Di “aumento della memoria” avevamo già parlato nella nostra superguida: Come funziona la nostra memoria e come facciamo per aumentarla: guida per prendere trenta e lode agli esami universitari che vi Continua a leggere
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Differenze tra ricostruzione unghie in acrilico o gel: qual la è migliore?
Non c’è una risposta univoca alla domanda del titolo, dal momento che entrambe le metodiche hanno vantaggi peculiari:
Vantaggi della ricostruzione unghie in acrilico
- tempi di “catalizzazione” veloci e senza l’utilizzo di lampada UV se non in caso si vogliano utilizzare gli stessi sigillanti del gel;
- le unghie sono molto più resistenti e difficilmente scheggiabili. Utile quindi per chi ha problemi di onicofagia o a livello professionale lavora molto con le mani. L’acrilico una volta catalizzato è stabile e duro;
- numero di prodotti da utilizzare per effettuare una ricostruzione base che vanno da 2 a massimo 4 (monomero, polvere bianca, trasparente, cover) mentre per il gel differiscono in viscosità, colorazioni di base, riflessi di colorazione in asciugatura;
- numero di pennelli da utilizzare limitato ad uno o massimo 3 in caso di ricostruzioni elaborate con decorazioni in 3D;
- non doloroso sia nella catalizzazione sia nei rari casi di rottura dell’unghia.
Vantaggi della ricostruzione unghie in gel
- inodore ( l’acrilico ha un odore per alcuni insopportabile e pungente )
facile da applicare e modellare soprattutto per chi sta imparando ad utilizzarlo perché si ha il controllo della forma fino a quando non viene catalizzato in lampada; - morbide e flessibili, in molte lo trovano più leggero e confortevole;
- il prodotto è già pronto per essere utilizzato mentre per l’acrilico bisogna trovare la giusta razione di componenti monomero/polvere che ci consente di lavorare bene e questa manualità nel dosaggio si ottiene solo con molta pratica nell’uso del prodotto.
Quale preferire?
Nel complesso, la ricostruzione unghie acrilico e gel tendenzialmente si equivalgono e la vera risposta che darei alla domanda “cosa usare per la ricostruzione unghie, acrilico o gel?” è quella di guardare con attenzione la moltitudine di video a disposizione in rete, seguire una ricostruzione in acrilico passo passo e una ricostruzione con gel monofasico o trifasici, comprare dei prodotti con dosi dimostrative cosi da non avere mai del prodotto inutilizzato e provare un paio di volte entrambi: con un po’ di esperienza sarà facile per voi decidere quale tecnica preferire. L’acrilico è amato soprattutto da chi ha molta manualità ed ama avere sotto controllo le forme che si stanno lavorando mentre il gel permette di vedere per bene la forma realizzata solo una volta catalizzato e prendere il tempo necessario per scolpirlo e perfezionarlo. Il segreto è solo di non scoraggiarsi del risultato mentre si sta provando e capire in quale delle due tecniche ci si trova più a proprio agio: i risultati possono essere ugualmente belli con entrambi i metodi.
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Ceretta: quale scegliere? Tecniche a confronto con pro e contro
La ceretta è una tecnica di epilazione temporanea, così detta in quanto estirpa i peli dalla radice, pur consentendone la ricrescita dopo un certo lasso di tempo. Essa consiste nell’applicare, sulla cute pulita, delle sostanze adesive in grado di inglobare i peli e causarne l’estrazione dai relativi follicoli.
La natura di tali sostanze è estremamente variabile e, in base ad essa, distinguiamo:
- cerette liposolubili. Si tratta di una miscela di sostanze miscibili nei grassi, quali: cere (come la cera d’api), resine (quali la colofonia, derivante dal pino), oli essenziali (camomilla e calendula), oli vegetali (olio di mandorle, olio d’argan) e minerali (quali la paraffina);
- cerette idrosolubili. E’ il caso della ceretta araba, il cui componente principale è lo zucchero, solubile in acqua.
Ma quali sono i motivi che la rendono amata e temuta allo stesso tempo? Vediamo subito i pro e i contro!
Pregi e difetti di questa tecnica epilatoria.
Nonostante l’avvento di tecniche innovative, quali la luce pulsata e il laser, la ceretta rimane comunque uno dei metodi più diffusi, in quanto:
- rimuove efficacemente la peluria, anche in punti poco accessibili;
- benché gli effetti siano temporanei, la loro durata può estendersi fino a 5-6 settimane;
- se eseguita correttamente, i peli crescono meno ispidi e possono diradarsi dopo anni di trattamento;
- vi è la possibilità di farla in casa o dall’estetista;
- ha un ottimo rapporto qualità/prezzo;
- si può utilizzare in tutto il corpo.
Nonostante i numerosi vantaggi, tuttavia, la ceretta non è adatta a tutti e può causare effetti spiacevoli. Vediamo di cosa si tratta:
- la ceretta è dolorosa, soprattutto quando effettuata da mani inesperte, in zone particolarmente sensibili (ascelle, inguine e parti intime) o prima delle mestruazioni;
- è richiesta una lunghezza ottimale del pelo, tra 6 e 12mm. Peli molto corti, infatti, non verrebbero inglobati nella cera, mentre peli molto lunghi si spezzerebbero senza essere estratti;
- se eseguita in modo errato o se la pelle non viene preparata al meglio, può portare alla comparsa di cheratosi pilare, i così detti “peli incarniti”;
- aumenta la sensibilità della cute alle radiazioni, per cui può provocare la comparsa di arrossamenti e macchie brune;
- non può essere effettuata se la pelle presenta brufoli, escoriazioni o, nel caso della cera a caldo, capillari fragili e vene varicose;
- se eseguita da persone inesperte, può provocare ustioni, traumi meccanici e cicatrici.
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Quali zone si possono depilare con la ceretta?
Come abbiamo anticipato, uno dei vantaggi di questa tecnica è quella di poter essere utilizzata praticamente in tutto il corpo, non solo quello femminile: sono sempre più numerosi, infatti, gli uomini che vi ricorrono per vari motivi. Ma vediamo le indicazioni principali! Nella donna, la ceretta è utilizzata soprattutto per epilare:
- il viso, in particolare i “baffetti”, le basette e le sopracciglia (i peli localizzati al di sopra e tra le arcate); i peli sotto l’arcata, invece, devono essere rimossi con le pinzette, in quanto la ceretta aumenta il rischio di ptosi (il cedimento della palpebra);
- braccia, cosce e gambe;
- ascelle, inguine e parti intime. In quest’ultimo caso, è sempre meglio rivolgersi all’estetista: uno strappo sbagliato, infatti, potrebbe provocare dei traumi anche molto gravi, ad esempio la lacerazione delle grandi labbra.
Per quanto riguarda l’epilazione intima, oggi è possibile scegliere tra diversi stili, quali:
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Per quanto riguarda gli uomini, invece, le zone più interessate sono:
- la schiena, il torace e l’addome, dove la peluria può arrivare ad essere molto folta e ispida, tanto da provocare prurito e fastidio;
- glutei ed arti inferiori, soprattutto negli sportivi;
- negli ultimi anni, persino guance, sopracciglia e inguine (la così detta boy-zilian).
Ma le cerette sono tutte uguali? Ovviamente no e, nel prossimo paragrafo, le metteremo a confronto, soffermandoci sulle caratteristiche salienti di ciascuna.
Quale tipo di cera scegliere? Tecniche a confronto.
Come abbiamo anticipato, esistono varie tipologie di ceretta che si differenziano per composizione, risultati ottenibili e difficoltà d’impiego. In particolare, distinguiamo:
Ceretta a caldo.
Si tratta di una cera liposolubile, venduta sottoforma di dischetti o in contenitori usa e getta, la cui peculiarità è quella di essere utilizzata allo stato fuso; se eseguita da mani esperte, la cera a caldo può essere utilizzata in tutto il corpo, purché non si abbiano problemi di insufficienza venosa, capillari fragili o sensibilità cutanea.
La cera viene applicata con una spatola in legno o con un rullo, seguendo il senso di crescita del pelo, e può essere strappata con le dita o con le strisce apposite; l’importante è che lo strappo sia deciso e che avvenga in senso contrario alla crescita, in modo che il pelo venga estirpato dalla radice.
Benché alcuni sostengano che lo strappo contropelo aumenti la formazione di peli incarniti, in realtà esso rappresenta il metodo più efficace per evitare l’effetto rasoio, ovvero la rimozione dei soli fusti piliferi, cui consegue una ricrescita precoce e disomogenea dei peli. |
Per rimuovere i residui di cera si utilizza un solvente oleoso, adatto a solubilizzare i componenti lipofili della miscela. Ma vediamo i pro di questa tecnica:
- è la più efficace in assoluto. Le sue alte temperature aumentano la dilatazione dei follicoli, facilitando la rimozione della gran parte dei peli, anche quelli più grossi e resistenti;
- gli effetti sono molto duraturi. Nei casi più fortunati durano dalle quattro alle sei settimane;
- le più esperte possono effettuarla anche in casa.
E ora i contro:
- richiede molta tecnica e molto tempo, quindi non è adatta alle inesperte o a chi è sempre di fretta;
- se la si applica quando è ancora troppo calda, può provocare ustioni e cicatrici;
- è controindicata in caso di capillari fragili, in quanto si possono rompere a causa dello strappo, insufficienza venosa e vene varicose, in quanto le alte temperature dilatano ulteriormente i vasi;
- richiede molta cautela in caso di pelle sensibile;
Ceretta a freddo.
Si tratta di una cera liposolubile, ripartita in strisce di vario formato, adatta per le pelli più sensibili e per zone particolarmente delicate, quali: viso, inguine e ascelle. In questo caso basta semplicemente riscaldare le strisce tra le mani o con l’asciugacapelli; dopo averle separate, si applicano sulla cute e si effettua lo strappo contropelo. I residui possono essere rimossi con le salviette post-epilazione.
Tra i vantaggi abbiamo:
- facilità d’impiego, per cui è adatta alle persone con poca manualità;
- è l’ideale per chi ha poco tempo;
- è indicata per zone molto delicate, come viso, ascelle e inguine.
Tra gli svantaggi, invece, vi sono:
- effetti meno duraturi (circa due settimane);
- epilazione meno efficiente, di conseguenza potrebbe essere necessario riapplicare le strisce, col rischio di irritare la cute;
Ceretta araba.
E’ una tecnica antica, chiamata anche ceretta orientale o sugar wax. Si può preparare in casa, con ingredienti naturali e facilmente reperibili, e può essere utilizzata in tutto il corpo (persino nell’inguine).
Benché esistano diverse varianti, qui di seguito riportiamo la ricetta in cui lo zucchero (l’ingrediente principale) viene addizionato a miele e limone. Per prepararla, ci occorrono:
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All’interno di un pentolino antiaderente, mescolare lo zucchero, l’acqua e il succo di limone, fino ad ottenere una miscela omogenea;aggiungere il miele ed amalgamare il tutto a fuoco lento;mescolare la miscela con un cucchiaio, fino a che non si osserva una variazione cromatica, dal bianco al dorato; spegnere la fiamma e lasciare che la schiuma si dissolva;versare la miscela in un contenitore.
La cera può essere utilizzata:
- fusa, da applicare con una spatola in legno e da rimuovere con le strisce;
- semisolida. In questo caso se ne preleva una noce, che viene applicata sulla cute nel senso di crescita del pelo e strappata con le sole mani.
I residui possono essere rimossi con acqua fredda.
Tra i pregi:
- pare che sia meno dolorosa rispetto alla classica cera a caldo;
- è economica.
Per contro, richiede molta pratica per trovare la giusta consistenza.
La nuova cera brasiliana: un unico strappo… e niente dolore.
Ed è sempre dal Brasile che arriva una novità che sembra avere le potenzialità di cambiare il mondo dell’epilazione. Se fino a qualche tempo fa, infatti, con il termine ceretta brasiliana si faceva riferimento esclusivamente al “ modello” di epilazione che consiste nella rimozione totale dei peli intimi, eccezion fatta per un rettangolino centrale, ma che veniva effettuato con le normali cere (a caldo a freddo ed araba) da poco in Italia è stata introdotta una nuova cera che sembra essere davvero rivoluzionaria. Gli ingredienti sono in gran parte naturali, il prodotto viene steso sulla pelle con una spatola ad una temperatura media, e poi viene lasciato asciugare, in questo modo la cera ingloba perfettamente i peli, anche quelli più corti, una volta che la cera si è solidificata viene dato uno strappo secco, (senza strisce) che a quanto pare è molto meno doloroso di quello che si produce con le altre tecniche. I vantaggi di questa tecnica sono:
I contro invece sono:
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Come comportarsi prima e dopo la ceretta? Vediamo alcune dritte
Qualunque sia la tecnica utilizzata, esistono degli accorgimenti da adottare in modo da rendere più efficace l’epilazione e ridurre la comparsa di effetti indesiderati.
Prima della ceretta:
- detergere la cute con prodotti delicati, in modo da non irritarla;
- esfoliare la cute, in modo da rimuovere le cellule morte e ridurre la comparsa di peli incarniti;
- la pelle non deve essere umida, in modo che la cera aderisca alla perfezione; per tali motivi, potrebbe essere utile applicare del talco ;
- nonostante la cute debba essere ben idratata, non applicare alcun prodotto poco prima della cera;
- se i peli sono molto lunghi, accorciarli con le forbicine o con un rasoio elettrico;
- non esporsi al sole, almeno dodici ore prima del trattamento, per prevenire arrossamenti e macchie scure;
- è sconsigliabile effettuare la ceretta prima delle mestruazioni, in quanto si è più sensibili al dolore.
Dopo la ceretta:
- utilizzare prodotti lenitivi, come oli e gel;
- non utilizzare cosmetici a base d’alcool;
- utilizzare indumenti in cotone, in modo da non irritare ulteriormente la pelle;
- non esporsi immediatamente alla luce del sole.
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Allungamento del pene: i rischi delle varie tecniche
L’uso costante di mezzi e tecniche per l’allungamento del pene (massaggio jelqing, estensori, pompe a vuoto o ad acqua), può portare a vari danni – anche gravi e permanenti – alle strutture del pene, come ad esempio:
- ferite, tagli o vesciche, a volte perdite di sangue;
- bruciore e fastidio, anche intensi;
- temporanea impossibilità ad avere i rapporti sessuali;
- possibili infezioni;
- infiammazioni del pene;
- diminuita qualità delle erezioni;
- ematomi visibili sulla cute del pene;
- gonfiore locale che modifica il profilo del pene;
- dolore durante l’erezione;
- disfunzione erettile (impotenza) temporanea o permanente, a tale proposito leggi anche: Disfunzione erettile (o impotenza): cause, prevenzione e cure;
- rottura del pene, a tale proposito leggi anche: Cosa accade e cosa si prova quando si frattura il pene?.
Quindi fate molta attenzione quando vi approcciate a queste tecniche di allungamento penieno, perché possono diventare anche molto pericolose per la salute del vostro pene.
Il pene può essere allungato in qualche modo?
A tale proposito leggi questo articolo: Il pene può essere allungato o no?
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Lesione del legamento crociato anteriore: ricostruzione in artroscopia
Il legamento crociato anteriore (LCA) ed il legamento crociato posteriore (LCP) uniscono il femore con la tibia. I legamenti crociati controllano i movimenti di traslazione antero-posteriore tra il femore e la tibia.
LCA impedisce lo scivolamento in avanti della tibia rispetto al femore, mentre LCP lo scivolamento indietro. LCA controlla anche la rotazione del ginocchio ed impedisce la sua sublussazione nei movimenti di rotazione della gamba.
La rottura del legamento crociato anteriore rappresenta una delle lesioni di più frequente riscontro nella pratica clinica e dopo le lesioni meniscali è la lesione piu’ comune negli atleti.
La ricostruzione artroscopica del legamento crociato anteriore è divenuta nel corso degli anni la tecnica chirurgica di elezione.
Meccanismo della lesione
La lesione del legamento crociato anteriore avviene quando il ginocchio viene forzato in rotazione od in iperestensione. La maggior parte delle lesioni è legata all’ attività sportiva.
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Come accorgersi della lesione al crociato anteriore?
Nell’immediato il paziente:
- avverte uno schiocco (crac) quando il legamento si rompe,
- avverte dolore e deve abbandonare l’attività,
- sviluppa una tumefazione entro poche ore dovuto al sanguinamento all’ interno del ginocchio,
- sente il ginocchio instabile.
Fase cronica
I sintomi della fase cronica sono: dolore, gonfiore e cedimento.
Il dolore e il gonfiore solitamente si risolvono dopo due-quattro settimane, ma può persistere l’instabilità. All’inizio, i sintomi possono essere avvertiti soltanto praticando attività sportiva ma in seguito si possono manifestare anche nelle attività quotidiane. L’instabilità cronica può portare all’insorgenza di lesioni della cartilagine articolare ed all’instaurarsi precoce di artrosi per i movimenti anormali tra femore e tibia.
Una lesione del legamento crociato anteriore può guarire?
Il LCA è dotato di una scarsa vascolarizzazione che ne impedisce la guarigione in caso di rottura. L’unica possibilità terapeutica è rappresentata quindi, in questo caso, dalla sua ricostruzione.
Perché dovrei sottopormi ad un intervento chirurgico per ricostruire il legamento crociato anteriore?
La ricostruzione del legamento crociato anteriore è necessaria se si è fisicamente attivi e soprattutto se si praticano sport di contatto e che prevedono la rotazione del ginocchio come pallacanestro, pallavolo, rugby, calcetto e calcio. Se si praticano tali sport solo il 10% dei pazienti con una lesione del legamento crociato anteriore riesce a riprendere senza sottoporsi all’ intervento.
Alcuni pazienti possono usare un tutore, modificano però la loro attività e abbandonano lo sport. La soluzione migliore per i soggetti che praticano attività sportiva è l’intervento chirurgico per prevenire episodi di cedimento dovuti alla lesione dell’LCA. Con i successivi episodi di cedimento, c’è il rischio di ulteriori lesioni sia al menisco che alla cartilagine articolare. LCA può essere ricostruito con ottimi risultati, ma la prognosi a lungo termine dipende anche dalle lesioni meniscali e cartilaginee.
L’obiettivo dell’intervento chirurgico è stabilizzare il ginocchio e prevenire altri danni al menisco e alla cartilagine.
Ho bisogno dell’intervento chirurgico se non pratico sport di contatto?
Non sempre. LCA è coinvolto solo nei movimenti di rotazione. A volte la sensazione di cedimento può essere dovuta alla lesione meniscale, che può venire trattata con un intervento chirurgico più semplice.
Chi pratica sport a livello amatoriale ed ha un età più avanzata può anche evitare l’intervento chirurgico modificando le proprie attività ed utilizzando un tutore. Ogni intervento chirurgico comporta dei rischi, quindi chi riesce ad evitare i movimenti di rotazione nella propria attività, può fare a meno della chirurgia ed avere un ginocchio ben funzionante.
Cosa dovrei fare se ho subito una lesione del LCA e voglio continuare con gli sport da contatto?
Continuando l’attività sportiva probabilmente si verificheranno episodi di cedimento con dolore e tumefazione. Chi vuole continuare a praticare gli sport da contatto deve sottoporsi all’intervento chirurgico.
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Come si può essere sicuri che il LCA è completamente rotto?
Non importa se il LCA è completamente o solo parzialmente rotto. Se il ginocchio è lasso, e ciò può essere misurato con l’esame clinico, il LCA non è più capace di proteggere il ginocchio dai movimenti di rotazione. La RMN può determinare se il legamento è completamente rotto, ma non può differenziare il grado di lassità e non è indispensabile nella maggior parte dei casi per la diagnosi. Trova invece grande utilità nel caso in cui si sospetti la presenza di lesioni associate (di altri legamenti, cartilagine articolare, menischi)
E’ possibile che altre strutture siano interessate oltre il LCA?
Dopo il trauma iniziale, c’è un 50% di possibilità di lesione al menisco (più frequentemente il menisco laterale). Nella fase acuta il menisco può essere riparato. Nella fase cronica la percentuale di lesione meniscale sale al 75% (più frequentemente il menisco mediale), ed in genere la porzione danneggiata va rimossa.
Cosa accade all’ articolazione se il menisco viene rimosso?
A lungo termine, la rimozione totale, o di parte del menisco, è associata ad un aumento dell’incidenza di osteoartrosi. In alcuni particolari tipi di lesione (circa il 10% delle lesioni) tuttavia il menisco può essere riparato.
In altri casi in cui si sia costretti a rimuovere la maggior parte del menisco, questo può essere sostituito con una protesi meniscale biologica.
Quando posso riprendere a camminare dopo l’intervento
Il giorno dopo l’intervento con le stampelle che vanno usate per le prime 4 settimane.
Quanto è mediamente il tempo di ripresa per l’attività sportiva dopo l’intervento?
4-6 mesi. A volte può essere necessario anche un anno per la completa ripresa.
Quanto tempo è necessario per tornare al proprio lavoro?
Dipende dal tipo di lavoro svolto. Se il lavoro comporta un’attività fisica assimilabile all’attività sportiva possono essere necessari 3-4 mesi; se il lavoro è di tipo sedentario si può riprendere in 3-4 settimane.
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Quando si può riprendere a guidare l’automobile?
Tale attività può essere ripresa quando si è in grado di deambulare senza stampelle. In genere 4 settimane
La fisioterapia riabilitativa è necessaria? E’ impegnativa?
Si è sia necessaria che impegnativa. Dopo l’intervento, è infatti necessaria una corretta fisioterapia riabilitativa impostata in modo da evitare eccessive sollecitazioni al trapianto durante la fase di guarigione che possano condurre alla sua rottura od al suo allungamento. La fisioterapia è necessaria dalla prima fino a circa la dodicesima settimana dall’intervento. Lo scopo della fisioterapia è di ridurre il dolore e la tumefazione, riottenere l’escursione articolare e di aumentare il tono muscolare. La terapia può essere modificata in base ai progressi individuali durante il periodo riabilitativo.
Le fasi del Programma di Riabilitazione prevedono:
- Fase post-operatoria immediata (0-3° settimana) Recupero escursione articolare – Controllo del quadricipite – Deambulazione;
- Fase post-operatoria intermedia (4°-8° settimana) Forza – Propriocezione – Normali attività della vita quotidiana;
- Fase funzionale (9°-24° settimana) Ritorno graduale all’attività sportiva.
Naturalmente la fisioterapia deve essere adeguata perché eccessive sollecitazioni potrebbero indurre sia ad una nuova rottura sia ad un allungamento eccessivo del legamento stesso
C’è bisogno di un altro intervento per rimuovere i mezzi di sintesi?
No, frequentemente i mezzi di sintesi utilizzati sono costruiti con un particolare materiale che viene progressivamente riassorbito ed anche quando si utilizzano mezzi di sintesi metallici non è necessario rimuoverli.
Quanto è il tempo di degenza in ospedale?
Il ricovero in ospedale è di 1-2 giorni.
Avrò necessità di una ginocchiera dopo l’intervento?
Nella maggior parte dei casi non utilizzo nessun tipo di ginocchiera dopo l’intervento chirurgico
Il cedimento può causare dolore anche passata la fase acuta?
Si. Può anche causare un danno ancora maggiore alla cartilagine delle superfici articolari ed ai menischi, portando in seguito alla osteoartrosi.
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TECNICHE CHIRURGICHE
La ricostruzione del legamento crociato anteriore è stata sottoposta a numerose modifiche in relazione alla tecnica chirurgica, al neolegamento utilizzato ed al tipo di fissazione. Le strutture tendinee autologhe più frequentemente utilizzate per la ricostruzione del legamento crociato anteriore sono il terzo centrale del tendine rotuleo ed i tendini del semitendinoso e del gracile.
Qual è il trapianto migliore tra semitendinoso e rotuleo?
La scelta tra i due trapianti non è fondamentale per il risultato dell’intervento. Il risultato finale della ricostruzione del LCA dipende non tanto dal tipo di trapianto utilizzato, quanto piuttosto dalla tecnica chirurgica impiegata, dal tipo di fissazione e dalla riabilitazione post-operatoria.
Trapianti artificiali?
In genere, non utilizzo tale tipo di trapianti, per la più alta incidenza di fallimenti. I trapianti artificiali possono essere indicati in situazioni particolari, come le lesioni legamentose multiple o alcuni re-interventi.
E per quanto riguarda i trapianti da cadavere?
Sono trapianti appunto ottenuti da cadavere. In questo caso esiste, anche se minimo, il rischio di trasmissione di malattie infettive. Il trapianto inoltre impiega più tempo per integrarsi con l’osso e spesso può determinare un allargamento del tunnel. I risultati a lungo termine presentano una più alta incidenza di fallimenti utilizzando questi trapianti. Possono essere indicati in caso di lesioni legamentose multiple o nei re-interventi.
Che tipo di anestesia farò?
In genere per questo tipo di intervento viene utilizzata una anestesia loco-regionale (blocco del nervo sciatico, del nervo otturatorio e del nervo femorale) che inibisce soltanto l’arto da operare seguita da una sedazione. Le altre possibilità sono rappresentate dall’anestesia epidurale che inibisce entrambi gli arti inferiori o dall’anestesia di tipo generale nella quale il paziente non è cosciente.
La scelta comunque del tipo di anestesia verrà concordata insieme all’anestesista in base alle possibili diverse indicazioni.
Come si svolge l’intervento?
Le metodiche che utilizzo più di frequente sono quelle che prevedono come trapianto i tendini del semitendinoso e del gracile (70% dei casi) o il tendine rotuleo (30% dei casi)
Semitendinoso e gracile: i tendini del semitendinoso e del gracile vengono prelevati, attraverso una incisione cutanea di circa 5 cm sulla faccia antero-mediale del ginocchio, con un apposito strumento (tendon stripper) che scolla i tendini dal muscolo.
Tendine rotuleo: si utilizza una striscia di circa 1 cm prelevato dalla parte centrale del tendine rotuleo con due bratte ossee alle sue estremità attraverso una incisione cutanea di circa 5 cm sulla faccia anteriore del ginocchio. Successivamente, in entrambi i casi, la ricostruzione viene eseguita interamente in artroscopia (tecnica chirurgica che permette di osservare l’articolazione del ginocchio attraverso piccole incisioni di circa 1 cm), in modo da ottenere un recupero funzionale più rapido ed un minor dolore post-operatorio. Il tendine viene fatto passare all’interno dell’articolazione attraverso due fori, uno sulla tibia (l’osso della gamba) e l’altro sul femore (l’osso della coscia) utilizzando dei puntatori specifici e viene generalmente fissato con mezzi di sintesi riassorbibili (2 chiodini sul femore ed una vite sulla tibia; oppure un mezzo di sintesi metallico, in titanio, sul femore ed una vite riassorbibile sulla tibia).
Quanto dura l’intervento?
L’intervento di ricostruzione del legamento crociato anteriore in artroscopia dura da 40 minuti ad un’ora. Naturalmente l’intervento può durare più a lungo se vi è necessità di trattare altre lesioni (menisco, cartilagine).
Quali sono le complicazioni potenziali nella ricostruzione dell’ LCA?
Grazie al miglioramento delle tecniche chirurgiche le complicanze post operatorie sono piuttosto rare anche se possibili. Le complicanze generali per questo tipo di intervento, sono le stesse che per ogni altro tipo di intervento: infezioni e flebotrombosi profonda (occlusione di una vena). Le complicanze specifiche sono diminuzione dell’escursione articolare del ginocchio (artrofibrosi), dolore anteriore del ginocchio, dolore e tumefazione persistenti e lassità residua del legamento dovuta al fallimento dell’intervento. Una lesione nervosa o vascolare dopo questo tipo di intervento è estremamente rara.
Le complicanze più frequenti sono quelle elencate di seguito
- Infezioni della ferita o intra-articolari (artrite settica) (< 1%).
- Sanguinamemto ed ematoma, frequente ma solitamente di nessun significato.
- Dolore anteriore di ginocchio (dal 12% al 18%)
- Lesioni nervose o vascolari: di solito vi è una diminuzione della sensibilità (ipoestesia o anestesia) intorno alla ferita per un danno su un ramo nervoso (il ramo infrapatellare del nervo safeno), ma raramente sono danneggiati i nervi o i vasi arteriosi che controllano l’arto inferiore.
- Condromalacia della rotula: perdita di consistenza della cartilagine articolare (in particolare con il prelievo del tendine rotuleo).
- Fratture della rotula (in particolare con il prelievo del tendine rotuleo).
- Tendiniti del tendine rotuleo
- Perdita del tono del quadricipite.
- Rottura degli strumenti chirurgici dentro l’articolazione: rara.
- Fallimento del trapianto: 5-10% a 10 anni.
- Rigidità articolare. Questa può essere corretta durante la riabilitazione, può però residuare con una grave diminuzione del movimento dell’articolazione e può quindi essere necessario un nuovo intervento chirurgico.
- Trombosi venosa profonda.
- Complicanze legate all’anestesia.
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Erezione debole o assente da ansia e cause psicologiche: cura e rimedi
L’impossibilità di raggiungere una erezione potente e duratura che permetta un rapporto sessuale soddisfacente per entrambi i partner, sia se si tratti di un problema lieve e temporaneo, sia che si tratti di disfunzione erettile conclamata (impotenza), può avere fondamentalmente due tipologie di cause, a volte anche contemporaneamente presenti:
- cause di tipo organico (fisiche);
- cause di origine mentale (psicologiche).
In questo articolo analizzeremo solo i problemi di erezione psicologici per meglio capire cosa siano esattamente, perché si verificano e come comportarsi per superarli. Vi anticipo inoltre che in fondo a questo articolo troverete anche una lista di integratori alimentari acquistabili senza ricetta, potenzialmente in grado di migliorare la prestazione sessuale a qualsiasi età e trarre maggiore soddisfazione dal rapporto, aumentando la quantità di sperma disponibile, facilitando e potenziando l’erezione, procurando un aumento di libido sia nell’uomo che nella donna. Sono elencati anche alcuni ausili che permettono l’allungamento della lunghezza del pene senza chirurgia, utili per fornire al paziente maggior fiducia in sé stesso e nelle proprie prestazioni sessuali, il che spesso è sufficiente per superare l’ansia da prestazione.
Le tre fasi dell’erezione maschile
Quando non esiste alcuna patologia organica che possa impedire una erezione potente e duratura, il problema è da ricercare nella psiche: il meccanismo psico-fisiologico per ottenere una sana erezione ha infatti origine in essa, nella nostra mente. Se la mente si trova in uno stato di serena eccitazione mentale allora quest’ultima, che è un fattore puramente psicologico, si trasforma in seguito in un insieme di segnali biochimici e ormonali che attivano un forte afflusso di sangue all’interno dei corpi cavernosi del pene, gonfiandolo di sangue come se fosse un comune palloncino e portandolo all’erezione completa. In parole semplici l’erezione è composta da tre fasi:
- fase dello stimolo, legata ad eccitazione mentale;
- fase di trasmissione del segnale chimico/nervoso;
- fase organica, legata ad un afflusso di sangue ai corpi cavernosi del pene provocato dall’eccitazione mentale stessa.
Venendo a mancare l’eccitazione mentale, o essendo discontinua o poco coinvolgente a livello emotivo, oppure venendo contrastata da paure o ansie da prestazione, viene inevitabilmente a mancare anche il fattore finale: l’afflusso di sangue al pene. La conseguenza è la mancanza totale o parziale di erezione, o la perdita di erezione durante la penetrazione o il rapporto sessuale.
Un problema in costante aumento
I problemi di erezione di origine psicologica sono oggi estremamente diffusi, difficile dire con esattezza se più o meno rispetto a quelli determinati da cause organiche poiché le statistiche, in tal senso, sono molto contraddittorie fra loro e spesso commissionate dalle stesse multinazionali farmaceutiche che produco i famosi farmaci per la disfunzione erettile, quindi è ipotizzabile che siano poco imparziali. Quello che pare certo al giorno d’oggi è l’aumento delle cause di tipo psicologico rispetto al passato, questo per via degli enormi cambiamenti nello stile di vita della società e per via dell’aumento di un’informazione errata e fuorviante nel settore della sessualità. All’uomo di oggi sono richieste prestazioni sessuali che siano di alto livello, tuttavia lo stress legato alla crisi economica e agli orari di lavoro sempre più duri, rendono meno serena la sua vita. Non ultima è l’ansia generata nell’uomo dal raffrontarsi con il materiale pornografico sempre più diffuso in rete, che raffigura attori con erezioni straordinarie che lui non riesce a raggiungere.
L’incapacità di ottenere erezioni sane e durature, si è ultimamente diffusa anche tra i giovanissimi, a causa della masturbazione compulsiva. A tal proposito leggi anche: Masturbazione compulsiva e dipendenza da pornografia causano impotenza anche nei giovani: colpa dell’effetto Coolidge.
Cause psicologiche
Vediamo ora una lista con le possibili cause psicologiche di erezione debole o assente:
- eccesso di stress;
- ansia generica;
- ansia da prestazione sessuale;
- conflitti ed incomprensioni all’interno della coppia;
- bassa autostima sessuale;
- timore di deludere sessualmente;
- timore del giudizio sociale (paura che il proprio partner parli ad altri delle proprie prestazioni scarse);
- visione compulsiva di video pornografici (la visione continua di attori pornografici può da un lato far apparire la propria partner meno attraente e “sempre la stessa”; dall’altro può sviluppare una competizione con le dimensioni del pene degli attori maschili, competizione che vedrà il paziente quasi sempre perdente e perciò ancora più in ansia);
- concezioni totalmente errate sulla sfera sessuale femminile;
- paure legate alle dimensioni del proprio pene;
- paure di essere “preso in giro” dal partner;
- repressioni di tipo morale o religioso (il sesso visto come peccato);
- depressione;
- conflitto di valori (ad esempio mancanza di erezione durante un tradimento);
- auto-sabotaggi inconsci (programmazione inconscia al fallimento sessuale);
- auto-monitorizzazione continua del pene durante il rapporto sessuale.
Le paure dell’uomo
Il termine “problema psicologico” spaventa moltissimi uomini e viene facilmente frainteso e confuso con qualcosa di grave o irreparabile. Quasi sempre la situazione è un paziente che mi dice di aver problemi di erezione ma che le analisi non hanno dimostrato nulla di rilevante. Quando dico che il problema potrebbe risiedere nella mente, il paziente tipo mi dice di non avere problemi psicologici, è solo che…
quando sono a letto con lei ho paura di deluderla perché mi è già successo in passato con un’altra, mi prende una forte ansia, sono convinto di non piacerle abbastanza e di non essere abbastanza prestante per lei, poi ho paura che il mio pene sia troppo piccolo per lei, perché la mia ex diceva che era stato con un altro che lo aveva più grande del mio… però non ho problemi psicologici!
La grande confusione e il grave errore stanno nel fatto che la maggior parte degli uomini (e delle donne) pensano che avere un problema di erezione psicologico sia sinonimo di malattia mentale, di perversione mentale o disordini mentali gravi e irreparabili. Ma non è così, o almeno non lo è quasi mai! Non devi farti trarre in inganno da questo termine! Avere problemi di erezione psicologici può significare anche semplicemente che sei sotto stress da lavoro da troppo tempo, o che hai mille preoccupazioni quotidiane, e quando sei a letto con il partner non riesci a rilassarti e distaccarti dai pensieri stressanti o dall’idea del lavoro, non riesci a lasciarti andare… Questo è un esempio tra tanti di cosa possa essere un problema di erezione psicologico.
Un nuovo partner
Un altro esempio tipico è quando ci si innamora follemente di un nuovo partner – femminile o maschile – e si ha un “normalissimo” timore di avere un pene troppo piccolo per i suoi gusti o paura di deluderlo con una prestazione sessuale inadeguata e di perderla per questi motivi. Questo vero e proprio terrore di deludere sessualmente, chiamato anche col termine di ansia da prestazione sessuale, è più che sufficiente a creare una tensione mentale durante il rapporto sessuale che “spegne”, o impedisce del tutto, il sorgere dell’eccitazione mentale. Anche qui l’ovvia conseguenza è la mancanza di erezione, o un’erezione di breve durata. Ma questo non significa avere gravi disturbi mentali o strane deviazioni psicologiche! Insomma: avere problemi di erezione psicologici è molto comune (molto più di quanto tu possa immaginare) e tutto sommato normale, vista anche la grande disinformazione in tema di educazione sessuale.
Quanto l’ansia da prestazione diventa un vero problema?
Come spesso accade in campo psicologico e psichiatrico, avere ansia da prestazione sessuale, specie con una donna (o un uomo) nuova, è assolutamente normale e capita a tutti, ogni tanto. Questa ansia diventa però un vero problema quando rende molto poco appagante o addirittura impedisce completamente il rapporto sessuale per lunghi periodi.
Cosa fare per i problemi di erezione psicologici?
Blocchi mentali di vario genere, come quelli prima descritti, possono concorrere singolarmente, o in gruppo, nel creare un problema di erezione di natura psicologica. Cosa fare per risolvere questo problema? A tale proposito leggi: Erezione debole da ansia da prestazione: quali sono i rimedi e le cure?
Inoltre, come anticipato, vi elenchiamo una serie di ausili ed integratori che con molti nostri pazienti sono risultati essere una vera e propria “arma segreta” per aumentare l’autostima e contrastare l’ansia da prestazione, senza psicoterapia, farmaci né chirurgia.
Aumentare la lunghezza del pene con ausili meccanici
Esistono due tipi di strumenti per l’allungamento del pene: le pompe a vuoto e gli estensori. Le pompe a vuoto per l’allungamento penieno sono costituite da un cilindro in cui infilare il pene e di un meccanismo di pompaggio che fa espandere il pene oltre le sue normali capacità. Le pompe a vuoto, pur non fornendo guadagni macroscopici delle dimensioni, in alcuni soggetti potrebbero aumentare, anche se di poco, circonferenza e lunghezza del pene. Esempi di pompe a vuoto tecnicamente ben costruite, sono:
- Hydromax X30 Bathmate: http://amzn.to/2nIaFlC
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Le pompe Bathmate non sono tuttavia sempre disponibili su Amazon. Un prodotto più economico, ma comunque caratterizzato da buona costruzione, è questo: https://amzn.to/3qn4ILB
Un altra pompa peniena, ancora più economica ma comunque ben funzionante, è questa: https://amzn.to/3K7H6Ti
Un estensore penieno è una struttura composta da due anelli (uno da fissare alla base del pene, l’altro appena sotto il glande) uniti da aste metalliche ai lati, che vengono regolate in modo da tenere in trazione il pene, “stirandolo”, per ottenere un suo allungamento non chirurgico. Esempi di estensori tecnicamente ben costruiti, sono:
- Andro Extender dispositivo medico di Classe 1 (93/42 / EC): https://amzn.to/3K0jrUy
- Estensore Andropenis Gold dispositivo medico di Classe 1 (93/42 / EC): https://amzn.to/3IhBfZV
- Estensore per correzione di curvature del pene dispositivo medico di Classe 1: https://amzn.to/3nlkcxG
Integratori alimentari
Qui di seguito trovate una lista di integratori alimentari acquistabili senza ricetta, potenzialmente in grado di migliorare la prestazione sessuale sia maschile che femminile a qualsiasi età e trarre maggiore soddisfazione dal rapporto, aumentando la quantità di sperma disponibile, potenziando l’erezione e procurando un aumento di libido sia nell’uomo che nella donna:
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Cos’è una ecografia, a che serve e quali organi può indagare?
Domande apparentemente banali per molti lettori, sono invece questioni che mi sento rivolgere abbastanza spesso dai miei pazienti. Cos’è una ecografia? A cosa serve? Quali strutture corporee può studiare? Che differenza c’è tra l’ecografia e le altre tecniche usate in diagnostica per immagini, come la TAC e la risonanza magnetica? Cominciamo dalle basi, chiedendoci per prima cosa:
Cos’è l’ecografia?
L’ecografia è una metodica diagnostica non invasiva che, utilizzando ultrasuoni (onde sonore) emessi da particolari sonde, consente di visualizzare organi, ghiandole, casi sanguigni, strutture sottocutanee ed anche strutture muscolari e tendinee in numerose parti del corpo. A differenza di altre metodiche come TAC e risonanza magnetica, è economica, ha effetti collaterali praticamente nulli ed è ripetibile più volte senza rischi per la salute: per questo è una metodica che viene usata per studiare il feto durante la gravidanza, anche grazie alle nuove tecnologie 3D e 4D.
Leggi anche: Ecografie 3D e 4D: a cosa servono e quali sono le differenze con l’ecografia standard?
Come si svolge una ecografia?
Il paziente viene posto in una data posizione che permetta una più facile indagine della struttura interessata, ad esempio il paziente viene steso sul lettino, poi inizia l’esame vero e proprio. Durante l’esecuzione dell’ecografia, l’area da esaminare viene inumidita con un apposito gel, non tossico, che consente una migliore trasmissione degli ultrasuoni attraverso il corpo umano. A questo punto il medico passerà una sonda sulla zona interessata, oppure inserirà la sonda in determinate strutture corporee, ad esempio nell’ecografia transrettale la sonda viene inserita attraverso il retto.
A cosa serve l’ecografia?
L’ecografia costituisce uno dei primi approcci allo studio del corpo umano, fatta eccezione della parte scheletrica e delle strutture interne alla scatola cranica. Gli ultrasuoni, infatti, non sono in grado di studiare le strutture ossee. L’ecografia in medicina è importantissima in moltissimi ambiti, come ad esempio per lo screening per il tumore della mammella, per indagare il cuore, la tiroide, i vasi sanguigni degli arti e del collo (ricerca di malformazioni, stenosi, placche), le articolazioni, il feto in gravidanza e molti altri ambiti.
A che serve il “Doppler”?
Serve a studiare principalmente il flusso sanguigno. Il movimento del sangue è presentato sul monitor con due colori, il rosso ed il blu: il colore rosso indica flusso in avvicinamento alla sonda mentre il blu indica allontanamento dalla sonda. Grazie a questa tecnica si può agilmente studiare come il sangue si muove all’interno del nostro corpo e cercare eventuali patologie caratterizzate da un flusso anomalo di sangue, come nel caso delle insufficienze valvolari in campo cardiologico.
Leggi anche: Che differenza c’è tra la risonanza magnetica, la TAC, la PET, la MOC, la radiografia, l’ecografia e l’endoscopia?
Quali organi e tessuti può indagare l’ecografia?
Le ecografie sono molto utilizzate per lo studio del collo (tiroide, linfonodi), dell’addome (fegato, reni, milza, pancreas, eccetera), della pelvi (vescica, utero, ovaie, prostata), delle vene e delle arterie (carotidi, aorta, eccetera), dell’apparato muscolare (muscoli, tendini, legamenti) e in ostetricia per osservare il feto durante la gravidanza.
In ecografia si usa il mezzo di contrasto?
Certamente, come avviene anche in altre tecniche come la risonanza magnetica. In ecografia può essere usato un mezzo di contrasto endovenoso costituito da microbolle di esafluoruro di zolfo, che aumentano l’ecogenicità del sangue: questa tecnica può essere utilizzata sia per studi di ecografia vascolare, sia per caratterizzare lesioni degli organi addominali (soprattutto del fegato e del rene, a volte anche della milza e del pancreas). Il mezzo di contrasto ecografico presenta poche controindicazioni rispetto a quelli utilizzati in TC e risonanza magnetica (allergia allo zolfo, cardiopatia ischemica): pertanto, può essere utilizzato come metodica meno invasiva, considerata anche l’assenza di radiazioni ionizzanti e di radiofrequenze o campi magnetici, che è tipica dell’ecografia.
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Non solo rughe: i dieci problemi estetici risolvibili con botulino
È considerato da molti come il ‘re’ della medicina estetica. Conosciuto per la sua capacità di ridurre le rughe e migliorare piccoli inestetismi sui volti delle dive. Ma pochi sanno che il botulino ha diverse e importanti applicazioni anche nella risoluzione di problemi estetici molto seri, spesso migliorando sensibilmente la qualità della vita di chi ne beneficia. La tossina permette di trattare in modo molto efficace le rughe d’espressione che sono provocate dai muscoli della mimica facciale dopo una certa età. Tipici esempi sono le rughe che si generano tra le sopracciglia con il corrugamento, le rughe frontali e le zampe di gallina. Il botulino viene impiegato per attenuare il cosiddetto ‘sorriso gengivale’, ovvero quando sorridendo si espone in modo significativo la porzione di gengiva compresa tra l’arcata dentale superiore ed il labbro. Tra le applicazioni della tossina botulinica sconosciute ai più, c’è quella dedicata a risolvere i problemi di iperidrosi (leggi l’articolo dedicato). Il botulino viene usato anche per attenuare le rughe verticali sul collo, per la cute ipersebacea del viso e per sollevare la coda del sopracciglio, migliorando l’estetica del volto.
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