Come affrontare il lutto di una persona cara

MEDICINA ONLINE DEPRESSIONE TESTIMONIANZA RACCONTO FRASI AFORISMI TRISTEZZA SOLITUDINE TRISTE VITA SPERANZA MORTE MALATTIA SENTIRSI SOLI lonely girl crowdLa perdita di qualcuno o qualcosa è una delle esperienze più difficili e destabilizzanti della nostra esistenza. Sia che si tratti della morte di una persona cara, della fine di una relazione importante, oppure di un cambiamento radicale della tua vita, il dolore è inevitabile. L’elaborazione del lutto è emotivamente logorante, ma se impari ad accettare l’esperienza del dolore e sai come aiutare te stesso o te stessa per ritrovare la pace interiore, aumenterai le possibilità di riuscire a superare questo periodo terribilmente difficile della tua vita. Oggi cerco di darti dei consigli per farcela.

Comprendere il dolore personale

Sappi che ciascuno di noi reagisce in maniera differente a un lutto

Nessun altro soffre esattamente come te. Se ritieni di reagire in modo diverso rispetto agli altri, ricordati che è normalissimo. Lasciati andare alle tue emozioni e accetta la tua esperienza nella sua singolarità. Non esiste un’unica perdita, pertanto non esiste neanche una reazione comune a tutte le perdite. Il lutto improvviso, dovuto a un incidente o ad atti di criminalità, può provocare un senso di perdita più forte (almeno nell’immediato) rispetto a un lutto prevedibile, dovuto per esempio a una malattia terminale.

Ci sono molti tipi di perdita

La morte è una perdita che tutti noi dobbiamo necessariamente affrontare a un certo punto della nostra vita, ma non è l’unica. Puoi addolorarti per la fine di una relazione oppure per la perdita del tuo adorato cucciolo. Potresti soffrire anche nel momento in cui ti rendi conto che il sogno che avevi tanto a cuore non si realizzerà mai. Ognuno ha il diritto di soffrire, indipendentemente dal motivo. Non temere di piangere. Le tue emozioni sono una reazione del tutto naturale. Ci sono molte perdite che potresti dover affrontare nella tua vita. Nessuna di queste è “più grande” dell’altra. Provi determinate emozioni ed è naturale. Le altre perdite che potrebbero provocare dolore sono il trasloco, i problemi di salute, la fine di un’amicizia, il cambiamento di lavoro, il trasferimento oppure l’instabilità economica. Se provi dolore per un evento di questo genere, sappi che la tua reazione è normale.

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Le ‘fasi’ del lutto non sono sempre valide

Il lutto è un’esperienza personale, pertanto questo articolo offre semplicemente delle indicazioni generali per aiutarti a superare gli eventi traumatici. Non pensare di dover superare necessariamente fasi particolari.
Nel 1969 Elisabeth Kübler-Ross elaborò il celebre modello delle “cinque fasi” dell’elaborazione del lutto (successivamente rielaborate in 7 fasi). Esse sono la negazione o il rifiuto, la rabbia, la contrattazione o il patteggiamento, la depressione e infine l’accettazione. Tuttavia queste fasi erano impiegate per capire le dinamiche mentali più frequenti in un individuo a cui era stato diagnosticato un male incurabile e non rappresentano un modello teorico per ogni genere di dolore o perdita. Considerarle come fasi universali del lutto o del dolore potrebbe essere riduttivo. Per approfondire, leggi anche: Sto per morire: le 7 fasi di elaborazione del dolore e della morte

C’è una netta distinzione tra lutto ed elaborazione del lutto

Il lutto è la risposta immediata e naturale a una perdita qualsiasi. Comprende tutte le tue emozioni e i tuoi pensieri conseguenti a una perdita. Non puoi controllare l’intensità del dolore. L’elaborazione del lutto è un processo più lungo che comporta la manifestazione esplicita del dolore e l’adattamento di un individuo allo stress provocato da una perdita significativa. Molte culture e religioni offrono delle indicazioni su come affrontare il lutto. L’elaborazione del lutto avviene attraverso un percorso graduale finalizzato all’acquisizione della consapevolezza della perdita. Tale percorso è caratterizzato da momenti altalenanti, in cui periodi di calma e benessere possono alternarsi a momenti difficili e dolorosi man mano che la consapevolezza della perdita aumenta. La tempistica dell’elaborazione del lutto non può essere definita e stabilita a priori. Il tuo lutto potrebbe durare per settimane o mesi e l’intero processo di elaborazione del lutto potrebbe richiedere molti anni e perfino tutta la vita.

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I quattro compiti del lutto

J. William Worden ha eleborato un modello in cui descrive quattro “compiti del lutto”, ossia quattro azioni che dobbiamo compiere per completare il processo di elaborazione del lutto. Essi si distinguono dalle “fasi” dell’elaborazione del lutto perché devono essere svolti simultaneamente e potrebbero richiedere molti anni. Questi compiti sono:

  • Accettare la realtà della perdita. Devi imparare a superare la normale tendenza a negare l’evento della morte, sia a livello cognitivo che a livello emotivo. Questo compito potrebbe richiedere molto tempo.
  • Elaborare il dolore del lutto. Il dolore in risposta a una perdita rappresenta una reazione emotiva naturale. Con il passare del tempo diminuisce, ma la sua durata dipende da fattori soggettivi.
  • Adattarsi a un contesto in cui il proprio congiunto non è più presente. L’adattamento può avvenire a vari livelli: esternamente, colmando il vuoto lasciato dal defunto, internamente, attraverso l’accettazione di nuovi ruoli e responsabilità, e spiritualmente, attraverso un percorso psicologico personale.
  • Trovare una connessione duratura con il caro estinto mentre andiamo avanti nella nostra vita. In altre parole, dobbiamo mantenere vivo il ricordo della persona amata e contemporaneamente ricominciare a vivere nuove esperienze.

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Riconoscere i sintomi del dolore

Il modo in cui ognuno di noi affronta il dolore del lutto è davvero personale

Ci sono dei sintomi comuni, ma ogni lutto rappresenta un’esperienza unica e soggettiva. Abbraccia il tuo dolore, ma contemporaneamente cerca di comprendere che gli altri potrebbero manifestarlo in maniera differente. L’espressione del dolore non solo presenta un’estrema variabilità da persona a persona, ma differisce anche in base alla cultura e alle tradizioni.

Alcuni sintomi a livello somatico, tipici del lutto, includono:

  • Disturbi del sonno;
  • Disturbi del comportamento alimentare (inappetenza o aumento dell’appetito);
  • Pianto;
  • Mal di testa e dolori muscolari;
  • Debolezza o stanchezza;
  • Sensazione di pesantezza;
  • Dolore;
  • Sintomi correlati allo stress, come nausea, tachicardia o insonnia;
  • Perdita o aumento di peso.

Cerca di individuare i sintomi del lutto a livello emozionale

Il dolore è molto complesso e del tutto personale. Potrebbero manifestarsi molti di questi sintomi o solo alcuni. A volte potresti sentirti sopraffatto dalle emozioni, mentre altre volte potresti avvertire una sensazione di stordimento. Queste sono tutte reazioni naturali al dolore. Tra i sintomi a livello emozionale ricordiamo:

  • Stato di shock o incredulità;
  • Tristezza e sensazione di vuoto;
  • Solitudine o isolamento;
  • Senso di colpa o rimpianto;
  • Rabbia;
  • Paura o preoccupazione;
  • Attacchi di panico;
  • Frustrazione;
  • Ansia;
  • Depressione;
  • Dubitare delle proprie credenze religiose o spirituali.

Sono frequenti anche le emozioni positive, come la sensazione di sollievo quando la persona amata muore dopo una lunga malattia. Tali sensazioni potrebbero scatenare il senso di colpa, perché potresti vergognartene, ma anche queste fanno parte integrante dell’esperienza del lutto.

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Impara a riconoscere i segnali del dolore nei bambini

Specialmente i più piccoli possono lanciare dei segnali precisi, ma anche manifestare il dolore con modalità meno familiari agli adulti, poiché non sempre riescono a comunicare i loro sentimenti attraverso le parole. Questi segnali includono:

  • Shock emotivo. Il bambino potrebbe sembrare meno comunicativo del solito e rifiutarsi di parlare del suo dolore.
  • Atteggiamenti regressivi o immaturi. Il bambino potrebbe regredire a una fase di sviluppo precedente e avvertire il bisogno di essere cullato, essere assalito dall’ansia da separazione, avere paura di andare a scuola, succhiarsi il pollice, fare la pipì a letto, chiedere di dormire con i genitori, oppure non riuscire a portare a termine dei compiti o delle attività che normalmente svolgeva senza problemi.
  • Comportamento aggressivo o comunque fuori dagli schemi. Il bambino potrebbe comportarsi male o avere delle improvvise reazioni emotive che solitamente si manifestano con crisi di rabbia, frustrazione, confusione o impotenza. Tali comportamenti potrebbero essere indice del suo tentativo disperato di assumere il controllo della situazione.
  • Ripetere le domande. Il bambino potrebbe rivolgere ripetutamente le stesse domande, anche se ottiene sempre le stesse risposte. Ciò potrebbe indicare che non riesce a comprendere o ad accettare la realtà dei fatti.
  • Assunzione di modalità difensive. Questo atteggiamento, comune nei bambini in età scolare così come negli adolescenti, è il mezzo che consente al bambino di esprimere il suo disagio ed eludere la sofferenza. Potrebbe immergersi nello studio, nei giochi o in altre attività. Potrebbe perfino nascondere i suoi sentimenti ai propri genitori o ad altri adulti, riuscendo però a esternare il proprio dolore ai suoi coetanei.
  • Sintomi fisici. Il dolore e l’ansia spesso si somatizzano, particolarmente nei bambini piccoli. Sono comuni il mal di testa e il mal di pancia,  ma potrebbero manifestarsi anche alterazioni del sonno e inappetenza.

Cerca di riconoscere i segnali del “lutto complicato”

Talvolta il lutto produce effetti negativi sulla salute fisica e psicologica, influenzando fortemente la qualità della vita. Sebbene il lutto nel suo insieme sia complesso, il “lutto complicato” è un prolungamento del normale processo del lutto e si presenta quando le manifestazioni normali del lutto si acutizzano e diventano croniche. In tal caso rivolgiti a uno psicoterapeuta che possa aiutarti a elaborare il dolore. I segnali del lutto complicato includono:

  • Concentrazione quasi assoluta sulla perdita subita;
  • Pensieri persistenti e intrusivi sul defunto;
  • Rifiuto prolungato della perdita;
  • Sensazione che la vita non abbia alcun significato o scopo;
  • Mancanza di fiducia negli altri;
  • Incapacità di pensare a esperienze positive;
  • Eccessiva irritabilità o agitazione.

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Elaborare il lutto in maniera sana

Abbraccia le tue emozioni

Per iniziare il processo di guarigione devi prima accettare le tue emozioni. Se non le esternerai, sarai ancora più infelice, sebbene esteriormente potrebbe sembrare che tu stia bene. Invece di fingere di stare bene, lasciati andare a tutte le emozioni associate a una grave perdita – tristezza, rabbia, senso di colpa, paura. Alla fine riuscirai a dare un senso a ciò che è successo. Concediti un po’ di tempo per essere semplicemente te stessa. Sebbene tu debba agire in un certo modo in presenza degli altri, ogni giorno lasciati andare alle tue emozioni, semplicemente mettendoti a piangere oppure a riflettere. Fallo in un posto intimo dove puoi veramente sentirti libera.

Esprimi i tuoi sentimenti attraverso un mezzo tangibile

La scelta della modalità spetta a te, ma è importante trasferire le tue emozioni in qualcosa di concreto che puoi vedere e toccare. In questo modo darai un senso alla tua esperienza negativa e riuscirai a realizzare qualcosa di produttivo. Potresti creare un album ricordo con le foto della persona estinta, scrivere un diario, dipingere un quadro o realizzare una scultura che esprima i tuoi sentimenti, oppure svolgere un’altra attività, come fare volontariato presso l’organizzazione a cui la persona estinta era particolarmente legata. Anche i rituali personali possono aiutarti a elaborare il tuo lutto. Sebbene siamo abituati ai riti pubblici come i funerali o il sitting shiva, è stato ampiamente dimostrato che praticare una ritualità personale sia altrettanto importante per esprimere ed elaborare il dolore. Potresti riscoprire che riportando alla mente un ricordo della persona amata, come la sua canzone preferita, riesci a stabilire un legame con il defunto e a creare una nuova modalità di comunicazione. Le attività manuali, come mettere per iscritto i tuoi sentimenti e dopo strappare o bruciare il foglio, potrebbero essere utili. Dedicati a quelle cose che pensi possano permetterti di esprimere il dolore in maniera costruttiva.

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Non trascurare la tua salute fisica

Sebbene spesso pensiamo che il lutto riguardi soltanto la sfera emotiva, il dolore può provocare anche cambiamenti fisici. L’inappetenza, l’insonnia e l’abbassamento delle difese immunitarie sono tutte reazioni fisiche al dolore. Per combattere questi effetti ricordati di mangiare in modo sano (anche se non hai fame), praticare attività fisica e dormire a sufficienza. Quando ci prendiamo cura del nostro corpo, miglioriamo il nostro stato emotivo e psicologico. Cerca di seguire una dieta sana e bilanciata a base di frutta e verdura fresca, cereali integrali e proteine a basso contenuto di grassi. L’assunzione di vitamine B12 e D, selenio e acidi grassi omega 3 possono aiutarti ad alleviare la sensazione di ansia e tristezza. Evita gli alimenti elaborati e ricchi di zuccheri, perché contribuiscono ad aumentare il rischio di depressione. Evita anche il consumo eccessivo di caffeina che tendenzialmente peggiora i sintomi di ansia e depressione. Pratica almeno 30 minuti di attività fisica moderata ogni giorno. Numerosi studi hanno dimostrato che l’esercizio fisico contribuisce ad alleviare i sintomi di ansia e depressione. Cerca di andare a letto e di svegliarti alla stessa ora ogni giorno. Le tecniche di visualizzazione e la meditazione possono aiutarti a combattere l’insonnia.

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Evita di fare uso di droghe o alcol per cercare di affrontare il tuo lutto

Abusare di sostanze, incluso il cibo, per superare la sofferenza, è un comportamento abbastanza comune, ma è importante evitarlo. Il consumo eccessivo di alcolici è una reazione alla sofferenza leggermente più comune negli uomini rispetto che alle donne. L’alcol è un tranquillante che può provocare sintomi di depressione e ansia. Interferisce anche con la fase REM del sonno e può influenzare la tua capacità di giudizio e il tuo umore. Il National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism raccomanda di limitare la quantità di alcol a un bicchiere di vino (da 120 ml) al giorno per le donne e a due per gli uomini. Se ritieni di avere problemi di alcolismo puoi rivolgerti a un centro specializzato. Il tuo medico potrebbe prescriverti dei farmaci per affrontare i sintomi della sofferenza, come la depressione. Attieniti alla posologia indicata, evita le droghe e le altre sostanze stupefacenti, perché peggiorano lo stato d’ansia e potrebbero compromettere la tua capacità di giudizio. Le esperienze di lutto e trauma potrebbero scatenare disturbi alimentari in alcune persone. Se ti senti incapace di controllare i tuoi comportamenti alimentari, oppure vuoi controllarli in maniera eccessiva, rivolgiti a uno psicoterapeuta.

Dedicati alle attività che preferisci

Un buon sistema per tirarti su di morale è fare ciò che ti piace e tenerti occupato. Quando impieghi le tue energie in un progetto che ti appassiona, come l’arte oppure l’escursionismo, aumenta il livello di serotonina, l’ormone del buon umore. Inoltre riesci a distrarti e a canalizzare le tue energie verso qualcosa di diverso dal dolore. Potresti anche valutare l’idea di coltivare una passione che stava particolarmente a cuore alla persona estinta, sempre se ritieni che possa aiutarti, anziché provocarti dolore. Ciò potrebbe farti sentire più vicino alla persona amata. Tuttavia, se il dedicarti a questa attività suscita soltanto tristezza, prova con qualcos’altro.

Preparati ad affrontare alcune situazioni che potrebbero fare riemergere il tuo dolore, come le festività, i compleanni e altri avvenimenti importanti

Anche alcuni luoghi e oggetti, come un fiore particolare, possono provocare dolore. Tutto ciò è normale, ma è importante elaborare delle strategie di coping, come apportare dei cambiamenti alla propria routine, oppure tenere sempre una scusa pronta per evitare un determinato posto. Per esempio:

  • Se recentemente hai perso un figlio e vedere altri bambini con i loro genitori al supermercato ti provoca sofferenza, recati al supermercato in orari della giornata in cui è meno probabile che ci siano bambini.
  • Se stai organizzando una vacanza con i tuoi familiari e recentemente hai perso una persona cara, chiedi loro di aiutarti a trovare un sistema per rendere omaggio alla persona estinta.
  • Concentrati sugli aspetti positivi del rapporto con la persona cara. È importante riconoscere i sentimenti di dolore che potrebbero emergere in seguito a una particolare situazione. Cerca di comprendere che soffri in quanto avevi un legame speciale con la persona defunta e dopo pensa a qualcosa di allegro.
  • Per esempio, potresti essere sopraffatta dalla sofferenza ogni volta in cui senti l’odore della torta di mele perché tu e tua nonna la preparavate sempre quando andavi a trovarla. Accetta il tuo dolore e dopo valuta un modo per renderle omaggio, come preparare una torta da sola oppure leggere il suo libro di cucina preferito.

Prenditi cura di te e del tuo benessere

Ciò potrebbe significare immergersi in un bagno profumato almeno una volta a settimana oppure andare in palestra per allenarsi. È importante che ti ritagli il tempo necessario per dedicarti ad attività che ti aiutino a rilassarti. Lo yoga e la meditazione sono entrambi sistemi eccellenti per coccolare contemporaneamente mente, corpo e spirito. Lasciati andare e fai in modo che tutte le energie negative fluiscano dal tuo cuore.

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Il dolore appartiene a te

Nessuno può sapere esattamente come ti senti o che cosa provi, perché ognuno elabora il suo lutto in maniera personale. Se qualcuno ti dice che “dovresti” sentirti in un modo piuttosto che in un altro, non lasciarti condizionare. Sappi soltanto che quel qualcuno sta cercando di aiutarti, pertanto non soffocare le tue emozioni. Il pianto è un ottimo esempio. Molte persone ritengono che piangere sia il modo migliore per esprimere il dolore e che alla fine si debba smettere di piangere. Quando ne senti la necessità, piangi. Riuscirai ad alleviare la tensione e a sentirti meglio fisicamente. Tuttavia è importante ricordare che alcune persone non manifestano il loro dolore attraverso le lacrime. È anche essenziale dire che non esiste il momento giusto per piangere. Potresti piangere per molti anni successivi alla perdita e anche ciò è normalissimo. Anche cercare di sforzarti di sentirti in una certa maniera, perché pensi che dovresti adeguarti a degli schemi, è inutile. Lasciati andare alle tue emozioni, anche se non sono quelle che ti saresti aspettata o temi il giudizio degli altri.

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Fatti aiutare

Chiedi aiuto a familiari e amici

È importante avere accanto delle persone su cui poter contare. Sebbene tu voglia essere indipendente, adesso è arrivato il momento di permettere agli altri di prendersi cura di te. Molte volte le persone care vorranno aiutarti, ma non sapranno come, pertanto comunica loro ciò di cui hai bisogno – che sia una spalla su cui piangere, un amico con cui andare a cinema, oppure un aiuto per organizzare il funerale. Lascia che i tuoi cari, i colleghi e gli amici sappiano che cosa è successo, se ti senti a tuo agio. Metterli in guardia sulla tua situazione li aiuterà a capire il motivo per cui scoppi a piangere nel bel mezzo della giornata (il che è comprensibile!). Parlare con i familiari e gli amici potrebbe aiutarti a capire le complicanze del lutto in funzione del tuo background culturale e religioso.

Unisciti a un gruppo di sostegno

Talvolta condividere la propria perdita con coloro che hanno attraversato la stessa esperienza può avere effetti terapeutici. Potresti sentirti sola, anche quando gli amici e i familiari sono accanto a te, pertanto circondarti di persone che riescano a comprendere la tua perdita potrebbe farti sentire meno sola. Puoi ricercare i gruppi di sostegno al lutto online oppure dando uno sguardo agli annunci esposti nelle bacheche della tua città. Se sei credente, potresti anche informarti per sapere se la tua chiesa mette al servizio dei fedeli dei gruppi di auto-aiuto.

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Parla con uno psicoterapeuta o uno psichiatra

Se pensi di non riuscire ad affrontare l’esperienza del lutto da sola, rivolgiti a uno specialista in elaborazione del lutto che riuscirà ad aiutarti a superare le emozioni negative che stai provando. Bisogna sfatare la credenza molto diffusa secondo la quale non è necessario il supporto psicologico quando si ha il sostegno dei familiari e degli amici. Un medico specialista, attraverso la terapia cognitivo-comportamentale, è in grado di aiutarti a individuare le strategie di coping più efficaci per elaborare il tuo lutto. Consultare uno psicoterapeuta non significa non godere del sostegno necessario in ambito familiare, bensì cercare ogni tipo di aiuto necessario, dando prova del tuo coraggio. Se non sei stata in grado di ritornare a una parvenza di normalità dopo parecchie settimane o mesi, se ti senti disperato, se sei assalito costantemente dal pensiero della morte oppure riesci a pensare soltanto alla persona cara scomparsa, probabilmente soffri di lutto complicato o depressione clinica. Consulta uno specialista quanto prima possibile.

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Cerca rifugio in ciò in cui credi

Ciò potrebbe significare trovare conforto nella fede, trascorrere più tempo a contatto con la natura oppure circondarti delle cose che ami. Se sei credente, cerca di trarre conforto dai riti funebri che la tua religione prescrive. Anche la meditazione e la preghiera potrebbero aiutarti a ritrovare la pace interiore. Se non sei credente, ma riesci a rasserenarti camminando tra i boschi oppure stando seduta sulla spiaggia, non precluderti queste opportunità. Forse credi nel valore della famiglia. Trai la forza di andare avanti dalle cose belle in cui credi o dall’amore.

Assimilare la perdita nella propria vita

Impegnati nel sociale

Alcune persone ritengono che, prestando servizio alla comunità in seguito a un lutto, riescano a stabilire un legame più intenso con gli altri. È possibile che dedicandoti a un progetto importante per la persona estinta tu riesca a renderle omaggio (anche nel caso in cui tu abbia perso il tuo cucciolo). Oppure potresti commemorare il tuo defunto devolvendo una somma di denaro a favore di un’associazione particolarmente importante. Aiutare gli altri può farti sentire meglio fisicamente. Da alcune ricerche è emersa una stretta relazione tra opere di beneficenza e aumento dell’ossitocina, un ormone che stimola la sensazione di benessere.

Lasciati andare al ricordo della persona estinta

Alcune persone potrebbero pensare che dopo un determinato periodo di tempo si dovrebbe dimenticare la persona defunta, ma non è vero. Potresti continuare a ricordare la persona amata (e probabilmente accadrà) per molti anni dopo la sua scomparsa. Non soffocare i ricordi. Cerca di concentrarti sugli aspetti positivi che hanno caratterizzato la vostra relazione. Probabilmente riaffiorerà la tristezza, ma riuscirai anche a trarre gioia e piacere ricordando ciò che rendeva la persona estinta così speciale ai tuoi occhi. Non pensare che tu debba evitare i ricordi e gli oggetti della persona cara. Tenere un suo souvenir o una sua foto potrebbe essere salutare e utile.

Prendi atto che la perdita ti ha reso diverso

“Superare” il lutto è un obiettivo comune, ma l’elaborazione del lutto è più complicata. La perdita ti cambia ed è importante esserne consapevoli. Non “superi” il lutto, ma puoi continuare a vivere in modo tale da rendere omaggio al defunto e al tuo futuro.

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Accetta di essere sconvolto

Quando apprendi la notizia della scomparsa di una persona cara, puoi subire uno shock – la mente e il corpo si bloccano nel tentativo di evitare di essere sopraffatti completamente. Potresti essere incredula di fronte alla morte. Ciò è normale.

Accetta il rifiuto

Il rifiuto è la modalità con cui il corpo e la mente spesso reagiscono allo shock di una perdita e ci permette di non essere assaliti da tutte le emozioni e le reazioni fisiche causate da un’esperienza devastante. Potresti stentare a credere che la persona amata sia scomparsa, però lentamente ti ritroverai ad accettare la realtà dei fatti. Se continui a ripeterti “Questo non può succedere a me”, stai sperimentando il rifiuto. Lentamente riuscirai a venire a termini con ciò che è successo e a superare questa dura prova. Sappi che potresti essere arrabbiata con il tuo Dio, con i medici e perfino con te stessa, perché credi di non aver fatto abbastanza per evitare la perdita. La rabbia è un’emozione facilmente riconoscibile ed è più semplice da controllare rispetto ad altre emozioni. Essa può essere diretta verso una determinata persona, un evento o un oggetto. È importante riconoscere che la rabbia scaturisce dal lutto e che stai canalizzando il dolore verso qualcosa di più tangibile. Potresti anche sentirti in colpa, particolarmente quando riconosci di essere arrabbiato con qualcuno che non ha alcuna responsabilità per quanto è accaduto. Potresti anche essere arrabbiato perché ti senti colpevole. Sappi soltanto che questi sentimenti si placheranno man mano che elaborerai il tuo lutto.

Permetti a te stesso di essere molto triste

Potresti ritrovarti a piangere per tutto il tempo oppure a riflettere spesso su ciò che è successo. Potresti sentirti vuota o depressa. Come accade per qualsiasi altra emozione, anche la tristezza si placherà, sebbene sia naturale ricordare la persona estinta e sentirsi tristi, anche a distanza di molti anni. L’elaborazione del lutto è differente dal lutto complicato o dalla depressione clinica. Perfino durante il processo di elaborazione del lutto riuscirai a sorridere e a tenerti su di morale, anche se soltanto per un attimo. Continuerai a vivere la tua vita, nonostante la tua sofferenza. Se sei clinicamente depressa oppure stai sperimentando il lutto complicato, non riuscirai a trarre la benché minima gioia da qualsiasi cosa, anche a distanza di tempo. Non sarai in grado di accettare la perdita e di svolgere le normali attività quotidiane e pertanto ti sentirai disperata. Se ti rispecchi in queste ultime caratteristiche, rivolgiti a uno psicoterapeuta. Sappi che a un certo punto potresti trovarti di fronte a strani meccanismi del pensiero, iniziando a pensare a che cosa sarebbe accaduto se i fatti si fossero svolti diversamente e che cosa saresti disposta a fare per cambiare il corso degli eventi. Potresti ritrovarti a pensare “Non litigherei mai più con mio marito se soltanto ritornasse da me”. In tal caso confrontati con qualcuno, distraiti, o semplicemente ricordati che hai fatto tutto ciò che era nelle tue possibilità. Cerca l’accettazione dentro di te. Accettazione non significa essere ‘felice’ per quello che è successo, ma semplicemente accettare la situazione. Andrai avanti e ti godrai la vita, pur sapendo di non avere più accanto la persona o la cosa che amavi. Inizierai a fare progetti, a guardare al futuro e a ritrovare il senso di pace interiore. Potresti avvertire un senso di colpa perché stai andando avanti con la tua vita, ma sappi che la persona estinta vuole che tu sia felice ed è contenta della vita che conduci. È normale sentirsi soli e isolati dopo una perdita. Circondati di persone, cose e luoghi che ti rendano felice per evitare di isolarti ulteriormente. Perfino fingere di sorridere può aiutarti a sentirti meglio.

Se a te o ad un tuo caro è stata diagnosticata una malattia terminale e credi di non riuscire a gestire da solo o da sola questa situazione, prenota subito la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui, ti aiuterò ad affrontare questo difficile momento.

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È incinta e perde peso: “Sono felice”. Ma in realtà è un cancro incurabile all’intestino

MEDICINA ONLINE GRAVIDANZA INCINTA DIARREA FECI LIQUIDE FETO PARTO CESAREO DIETA FIBRA GRASSI ZUCCHERI PROTEINE GONFIORE ADDOMINALE MANGIARE CIBO PRANZO DIMAGRIRE PANCIA PESO INTESTINOQuando si è accorta di aver perso circa 10 kg in una settimana, Caroline Dick si è detta subita entusiasta. La donna, 42enne scozzese, portava in grembo il suo Maxx, che oggi ha 3 anni. Pensava che fosse solo “fortunata” a perdere peso mentre il bimbo cresceva dentro di lei: non aveva idea del fatto che proprio quella gravidanza stesse mascherando una malattia incurabile. Caroline infatti era stata colpita da un cancro dell’intestino che ha portato alla rimozione della vagina, del colon e del retto. All’epoca, sebbene la sua fosse stata considerata una “gravidanza normale” e aumentasse di peso con Maxx, la donna aveva notato che le sue braccia e le sue gambe si stavano assottigliando. Inizialmente non si è soffermata su questo aspetto. Ma dopo essersi accorta che il suo peso continuava a diminuire anche dopo che il bimbo era nato, ha capito che c’era qualcosa non andava.

Cancro diffuso

Quando Maxx aveva ormai compiuto un anno, le è stata data la sconvolgente notizia: cancro all’intestino al quarto stadio. Caroline, originaria di Uphall, West Lothian, ha ammesso come quella diagnosi, nel dicembre 2015, l’abbia sconvolta totalmente. “È stato davvero difficile e lo stress di tutto quel periodo ha portato alla rottura della mia relazione con il padre di Maxx”. In precedenza aveva sofferto di dolore al coccige, spossatezza e sangue nelle sue feci. “Non avevo idea che tutte queste cose fossero dovute al cancro dell’intestino. L’ho sempre considerata come una malattia tipica di una persona anziana” prova a spiegare. Inizialmente, la chirurgia e la chemioterapia sembravano aver funzionato, ma un anno, alla fine del 2016, Caroline ha scoperto che la malattia si era diffusa nelle aree vaginali e rettali e che avrebbe avuto bisogno di nuovi interventi chirurgici. Ma le sorprese amare non erano ancora finite.

Sensibilizzare l’opinione pubblica

Poche settimane dopo essersi sottoposta ad una isterectomia completa, vaginectomia e alla rimozione del colon e del retto al Royal Edinburgh Hospital nel giugno 2017, i medici le hanno detto il tumore ai polmoni era troppo pericoloso da rimuovere e il suo cancro era oramai incurabile. “Mi hanno che mi restano solo alcuni anni, tutto quello che possono offrirmi è la chemioterapia palliativa, per farmi vivere più a lungo possibile. Da allora, ho fatto un trattamento di chemioterapia ogni due settimane per tre giorni.” Ora la signora Dick sta cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica sul cancro dell’intestino nei giovani come parte della campagna Bowel Cancer UK e Beating Bowel Cancer Never Too Young: “Le persone devono essere consapevoli dei sintomi e penso che i medici debbano essere più consapevoli che ciò può accadere a tutti. Spesso le diagnosi avvengono troppo tardi”.

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In quale giorno è meglio operarsi per avere più possibilità di non morire?

MEDICINA ONLINE SURGERY SURGEON RECOVERY TAGLIO ANESTESIA GENERALE REGIONALE LOCALE EPIDURALE SPINALE SNC BISTURI PUNTI SUTURA COSCIENTE PROFONDA MINIMA ANSIOLISI ANESTHETIC AWARENESS WALLPAPER PICS PHOTO HD HI RES PICTURESAndare “sotto i ferri” non è mai piacevole, anche quando i medici rassicurano il paziente: purtroppo anche l’operazione di routine più facile del mondo può non andare nel migliore dei modi. Ma esiste un giorno della settimana dove è più facile che le cose vadano “per il verso giusto”?

I tre giorni “d’oro”

La risposta potrebbe essere SI, leggendo le conclusioni di uno studio pubblicato sul British Journal of Surgery, in cui tre chirurghi svedesi hanno indagato gli esiti delle procedure operatorie a cui sono stati sottoposti oltre 228 mila pazienti tra il 1997 e il 2014 per rimuovere un tumore da un organo del tratto digerente: esofago, stomaco, intestino, pancreas, fegato e vie biliari. Prendendo in esame il giorno della settimana in cui era stato effettuato l’intervento ed i tassi di sopravvivenza, gli autori della ricerca hanno osservato che le migliori possibilità di sopravvivenza sono maggiori per quei pazienti operati nei primi tre giorni della settimana: lunedì, martedì e mercoledì.

E da giovedì alla domenica?

Le possibilità di sopravvivenza calano da giovedì in poi. Ma per quale motivo accade ciò? I ricercatori un’ipotesi rispetto a quanto visto l’hanno formulata, nelle conclusioni del lavoro: l’aumento del rischio potrebbe essere una conseguenza dello stress e della fatica a cui i chirurghi sono sottoposti durante la settimana, che li vede sempre più stanchi a mano che la settimana avanza, fatto che viene aggravato dal dato che spesso nel weekend lavorano, nello staff, dei soggetti con meno esperienza e meno motivati.

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Foto che non dimenticherai facilmente: l’avvoltoio in attesa del suo pasto

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO FOTO FOTOGRAFO CAMERA TELECAMERA FOTOGRAFIAUn bambino sudanese seguito a vista da un avvoltoio, con il rapace in paziente attesa del suo pasto essendo a conoscenza del fatto che il piccolo probabilmente morirà presto a causa della fame. Questa foto, che non vi propongo per caso proprio durante il periodo delle abbuffate e del consumismo per eccellenza, è di Kevin Carter, un fotografo che nel marzo del 1993 si recò in Sudan per documentare la guerra civile in corso e la carestia che aveva sconvolto il paese.

La durissima foto immediatamente fece il giro del mondo apparendo nelle copertine delle riviste più importanti e permettendo a Carter di vincere un Pulitzer nel 1994. L’immagine scosse le coscienze, ponendo il mondo intero di fronte al problema della fame di alcune popolazioni, ma allo stesso tempo dette vita ad una serie di polemiche che turbarono profondamente Carter che cadde in profonda depressione anche grazie ad essa.

Il 27 luglio 1994 Carter guidò la sua automobile fino ad un parco dove giocava da bambino e lì si intossicò con il monossido di carbonio del tubo di scarico, morendo suicida all’età di appena 33 anni. Nella nota che lasciò scritta, tra le altre cose, scrisse di non poter più sostenere la depressione e la persecuzione dei ricordi degli omicidi, dei cadaveri, del dolore e dei bambini affamati che aveva visto durante il suo viaggio in Africa.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Triste Natale a Roma: una bimba di 3 anni è morta per sospetta meningite

MEDICINA ONLINE AMBULANZA URGENZA EMERGENZA PRONTO SOCCORSO OSPEDALE INCIDENTE STRADALE MORTE CHIRURGIA AUTO MEDICA STRADAUna Natale davvero triste quest’anno a Roma, dove una bimba di appena tre anni di Capena (in provincia di Roma) è morta per un sospetto caso di meningite. La bambina sarebbe stata portata il 23 all’ospedale Sant’Andrea di Roma, e da lì al policlinico Gemelli, ma non c’è stato nulla da fare: è deceduta il 25 dicembre. Il Servizio di Igiene Pubblica e Prevenzione della ASL si è immediatamente attivato, sin dal primo pomeriggio del 24 dicembre, con la collaborazione dei familiari della bambina e della Responsabile della scuola frequentata. La ASL ha attuato il protocollo di profilassi previsto, dando le informazioni necessarie alle famiglie e ai soggetti interessati da un ipotetico contatto stretto.

I batteri causa di meningite

I batteri che sono più frequente causa di malattie batteriche invasive sono tre:

  • Neisseria meningitidis (meningococco) alberga nelle alte vie respiratorie (naso e gola), spesso di portatori sani e asintomatici (2-30% della popolazione).
  • Streptococcus pneumoniae (pneumococco) è l’agente più comune di malattia batterica invasiva. Come il meningococco, si trasmette per via respiratoria ma lo stato di portatore è assolutamente comune (5-70% della popolazione adulta).
  • Haemophilus influenzae b (emofilo o Hi) era fino alla fine degli anni Novanta la causa più comune di meningite nei bambini fino a 5 anni. Con l’introduzione della vaccinazione con l’uso del vaccino esavalente i casi di meningite causati da questo batterio si sono ridotti moltissimo. In passato il tipo più comune era l’Haemophilus influenza b (verso il quale è diretto il vaccino), mentre oggi sono più frequenti quelli non prevenibili con vaccinazione. In caso di meningite da Hi, è indicata la profilassi antibiotica dei contatti stretti.

I sintomi della meningite

I sintomi della meningite sono indipendenti dal germe che causa la malattia. I sintomi più tipici includono:

  • irrigidimento della parte posteriore del collo (rigidità nucale);
  • febbre alta;
  • mal di testa;
  • vomito o nausea;
  • alterazione del livello di coscienza;
  • convulsioni.

L’identificazione del microrganismo responsabile viene effettuata su un campione di liquido cerebrospinale o di sangue.

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Effetto farfalla: significato e passaggio dalla fisica alla psicologia

MEDICINA ONLINE EFFETTO FARFALLA SIGNIFICATO FISICA PSICOLOGIA IMMAGINI  The Butterfly Effect 2004 American science fiction psychological thriller film Eric Bress J. Mackye Gruber Ashton Kutcher Amy Smart.jpg

“Il battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo” 

Questa semplice frase, tratta dall’interessante film di fantascienza del 2004 “The Butterfly Effect” e derivata dagli studi del matematico Edward Norton Lorenz, ci ricorda di come il nostro destino sia in balia di un enorme diagramma di flusso, dove ogni piccola azione – nostra e di altre 7 miliardi di persone – può contribuire a modificare radicalmente il destino nostro e dell’intera umanità, in positivo e negativo. Il celebre film diretto da Eric Bress e da J. Mackye Gruber, non dice in verità nulla di nuovo: già Alessandro Magno ben 2300 anni fa, diceva: “Dalla condotta di alcuni dipende il destino di tutti“, un concetto che spazia con straordinaria lungimiranza tra la politica, la fisica e la psicologia.

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Effetto farfalla: che significa?

Il “battito d’ali” simboleggia le nostre piccole azioni quotidiane, con “uragano” si simboleggiano invece i grandi eventi della nostra vita. Effetto farfalla significa quindi che ogni scelta – seppur piccola ed insignificante – che facciamo nella nostra vita, può condizionarla fortemente. Prendiamo ad esempio una persona che è deceduta in un incidente stradale: se quel giorno anziché uscire di casa fosse rimasta a casa, ad esempio per febbre, (forse) non sarebbe stata coinvolta nell’incidente e non sarebbe morta. Un esempio classico dell’effetto farfalla è alla base del film “Sliding Doors” dove la protagonista Gwyneth Paltrow si ritrova a vivere in una sorta di mondo parallelo in base ad un evento apparentemente banale come perdere per un soffio la metropolitana. Altri esempi li possiamo trovare nel film “Questione di tempo” del 2013, oppure in un bel monologo presente nel film “Il curioso caso di Benjamin Button“:

A volte a nostra insaputa ci troviamo diretti verso un precipizio… Sia che ciò avvenga per caso, o intenzionalmente, non possiamo fare niente per evitarlo. Una donna, a Parigi, stava uscendo a fare compere. Ma aveva dimenticato il soprabito, e tornò indietro a prenderlo. Mentre era lì, squillò il telefono, e lei rispose e parlò per un paio di minuti. Mentre la donna era al telefono, Daisy stava provando uno spettacolo all’ Opèra de Paris, e mentre lei provava, la donna, finito di parlare al telefono, era uscita per prendere un taxi. Un tassista, poco prima, aveva scaricato un cliente e si era fermato a prendere un caffè. E intanto Daisy continuava a provare. E questo tassista, che si era fermato per un caffè, prese a bordo la donna che andava a fare compere e che aveva perso l’altro taxi. Il taxi dovette fermarsi per un uomo che stava andando al lavoro in ritardo di cinque minuti, perché si era dimenticato di mettere la sveglia. Mentre quell’uomo in ritardo attraversava la strada, Daisy aveva finito le prove, e si stava facendo la doccia. E mentre Daisy si faceva la doccia, il taxi aspettava la donna che era entrata in una pasticceria a ritirare un pacchetto che, però, non era pronto, perché la commessa si era lasciata col fidanzato la sera prima e se n’era dimenticata. Ritirato il pacchetto, la donna era rientrata nel taxi, che rimase bloccato da un furgone, e intanto Daisy si stava vestendo. Il furgone si spostò, e il taxi poté ripartire, mentre Daisy, ultima a vestirsi, si fermò ad aspettare un’amica alla quale si era rotto un laccio. Mentre il taxi era fermo a un semaforo, Daisy e la sua amica uscirono dal retro del teatro. Se solo una cosa fosse andata diversamente, se quel laccio non si fosse rotto, o se quel furgone si fosse spostato un momento prima, o se quel pacchetto fosse stato pronto perché la commessa non si era lasciata col fidanzato, o quell’uomo avesse messo la sveglia e si fosse alzato cinque minuti prima, o se quel tassista non si fosse fermato a prendere il caffè, o se quella donna si fosse ricordata del soprabito e avesse preso il taxi prima, Daisy e la sua amica avrebbero attraversato la strada, il taxi sarebbe sfilato via. […] Ma la vita, essendo quella che è, aveva creato una serie di circostanze incrociate e incontrollabili. Per cui quel taxi non sfilò via, e quel tassista si distrasse un momento.

Usare l’effetto farfalla a nostro vantaggio

Abbiamo capito di quanto ogni piccola azione – nostra e di chi ci sta vicino o lontano – può cambiare radicalmente la nostra vita, in meglio ma anche in peggio, posizionandoci nel mondo parallelo dove abbiamo preso una scelta piuttosto che un’altra. Non facciamoci prendere dalle paranoie: bere o non bere il bicchier d’acqua che state per mandar giù, non cambierà la vostra vita (o forse la cambierà? non lo sapremo mai!). Ciò che facciamo oggi influirà sul nostro futuro, d’accordo, e quindi cosa fare per usare al meglio questa spada di Damocle? Semplice: se con piccole azioni possiamo cambiare molte cose della nostra vita, perché non provare a cambiare quelle che non ci piacciono? Ecco alcuni consigli per usare al meglio l’effetto farfalla:

Per primo metto il concetto per me più importante. Se è vero che un fatto apparentemente positivo può condurci, alla lunga, alla situazione peggiore, è però anche vero il contrario: una situazione apparentemente negativa, anche molto negativa, può portarci su un binario del diagramma di flusso che ci porterà al migliore destino possibile, che supera in vantaggi gli svantaggi accumulati con la prima situazione. Nell’esempio fatto precedentemente, un evento negativo (avere la febbre) ci fa evitare un evento decisamente più negativo (incidente stradale e morte). Questo non è certamente sempre vero, però ricordate: una brutta situazione può avere anche dei lati positivi. Ad esempio ci fa riflettere sui nostri errori e ci da il tempo e la voglia di impedirne altri, ancora più gravi. Fate tesoro dei vostri momenti negativi e trasformateli in armi per migliorare la vostra vita.

Parlate direttamente con le persone, invece di stare a rimuginare riguardo a questo o a quell’altro malinteso. Semplicemente con un sorriso creerete un ambiente piacevole intorno a voi.

Godetevi i piccoli piaceri. Una tazza di caffè o una cioccolata mentre guardate piovere attraverso la finestra, osservare come dorme un neonato, giocare con i bambini o chiudere gli occhi e percepire l’odore e il suono del mare; esperienze come queste saranno per voi una fonte di piacere immediata che prolungherete nel tempo. Genereranno un “pozzo di felicità” dentro di voi. Io quando cammino per strada, se posso, guardo gli alberi, le piante… Mi emozionano.

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Fate piccole cose per gli altri senza aspettarvi nulla in cambio. Semplici gesti, come supportare campagne contro la fame, aiutare un vicino che ha una gatta da pelare o lasciare il posto ad una vecchietta sull’autobus generano effetti farfalla a corto, medio e lungo termine. In primis, è provato che l’altruismo arreca felicità alle persone; se unissimo le piccole azioni di ciascuno, provocheremmo un grande uragano. Immaginate se ogni persona portasse una confezione di riso per i più bisognosi durante la campagna natalizia contro la povertà: si accumulerebbero chili e chili di riso, tutto grazie ad un semplice gesto. Allo stesso modo, se tutti cedessimo il posto a sedere agli anziani, con il tempo contribuiremmo a creare una società migliore, più umana e felice.

Quando siete arrabbiati, fermatevi un minuto, respirate a fondo e pensate a quanto siete fortunati per tutto quello che avete. Un altro uragano: i livelli di ansia diminuiranno, portandovi fuori dalla spirale dell’ira e scongiurando sentimenti per niente sani. Azioni come queste prevengono emicranie, mal di stomaco, raffreddori, ecc. Le malattie sono altamente relazionate con le emozioni, proprio come dicevano i romani con il loro “Mens sana in corpore sano”.

Pensate all’oggi, non al domani. Se adesso potete approfittarne per fare una passeggiata con il vostro partner, fare un viaggetto o farvi due risate in spiaggia in compagnia di un amico e di un panino, fatelo! Anche così genererete un uragano di felicità tramite piccoli gesti. Se arriveranno momenti negativi, penserete a quanto avete riso e ve la siete spassata in passato, il che vi aiuterà a superare in modo migliore le difficoltà correnti.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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In ospedale con tatuaggio “non rianimare”: i medici rispettano la scelta

MEDICINA ONLINE New England Journal of Medicine DO NOT RESUSCITATE NON RESUSCITARE PICTURE HD PIC IMAGE PHOTO RIANIMAZIONE DEFIBRILLATORE.jpgUn uomo di 70 anni di Miami è arrivato in ospedale privo di sensi e i medici hanno trovato un tatuaggio subito sotto il suo collo con la scritta “do not resuscitate” (non rianimare). La vicenda è descritta sul New England Journal of Medicine, e si è conclusa con lo staff che ha rispettato le volontà dell’uomo dopo aver consultato un bioeticista. L’uomo aveva problemi cronici ai polmoni e al cuore, oltre al diabete. Arrivato al Jackson Memorial Hospital i medici hanno cercato di risvegliarlo senza successo, e il paziente non aveva alcun segno identificativo che potesse far risalire alla famiglia, per capire se la decisione espressa dal tatuaggio fosse meditata o frutto di un impulso.

“All’inizio abbiamo deciso di non onorare il tatuaggio – scrivono gli autori – invocando il principio di non prendere una decisione irreversibile senza certezze”. Il consulto con il bioeticista dell’università di Miami Kenneth Goodman ha però portato alla decisione opposta. “Gli esperti hanno suggerito che era più ragionevole pensare che il tatuaggio esprimesse una preferenza autentica”. Dopo il consulto i medici hanno trovato anche una dichiarazione scritta sul fine vita da parte del paziente, e hanno interrotto le procedure più invasive. “Le condizioni dell’uomo sono peggiorate durante la notte – conclude l’articolo – ed è morto”.

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Percentuale di sopravvivenza del neonato prematuro: peso e prognosi

MEDICINA ONLINE NEONATO NEWBORN FOOT PIEDI BIMBO BAMBINO NATO PRETERMINE GIORNATA MONDIALE PREMATURI 17 NOVEMBRE AMORE PAPA MAMMA FIGLI GENITORI PRENDITI CURALa possibilità di sopravvivenza del neonato pretermine (parto precedente alla 37ª settimana), dipende fortemente dalla data del parto: più precoce sarà il giorno della sua nascita e minori saranno le sue possibilità di sopravvivenza (e maggiore il rischio di complicanze neurologiche), che raggiungono praticamente lo 0% in caso di nascita alla 20ª settimana di gestazione. Tuttavia la salute del neonato, non dipende solamente dalla data del parto, ma anche da innumerevoli altri fattori, tra cui il peso alla nascita, l’Indice di Apgar ed eventuali problemi accorsi durante il parto.

Sopravvivenza del neonato prematuro

  • Se il parto avviene oltre la 26ª settimana, se il peso è adeguato e l’indice di Apgar è elevato (> 7) la sopravvivenza del neonato è superiore al 90% ed il bimbo tende a non avere complicanze neurologiche.
  • Se il parto avviene nella 26ª settimana, la sopravvivenza del neonato è del 50-80% ed bimbo presenterà complicanze neurologiche nel 10-25% dei casi. L’ampia variabilità è dovuta all’eventuale presenza di un peso non adeguato e di un Indice di Apgar basso (< 7).
  • Il parto tra la 24ª e la 32ª settimana comprende solo l’1% di tutti i parti prematuri, tuttavia include il 65% di tutti i casi di morte del neonato.
  • Il parto tra la 23ª e la 25ª settimana determina una sopravvivenza del neonato del 10-50% con il 20-30% dei bimbi che presenta complicanze neurologiche.
  • Il parto tra la 20ª e la 22ª settimana determina una sopravvivenza infrequente (<10%) – ma non impossibile – del neonato. In caso di sopravvivenza il bimbo presenterà probabilmente delle complicanze neurologiche.
  • Il parto che avviene prima della 20ª settimana è invece purtroppo incompatibile con la sopravvivenza del neonato.

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Peso alla nascita

Considerando il peso alla nascita in senso assoluto, si distinguono:

  • neonati con normale peso alla nascita: il cui peso alla nascita è > 2500 grammi (cioè maggiore ai 2,5 kg);
  • neonati con basso peso alla nascita (o LBW cioè Low Birth Weight): il cui peso alla nascita è compreso tra 1501 e 2500 grammi (cioè tra 1,5 kg e 2,5 kg);
  • neonati con peso molto basso alla nascita (o VLBW da Very Low Birth Weight): il cui peso alla nascita è < 1500 grammi (cioè minore di 1,5 kg);
  • neonati con peso estremamente basso alla nascita (o ELBW da Extremely Low Birth Weight) il cui peso alla nascita è < 1000 grammi (cioè minore di 1 kg).

Considerando invece il dato più importante, cioè il peso alla nascita in rapporto all’età gestazionale, si parla di:

  • neonati appropriati all’età gestazionale (o AGA da Appropriate for Gestational Age): il cui peso è appunto appropriato all’età gestazionale, cioè compreso tra il 10° e il 90° percentile;
  • neonati con peso inferiore rispetto all’età gestazionale (o SGA cioè Small for Gestational Age): il cui peso è basso per l’età e inferiore al 10° percentile;
  • neonati con peso elevato rispetto all’età gestazionale (o LGA  da Large for Gestational Age): il cui peso è maggiore al 90° percentile.

Conclusioni

In base ai precedenti nati, un bimbo prematuro ha maggiori probabilità di sopravvivenza e minor rischio di complicanze neurologiche, se:

  • il parto avviene dopo la 26ª settimana di gestazione;
  • il neonato ha un peso appropriato all’età gestazionale (tra il 10° e il 90° percentile);
  • il neonato ha un indice di Apgar uguale o > 7.

Un bimbo prematuro ha minori probabilità di sopravvivenza e maggior rischio di complicanze neurologiche, se:

  • il parto avviene almeno alla 26ª settimana;
  • il neonato ha un peso appropriato all’età gestazionale (tra il 10° e il 90° percentile) o lievemente inferiore;
  • il neonato ha un indice di Apgar tra 4 e 6.

Un bimbo prematuro ha basse probabilità di sopravvivenza ed elevatissimo rischio di complicanze neurologiche, se:

  • il parto avviene prima della 26ª settimana;
  • il neonato ha un peso inferiore rispetto all’età gestazionale (inferiore al 10° percentile);
  • il neonato ha un indice di Apgar uguale o < 3.

Questi dati sono ovviamente variabili in base ad ulteriori fattori come la salute generale del neonato, l’eventuale presenza di malformazioni (ad esempio cardiache) e la presenza di eventuali problemi accorsi durante il parto

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