
Un paziente in codice rosso ha accesso immediato alle cure
Il triage (pronuncia “triàʒ”) è un sistema utilizzato nei Pronto Soccorso e nei DEA (Dipartimenti d’Emergenza e Accettazione) per selezionare i soggetti coinvolti in infortuni secondo classi di urgenza/emergenza crescenti, in base alla gravità delle lesioni riportate e del loro quadro clinico. Per estensione, la tecnica del triage, di competenza degli infermieri, viene messa in opera ogni qual volta è necessario smistare una serie di utenti che chiedono un servizio verso gli operatori opportuni. La decisione delle priorità è vitale per il corretto funzionamento del Pronto Soccorso e per assicurare a tutti gli individui le migliori cure, adeguate alle proprie condizioni. Il triage può essere soggetto ad importanti risvolti etici e morali soprattutto durante in caso di maxiemergenze e nella medicina delle catastrofi, cioè in tutte quelle situazioni in cui si presentano improvvisamente ad un Pronto Soccorso, una gran quantità di pazienti, ad esempio in caso di incidenti stradali gravi, esplosioni, incidenti ferroviari, incidenti aerei, terremoti.
Etimologia
Il termine “triage” deriva da “trier”, parola di lingua francese che significa “smistare, suddividere”.
Triage nella legge italiana
Nella legislazione italiana il triage compare nel 1996 tramite l’attuazione del decreto n.76/1992, che afferma che in ogni dipartimento di emergenza e accettazione debba essere prevista questa funzione come primo momento di accoglienza e valutazione dei pazienti afferenti al Pronto soccorso. Tale funzione deve essere svolta da personale infermieristico adeguatamente formato, che opera secondo protocolli prestabiliti dal dirigente del servizio.
Quando si usa il triage?
Il metodo del triage è utilizzato innanzitutto all’arrivo dei pazienti in Pronto Soccorso, dove l’accesso alle cure non avviene sulla base dell’ordine di arrivo ma sulla priorità delle loro condizioni. In questo ambito permette di stabilire un ordine tra i soggetti che vi giungono, dando le apposite cure prima ai casi con una priorità maggiore e di seguito quelli con priorità minore. Il grado di urgenza di ogni paziente è rappresentato da un codice colore assegnato all’arrivo, dopo una prima valutazione messa in atto da un infermiere preposto a questo compito.
Inoltre viene messo in pratica ogniqualvolta si verifica un’insufficienza dei mezzi e del personale rispetto ai soggetti che hanno bisogno di aiuto. Questo caso si può verificare tanto in caso di calamità, di disastri o di grandi eventi, cioè le situazioni previste dalla Protezione Civile, quanto in un Pronto Soccorso. In caso di situazioni straordinarie, tipiche della medicina delle catastrofi, il triage è funzionale a far sì che tutto l’impianto del soccorso funzioni efficientemente per salvare il maggior numero di persone, dovendo a volte scegliere di dirigere le cure solo verso chi, soccorso prontamente, ha più probabilità di sopravvivere. Ogni giorno i Pronto Soccorso si trovano ad accogliere un gran numero di pazienti che presentano priorità diverse e diversi tipi di problemi. Il paziente si reca in Pronto Soccorso accusando un insieme di sintomi. Quando il sintomo, ossia l’espressione di una condizione psicofisica percepita come alterata, è valutato come potenzialmente pericoloso dal paziente, il malato si rivolge al Pronto Soccorso. Proprio per questa ragione nelle strutture sanitarie di pronto soccorso, si attua un primo approccio che stabilisca un legame relazionale con il paziente diminuendo il suo eventuale stato d’ansia e, allo stesso tempo, basandosi sulle priorità assistenziali e sulla gravità clinica, stabilisca l’ordine con il quale i pazienti verranno sottoposti a visita medica. Con il termine triage in Pronto Soccorso si intende quindi un insieme di procedure codificate che permettono all’Infermiere di triage, la valutazione delle priorità assistenziali delle persone che si presentano, stabilendo un ordine di accesso alla visita medica ponderato alla gravità dei sintomi accusati.
A che serve il triage?
Gli obiettivi del triage sono:
- Assicurare immediata assistenza al malato che giunge in emergenza;
- Indirizzare alla visita medica i pazienti secondo un codice di priorità;
- Identificare le priorità e l’area più appropriata di trattamento;
- Smistare i pazienti non urgenti;
- Ridurre i tempi di attesa per la visita medica (anche se per i pazienti meno gravi – codici bianchi – con il triage i tempi d’attesa sarebbero più lunghi se confrontati a un accesso alla sala visita basato sul semplice ordine d’arrivo in pronto soccorso);
- Ridurre lo stato d’ansia;
- Migliorare la qualità delle prestazioni professionali del personale in Pronto Soccorso;
- Valutare periodicamente le condizioni dei pazienti in attesa;
- Fornire informazioni sanitarie ai pazienti e ai loro familiari.
Triage rapido
In caso di catastrofe, ad esempio un incidente aereo, un terremoto, un incendio o un maxi-tamponamento, un triage preliminare viene effettuato direttamente dai primi soccorritori direttamente nel sito dell’evento. Tale triage, detto triage rapido, viene poi rivisto dal personale medico/infermieristico all’arrivo al posto medico avanzato. La segnalazione del codice di gravità, in tali situazioni, viene effettuata normalmente con delle specifiche Triage Tag, dei braccialetti colorati e delle schede di accompagnamento che vengono assegnate ai feriti in attesa di evacuazione sanitaria.
Codici-colore
Il metodo del triage usa un codice colore per rendere universalmente identificabile l’urgenza del trattamento per ogni singolo soggetto. Questo codice colore si compone, in ordine di gravità, di quattro classi principali: bianco, verde, giallo e rosso. Il codice nero, considerato successivo al rosso, non identifica uno stato di gravità, ma un soggetto deceduto e non viene quindi generalmente esposto in forma pubblica. I codici colore possono cambiare da una nazione all’altra e all’interno di diversi protocolli di intervento. Quello che attualmente viene usato in Italia, è il seguente:
1) codice rosso o “emergenza”
E’ il codice più grave: il paziente ha accesso immediato all’intervento medico, poiché un ritardo di accesso potrebbe determinare danni molto gravi o il suo decesso. Il paziente in codice rosso ha almeno una delle funzioni vitali (coscienza, respirazione, battito cardiaco, stato di shock) compromessa ed è in potenziale immediato pericolo di vita, quindi deve essere sottoposto ad una visita medica immediata. E’ in codice rosso anche il paziente che, se non curato immediatamente, può avere conseguenze gravemente invalidanti e/o irreversibili sulla salute o sull’autonomia come la perdita di un arto da amputazione o di un organo. L’infermiere accompagna il paziente in una sala visita/box (sala REA). L’infermiere annota unicamente l’identità del paziente (al bisogno etichette NN), il grado d’urgenza e il motivo d’entrata sul foglio del triage.
2) codice giallo o “urgenza”
E’ il secondo codice in ordine di gravità: il paziente ha accesso all’intervento medico entro 10-15 minuti (mai oltre i 20 minuti). Il paziente in codice giallo presenta una compromissione parziale delle funzioni dell’apparato circolatorio o respiratorio, oppure il paziente è molto sofferente; non c’è un apparente pericolo di vita immediato, ma deve essere comunque visitato dal medico entro un lasso di tempo di pochi minuti. L’infermiere fa una valutazione rapida, riempie il foglio di triage e accompagna il paziente nella sala visita idonea allo stato di salute del paziente. L’infermiere d’accoglienza si occupa in modo prioritario a liberare un posto all’interno del Pronto soccorso. Il paziente rimane sotto sorveglianza dell’infermiere.
3) Codice verde o “urgenza differibile” o “urgenza minore”
E’ il terzo codice in ordine di gravità: il paziente ha accesso all’intervento medico in un tempo variabile e solo dopo che i codici gialli e rossi sono stati gestiti. Il paziente in codice verde NON ha senza segni di imminente pericolo di vita e riporta delle lesioni che non interessano le funzioni vitali, ma che vanno comunque curate. Il codice verde descrive una situazione patologica dove il tempo non costituisce un fattore critico. Lo stato del paziente al suo arrivo è giudicato stabile. L’infermiere riempie il foglio di triage e dirige il paziente verso un posto disponibile o nella sala d’attesa dove verrà rivalutato regolarmente. I tempi di attesa sono variabili (in genere non oltre i 120 minuti).
4) Codice bianco o “non urgenza”
E’ il codice meno grave in assoluto ed indica “nessuna urgenza”: il paziente non necessita del pronto soccorso e può rivolgersi al proprio Medico di Medicina Generale (il “medico di famiglia”); in alcuni casi il codice bianco viene fatto coincidere con accesso improprio e quindi sottoposto al pagamento del ticket, questo per disincentivare l’accesso al Pronto soccorso per inezie, fatto che potrebbe affollarlo.
ATTENZIONE Nel caso si presentino bambini in codice verde o bianco, la priorità è loro rispetto ai pazienti adulti con codice verde o bianco. In caso si presentino bambini in codice verde o bianco, la priorità è invece degli adulti in codice giallo o rosso.
IMPORTANTE In alcuni Paesi, il codice giallo italiano viene chiamato “codice arancione” ed pazienti in codice verde italiano viene identificato “codice giallo” o “codice verde”.
Codice azzurro
In alcuni casi, tra il codice giallo e quello verde, si pone il codice azzurro, cioè “urgenza differibile”, mentre il codice verde è “urgenza minore”: la condizione del paziente in codice azzurro è stabile senza rischio evolutivo con sofferenza e ricaduta sullo stato generale che solitamente richiede prestazioni complesse. L’accesso avviene entro entro 60 minuti. In questo caso avremo quindi cinque livelli di gravità:
- codice rosso o “emergenza”: con accesso immediato all’intervento medico;
- codice giallo o “urgenza”: con accesso alle cure entro 10-15 minuti (mai oltre 20 minuti);
- codice azzurro o “urgenza differibile”: con accesso entro 60 minuti (1 ora);
- codice verde o “urgenza minore”: con accesso entro 120 minuti (2 ore);
- codice bianco o “non urgenza”: tempo di attesa oltre le 2 ore.
Triage extra-ospedaliero
In ambito extra-ospedaliero possono essere utilizzati altri tre codici colore:
- codice nero: indica il decesso del paziente (il paziente non è rianimabile);
- codice arancione: indica che il paziente è contaminato;
- codice blu: indica che il paziente ha funzioni vitali compromesse in ambiente extraospedaliero generalmente attivato in assenza del medico.
In alcuni casi, come accaduto durante la pandemia causata dal Covid-19, si fa riferimento al codice nero quando i medici presenti in una data struttura sanitaria non riescono più a gestire la mole eccessiva di pazienti in arrivo oppure se i posti disponibili in ospedale e più precisamente in terapia intensiva, sono al completo quindi è necessario per il medico decidere – di fatto – chi sopravvive e chi no. Mettiamo ad esempio che arrivino tre pazienti in pericolo di vita che sarebbero destinati in terapia intensiva, ma che in questo reparto (e nei reparti di terapia intensiva degli ospedali vicini) sia disponibile solo un posto: in questo caso spetterà al medico valutare quale dei tre pazienti possa accedere a quell’unico posto e quindi avere più possibilità di sopravvivere.
Il codice arancione va applicato quando c’è un’emergenza NBCR (Nucleare Biologico Chimico Radiologico), e si utilizza il protocollo di triage all’inverso, giacché le persone coinvolte che sono state per meno tempo esposte all’agente contaminante hanno – percentualmente – più possibilità di sopravvivenza.
Permanenza al Pronto soccorso
La permanenza al Pronto soccorso contempla le seguenti 5 fasi:
- Accoglienza: tutti gli utenti che afferiscono al Pronto Soccorso sono accolti da un infermiere formato all’attività di triage (infermiere triagista).
- Valutazione: tutti gli utenti che necessitano di una prestazione sanitaria o sociale al Servizio sono valutati nei loro bisogni da un Infermiere formato all’attività di triage.
- Codifica di priorità: tutte le richieste di prestazioni sanitarie o sociali degli utenti che afferiscono ai Servizi di Pronto Soccorso sono codificate dall’infermiere addetto alla funzione di triage secondo le definizioni ed i criteri stabiliti per ciascun livello di priorità.
- Trattamento: l’infermiere addetto alla funzione di triage mette in atto le misure di trattamento delle problematiche sanitarie e sociali presentate dagli utenti che afferiscono al Pronto Soccorso secondo quanto stabilito dagli specifici documenti presenti presso il Servizio; si fa garante dell’attuazione di tutte le misure, i provvedimenti e le manovre di Emergenza per quanto di propria competenza professionale.
- Gestione dell’attesa/Rivalutazione: l’infermiere addetto alla funzione di triage è responsabile dell’assistenza ai pazienti presenti presso il Servizio che hanno già identificato la loro priorità di accesso alle cure mediche, ma che attendono per tale prestazione.
Le responsabilità dell’infermiere triagista
Nell’espletamento dei suoi compiti l’infermiere deve agire con particolare attenzione e diligenza per evitare di commettere errori che possono poi incidere sui tempi e sulle modalità di intervento del medico, con conseguenze negative sulla salute del paziente, specie nei pazienti gravi, che rischiano di morire.
È di tutta evidenza l’importanza, nella fase dell’accoglienza, di un’accurata raccolta dei dati personali/anamnestici del paziente e delle informazioni specifiche circa l’episodio che ne ha determinato l’accesso al Pronto Soccorso, nonché dell’esame dell’eventuale documentazione medica portata con sé. Questi dati, unitamente a quelli emergenti dal rilevamento dei parametri vitali, sono essenziali per una corretta attribuzione del codice di gravità del paziente.
Un’anamnesi lacunosa o una registrazione disattenta degli altri dati rilevanti integrano profili di colpa che possono comportare danni al paziente, prevedibili e evitabili con un diverso comportamento professionale. Una registrazione attenta dei dati correttamente raccolti può costituire, invece, un utile strumento di difesa perché consente a chi è deputato a valutare il comportamento dell’infermiere triagista di ricostruire la reale situazione nella quale è stato assegnato un determinato codice di priorità.
Appare opportuno e prudente, nel caso di seri dubbi circa il grado di priorità da attribuire, chiedere la consulenza di un collega più esperto oppure di un medico, senza assumere solo su di sé i rischi derivanti da un’incertezza non eliminabile sulla base dei protocolli operativi prestabiliti dal responsabile del servizio.
Triage psicologico
Esistono anche forme di triage psicologico, attuati all’interno dei protocolli di medicina delle catastrofi, che sono finalizzati a una valutazione rapida dello stato di scompenso ideoaffettivo nelle vittime di situazioni di crisi e calamità. La loro classificazione prevede l’uso della scala “Psi1-Psi2-Psi3”, come sottospecificazione del codice-colore sanitario (ma solitamente si assegnano i codici Psi solo in caso di codice verde sanitario).
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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