I segni neurologici dell’invecchiamento nell’anziano

 

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I più comuni segni neurologici dell’invecchiamento e la loro frequenza in funzione dell’età

Nella parte finale del ciclo vitale dell’organismo umano, la “senescenza”, vi è un prevedibile declino del funzionamento del sistema nervoso centrale (SNC). Il processo di invecchiamento è basato sulla perdita neuronale in molti sistemi, che inizia nell’età medio-adulta e procede fino alla morte. Ovviamente l’invecchiamento dell’organismo è un fatto estremamente soggettivo: non di rado è possibile trovare individui ultrasettantenni, magri, in forma, non fumatori, che magari per una vita intera hanno seguito uno stile di vita salutare, che hanno organismi “meno vecchi” rispetto a persone che dieci anni di meno, ma che hanno svolto una vita sedentaria e si sono alimentati male.

Il cervello nella senescenza

In molti sistemi di neuroni i cambiamenti morfologici più evidenti sono la lipufuscinosi neuronale, la perdita graduale di cellule e la gliosi sostitutiva. Una modificazione volumetrica del cervello in rapporto all’età può essere costantemente rilevata alla tomografia computerizzata (TC) e alla risonanza magnetica (RM), che evidenziano un allargamento dei solchi e dei ventricoli cerebrali. A uno stadio più avanzato si aggiungono le placche senili e le modificazioni neurofibrillari caralleristiche della malattia di Alzheimer, ma ancora non è chiaro se ciò rappresenti semplicemente un effetto dell’età o una patologia a essa correlata.

I segni dell’invecchiamento

Vi è una varietà di anomalie neurologiche per le quali non esiste altra causa nota se non gli effetti dell’invecchiamento. I segni più costanti sono i seguenti:

  • Segni neuro-oltalmologici: progressiva riduzione del diametro pupillare e minore reattività allo stimolo luminoso e all’accomodazione, convergenza insufficiente, ridotta escursione dello sguardo coniugato verso l’alto, diminuzione dell’adattamento al buio, aumento della sensibilità alla luce intensa.
  • Progressiva perdita della percezione uditiva (presbiacusia), in particolare per le tonalità alte, con riduzione proporzionale della-discriminazione dell’eloquio, prevalentemente dovuta a diminuzione delle cellule ciliate della coclea.
  • Diminuzione della sensazione olfattiva e, in misura minore, del gusto.
  • Segni motori: diminuzione della frequenza e della quantità di attività motoria, tempi di reazione più lenti, deficit della coordinazione fine e dell’agilità, ridotta forza muscolare (le gambe più deboli delle braccia ed i muscoli prossimali più deboli di quelli distali) e riduzione volumetrica dei muscoli, in particolare degli interossei dorsali, dell’eminenza tenar e di quelli della loggia tibiale anteriore. Una riduzione progressivadel numero di cellule delle corna anteriori è in buona parte responsabile di queste alterazioni, sebbene i muscoli stessi vadano incontro ad atrofia con l’età.
  • Alterazione dei riflessi osteotendinei: si osserva frequentemente la riduzione dei riflessi achillei rispetto a quelli rotulei e un’iporeflessia achillea si riscontra spesso in soggetti di età superiore a 80 anni. Il riflesso palmo-mentoniero, osservabile in forma lieve in una piccola percentuale di adulti sani, è di riscontro frequente negli anziani (circa nella metà dei soggetti normali al di sopra di 60 anni); tuttavia altri segni di cosiddetta liberazione corticale, come il riflesso di suzione e di prensione forzata (grasping), sono indicativi di patologia del lobo frontale e non rappresentano semplicemente il risultato del processo di invecchiamento.
  • Riduzione o perdita della sensibilità vibratoria o pallestesica alle dita dei piedi e alle caviglie, sebbene la propriocezione sia poco o per nulla deficitaria. Queste alterazioni sono correlate alla perdita di fibre nei nervi sensitivi e probabilmente anche a una perdita di cellule dei gangli delle radici dorsali.
  • I principali cambiamenti concernenti la stazione eretta, la postura, la marcia, i comportamenti, la memoria e le funzioni cognitive, saranno descritti negli articoli pubblicati nei prossimi giorni su questo sito.

Si ritiene inoltre che in età avanzata vi sia maggiore suscettibilità al tremore e in effetti tale associazione è abbastanza frequente. Le mani in particolare, ma anche il capo e il mento, tremano e la voce è tremolante, incerta, anche se mancano la lentezza e la povertà di movimento, l’amimia facciale e la postura in flessione che rendono il quadro compatibile con una condizione di parkinsonismo. Alcuni aspetti sono chiaramente di natura familiare e compaiono o peggiorano solo nelle rasi tardive della vita.
Nell’anziano sono più frequenti la disfonia spastica, o spasmodica (una patologia dell’anziano caratterizzata da spasmi di tutti i muscoli della gola quando si tenta di iniziare un discorso) ed il blefaroclono o blefarospasmo (un movimento involontario delle palpebre).

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