La differenza d’età in amore: come affrontarla?

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Estetico Medicina Estetica Roma UNA DOMENICA DI PIOGGIA AMORE COPPIA OMBRELLO GRIGIO LOVE Radiofrequenza Rughe Cavitazione Cellulite Pulsat Pressoterapia Linfodrenante Mappatura Nei Dietologo DermatologiaLui più grande e lei più giovane

“E’ la situazione più tradizionale ed ha un’origine storica, in quanto la specie aveva bisogno di ottimizzare il tasso di natalità approfittando del fatto che l’uomo può rimanere fertile molto più a lungo della donna, che è limitata invece dalla ineluttabile menopausa. Inoltre un uomo, vivendo un secondo legame con una partner più giovane pensa (o spera) di ringiovanire con lei. Il che porta ad alcuni inconvenienti.” (Willy Pasini)

Alcune donne scelgono un partner più grande, o addirittura molto più grande per un bisogno di sicurezza economica ed affettiva. A volte (spesso) ciò si verifica in mancanza di una solida figura paterna. Altre donne, cercano un modo di approcciarsi all’erotismo più intimo e più raffinato, cosa che spesso manca in giovani “un po’ frettolosi” che prendono il sesso più come una staffetta che come un piacere da gustare a piccoli morsi.

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Lei più grande di lui
Ultimamente stiamo assistendo ad una controtendenza che vede tantissime donne mettersi insieme a uomini anche molto più giovani di loro… donne che si riscoprono più forti, che hanno meno bisogno che in passato di farsi proteggere, che adesso passano dall’altra parte proteggendo a loro volta. Donne che scoprono una nuova sicurezza, che nell’adolescenza non si può avere, donne che negli anni e nelle esperienze hanno trovato la loro dimensione ideale. Che stanno bene con sé stesse e che per questo piacciono tanto agli uomini… che fanno perdere la testa a quelli con qualche anno meno di loro, intrigati da questo misto di donna esperta/in gamba/un po’ mamma perché no… Ma allora esiste una tendenza anche nei rapporti tra uomo e donna? Nella stagione primavera/estate vedremo un ritorno dell’uomo più maturo accompagnato alla ragazzina? Oppure il rapporto anagrafico che passa tra i due componenti di una coppia è dettato dal cambiare, dall’evolversi di una società con tutti i pro e i contro che ciò comporta.

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Qualche suggerimento se tu sei più piccola del tuo lui:

  • tu non sei la sua bambolina che dice sempre di sì quindi fatti valere, esprimi le tue opinioni, sia che si tratti della scelta della pizzeria dove andare a mangiare che del vostro rapporto. Se qualcosa non ti sta bene hai tutti i diritti di farti sentire;
  • lui vuole fare sesso o vuole qualcosa per la quale tu non ti senti pronta? Esiste la stupenda parola NO da dire e ridire a ripetizione, spiegandogli le tue ragioni e perché preferisci aspettare… Se lui non vuole sentire ragioni, se ti tartassa con le sue richieste, se ti minaccia di lasciarti se non lo “accontenti” fai dietro front in 3 secondi netti. Anche se starai male, se in questo momento pensi che mai nessuno sarà come lui, stai certa che è vero che mai nessuno sarà come lui, perché ne troverai 100 migliori;
  • lui è molto, molto più grande di te? Rifletti sulle modalità nelle quali vi siete conosciuti, pensa a cosa dai tu a lui e cosa lui a te, e pensa quanto ognuno ha da imparare da questa storia;
  • tra te e lui funziona bene solo il sesso? Probabilmente è proprio una sessualità più “colta” e appagante quello che andavi cercando, ma da solo il sesso non basta a costruire un rapporto di coppia, pensa se questo “grande amore” ha senso per il tuo futuro.

Qualche suggerimento se invece è il tuo lui più piccolo di te:

  • generalmente circola la vocina insistente e alimentata da pregiudizi che “è meglio che l’uomo sia più grande della donna” oppure che “se una ragazza esce con uno più piccolo lo fa perché i suoi coetanei non la considerano, ergo è una sfigata”…. ecc. ecc. di luoghi comuni e pregiudizi ne è pieno il mondo, quindi un solo consiglio. Non ascoltateli;
  • non cadete mai nella trappola dell’istinto materno. Lui è il vostro uomo, il vostro amante, non trattatelo da bambino, non diventate la sua mamma/crocerossina. Ha già chi gli dice di mettersi la maglietta di lana…
  • capiterà che litighiate no? anche se a volte siete imbestialite e sarà durissimo non cadere in tentazione, non cercate di zittirlo e di conquistarvi l’ultima parola accusandolo di essere piccolo, immaturo e via dicendo… se lo fate dimostrerete solo di non avere altri argomenti!
  • per quel che riguarda il sesso, il vostro è un rapporto di parità o tu fai la maestrina compiacendoti di farlo? magari sei stata la sua prima donna?…è indubbiamente bello essere la protagonista di uno dei momenti più importanti della vita di chi ami, ma non usare la tua “bravura a letto” per compensare altre mancanze. Alla lunga questo non funziona mai!

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Il mio bambino può mangiare il parmigiano? A che età iniziare?

MEDICINA ONLINE NEONATO BAMBINO BIMBO FECI VOMITO BOCCA VOMITO FECALOIDE CAUSE COLORE VERDE GIALLO ROSSO MARRONE BILIARE CAFFEANO CIBO ALIMENTARE DIGESTIONE NAUSEA STOMACO MAL DI PANCIA ACQUA NON DIGERITO PEZZI COLITE COLONTogliamoci subito ogni dubbio. Il Parmigiano Reggiano è un toccasana per la dieta quotidiana. Non solo per quella di adulti e anziani, ma pure per quella di bambini e adolescenti, che hanno bisogno del giusto apporto di calcio per crescere sani e forti.

Leggiamo dal sito del Consorzio del Parmigiano Reggiano:

[Il] prof. Sergio Bernasconi dell’Università di Parma […] ha indicato in questo formaggio una straordinaria fonte di calcio altamente biodisponibile (e quindi assimilabile), molto utile per bambini ed adolescenti (“che mangiano molto e male”, ha detto il clinico) e la cui dieta è carente, come risulta da statistiche sia europee che statunitensi […]

Ma da che età è preferibile iniziare a consumare il Parmigiano Reggiano? Molti pediatri consigliano di evitare il formaggio nelle pappe fino al compimento del primo anno d’età – per approfondire questo punto, ti consigliamo di leggere questo articolo: I pediatri italiani dicono “no” al Parmigiano nelle pappe.

Quanto ne dovrebbe mangiare?

L’importante, come per ogni altro cibo, è non abusarne. Un bambino piccolo, di pochi anni d’età, non dovrebbe mangiare formaggio più di tre o quattro volte a settimana. Mangiare formaggio non vuol dire divorarne etti ed etti: bastano pochi grammi di Parmigiano Reggiano, una o due scaglie, per soddisfare, per esempio, il fabbisogno giornaliero di calcio. Facciamo qualche numero. Un bambino di età compresa fra uno e sei anni ha bisogno di circa 800 mg di calcio al giorno. Considera che una porzione di soli 50 g di Parmigiano Reggiano assicura un apporto di 580 mg di calcio. Insomma, a conti fatti, un etto di Parmigiano sarebbe già assai più che sufficiente.

Per i bambini allergici alle proteine del latte

Diversi studi scientifici hanno dimostrato che chi è allergico alla caseina, la proteina principale del latte, può mangiare il Parmigiano Reggiano, purché sia un Parmigiano di lunga stagionatura.

Una ricerca pubblicata sulla rivista internazionale PLoS One ha svelato che:

due bimbi su tre (sotto i dieci anni) con gravi allergie al lattosio, che hanno assunto un cucchiaio di parmigiano reggiano, equivalente a un bicchiere di latte, non hanno presentato problemi e conseguenze negative.

L’importante, come già scritto, è che il Parmigiano sia ben stagionato, almeno 30 mesi. Più l’invecchiamento del formaggio è lungo e più gli enzimi proteolitici presenti nel latte e nel siero innesto “predigeriscono” la caseina, fino a ridurla in aminoacidi liberi, più facili da assorbire per l’organismo.

Ricorda infine che il Parmigiano Reggiano non garantisce solo un ottimo apporto di calcio. Questo formaggio è ricco di tante altre sostanze nutritive, come le vitamine A e B, oltre che di ferro e di zinco. Per esempio, il Beta-Carotene e le vitamine A, B2, B6, B12 assicurano un’ottima azione protettiva e antitossica: favoriscono la formazione degli anticorpi e ci difendono dagli inquinanti presenti nell’aria che respiriamo ogni giorno. Insomma, mangiare il Parmigiano fa bene. Basta solo non esagerare con le dosi.

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Scala di Hoehn e Yahr e aspettativa di vita nel morbo di Parkinson

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma SCALA HOEHN YAHR VITA MORBO PARKINSON Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgLa scala di Hoehn e Yahr viene usata in campo medico per descrivere i sintomi della progressione del morbo di Parkinson. È stata originariamente pubblicata nel 1967 sulla rivista Neurology da Melvin Yahr e Margaret Hoehn e comprendeva gli stadi da 1 a 5. Da allora, è stata proposta una scala modificata, con l’aggiunta degli stadi 1,5 e 2,5 che descrivono il decorso intermedio della malattia.

Stadio Scala di Hoehn e Yahr Scala di Hoehn e Yahr modificata
1 Coinvolgimento unilaterale, solitamente con solo una minima o nessuna disabilità funzionale Solo coinvolgimento unilaterale
1.5 Coinvolgimento unilaterale e assiale
2 Coinvolgimento bilaterale o mediano senza compromissione dell’equilibrio Coinvolgimento bilaterale senza compromissione dell’equilibrio
2.5 Lieve coinvolgimento bilaterale senza recupero sul test a trazione
3 Coinvolgimento bilaterale da medio a moderato; alcune difficoltà posturali; fisicamente indipendente Da lieve a moderato coinvolgimento bilaterale; instabilità posturale; fisicamente autosufficiente
4 Malattia gravemente debilitante, ancora in grado di camminare o stare in piedi senza assistenza Grave disabilità; ancora in grado di camminare o stare in piedi senza assistenza
5 Costretto a letto o sulla sedia a rotelle Costretto a letto o sulla sedia a rotelle

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Mortalità e aspettativa di vita
L’aspettativa di vita dei malati di Parkinson appare ridotta. I tassi di mortalità sono circa il doppio di quelli delle persone non affette. Il declino cognitivo e la demenza, l’esordio in vecchiaia, uno stato di malattia più avanzato e la presenza di problemi nella deglutizione, sono tutti fattori che aumentano il rischio di mortalità. D’altra parte, una malattia caratterizzata principalmente da tremore rispetto alla rigidità, prevede una sopravvivenza più lunga. La morte da polmonite ab ingestis è due volte più frequente nei soggetti con malattia di Parkinson rispetto alla popolazione sana.

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Sindrome di Down: rischio di avere un figlio affetto

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Benessere Dietologo Nutrizionista Cellulite Sessuologia Ecografie Tabagismo Smettere di fumare La molecola che spegne la sindrome di DownLa sindrome di Down si verifica in persone di tutte le razze e classi sociali, anche se le donne più anziane hanno una maggiore probabilità di dare alla luce un bambino affetto dalla malattia. Una donna di 35 anni, per esempio, ha circa una probabilità su 350 di concepire un bambino con sindrome di Down, ma tale rischio aumenta gradualmente fino a circa 1 a 100 entro i 40 anni. All’età di 45 anni l’incidenza diventa circa 1 su 30.

Dal momento che molte coppie rimandano la possibilità di diventare genitori ad età più mature, il rischio di concepire bambini con sindrome di Down aumenta di conseguenza. Pertanto, la consulenza genetica per i genitori è sempre più importante. Nonostante tutto, i medici non sono sempre del tutto ben informati nel consigliare i loro pazienti circa l’incidenza della sindrome di Down, i progressi nella diagnosi ed i protocolli per la cura ed il trattamento di bambini affetti.

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Differenze tra menopausa ed andropausa: come cambia la sessualità nell’uomo e nella donna

MEDICINA ONLINE UOMO IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE SESSO ANDROPAUSA CRISI DI MEZZA ETA QUANTO DURA SINTOMI DEPRESSIONE COPPIA AMORE MATRIMONIO PENE SESSUALITATerza età e sessualità possono andare d’accordo, nonostante si sappia che tornare a rivedere le regole del sesso, alla luce degli evidenti cambiamenti che intercorrono per l’avanzare degli anni, in certi casi, specie quando si presentano i primi disturbi, non è così facile. Più spesso la tentazione di “metterci una pietra sopra” sia per gli uomini che per le donne, sembra essere la via più semplice da percorrere, precludendo invece il benessere completo a entrambi, reciprocamente. Con il passare degli anni all’uomo e alla donna accadono dei mutamenti fisici, psicologici e ormonali che alterano la rispettiva predisposizione alla vita sessuale: per le donne si parla di menopausa, per l’uomo invece si comincia a parlare di andropausa.

Menopausa

La menopausa si presenta in genere in una età che va dai 45 ai 55 anni e porta con sé per la donna una serie di cambiamenti fisici importanti: finiscono le mestruazioni, diminuisce il livello di ormoni estrogeni e progesterone, aumentano gli ormoni prodotti dalla ghiandola ipofisaria. Con la menopausa compaiono le prime rughe, la pelle cede leggermente per diventare più molle e tenera, il colorito di corpo e viso sono meno rosei e diventano più pallidi o più scuri a seconda della carnagione, in genere possono accadere dimagramento o aumento del peso, a seconda della personale predisposizione e una distribuzione diversa dei grassi sul corpo. Se si trattasse solo di questo non se ne risentirebbe a livello sessuale: il problema più difficile da superare è quello legato alla lubrificazione della vagina e al trofismo della muscosa vaginale, che non essendo più stimolata dall’ovulazione non necessita di predisporsi alla riproduzione, come anche a causa del cambiamento della produzione ormonale si possono verificare episodi di sudorazione e di svenimenti, che possono causare fastidio nei momenti più delicati. Invece, al contrario, per la donna potrebbe essere piacevole riscoprire insieme al suo partner il piacere del sesso a cuor leggero, senza la preoccupazione della procreazione, legata solo all’esclusivo piacere, da rivivere con la stessa delicatezza della prima volta, ascoltando i diversi ritmi del ciclo del corpo e dedicandosi più all’amore che non alla passione smisurata.

Andropausa

L’uomo entra in andropausa a partire dai 50 anni (in alcuni casi anche in modo precoce intorno ai 40/45 anni), che però per il maschio non si manifesta con segni evidenti e forti come nella donna. L’uomo produrrà a partire dai cinquant’anni in poi sempre meno testosterone, un fatto che potrebbe portarlo ad avere un ciclo del desiderio più fiacco, ma niente affatto improduttivo, il maschio in andropausa non perde la capacità di procreare. Il maschio che avverte il calo del desiderio necessita di tempi più lunghi per arrivare all’eccitazione, un fatto però che non si accoppia male con la donna in menopausa, che necessita anch’ella di tempi meno prepotenti. Per il maschio l’unico limite effettivo è quello psicologico, causato dalla paura e dall’ansia della prestazione, il terrore di non arrivare a colmare il piacere o la paura di disturbare la donna, anch’ella in ritrosia, potrebbero frenare una vita sessuale che al contrario è del tutto possibile.

Se credi di avere un problema di crisi di mezza età, di crisi di coppia o di patologie sessuali di origine psicologia, prenota la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, riuscirai a risolvere definitivamente il tuo problema.

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Crisi di mezza età maschile: come influisce sul matrimonio e come superarla?

MEDICINA ONLINE SESSO SESSUALITA ANZIANO 40 50 60 70 ANNI YO VECCHIO OLDIE PENE SPERMA EREZIONE RAPPORTO VIAGRA FARMACI PENETRAZIONE DISFUNZIONE ERETTILE ANSIA PRESTAZIONE IMPOTENZA LIQUIDO SEMINALE GIOVANE TESTICOLI SCROTOCome le donne, anche gli uomini sperimentano un periodo di scombussolamento quando arrivano ai 40 anni, la cosiddetta crisi di mezza età. Fondamentalmente, consiste nella difficoltà ad accettare il passaggio alla maturità, buttandosi alle spalle gli anni della giovinezza. I sintomi più chiari che segnalano una possibile crisi dovuta all’età negli uomini è la necessità di sentirsi nuovamente giovani. Da ciò deriva il desiderio di sperimentare avventure diverse che si sono dissolte per via degli anni o che al momento giusto non sono state realizzate. Un altro aspetto rilevante è l’ambizione alla “libertà”, spinta dall’esaurimento o dalla quantità di responsabilità che hanno in genere i capofamiglia. È frequente verificare che gli uomini in questa tappa (tra i 40 e i 50 anni) associano la giovinezza a libertà, adrenalina, emozione e divertimento, e iniziano a constatare che la propria vita è lontana da tutto questo. Si apre allora la porta della noia e del disinteresse per la vita che si conduce. A breve termine, queste esperienze risvegliano una quantità di emozioni che fa pensare di essere tornati quelli di prima, porta a uscire con gli amici e a svolgere attività proprie di età inferiori. A lungo termine, tuttavia, può diventare una situazione conflittuale nel matrimonio.

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Cosa succede a 40 anni?

Quando si compiono 40 anni, convergono vari fenomeni. Si è alla metà della vita (che mediamente negli uomini ha durata di circa 80 anni) ed è un momento di riflessione e rinnovamento. È la fine di un ciclo e l’inizio di un altro, in cui ci si propongono cambiamenti in relazione alla direzione di vita. A questa età, gli uomini compiono un bilancio della propria vita a livello consapevole o inconsapevole. Valutano come vivono, come si sentono, se hanno raggiunto gli obiettivi che si erano prefissati, se il loro presente è il futuro che avevano tanto desiderato. In questo ripercorrere la propria vita, sono consapevoli del fatto che parti della loro esistenza non servono più. È per questo che alcuni uomini iniziano a interessarsi del proprio aspetto fisico anche se non l’avevano mai fatto prima, sono molto attenti alle tendenze della moda, si informano sulle cure della pelle e dei capelli, trasformano lo sport in una priorità e si dedicano a varie routine il cui scopo è recuperare o non perdere il proprio aspetto giovanile.

È qualcosa di nuovo?

La crisi di mezza età negli uomini non è niente di nuovo, è sempre esistita. Quello che è cambiato è il modo di relazionarsi tra uomini e donne, oltre agli stili di vita e alla difficoltà ad accettare l’età. Non è neanche una crisi esclusiva degli uomini, perché ne soffrono anche le donne pur se in circostanze del tutto diverse.

Leggi anche:  Crisi di mezza età maschile: come superarla?

Come può influire sul matrimonio?

La crisi dei 40 anni, se affrontata male, può diventare una minaccia alla stabilità matrimoniale se il rapporto non è nelle migliori condizioni. Se nella dinamica dell’amore coniugale la generosità non progredisce, i sacrifici richiesti dalla famiglia diventano sempre più costosi. Quando si inizia a mettere il cuore in cose estranee alla famiglia, come il successo professionale, una collega giovane e simpatica, il gruppo di amici… si spegna la luce della verità familiare e si raffredda il calore della tenerezza nell’amore. Il cuore diventa vuoto e bisogna cercare emozioni forti, che saranno sempre egoiste. La crisi di maturità nell’uomo si può superare applicando il senso comune, con una buona dose di dedizione e di lealtà, che è fedeltà, alla moglie e ai figli, anche se in alcune occasioni sarà opportuno ricorrere a una persona estranea per ottenere aiuto. L’unica via d’uscita degna della crisi dei 40 anni è accettare le proprie limitazioni e il ruolo concreto che la vita ha assegnato a ciascuno, sapere che le cose grandi si ottengono curando bene quelle ordinarie e quotidiane, assumere i doveri propri dell’amicizia, dell’amore e della professione scelta e dare alla vita il sì che deriva dalla serietà e dalla fedeltà. Con tutto ciò si ottiene quello che chiamiamo carattere, e le persone che lo raggiungono sono quelle in cui gli altri e la società confidano di più. Oltre a questo, è importante che la donna comprenda il marito e lo accompagni in questo processo anziché emettere rimproveri che non otterranno nulla. Anche se richiede uno sforzo da parte della donna, è fondamentale perché il problema arrivi a una soluzione positiva e non si trasformi da una crisi passeggera in una coniugale più grave e pregiudizievole. È anche bene che i coniugi approfittino di questa opportunità per “rinfrescare” il proprio rapporto, si propongano di compiere attività che spezzino la monotonia e godano della compagnia reciproca.

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Come superare la crisi?

Ecco alcune misure per prevenire o combattere le tappe conflittuali proprie o del partner, proposte dalla sociologa e cattedratica statunitense Barbara Weiss Hewitt:

  • Dare importanza a quello che si è raggiunto con tanto sforzo nel corso degli anni: partner, figli, amici, lavoro.
  • Avere un atteggiamento positivo nei confronti della propria vita e del futuro e valorizzare il vissuto anziché volerlo recuperare.
  • Lavorare sull’autostima nella giovinezza. Aiuterà a passare per questa età senza notare le condotte nocive che predispongono alla crisi. Modellare la struttura emotiva per poter rispondere con la forza necessaria una volta arrivato il momento.
  • Godere dei successi che si sono raggiunti e non dare un’attenzione esagerata a quello che è rimasto pendente.
  • Se si è caduti nella crisi, parlarne in famiglia. Le persone vicine devono sapere esattamente cosa si sta passando per poter agire in modo corretto. Prima si assume il conflitto, più rapidamente se ne uscirà.

Se credi di avere un problema di crisi di mezza età, di crisi di coppia o di disfunzione erettile di origine psicologia, prenota la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, riuscirai a risolvere definitivamente il tuo problema.

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Come cambia il sesso con l’età dall’infanzia alla menopausa

MEDICINA ONLINE SESSO SEX 10 COSE NON DOVETE MAI DIRE SESSUALITA COPPIA AMORE UOMO DONNA AMPLESSO COITOIn ogni fase della vita si sperimenta un diverso approccio alla sessualità: dall’adolescenza alla menopausa, ecco cosa succede. Per capire meglio come cambia la sessualità nelle diverse fasi della vita, è opportuno partire dal concetto di salute sessuale: secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) è “uno stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale correlato alla sessualità […],richiede un approccio positivo e rispettoso alla sessualità ed alle relazioni sessuali”, questa definizione rende evidente la molteplicità di fattori che si intersecano nella costruzione del proprio benessere sessuale.

Per semplificare l’argomento si può suddividere in tre ambiti:

  • la funzione intesa come l’integrità anatomo-funzionale degli organi coinvolti nella risposta sessuale;
  • l’identità sessuale, che comprende la percezione del proprio genere, della propria femminilità, del proprio ruolo di donna e di quella che viene definita la meta sessuale, che cambia con le epoche della vita;
  • la relazione, che descrive la capacità di vivere erotismo, intimità e condivisione con un determinato partner.

Queste tre variabili si trasformano durante la vita della donna e ne declinano la risposta sessuale.

Seconda infanzia (3 – 6 anni)

Durante questa età il bambino spesso è avido di risposte su “da dove vengono i bambini”, indaga per soddisfare la curiosità sul corpo degli altri bambini e degli adulti, dall’età di quattro anni il bambino mostra attaccamento fisico ed emotivo al genitore del sesso opposto, inizia ad avere il senso del pudore e a capire la differenza tra piacere pubblico e privato. Recenti studi in Svezia hanno convalidato che la pratica della masturbazione in questa età è inusuale, tuttavia alcuni iniziano a toccarsi i genitali se sono stanchi o turbati; questa circostanza, che comunque non deve necessariamente essere confusa con la masturbazione, si manifesta meno raramente nei maschi che nelle femmine.

Fanciullezza (6- 9 anni)

In questa età gli sviluppi sono considerabilmente vari a seconda del soggetto. Il fanciullo diventa consapevole delle differenze legate al genere (maschio o femmina) e la scelta di amici dello stesso sesso diviene via via sempre più marcata, parimenti alla esclusione dell’altro sesso. Subentra alla esclusiva attrazione per il genitore del sesso opposto maggior attaccamento verso il genitore dello stesso sesso. La fanciulla aumenta la consapevolezza sui costumi sociali riguardanti il sesso, la nudità e la riservatezza. I fanciulli possono esprimere un linguaggio di natura sessuale per suscitare nell’adulto una reazione.

Pre-pubertà (9 – 12 anni)

In questa fase può iniziare a divenire comune la masturbazione. Fino alla pubertà si potrà avere orgasmo asciutto cioè senza seme. La capacità di eiaculare si svilupperà gradualmente con tempi sostanzialmente uguali in tutte le etnie e culture. È comunque possibile avere un orgasmo anche nella fanciullezza.

Adolescenza

La sessualità nell’adolescenza è caratterizzata dalla trasformazione fisica che avviene durante il passaggio attraverso la pubertà, la funzione corporea è solitamente integra, inizia la ciclicità mestruale nelle giovani e l’emissione di sperma nei ragazzi, inoltre vi è una notevole attivazione della fantasia e della capacità di provare sensazioni fisiche. Questa predisposizione è accompagnata da sbalzi ormonali che rendono instabile l’emotività e quindi la percezione di sé, inoltre l’identità sessuale è in fase di costruzione, le ragazze fluttuano tra curiosità e timori, percezioni e insicurezze. Normalmente le relazioni in questa fase sono instabili, i ragazzi cercano di capire quali canali utilizzare per entrare in sintonia con l’altro, e spesso si trovano a cercare conferme ed informazioni in ambiti poco rassicuranti come il gruppo, dove il confronto è basato su parametri di performance e non certo di intimità, o, peggio, in rete dove la difficoltà di filtrare le informazioni e le immagini crea fantasie falsate e spesso molto frustranti.

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Età adulta

L’età adulta è dominata dalla percezione della fertilità, il corpo può subire variazioni dovute all’utilizzo di contraccezione ormonale, o al verificarsi di gravidanze e parti; il rapporto con la propria corporeità è spesso funzionale all’esprimersi o meno della propria fertilità. La risposta sessuale è più consapevole e la percezione dei propri bisogni dovrebbe essere più piena, infatti l’identità sessuale è ben costruita e solidificata e le relazioni sono tendenzialmente più stabili. Questa è la fase più sfaccettata della sessualità, ed è importante che una donna in questa fase della propria vita riesca ad impossessarsi della propria corporeità tanto da attraversare i cambiamenti di ruolo e fisici con serenità e piena consapevolezza.

Menopausa

Con la menopausa inizia ad esserci un deterioramento dell’integrità fisica, il corpo è meno sensibile e la sensorialità meno istintiva, è il momento in cui una donna deve ristrutturare la propria identità, rivalutare il proprio ruolo di donna matura anche nella gestione del proprio corpo. Diventa necessario attuare strategie di prevenzione e cura per mantenere trofismo e lubrificazione vaginale, e ricostruire una nuova mappa corporea per sé e per il partner, in menopausa la sessualità basata sulla penetrazione diventerà meno dominante e le coppie che hanno costruito una complicità forte ed intima durante la loro vita insieme possono riuscire a creare una sessualità più individuale e personale, svincolata dalle dinamiche della procreazione e più basata sulla conoscenza e sull’ascolto reciproco. Questo breve volo sull’evolversi della sessualità attraverso le età rende evidente come in questo campo sia importante imparare ad ascoltare i propri bisogni ed essere disposte ad evolversi con essi, però per farlo è necessario svincolarsi da stereotipi che paralizzano come quelli estetici, spesso il corpo viene vissuto come “sessuale” solo se bello o magro o tonico e performante. La sessualità umana non è fatta di azioni e performance, è fatta di abbandono, percezione ed intimità. L’equivalente maschile è l’andropausa, che ha però connotazioni più sfumate, dal momento che un uomo può potenzialmente avere un figlio anche in età molto avanzata.

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Fasi del desiderio sessuale: qual è la migliore età per il sesso?

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Roma Medicina Chirurgia Estetica Rughe Cavitazione Dieta Peso Dimagrire Dietologo Nutrizionista Cellulite Cibo Psicologo Pene Studio Cuore Sex Amore Sessuologo Sesso ATTIVITA SESSUALE BELLEZZA PELLE RUGHEE’ sorprendente come nulla muti in fatto di sesso col passare degli anni. Almeno nella mente! Perché a 14 come a 80 anni uomini e donne sono sempre sessualmente attivi nella stessa misura. Certo il fisico non sempre aiuta, i problemi, la salute, l’intesa col partner sono fattori che influenzano l’erotismo, ma l’età avanzata, da sola, non influisce sulla libido. A 40 anni, soprattutto per le donne, si raggiungono i risultati più alti nella soddisfazione erotica, sia dal punto di vista qualitativo che da quello dell’intensità e della pratica di nuove fantasie.

Sono gli studiosi che lo dicono. l’Università del Texas con David Buss e i suoi colleghi hanno sottolineato come a 40 anni siano presenti fattori determinanti per l’amplificazione del piacere erotico : la maggiore consapevolezza del proprio e dell’altrui corpo e una maggiore disinibizione rispetto agli individui di 20 o 30 anni. Ma anche dopo i 40 anni il sesso è ugualmente appagante. Anzi, la sessualità matura, più mentale ed intensa, predilige i preliminari, si basa sull’intesa reciproca ed avvicina i partner. Dai 70 anni in poi, il sesso non sparisce dai pensieri degli individui. Con un’unica differenza, la donna, rispetto all’uomo, vive di più, ma pare che sessualmente si spenga prima di lui.

Alcuni studiosi dell’ Università di Chicago hanno pubblicato una ricerca in tal senso sul British Medical Journal. Non ditelo però a Jane Fonda che a 73 anni dichiara con orgoglio di avere una vita sessuale attiva e soddisfacente! Del resto la stessa Stacy Tessler Lindau, autrice della ricerca, ha constatato che il sesso è considerevolmente presente in tarda età negli uomini come nelle donne, ma solo se c’è la salute, una buona intesa col partner e l’assenza di problemi. E’ vero che ormai l’età media ha raggiunto i cento anni, di conseguenza non stupirà che una settantenne qualunque,oggi, abbia una vita sessualmente attiva, esca la sera e riesca anche a cambiare partner, pur senza essere Jane Fonda.

Effettivamente un’indagine del Censis ha rilevato che il 70% degli anziani tra i 61 e i 70 anni, uomini e donne, fanno regolarmente sesso e fra i 71 e gli 80 anni la percentuale si abbassa solo al 40%. In più chi pratica sesso a tutte le età gode di buona salute. Forse perchè il sesso influenza la salute o forse perché la salute stimola il sesso. Di certo le due cose vanno a braccetto. Secondo il Journal of the American Geriatric Society, comunque, chi pratica il sesso invecchia meglio. Tutto sta nel possedere la voglia di trarre sempre piacere dall’eros. Quella sì che è sempreverde, ma se non la si aveva a 20 anni è molto difficile che spunti in tarda età.

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