Onicofagia grave e gravissima: cause, conseguenze, rimedi e psicologia del mangiarsi le unghie

MEDICINA ONLINE ONICOFAGIA SIGNIFICATO GRAVE GRAVISSIMA MANGIARSI LE UNGHIE MANO MANI UNGHIA PIEDE PIEDI TAGLIARE CORTE MANICURE PEDICURE SMALTO INFEZIONEL’onicofagia è un disturbo compulsivo che porta il paziente a mangiare le proprie unghie e, nei casi più gravi, anche le pellicine e le cuticole circostanti, con conseguenze nocive sia a livello fisico che psicologico. Questa malsana abitudine di rosicchiare le estremità delle dita si manifesta soprattutto in periodi di nervosismo, noia e stress, e può rappresentare semplicemente un sintomo di ansia, ma anche di disagio profondo.

L’onicofago (cioè individuo affetto da onicofagia) adotta un comportamento compulsivo e ripetitivo nel mordere le cuticole e i tessuti intorno alla lamina ungueale: si tratta di un’attività inconscia compiuta dal soggetto, il quale, per la maggior parte del tempo, non si rende conto di quando le mani sono portate alla bocca e i denti cominciano a rosicchiare le unghie. La maggior parte delle persone trova in questa abitudine l’unico modo per calmare sé stessi. L’onicofagia è considerata un “disturbo del controllo degli impulsi” ed è solitamente classificata tra i disturbi comportamentali e delle emozioni che si presentano durante l’infanzia e l’adolescenza; se trascurata, l’onicofagia può protrarsi fino all’età adulta. Secondo la teoria freudiana, l’abitudine di mangiare le unghie è un sintomo di fissazione orale, in quanto si manifesta prevalentemente con un’ossessiva stimolazione della zona. Inoltre, portare qualcosa alla bocca richiama, a livello metaforico, l’esperienza del seno materno e l’onicofagia è utilizzata per ottenere lo stesso effetto calmante.

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Cause del mangiarsi le unghie

All’origine del vizio di mangiarsi le unghie, spesso vi è una causa di natura psicologica: un ambiente familiare disturbato da litigi e incomprensioni, le aspettative eccessive dei genitori, la difficoltà a gestire la propria ansia ecc. L’onicofagia consente di contenere le reazioni a contrasti interpersonali e ai disagi soggettivi; tende a scomparire volontariamente quando viene meno la causa del malessere, tuttavia può riproporsi in successive situazioni di stress o ansia. Sebbene sembri un’abitudine innocua, l’onicofagia costituisce un atteggiamento tendenzialmente autolesionistico e per questo motivo, nei casi più gravi, è necessario l’aiuto di uno psicoterapeuta per individuare le cause che hanno indotto il disturbo. Qualora non si resistesse all’impulso di mangiarsi le unghie, è meglio capire cosa si nasconde dietro a questa abitudine e adottare repentinamente alcuni rimedi, per evitare conseguenze sulla salute.

Che cosa sono i “disturbi del controllo degli impulsi”?

I “disturbi del controllo degli impulsi” sono condizioni psichiche caratterizzate dall’incapacità di resistere alla tentazione incontrollabile di compiere un’azione o un gesto, di solito preceduta da un sentimento di progressiva tensione, agitazione ed eccitazione poco prima di mettere in atto l’impulso a livello comportamentale. Nel momento successivo all’azione impulsiva, il soggetto sperimenta piacere, sollievo, altre volte senso di colpa. Eventi e circostanze stressanti spesso possono aumentare la messa in atto di un’azione impulsiva potenzialmente dannosa (per sé o per gli altri). Tra i “disturbi del controllo degli impulsi” sono compresi: onicofagia, cleptomania, piromania e tricotillomania.

Chi è l’onicofago “tipo”

L’abitudine di mangiarsi le unghie colpisce bambini e adulti di ogni età.
Il disturbo è rilevabile nel 30% dei bambini tra i 7-10 anni e nel 45% degli adolescenti (da qui il titolo dell’articolo). La maggior parte delle persone smette di mangiarsi le unghie spontaneamente all’età di trent’anni, altri continuano anche successivamente, alcuni non abbandoneranno mai questa pratica. In genere, l’onicofagia non è limitata selettivamente ad una particolare unghia, ma è rivolta a tutte le dita delle mani, che sono morse allo stesso modo, risultando circa della medesima lunghezza. La diagnosi può essere ritardata, poiché i pazienti tendono a negare o a ignorare le conseguenze del disturbo.

In che cosa consiste l’onicofagia?

Si può considerare il fenomeno come un processo nel quale è possibile individuare due azioni ben distinte:

1) La fase preliminare che precede l’onicofagia vera e propria consiste nella dettagliata ispezione (visiva o attraverso il tatto) delle unghie e dei tessuti morbidi che le circondano, allo scopo di ricercare i possibili difetti da eliminare. Ogni irregolarità induce il soggetto a stuzzicare e mordicchiare l’area fino a rendere la pelle regolare: non è raro notare nelle persone con onicofagia l’abitudine di passare i polpastrelli sull’estremità delle dita.

2) La fase successiva coincide con il mordere ciò che si trova all’estremità delle dita: lamine delle unghie, cuticole, perionichio (pelle che circonda l’unghia a livello prossimale e laterale), iponchio (porzione di pelle sotto la lamina).

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Quali sono le principali cause dell’onicofagia?

Conoscere le cause che scatenano questa cattiva abitudine è un aspetto fondamentale per superare il disturbo. I fattori principali che promuovono l’insorgenza dell’onicofagia sono di origine ambientale e/o biologica. Le motivazioni ricorrenti sono le seguenti:
 

  • Situazioni di stress e di ansia. In genere, si associa un soggetto onicofagico ad una persona in preda alla preoccupazione e al nervosismo, che scarica la tensione mordendosi le unghie. L’onicofagia, in questi casi, dà un senso di sollievo e di piacere momentanei, in quanto contribuisce a sfogare la carica emotiva.
    Durante l’infanzia, quest’abitudine insorge quando sussistono episodi di incomprensioni, eccessive aspettative o esiste il timore di perdere l’attenzione dei genitori. Il problema può anche essere determinato dalla ripetizione del gesto di portare le mani alla bocca, come avviene per la suzione del pollice.
  • Atteggiamenti autolesionistici. Alcuni studiosi individuano nell’onicofagia un’espressione di aggressività: molti soggetti timidi e remissivi esprimono la loro rabbia rivolgendola verso se stessi piuttosto che all’esterno. Inoltre, rosicchiare le unghie rappresenta un’espressione di tensione aggressiva, come mordere una matita o masticare continuamente un chewing gum, tutti atteggiamenti che possono scomparire se si riesce ad eliminare il disagio che li ha provocati.
  • Imitazione di altri membri della famiglia. Talvolta, i bambini imparano rosicchiare le unghie senza alcuna motivazione psicologica più profonda, imitando semplicemente i genitori.
  • Noia. La noia non determina certamente l’esordio del disturbo, ma per il soggetto che possiede tale abitudine può essere estremamente difficile controllare lo stimolo a mangiarsi le unghie anche nei momenti d’inattività. All’opposto della comune opinione, che vuole il mangiarsi le unghie come manifestazione tipica nei momenti di tensione estrema, è possibile osservare che l’onicofagia si presenta specialmente nei momenti di non azione delle mani: mentre si guarda la televisione, in treno o in macchina, durante eventi lunghi e noiosi, mentre si rimane in attesa al telefono… Spesso, è difficile cercare la vera ragione del proprio vizio, in quanto, a volte, la causa risale all’infanzia e l’onicofagia è semplicemente il risultato di una pessima abitudine protratta nel tempo.

Quali possono essere le conseguenze dell’onicofagia sulla salute?

L’onicofagia può causare dolore, sanguinamento e arrossamento del letto ungueale, oltre a indurre il danneggiamento dell’eponichio, la porzione di pelle posta alla base e ai lati dell’unghia (cuticola).
Quando le cuticole sono rimosse in modo improprio, possono rendere suscettibili ad infezioni batteriche o virali (esempio: onicomicosi, paronchia, patereccio ecc.). Inoltre, chi pratica l’onicofagia rischia di trasportare nella bocca i microrganismi che si depositano sotto le unghie. Un esempio d’infezione del tessuto periungueale è la paronichia, un tipo di patereccio superficiale, localizzato vicino a un’unghia, dovuto alla penetrazione di germi piogeni attraverso piccole lesioni. Anche la saliva può avere un ruolo nell’arrossamento e nell’infezione dell’area. L’onicofagia è correlata anche alla patologia dentale e può portare a lesioni gengivali, usura degli incisivi, riassorbimento radicolare apicale e malocclusione dei denti anteriori, oltre a facilitare la diffusione d’infezioni alla bocca (esempio: ossiuri o batteri dalla regione dell’ano). Al contrario, l’onicofagia praticata durante un’infezione da Herpes simplex virus (labiale) è in grado di sviluppare il giradito erpetico sulla falange del dito morso. Ultimo danno ai denti, non trascurabile, che può conseguire dall’abitudine di mangiarsi le unghie è la carie, poiché viene intaccata la sostanza adamantina. L’ingestione dei residui ungueali può provocare anche problemi allo stomaco.
Infine, la persistenza negli anni del disturbo può interferire con la normale crescita delle unghie e può comportare gravi deformazioni delle dita.
Dal punto di vista sociale, vedere una mano con le unghie consumate, può far pensare ad una persona timida, con scarsa autostima, che trova nella pratica del vizio un modo di gestire la rabbia. In altri casi, l’onicofagia serve a controllare stati di ansia o di forte noia.

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Disturbi correlati all’onicofagia

L’onicofagia è correlata ad altri disturbi comportamentali ripetitivi:

1) Dermatillomania: disordine del controllo degli impulsi che induce il paziente a stuzzicarsi, strofinarsi, graffiarsi o incidersi la pelle del viso o del corpo, spesso nel tentativo di eliminare piccole irregolarità o imperfezioni cutanee reali o immaginarie (nota anche con il termine di “compulsive skin-picking”).

2) Dermatofagia: disturbo in cui un malato morde compulsivamente la sua pelle, di solito intorno alle unghie, con conseguente sanguinamento e decolorazione, dopo tempo prolungato.

3) Tricotillomania (o tricomania): abitudine, spesso accompagnata dall’urgenza, di tirarsi (e in alcuni casi, mangiare) le ciocche di capelli, ma nei casi più gravi anche ciglia, sopracciglia, peli della barba, peli pubici e altri peli del corpo.

Quali sono i rimedi disponibili per smettere di mangiarsi le unghie?

Diverse sono le misure di trattamento che possono aiutare a smettere di mangiarsi le unghie. Alcune persone possono risolvere il disturbo spontaneamente, per la paura di sviluppare infezioni o per la volontà di avere un aspetto più curato, mentre altri soggetti si concentrano sul cambiamento dei comportamenti. Come regola, nessun trattamento è necessario per i casi lievi di onicofagia.
Per le situazioni più gravi, il trattamento deve comportare la rimozione dei fattori emotivi che inducono l’abitudine (eccitazione, iperstimolazione, infelicità, ozio…).
Il trattamento più comune, economico e ampiamente disponibile, prevede l’applicazione di uno smalto di sapore amaro, che scoraggia l’abitudine di mangiarsi le unghie. Normalmente viene utilizzato un composto chimico denominato denatonio benzoato. Il gusto sgradevole ricorderà di fermarsi ogni volta che si portano le mani alla bocca.

Una varietà di opzioni comprende:

  • l’uso di un bendaggio occlusivo sulla punta delle dita;
  • portare dei guanti;
  • nel caso di un bambino, indossare un pigiama integrale che copra anche le unghie dei piedi;
  • mantenere le unghie tagliate in modo tale che gli angoli che sporgono o le cuticole non rappresentino una tentazione.

La cosmesi (trattamento di ricostruzione delle unghie) può aiutare a superare gli effetti sociali dell’onicofagia. Prendersi cura delle mani può aiutare a ridurre l’onicofagia e incoraggia a mantenere questa parte del corpo attraente: è possibile utilizzare smalti o sottoporsi a regolari manicure. Gli uomini possono indossare uno smalto chiaro. Anche applicare unghie artificiali può limitare il disturbo, oltre a proteggere la crescita di quelle naturali. Iniziare a praticare una costante attività sportiva può contribuire a scaricare rabbia e tensione, così come provare le tecniche di gestione dello stress.
Una valida alternativa per risolvere il problema dell’onicofagia consiste nel chiedere al paziente di masticare un chewingum senza zucchero oppure un bastoncino di liquirizia quando sente la necessità di mordere le unghie, oppure si trova in una condizione di particolare tensione. Questo rimedio consente di tenere la bocca occupata e rende l’abitudine difficile da praticare.

Terapia comportamentale

La terapia comportamentale è utile quando le misure più semplici non sono efficaci: l’obiettivo è di risolvere l’onicofagia ed eventualmente individuare un comportamento alternativo (ad esempio: ponendosi lo scopo di rendere nuovamente presentabili le proprie mani). Anche la terapia del controllo degli stimoli può rivelarsi utile per identificare e per controllare lo stimolo che scatena l’impulso di mangiarsi le unghie.

Terapia farmacologica

I trattamenti locali, come ad esempio l’applicazione sulle unghie di sostanze amare, possono avere un’efficacia variabile. L’onicofagia dimostra una risposta positiva alla terapia a base di farmaci antidepressivi, prescritti anche nella cura della tricotillomania e del disturbo ossessivo-compulsivo (OCD).
Un’altra opzione richiede l’uso della vitamina B inositolo, che riduce l’impulso di mordere le unghie e agisce sull’attività della serotonina, ormone che controlla umore e aggressività.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Orzaiolo: rimedi e cure farmacologiche per velocizzare la guarigione

dott-emilio-alessio-loiacono-medico-chirurgo-roma-occhio-iride-bicolore-medicina-estetica-riabilitazione-nutrizionista-dieta-grasso-cavitazione-radiofrequenza-ecografia-seno-luce-pulsata-macchie-cutaPrima di iniziare la lettura, per meglio comprendere l’argomento, vi consiglio di leggere questo articolo: Orzaiolo: cause, rimedi, quanto dura, è contagioso?

Rimedi naturali per l’orzaiolo

La maggior parte degli orzaioli scompare spontaneamente nel giro di 5-7 giorni, tuttavia – per accelerare il processo di guarigione – può essere utile seguire questi consigli:

  • applicare impacchi caldi da 4 a 6 volte al giorno per 15 minuti circa per volta, al fine di favorire il drenaggio. Tenere gli occhi chiusi durante l’operazione;
  • detergere delicatamente la palpebra con acqua di rubinetto o con un detergente delicato e non irritante. Questo può favorire il drenaggio. Durante l’operazione di detersione, tenere gli occhi chiusi in modo da non danneggiare gli occhi;
  • non schiacciare o forare l’orzaiolo per evitare l’insorgenza di una infezione più grave;
  • evitare l’uso di makeup o di lozioni e creme per gli occhi, poiché potrebbero essere infetti;
  • evitare l’uso di lenti a contatto, poiché l’infezione potrebbe estendersi alla cornea in caso di uso prolungato delle lenti a contatto.

Trattamento medico dell’orzaiolo

Lo scopo principale del trattamento medico è di alleviare i sintomi e accelerare la guarigione.

  • può essere somministrato o raccomandato un antidolorifico, come ad esempio acetaminofene (Tylenol);
  • potrebbe essere necessaria la prescrizione di antibiotici topici;
  • occasionalmente, possono essere prescritti antibiotici per via orale ai pazienti che presentano orzaioli che faticano a riassorbirsi od orzaioli multipli così come agli individui che, in concomitanza con gli orzaioli, presentano altre condizioni, come blefarite o rosacea;
  • per i pazienti affetti da rosacea che presentano un orzaiolo, potrebbe essere necessario il trattamento delle guance mediante pomata antibiotica, antibiotico orale o entrambe le soluzioni;
  • nel caso in cui l’infezione si sia diffusa, di solito vengono somministrati antibiotici per via orale o per via endovenosa;
  • l’oftalmologo può rimuovere il pus da un orzaiolo di grande dimensioni o doloroso, praticando una piccola incisione e drenando il pus.

Trattamento chirurgico dell’orzaiolo

Nel caso in cui l’orzaiolo non risponda al trattamento medico o in presenza di complicazioni, potrebbe essere necessario il ricorso alla procedura chirurgica. Nel corso di tale procedura, l’oftalmologo pratica una piccola incisione nella palpebra. Questa incisione viene praticata sulla superficie interna della palpebra o sulla superficie esterna della stessa, se l’orzaiolo è rivolto verso l’esterno. Una volta praticata l’incisione, l’oftalmologo procede con il drenaggio del pus facendolo fuoriuscire dalla ghiandola. La procedura viene comunemente effettuata nello studio dell’oftalmologo. Nei bambini, potrebbe essere necessario l’impiego dell’anestesia generale. Solitamente, viene raccomandata una visita di controllo 7 giorni dopo la procedura chirurgica. L’oftalmologo potrebbe ritenere necessario eseguire una biopsia dell’orzaiolo. Nel corso di tale procedura, viene rimossa una piccola porzione di tessuto dall’orzaiolo, che verrà poi inviata al laboratorio ove un patologo effettuerà un esame microscopico al fine di escludere una eventuale forma di cancro della pelle.

Prodotti consigliati

Per prevenire, lenire e favorire la cura dell’orzaiolo, vi consiglio alcuni prodotti molto efficaci:

Per approfondire: Orzaiolo: i sintomi pericolosi da far controllare al medico

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Differenza tra occhio di pernice, verruca e callo

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Estetico Medicina Estetica Roma PRURITO ALLA PELLE COSE COME FARE ALLEVIARLO Cuore Radiofrequenza Rughe Cavitazione Cellulite Pulsata Peeling Pressoterapia Linfodrenante Mappatura Dietologo DermatologiaLa verruca plantare o, in genere, le verruche del piede sono davvero semplici da riconoscere. Tuttavia, possono essere confuse con i calli, i duroni o l’occhio di pernice. Vediamo le terapie e le cure per le une e per le altre. La prima differenza tra una verruca e un occhio di pernice è che la prima si cura, mentre il secondo è recidivo. La verruca è causata da un virus che si impianta nelle lesioni del piede, mentre il callo è un ispessimento della pelle sottoposta a continue sollecitazioni.

L’occhio di pernice è un tipo di tiloma (ispessimento della pelle) che si sviluppa sulle dita del piede a causa di una forte pressione, solitamente dopo aver indossato scarpe nuove, strette ed inadeguate. E’ un tipo particolare di callo che, anziché svilupparsi sulla pianta del piede, tende a svilupparsi tra le dita, inoltre l’occhio di pernice ha una forma più piccola rispetto ai calli.

Detto questo, bisogna anche dire che può accadere di confondere una verruca plantare con un callo. Il motivo è semplice: somigliano abbastanza, o meglio, spesso si confondono l’una nell’altra. Nel caso dell’occhio di pernice, la faccenda si fa ancora più complicata perché, essendo questo tipo di callo posto tra le dita, se il virus della verruca è impiantato anche esso nella stessa sede,il callo potrebbe non guarire con la semplice pedicure, inducendo a pensare a un fenomeno particolarmente produttivo e fastidioso. Ad ogni modo, il dermatologo saprà diagnosticare la presenza di verruca plantare e decidere la terapia da utilizzare per l’asportazione. La verruca plantare, infatti, va trattata con la crioterapia o con il laser che attualmente sono le tecniche più innovative ed efficaci.

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Formicolio alle mani, piedi, braccia e gambe: cause e cure

MEDICINA ONLINE FORMICOLIO MANI DOLORE MANO DITA PIEDI BRACCIA GAMBE SANGUE CIRCOLAZIONE TUNNE CARPALE DIABETE TEMPORANEO CRONICO OCCASIONALE.jpgIl formicolio può essere associato ad un’ampia varietà di condizioni, tra cui pressione prolungata a carico di un nervo, carenze di minerali, sclerosi multipla (malattia che colpisce il sistema nervoso causando debolezza, difficoltà di coordinazione ed equilibrio e altri problemi), e ictus, tra le molte altre.

Che cos’è il formicolio alle mani?

Il formicolio alle mani, scientificamente detto parestesia, è una sensazione anomala che colpisce gli arti superiori, ma che comunemente può riguardare anche piedi, braccia e gambe. Questa condizione può essere associata a una alterata sensibilità causata da disturbi delle vie nervose, oppure a una sorta di intorpidimento. Il formicolio può essere temporaneo o cronico.

Cause di formicolio temporaneo:

Cause di formicolio persistente o cronico:

  • diabete;
  • sciatica;
  • tunnel carpale;
  • una qualsiasi condizione in grado di danneggiare il sistema nervoso, come un ictus, sclerosi multipla o, in casi estremamente rari, un tumore al cervello:
  • esposizione a sostanze tossiche, ad esempio piombo o radiazioni;
  • alcuni farmaci;
  • malnutrizione;
  • carenza di vitamina B12;
  • carenze di minerali;
  • danni ai nervi causati da infezioni, lesioni o utilizzo eccessivo (per esempio nei casi di utilizzo professionale di martelli pneumatici o strumenti simili);
  • abuso di alcol;
  • spondilosi cervicale;
  • pressione su un nervo, per esempio in caso di ernia del disco;
  • Herpes zoster (in caso di nevralgia post-erpetica);
  • danni al microcircolo, causati per esempio da aterosclerosi, geloni o infiammazioni;
  • livelli anomali degli elettroliti (calcio, potassio, sodio) nel sangue;
  • morsi e punture di insetti.

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Cosa porta avere formicolio alle mani?

La sensazione di intorpidimento alle mani, e in generale il formicolio ai piedi, alla testa e il formicolio alle gambe o ad altre parti del corpo, è in genere correlato a una serie di condizioni quali:

  • carenze di vitamine o minerali;
  • nervo compresso per lungo tempo;
  • sclerosi multipla;
  • ictus.

Altre cause possono includere lesioni al collo o alla testa, ridotto afflusso sanguigno a una zona specifica del corpo. Il formicolio alle mani può quindi comportare diverse problematiche, alcune di lieve entità e altre più gravi. Può inoltre essere il primo sintomo di condizioni gravissime, per le quali è bene allertare un medico.

Quali sono le complicazioni del formicoio alle mani?

Il formicolio è un segnale che indica che  uno o più nervi non stanno funzionando in maniera corretta. Le complicazioni connesse al formicolio possono variare in base alla causa scatenante. Dal momento che il formicolio può essere causato anche da gravi patologiei, trascurare questo sintomo e non prendere provedimenti può favorire la comparsa di complicazioni gravi e danni permanenti. Dopo aver individuato la causa di fondo, è bene seguire scrupolosamente i trattamenti suggeriti dal medico, al fine di ridurre il rischio di complicazioni, quali:

  • coma o incoscienza;
  • amputazione dell’arto;
  • riduzione o perdita della vista;
  • paralisi;
  • perdita di forza e debolezza;
  • estensione del tumore.

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Quali sono le cause del formicolio?

Il formicolio può essere causato da un’ampia varietà di condizioni come ad esempio una lesione da compressione, tra cui:

  • frattura o lussazione che causano la compressione di un nervo;
  • ernia discale che causa la compressione di un nervo;
  • lesione al collo o alla schiena che comprime o lede il midollo spinale o un nervo;
  • sindrome del tunnel carpale;
  • lesione alla testa che causa pressione o gonfiore;
  • pressione a carico di un nervo dovuta ad una massa crescente o ad un tumore;
  • permanere nella medesima posizione per troppo tempo, causando quindi la compressione di un nervo.

Cause relative a malattie possono essere:

  • diabete;
  • tiroide inattiva o ipoattiva (ipotiroidismo);
  • infezioni come l’herpes zoster;
  • emicrania;
  • sclerosi multipla;
  • fenomeno di Raynaud;
  • crisi epilettiche o convulsioni;
  • ictus;
  • attacco ischemico transitorio.

Altre cause includono:

  • abuso di alcolici o tabacco;
  • carenza o eccesso di vari minerali come calcio, sodio o potassio;
  • avvelenamento da metalli pesanti;
  • effetti collaterali o interazioni di determinati farmaci;
  • esposizione a radiazioni o radioterapia;
  • carenza di vitamina B12.

Quali sono i sintomi associati al formicolio?

Il formicolio può accompagnare altri sintomi tipici della causa scatenante, tra cui:

  • pelle bluastra o fredda nella medesima zona o nell’area circostante il punto interessato;
  • debolezza muscolare;
  • intorpidimento nella medesima zona o nell’area circostante il punto interessato;
  • dolore nella medesima zona o nell’area circostante il punto interessato;
  • eruzione cutanea, specie ad un solo lato del tronco;
  • crisi epilettiche o convulsioni;
  • improvvisi cambiamenti a carico della vista, perdita della vista o dolore oculare.

Cosa comporta avere formicolio al braccio sinistro?

Il formicolio alla mano sinistra e il formicolio al braccio sinistro devono essere valutati con attenzione, poiché potrebbero essere i primi sintomi di un infarto. In questo senso generalmente il formicolio alla mano destra genera meno preoccupazioni. Questo tipo di formicolio è tuttavia piuttosto comune ed è bene non saltare a conclusioni affrettate poiché può avere anche cause meno gravi. La maggior parte dei casi di formicolio alla mano e al braccio sinistro sono dovuti a un eccessivo utilizzo e affaticamento di questa parte o anche alla sindrome del tunnel carpale. Tra le altre cause di intorpidimento alla mano e al braccio sinistro troviamo poi la sindrome dello stretto toracico e l’ernia del disco cervicale.

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Cosa comporta avere formicolio alla testa?

Il formicolio ala testa può avere una serie eterogenea di cause, che a loro volta richiedono diversi tipi di interventi e rimedi. Il formicolio alla testa il più delle volte può essere generato da condizioni di forte stress, cervicale o dall’ansia. Tra le cause più comuni ci può anche essere una lesione per compressione, a carico della schiena o del collo, che viene a danneggiare il midollo spinale. Tra le cuase più gravi di un perdurante formicolio alla testa possono invece essere annoverati il tumore o un ictus.

Cosa comporta avere formicolio ai piedi?

La parestesia o formicolio ai piedi in genere è un sitomo che non deve destare grande preoccupazione. Può essere infatto dovuto a una compresisone dei nervi della zona, che a sua volta causa una riduzione del flusso sanguigno. In altri casi il formicolio ai piedi opuò essere connesso a disturbi più gravi: si può infatti verificare in pazienti affetti da diabete, oppure essere una conseguenza di infiammazioni al fegato o ai reni.

Cosa comporta avere formicolio alle gambe?

formicolii alle gambe sono piuttosto diffusi e comuni e possono essere il sontomo di varie patolgie, di differente gravità ed entità. Le forme più innocue di formicolio agli arti inferiori tendono in genere a regredire spontaneamente e sono dovute spesso a posture scorrette assunte per periodi eccessivi di tempo. Una condizione frequente di intorpidimento e formicolio alle gambe, abbinato talvolta a una sensazione pungente di fastidio o dolore, può essere la spia di problematiche diverse quali, per esempio:

  • ernia discale;
  • ictus cerebrale;
  • danni neurologici;
  • compressione di un nervo;
  • sindrome delle gambe senza riposo;
  • sclerosi multipla;
  • sciatica;
  • embolia arteriosa.

Come si diagnostica il formicolio?

Il formicolio si diagnostica mediante un’anamnesi completa (raccolta delle informazioni del paziente e dei suoi sintomi) e da un esame obiettivo (visita vera e propria con raccolta dei segni) da parte del medico. La diagnosi può servirsi di molti altri strumenti diagnostici più o meno invasivi, che variano in base alla malattia che si suppone determini il formicolio, tra cui: esami del sangue, radiografie, tac, risonanze magnetiche, ecografie, ecografie con colordoppler, biopsie.

Quali sono i trattamenti per il formicolio?

La cura del formicolio dipende dalla causa a monte che l’ha determinato, che – come abbiamo visto – può essere estremamente varia, passando dal diabete fino alla ernia del disco: non è quindi possibile in questa sede parlare di una singola terapia che vada bene per ogni situazione. Il medico indagherà sulla causa del formicolio e – una volta individuata e se possibile curata – quest’ultimo dovrebbe diminuire o sparire del tutto.

Quali sono le complicanze del formicolio?

La presenza di formicolio prolungato potrebbe indicare che esso sia causato da cause anche gravi, quindi è importante intervenire tempestivamente per evitare, in alcuni fortunatamente rari casi:

  • amputazione;
  • coma o stato di incoscienza;
  • perdita della vista e cecità;
  • paralisi;
  • estensione del cancro;
  • perdita di forza;
  • decesso.

Prodotti contro il formicolio

Alcuni prodotti che, in alcuni casi, potrebbero diminuire il formicolio, sono:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Differenze tra ricostruzione unghie in acrilico o gel: qual la è migliore?

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Cavitazione Dieta Dimagrire Grasso Dietologo NutrizionistaDimagrire Pelle Rughe Laser Sessuologo Sex Psicologo Roma UNGHIE FRAGILI INTEGRATORINon c’è una risposta univoca alla domanda del titolo, dal momento che entrambe le metodiche hanno vantaggi peculiari:

Vantaggi della ricostruzione unghie in acrilico

  • tempi di “catalizzazione” veloci e senza l’utilizzo di lampada UV se non in caso si vogliano utilizzare gli stessi sigillanti del gel;
  • le unghie sono molto più resistenti e difficilmente scheggiabili. Utile quindi per chi ha problemi di onicofagia o a livello professionale lavora molto con le mani. L’acrilico una volta catalizzato è stabile e duro;
  • numero di prodotti da utilizzare per effettuare una ricostruzione base che vanno da 2 a massimo 4 (monomero, polvere bianca, trasparente, cover) mentre per il gel differiscono in viscosità, colorazioni di base, riflessi di colorazione in asciugatura;
  • numero di pennelli da utilizzare limitato ad uno o massimo 3 in caso di ricostruzioni elaborate con decorazioni in 3D;
  • non doloroso sia nella catalizzazione sia nei rari casi di rottura dell’unghia.

Vantaggi della ricostruzione unghie in gel

  • inodore ( l’acrilico ha un odore per alcuni insopportabile e pungente )
    facile da applicare e modellare soprattutto per chi sta imparando ad utilizzarlo perché si ha il controllo della forma fino a quando non viene catalizzato in lampada;
  • morbide e flessibili, in molte lo trovano più leggero e confortevole;
  • il prodotto è già pronto per essere utilizzato mentre per l’acrilico bisogna trovare la giusta razione di componenti monomero/polvere che ci consente di lavorare bene e questa manualità nel dosaggio si ottiene solo con molta pratica nell’uso del prodotto.

Quale preferire?
Nel complesso, la ricostruzione unghie acrilico e gel tendenzialmente si equivalgono e la vera risposta che darei alla domanda “cosa usare per la ricostruzione unghie, acrilico o gel?” è quella di guardare con attenzione la moltitudine di video a disposizione in rete, seguire una ricostruzione in acrilico passo passo e una ricostruzione con gel monofasico o trifasici, comprare dei prodotti con dosi dimostrative cosi da non avere mai del prodotto inutilizzato e provare un paio di volte entrambi: con un po’ di esperienza sarà facile per voi decidere quale tecnica preferire. L’acrilico è amato soprattutto da chi ha molta manualità ed ama avere sotto controllo le forme che si stanno lavorando mentre il gel permette di vedere per bene la forma realizzata solo una volta catalizzato e prendere il tempo necessario per scolpirlo e perfezionarlo. Il segreto è solo di non scoraggiarsi del risultato mentre si sta provando e capire in quale delle due tecniche ci si trova più a proprio agio: i risultati possono essere ugualmente belli con entrambi i metodi.

I migliori prodotti per la cura delle unghie
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per la cura ed il benessere di mani e piedi, in grado di migliorare forza, salute e bellezza delle tue unghie e della tua pelle. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperte:

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Dita ippocratiche congenite e secondarie: cause, sintomi e terapie

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DITA IPPOCRATICHE BACCHETTA TAMBURO DIGITALE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano.JPGLe dita ippocratiche, anche denominate “a bacchetta di tamburo” (in inglese “nail clubbing” 0 “digital clubbing”) o “ippocratismo digitale”, sono dita caratterizzate dalla presenza di un ingrossamento dell’ultima falange. Ricordiamo che la mano è costituita da 5 dita composte dalle falangi, 2 per il pollice e tre per le altre dita. La patologia tende a manifestarsi, oltre che con l’ingrossamento delle falangi distali, con alterazioni dell’unghia (unghie a “vetrino d’orologio”) e dolore.
L’ippocratismo digitale può essere

  • congenito: è presente fin dalla nascita;
  • secondario: è causato da svariate patologie come il tumore polmonare, talassemia e ipertiroidismo (vedi capitoli successivi).

Alla base di tale deformazione ossea vi è una periostite (infiammazione a carico della membrana connettivale che avvolge le ossa), seguita da una neoformazione ossea con proliferazione del tessuto connettivo. Il nome deriva dal padre della medicina Ippocrate che per primo descrisse la patologia.

Descrizione
Si tratta di una deformazione ossea progressiva che si presenta in numerose malattie croniche. Si può anche osservare nei forti fumatori senza che sia necessariamente presente una malattia sottostante, anche se ovviamente questa nota anamnestica impone una indagine in questo senso. Può essere presente dolorabilità e versamento sinoviale a livello delle anche, dei polsi e delle ginocchia. Attualmente si pensa che possano essere coinvolte le piastrine che interagiscono con l’endotelio a livello delle estremità distali rilasciando una serie di sostanze capaci di determinare proliferazione del tessuto connettivo e del periostio.

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Sintomi
Le dita a bacchetta solitamente si presentano con la seguente sintomatologia:

  • dolore alle falangi;
  • deformazione delle dita a livello delle falangi distali;
  • gonfiore delle dita;
  • unghie dal colorito biancastro;
  • perdita del letto dell’unghia;
  • dolore a livello dell’unghia.

Eziologia
Raramente congenito, è più spesso secondaria a infezioni polmonari, cardiopatie congestizie, e soprattutto a neoplasie polmonari, nelle quali è presente nel 10% dei soggetti. Le anomalie ossee sono la periostite seguita da neoformazione ossea, e l’ispessimento della corticale ossea con proliferazione del tessuto connettivo vicino, che determina l’aspetto classico ungueale ed è responsabile dell’aspetto spugnoso delle unghie stesse. Le dita ippocratiche sono un segno che può essere associato a:

  • malattie polmonari (carcinoma a grandi cellule, interstiziopatia polmonare, tubercolosi, malattie polmonari suppurative – ascesso polmonare, empiema, bronchiectasia, fibrosi cistica, mesotelioma, ecc.);
  • malattia cardiache (shunt con ipossia cronica, cardiopatia congenita cianogena, endocardite batterica subacuta, mixoma atriale, ecc.);
  • gastrointestinali ed epatobiliari (sindrome da malassorbimento, malattia di Crohn, rettocolite ulcerosa, cirrosi biliare primitiva, sindrome epatopolmonare, abuso di lassativi, poliposi, carcinoma esofageo, ecc.);
  • ipertiroidismo;
    forme familiari di clubbing e pseudoclubbing (spesso in soggetti di origine
  • africana);
  • anomalie vascolari del braccio colpito (ad es. aneurisma dell’arteria ascellare);
    timoma;
  • talassemia.

Terapia
Quando si soffre della patologia delle dita ippocratiche è necessario indagare sulla causa scatenante, infatti, individuandola è possibile intervenire con una cura mirata che può apportare dei miglioramenti anche a livello delle falangi. È importante anche il ricorso alla terapia del dolore, quando non sia possibile curare la patologia a monte e quando la sintomatologia dolorosa si severa.

Ecco una serie di immagini di dita ippocratiche:

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Morbo di Parkinson: sintomi motori e non motori, iniziali e tardivi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma SINTOMI MOTORI INIZIALI MORBO PARKINSON Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgIl morbo di Parkinson colpisce prevalentemente il movimento, producendo sintomi motori cronicamente ingravescenti, ma non solo: sintomi non motori sono anch’essi comuni, specie nelle fasi più avanzate della malattia, e sono principalmente

  • insufficienza autonomica,
  • problemi neuropsichiatrici (alterazioni dell’umore, della cognizione, del comportamento o del pensiero),
  • difficoltà sensoriali e del sonno.

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Sintomi motori
Quattro caratteristiche motorie sono considerati come la base sintomatologica della malattia di Parkinson e sono presenti in modo lieve già nelle prime fasi della malattia: il tremore, la rigidità, la bradicinesia e l’instabilità posturale.

  • Il tremore è il sintomo più evidente e più comune, anche se circa il 30% degli individui con malattia di Parkinson all’esordio non lo mostra. Il tremore è tipicamente “a riposo”, con bassa frequenza, scompare durante i movimenti volontari e in genere peggiora nelle situazioni di stress emozionale, mentre è assente durante il sonno. Esso coinvolge maggiormente la porzione più distale dell’arto e all’insorgenza appare tipicamente in un unico braccio o gamba, divenendo successivamente bilaterale. La frequenza del tremore parkinsoniano è compresa tra i 4 e 6 hertz (cicli al secondo) ed è descritto come l’atto di “contare le monete” o come pill-rolling, un termine che deriva dalla somiglianza tra il movimento nei pazienti e la tecnica utilizzata in farmaceutica per preparare manualmente le pillole.
  • La bradicinesia (lentezza dei movimenti) è un’altra caratteristica della malattia ed è associata a difficoltà in tutto il processo del movimento, dalla pianificazione alla iniziazione e, infine, all’esecuzione. Il movimento sequenziale e simultaneo viene ostacolato. La bradicinesia è il sintomo più invalidante nei primi stadi della malattia. Queste manifestazioni comportano diversi problemi durante l’esecuzione delle attività quotidiane che richiedono un controllo preciso dei movimenti, come la scrittura, il cucito o il vestirsi. La valutazione clinica si basa su prove riguardanti operazioni simili. La bradicinesia non è uguale per tutti i movimenti, alcuni pazienti risultano in grado di camminare con grandi difficoltà, ma tuttavia riescono ancora ad andare in bicicletta. Generalmente gli individui che presentano bradicinesia mostrano difficoltà minori se gli vengono forniti degli ausili.
  • La rigidità e la resistenza al movimento degli arti è causata da una contrazione eccessiva e continua dei muscoli. Nel parkinsonismo la rigidità può essere uniforme (a “tubo di piombo”) o a scatti (“a ruota dentata”). La combinazione di tremore e l’aumento del tono muscolare sono considerati l’origine della rigidità a ruota dentata. La rigidità può essere associata a dolore articolare; tale dolore è una frequente manifestazione iniziale della malattia. Nelle fasi iniziali, la rigidità è spesso asimmetrica e tende a influenzare i muscoli del collo e delle spalle, rispetto ai muscoli del viso e degli arti.
  • L’instabilità posturale è tipica delle ultime fasi. Ciò comporta disturbi dell’equilibrio e frequenti cadute che possono causare fratture ossee. L’instabilità è spesso assente nelle fasi iniziali, soprattutto nelle persone più giovani. Fino al 40% dei pazienti possono andare incontro a cadute e circa il 10% cade settimanalmente, con un numero di cadute correlabile alla gravità della malattia. La deambulazione avviene tipicamente mediante piccoli passi, strisciati, con un avvio molto problematico e spesso si osserva il fenomeno della “festinazione”, cioè la progressiva accelerazione della camminata sino a cadere. Vi possono essere disturbi della deglutizione, il linguaggio può divenire monotono, poco espressivo, lento (bradilalia); la mimica facciale è scarsa e l’espressione impassibile. Anche la scrittura in un certo senso evolve nello stesso modo (micrografia parkinsoniana) con grafia che tende a rimpicciolirsi. Tuttavia, la gamma dei sintomi motori può essere molto più vasta.

Sintomi neuropsichiatrici
La malattia di Parkinson può causare disturbi neuropsichiatrici, che possono essere da lievi a gravi, e che includono disturbi del linguaggio, della cognizione, dell’umore, del comportamento e del pensiero. Disturbi cognitivi possono verificarsi nelle fasi iniziali della malattia e, talvolta, prima della diagnosi. La prevalenza di essi aumenta con la durata della malattia. Il deficit cognitivo più comune è la disfunzione esecutiva, che può comprendere difficoltà nella pianificazione, nella flessibilità cognitiva, nel pensiero astratto, nell’avvio di azioni appropriate e nell’inibizione delle operazioni inappropriate. Le fluttuazioni dell’attenzione e il rallentamento della velocità cognitiva sono ulteriori problemi a livello cognitivo. La memoria viene influenzata, in particolare, nel ricordare le informazioni apprese. Tuttavia appare un miglioramento quando il richiamo dei ricordi viene aiutato da stimoli.
Una persona con malattia di Parkinson ha un rischio di soffrire di demenza da 2 a 6 volte maggiore rispetto alla popolazione in generale. La prevalenza della demenza aumenta con il decorso della malattia. La demenza è associata con una forte riduzione della qualità della vita, sia nei pazienti che in chi li assiste. Inoltre, ciò comporta un aumento della mortalità e una maggiore probabilità che si renda necessaria un’assistenza infermieristica.
Alterazioni del comportamento e dell’umore sono più comuni nella malattia di Parkinson rispetto alla popolazione in generale. I problemi più frequenti sono la depressione, l’apatia e l’ansia. Possono verificarsi difficoltà nel controllo degli impulsi, che possono portare all’abuso di farmaci, all’alimentazione compulsiva, all’ipersessualità, al gioco d’azzardo patologico. Questi aspetti sono stati correlati ai farmaci usati per combattere la malattia. Sintomi psicotici, come allucinazioni o deliri, si verificano nel 4% dei pazienti e si presume che la causa principale sia un eccesso di dopamina secondario al trattamento, diventano infatti più comuni con l’aumentare dell’età e con l’assunzione di levodopa.

Altri sintomi
Oltre ai sintomi cognitivi e motori, la malattia di Parkinson può compromettere altre funzioni dell’organismo. Problemi di sonno sono una caratteristica della malattia e possono essere aggravati dai farmaci. I sintomi possono manifestarsi con eccessiva sonnolenza diurna, disturbi del sonno nella fase REM o insonnia. Le alterazioni del sistema nervoso autonomo possono portare a ipotensione ortostatica (pressione del sangue bassa in posizione eretta), pelle grassa e eccessiva sudorazione, incontinenza urinaria e alterata funzione sessuale. La costipazione e i disturbi della motilità gastrica, possono essere abbastanza importanti, tanto da creare disagio e mettere in pericolo l’individuo. La condizione comporta alterazioni nella vista, secchezza degli occhi, inseguimento oculare carente l’immagine (difficoltà a mantenere fissa sulla retina l’immagine) e movimenti saccadici (rapidi movimenti involontari di entrambi gli occhi, nella stessa direzione), difficoltà a dirigere lo sguardo verso l’alto e visione offuscata o doppia. Modifiche nella percezione possono comprendere: alterazione dell’olfatto, sensazione di dolore e parestesie (formicolio e intorpidimento della pelle). Tutti questi sintomi possono verificarsi anche per anni prima che venga fatta la diagnosi della malattia.

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Orzaiolo: cause, rimedi, quanto dura, è contagioso, differenze con calazio

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