Quante calorie ha la pasta cruda e cotta? I 15 consigli per mangiarla senza ingrassare

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Cosa contiene la pasta?

Le definizioni  “pasta di semola di grano duro e pasta di semolato di grano duro” sono contenute nel DPR 187/01. Clicca questo link per consultarlo: DPR187_01

Il DPR 187/01, all’articolo 6, recita:

Sono denominati “pasta di semola di grano duro” e “pasta di semolato di grano duro” i prodotti ottenuti dalla trafilazione, laminazione e conseguente essiccamento di impasti preparati rispettivamente ed esclusivamente:

  • a) con semola di grano duro ed acqua;
  • b) con semolato di grano duro ed acqua.

Gli unici ingredienti ammessi per legge la produzione della pasta di semola e di semolati di grano duro in Italia sono quindi la semola o i semolati e l’acqua, con l’eccezione per le paste speciali come ad esempio la pasta all’uovo o la pasta con ripieno. E’ consentita l’aggiunta di sale (cloruro di sodio) fino ad un massimo del 4% sul prodotto secco.

Quante calorie contiene?

Dal momento che esistono regole così rigide, anche prendendo marche diverse le calorie di questo tipo di pasta sono praticamente sempre uguali e corrispondono a circa 353 kcal per 100 grammi (1476 kj). Ovviamente a queste calorie serve aggiungere quelle del condimento: la stessa pasta cotta con un filo d’olio e parmigiano contiene ad esempio molte meno calorie di un’amatriciana.

Pasta cruda

100 grammi di pasta di semola semola di grano duro (cruda) contengono:

  • 353 kcal
  • 11 g di acqua
  • 11 g di proteine
  • 1,4 g di lipidi
  • 79 g di carboidrati
  • 68 g di amido
  • 4 g di zuccheri
  • 2,7 g di fibre
  • 4 mg di sodio.

Le 353 kcal per 100 grammi di pasta di semola di grano duro, sono così “composte”:

  • da carboidrati 296,80 kcal (84,08%)
  • da grassi 12,60 Kcal (3,57%)
  • da proteine 43,60 Kcal (12,35%).

I 100 grammi di pasta, contengono quindi:

  • 84 grammi di carboidrati;
  • 3 grammi di grassi;
  • 12 grammi di proteine (di basso valore biologico, quindi non certo paragonabili per esempio a 12 grammi di proteine ottenuti dalla carne).

Pasta cotta

È importante infine ricordare che la pasta raddoppia il proprio peso in cottura: 100 grammi di pasta di semola di grano duro cruda diventano 200 grammi da cotta. La densità calorica viene dimezzata: la pasta passa infatti da 353 kcal per 100 grammi (cruda) a 353 kcal per 200 grammi (cotta), quindi 176 kcal per 100 grammi di pasta di semola di grano duro cotta. Ricapitolando:

  • pasta cruda: 353 kcal per 100 grammi;
  • pasta cotta: 176 kcal per 100 grammi.

Nelle diete, generalmente, la quantità di pasta è indicata a crudo. Se sono indicati 80 grammi di pasta, voi dovrete pesare 80 grammi di pasta cruda, che diventeranno circa 160 grammi da cotta.

Consigli per mangiare pasta senza ingrassare

La pasta non va assolutamente da una dieta ipocalorica, ma bisogna comunque tenere a mente alcune regole:

  1. non eccedere mai con le quantità;
  2. non eccedere mai con condimenti ipercalorici;
  3. preferirei una pasta di qualità;
  4. preferire la qualità alla quantità;
  5. evitare l’uso di condimenti ricchi di grassi animali saturi (sughi alla panna, alla besciamella…);
  6. preferire i grassi vegetali insaturi (usare olio extravergine di oliva di qualità aggiunto a freddo, senza comunque esagerare);
  7. abbinare la pasta a grandi quantità di verdure di stagione;
  8. abbinare la pasta ai legumi;
  9. abbinare la pasta al pesce;
  10. abbinare la pasta a spezie molto saporite;
  11. evitare la “spolverata” di formaggio;
  12. preferire la pasta integrale, che ha un più basso indice glicemico, previene il diabete e la stipsi;
  13. preferire una cottura al dente;
  14. abbinare un secondo leggero;
  15. evitare di assumere la frutta a fine pasto.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Per dimagrire è meglio eliminare carboidrati o i grassi? L’esperimento dei due gemelli

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Alexander e Chris Van Tulleken, 35 anni, sono un vero e proprio laboratorio scientifico vivente. Tanto per cominciare sono gemelli monozigoti, ossia identici. E tutti e due medici (Alexander, detto Xand, ha uno studio medico a New York e pratica medicina tradizionale, Chris lavora a Londra e ha un approccio più alternativo).

Uno ha eliminato i carboidrati, l’altro i grassi
Il fatto di condividere Dna e professione li ha spinti a un esperimento singolare: mettersi entrambi a dieta scegliendo però due diversi regimi alimentari per vedere quale era meglio. Alexander per un mese ha rinunciato a zuccheri e carboidrati, Chris ha dato addio ai grassi. Sulla loro duplice dieta la Bbc ha mandato in onda un documentario con discussione finale tra esperti. I due, peraltro, hanno anche un sito, dove si scopre che, tra un paziente e l’altro, passano il tempo a inventarsi esperimenti e spedizioni per il mondo, purché stravaganti. Avvicinandosi ai 40 anni, hanno deciso che perdere peso sarebbe stata la loro missione più urgente. Soprattutto per Xand, che superava i 90 kg per 1 metro e 80, con una percentuale di grasso del 26,7 per cento. Chris era un po’ sopra gli 80 kg, e la sua percentuale di grasso era del 22,6 per cento.

Leggi anche: Cosa succede al tuo corpo quando smetti di mangiare pasta e pane

Vite identiche a parte i cibi
Xand al Daily Mail ha raccontato:”Potevamo mangiare quanto volevamo, tranne che io non dovevo toccare carboidrati e zuccheri, e Chris ha eliminato i grassi“. “Per ogni altro aspetto, stile di vita e sport, le nostre vite erano uguali. Quindi ogni cambiamento fisico sarebbe stato riconducibile alla dieta”. Un modo per vivere in prima persona uno dei tormentoni alimentari del momento: cosa fa peggio, i grassi o gli zuccheri? Oltretutto, era anche un duello Stati Uniti (dove demonizzano gli zuccheri) contro Inghilterra (dove a essere presi di mira sono i grassi). Così, mentre a Xand era consentito inserire formaggi, carne, pesce, latticini, burro, con il divieto per dolci e pasta, Chris poteva consumare pasta, riso, pane, cereali, frutta, verdura, dessert, eliminando grassi di origine animale (niente carne, formaggi e latticini, e proteine solo da legumi). Due diete alquanto tristi, ammette Xand: “Io ero più fortunato: potevo mangiare carne, pesce, uova. Ma leva i carboidrati e la gioia se ne va dal tuo pasto”.

Insulina e colesterolo
La logica di azzerare carboidrati e zuccheri deriva dal fatto che aumentano i livelli di glucosio nel sangue e stimolano l’organismo a produrre più insulina; a lungo andare, questo può portare all’insulino-resistenza (l’ormone che il corpo usa per abbassare i livelli di glucosio in circolo): l’anticamera del diabete di tipo 2. E i grassi saturi (margarina, lardo, burro, alcuni oli) di cosa sarebbero colpevoli? Principalmente, di aumentare i livelli di colesterolo mettendo in pericolo il cuore. A dir la verità, il loro ruolo è stato appena rivalutato da uno studio del Croydon University Hospital di Londra: “L’idea che siano dannosi non ha fondamento” scrive il cardiologo Aseem Malhotra.

Leggi anche: Differenza tra dietista, dietologo e nutrizionista: quali titoli servono?

Non esistono diete risolutive
Ma tant’è, il dibattito grassi o zuccheri non si è placato. E dunque, i menu divergenti dei gemelli cosa hanno dimostrato? Intanto, che le diete risolutive non esistono, e che le cose non sono mai così semplici (in medicina, poi, è la regola). “Consumando poca frutta e verdura, perché hanno carboidrati, ero spesso stitico” ha raccontato Xand. “Mi sentivo stanco, poco brillante, e avevo un alito terribile. Chris invece, privandosi dei grassi non era mai sazio e mangiava spesso fuori pasto”.

I risultati
Dopo un mese Xand ha perso 3 chili e 50, Chris uno. Però: di quei tre chili e mezzo, 1 e mezzo era composto di grasso, 2 di muscoli, risultato meno apprezzabile. E del chilo eliminato di Chris, metà era grasso, metà muscolo. Prima e dopo l’esperimento, ai gemelli era stato misurato, tra i vari parametri, anche il colesterolo. Ci si aspettava che Xand, con la sua dieta ricca di grassi, avesse alla fine livelli più alti. Ma in entrambi è rimasto invariato. Che i grassi, in fondo, non siano così pericolosi? L’organismo di Chris, d’altro canto, dopo un mese di carboidrati ha aumentato la sua produzione di insulina; la conferma che, a lungo andare, un regime di questo tipo potrebbe portarlo verso problemi metabolici. Entrambe le diete, in fondo, si sono dimostrate abbastanza inutili: qualche chilo perso, massa muscolare ridotta, nessun cambiamento nel colesterolo, variazioni poco salutari nell’insulina.”

La domanda è mal posta
“La cosa più interessante che abbiamo scoperto è che la domanda ‘Sono peggio i carboidrati o gli zuccheri?’ è mal posta” è la conclusione dei due medici. “Dovremmo piuttosto domandarci quali sono i cibi che ci fanno ingrassare e perché”. Non è tanto un singolo ingrediente, zuccheri o carboidrati, a risultare dannoso, bensì la loro combinazione nello stesso alimento, che spinge a cercare sempre questo sapore mixato. Lo zucchero da solo non dà assuefazione (nessuno si nutre di zuccherini), così come non la danno i grassi in sé (e nessuno mangia panetti di burro). «Danno dipendenza, piuttosto, i cibi industriali come gelati, cioccolata al latte, patatine fritte, nei quali grassi e zuccheri sono uniti. Alzano i livelli di dopamina, neurotrasmettitore legato al circuito del piacere. Se volete perdere peso riducete i cibi preconfezionati a favore di quelli da cucinare. Fissarsi sui grassi piuttosto che sui carboidrati renderà la vostra dieta monotona, senza gusto e, alla lunga, insostenibile”.

La mia opinione sul modo migliore per dimagrire
La mia opinione è che se volete dimagrire davvero in modo sano e duraturo, non dovete eliminare proprio nulla del tutto dalla vostra dieta, specie se siete frequentatori di palestra (eliminare i carboidrati è una eresia). Si può sicuramente seguire un regime alimentare lievemente ipocalorico ipolipidico, ma il vero segreto è fare molta attività fisica, aumentare la vostra massa magra (specie con i pesi, la zumba da sola è quasi inutile allo scopo) e quindi aumentare il vostro metabolismo basale: questo è il più grande investimento che possiate fare per la vostra linea e – soprattutto – la vostra salute.

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I rischi della folle dieta della gravidanza (dieta HGC)

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO GRAVIDANZA MATERNITA FIGLIO MAMMA MADRE GENITORI CONCEPIMENTO PARTO FETO EMBRIONE (10)Per perdere peso, se ne perde. E come potrebbe essere altrimenti, dal momento che prevede l’introduzione di sole 500 calorie al giorno? Eppure, stando all’inventore della dieta HGC, grazie all’assunzione della gonadotropina corionica umana, ovvero l’ormone della gravidanza, sarebbe possibile non avere cali di energia. Il funzionamento di quest’ultimo ritrovato, di cui si trovano sempre più tracce in Rete, è semplice: l’HGC, infatti, permette di bruciare i grassi accumulati in precedenza, trasformandoli appunto in energia e sopperendo così al calo dovuto al ridotto apporto calorico.

Con 500 calorie al giorno a che serve l’HGC?

Il regime dietetico, si baserebbe su cicli di almeno 26 giorni, ma non più di 43, per un totale di 40 dosi di ormone somministrate tramite gocce da mettere sotto la lingua. L’indubbio risultato è quello di perdere peso, ma l’opinione degli esperti è altrettanto chiara: “Non c’è bisogno dell’ormone HGC per perdere peso con 500 calorie giornaliere!” queste le parole della dottoressa Giovanna Cecchetto, Presidente dell’Associazione Nazionale Dietisti (Andid). “Il problema più evidente di questa dieta è rappresentato però dai rischi nutrizionali che sotto a certo regime calorico ormai tutte le comunità scientifiche raccomandano di non andare: parliamo di 1.000/1.200 calorie quotidiane, sotto le quali si corre il pericolo di una grave malnutrizione. Nessun esperto ormai propone una dieta del genere, se non in casi rarissimi e protetti, come quelli seguiti per via ospedaliera”.

Molti rischi

Gli effetti collaterali di questa dieta consistono soprattutto nel fatto che, essendo a base di ormone prodotto normalmente durante la gravidanza, può portare ad un ingrossamento del seno, a squilibri ormonali, caduta di capelli o irsutismo, fino ad arrivare, in casi estremi, anche a cistite o gravidanze indesiderate. Ma senza giungere a conseguenze più gravi esiste una serie di problemi più immediati, connessi a questo tipo di regime alimentare? Certo ed è legato alla durata nel tempo di un’alimentazione del genere. Basti pensare che con sole 500 calorie al giorno è praticamente impossibile poter condurre una vita normale, sono troppo poche. Va poi ricordato che queste diete che si trovano online non indicano mai in modo chiaro gli effetti collaterali, perché risulta difficile individuare la fonte, gli studi, le ricerche scientifiche e mediche che ne sono alla base. Il web, pur avendo indubbi vantaggi e molte potenzialità, ha questa grossa criticità: a differenza delle informazioni che si possono trovare sulle riviste di settore, le notizie che circolano in modo incontrollato in Rete rischiano di abbagliare chi le legge, se non ha una specifica formazione.

Insomma, meglio non fidarsi?

Sì, perché bisogna tener presente che una dieta va calibrata a seconda del soggetto in questione e a quanti chili deve perdere, se solo un paio oppure 20 o 50. E’ poi fondamentale individuare il vero motivo che sta alla base di un aumento di peso: solitamente va cercato nell’ambiente e nello stile di vita delle persone. C’è poi, infine, un ultimo fattore importantissimo, ovvero il fattore tempo. Certe diete promettono risultati ottimali nel breve periodo, senza tener conto di quanto può accadere invece nel lungo periodo. Non si tratta solo del fatto che, con certi regimi alimentari, è facile e scontato riprendere peso non appena si torna ad un’alimentazione “ordinaria”. Nel mettere a punto una dieta occorre anche e soprattutto ricordare che esiste sempre un futuro: se si è donne, ad esempio, si deve ricordare che l’alimentazione può avere ricadute sulla possibilità di avere figli. Oppure che in menopausa possono avvenire cambiamenti importanti proprio dal punto di vista del peso. Occorre quindi sempre affidarsi ad un esperto? Certamente, anche perché ormai l’obiettivo delle diete è soprattutto quello di permettere ai soggetti di raggiungere un equilibrio. Equilibrio tra l’esigenza o la voglia di perdere peso e quella di potersi concedere una cena al ristorante, ad esempio. È per questo che noi ormai parliamo non di risultati ottimali (o veloci), ma di risultati salutari e di lunga durata.

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Trucchi per dimagrire in fretta: il mentolo

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO DIMAGRIRE GRASSO DIETA DIETOLOGIA CALORIE IPOCALORICA OBESO OBESITA SOVRAPPESO KG BILANCIA (2)Il mentolo può farci dimagrire? Il mentolo attiva il nostro metabolismo e spinge il nostro corpo a bruciare più grassi? Scopriamolo insieme grazie ad uno studio dei ricercatori dell’Università di Padova. Il principio è sempre lo stesso: costringere il corpo a bruciare più calorie. Qualche giorno fa avevamo scritto che esporsi a basse temperature senza vestirsi troppo potrebbe aiutare a dimagrire. E’ di ieri la notizia di uno studio che individua i meccanismi molecolariche regolano la trasformazione del tessuto adiposo bianco in tessuto con caratteristiche simili a quelle del tessuto adiposo bruno, in grado di bruciare i grassi immagazzinati al suo interno producendo calore. Lo studio – cosa che mi rende orgoglioso di appartenere a questo Paese – è italiano, del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova, ed è appena pubblicato sulla prestigiosa rivista inglese Molecular and Cellular Endocrinology.

Il mentolo ed il freddo

“Una delle molecole in grado di indurre questa trasformazione è il mentolo” ha spiegato all’Ansa Marco Rossato, coordinatore del gruppo di ricercatori. “Il mentolo è noto a tutti per la capacità di evocare una sensazione di freddo una volta a contatto con cute e mucose, ed è proprio questo che porta ad un maggiore consumo di grassi grazie ad un innalzamento del metabolismo basale: questa sostanza di derivazione vegetale stimola infatti le cellule del tessuto adiposo bianco a consumare i grassi producendo calore“. Il mentolo, ricorda Rossato, è utilizzato diffusamente nell’industria alimentare, cosmetica e farmaceutica e sembra privo di effetti collaterali nell’uomo e rappresenta pertanto una possibile nuova strategia per la cura dell’obesità. Lo studio padovano ha dimostrato come il tessuto adiposo bianco abbia dei sensori in grado di “sentire” direttamente il freddo senza la mediazione del sistema nervoso. Questi sensori, attivabili dal mentolo e da altre molecole simili, sono in grado di aumentare il metabolismo del tessuto adiposo bianco portando al consumo dei grassi depositati al suo interno e alla produzione di calore.

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Volete perdere peso? Allora spogliatevi!

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO OBESITA GRASSO SOVRAPPESO DIETA DIMAGRIRE METRO ADDOME PANCIA GRASSOAvete sperimentato diete ferree e massacranti esercizi fisici senza successo? Provate a stare al freddo. La regolare esposizione a temperature più basse di quanto siamo abituati potrebbe rivelarsi un modo salutare ed efficace per dimagrire. Lo affermano scienziati dell’University Medical Center di Maastricht su Trends in Endocrinology & Metabolism del 22 gennaio.

Bruciare più calorie

La spiegazione fornita dai ricercatori è semplice: quando ci si trova in un ambiente freddo, il nostro organismo deve bruciare molte più calorie per mantenere l’omeotermia (dal greco: omòs = uguale; termos = calore) cioè la condizione caratteristica di quegli animali in grado di mantenere costante la propria temperatura corporea. Il processo è regolato dal tessuto adiposo bruno, che si attiva quando diminuisce la temperatura esterna, sfruttando i lipidi per produrre il calore sufficiente a proteggerci dal freddo. Il team olandese ha scoperto che, diversamente da quanto si riteneva finora, questo tessuto è presente non solo nei neonati, ma anche nelle persone adulte. E che quando interviene per generare calore, sottrae fino al trenta per cento di calorie nel bilancio energetico dell’organismo.
Sempre secondo lo studio dei ricercatori olandesi, rimanere sei ore al giorno a temperature più basse per un lungo periodo di tempo, non solo favorisce l’aumento del tessuto adiposo bruno (quello che fa dimagrire), ma avrebbe anche altri effetti benefici. Primo tra tutti, abituare il corpo al freddo e agli sbalzi termici così da non beccarsi un raffreddore ogni volta che si esce all’aperto d’inverno.

La ricerca giapponese

Una conferma sperimentale è arrivata dal Giappone: alcuni scienziati hanno verificato che individui esposti almeno due ore al giorno a una temperatura di diciassette gradi hanno ottenuto una notevole diminuzione del grasso corporeo. Per la maggior parte delle persone che, tra casa e ufficio, passano quasi il novanta per cento del tempo al chiuso, variare la temperatura dell’ambiente più volte durante la giornata potrebbe dunque aiutare a perdere peso. E se ci si trova in un luogo, come appunto il posto di lavoro, dove non è possibile regolarla a piacimento senza suscitare le ire dei colleghi, allora l’alternativa è spogliarsi. Ovviamente non fino al punto da farsi venire i brividi: non c’è bisogno di sperimentare un clima polare, basta una leggera sensazione di freddo!

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Le bibite light fanno dimagrire o ingrassare?

Le bibite light (o diet, o dietetiche) sono alimenti che hanno un sapore dolce pur non avendo le stesse calorie di una bibita dallo stesso sapore ma non light. In teoria sembrerebbero essere l’uovo di Colombo per chi vuole dimagrire, ma non è tutto oro ciò che luccica: le bibite light fanno davvero dimagrire o fanno addirittura ingrassare?

Brutte notizie per gli appassionati di bevande diet

Dalla Bloomberg School of Public Health della Johns Hopkins University arriva un monito: non crediate che le bevande light, con poche o nessuna caloria, siano un viatico per dimagrire, semmai è vero il contrario. Basandosi sui dati del National Health and Nutrition Examination survey, i ricercatori hanno esaminato i modelli nazionali di consumo di bevande, l’introito calorico e il peso corporeo riferiti a un significativo campione della popolazione adulta, composto da quasi 24.000 individui, appurando che le persone obese o in sovrappeso che bevono regolarmente bevande dietetiche assumono più calorie dal cibo rispetto a coloro che scelgono le bibite normali o altri tipi di bevande zuccherate.

Il dolcificante aumenta il desiderio di calorie

La promessa di abbattere l’introito calorico senza rinunciare al piacere delle bollicine, quindi, resterebbe soltanto una chimera. Eppure a livello commerciale pare funzionare egregiamente, se è vero che il consumo di bibite “diet” è passato dal rappresentare il 3% del mercato nel 1965 al 20% di oggi. Ma qual è la ragione del paradosso? Dal momento che chi si rivolge a questi prodotti ha in genere un indice di massa corporea superiore alla media e consuma più snack rispetto a chi beve bibite zuccherate, deve esserci qualcosa nei dolcificanti utilizzati che aumenta il desiderio di cibi più calorici.

Il “finto dolce” inganna il cervello

Già altre ricerche precedenti avevano evidenziato che i dolcificanti artificiali, presenti in dosi massicce nelle bibite dietetiche, sono associati con una maggiore attivazione di centri di ricompensa del cervello, alterando così la soddisfazione che una persona trae dal gusto dolce. In altre parole, tra le persone che bevono bibite con edulcoranti, i sensori del cervello preposti a riconoscere il gusto dolce non riescono a fornire un indicatore affidabile del consumo di energia: il dolcificante artificiale interferisce con il controllo dell’appetito. Il “finto dolce” non dà lo stesso senso di appagamento e di sazietà del dolce vero, perciò spinge a cercare più calorie dal cibo solido. 

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Una pillola che in pancia diventa un palloncino: nuova cura contro l’obesità

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO DIMAGRIRE GRASSO DIETA DIETOLOGIA CALORIE IPOCALORICA OBESO OBESITA SOVRAPPESO KGUna pillola con un palloncino dentro in aiuto dei bambini in sovrappeso. E’ la metodica utilizzata per la prima volta in campo pediatrico al Bambino Gesù di Palidoro (Roma) con cui si potrà posizionare un palloncino anti-obesità nello stomaco, semplicemente ingoiando una pillola. In Italia il 25% dei bambini è in sovrappeso, mentre il 13% è addirittura obeso. Non sempre, purtroppo, le strategie dietetiche e comportamentali riescono a risolvere il problema, per cui si rendono necessari trattamenti non convenzionali. Tra questi, il metodo meno invasivo prevede l’inserimento di un palloncino che viene gonfiato all’interno dello stomaco per indurre il senso di sazietà e aiutare così il paziente a seguire una dieta più corretta e dimagrire in maniera significativa. Fino a poco tempo fa – spiega una nota del nosocomio pediatrico – questi palloncini venivano inseriti per via endoscopica, ma oggi è disponibile una procedura alternativa che permette al paziente di inghiottire semplicemente una pillola.

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I-Lipo: il laser non invasivo per sciogliere il tuo grasso

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