Controindicazioni all’anguria: chi deve evitare di assumerla

MEDICINA ONLINE DOTT. EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO ANGURIA COCOMERO MELONE FA INGRASSARE DIMAGRIRE FRUTTA ACQUA CALDO ESTATEL’anguria, assieme ad altri tipi di frutta come kiwi, meloni, pesche e fichi, va evitata se si soffre di colite (o Sindrome del Colon Irritabile) o di gastrite. Chi lamenta spesso bruciori allo stomaco potrebbe infatti acuire il proprio fastidio dopo aver mangiato un’eccessiva quantità di anguria. Chi soffre di colite e gastrite può al limite assumere piccole quantità di anguria e lontano dai pasti, per evitare problemi di diarrea ma anche gonfiori addominali e stitichezza che a periodi possono cogliere il soggetto.

Sono possibili, come per altri frutti, intolleranze o allergie ai salicilati naturali contenuti nella polpa dell’anguria. In caso di intolleranza, bisognerà valutare con il medico la quantità permessa o l’alternanza di assunzione di questo frutto con altri.

Un’altra controindicazione è per soggetti allergici alle graminacee e al polline: l’anguria, infatti, come altri alimenti contiene e attiva l’istamina, la causa scatenante i sintomi di questa allergia comune soprattutto alla stagione primaverile.

Attenzione ai semi: non vanno ingeriti, perché hanno una forte azione lassativa e in soggetti che hanno stenosi del canale alimentare possono bloccare il transito digestivo.

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Il diabetico può mangiare il melone? Quante calorie ha?

MEDICINA ONLINE BERE GELATO MELONE FRUTTA DIABETE BEVANDA CALORIE SODIO GLICEMIA GASSATA OLIGOMINARALE RICETTA INGRASSARE DIMAGRIRE INSULINA GLICATA COCA COLA ARANCIATA THE BERE ALCOL DIETA CIBO PASTO LONTANO DAI PASTIIl melone contiene soltanto 34 calorie per 100 grammi, circa 8 grammi di carboidrati e 0,9 grammi di fibra alimentare. Inoltre contiene molta acqua, fibre, e sali minerali, come vitamina C, vitamina B, potassio, fosforo, magnesio e calcio. Il melone può essere assunto dal diabetico, in dosi moderate e possibilmente lontano dai pasti principali.

Importante: in caso di dubbio, il paziente diabetico può – sotto controllo medico – monitorare la propria risposta glicemica all’assunzione di certi alimenti, annotando i valori su un taccuino e raffrontando le relative glicemie.

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Aceto balsamico su carne, pesce, verdura, frutta, formaggio e dolci

MEDICINA ONLINE ACETO BALSAMICO DIETA CIBO FORMAGGIO FRUTTA VERDURA USO CARNE PESCE VINO CALORIE DIMAGRIRE CUCINA CUCINARE RICETTA LIGHT.jpgCon l’aceto balsamico, basta qualche goccia per trasformare in meglio qualunque piatto. Con una sola avvertenza: il balsamico ha sapore e aroma decisi, vale la pena centellinarne l’uso, giusto per evitare di rovinare l’equilibro delle tue pietanze.

Per condire la carne

Che tu voglia condire la carne bianca o quella rossa, il suggerimento è di usare il balsamico sempre a crudo, ossia a cottura ultimata. L’aceto balsamico è un condimento assai versatile; questo vuol dire che ben si adatta a tanti piatti di carne – e alla carne rossa, in particolare. Puoi usare il balsamico a piacere: non esiste una dose consigliata. L’importante è evitare di unirlo a sughi o salse, che potrebbero annullare il sapore e il profumo dell’aceto.

Per la carne di suino, per esempio per le costine, puoi usare una marinatura fatta con vino, aceto balsamico, olio extravergine di oliva e foglie di timo. La carne alla griglia è ottima se condita con la salsa o con la glassa all’aceto balsamico.

Per condire il pesce

Così come per la carne, anche nel caso del pesce suggeriamo di aggiungere l’aceto balsamico dopo la fine della cottura. Puoi usare il balsamico su qualunque pesce, su un’orata o sul salmone, sul branzino o in una zuppa mista. E sul pesce crudo? Ovviamente sì: aggiungi un filo di balsamico sugli scampi o sui gamberi e sentirai che sapore…

Sul Parmigiano Reggiano

Per un’esperienza gourmet ai confini dell’estasi sensoriale, niente di meglio del Parmigiano Reggiano DOP con qualche goccia di aceto balsamico. Parmigiano e balsamico sono una coppia perfetta in ogni occasione, ma se vuoi il massimo, taglia qualche scaglia di Parmigiano Reggiano ben invecchiato, almeno 30 mesi.

Sulle verdure

Anche in questo caso, puoi sbizzarrirti. L’aceto balsamico sta bene su qualunque verdura, a iniziare dalla classica insalata di stagione. Su quelle crude, ma pure su quelle grigliate, sull’insalata caprese e su quelle crude. L’abbinamento perfetto? Un filo di balsamico sulle cipolle rosse di Tropea.

Con i dolci e sulla frutta

Proprio così: con l’aceto balsamico puoi dare quel tocco in più a tanti dolci, a iniziare dal gelato, da una bella coppa di frutti di bosco o dalla panna cotta. In tutti questi casi, ti suggeriamo di non esagerare con le dosi: qualche cucchiaino di balsamico può bastare.

Da: MAGNAPARMA

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Il diabetico può mangiare le banane?

MEDICINA ONLINE BANANE BANANA FRUTTA DIABETE DIABETICO CIBO CALORIE RICETTE DIETA STIPSI DIMAGRIRE CARBOIDRATI GLICEMIA.jpgLe banane sono frutti altamente energetici che contengono 12-13g di carboidrati semplici per 100g di parte edibile:  questa caratteristica le rende poco adatte al consumo frequente in presenza di diabete mellito. Gli zuccheri contenuti nelle banane sono per l’83% monosaccaridi o piccoli polimeri ed il contenuto di fibra alimentare è molto basso, circa 1,8g. Ne risulta un indice glicemico abbastanza elevato, circa 50, valore calcolato sulla media di specie e gradi di maturazione differenti. Certo, è plausibile affermare che il consumo della banana sia orientato al frutto maturo. il quale possiede un indice glicemico più vicino a 70.
Il diabete è una malattia cronica – degenerativa a carattere dismetabolico, caratterizzata da iperglicemia cronica e da altre disfunzioni del metabolismo glucidico, lipidico e proteico, che determinano frequenti complicanze. Il diabete mellito si differenzia in:

  • Tipo 1 (sempre insulino dipendente);
  • Tipo 2 (di solito, NON insulino-dipendente).

Nella dietoterapia del diabete tipo 1, paradossalmente, la scelta alimentare è meno incisiva sull’equilibrio glicemico; ciò è dovuto alla somministrazione di insulina esogena, la cui dose viene stimata sul pasto da consumare; pertanto, l’utilizzo della banana si divincola da alcune variabili invece molto importanti nel diabete tipo 2. Queste sono:

  • carico glicemico;
  • indice glicemico;
  • combinazione dei due fattori.

Nel diabete tipo 2, dove l’insulina circolante ha origine endogena (prodotta dall’organismo), ma risulta funzionalmente alterata dalla resistenza periferica, la regolazione della quantità di glucidi semplici e la velocità con la quale entrano in circolo sono di fondamentale importanza nel mantenimento di livelli glicemici fisiologici.
E’ vero che le banane possiedono caratteristiche differenti in base al grado di maturazione, tuttavia, in presenza di diabete mellito tipo 2, la scelta alimentare della frutta deve orientarsi necessariamente su prodotti poco calorici, a modesto contenuto glucidico e caratterizzati da una quota di fibra alimentare buona o quantomeno discreta. Senza imporre il consumo esclusivo di pompelmi e “Granny Smith” (mele verdi), il diabetico può scegliere liberamente tra: prugne, arance, kiwi, mele, pere, meloni, angurie, pesche, albicocche… ecc. Al contrario, sono da ridurre drasticamente: banane, uva, mandarini, kaki, fichi e tutti i frutti altamente energetici e zuccherini. Inoltre, sarebbe buona norma consumare porzioni di frutta inferiori od uguali a 150g e ridurre la frequenza di consumo ad uno o due pezzi al giorno.
Un ultimo appunto sul consumo di banane ed attività fisica nel diabete. E’ dimostrato e tutt’ora applicato che la terapia motoria agisce direttamente ed indirettamente nel controllo glicemico; direttamente perché incrementa la sensibilità dei recettori muscolari alla captazione dell’insulina, indirettamente grazie alla verosimile riduzione ponderale che determina anch’essa un miglioramento del controllo glicemico. Sfruttando la finestra anabolica tipica del post esercizio (proporzionale ad intensità e durata dello sforzo), anche in condizioni di diabete potrebbe essere corretto fare uso della banana. Ovviamente, ci si affida soprattutto al buonsenso dei pazienti, in quanto le porzioni dovranno essere utili al trattamento (100-150g) e la frequenza di consumo non dovrebbe superare le 2 banane settimanali.

Importante: in caso di dubbio, il paziente diabetico può – sotto controllo medico – monitorare la propria risposta glicemica all’assunzione di certi alimenti, annotando i valori su un taccuino e raffrontando le relative glicemie.

I migliori prodotti per diabetici
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche, estremamente utili per aiutare il diabetico ed il pre-diabetico a mantenere i giusti livelli di glicemia, perdere peso e migliorare la propria salute. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

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Il diabetico può mangiare il gelato?

MEDICINA ONLINE BERE GELATO FRAGOLE DIABETE BEVANDA CALORIE SODIO GLICEMIA GASSATA OLIGOMINARALE DISTILLATA INGRASSARE DIMAGRIRE INSULINA MARE GLICATA COCA COLA ARANCIATA THE BERE ALCOL DIETA CIBO PASTO LONTANO DAI PASTIIl diabete è una malattia cronica caratterizzata da un patologico aumento dei livelli di glucosio nel sangue, a causa della mancanza o di un’alterazione nelle funzioni dell’insulina, un ormone secreto dal pancreas indispensabile al metabolismo degli zuccheri e al loro utilizzo come fonte di energia.

Il gelato contiene zuccheri aggiunti (saccarosio, glucosio, fruttosio), oltre a quelli provenienti dal latte (lattosio) e dalla frutta (fruttosio). A patto di seguire alcune semplici regole, tuttavia, anche i diabetici possono gustare del buon gelato artigianale.

Tutta questione di equilibrio
La scienza medica e quella dell’alimentazione fino a qualche tempo fa tendevano a prescrivere ai diabetici divieti assoluti nei confronti dei cibi contenenti zucchero, fosse questo glucosio, saccarosio, fruttosio o lattosio, ma per fortuna le cose sono cambiate.
Oggi si tende a ragionare in termini di equilibrio tra le varie componenti nutrizionali e così, all’interno di una dieta corretta è possibile inserire il gelato come tutti gli altri alimenti e non è necessario ricorrere al cosiddetto “gelato per diabetici”: con i dovuti accorgimenti ci si può concedere del sano gelato artigianale, così come tante altre cose buone.

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Sì a fine pasto, in sostituzione della frutta
Quali accorgimenti? Trattandosi di un alimento che porta alla produzione di glucosio, innanzitutto, il gelato va sostituito e non aggiunto ad altri cibi contententi carboidrati come frutta, pane, pasta, riso, in quantità tali da rispettare il complessivo apporto calorico.
Per esempio, una coppetta di gelato artigianale potrebbe essere sostituita alla frutta in chiusura di un pasto che ha visto un buon apporto di verdure e di fibra in generale, in grado di rallentare l’assorbimento del glucosio. Senza dimenticare che nei soggetti insulino dipendenti il pasto viene preceduto dalla somministrazione di insulina.

Cosa invece evitare
Quello che i soggetti portatori di diabete dovrebbero evitare è il gelato a merenda o comunque fuori pasto, perché lo zucchero aggiunto, oltre a quello contenuto nel latte ed eventualmente nella frutta, provocherebbe un brusco innalzamento della glicemia. Ricordiamo che in ogni caso è buona regola consultare il diabetologo, che saprà consigliare modi e tempi per le situazioni specifiche.

I migliori prodotti per diabetici
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche, estremamente utili per aiutare il diabetico ed il pre-diabetico a mantenere i giusti livelli di glicemia, perdere peso e migliorare la propria salute. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

I migliori glucometri per misurare la glicemia

I migliori apparecchi di ultima generazione per l’automonitoraggio della glicemia, selezionati, consigliati ed usati dal nostro Staff sanitario, sono i seguenti:

Sono strumenti abbastanza economici, tuttavia ottimamente costruiti, affidabili e professionali, prodotti da aziende che da anni sono leader mondiali nella produzione di tecnologie sanitarie.

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Differenza tra arance, mandarini, mandaranci e pompelmi

MEDICINA ONLINE PESCHE ARANCIA MANDARINO CALORIE PROPRIETA DIFFERENZE FRUTTA VITAMINE DIETA MARMELLATA LIGHT ZUCCHERO CARBOIDRATI SCIROPPATA SCIROPPO SALI MINERALI COLTIVAZIONE VARIETA MANGIARE DIMAGRIRELe arance sono mediamente più grosse, di forma rotonda, di colore arancione vivo, di più difficile sbucciatura e piuttosto acidule, i mandarini sono più piccoli, di forma appiattita e di più facile sbucciatura e con un gusto simile all’arancia ma solitamente meno “deciso”.

I mandaranci sono un ibrido ottenuto dall’innesto tra albero di mandarino ed arancio, ha una grandezza che è una media tra i due frutti precedenti ed ha uno spiccato gusto di arancia senza essere mai troppo aspro. Famoso è il mandarino tangerino, un mandarancio di forma rotonda e leggermente più piccola delle arance, con buccia di colore arancione acceso o rosso; il suo peduncolo esce da una piccola protuberanza (come in certi limoni); le foglie sono più larghe rispetto al mandarino. Si pela facilmente, ed il gusto è meno acido di altri agrumi.

Arance, mandarini e mandaranci sono qualità di agrumi che possiedono semi. Un agrume senza semi è il clementino o clementina, nell’aspetto molto simile ad un mandarino. I due frutti si assomigliano molto, ma ci sono differenze significative a partire dall’aspetto fino alla consistenza della polpa e al suo sapore. Prima di tutto, la forma. Basta guardare con attenzione e noteremo che la forma della clementina è sempre ben rotonda, meno appiattita di quella del mandarino. Come il mandarino, anche la clementina si sbuccia e si divide in spicchi con facilità. La scorza del mandarino è però più spessa, mentre quella della clementina è più sottile e flessibile. Il gusto della clementina è più simile all’arancia, con un perfetto equilibrio tra l’agro e il dolce, mentre il mandarino è più aspro.

Il pompelmo è un frutto ibrido, probabilmente creato grazie all’incrocio tra l’arancio dolce ed il pomelo, ma da secoli costituisce specie autonoma che si propaga per talea e per innesto. Ha una buccia spessa, tendente a varie sfumature tra giallo ed arancione e possiede un sapore piuttosto aspro. Esistono sul mercato molte varietà di pompelmo, ma una in particolare sta assumendo una certa importanza. Si tratta del pompelmo rosa, la cui colorazione deriva da una mutazione spontanea del pompelmo giallo osservata in Texas nel 1929 e stabilizzata tramite irraggiamento con neutroni lenti. Il nuovo frutto ha sollevato molto interesse tra i compratori, tanto da favorire ulteriori ibridazioni soprattutto con l’arancio moro. Sono stati raggiunti buoni risultati: il frutto sta diventando sempre più colorato e sempre più dolce, e la buccia si sta assottigliando. Al momento il pompelmo rosa è solo una varietà del pompelmo giallo, ma potrebbe succedere che in breve diventi specie autonoma di citrus. È già successo con le clementine: quando una varietà raggiunge qualità peculiari facilmente ripetibili, mantenendo invariate le nuove caratteristiche, l’ibrido assume lo status di specie. Non dobbiamo dimenticare che, storicamente, è quanto successe addirittura all’arancio e al limone.

Per chi non ama i semi
Se non amate i semi all’interno del frutto, il nostro consiglio è di preferire le clementine. I mandarini, infatti, li contengono in quantità. Nella clementina la presenza dei semi è più rara, anche se non del tutto esclusa: a causa dell’impollinazione incrociata dalle api, a volte compare qualche seme anche in questo frutto.

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Il diabetico può mangiare le fragole ed altra frutta?

MEDICINA ONLINE BERE GELATO FRAGOLE DIABETE BEVANDA CALORIE SODIO GLICEMIA GASSATA OLIGOMINARALE DISTILLATA INGRASSARE DIMAGRIRE INSULINA MARE GLICATA COCA COLA ARANCIATA THE BERE ALCOL DIETA CIBO PASTO LONTANO DAI PASTIQuando si parla di glicemia alta e di diabete di tipo 2 si scatenano le leggende metropolitane e i falsi miti. E’ facile imbattersi in pareri contrastanti e in coloro che sconsigliano, in chi soffre di diabete, tutti i frutti tranne la mela. Spesso i frutti contenenti più zuccheri vengono banditi. Per fare un po’ di ordine mentale va detto che la frutta contiene zuccheri (carboidrati) e alcuni frutti più di altri ma per poter conciliare iperglicemia e/o diabete di tipo 2 e consumo di frutta occorre considerare il “carico glicemico” del frutto e del pasto in cui si consuma frutta. Questo perché la quantità totale di carboidrati ricavati dagli  alimenti assunti è spesso più importante dell’indice glicemico. In altre parole possiamo dire che è la porzione a fare la differenza: la frutta zuccherina non deve essere per forza allontanata dalla tavola ma occorre consumarne una porzione ridotta.

Quanta frutta posso mangiare?

Chi soffre di iperglicemia e diabete di tipo 2 dovrebbe consumare una porzione di frutta che contenga al massimo 15 g di carboidrati/zuccheri. A quanto corrisponda la porzione di frutta non è facile da determinare, dipende innanzitutto dalla quantità di zuccheri presenti nel frutto. Quindi per i frutti più zuccherini la porzione sarà minore rispetto ai frutti con minor contenuto di carboidrati. Inoltre c’è da considerare anche che la quantità di zuccheri dipende dal grado di maturazione e che la velocità con cui i carboidrati saranno assorbiti dipende anche dalla contemporanea assunzione di altri nutrienti e dalla presenza di fibra alimentare, già naturalmente presente nella maggior parte dei frutti. Più fibra c’è e minore è il picco glicemico raggiunto dopo la digestione. Nota bene: succhi di frutta e spremute, anche se non hanno zuccheri aggiunti, hanno un indice glicemico più alto del frutto consumato in maniera intera. Inoltre c’è da considerare che non tutti i diabetici sono uguali nelle loro condizioni, nel loro metabolismo e di conseguenza nei loro fabbisogni nutrizionali, quindi identificare con certezza la porzione non è mai semplice. Sarebbe opportuno che la persona diabetica impari a fare delle prove e a controllare le risposte glicemiche con l’automisurazione della glicemia in modo tale da identificare la porzione che il suo metabolismo è in grado di tollerare senza avere picchi glicemici elevati.

Quali frutti posso mangiare?

Non esistono divieti assoluti ma occorre imparare a gestire quantità e frequenza di consumo. I frutti zuccherini, come cachifichibananeuvafrutta essiccatafrutta sciroppata, sono generalmente sconsigliati e se ne raccomanda un consumo moderato in quantità e frequenza. Altri frutti freschi come melepereagrumilamponimirtilli e frutti di bosco in genere, nespolealbicocchepesche possono essere consumate quotidianamente con la raccomandazione di imparare a gestire la porzione e la frequenza in funzione dell’andamento della glicemia.

Posso mangiare la frutta dopo il pasto?  

Fare attenzione al consumo di frutta dopo un pasto già ricco di carboidrati. Se si mangia la pizza e poi una coppetta di fragole e dopo il pasto la glicemia risulta alta non è colpa delle fragole ma della grande quantità di carboidrati assunti con la pizza. Stessa cosa se nel pasto si è consumata una porzione generosa di pasta e/o pane. Può capitare che il diabetico verifichi la glicemia alta e che ne attribuisca la causa alla frutta. In realtà è il carico glicemico del pasto ad essere stato eccessivo. Considerato che la frutta fresca e di stagione apporta una serie di nutrienti e sostanze utili non andrebbe eliminata ma andrebbero ridotte le porzioni degli altri alimenti ricchi di zuccheri del pasto mantenendo anche la frutta in una proporzione reciproca che permette di tenere i livelli di glicemia sotto controllo.

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Marmellata di pesche senza zucchero: ricetta light e gustosa

MEDICINA ONLINE MARMELLATA DI PESCHE FATTA IN CASA VASETTO DISINFETTATO BATULINO CONSERVE VASO VETRO JAM MARMELADE MARMELDE FRUTTA LIGHT LEGGERA ZUCCHERO RICETTA FACILE VELOCE GUSTOSA DIABETE DIETA CALORIE.jpgLa marmellata di pesche senza zucchero è una ricetta più dietetica rispetto alla ricetta classica della confettura di pesche in quanto non prevede l’aggiunta di zuccheri. Ideale quindi per chi sta a dieta e non vuole rinunciare alla colazione o alla merenda con una sana marmellata light.

Gli ingredienti:

  • 1 kg di pesche mature;
  • 1 bicchiere di acqua;
  • succo di 1 limone;
  • 1 mela.

Preparazione:

  1. lavare e pulire le pesche tagliandole in piccoli pezzetti insieme alla mela;
  2. macerate in una pentola capiente le pesche, la mela e il succo del limone per circa 3 ore;
  3. trascorso il tempo necessario, cuocete a fiamma bassa per circa 50 minuti;
  4. mescolare di tanto in tanto;
  5. verificare con il test del piattino se la marmellata è cotta al punto giusto ed è della consistenza giusta;
  6. una volta cotta, versarla nei barattolini e lasciarla raffreddare;
  7. la marmellata senza zucchero è pronta per essere consumata.

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