tuttavia è innegabile che la lesione è favorita da altri fattori, come ad esempio l’età avanzata del paziente o patologie croniche della circolazione.
Insufficienza del circolo e diabete
Altri esempi di causa di piaga sono le insufficienze di arterie e vene, per cui non arriva il corretto apporto di sangue nel tessuto cutaneo, specie negli arti, poiché sono zone dette “periferiche” e la pressione in essi è inevitabilmente minore rispetto alle zone centrali del corpo, più vicine al cuore. Ancora un’altra causa tipica può essere la patologia diabetica, la quale se non curata determina un danno nel microcircolo che porta ad ipoperfusione di parti del tessuto che vanno incontro facilmente ad ulcerazione, tipicamente ai piedi (vedi foto in alto).
L’importanza della prevenzione
La guarigione da una piaga è quindi molto lenta e spesso risulta difficile, se non impossibile, rimuovere la causa che l’ha determinata: ad esempio risulta difficile impedire la formazione di piaghe da decubito in un paziente tetraplegico. Per tale motivo l’attenzione del medico, dell’infermiere e dell’OSS dovrebbe essere focalizzata soprattutto nella prevenzione della comparsa di questo tipo di ferite (ad esempio mobilizzando passivamente periodicamente il paziente) piuttosto che nella cura, spesso molto complessa, specie se la piaga va in profondità e/o si infetta, mettendo in alcuni casi addirittura a rischio la vita del paziente.
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Posizione laterale di sicurezza: come, quando e perché può salvare una vita
La posizione laterale di sicurezza (PLS) è una particolare posizione in cui si dispone – su una superficie preferibilmente piana – il corpo di un soggetto infortunato, ad esempio a causa di un incidente stradale, ed in stato di incoscienza, con il principale scopo permettergli di respirare liberamente e con il secondario obiettivo di non procurargli ulteriori danni.
Cosa fare PRIMA
Nonostante questa manovra possa in alcuni casi salvare la vita del soggetto, chiunque si trovi di fronte ad un infortunato NON DEVE MAI operarla immediatamente, ma deve sempre osservare un preciso comportamento, volto a garantire innanzitutto la sicurezza del soccorritore e, quindi, la sicurezza e la salvaguardia del soggetto da soccorrere, evitando movimenti che potrebbero solo essere controproducenti. Prima di eseguire qualsiasi manovra, è di vitale importanza ricordarsi che:
- posizionando un soggetto in PLS si determina un movimento della colonna vertebrale, ed è quindi una manovra da evitare qualora si abbia il sospetto, o la certezza, di un trauma alla stessa in base alla dinamica dell’incidente o ai dati evidenti: fate estrema attenzione a questa raccomandazione, visto che un movimento sbagliato potrebbe avere risultati drammatici, come ad esempio la paralisi a vita del paziente;
- bisogna assicurarsi il soggetto respiri ed abbia un battito cardiaco presente. In caso contrario bisogna subito allertare il 118 e successivamente il paziente NON deve essere messo in posizione laterale, bensì in decubito supino (a pancia in alto) su un piano rigido e praticare immediatamente massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca;
- i pazienti traumatizzati devono essere trattati esclusivamente da personale addestrato, salvo quei casi di grave necessità in cui ci siamo solo noi ed il soggetto incosciente.
Posizione laterale di sicurezza: lato destro o lato sinistro?
Non c’è una risposta univoca: il lato scelto è indifferente salvo particolari situazioni in cui particolari traumi e feriti possono rendere preferibile un lato piuttosto che l’altro.
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Per quali motivi mettere il paziente in posizione di sicurezza?
La posizione laterale di sicurezza ha il principale scopo di evitare il rischio di soffocamento per ostruzione delle vie respiratorie, il che può avvenire, in particolare, se la persona è supina e priva di coscienza. Il soffocamento avviene per due cause possibili:
- Ostruzione meccanica: un oggetto blocca le vie respiratorie. In molti casi si tratta della lingua della persona stessa, che cade all’indietro (quindi nella faringe) a causa della perdita di tono muscolare dovuta allo stato di non coscienza. In alternativa alla PLS, la fase A (Airways) della procedura ABC permette di gestire questa eventualità.
- Ostruzione dovuta a fluidi, ad esempio nel caso in cui il vomito del malcapitato si fermi nella faringe, ostruendola. Può capitare che la perdita di tono muscolare porti alla fuoriuscita di parte del contenuto dello stomaco; in questo caso, si parla di passive regurgitation. È possibile, inoltre, che parte dei contenuti rigurgitati finisca nei polmoni, corrodendoli a causa della acidità degli acidi dello stomaco.
La PLS permette all’infortunato di respirare liberamente proprio perché impedisce alla lingua di scivolare verso la gola e, in caso di vomito, i liquidi non vanno ad ostruire le vie aeree ma scorrono verso l’esterno del cavo orale.
Come fare a mettere il paziente nella posizione di sicurezza?
A partire da un soggetto in posizione supina con gli arti allineati lungo il corpo si deve innanzitutto individuare il lato su cui questo andrà ad appoggiare, dopodiché:
- il soccorritore si posiziona dal lato scelto, controlla che nella bocca non ci siano oggetti (dentiera, gomme da masticare, etc…) in grado di ostruirlo. Se sono presenti bisogna asportarli
- sul suo lato il soccorritore piega il ginocchio dell’infortunato ed estende accanto a sé il braccio del soggetto, lasciando il gomito flesso. Il braccio ed il torace formano così un angolo di circa 90 gradi sul terreno, il ginocchio forma invece un angolo meno esteso e verticale.
- il soccorritore posiziona la mano dell’arto superiore opposto a sé tra la testa dell’infortunato e la spalla dal proprio lato, o poco più in basso.
- infine afferra il soggetto per la spalla e per il fianco opposti a sé e, tirando, fa ruotare il corpo dell’infortunato, che dovrebbe ritrovarsi accovacciato sul lato prescelto, con la mano del lato opposto sotto la testa. Se presente, un secondo soccorritore può sostenere il capo durante la rotazione per evitare movimenti bruschi.
Dopo aver eseguito la manovra, è importante restare per effettuare il controllo periodico della presenza e della regolarità del respiro e del battito cardiaco e, comunque, non abbandonare il soggetto fino all’arrivo dei soccorsi qualificati.
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Linee guida
Si noti che esistono diverse versioni della posizione laterale di sicurezza. Ci sono piccole differenze tra le une e le altre, ma tutte condividono gli stessi principi di base:
- la bocca è rivolta verso il basso, in modo che eventuali liquidi possano scorrere all’esterno e non ostruire le vie aeree del soggetto;
- il mento è rivolto leggermente verso l’alto in modo da mantenere l’epiglottide aperta;
- le braccia e le gambe sono incrociate, in modo da rendere stabile questa posizione;
- se possibile, si può cercare di mantenere l’allineamento della colonna vertebrale tramite un cuscino o la mano stessa del soggetto.
La posizione ottenuta dovrebbe essere il più naturale possibile e non dovrebbe generare pressioni sul petto che possano rendere difficoltosa la respirazione.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Decubito prono, supino, laterale: significato, posizione e lesioni
Con la parola decubito in medicina si intende la posizione che il paziente assume a letto o comunque quando è in posizione sdraiata. Tale posizione può essere diversa in base alle necessità del paziente di mantenere una data posizione per provare meno dolore, in base alle necessità terapeutiche (alcune posizioni sono obbligate in caso, ad esempio, di multi traumi in ortopedia) o in base alle necessità di effettuare manovre o indagini diagnostiche da parte del medico.
La parola “decubito” viene utilizzata anche in riferimento a oggetti: per esempio il catetere vescicale transuretrale può decubitare, cioè può causare un’ulcera lungo le pareti dell’uretra su cui poggia.
Si dice decubito attivo quello in cui la muscolatura è attivamente impegnata per mantenere la posizione.
Il decubito attivo può essere:
- indifferente: quando può essere mantenuta qualsiasi posizione senza alcun fastidio da parte del paziente;
- preferito: quando viene assunta di preferenza una determinata posizione, poiché tale posizione è la preferita del paziente;
- obbligato: quando il paziente è costretto a mantenere una determinata posizione, in quanto le altre gli causano sofferenza, ad esempio per pressione su strutture anatomiche interessate da patologia.
Il decubito può essere:
- Supino: si mantiene una posizione dove si è rivolti verso l’alto, pancia in su;
- Prono o ventrale: si mantiene una posizione dove si è rivolti verso il basso, pancia in giù;
- Semi prono o Sims: è una posizione con una via di mezzo tra la laterale di sicurezza e la prona;
- Laterale o laterale di sicurezza: posizione dove si è stesi su un fianco, evitando ai polmoni di essere caricati del peso del corpo, con lo scopo di facilitare e migliorare la respirazione;
- Ortopnoico o seduto: tipica posizione che si assume con la schiena quando si siede su una sedia;
- Semiortopnoico o semiseduto o Fowler’s: paziente supino, con lo schienale inclinato di 80-90° rispetto alla linea orizzontale;
- Semi-Fowler’s: differisce dalla Fowler’s per un’inclinazione ridotta a 30-45°;
- Posizione di Trendelenburg o posizione anti-shock: posizione supina piana con un’inclinazione che favorisce il reflusso del sangue al cervello;
- Genupettorale: il soggetto è inginocchiato con la testa appoggiata sul terreno ed il bacino sollevato il più possibile;
- Ginecologica o dorsale supina: la paziente assume una posizione sdraiata con le gambe piegate a 90°, le ginocchia divaricate con i talloni disposti sullo stesso piano del busto;
- Litotomica: il paziente assume la posizione sdraiata con le gambe piegate a 90° e con i talloni e le ginocchia sullo stesso piano.
Lesioni da decubito
Decubito è anche, per contrazione, la piaga da decubito, dicitura scorretta, poiché dovremmo parlare di ulcera, o più genericamente di lesione da pressione, che compare nei punti soggetti a maggior compressione (quindi, soggetti a ischemia) in chi è costretto per lungo tempo a letto, o comunque in posizioni che determinino una continua pressione sui punti in cui si hanno prominenze ossee. Per approfondire, leggi: Lesioni da decubito: prevenzione, stadi, classificazione e trattamento
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- Differenza tra Trendelenburg e Trendelenburg inversa
- Differenza tra prono o supino: significato e posizione
Semeiotica dell’addome:
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- Quadranti addominali: semeiotica, anatomia ed organi contenuti
- Regioni addominali: semeiotica, anatomia ed organi contenuti
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- Come si chiama la parte inferiore dell’addome?
- Linea ombelicale trasversa: dove si trova e cosa delimita?
- Appendice vermiforme: posizione, anatomia e funzione originaria
- Appendicectomia durata, tecnica, rischi, postoperatorio, convalescenza
- Punto di McBurney e segno positivo nell’appendicite
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- Punto di Morris, Munro, Lanz, Clado, Jalaguier e gli altri punti indicanti appendicite
- Manovra e segno di Rovsing positivo o negativo: cos’è e cosa indica
Semeiotica della colecisti:
- Manovra e segno di Murphy positivo o negativo: cos’è e cosa indica
- Colecistite acuta e cronica litiasica e alitiasica: cause, terapia, dieta e rimedi naturali
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Semeiotica del rene:
- Semeiotica dei reni: esame obiettivo renale
- Manovra e segno di Giordano positivo o negativo: cos’è e cosa indica
- Prova di Guyon (prova dei tre bicchieri): cos’è e cosa indica
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- Manovra di Glenard: come si effettua ed a cosa serve
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Semeiotica del cuore:
- Esame obiettivo cardiovascolare: guida completa all’esecuzione
- Semeiotica del cuore: i focolai di auscultazione cardiaca
- Semeiotica del cuore: i 4 toni cardiaci ed i toni aggiunti
- Semeiotica del cuore: i soffi cardiaci sistolici e diastolici
- Semeiotica del cuore: l’esame obiettivo cardiaco completo
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Differenza tra prono o supino: significato e posizione
Quando una persona è in posizione stesa, ad esempio su un letto, può assumere principalmente tre posizioni: supina, prona o laterale.
Nella posizione supina (o decubito supino), il soggetto è sdraiato in posizione orizzontale, con la schiena appoggiata alla superficie e con la sua parte anteriore rivolta verso l’alto, a pancia in su.
Nella posizione prona (o decubito prono o ventrale), il soggetto è sempre sdraiato in posizione orizzontale, ma mantiene una posizione dove si è rivolti verso il basso, a pancia in giù. Supino è quindi il contrario di prono.
Similmente, la mano si trova in posizione supina quando il suo palmo è rivolto verso l’alto (con avambraccio flesso e braccio esteso), o l’avanti (con braccio ed avambraccio estesi).
Nella posizione laterale (o decubito laterale) il soggetto è steso su un fianco (destro o sinistro). Viene anche detta “posizione di sicurezza” perché ciò evita ai polmoni di essere caricati del peso del corpo, con lo scopo di facilitare e migliorare la respirazione.
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Posizione di Trendelenburg (antishock): cos’è e quando è consigliata
La posizione di Trendelenburg, o posizione anti-shock, è la posizione in cui è posto il paziente in caso di shock o durante l’esecuzione di particolari indagini radiologiche, nonché durante operazioni di chirurgia ginecologica e addominale. Il soggetto è supino, sdraiato in modo che il capo sia situato inferiormente a ginocchia e bacino. Questa posizione prende nome dal chirurgo tedesco Friedrich Trendelenburg, figlio dell’omonimo filosofo.
A che scopo si usa?
Lo scopo principale della posizione di Trendelenburg è quello di sfruttare la gravità per ottenere una migliore perfusione di organi vitali (detti anche nobili) quali encefalo, cuore e reni; quindi risulta utile in tutte quelle situazioni in cui l’afflusso di sangue è reso difficoltoso, ad esempio in alcuni traumi, nell’ipotensione, negli svenimenti, nello shock emorragico… Per tale motivo la posizione di Trendelenburg è definita anche posizione anti-shock. La posizione di Trendelenburg è molto utile anche in molte branche della medicina:
Diagnostica per immagini
Durante lo svolgimento di radiografia con mezzo di contrasto porre il paziente in tale posizione consente di valutare con discreta sensibilità la presenza di reflusso gastroesofageo. La maggior utilità nel far assumere al malato la posizione di Trendelenburg durante l’esame radiografico con mezzo di contrasto si riscontra però nella diagnosi di ernia iatale. Dagli ultimi studi risulta però concettualmente erronea per questo tipo di indagine, perché totalmente antifisiologica.
Chirurgia addominale
L’assunzione della posizione di Trendelenburg aiuta nella manovra di riduzione di ernia addominale.
Ginecologia
L’assunzione della posizione di Trendelenburg è indicata durante il parto complicato da mancata sufficiente dilatazione della cervice uterina, da presentazione podalica del nascituro o da prolasso di funicolo.
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Posizione di Trendelenburg inversa: cos’è e quando è consigliata
La posizione di Trendelenburg inversa, anche definita anti Trendelenburg, è una posizione applicata in campo sanitario, che in determinati casi può agevolare le condizioni del paziente o ridurre le complicanze legate a determinate patologie. È opposta alla posizione di Trendelenburg.
Viene praticata nei letti ospedalieri articolati e prevede l’inclinazione a 25-30° del letto in modo tale che la testa e il torace risultino su un piano superiore rispetto a quello dei piedi (paziente supino).
Ha benefici sul cranio per la contro estensione delle lesioni della colonna vertebrale; favorisce il drenaggio chirurgico delle raccolte pleuriche e delle fistole. Viene utilizzata nei pazienti in sala operatoria a seconda delle necessità.
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