Elaborazione del lutto: le 5 fasi che attraversa chi sta per morire

MEDICINA ONLINE DOG SAD ALONE IN THE RAIN STREET DEPRESSIONE XANAX VOGLIO MORIRE MORTE PADRE DOLORE SOTTO LA PIOGGIA DEPRESSIONE SOLITUDINE SINDROME DA ABBANDONO COME SI CURA CONSIGLI ALa psichiatra svizzera Elisabeth Kübler-Ross è diventata celebre grazie al suo trattato “La morte e il morire” (Assisi, Cittadella, 1976 edizione originale 1969) in cui definisce i cinque stadi di reazione alla prognosi mortale, che sono i seguenti:

  1. rifiuto;
  2. rabbia;
  3. negoziazione;
  4. depressione;
  5. accettazione.

Questo modello di elaborazione del lutto a cinque fasi, rappresenta ancora, a distanza di molti anni, un ottimo strumento che permette di capire le dinamiche mentali più frequenti della persona a cui è stata diagnosticata una malattia terminale, ma gli psicoterapeuti lo ritengono un valido aiuto anche per chi è in fase di di elaborazione del lutto.

Negli anni è stato proposto anche un modello a 7 fasi, che potete trovare in questo articolo: Sto per morire: le 7 fasi di elaborazione del dolore e della morte

1) Fase della negazione o del rifiuto

In questo primo passaggio il malato è totalmente preda dell’inconscio che, come ovvio, vede la morte come un evento spaventoso e distruttivo, che non si merita, a cui va contrapposta una difesa, armata di  negazione dell’evidenza oppure della convinzione che la diagnosi sia sbagliata, addirittura, in alcuni casi, si pensa che la malattia diagnosticata sia guaribile quando chiaramente non lo è. “Ma è sicuro, dottore, che le analisi siano fatte bene?”, “Non è possibile, si sbaglia!”, “Non ci posso credere” sono le frasi più frequenti di fronte alla diagnosi di una patologia organica grave ed incurabile; questa fase è caratterizzata dal fatto che il paziente, usando come meccanismo di difesa il rigetto dell’esame di realtà, ritiene impossibile di avere proprio quella malattia.
In questa fase spesso, il paziente ha generalmente ancora condizioni di salute accettabili tanto che un’altra frase tipica della negazione è “Io mi sento bene, è impossibile che io abbia realmente una malattia mortale”. Molto probabilmente il processo di rifiuto psicotico della verità circa il proprio stato di salute può essere funzionale al malato per proteggerlo da un’eccessiva ed improvvisa ansia di morte che potrebbe portarlo addirittura a pensieri suicidari e per prendersi il tempo necessario per organizzarsi. Con il progredire della malattia tale difesa diventa sempre più debole, però in alcuni casi potrebbe addirittura irrigidirsi, raggiungendo livelli di rifiuto della realtà ancor più psicopatologici.
Il rifiuto della malattia per i parenti è uno stato che non costituisce un problema, anzi normalmente è ben accolto perché aiuta il loro lavoro di sostegno al paziente e, a volte, va in ausilio alla decisione di nascondere al malato la verità, scelta opinabile, in quanto si preclude al malato le fasi di preparazione all’inevitabile.

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2) Fase della rabbia

Dopo la negazione, la realtà inizia ad essere chiara al paziente e ciò genera emozioni forti quali rabbia e paura, che esplodono in tutte le direzioni, investendo i familiari, il personale ospedaliero, il proprio dio (se il soggetto è credente), gli amici, persino gli animali di compagnia più cari, come cani e gatti che fino al giorno prima della cattiva notizia erano stati amati come figli. Una tipica domanda è “perché proprio a me?”. È una fase molto delicata dell’iter psicologico e relazionale del paziente. Rappresenta un momento critico che può essere sia il momento di massima richiesta di aiuto, ma anche il momento del rifiuto, della chiusura e del ritiro in sé.
Da che cosa nasce questa collera? Anche dalla consapevolezza che tutto della vita che si interrompe, da cui il “dolore totale”. Questa fase è caratterizzata da improvvisi scatti violenti per affermare la propria presenza, che si manifestano in modi molto soggettivi dal momento che dipendono fortemente dalla personalità di ciascuno: ad esempio un soggetto aggressivo aumenterà la propria aggressività; un soggetto che nella vita se la prendeva con tutti, se la prenderà ancora di più con tutti.
Questa fase esaurisce molte energie mentali, nel paziente e nelle persone che hanno a che fare con lui, che imparano ad essere “insultate” ed accusate senza motivi razionali. Fortunatamente questa fase tende ad essere superata presto, anche se alcuni pazienti rimangono in questa fase fino alla morte. Morire in collera è molto doloroso per tutti i soggetti implicati: significa fallire una pacificazione con sé stessi e con gli altri, lasciando spesso ai propri cari una strada difficile per elaborare il lutto (il parente si potrebbe ad esempio per sempre sentire in colpa per non aver “fatto pace” col defunto prima di morire).
Spesso le persone che non riescono a valicare la fase della rabbia sono quelle che nel vivere la loro esistenza senza malattia hanno avuto l’illusione del controllo totale della propria persona e del proprio destino. Individui volitivi, che hanno avuto successo, prestigio che hanno la sensazione che gli sia stato rubato il futuro.

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3) Fase della contrattazione o del patteggiamento

In questa terza fase la rabbia irrazionale della seconda fase lascia spazio ad una più razionale pianificazione delle opzioni disponibili per tentare una via d’uscita. Il paziente comincia a verificare cosa è in grado di fare per opporsi alla malattia ed in quali progetti può investire la speranza, cominciando una specie di negoziato, che a seconda dei valori personali, può essere instaurato sia con le persone che costituiscono la sfera relazionale del paziente (medici, familiari ed amici), sia con le figure religiose. Tipiche frasi di patteggiamento ascoltate dai miei pazienti, sono:

  • se prendo le medicine, potrò evitare di morire;
  • se prego molto, forse potrei salvarmi;
  • se mangio bene e faccio tanta attività fisica, la malattia invertirà la tendenza a mio vantaggio;
  • se darò tutti i miei averi in beneficenza, potrei sopravvivere;
  • se vado in pellegrinaggio a Lourdes, succederà il miracolo;
  • se provo quella famosa cura non approvata dai medici, forse non morirò.

In questa fase, la persona riprende – o si illude di riprendere – il controllo della propria vita e cerca di riparare il riparabile, sia in modo razionale (prendo le medicine -> mi salvo) che in modo irrazionale, con vere e proprie fallacie logiche (faccio del bene al prossimo -> mi salvo).

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4) Fase della depressione

Questa fase rappresenta il momento nel quale il paziente capisce che qualsiasi patteggiamento non gli impedirà di morire e comincia a prendere consapevolezza delle perdite che sta subendo e che subirà al momento della morte. Tale periodo di solito si manifesta quando la malattia progredisce e il livello di sofferenza aumenta. La fase viene distinta in due tipi di depressione:

  • depressione reattiva: è conseguente alla presa di coscienza di quanti aspetti della propria identità, della propria immagine corporea, del proprio potere decisionale e delle proprie relazioni sociali, sono andati persi;
  • depressione preparatoria: ha un aspetto anticipatorio rispetto alle perdite che si stanno per subire.

In questa fase della malattia la persona non può più negare le proprie condizioni di salute, né cercare improbabili contrattazioni, quindi comincia a prendere coscienza che la ribellione non è possibile, per cui la negazione e la rabbia vengono sostituite da un forte senso di sconfitta, tristezza e appunto depressione. Quanto maggiore è la sensazione dell’imminenza della morte, tanto più probabile è che la persona viva fasi di depressione sempre più grave.

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5) Fase dell’accettazione

Quando il paziente ha avuto modo di elaborare quanto sta succedendo intorno a lui, arriva a un’accettazione della propria condizione e a una consapevolezza di quanto sta per accadere; durante questa fase possono sempre e comunque essere presenti livelli di rabbia e depressione altalenanti, che però sono generalmente di intensità moderata. In questa fase il paziente tende a essere silenzioso e a chiudersi in sé stesso, tuttavia sono anche frequenti momenti di profonda comunicazione con i familiari e con le persone che gli sono accanto: la persona può cercare i propri cari e fare lunghi discorsi, ad esempio ricordando il passato e raccomandandosi con gli altri di vivere bene la propria vita. È il momento dei saluti. È il momento del “testamento” e della sistemazione di quanto può essere sistemato, in cui si prende cura dei propri “oggetti” (sia in senso pratico, sia in senso psicoanalitico). La fase dell’accettazione non coincide necessariamente con lo stadio terminale della malattia o con la fase pre-morte, momenti in cui i pazienti possono comunque sperimentare diniego, ribellione o depressione.

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Il lutto “ben elaborato”

Un lutto “ben elaborato” è un lutto in cui vengono percorse tutte le precedenti fasi. È molto raro che tale percorso sia lineare. È molto più comune che, soprattutto all’inizio, si oscilli da una fase all’altra. Questo è particolarmente osservabile fra la terza e la quarta fase. Chi è nello stadio di depressione (quarta fase) non è immune dal provare rabbia per quanto gli è successo: “saltella” quindi fra la rabbia e la depressione. Ciò che importa non è la regolarità nell’attraversare le fasi ma piuttosto che, pian piano, si proceda fino ad arrivare all’ultima. Più si compiono reali passi avanti, più sarà difficile che si retroceda ad altre fasi. Se, per esempio, una persona ha accettato completamente la tristezza dovuta alla perdita (cioè, è in piena quarta fase) sarà quasi impossibile che torni a negarla (prima fase). In questo modo, prima o poi approderà alla fase di accettazione ed il dolore lascerà spazio alla serena consapevolezza del proprio destino.

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Il lutto “mal elaborato”

Un lutto che può lasciare conseguenze negative (cioè ancora più negative) è un lutto in cui le fasi diventano cronicamente cicliche perché mal gestite, o in cui si rimane “congelati” in una delle prime fasi oppure si torna indietro ad una fase iniziale. Queste ultime condizioni, in genere, si hanno quando la persona teme, magari in modo non del tutto conscio, che non riuscirà a tollerare le emozioni proprie della fase successiva. Come già prima accennato, alcuni – per esempio – trascorrono perfino anni in fase di rabbia perché, per quanto tale emozione sia dolorosa, sentono di riuscire a gestirla meglio della tristezza. Allo stesso modo, molti trascorrono anni in fase di depressione perché avanzare alla fase successiva significherebbe dover dare per scontato che il proprio destino è ineluttabile. Per la serenità del paziente e dei suoi famigliari ed amici è importante che tutte le fasi vengano attraversate in sequenza, anche con l’aiuto del medico e dello psicoterapeuta.

Se a te o ad un tuo caro è stata diagnosticata una malattia terminale e credi di non riuscire a gestire da solo o da sola questa situazione, prenota subito la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui, ti aiuterò ad affrontare questo difficile momento.

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Differenza omicidio di primo e secondo grado, manslaughter e murder

MEDICINA ONLINE GIUSTIZIA LEGGE CODICE PENALE CIVILE AVVOCATO LEGISLAZIONE ASSASSIONIO MURDER OMICIDIO PRIMO GRADO SECONDO MURDER MANSLAUGHTER VOLONTARIO PREMEDITATO COLPOSO DOLOSO MORTE GIUDICE.jpgNella legislazione degli Stati Uniti d’America, il reato di omicidio può essere di primo o di secondo grado: quali sono le differenze? Per prima cosa è importante distinguere tra due tipi di omicidio: manslaughter (meno grave) e murder (più grave).

Manslaughter

E’ un tipo di omicidio in cui esistono attenuanti. Esso costituisce un reato diverso dal murder, dal momento che il murder è molto più grave del manslaughter. Può essere volontario (doloso) oppure colposo.

  • Manslaughter volontario (doloso): è un omicidio commesso con l’intenzione di causare la morte di un uomo ma viene considerato di minor gravità in considerazione delle circostanze in cui viene commesso, ad esempio durante un attacco d’ira, in questo caso corrisponde all’omicidio volontario non premeditato della legislazione italiana.
  • Manslaughter colposo: la morte è conseguenza di una condotta imprudente o negligente del reo, in questo caso corrisponde all’omicidio colposo della legislazione italiana.

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Murder

E’ un tipo di omicidio in cui non esistono attenuanti, anzi compaiono aggravanti importanti come la premeditazione o la crudeltà. Il murder può essere di primo grado (più grave) o di secondo grado (meno grave). In alcuni stati è presente anche l’omicidio di terzo grado.

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Omicidio (murder) di primo grado

L’omicidio (murder) di primo grado è la forma più grave di omicidio, tanto che – se lo stato in cui viene commesso lo prevede o se il reato è federale – può comportare la condanna alla pena di morte. Perché un omicidio venga classificato di primo grado è necessario dimostrare che il reato sia il risultato di un disegno criminoso premeditato volto all’uccisione di un uomo. Si parla in proposito di malice aforethought, cioè di premeditazione del reato di omicidio. L’omicidio di primo grado è dunque un omicidio premeditato che non sia stato compiuto in uno stato d’ira o di concitazione, accostabile al reato di omicidio volontario premeditato della legislazione italiana.

Accanto all’omicidio premeditato si possono individuare altre due forme di omicidio di primo grado, definite in base alle circostanze oggettive in cui il delitto è stato commesso:

  • omicidio compiuto con particolare crudeltà o violenza: le modalità di esecuzione del reato determinano la sua qualificazione come reato di primo grado anche a prescindere dall’esistenza o meno di premeditazione;
  • felony-murder: è colpevole di omicidio di primo grado chiunque abbia partecipato alla commissione di un diverso grave crimine (felony), quando in conseguenza di tale reato si sia causata la morte di un uomo. Qualora ad esempio tre persone compiano una rapina in banca ed uno solo dei rapinatori spari ed uccida una persona nel corso del furto, tutti e tre i rapinatori potranno essere condannati per omicidio di primo grado, anche se la morte della vittima è imputabile esclusivamente a uno dei malviventi. In questo caso la sola partecipazione ad un diverso crimine, in conseguenza del quale si è verificata la morte di un uomo, fa sì che tutti gli autori del primo crimine possano rispondere di omicidio. Alcuni stati estendono ulteriormente la portata di questo principio e puniscono per omicidio di primo grado tutti gli autori di un diverso crimine, a causa del quale si è verificata la morte di un uomo, anche quando la morte non sia imputabile ad alcuno degli autori del primo reato, ma sia stata cagionata da altra persona o sia un evento accidentale.

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Omicidio (murder) di secondo grado

L’omicidio di secondo grado è una figura residuale, nel senso che viene considerato di secondo grado ogni omicidio che sia un murder e che non abbia i requisiti espressamente previsti per l’omicidio di primo grado. Sul piano generale, tutte le volte che un omicidio volontario non può essere qualificato di primo grado, perché privo di premeditazione oppure perché non caratterizzato da particolare crudeltà nell’esecuzione o perché non avvenuto in concomitanza con un altro grave reato (felony), si potrà affermare che si tratta di un omicidio di secondo grado, purché non lo si possa altrimenti qualificare come un manslaughter volontario. Nella legislazione italiana si accosta all’omicidio volontario non premeditato, senza aggravanti.

In alcuni stati si configura il reato di omicidio di secondo grado quando una persona procura ad un’altra delle lesioni gravi e quest’ultima muore. L’autore delle lesioni risponderà di omicidio di secondo grado anche se la morte non era stata da lui voluta né prevista come conseguenza delle lesioni causate alla vittima. In altri casi è chiamato a rispondere di omicidio di secondo grado colui che, sottraendosi all’arresto, causa la morte di un uomo oppure determina col suo gesto le circostanze che portano all’uccisione del seguente.

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Omicidio (murder) di terzo grado

Negli stati dove sono previsti tre diversi gradi di omicidio, viene considerato omicidio di terzo grado qualunque omicidio volontario che non abbia i requisiti espressamente previsti né per il primo né per il secondo grado.

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Picco di morti per overdose: l’eroina torna a far paura

MEDICINA ONLINE FILM MOVIE Trainspotting is a 1996 British black comedy directed by Danny Boyle, and starring Ewan McGregor, Ewen Bremner, Jonny Lee Miller, Kevin McKidd, Robert Carlyle, and Kelly Macdonald

Immagine tratta dal film “Traspotting” che narra le avventure di un gruppo di giovani eroinomani

“Pur rimanendo la sostanza meno utilizzata dagli studenti italiani, l’eroina segna un leggero incremento tra chi riferisce di averla provata almeno una volta nella vita. Tale percentuale, dopo essere diminuita dal 2,5% all’1,3% fra il 2006 e il 2015, torna a risalire nel 2016 (1,5%, pari a quasi 37.000 studenti)”. I dati contenuti nell’ultima relazione presentata al Parlamento dal Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel 2017, parlano anche di un aumento tra i giovanissimi (tra i 15 e i 19 anni) del consumo frequente: “dopo la tendenza negativa che ha caratterizzato il periodo 2013-2015 (da 0,7% a 0,4%), nell’ultima rilevazione torna ai livelli del 2013, lo 0,7%”. In soldoni questo vuol dire che quasi 17.000 studenti fanno uso di eroina 10 o più volte al mese.

Nuovi eroinomani

“Si tratta pur sempre delle percentuali più basse tra le sostanze illegali conosciute”, precisa Roberta Pacifici, responsabile del Centro Nazionale Dipendenze e Doping e Direttore del Reparto Farmacodipendenza, Tossicodipendenza e Doping e dell’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga (OssFAD) del Dipartimento del Farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità. Sono circa 90.000 gli studenti che fanno uso di cannabis ogni giorno, tanto per dire. “Il dato sul consumo di eroina è coerente con quello che riguarda i sequestri”, spiega Pacifici: “su 72.000 chili di sostanze sequestrate, solo lo 0,7% erano oppiacei, il 91% erano cannabis e hashish e derivati”. Però tra coloro che cercano aiuto, cioè gli utenti dei Sert, la percentuale di coloro che fanno uso di eroina resta altissima: circa il 68%. “Ma quella in trattamento nei Sert è un’utenza vecchia che rimane in cura per anni. Il Sert è stato etichettato come luogo per la cura da dipendenza da eroina. Negli anni è salita l’utenza da cocaina e comincia a comparire anche quella da cannabis, che è arrivata all’11,1%, ma l’eroina resta prevalente”. Ad essere molto cambiata nel tempo è la percezione che dell’eroina hanno i nuovi consumatori di questa sostanza. “Tanto per cominciare raramente la iniettano, più spesso la sniffano o la fumano insieme ad altre sostanze, compresa la cocaina. Questa tipologia di consumatore è lontana dall’idea di aver bisogno di essere sostenuto in un cammino di disassuefazione”. Il tossico, insomma, ha cambiato volto e non si percepisce come tale.

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Questione di concentrazione

Siccome nelle ultime settimane c’è stato un picco di morti per overdose, la sensazione è che qualcosa sia cambiato anche nella composizione della sostanza. “Dati del 2016 parlano di una concentrazione stabile, senza impennate”, racconta Pacifici, “però è un dato vecchio e poi si tratta di un indicatore, indiretto, parziale, che ci parla solo di quello che è stato intercettato dalle forze dell’ordine, che non è detto sia indicativo di tutta l’eroina che circola. Noi abbiamo la sensazione che sia l’eroina ad alta concentrazione di principio attivo a causare le overdosi”.

Le overdosi degli ultimi tempi sembrerebbero dunque collegate a un uso di eroina molto pura, con concentrazioni importanti. Esiste un sistema di allerta rapido, che il Dipartimento politiche antidroga gestisce insieme a tutti gli altri paesi europei, in un network coordinato a livello centrale da Lisbona: ogni paese ha il suo sistema che comunica con gli altri per intercettare nuove sostanze e diramare le informazioni a tutti i paesi per poi comunicarle ai Sert, ai centri antiveleni, alle forze di polizia. “Per l’Italia il sistema è gestito da noi (dal Centro Nazionale Dipendenze e doping, n.d.r.) che quindi vediamo dove si sono registrati sequestri e intossicazioni legati a eroina molto concentrata”.

Ma perché l’eroina distribuita adesso conterrebbe una percentuale più alta di principio attivo? “I motivi possono essere molti: da un errore del distributore, che ha sbagliato a preparare i tagli, a una maggiore disponibilità della sostanza sul mercato, ma c’è anche la possibilità che sia una questione legata alla concorrenza. Chi oggi vuole immettere l’eroina sul mercato ha molti concorrenti, tra nuove sostanze stimolanti e cocaina a prezzi stracciati. Se io fossi un venditore che deve immettere una partita di una sostanza ormai poco utilizzata, forse penserei di farla diventare più appetibile, vendendola più pura, più forte”, ragiona Roberta Pacifici. “Questo crea importanti problematiche anche perché chi poi la vende al dettaglio è la piccola delinquenza, persone che certo non sono esperte di tossicologia, quindi non sanno mettere in guardia i consumatori”.

Pericolo sintetico

A preoccupare gli esperti però oggi è un altro tipo di oppiodi, quelli sintetici. “Nel mercato delle nuove droghe, quelle che noi monitoriamo attraverso il sistema di allerta rapido, abbiamo visto che di tutte le segnalazioni pervenute nel 2016 dalle 12 nazioni europee che fanno parte del circuito ben il 40% hanno riguardato gli oppioidi sintetici tutti derivati del fentanil, un potente antidolorifico. C’è una diffusa situazione di abuso di questo farmaco a scopo stupefacente e di tutti i suoi derivati: furanilfentali, fluorofentanil, e poi l’ U-47700 che ha fatto un morto anche in Italia”.

“È un fenomeno importante e grave. Questi oppioidi sintetici mimano gli effetti dell’eroina, hanno una percezione di minor rischio, ma in realtà creano una forte dipendenza e casi di intossicazione grave e possono anche essere mortali. Alcuni sono 10-100 volte più potenti della morfina e la loro gestione è rischiosissima: chi li consuma non ha idea della potenza di quello che sta prendendo”.

Queste droghe che non sembrano droghe, vendute in pastiglie soprattutto su internet, stanno conoscendo un’ampia diffusione in tutta Europa. “Il problema di tutte le nuove sostanze psicoattive è che il giovane consumatore fa da cavia, non se ne conoscono con precisione gli effetti. Il successo lo fa il passaparola, soprattutto via internet, che poi dà luogo alle gravi intossicazioni e ai decessi, che insieme ai sequestri sono gli episodi attraverso i quali ne intercettiamo la presenza”.

È un mercato che ha come obiettivo i giovani e i giovanissimi e che non conosce frontiere. “I ragazzi comunicano con i loro pari attraverso la rete, per questo ciò che succede in Svezia, e ci sembra lontano, è importante anche per noi in Italia, perché le droghe che si consumano lì sono a portata di mano per i nostri ragazzi”. Ecco perché il sistema di allerta rapida è importante. “Noi intercettiamo il prodotto, ne diamo subito notizia, e viene immesso nella tabella delle sostanze proibite. Il problema infatti è che spesso queste sostanze sono di fatto legali”, finché non se ne verificano l’abuso diffuso e le sue conseguenze. “In Italia il Dipartimento per le politiche antidroga coordina tutto il sistema”, spiega Pacifici. “La rete funziona, ma siamo sempre in affanno, in emergenza. La polizia scopre un sito in cui si vendono gli oppioidi sintetici, lo fa chiudere ma nel frattempo ne aprono altri tre. Il mondo dei consumi, purtroppo, è sempre un passo avanti”.

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Si sporge nuda dall’auto per fare un video hot, sbatte contro un lampione e muore [VIDEO]

MEDICINA ONLINE AMBULANZA URGENZA EMERGENZA INCOSCIENZA TRAUMA POLITRAUMA INCIDENTE STRADALE 118 PARAMEDICO INTERVENTO PRONTO SOCCORSO RIANIMAZIONE MASSAGGIO CARDIACO RESPIRAZIONE BOCCA DEFIBRILLATORE.La donna si stava facendo filmare da un’amica. Tra pose hot e ammiccamenti vari, si è sporta troppo dal finestrino dell’auto e ha finito per sbattere violentemente contro un palo sulla strada a Punta Cana, nella Repubblica Dominicana.

Una donna russa è morta a seguito di un drammatico incidente d’auto avvenuto mentre stava girando un video erotico amatoriale. Natalia Borisovna Borodina, 35 anni, originaria di Mosca, si stava facendo filmare dalla conducente della vettura con un telefono cellulare, mentre si esibiva in pose sexy sulla parte superiore del finestrina dell’auto a seno nudo. Nel video choc si vede la donna, madre di un bimbo, che, mentre si sporge  dal macchina in movimento, batte con la testa contro un lampione e finisce fuori dal mezzo. L’impatto risulterà fatale.

Il video è stato registrato su un’autostrada vicino Punta Cana, nella Repubblica Dominicana. A filmare Natalia sarebbe stata la sua amica Ivanna Boirachuk, 32 anni, che era al volante. Nel filmato la donna ammicca e rida alla telecamera, ma in pochi secondi avviene l’irreparabile. I media russi scrivono che la 35enne è stata trasportata in ospedale dove è deceduta a seguito delle “gravi lesioni alla testa” subite nell’impatto con lampione.

Il video dell’incidente (attenzione, immagini forti) potete trovarlo seguendo QUESTO LINK.

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Darwin Awards: le morti più stupide ed assurde nel 2014/2016

MEDICINA ONLINE DARWIN AWARDS MORTI STUPIDE DEATH BINARI SELFIE TRAIN TRENOLa stupidità umana non ha limiti. La maggior parte delle volte essa porta solo a brutte figure, altre volte porta lividi e qualche risata dei presenti, ma alcune volte può portare anche alla morte… Ecco una lista con alcune delle morti più assurde del biennio 2014/16.

Doppio Darwin Award: sfida col treno
2 marzo 2014, Rotterdam, Olanda. Due uomini ubriachi sono in stazione insieme ad altri 300 tifosi, di ritorno dalla gara di campionato tra Feyenoord e Ajax. Probabilmente per effetto dell’alcol, trovano divertente sfidarsi ad una gara di coraggio: attendere alla minor distanza possibile dal treno l’arrivo dell’intercity delle 18.00. Il più coraggioso si stende tra i binari, mentre l’amico più coscienzioso decide di accovacciarsi sotto la banchina tenendo la testa il più vicino possibile a dove ritiene sarebbe passata la vettura. Purtroppo per loro, i calcoli di entrambi si dimostrano sbagliati, e i due muoiono investiti dal treno che passa di li a poco ad una velocità di circa 130 chilometri orari.

Doppio Darwin Award: sesso estremo sul balcone
Nella Knights Tower, un alto palazzo di appartamenti sulle rive del Tamigi, ci sono molte terrazze che spesso vengono usate per organizzare party dagli inquilini. In una calda notte di giugno durante una di queste feste una coppia decide di sfruttare la location per dedicarsi a un po’ di sano sesso estremo. Sotto gli occhi dei vicini, lui inizia a sollevarla in un bollente amplesso, appoggiandola sulla balaustra del balcone. Il gioco erotico però si fa sempre più frenetico, e i due finiscono col precipitare nudi dal quinto piano del palazzo.

Alta tensione
19 maggio 2014, Arizona. Aprendo un tunnel di servizio in un palazzo di Tucson, un gruppo di operai rinviene i resti mummificati di un uomo che impugna delle tronchesi. L’autopsia rivela che si tratta di un uomo deceduto da un paio di anni. Probabilmente si era introdotto nel passaggio di nascosto per tagliare i fili dell’alta tensione durante un tentativo di rapina, o per uno scherzo finito male, di cui nessuno si è mai accorto.

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La resurrezione
17 settembre 2014, Pakistan. Erano ormai cinque anni che un sufi compiva miracoli nella regione di Mubarakabad, quando a settembre di quest’anno ha deciso di fare il passo decisivo: resuscitare un morto. Ha quindi sparso la voce tra i suoi fedeli: serve un volontario giovane, sposato e con figli, così che abbia qualcosa che lo motivi a tornare dall’aldilà. L’idea viene annunciata di martedì, il giorno seguente un volontario si presenta dal sufi per essere ucciso e resuscitato, e giovedì il santone è dietro le sbarre per omicidio.

Selfie con l’elefante
24 aprile 2014, Kenya. Due uomini decidono di scattare dei selfie in compagnia di un elefante in una riserva naturale del Kenya. Durante le riprese, i due toccano più volte la faccia del pachiderma, fino a che, imbestialito, l’animale non decide di calpestarli a morte e nasconderne i cadaveri con delle frasche.

Pericoli dei motori fai da te
18 febbraio 2014. Regno Unito. Scott McKimmie, 39enne di Corby, è appena uscito dal pub locale e si appresta ad accendere la sua automobile. Essendo un appassionato di ingegneria, ha modificato però pesantemente la vettura, tanto che per metterla in moto deve collegare due cavi elettrici aprendo il cofano, mentre la macchina è accesa e in folle. Quella sera, però, McKimmie ha dimenticato di mettere il freno a mano e, quando l’uomo unisce i due cavi la macchina, il cui motore modificato lavora a moltissimi giri anche in folle, questa parte di colpo, investendolo e provocandogli 36 differenti ferite che risultano mortali.

Non date da mangiare alle tigri
23 settembre 2014, India. Dopo due tentativi infruttuosi, un diciannovenne indiano riesce finalmente a scavalcare il recinto di una gabbia dello zoo di Delhi, per incontrare da vicino una tigre bianca. L’animale non gradisce, e si avventa sul malcapitato, uccidendolo e trascinandolo in giro per la gabbia per due ore prima che il personale del parco riesca a calmarla e recuperare la salma. Per fortuna le autorità locali hanno riconosciuto che la tigre non ha fatto altro che agire da tigre, e l’animale non ha ricevuto alcun tipo di punizione.

Attenti alla cacca di maiale
17 luglio 2014, Polonia. Nella cittadina di Karczówka, 160 anime, un operaio sviene durante la pulizia di una cisterna piena di escrementi di maiale, a causa dei fumi tossici sprigionati dai rifiuti. Per cercare di salvarlo, altre sette persone si gettano nella cisterna, soccombendo una dopo l’altra alla puzza, e soffocando a loro volta. All’arrivo dei soccorsi solamente uno degli uomini è ancora in vita, gli altri sette sono morti, riducendo del 5% in un sol colpo la popolazione della piccola cittadina polacca.

Giochi pericolosi
25 maggio 2014, Georgia. Chance Werner, diciottene appena diplomato, decide di trascorrere la domenica pomeriggio insieme ai suoi amici presso il lago Allatoona. Durante la giornata, i ragazzi si dedicano ad un gioco estremamente popolare nella zona: lanciarsi dal molo a bordo di un carrello della spesa. Chance, però, vuole sperimentare una variante del gioco e decide di buttarsi in acqua legato al carrello. Verrà ripescato ore dopo sul fondo del lago, profondo circa nove metri, ancora legato al carrello. La giuria spiega di aver incluso questa tragica vicenda a scopo educativo.

Bodyboarding estremo
24 gennaio 2014, California. Zenk, americano di Mountain View, arriva sulla spieggia di Santa Cruz per godersi una giornata di mare. Armato di Bodyboard decide di affrontare le onde, ma sceglie una zona della baia normalmente disertata dai surfisti, a causa della vicinanza con le rocce frastagliate della scogliera. Allertati dai bagnanti, i bagnini provano a dissuaderlo, ma Zenk li allontana con un cenno e continua a nuotare sulla sua tavola. Questo fino a che le forti onde del pacifico non decidono di sbatterlo sulla scogliera, uccidendolo.

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Il morso del cobra che non ama il folk
Nell’aprile del 2016 ci ha lasciato Irma Bule, pop star indonesiana che aveva l’abitudine di eseguire le sue performance in compagnia di serpenti vivi. Durante un concerto a Karrawang (Java occidentale) è stata morsa da un velenosissimo cobra reale (di nome Rianti). Secondo testimoni oculari, la cantante folk ha rifiutato di assumere l’antidoto e ha continuato a esibirsi per 45 minuti, prima di stramazzare al suolo in preda a vomito e crisi simili a quelle epilettiche. È morta poco dopo in ospedale, a soli 29 anni. Alcuni giornali hanno ipotizzato che forse Irma non si era resa conto di aver subito un morso letale. Il veleno di un cobra reale è potenzialmente in grado di uccidere 20 persone.

Selfie e caduta nel Grand Canyon
Tra le cause delle morti più assurde, il selfie è un “classico”. Citiamo il decesso di CB. La donna, una 35enne di Orlando, Florida, è morta lo scorso 8 luglio nel tentativo di fare una selfie particolarmente suggestiva: è precipitata dall’Ooh Aah Point (nove evocativo) del Grand Canyon, facendo un volo di circa 120 metri (come un grattacielo di 40 piani). “È inciampata nei suoi stessi piedi ed è caduta all’indietro, nel burrone”, ha raccontato un’amica che era in vacanza con lei “sono stati i più folli due secondi di tutta la mia vita”. Per CB invece sono stati gli ultimi secondi.

Tutta colpa del materasso
Nomination al Darwin Award 2016 per SZG, ventenne americana del nord Virginia che il 23 settembre è cascata dal tetto di una Chevrolet mentre, macchina in movimento, tentava di tener fermo un materasso king-size malamente sistemato sulla parte superiore della vettura. Alla guida c’era una donna di 41 anni (senza patente) e le due stavano percorrendo, per un breve tratto, la Waverly Farm Drive di Haymarket, cittadina a una sessantina di chilometri da Washington. La ragazza, seduta sul materasso, è caduta schiantandosi sul marciapiede e trovando la morte. Tra l’altro, tutto questo è avvenuto intorno alle 6:40 del mattino.

La cintura esplosiva impaziente
Quando sei un kamikaze, sei già venuto a patti con l’idea di morire (probabilmente saltando in aria). Ma certamente non ti aspetti che possa succedere nel momento sbagliato, a causa di una cintura esplosiva che non fa il suo dovere. È quello che è successo a luglio in un campo di addestramento talebano in Afghanistan, nell’area di Khak-e-Afghan. Un terrorista stava preparando una cintura dinamitarda con intorno, in circolo, una decina di aspiranti suicidi. Qualcosa però deve essere andato storto, forse a causa di un difetto nella cintura o forse a causa di un errore del terrorista, la cintura è esplosa anzitempo, causando la morte di 25 persone, complessivamente. E’ deceduto anche un importante leader religioso, il mullah Hashim Khan, che probabilmente proprio non ne voleva sapere (ancora) di andare a incontrare Allah.

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Il tricheco permaloso
I trichechi di oltre una tonnellata sono un po’ permalosi. Lo ha scoperto un cinese, JL, un rispettabile uomo d’affari che lo scorso maggio ha tentato di farsi una selfie con un tricheco di una tonnellata e mezzo del parco naturale di Xixiakou. Il bestione, dopo numerose selfie e video fatti dall’uomo, lo ha afferrato da dietro e lo ha trascinato in una piscina vicina, facendolo morire annegato. Purtroppo, anche un guardiano dello zoo è affogato, nel tentativo di salvare JL. Un amico di J ha dichiarato che l’uomo era molto eccitato per l’incontro con il grande mammifero marino e aveva postato molte foto dell’evento, prima di annegare.

Un bagno troppo caldo
Il Parco nazionale di Yellowstone è una delle attrazioni naturali più famose degli Stati Uniti. Yellowstone è celebre soprattutto per la sua attività vulcanica, lo zolfo (la pietra gialla da cui il nome), i numerosi geyser (oltre 300) e le 10mila sorgenti calde a oltre 200 gradi di temperatura. Una di queste, in particolare, il 7 giugno di quest’anno ha fatto secco CNS, un 23enne dell’Oregon. Secondo la versione della sorella più piccola, che era in sua compagnia, C stava cercando una piscinetta naturale in cui magari immergersi e passare qualche momento di relax termale e ha tentato di controllare la temperatura del bacino del Norris Geyser. Durante questa operazione, e mentre la sorella riprendeva tutto con lo smartphone, C è scivolato nelle acque bollenti e acide del bacino, che è profondo circa 10 metri. Le autorità non sono riuscite a recuperare il suo corpo sul momento, a causa di avverse condizioni meteo, ma il giorno dopo hanno potuto constatare che il cadavere si era dissolto nelle acque bollenti (il Norris Geyser è una delle aree termali più calde di Yellowstone, con acque acide che gorgogliano). Restavano solo il suo portafoglio e le infradito mezze sciolte.

Alta marea e selfie
Una indiana di vent’anni, a gennaio 2016, è annegata nelle acque di fronte alla Bandstand Promenade di Bandra, Mumbai, mentre si stava facendo una selfie. La ragazza, con alcune amiche, aveva approfittato della bassa marea per andare a fare una suggestivo selfie su una roccia a circa 50 metri dalla costa. Mentre si scattavano entusiaste le foto, la marea è tornata improvvisamente a salire, ma le tre amiche erano troppo impegnate a mettersi in posa per accorgersene. Una di esse è stata risucchiata e trascinata in acqua, dove ha trovato la morte per annegamento.

Coccodrillo goloso
Non si trova ancora il corpo di una donna di 46 anni che a fine maggio è stata sbranata da un coccodrillo australiano dopo aver deciso di fare un bagno serale, con un’amica, nelle acque di una spiaggia del Nord del Queensland, Australia. Le donne si erano messe a fare una nuotatina in alto mare a Thornton Beach, nel Daintree National Park di Cairns, intorno alle 22.30. Quando una delle due è stata attaccata da un coccodrillo, l’altra è intervenuta tentando di trascinare l’amica in salvo, ma “il coccodrillo tirava più forte”. Secondo Warren Entsch, parlamentare del Nord Queensland, la tragedia era evitabile e imputabile alla stupidità umana. “Nuotavano in una zona in cui ci si muove solo in traghetto, con cartelli che avvisano che ci sono sanguinosi coccodrilli. Nelle vicinanze, inoltre, c’è una cala in cui gli operatori turistici organizzano tour per mostrare ai visitatori i coccodrilli. Contro la stupidità umana è impossibile legiferare”.

Io, te, una selfie e una pistola
Un 43enne di Concrete, Washington, si è accidentalmente sparato in faccia mentre si faceva un selfie. Secondo lo Skagit Valley Herald, l’uomo e la sua ragazza si stavano facendo una bella selfie romantico una domenica di inizio marzo e, naturalmente, la poesia del momento pretendeva la presenza di un’arma da fuoco nel quadretto. Secondo la polizia, la coppia si era scattata numerose foto con la pistola, quel giorno, e l’uomo aveva ripetutamente caricato e scaricato l’arma. Pare che un proiettile birichino sia rimasto nel caricatore una volta di troppo e, da lì, la fatal selfie.

Italiani in vacanza ed elefanti vendicatori
Lo Swara Camp del Kulalu Ranch, in Kenya, è un posto di lusso frequentato da gente che ama contemporaneamente la natura e il denaro. Lì, è possibile stare in contatto con animali che si vedono solo nei documentari stando comodamente sdraiati a bordo piscina sorseggiando cocktail. Alcuni animali, come glielefanti, vengono ad abbeverarsi lungo il fiume Galana, offrendo uno spettacolo ineguagliabile. Da guardare, però, a distanza di sicurezza. Non è consigliato avvicinarsi troppo, né tanto meno provocarli, come ha fatto un nostro connazionale di 66 anni lo scorso settembre. L’italiano FM ha pensato di scattare una serie di foto a un elefante, avvicinandosi progressivamente a lui e “provocandolo” (così almeno dicono le autorità locali). L’elefante non l’ha presa bene e lo ha attaccato, ferendolo gravemente. F è morto nel campo, prima che fosse elitrasportato in ospedale.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Giovane incinta morta per emorragia cerebrale, salva la figlia

MEDICINA ONLINE NEONATO BIMBO BAMBINO PANNOLINO INFERMIERA NEWBORN SCHIACCIA CADE MORTE TRAUMA CULLAUna 31enne è morta all’ospedale Maria Vittoria di Torino dove, sabato 30 settembre, è stata trasportata in gravi condizioni dopo essere stata colpita emorragia cerebrale. La donna era all’ottavo mese gravidanza. E’ stata una corsa contro il tempo combattuta da diverse équipes di medici continuamente al lavoro sul filo dell’emergenza. Si trattava di salvare la bimba che la mamma aveva in grembo, ma anche di donare gli organi con i quali accendere nuove speranze.

La donazione degli organi

Giorni difficili per la famiglia che ha vissuto il dramma e che però ha avuto la forza di disporre la donazione degli organi. Il personale sanitario ha lavorato intensamente nella notte tra lunedì e martedì per prelevare cuore, polmone, reni, cute, fegato e cornee che daranno una nuova possibilità di vita ad altre persone.

La piccola nata prematura

La bambina che la donna aveva in grembo è stata salvata dai medici. La piccola è nata con un parto al cesareo d’urgenza, ma oggi sta bene. È ricoverata nella terapia intensiva neonatale, ha 32 settimane e pesa 1,6 kg.

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Si muore di AIDS? Qual è l’aspettativa di vita?

MEDICINA ONLINE SISTEMA IMMUNITARIO IMMUNITA INNATA ASPECIFICA SPECIFICA ADATTATIVA PRIMARIA SECONDARIA DIFFERENZA LABORATORIO ANTICORPO AUTO ANTIGENE EPITOPO CARRIER APTENE LINFOCITI BL’AIDS, cioè Acquired Immune Deficiency Syndrome la Sindrome da Immunodeficienza Acquisita, è una malattia del sistema immunitario umano causata dal virus dell’immunodeficienza umana (HIV). L’HIV danneggia il sistema immunitario delle persone che lo hanno contratto, rendendole vulnerabili a degli agenti patogeni normalmente innocui, che si trovano nell’ambiente o che, addirittura, sono ospiti abituali dell’organismo umano, cioè microrganismi generalmente inoffensivi che però diventano pericolosi nel paziente con sistema immunitario compromesso.

AIDS come causa indiretta di morte

Le persone che hanno contratto l’HIV possono rimanere senza sintomi per lungo tempo, anche per diversi anni, e accorgersi dell’avvenuta trasmissione solamente quando i danni al sistema immunitario sono di tale entità da far comparire le infezioni opportunistiche, quando cioè si ha già l’AIDS. Riguardo ai tempi di insorgenza dei primi sintomi, leggi: HIV: sintomi iniziali in donne e uomini
Anche se né il virus HIV, né l’AIDS, sono direttamente cause di morte, l’AIDS determina – come prima accennato – un grave danno al sistema immunitario del soggetto, rendendolo vulnerabile a degli agenti patogeni normalmente innocui che portano a varie patologie che purtroppo possono potenzialmente condurre a morte.

Quali malattie si possono contrarre?

L’elenco di tutte le malattie che possono sopraggiungere a causa dell’AIDS è molto lungo, alcuni esempi delle più diffuse sono: le patologie polmonari (polmonite, tubercolosi), le patologie del tratto gastro-intestinale e quelle neurologiche. Ci sono poi una serie di malattie neoplastiche come il sarcoma di Kaposi, i linfomi e il carcinoma invasivo della cervice uterina, che sono più ricorrenti nelle perone sieropositive perché l’HIV ne costituisce l’elemento patogenetico iniziale.

Sopravvivenza del paziente HIV positivo

In assenza di trattamento, la sopravvivenza media dopo l’infezione da HIV è stimata da 9 a 11 anni, a seconda del sottotipo HIV. Dopo la diagnosi di AIDS, se il trattamento non è disponibile, la sopravvivenza varia tra i 6 e 19 mesi. La disponibilità di farmaci antiretrovirali e l’adeguata prevenzione dalle infezioni opportunistiche riduce il tasso di mortalità dell’80% e aumenta la speranza di vita a 20-50 anni. Questo valore è di circa i due terzi della popolazione generale.Se il trattamento viene iniziato in ritardo, la prognosi può non essere così buona, per esempio, se il trattamento inizia in seguito alla diagnosi di AIDS l’aspettativa di vita sarà tra i 10 e i 40 anni. La metà dei bambini nati con l’HIV muore prima dei due anni di età, se non riceve un trattamento.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Si muore di Alzheimer? Qual è l’aspettativa di vita?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma MORBO ALZHEIMER PSICOSOCIALE COGNITIVO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneNel paziente con Alzheimer può cronicamente verificarsi una perdita di peso, nonostante la normale assunzione di cibo; questo si verifica anche perché il malato si dimentica di masticare o non sa più come deglutire, specialmente negli ultimi stadi della malattia. Un’altra conseguenza del malattia di Alzheimer è il deperimento muscolare, e una volta costretto a letto il malato può sviluppare piaghe da decubito. Più l’età avanza, più queste persone diventano vulnerabili alle infezioni. In conseguenza di tale accresciuta vulnerabilità, molti malati di Alzheimer muoiono di polmonite. Altre cause di morte sono le complicanze delle cadute e dell’allettamento, quali le fratture di femore e le infezioni da piaga da decubito.

Dalla diagnosi della malattia, in media i soggetti hanno un’aspettativa di vita di 6-8 anni, anche se molti possono sopravvivere anche fino a 20 anni. Nella maggior parte dei casi, la morte avviene per altre cause, come la polmonite che interviene come conseguenza dell’indebolimento del sistema immunitario che aumenta il rischio di infezioni ai polmoni.

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