Questa frase è la tipica espressione utilizzata dai genitori quando il loro bambino sta facendo qualcosa che loro non condividono. Ma è anche la frase che i genitori solitamente utilizzano quando non hanno altre risorse da mettere in atto per gestire alcune situazioni che riguardano il comportamento dei propri figli. Frasi come questa, e più avanti proveremo ad metterne in evidenza altre, sono le tipiche espressioni che producono e in qualche modo instillano il senso di colpa nei propri figli.
Le origini del senso di colpa
Il meccanismo del senso di colpa funziona più o meno così: qualcuno, per es. un genitore, invia un messaggio, destinato a ricordarti che, facendo o non facendo, dicendo o non dicendo una certa cosa, sei stato cattivo. Tu rispondi a quel messaggio, naturalmente, deprimendoti e il meccanismo del senso di colpa ecco qui che si è attivat0. Il senso di colpa viene così a far parte della tua struttura emotiva. Ma come mai da bambini non si è riusciti a respingere i messaggi di colpa che ci sono stati inviati? Probabilmente perché i messaggi provenivano da chi ci stava particolarmente a cuore, come i nostri genitori e non si poteva deluderli. Se qualcuno ci sta veramente a cuore, lo dimostriamo sentendoci in colpa per le cose orribili che pensiamo aver commesso. Il senso di colpa viene appreso in tenerissima età e persiste nell’adulto come modalità reattiva infantile. Le frasi che lo producono sono innumerevoli: hanno inciso nel bambino e questi, divenuto adulto, ancora se le porta dentro. Le implicazioni contenute in queste frasi possono quindi ancora ferire l’adulto che per esempio delude il capoufficio o persone nella quali egli ravvisi quasi dei genitori. Perciò sentirsi in colpa non significa soltanto crucciarsi per il passato; significa anche essere immobilizzati nel presente a cagione di un evento passato. Inutilmente infatti si continua a consumare energia nel presente, a sentirsi offesi, irritati, depressi per una cosa già successa.
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Frasi che producono senso di colpa
Vediamo alcune tipiche frasi che miranoad aiutare un figlio o una figlia a scegliere il senso di colpa come prezzo dell’appartenenza a quella famiglia:
- “Io mi sono sacrificato per te!”: un genitore con essa ti richiama alla memoria tutte le volte che ha dovuto rinunciare alla propria felicità perché tu avessi una data cosa. E tu allora ti domandi come hai potuto essere tanto egoista dopo che ti era stato ricordato di quanto sei debitore.
- “Quindici ore di parto solo per metterti al mondo!”: anche qui, ti senti colpevole per aver inflitto tanto dolore alla persona che conta di più, tua madre.
- “Sono rimasto con tua madre solo per amor tuo!”: questa frase mira a farti sentire colpevole del brutto matrimonio di tuo padre.
- “Va bene, noi restiamo soli. Tu divertiti pure, come d’altronde hai sempre fatto. Non darti pensiero per noi…”: frasi come queste servono ad ottenere che tu ti faccia vivo più spesso, che telefoni o che vai a trovare i tuoi con più regolarità.
- “Ci hai fatto fare una brutta figura!” oppure “Che penserà la gente di noi?”: forze esterne vengono chiamate in causa perché tu senta il rimorso di ciò che hai fatto e per impedirti di farlo ancora. Anche espressioni come “Se ti bocciano ad un esame ci farai fare una pessima figura!” potrebbero renderti quasi insopportabile la vita con te stesso dopo un esame andato male.
- “Mi farai morire!” oppure “Mi farai venire un infarto”: in questo caso la malattia di uno dei genitori è una fabbrica che produce un senso di colpa di primissima qualità. Frasi così accollano la responsabilità di praticamente tutte le malattie tipiche di chi sta invecchiando. Si ha bisogno di spalle ben salde per portare questo senso di colpa perché, potresti averlo tutta la vita e, se sei particolarmente vulnerabile, potresti addirittura sentirti colpevole della morte di uno dei tuoi genitori.
- “Dovresti vergognarti! Leggere riviste simili! Non dovrebbero nemmeno venirti certi pensieri!” oppure “Non ti stavi mica masturbando? Lo sai che non si fa, è male!”: esempi tipici del senso di colpa instillato dai genitori relativamente al sesso.
- “Ti sei dimenticato di dire grazie! Vuoi proprio che i nostri amici pensino che io non ti ho insegnato nulla?” oppure “Metterti le dita nel naso davanti all’amico di papà! Mi hai messo in imbarazzo!”: senso di colpa legato a comportamenti sociali. È possibile però insegnare ad un bambino a comportarsi in maniera accettabile senza instillargli alcun senso di colpa e spiegandogli invece i motivi per cui un dato comportamento è magari socialmente indesiderabile.
Il senso di colpa può alla lunga determinare alcuni disturbi di carattere psicologico come: indecisione, insicurezza, ipocondria e paure di diverso tipo, bassa stima di sé, enorme bisogno di essere considerati e amati.
Per risolvere i disagi psicologici collegati al senso di colpa è necessario certamente un lavoro su di sé, attraverso una psicoterapia mirata a conoscere i propri conflitti e a imparare a gestirli nel migliore dei modi attraverso lo sviluppo di nuove consapevolezze, nuove risorse e nuove competenze.
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Lo staff di Medicina OnLine
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La pubalgia in gravidanza, ossia il dolore riferito nella pelvi all’altezza dell’osso pubico, è piuttosto frequente in alcune particolari condizioni, come la staticità, lo sforzo eccessivo, i difetti congeniti o posturali del bacino, i mal posizionamenti fetali. Tra i rimedi c’è sicuramente un corretto stretching, qualche piccola accortezza nelle posture ed evitare invece sforzi eccessivi in adduzione e abduzione delle gambe. Quello che chiamiamo comunemente pube è un osso che nel bacino si articola in avanti nella così detta sinfisi pubica. Come ogni articolazione, quindi, qui si trovano i tendini e le inserzioni dei muscoli, che possono in alcuni casi infiammarsi. Esiste una forma di pubalgia da sovraccarico sportivo, molto nota tra i calciatori che si verifica a causa di miscotraumi quando si stimolano eccessivamente queste strutture, o quando non si è preparata adeguatamente l’articolazione al movimento che andrà a compiere. Quello che si nota negli sportivi è che la pubalgia è spesso causata da un raccorciamento della muscolatura posteriore delle gambe, dovuta ad un mancato stretching dopo gli allenamenti. Un muscolo che perde la sua elasticità tonica è un muscolo che prima o poi sottoposto ad un lavoro darà segni di sofferenza.
Le fasi che l’ovulo umano fecondato attraversa per arrivare, dopo circa 40 settimane, a essere un neonato, fanno parte di un processo continuo e complesso che la scienza, convenzionalmente, suddivide in periodi. Spartiacque tra la fase embrionale e quella fetale viene considerata l’ottava settimana di gestazione dal momento del concepimento: è il periodo in cui la forma degli arti e delle strutture facciali appare definita e l’embrione assume l’aspetto caratteristico della specie.
Togliamoci subito ogni dubbio. Il Parmigiano Reggiano è un toccasana per la dieta quotidiana. Non solo per quella di adulti e anziani, ma pure per quella di bambini e adolescenti, che hanno bisogno del giusto apporto di calcio per crescere sani e forti.
Questa è la seconda parte dell’articolo, per leggere la prima parte segui questo link:
In condizioni fisiologiche (normali), una donna sana può teoricamente avere figli nel periodo che intercorre dalla comparsa del menarca (la prima mestruazione) fino alla menopausa, cioè l’evento fisiologico che nella donna corrisponde al termine del ciclo mestruale e dell’età fertile. Nella menopausa termina l’attività ovarica: le ovaie non producono più follicoli ed estrogeni (ormoni femminili principali). Gli uomini, al contrario delle donne, rimangono fertili virtualmente fino alla morte. A tale proposito leggi anche:
Latte materno e latte artificiale: quali differenze?