Azotemia alta e reni: cibi da evitare per abbassarla

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma AZOTEMIA UREA ALTA I CIBI DA EVITARE  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgL’azotemia è un parametro che indica la quantità di azoto non proteico nel sangue ed è di tutta evidenza che se si hanno valori di azotemia oltre i limiti consigliati, vi è qualcosa che non va. Solitamente si tratta di un problema  alimentare, ma potrebbe anche trattarsi di una ridotta funzione renale o del fatto che si beve molto meno di quanto si dovrebbe nell’arco della giornata. Ad ogni modo, per comprendere meglio il problema, è necessario innanzi tutto capire in che modo e perché l’azoto non proteico va a finire nel sangue.
Il principale prodotto delle proteine, che vengono trattate a livello epatico,  è l’urea e in essa è presente anche l’azoto, o meglio le scorie azotate, prodotte dal catabolismo epatico. L’urea, come è noto, viene eliminata dal sangue attraverso il filtraggio dello stesso da parte dei reni, ma in questa operazione, una parte delle scorie azotate non vengono eliminate del tutto e il conseguente loro accumulo nel sangue determina il livello di azotemia. Di norma questo accade in presenza di una ridotta funzionalità renale, ma potrebbe essere anche l’effetto di una dieta iperproteica, che produce quindi un alto numero di scorie azotate.
Altra causa di una azotemia oltre la norma potrebbe essere anche una ridotta assunzione di acqua durante la giornata e di norma basta bere un po’ di più per normalizzare il livello di azotemia.
In un soggetto sano  che adotta una dieta equilibrata l’azotemia è compresa tra i valori di 22-46 mg/dl. Alcuni laboratori utilizzano un diverso metodo di valutazione dell’azotemia e in quel caso i valori sono compresi nel range che va da 10,3 a 21,4 mg/dl.

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Livelli alti di azotemia non sono necessariamente indice di ridotta funzionalità renale, in quanto ci si potrebbe trovare alla presenza di una dieta alimentare particolarmente sbilanciata in favore degli alimenti ricchi di proteine, ed è quanto accade in tutte quelle diete iperproteiche che  stanno vivendo un periodo di grande popolarità. Questo è uno di motivi per cui è  necessario sempre valutare bene se è il caso di adottare certe diete sbilanciate che, in sostanza, nel lungo periodo non si sa che problemi potrebbero arrecare all’organismo.
Se invece l’azotemia alta è dovuta ad una semplice abitudine alimentare errata, quindi non sostenuta da una dieta  particolarmente rigida, basta evitare o ridurre alcuni alimenti, bere di più, e la situazione si normalizzerà.
Ma cosa bisogna evitare di mettere in tavola, o quanto meno ridurre, per evitare di incorrere in una situazione del genere.

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Innanzi  tutto bisogna distinguere le proteine in base alla loro qualità, e in questo ci vengono in aiuto tre parametri e, per la precisione il CUD, coefficiente di utilizzazione digestiva,  parametro che sarà alto in caso di proteine di origini animali e basso per quelle vegetaliPER, coefficiente di efficacia proteica, che indica l’accrescimento di peso corporeo per ogni grammo di proteina che viene assunto con l’alimentazione;  NPU, utilizzazione proteica netta,  che esprime la digeribilità delle proteine.
L’apporto consigliato di proteine nell’alimentazione è in stretta relazione all’età, per cui  nel neonato, che ovviamente deve crescere, il valore corretto è di 2 g/kg/die;  nei bambini di 5 e più anni il valore corretto è di 1.5 g/kg/die; negli adolescenti e negli adulti questo valore continua a ridursi e quindi è di 1-1.2 g/kg/die.

E’ ormai dimostrato che un eccessivo apporto di proteine animali, in particolare in associazione a grassi saturi, è uno dei fattori di rischio di cancro al colon, per cui, tornando alle diete di cui si parlava precedentemente, è una valutazioneda fare con molta attenzione.
Gli alimenti quindi da evitare o da assumere con moderazione, in caso di azotemia alta, sono prosciutto crudo, salame, bresaola, grana,  carne rossa, merluzzo o nasello, tonno fresco, petto di pollo, pinoli, soia secca. Quest’ultimo è l’alimento che in assoluto detiene il maggior contenuto di proteine.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Emocromo completo con formula leucocitaria: valori, interpretazione e significato

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma EMOCROMO COMPLETO FORMULA LEUCOCITARIA Riabilitazione Nutrizionista Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Linfodrenaggio Pene VaginaL’emocromo, anche chiamato esame emocromocitometrico, è un esame del sangue che può fornire al medico indicazioni importanti relativamente agli elementi presenti nel sangue: globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.

Perché si esegue l’emocromo?
L’esame, consigliato dal medico di routine, permette di diagnosticare alcune malattie del sangue come l’anemia, la carenza di piastrine o altre forme più preoccupanti come la leucemia.

Come si svolge l’esame emocromocitometrico?
L’esame si svolge eseguendo un semplice prelievo di sangue venoso che viene analizzato dal personale del laboratorio cui ci si è rivolti.

Come ci si prepara all’esame?
Si tratta di una indagine che può essere eseguita sia a digiuno, sia dopo aver mangiato. Il cibo, infatti, a differenza di altre analisi di laboratorio come, ad esempio, quella dei trigliceridi, non influisce sull’esito dell’esame perché si analizza solo la parte chia­mata “corpuscolata” del sangue (globuli e piastrine) e non quella liquida (il plasma), su cui, invece, il cibo può influire.

Come leggere i risultati
Grazie alle strumentazioni automatiche a disposizione dei moderni labo­ratori, con un solo prelievo di sangue è oggi possibile “leggere” l’emocromo completo con formula,che è composto dai seguenti parametri:

  1. Numero dei globuli rossi (o eritrociti)
  2. Concentrazione dell’emoglobina
  3. Numero dei globuli bianchi (o leucociti) con formula leucocitaria
  4. Numero delle piastrine
  5. Valore dell’ematocrito.

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VALORI NORMALI

GLOBULI BIANCHI
ETÀ’   ….. 1000/mm
Meno di 5 anni …… 4,9-14.7
Oltre 5 anni …… 4,1-12.1

GLOBULI ROSSI
ETÀ’   …… milioni/mm
F meno 5 anni…… 4,00-5,92
F 6-15 anni…… 4,14-5,68
F oltre 16 anni…… 3,75-5,63
M …… 4,00-6,25

EMOGLOBINA
ETÀ…… g/dl
F meno 5 anni…… 14,9
F oltre 5 anni…… 11,8-16,9
M meno 5 anni …… 10,0-15,3
M 6-15 anni…… 11,7-16,6
M 16-65 anni…… 13,3-17,9
M oltre 65 anni …… 12,2-17,9

EMATOCRITO
ETÀ  ….. %
F meno 5 anni….. 30,6-43,0
F oltre 5 anni….. 28,9-48,2
M meno 5 anni ….. 29,7-44,9
M 6-15 anni ….. 33,9-48,5
M 16-65 anni….. 35,4-52,1
M oltre 65 anni ….. 26,7-51,4

CONCENTRAZIONE MEDIA EMOGLOBINA       g/dl   . . . .31,9-36,9

FORMULA LEUCOCITARIA     
ETÀ’         %
GRANULOCITI NEUTROFILI      meno 5 anni . . . .25,5-69,1
6-15 anni…………….. 33,0-69,0
16-65 anni…………….. 41,3-76,4
oltre 65 anni 40,0-7,3
GRANULOCITI EOSINOFILI      meno 15 anni . . .0-12,5
Oltre 15 anni   . . .0-7
GRANULOCITI BASOFILI            0-2,4
LINFOCITI      meno 5 anni      .21,9-66
6-15 anni   22,0-58,8
16-65 anni   18,4-49,3
oltre 65 anni 15,0-49,4
MONOCITI            2,0-9,0

Interpretare i risultati dell’ematocrito
Numero dei globuli rossi: i globuli rossi, o eritrociti, sono elementi del san­gue chiamati anche emazie per la loro colorazione rosso-arancione dovuta alla presenza di emoglobina (ricca di ferro).

  • Se il valore dei globuli rossi è più basso rispetto al valore normale e anche l’emoglobina è ridotta si può sospettare la presenza di anemia.
  • Se il valore dei globuli rossi è elevato rispetto alla norma può essere letto come segnale di eventuali complicanze relative al sangue, come per esempio il rischio di incorrere in trombosi.

Concentrazione di emoglobina: l’emoglobina è il pigmento posto all’interno dei globuli rossi che possiede il ferro.

  • Se l’emoglobina è bassa potrebbe significare che la persona è anemica.
  • Se l’emoglobina ha un valore elevato, evento molto raro, potrebbe esse­re legato ad una perdita di liquidi o ad una insufficienza respiratoria o a poliglobulia (cioè un eccessivo aumento di globuli rossi nel sangue).

Globuli bianchi o leucociti: si trata di cellule del sangue che possono essere di diverse tipologie (granulociti neutrofili – granulociti eosinofili – linfoci­ti – monociti). Con la formula leucocitaria vengono contati i globuli bianchi suddivisi per singola famiglia.
Le famiglie dei globuli bianchi sono:

  1. Granulociti neutrofili, che hanno il compito di difendere il nostro organi­
    smo dagli agenti infettivi, distruggendoli.
    Se il loro valore aumenta in modo discreto, significa che nell’organismo potrebbe essere in corso un’infezione dovuta a batteri. Se, invece, il loro valore aumenta in modo consistente potrebbe trattarsi di una malattia più preoccupante (la leucemia). Se, al contrario, il loro valore è modera­tamente basso non è allarmante e generalmente è associato alla crescita negli adolescenti o dovuto a iper-allenamento.
  2. Granulociti eosinofili, che difendono il nostro organismo da attacchi esterni di qualsiasi genere. Si nota un loro valore elevato solo in due casi, le allergie e le infestazioni dovute ai parassiti (per esempio, la tenia). Se, invece, il loro valore è più basso del normale non è significa­tivo nel senso che la persona sta bene.
  3. Granulociti basofili, la funzione di questi granulociti è espletata nella genesi delle reazioni allergiche e di tutti i fenomeni di ipersensibilità, con meccanismi molto simili a quelli dei mastociti, come del resto si evince dalla composizione dei granuli e dalla presenza del recettore per le IgE.Generalmente, i valori di Basofili si discostano dal normale a seguito delle infezioni, ma con una differenza fra infezioni croniche e acute. Di solito le infezioni acute causano basofili bassi perché porta a una distruzione dei globuli bianchi e dei basofili che sono impegnati nella risposta immunitaria: in pratica l’organismo viene colto alla sprovvista e mette in gioco tutte le difese senza riuscire a ripristinarle immediatamente. In caso di infezioni croniche, al contrario, abbiamo i basofili alti poiché l’organismo vive in un costante stato di allerta, con le difese tutte alte per combattere una situazione nota e non improvvisa.
  4. Linfociti, cellule protagoniste del nostro sistema immunitario, che agi­scono in difesa dell’organismo e si attivano nel momento in cui vi si introduce un agente esterno. Se il loro valore aumenta in modo discre­to, significa che l’organismo sta reagendo ad una infezione di tipo virale (per esempio, la mononucleosi). Se l’aumento è notevole, potrebbe trattarsi di una malattia più preoccupante come la leucemia. Se, invece, il loro valore è basso potrebbe trattarsi di una carenza di linfociti con­genita oppure di un segnale positivo che non si è in presenza di infe­zioni.
  5. Monociti o Macrofagi, cellule definite “gli spazzini” del sangue, cioè che ripuliscono il sangue da agenti esterni. Il loro valore si innalza in presenza di infe­zioni, perché aiutano gli altri globuli bianchi nella battaglia conto gli agenti infettivi. Se il loro valore è basso non significa essere in presenza di una malattia, ma, può essere legato ad un fattore congenito.

Piastrine: hanno il compito di fermare l’emorragia (la fuoriuscita di sangue) e supportare il processo di coagulazione del sangue. Se il loro valore aumenta, cosiddetta piastrinosi, significa che l’indivi­duo sta correndo il rischio di andare incontro ad una trombosi, per cui è consigliabile rendere maggiormente fluido il sangue con farmaci anti­coagulanti.
Se il valore diminuisce, cosiddetta piastrinopenia, potrebbe trattarsi di una malattia congenita o di origine tossica (da farmaci) e vi è il rischio di emorragie spontanee.
Ematocrito, rappresenta la porzione (espressa in percentuale) di sangue occupata dai globuli rossi, cioè corpuscolata, rispetto al sangue totale. Si trat­ta di un valore tecnico, utile al medico per valutare più accuratamente e glo­balmente l’esame emocromocitometrico. E’ un indice di conferma di anemia perchè mentre i globuli rossi possono avere un numero normale pur in pre­senza di tale malattia, l’ematocrito, in caso di anemia, è sempre ridotto. Se, al contrario, l’ematocrito dovesse risultare elevato, potrebbe trattarsi di poli-globulia, cioè di una presenza eccessiva di globuli rossi nel sangue, che deve essere meglio indagata.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Vuoi conoscere la data della tua morte?

MEDICINA ONLINE UOMO TRISTE DOLORE MAL DI TESTA PENSIERI DEPRESSIONE STANCHEZZA STANCO BRUTTOIo, sinceramente, no; la vita perderebbe il suo lato più terrorizzante ma che è anche il lato più bello: l’imprevedibilità! E voi che ne pensate? Viene chiamato il “test della morte“, ed è un esame del sangue che permetterebbe di predire le possibilità che una persona, anche apparentemente non malata, possa morire per qualche problema di salute entro i prossimi cinque anni. A metterlo a punto è stato un gruppo di scienziati estoni e finlandesi: intervistati dal quotidiano inglese Telegraph, hanno dichiarato che si tratta di una scoperta eccezionale perché un semplice esame del sangue può prevedere future possibilità di morte.

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I BIOMAKER ESAMINATI

Lo studio, pubblicato dalla rivista Plos Medica, si è concentrato su quattro biomarker, molecole biologiche che si possono trovare nel sangue o nei liquidi corporei e che possono essere spie della presenza di qualche processo anomalo. Se presenti in contemporanea e in elevate quantità nel corpo umano, indicano un certo livello di fragilità: sono l’albumina, l’alfa 1 glicoproteina acida, il citrato e le lipoproteine, particelle legate a disfunzioni di fegato e reni, nonché a infiammazioni, infezioni, metabolismo e salute vascolare.

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I RISULTATI DEI TEST

Degli oltre 17 mila soggetti studiati in cinque anni per un totale di oltre 100 biomarkers analizzati, 684 persone sono morte per le più svariate malattie: tutti coloro che hanno perso la vita però avevano in corpo le stesse quattro molecole biologiche in simili livelli. Un partecipante su cinque è deceduto nel primo anno di ricerca ed era tra coloro che presentavano il più alto punteggio di albumina, alfa 1 glicoproteina acida, citrato e lipoproteine.

AMPIA PLATEA DI SPERIMENTAZIONE

I primi ricercatori ad arrivare a individuare i quattro biomarkers sono stati gli estoni testando 9.842 soggetti, ma i risultati sono stati ritenuti così sorprendenti che gli scienziati hanno chiesto aiuto ai colleghi finlandesi per ulteriori test su 7.503 persone. Essendo associati a condizioni specifiche, non è stato ancora scoperto un biomarker in grado di predire con esattezza il rischio di malattia o di morte, ma lo studio finlandese ha verificato che le combinazioni delle quattro molecole analizzate dagli estoni erano corrette, arrivando a risultati identici. I ricercatori hanno dichiarato che in futuro questo particolare esame del sangue potrà individuare ogni rischio di salute individuale, anche se i soggetti studiati hanno sofferto di così tante malattie diverse che non è ancora stato possibile stabilire l’effettivo collegamento che c’è tra i quattro biomarkers. Tranne, appunto, la morte.

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Impariamo a leggere l’etichetta dell’acqua minerale

Dott Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Plastica Cavitazione Endocrinolog Dietologo Nutrizionista Roma Cellulite Sessuologia Ecografie DermatologiaPsicologia Dimagrire Etichetta AcquaOrientarsi nella scelta delle numerose acque minerali presenti in commercio non è certo una passeggiata, non solo per la questione estetica o per la propensione o meno verso le bollicine, ma perché il consumo di un’acqua minerale piuttosto che un’altra può contribuire a mantenere la salute nelle varie fasi del ciclo di vita. A tal proposito, le etichette poste sui contenitori rappresentano un valido aiuto nella scelta dell’acqua minerale più idonea alle proprie esigenze. L’etichetta identifica infatti, in modo univoco, tutti gli elementi e le caratteristiche di un’acqua minerale. Non è sempre facile, però, interpretare correttamente le informazioni fornite da questa sorta di “mini banca dati”.

Continua la lettura su https://www.my-personaltrainer.it/ETICHETTA-ACQUA-MINERALE.htm

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Mineralogramma: analisi spettrofotometrica dei minerali nei capelli

MEDICINA ONLINE DONNA CAPELLI BELLEZZAIl mineralogramma – cioè l’analisi spettrofotometrica dei minerali contenuti in un campione di capelli – viene usato sempre più spesso in campo medico e nutrizionale, a integrazione degli esami di routine, come possibile indicatore di eccessi o di carenze minerali ma anche come conferma (o segnale) di alcune patologie, soprattutto nelle fasi vitali più delicate.

Cosa si può valutare con il mineralogramma?
La valutazione con il mineralogramma è particolarmente opportuna in queste circostanze:
– Gravidanza (valutazione dell’esposizione ai metalli pesanti e ai loro antagonisti come calcio, ferro e selenio)
– Allattamento (carenze nutrizionali) e prima infanzia
– Menopausa
– Astenia
– Patologie immunitarie (malattie autoimmuni, deficit, ipersensibilità, ecc.)
– Osteoporosi
– Alterazioni endocrine e dismetaboliche
– Alterazioni delle funzioni sessuali (infertilità)
– Alterazioni della nutrizione (disbiosi croniche, malattie intestinali, bulimia, patologie tumorali)
– Sovrappeso e ritenzione
– Medicina di prevenzione

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Come si effettua l’esame?
Questa analisi si compie prelevando 3 cm di capelli dal retro della nuca, nella zona della base del cranio, nella misura di circa 0,5 grammi. Il campione deve essere ottenuto in piccole quantità da zone differenti della regione occipitale, tagliando i capelli il più vicino possibile allo scalpo. La lunghezza non deve superare i 3 cm. I capelli vengono lavati con una soluzione neutra per eliminarne le sostanze esterne, e quindi sciolti in una soluzione acida al fine di poter essere analizzati da uno spettrofotometro ad assorbimento atomico capace di valutare la quantità di minerali contenuti nei capelli.

Perché proprio i capelli?
I capelli costituiscono un materiale bioptico che può essere ottenuto senza dolore ed hanno un notevole valore medico interpretativo che consente la comprensione circa la funzionalità della cellula e del suo metabolismo, la via di degradazione dei glucidi, la fosforilazione, il ciclo degli acidi tricarbossilici (ciclo di Krebs), tutti eventi biochimici che divengono osservabili e correggibili con l’appropriato intervento terapeutico dietologico che permette di riordinare gli alterati e sottili equilibri omeostatici corporei.

Differenze con i fluidi corporei
I dati del mineralogramma sono clinicamente importanti perché i capelli concentrano i minerali circolanti, e quindi – a differenza dei fluidi corporei, molto più soggetti a fluttuazioni – permettono di identificare e misurare anche elementi a bassissime concentrazioni (minerali tossici, minerali traccia).

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Anemia da carenza di ferro: cause, sintomi e cure

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO PRELIEVO SANGUE LABORATORIO ANALISI DEL SANGUE ANEMIAPer anemia da carenza di ferro (anche detta anemia ferrocarenziale o sideropenica) si intende una diminuzione dell’emoglobina nel sangue circolante causato da una carenza di ferro.
L’anemia da carenza di ferro non è mai una malattia a sé stante. Una volta diagnosticata serve non solo curarla, ma soprattutto ricercarne la causa: non raramente, in alcune categorie di soggetti, può essere causata da malattie gravi, come un tumore intestinale.
Il deficit di ferro costituisce la carenza nutrizionale più frequente, essendo diffuso in soggetti di ogni età, sesso e classe socioeconomica. Non conosce confini geografici e rappresenta un problema di salute pubblica in molte nazioni, non solo in quelle in via di sviluppo. Anche negli USA, per esempio, nell’ultimo decennio sono state intraprese delle campagne congiunte fra enti governativi e numerose società mediche scientifiche con l’obiettivo di ridurre, entro il 2000, l’incidenza della carenza di ferro a meno del 3% nelle donne gravide e nei bambini in età compresa fra 1 e 4 anni.

Carenza di ferro non è sinonimo di anemia sideropenica

Questa compare inevitabilmente quando la quantità del minerale assorbita attraverso l’intestino non riesce a coprire per un periodo prolungato il fabbisogno dell’organismo. Si stabilisce così un bilancio negativo fra entrate ed uscite del minerale nel corpo che è nella maggioranza dei casi la conseguenza di una perdita cronica di sangue. Questa può essere (para)-fisiologica come avviene nelle donne in età fertile (mestruazioni, plurigravidanze) oppure patologica

Bisogna sempre ricordare che l’anemia sideropenica, come tutte le anemie, non è di per sé una malattia, ma è un indizio che induce a ricercare l’eventuale presenza di patologie gravi e potenzialmente minacciose per la vita del paziente, per esempio neoplasie del tratto gastrointestinale. Il contenuto corporeo di ferro è circa 4 grammi per l’uomo e 2,5 g nelle donne, il che equivale a circa 50 mg/Kg per un uomo di 75 kg e 42 mg/Kg per un donna di 60 kg.

In condizioni normali circa un terzo del ferro corporeo totale è depositato nei tessuti, i restanti due terzi essendo a disposizione per i bisogni (ferro funzionale.La sua quantità totale è accuratamente è regolata da complessi meccanismi che impediscono l’accumulo del minerale in quantità eccessive e potenzialmente letali per le cellule di fegato, pancreas, cuore ed altri organi vitali.

I due terzi del ferro funzionale sono contenuti nei globuli rossi, il resto si trova nella mioglobina (che serve a trattenere l’ossigeno nei muscoli) e negli enzimi respiratori intracellulari. Il ferro è depositato essenzialmente sotto forma di ferritina, in minor quantità come emosiderina. Il ferro è trasportato nel sangue dalla transferrina.

L’assorbimento intestinale del ferro dipende da numerosi fattori, soprattutto la produzione acida dello stomaco e l’integrità del duodeno, luogo di massimo assorbimento del minerale.

Il maggiore utilizzo del ferro avviene naturalmente nel midollo: circa il 95% del ferro utilizzato per la produzione eritrocitaria quotidiana proviene dal riciclaggio del ferro contenuto negli eritrociti senescenti distrutti nella milza e solo il 5% dalla dieta.

Esistono delle condizioni che favoriscono l’insorgenza della carenza di ferro con uno o più dei seguenti tre meccanismi:

  • Aumentato fabbisogno (gravidanza, puerperio, infanzia)
  • Diminuito assorbimento intestinale (carenza dietetica, malattie intestinali che compromettono l’assorbimento del ferro, soprattutto la celiachia). L’anemia sideropenica di questo tipo non è solo appannaggio delle popolazioni più povere, ma si riscontra anche in soggetti appartenenti alle classi economiche più agiate che, per motivi religiosi o culturali (per esempio vegetariani) non assumono cibi contenenti quantità adeguate di ferro e/o non fanno uso di supplementi del minerale. Nei paesi sviluppati si può calcolare che una dieta congrua contenga circa 6 mg di ferro ogni 1000 calorie.
  • Aumentata perdita di sangue (mestruazioni, gastrite, tumori benigni e maligni intestinali ecc.)

Le maggiori perdite fisiologiche di ferro sono da ascrivere all’esfoliazione delle cellule epiteliali gastrointestinali. La quantità persa con le feci ammonta a circa mezzo grammo al giorno. Quantità inferiori sono perse con altri liquidi biologici (sudore, urine, bile) o con la desquamazione di cellule epiteliali appartenenti ad altri organi. Un uomo adulto e la donna non più fertile perdono circa 1 mg di ferro al giorno; nella donna fertile tale quantità raddoppia, come già abbiamo detto, a causa delle mestruazioni , con le quali si perdono da 20 a 40 mg di ferro al mese, tenendo conto che ogni ml di sangue contiene circa 0,5 mg di fe e che il flusso mestruale medio oscilla fra 35 e 80 ml.

Come si manifesta l’anemia da carenza di ferro?

I disturbi dell’anemia sono molto variabili in quanto, come è facilmente immaginabile, dipendono soprattutto dalle eventuali malattie concomitanti. Di solito è una condizione cronica che si manifesta con sintomi non specifici: astenia e facile stancabilità, palpitazioni, mancanza di respiro, pallore cutaneo, comparsa di piccole ulcerette agli angoli della bocca, bruciori alla lingua.

Come si diagnostica l’anemia sideropenica?

La diagnosi di anemia sideropenica si fa con l’emocromo che dimostra la presenza di un’anemia microcitica (con globuli rossi piccoli) con diminuzione della sideremia e della ferritina mentre la transferrina è normale o aumentata. Una volta accertata l’anemia da carenza di ferro è necessario eseguire tutta una batteria di esami ed accertamenti radiologici e strumentali per escludere malattie intestinali per esempio gastroscopia e/o colonscopia, ricerca del sangue occulto nelle feci, anticorpi anti transglutaminasi per escludere la celiachia ecc.

Riferite sempre al vostro medico l’assunzione, anche saltuaria di aspirina o di altri farmaci antidolorifici (cosiddetti FANS) in quanto sono la principale causa di sanguinamento gastrico. Nelle donne in età fertile potrà essere valutata l’indicazione per una visita ginecologica in caso di irregolarità mestruali. Tante persone si dimenticano di riferire questo particolare, in quanto oramai considerano l’assunzione di certi farmaci come una quotidiana abitudine…

La terapia dell’anemia sideropenica

La terapia dell’anemia da carenza di ferro prevede la somministrazione a lungo termine di preparati a base di ferro ber via orale. Solo se il ferro non è tollerato per bocca (provoca frequentemente disturbi gastrointestinali; diarrea, meteorismo, stitichezza) si potrà valutare se effettuare la terapia per via endovenosa. Ribadiamo che è essenziale soprattutto nei maschi di qualunque età e nelle donne dopo la menopausa escludere sanguinamenti intestinali come causa della carenza marziale.

FONTE http://web.tiscali.it/ematologia/varie/sideropenica.html

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