In Italia il tasso di disoccupazione a novembre dell’anno scorso raggiungeva quota 13,4%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente. Si trattava del massimo storico, il valore più alto sia dall’inizio delle serie mensili, gennaio 2004, sia delle trimestrali, ovvero dal 1977 (37 anni fa). La disoccupazione è un grave problema di qualsiasi società al mondo, che si ritrova a produrre meno ricchezza e benessere. Ma i problemi legati alla mancanza cronica di lavoro sono anche altri.
Disoccupazione e cervello
Essere disoccupati per lunghi periodi modifica il nostro carattere, riducendo lentamente una serie di qualità – dalla disponibilità alla precisione, dalla meticolosità alla franchezza – che sono requisiti essenziali per trovare un nuovo impiego. E, come in un circolo vizioso, più passa il tempo senza lavorare, più diventa difficile dimostrarsi all’altezza di un colloquio. Lo rivela uno studio dell’università di Stirling in Gran Bretagna pubblicato su “Journal of Applied Psychology”. Il campione preso in esame conta 6,769 tedeschi (3,763 uomini e 3,063 uomini), di cui 210 senza lavoro. Le caratteristiche prese in considerazione sono cinque: meticolosità, nervosismo, disponibilità, estroversione, franchezza.
Donne e uomini reagiscono diversamente alla disoccupazione
Le caratteristiche positive della personalità aumentano nelle fasi successive alla perdita di un precedente lavoro, come se ci fosse una sorta di ottimismo che ci porta a pensare di poter trovare subito un nuovo lavoro, tuttavia questi lati positivi diminuiscono tra sei mesi ed un anno di distanza dall’inizio della disoccupazione. Gli uomini diventano “meno brillanti” dopo circa due anni di inattività, mentre alle donne “bastano” dodici mesi per perdersi d’animo e tendere al negativo. Precisione e puntualità iniziano, invece, a latitare tra gli uomini di pari passo a giornate vuote e inconcludenti, in modo abbastanza lineare. La ricerca quindi conferma un concetto relativamente ovvio: la mancanza di lavoro produce un deterioramento del singolo individuo e, quindi, dell’intera società, oltre ad essere direttamente ed indirettamente causa di patologie gravi come l’insonnia cronica e la depressione.
Disoccupazione crea danni più gravi di quanto si immaginasse
Dallo studio appare chiaro il legame tra disoccupazione e psiche delle persone, legame che si manifesta in danni molto più gravi di quanto si pensasse precedentemente. “Dai risultati emerge che la disoccupazione ha delle implicazioni psicologiche più ampie di quanto si potesse pensare in precedenza”, commenta Christopher J. Boyce, responsabile dello studio, “La politica svolge un ruolo chiave nella prevenzione dei cambiamenti di personalità nella società, con tassi di disoccupazione più bassi e offrendo maggiore sostegno per i disoccupati”.
Vi lascio con l’augurio che questo brutto periodo di crisi passi per tutti, per il bene della singola persona e dell’intera Italia.
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Lo staff di Medicina OnLine
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Ti senti tanto anticonformista quando fumi? Ti senti tanto “anarchico” quando fumi? Ti senti tanto “contro il Sistema” quando fumi? In realtà quando spendi i tuoi cinque euro per un pacchetto di sigarette, ricorda che la maggior parte di quei soldi va allo Stato. La maggior parte di quei soldi è – in pratica – una vera e propria tassa sulla tossicodipendenza e sulla debolezza umana. Vuoi davvero “fregare il Sistema”? Smetti di fumare! Io ce l’ho fatta: ce la puoi fare anche tu! Senza considerare che da quando ho smesso di fumare ho risparmiato quasi 5000 euro!
Pensi di essere povero e sfortunato?
Pare che 200 mila euro saranno dati a Nicole Minetti per andare all’isola dei “famosi”. Un vigile del fuoco, che ogni giorno rischia la propria vita per salvare quella degli altri, deve lavorare quasi 20 anni per guadagnare la stessa cifra. Si, lo so: è un discorso vagamente “populista”, e non vengono spesi certamente soldi pubblici, però mi viene lo stesso un gran fastidio…
Stando al 
Si è svolto a Roma il convegno di presentazione dei risultati dell’Indagine Istat sulle “Condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari – 2013“. L’evento, organizzato da Istat e Regione Piemonte in collaborazione con il Ministero della Salute, ha fornito l’immagine di come sta cambiando la salute degli italiani, dei comportamenti individuali per la tutela della salute e dell’utilizzo dell’assistenza sanitaria pubblica e privata. I risultati sono stati in chiaroscuro. La depressione è il problema di salute mentale più diffuso in Italia e il più sensibile all’impatto della crisi: riguarda 2,6 milioni di italiani (4,3%), con prevalenze doppie tra le donne rispetto agli uomini. E’ quanto emerge dall’indagine ‘Tutela della salute e accesso alle cure’ realizzata in collaborazione con la Regione Piemonte. Peggiora in generale lo stato di salute mentale dei connazionali rispetto al 2005: l’indice diminuisce in media di 1,6 punti, in particolare tra i giovani fino ai 34 anni (-2,7 punti), soprattutto maschi, e tra gli adulti di 45-54 anni (-2,6).