Differenza tra infertilità e sterilità

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Specialista in Medicina Estetica QUANTO DURARE RAPPORTO SESSUALE EIACULAZIONE PRECOCE Roma Cavitazione Pressoterapia Grasso Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Pancia Sessuologia Sesso Pene BotulinoSterilità e fertilità sono due termini usati spesso come sinonimi, ma in verità hanno significati estremamente diversi.

La sterilità (in inglese “infertility”) si verifica quando in una coppia uno o entrambi i partner sono affetti da una condizione fisica permanente che NON rende possibile il concepimento. Questo si verifica a causa di varie patologie, come nel caso di azoospermia, di menopausa precoce o di assenza di utero congenita.

Nel caso invece di infertilità (in inglese “infertility”) una coppia, per cause relative ad uno o entrambi i partner, non riesce ad ottenere una gravidanza dopo un anno di rapporti costanti e senza protezione (profilattico o altri metodi anticoncezionali). Il termine infertilità, quindi, al contrario di sterilità, non si riferisce ad una condizione assoluta, bensì ad una situazione generalmente temporanea e risolvibile, legata ad uno o più fattori interferenti.

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Cerco la gravidanza: quanto tempo è necessario per rimanere incinta?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma A CAPIRE SONO INCINTA SINTOMI GRAVIDANZA Riabilitazione Nutrizionista Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Linfodrenaggio Pene Vagina AnoSi potrebbe paragonare il concepimento di un figlio a una vera e propria vincita alla lotteria: per vincere bisogna giocare, ma quando si gioca non si è mai sicuri di vincere! Quanto tempo mediamente è necessario per restare incinta? Se hai dei rapporti sessuali regolari, frequenti e nei periodi più fecondi (per le donne con un ciclo regolare i rapporti dovrebbero essere concentrati tra circa il decimo ed il quindicesimo giorno dopo il ciclo mestruale), calcola in media 8 mesi di attesa, prima di poter rimanere incinta. Se fai l’amore nei periodi più fecondi, senza utilizzare contraccettivi, hai 1 possibilità su 5 di restare incinta, cioè il 20% di probabilità. Ovviamente questi dati sono estremamente variabili, alcune rimangono incinte al primo tentativo mentre altre dopo anni di prove. La probabilità di gravidanza senza eccessive attese aumenta statisticamente al diminuire della vostra età: più siete giovani e più velocemente potete rimanere incinte.

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Fare un controllo

Se sai per certo che tu e il tuo partner avrete problemi nel concepire un figlio, (se per esempio un componente della tua o della sua famiglia ha avuto dei problemi di infertilità), è meglio fare subito un controllo, invece di aspettare inutilmente. Lo stesso vale per coloro che hanno più di 38 anni: fate un controllo se avete qualche dubbio. L’incapacità di ottenere una gravidanza dopo almeno un anno di rapporti liberi, permette di fare diagnosi di infertilità.

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Ansia da matrimonio in uomo e donna: sintomi, è normale, cosa fare?

MEDICINA ONLINE ANSIA DA MATRIMONIO MATRIMONIALE UOMO DONNA SINTOMI E NORMALE UN ANNO PRIMA SPOSI MARITO MOGLIE PAURA SPOSARSI CHE FARE.jpgL’ansia prematrimoniale – che si verifichi un anno prima o una settimana prima del matrimonio – è un sintomo molto comune nei futuri sposi, perché nasce dalla paura del cambiamento, dal timore di sbagliare, dalle incertezze del futuro, dalle aspettative, dalle ambizioni e dipende anche dal tipo di rapporto che si ha col partner. A tutto questo si aggiunge la tensione dei preparativi, le pressioni parenti, il peso delle eventuali critiche e tutta una serie di numerose incombenze che ci si trova ad affrontare, in pochissimo tempo, affinché tutto risulti perfetto.
Il DISAGIO è segno che qualcosa sta mutando e genera naturalmente qualche perplessità. Il domani diventa un’ incognita imprevedibile, con nuove gioie, ma anche nuove responsabilità, nuovi equilibri, nuove abitudini. Una cosa è certa: niente sarà mai più come prima! Un certo grado di ansia è quindi giustificata.
Dubbi tipici che frequentemente si manifestano durante il periodo prematrimoniale: 
  • “sto facendo la cosa migliore?”
  • “E’ la persona giusta?”
  • “Amo il partner?”
  • “Andremo d’accordo?”
  • “E se mi pentissi ?”
  • “Cosa faranno i miei genitori senza di me?”
SPOSARSI SIGNIFICA:
aderire spontaneamente ad un nuovo progetto di vita, fondato sulle basi dell’amore vero e reciproco di due innamorati. Affinché ciò accada bisogna essere disposti in prima persona ad affrontare il cambiamento che, se avviene con una certa consapevolezza, diventa una magnifica occasione di crescita personale, che contribuisce alla piena realizzazione di sé. Imparare a conoscersi è un passo importante per guardare al futuro in maniera più serena e sicuramente più consapevole.L’ansia prematrimoniale, come già accennato in precedenza, può essere una manifestazione del tutto fisiologica e legata all’importanza del passo che si sta per compiere. Tuttavia, è necessario imparare ad “ascoltare” i propri sintomi , per comprendere i sottili messaggi che la nostra psiche ci sta mandando, soprattutto nel momento in cui l’angoscia diventa insopportabilmente invivibile, al punto da minare fortemente la serenità della nuova coppia che si sta per formare.
Una SOFFERENZA particolarmente marcata può nascondere problematiche di vario tipo, tra cui:
  • Insicurezza personale, incertezza e sfiducia
  • Disagi di coppia
  • Matrimonio indotto da parenti
  • Bisogno di dare priorità ad altri progetti prima di sposarsi
  • Disturbi d’ansia
  • Incidenza del passato
  • Storia familiare difficile
  • Dubbi sui propri sentimenti o sui sentimenti del partner
  • Legame troppo fusionale con i propri genitori
Eccovi 7 trucchi che potranno certamente aiutarvi per superare l’ansia da matrimonio:

1. Pensate positivo

Imparate a cancellare pensieri nefasti come “Sarà un disastro”, “Andrà tutto malissimo”, “Non sono pronta per tutto questo”, che non faranno altro che aumentare l’ansia e farvi sentire ancora peggio. Non appena inizieranno a comparire nella vostra mente, fermateli pronunciando STOP ad alta voce: sarà più efficace. Una volta che li avrete controllati, cercate di mutarli in positivo in frasi come “Andrà tutto bene”, “Questa cosa può essere risolta”, “Questo è ciò che voglio e lo otterrò”.

2. Analizzate le vostre paure

Se non riuscite a calmare l’ansia da paura e preoccupazione, provate ad analizzarle razionalmente. Appuntatele tutte sulla carta e poi meditate su ciascuna di esse, attribuendo loro il grado di possibilità che accadano veramente con un punteggio da 0 a 100. Vedrete che la maggior parte delle paure avranno una probabilità di verificarsi molto bassa!

3. Staccate

Sappiamo che si è molto prese dai preparativi e non ci si può fermare un secondo, in prossimità del grande giorno, ma se non cercate di staccare un po’, il livello di ansia continuerà ad aumentare, togliendovi concentrazione e facendovi sentire solo molto stanche. Pianificate più volte, nell’arco di una settimana, di fare qualcosa che non abbia nulla a che fare con il matrimonio, come una passeggiata, un giro in bicicletta, un allenamento in palestra, una visita alla SPA, un’uscita con gli amici…

4. Chiedete una mano!

È  normale voler gestire ogni aspetto e ogni dettaglio di modo che vada tutto bene, ma ci sono momenti in cui bisogna prendere in considerazione che non siete superdonne con poteri illimitati. Chiedete aiuto al vostro partner, alla vostra famiglia, agli amici e delegate alcuni compiti: risparmierete un po’ di stress e fatica. In ogni caso, non avete mai pensato alla possibilità di farvi aiutare da un Wedding Planner per organizzare le vostre nozze?

5. Prendetevi cura di voi stesse

Per quanto siate occupate, non scordate mai che la persona più importante della vostra vita siete voi e che meritate amore e appoggio. Non stancatevi di notare i vostri pregi, di indirizzarvi messaggi positivi. Ritagliatevi un po’ di tempo per fare ciò che vi piace e vi fa stare bene, ve lo meritate.

6. Condividete le vostre preoccupazioni 

Non cercate di caricarvi il peso di tutto questo da sole, per apparire forti e non dare preoccupazioni a nessuno: siamo esseri umani e abbiamo bisogno dell’aiuto degli altri! Confidatevi con un familiare o un amico, vi aiuterà molto a condividere e a smaltire le ansie. Ricordate che il migliore confidente è idealmente il vostro partner. Se l’avete scelto come compagno di vita un motivo ci sarà! Abbiate fiducia in lui e confidategli le vostre preoccupazioni.

7. Create dei momenti di coppia

Avete mai pensato che il vostro partner potrebbe essere sopraffatto dalle vostre stesse paure, esattamente come voi? E che probabilmente da mesi non fate altro che parlare delle nozze? Cercate momenti vostri per rilassarvi e stare bene insieme. Programmate un weekend romantico, una cena nel vostro ristorante preferito, un giro insieme, una bella chiacchierata… E in quei momenti ricordatevi di non parlare assolutamente del vostro matrimonio!

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Cocaina in gravidanza: effetti sul feto e sul bambino

Fumi durante la gravidanza Spegni subito quella sigarezza se vuoi davvero bene al tuo bambinoNegli ultimi anni si è riscontrato un significativo aumento del consumo di cocaina da parte di donne in gravidanza. Sono quindi aumentati l’interesse e gli studi relativi alle alterazioni prodotte da questa sostanza durante la gestazione. La cocaina può superare la barriera placentare accumulandosi nei tessuti fetali ed esercita un’azione vasocostrittrice a livello dell’arteria ombelicale, riducendo il flusso ematico e causando ipossia fetale.

Effetti sul feto
Gli effetti dell’uso di cocaina da parte di donne in gravidanza sul feto non sono completamente noti. Tuttavia, molti studi scientifici riportano che bambini nati da madri che consumano cocaina durante il periodo di gestazione nascono spesso prematuramente, con parti che durano a lungo. Al momento della nascita mostrano una circonferenza cranica inferiore e sono anche di lunghezza inferiore rispetto ai bambini di madri che non hanno fatto uso di cocaina in gravidanza. Con l’ecografia si sono riscontrati nei feti di madri che assumevano cocaina un maggior numero di movimenti, una maggior irritabilità e la presenza di “scatti”, indipendentemente dalla dose assunta e dal tempo intercorso tra l’assunzione e l’ecografia. Nonostante ciò, è difficile stimare con precisione le conseguenze dell’uso di droghe da parte della madre e determinare quale rischio sia associato ad una o l’altra sostanza. Ciò si spiega con il fatto che sono numerosi i fattori che possono interagire con il feto: la quantità e il numero di droghe consumate, l’esposizione ad ambienti sociali violenti, le condizioni socio-economiche, l’alimentazione della madre, altre condizioni di salute, l’esposizione ad altre malattie sessualmente trasmissibili. Studi longitudinali finalizzati ad individuare eventuali disturbi cognitivi in questi bambini hanno evidenziato alterazioni del linguaggio e del QI.

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Lievi ma significativi deficit
Un tempo si riteneva che i bambini nati da madri che in gravidanza facevano uso di crack fossero destinati a soffrire di danni irreversibili, incluse delle abilità intellettuali e sociali ridotte. Studi scientifici hanno mostrato che questa convinzione era errata. Tuttavia, il fatto che la maggior parte di questi bambini appaia comunque normale non deve far pensare che non ci possano per loro essere delle complicazioni. Grazie all’impiego di tecnologie avanzate, gli scienziati stanno mostrando che l’esposizione a cocaina durante lo sviluppo fetale può comportare dei lievi ma significativi deficit in alcuni bambini, inclusi deficit delle performance cognitive e del processamento delle informazioni, elementi importanti per la realizzazione del pieno potenziale di un bambino. Inoltre, da alcuni studi è emerso che i bambini esposti a cocaina durante il periodi di gestazione mostrano problemi di tipo comportamentale ed erano più irritabili rispetto ai figli di donne che non avevano consumato cocaina in gravidanza e mostravano riflessi più lenti. Questi effetti sulla crescita e il comportamento sono consistenti con altri risultati riportati in letteratura e con l’ipotesi che l’esposizione prenatale alla cocaina influisca sullo sviluppo comportando dei cambiamenti sul sistema dei neurotrasmettitori.

Neuroni dopaminergici
Alcuni studiosi sostengono che le alterazioni comportamentali causate dalla somministrazione di cocaina abbiano bisogno di metodi sensibili per essere evidenziate. La ricerca sperimentale condotta su animali sembra identificare quali importanti responsabili di questi effetti sul comportamento e sullo sviluppo del Sistema Nervoso Centrale, i sistemi dopaminergici. Sembra che la cocaina, infatti, somministrata cronicamente nell’animale adulto, provochi una sensibilizzazione del sistema dopaminergico a partenza mesencefalica, inducendo una “down-regulation” se somministrata in fasi ontogenetiche precoci. Questo indica che l’abuso di cocaina determina, a livello delle vie dopaminergiche, processi molecolari specifici in rapporto al particolare periodo di somministrazione. L’esposizione in utero a cocaina riduce la funzionalità dei sistemi di trasduzione del segnale a carico del recettore D1 accoppiato alla proteina G di tipo stimolatorio. Questa alterazione induce eventi biochimici che possono influire sullo sviluppo e sulla attività dei neuroni dopaminergici in aree cerebrali coinvolte nella regolazione dei comportamenti influenzati da somministrazione prenatale di cocaina.

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Macrosomia, distocico, episiotomia, indice di Bishop… Il vocabolario del parto

MEDICINA ONLINE PARTO GRAVIDANZA BAMBINO PREGNANCY NEW BORN HI RES PICTURE WALLPAPER PANCIONE PANCIA MOTHER MAMMA MADRE CESAREO NATURALEDisimpegno, amnioressi, episiotomia, indice di Bishop: sono solo alcune delle espressioni impiegate in medicina per descrivere lo svolgimento del parto , ma possono risultare un po’ difficili ai “non addetti ai lavori”. E talvolta, per imbarazzo, si evita di chiedere spiegazioni. Per risolvere tutti i tuoi dubbi, ecco un piccolo glossario, che spiega in modo chiaro e semplice alcune delle parole-chiave legate alla nascita.

Amnioressi

E’ la rottura delle membrane, provocata artificialmente con l’aiuto di una piccola sonda, chiamata amniotomo. Viene di solito praticata durante il travaglio (sarebbe meglio non effettuarla prima che la dilatazione del collo dell’utero abbia raggiunto almeno 4-5 cm) per facilitare l’inizio della fase espulsiva.

Canale del parto

Comprende canale cervicale (ultima parte dell’utero) e vagina; è il “tragitto” che il piccolo percorre per nascere.

Disimpegno

Indica l’insieme dei movimenti che il bimbo compie nel corso del parto per permettere alla testa e alle spalle di uscire dall’ultimo tratto del canale del parto .

Episiotomia

Piccola incisione della vagina e della cute del perineo (fascia muscolare compresa tra la vagina e l’ano), che può essere praticata nelle ultime fasi del parto , per facilitare l’uscita del bimbo, evitando possibili lacerazioni spontanee dei tessuti. Viene praticata soprattutto se il bimbo è troppo grosso per poter uscire dalla vagina o se lo spazio disponibile è un po’ esiguo per il bambino. Viene eseguita in anestesia locale.

Episiorrafia

Si tratta dell’intervento di sutura che viene effettuato dall’ostetrico per ricucire il taglio provocato dall’episiotomia.

Impegno fetale

Movimento con cui il bimbo entra nel canale del parto per prepararsi all’espulsione dall’utero. La parte del feto che normalmente viene “impegnata” è la testa. Quando il feto si presenta di podice (piedi o sedere) oppure di spalla, si esegue il taglio cesareo.

Indice (o punteggio pelvico) di Bishop

Calcolo che permette di valutare se ci sono i presupposti per procedere alla stimolazione del parto . In particolare, si controllano le condizioni del collo dell’utero e i rapporti tra la testa del bambino e il canale del parto che dovrà attraversare.

Macrosomia

E’ una condizione che si verifica spesso nei figli di donne diabetiche. Non si tratta di una malattia e nemmeno di un’anomalia genetica, ma del semplice fatto che il neonato è un po’ più grande della media. In genere, si parla di macrosomia se il bambino pesa più di 4,5 chili al momento della nascita.

Manovra di Kristeller

In caso di parto spontaneo, l’ostetrica può aiutare la nascita mediante una spinta sul fondo dell’utero, che si effettua premendo l’addome della donna per favorire l’uscita del neonato. Questa manovra va però praticata soltanto nei casi in cui il bambino ha difficoltà a uscire dal canale del parto , e le spinte non dovrebbero essere più di tre, in modo da non arrecare danno né alla mamma (come la frattura di una costola) né al bambino (diminuizione improvvisa dell’ossigeno).

Ossitocina

E’ l’ormone che stimola la muscolatura dell’utero, aumentando l’intensità e la frequenza delle contrazioni. Per questo, spesso, durante il travaglio viene utilizzata una sostanza chimica simile per indurre l’utero a contrarsi maggiormente e accelerare, così, il parto .

Parto a termine

E’ il parto che si verifica tra la 37ª e la fine della 41ª settimana di gravidanza, cioè tra 259 e 294 giorni dall’ultima mestruazione.

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Parto distocico

Così si definisce la nascita che non si svolge in maniera naturale e che, per essere portata a termine, richiede l’intervento dell’ostetrico, che utilizza forcipe e ventosa oppure effettua il cesareo. Le cause possono essere diverse: difficoltà dell’utero a contrarsi (distocia dinamica) o disturbi dovuti alla dilatazione del canale cervicale (distocia meccanica), una conformazione del bacino che rende difficile la fuoriuscita del bimbo oppure anomalie nella presentazione o posizione del piccolo, o, ancora, un suo peso eccessivo.

Parto eutocico

E’ la nascita che si svolge per le vie naturali e che non richiede alcun intervento ostetrico. Il termine eutocico è usato anche come sinonimo di parto spontaneo (indica, cioè, l’evento che inizia in modo del tutto naturale, senza dover ricorrere a farmaci).

Partogramma

Scheda simile a un grafico, compilata nel corso del parto per registrarne gli avvenimenti più importanti. Permette di avere una visione complessiva dell’evoluzione del travaglio e di capire se tutto procede nel modo migliore.
Fra le annotazioni principali:

  • rottura spontanea o provocata delle membrane,
  • esito delle registrazioni dell’attività cardiaca del feto,
  • caratteristiche del liquido amniotico,
  • impiego di farmaci, come l’ossitocina o antidolorifici,
  • ricorso a tecniche di anestesia,
  • progressione della dilatazione del collo dell’utero.

Parto indotto

Avviene quando, in assenza totale di contrazioni, il travaglio viene provocato artificialmente con l’uso di farmaci. Questi vengono somministrati per fleboclisi (ossitocina) oppure introdotti in vagina con gel (prostaglandine) e provocano le contrazioni. Talvolta è sufficiente la semplice rottura artificiale delle membrane (amnioressi).
Le cause più frequenti sono:

  • diabete, ipertensione o altre malattie che possono provocare alterazioni alla placenta,
  • un’eccessiva riduzione del liquido amniotico rilevata prima della fine della gravidanza,
  • il bimbo troppo grosso (feto detto “macrosomico”),
  • il travaglio che non inizia in modo spontaneo, anche se è già avvenuta la rottura delle acque,
  • la gravidanza che si protrae oltre il termine (fine della 41ª settimana).

Parto operativo

Viene definito in questo modo il parto che avviene grazie a un intervento chirurgico (cesareo) o con strumenti (forcipe e ventosa) usati per favorire la nascita del bambino.

Parto pilotato

Un parto viene pilotato quando il travaglio comincia spontaneamente ma, poi, le contrazioni sono troppo deboli oppure non si susseguono in modo regolare. Vengono allora somministrati farmaci, come l’ossitocina, che stimolano la muscolatura dell’utero e abbreviano i tempi della nascita. È un metodo consigliato quando il travaglio si prolunga e la donna non ha più la forza sufficiente per assecondare le spinte.

Rottura delle membrane

Lacerazione del sacco amniotico, che comporta la fuoriuscita di liquido amniotico in vagina. La donna che sta per partorire, infatti, avverte improvvisamente una sensazione di bagnato, provocata dalla perdita di liquido chiaro e inodore. Se si verifica prima dell’inizio del travaglio viene definita “prematura”, perché avviene prima delle contrazioni.

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Differenza tra vomito e rigurgito nel neonato

MEDICINA ONLINE NEONATO BAMBINO BIMBO FECI VOMITO BOCCA VOMITO FECALOIDE CAUSE COLORE VERDE GIALLO ROSSO MARRONE BILIARE CAFFEANO CIBO ALIMENTARE DIGESTIONE NAUSEA STOMACO MAL DI PANCIA ACQUA NON DIGERITO PEZZI COLITE COLON.jpgPer prima cosa è necessario capire che cosa realmente si intende per rigurgito e che cosa per vomito.

Il rigurgito consiste nell’emissione di una piccola quantità di latte, che in genere cola dalla bocca e sporca il bavaglino o il vestitino.

Il vomito è l’emissione violenta, spesso rumorosa, con getto a distanza di una notevole quantità di latte.

Sia il rigurgito che il vomito non sono, se non in rarissimi casi, causati da cattiva digestione oppure intolleranza al latte, ma si riconoscono altre cause: nervose, anatomiche.

Con il rigurgito vengono emesse piccole quantità di latte. Tale emissione può avvenire subito dopo il pasto oppure durante il periodo che intercorre fra un pasto e l’altro o addirittura poco prima del pasto successivo. Le mamme si preoccupano in modo particolare per i rigurgiti che avvengono a distanza dal pasto, e ancor di più per quelli che precedono il pasto successivo. In realtà non c’è nessuna differenza tra il rigurgito che avviene subito dopo il pasto e quello che avviene a distanza. L’unica diversità è rappresentata dal fatto che nel rigurgito subito dopo il pasto viene emesso un latte pressoché inalterato, mentre più il pasto è lontano, più il latte presenta un processo avanzato di digestione. Non bisogna preoccuparsi dei rigurgiti se il bambino cresce regolarmente. Può essere utile, quando è nel lettino, tenerlo in posizione non completamente orizzontale (si parla di terapia posturale). Può servire anche la somministrazione di latti ispessiti con l’aggiunta di farine.
Se invece sono presenti agitazione e crisi di pianto allora è probabile che ci sia un problema importante di reflusso gastroesofageo. In questo caso è opportuno consultare il pediatra, ma anche questo problema deve essere affrontato con buon senso ed equilibrio e non si deve aggredire subito il bambino con esami diagnostici invasivi (ad esempio Ph-metria), ma bisogna ricorrere prima a farmaci specifici. Del resto dopo l’eventuale effettuazione di esami invasivi, si arriva spesso alla conclusione di somministrare gli stessi farmaci! È sbagliato cambiare il latte con altri uguali ma di altre marche. Ricorrete eventualmente ai moderni latti antirigurgito. Non tanto il vomito saltuario che si può avere in occasione di piccole indigestioni, quanto il vomito abituale e frequente.

Aspetti su cui puntare l’attenzione:

  • Crescita: se, nonostante il vomito relativamente frequente, il bambino cresce regolarmente, in genere non ci sono problemi gravi. Se non cresce: sicuramente ve ne sono.
  • Frequenza: il vomito che deve destare preoccupazione è presente in quasi tutti i pasti, è totale, con l’emissione di grandi quantità di latte, e soprattutto impedisce la crescita del bambino.
  • Epoca di comparsa: in linea di massima è meno grave un vomito che compare subito dopo la nascita rispetto a quello che compare intorno al 15°-20° giorno di vita. In ogni caso, quando compare un vomito ripetuto bisogna subito rivolgersi al medico.

In caso di vomito abituale e ripetuto, il comportamento da tenere può essere riassunto nel seguente schema:

  • Vomito saltuario associato a crescita normale: probabilmente nessun problema.
  • Vomito frequente e crescita normale (evento raro) = attendere con attenzione, ma rivolgersi al medico.
  • Vomito frequente con nessuna crescita: probabilmente sono presenti dei problemi, mantenendo la calma rivolgetevi subito al pediatra.

Fate molta attenzione ai lattanti che nel primo mese di vita presentano: vomito frequente, stitichezza ostinata, scarsa emissione di urine e arresto della crescita.
In questi casi rivolgetevi subito al medico!

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Dopo il parto: quando ricominciare a prendere la pillola anticoncezionale?

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medicina Chirurgia Estetica Benessere Dietologia Sessuologia Ecografie Tabagismo Smettere di fumare a pillola anticoncezionale aumenta o diminuisce il desiderio sessuale femminile

Avete da poco partorito; quando dovete ricominciare ad assumere la pillola? Dipende se stai o no allattando:

  • se non allatti: appena ritorna il ciclo, circa cinque settimane dopo il parto, puoi iniziare a riprendere la pillola anticoncezionale estro-progestinica;
  • se allatti: gli estrogeni vanno evitati perché potrebbero passare nel latte, anche se in piccole quantità, mentre non c’è nessun problema ad assumere la pillola progestinica, a base di solo progesterone, che non viene rilasciato nel latte. In alternativa si può inserire la spirale, ma occorre aspettare 3 mesi dopo un parto naturale ed almeno 7-8 mesi dopo un cesareo. Nessun problema invece ad usare il preservativo da subito.

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Dopo il parto: come recuperare l’intimità di coppia?

MEDICINA ONLINE VAGINA DONNA BACIO SESSULITA GRAVIDANZA INCINTA PARTO NATURALE CESAREO SESSO COPPIA AMORE TRISTE GAY OMOSESSUAANSIA DA PRESTAZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE FRIGIDADopo un evento gioioso ma stressante come è un parto – naturale o cesareo – può essere complicato anche per le coppie più rodate, ricominciare ad avere rapporti sessuali (a tal proposito leggi: Perché riprendere l’attività sessuale dopo il parto è così difficile?). Ecco oggi alcuni consigli per ritrovare l’intimità e prepararsi al grande incontro:

  • avere pazienza durante i primi rapporti sessuali, saranno dolorosi, non forzatevi ma non demordete;
  • i partner devono parlare molto tra loro per sperimentare una nuova e più dolce sessualità soprattutto nei primi mesi dopo il parto. Non dimenticate che il parto cambia la percezione dell’intimità sia dell’uomo che della donna;
  • la neomamma deve cercare di capire da sola – prima dei rapporti – quali sono i dolori che potrebbe provare, toccandosi i genitali e cercando di capire “fino a che punto” possiamo arrivare durante i rapporti sessuali (soprattutto per quel che riguarda pressione e profondità di penetrazione della vagina);
  • non si deve aver paura che il desiderio sessuale scompaia per sempre: prima o poi ritorna per tutti;
  • non aspettate che torni il desiderio: il sesso non va trascurato in attesa che la voglia torni da sé: il desiderio si autoalimenta, così come i cali del desiderio: meno lo fai, meno hai voglia di farlo. Se invece mantieni accesa la fiammella, gradualmente il desiderio ritorna;
  • se ancora non ve la sentite di avere rapporti sessuali completi, recuperate le effusioni dei tempi in cui eravate ‘fidanzatini’. I preliminari permettono un riavvicinamento soft alla sessualità, e vi aiuteranno a riassaporare un po’ per volta i piaceri dell’intimità;
  • non aver paura di essere l’unica coppia ad aver avuto qualche piccolo problema di intesa subito dopo il parto: è capitato e capiterà a qualsiasi coppia;
  • la donna dovrebbe fare gli esercizi di Kegel per riprendere il tono del perineo, a tal proposito vi consiglio di leggere: Come fare gli esercizi di Kegel: la ginnastica pelvica per migliorare il piacere sessuale femminile e aiutare il parto;
  • anche con un bebè non dobbiamo dimenticarci che siamo una coppia e dobbiamo trovare tempo solo per noi come coppia: se per una sera ci separiamo dal bambino non sarà la fine del mondo! Approfittiamo della disponibilità di nonni e baby-sitter ed andiamo al cinema o a cena insieme, senza sensi di colpa: se abbiamo fatto un bambino vuol dire che ci vogliamo bene, e il nostro amore va alimentato, per dare il giusto nutrimento, anche in termini di serenità, alla nostra famiglia.
  • nel caso in cui effettivamente si verifichino difficoltà fisiche o psicologiche che rendano impossibile la ripresa dell’intimità per lunghi periodi, potreste aver bisogno di consultare un medico o uno psicoterapeuta a cui dovrete rivolgervi senza timori o vergogna.

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