Febbre alta: quando rivolgersi al medico

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO RAFFREDDORE RINITE INFLUENZA FEBBRE TOSSE MAL DI GOLA SINUSITE FREDDO NASO CHE COLA BAMBINI BIMBI (4)La febbre è un meccanismo di difesa importantissimo per il nostro corpo (a tale proposito leggi anche: Perché ci viene la febbre e perché non dobbiamo aver paura di lei) e di solito non desta particolare preoccupazione essendo molto comune, tuttavia ci sono dei casi in cui è necessario l’intervento del medico, per evitare situazioni pericolose che possono mettere a repentaglio la vita, specie se riguarda bambini ed anziani. È importante allora che il paziente sappia descrivere nel dettaglio l’andamento della febbre e gli altri sintomi che l’accompagnano, in modo che il medico possa individuarne la causa e prendere così i provvedimenti necessari (la terapia da seguire).

Leggi anche: Come e quando abbassare la febbre? Farmaci e rimedi casalinghi

Chiedete l’intervento del medico se:

  • la febbre supera i 40°C: è un fatto raro, spesso sintomo di avvelenamento, infezioni gravi o di un colpo di calore;
  • la febbre è accompagnata da vomito continuo;
  • la febbre si verifica assieme a forte dispnea improvvisa (cioè fame d’aria, senso di respirazione difficoltosa);
  • la febbre si manifesta dopo una giornata trascorsa al sole o in luogo molto caldo;
  • la temperatura non si abbassa dopo 48 ore o la febbre, anche se modesta, continua per diversi giorni;
  • sono presenti disturbi urinari, forti dolori addominali o al torace;
  • la febbre supera certi limiti (superiore ai 39°C) in alcune categorie di pazienti particolari, ad esempio donne incinte, bambini sotto i 12 anni, o chi soffre di patologie cardiache;
  • la febbre (qualsiasi temperatura) colpisce i bambini di età sotto i 6 mesi oppure gli anziani.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Differenza tra risonanza magnetica aperta e chiusa

MEDICINA ONLINE Chirurgo Roma DIFFERENZA RISONANZA MAGNETICA APERTA O CHIUSA RAGGI X Medicina Estetica Riabilitazione Nutrizionista Dieta Grasso Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Seno Luce Pulsata Macchie Cutanee PeneLa risonanza magnetica nucleare (RMN) – in inglese Nuclear Magnetic Resonance – anche chiamata semplicemente “risonanza magnetica” è una tecnica che appartiene al campo della “diagnostica per immagini”, utilizzata in campo medico dalla metà degli anni ’70 del secolo scorso, ed utilissima per poter indagare con precisione e specificità moltissime patologie, inizialmente specie quelle legate all’encefalo e al midollo spinale e successivamente anche quelle di altri distretti del corpo. Attualmente viene usata in svariati ambiti della medicina come quello neurologico, neurochirurgico, traumatologico, oncologico, ortopedico, cardiologico, gastroenterologico.

Vantaggi e svantaggi della risonanza magnetica

La risonanza magnetica, pur non essendo l’esame di prima scelta per indagare alcune specifiche malattie, ha molti vantaggi rispetto ad altre tecniche diagnostiche; ad esempio rispetto alla TAC non si usano raggi X e le sostanze di contrasto usate hanno minor rischio di reazioni allergiche. Tuttavia vi sono importanti controindicazioni all’uso della risonanza magnetica: in gravidanza deve essere preferita l’ecografia, inoltre non può essere praticata in soggetti portatori di pacemaker o con clip metallicheschegge metalliche nel corpo. Fino ad alcuni anni fa, una controindicazione relativa valeva per i soggetti claustrofobici: il paziente per sottoporsi all’esame (che dura circa 30 minuti) deve essere completamente immobilizzato, e di fatto rinchiuso all’interno di un’apparecchiatura molto grande e meccanica, ciò può creare qualche problema di adattamento ai soggetti più claustrofobici. Questo limito è superato appunto dalla risonanza magnetica APERTA.

La risonanza magnetica aperta indicata anche per claustrofobici

La risonanza magnetica aperta e quella chiusa sono tecnicamente la medesima cosa, differiscono solo nella struttura del macchinario: nella risonanza magnetica chiusa la struttura è a forma di tunnel mentre in quella aperta la struttura è appunto aperta. In questo modo è possibile ridurre gli stati di paura e di ansia, consentendo inoltre l’assistenza diretta di un accompagnatore nell’ipotesi in cui sia necessario, per alcuni soggetti particolari piuttosto a disagio con l’uso della risonanza tradizionale, come ad esempio gli anziani, i bambini, le persone in sovrappeso/obese, i disabili e le persone claustrofobiche.

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Cos’è la mineralometria ossea computerizzata (MOC), a cosa serve, come si interpretano i risultati?

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Estetico Medicina Estetica Roma MOC DEXA MINEROLOMETRIA OSSEA COMPUTERIZZATA DIAGNOSI HDRadiofrequenza Cavitazione Cellulite Pulsata Peeling Pressoterapia Linfodrenante Tecarterapia Dietologo DermatologiaL’osteoporosi è una condizione in cui il nostro scheletro è soggetto a perdita di massa ossea ed è causata da vari fattori che possono essere di tipo nutrizionale, metabolici o patologici. In seguito alla diminuzione di densità delle ossa ed alle modificazioni della loro microarchitettura, lo scheletro di un soggetto affetto da osteoporosi è soggetto ad un maggiore rischio di fratture. Quando si parla di osteoporosi non si può non parlare della MOC, acronimo che sta ad indicare “mineralometria ossea computerizzata“, ecco oggi una serie di domande e risposte utili per chi deve sottoporsi a questo tipo di indagine.

Che cos’è la Mineralometria Ossea Computerizzata (MOC)?

La mineralometria ossea computerizzata (da cui l’acronimo “MOC”) è una tecnica diagnostica utilizzata per valutare la mineralizzazione delle ossa: misurando la densità della massa ossea, può rilevare la degenerazione dell’osso.

Leggi anche: Quali sono le differenze tra MOC e DEXA nella diagnosi di osteoporosi?

A cosa serve la MOC?

La MOC si esegue per prevenire, diagnosticare e controllare l’evoluzione dell’osteoporosi.

Leggi anche: Osteoporosi: cause, diagnosi, cure, osteopenia, valori Z-score e T-score

Come ci si prepara alla MOC?

La MOC non richiede particolare preparazione. E’ necessario, prima dell’esame, togliere dal proprio corpo eventuali oggetti metallici.

Leggi anche: Differenza tra fratture patologiche, fisiologiche e da stress

Quali pazienti possono sottoporsi alla MOC?

L’esame può essere eseguito a qualsiasi età.

Quali sono le controindicazioni alla MOC?

La controindicazione alla MOC è la gravidanza.

Come si svolge la visita con MOC?

Il paziente deve sdraiarsi sul lettino densitometrico appoggiando le gambe su di un apposito sostegno.

Quanto dura una MOC?

L’esame dura al massimo 10 minuti.

La MOC è dolorosa?

La MOC non è invasiva e non è dolorosa.

La MOC è pericolosa?

No, l’esposizione alle radiazioni è molto bassa.

Leggi anche: Che differenza c’è tra la risonanza magnetica, la TAC, la PET, la radiografia, l’ecografia e l’endoscopia?

Come si interpretano i risultati della MOC?

Il termine T-score indica la differenza, espressa in numero di deviazioni standard, tra il valore individuale che viene registrato e quello medio di una donna di circa 25/30 anni sana.

  • un T-score maggiore o uguale a -1 DS indica osso normale;
  • un T-score compreso tra -1 e -2,5 DS indica osteopenia;
  • un T-score minore di -2,5 DS indica osteoporosi.

Un T-score uguale a 0 indica che il soggetto esaminato presenta una densità ossea uguale a quella media di una donna sana di circa 25/30 anni. Più il valore è basso rispetto allo zero, maggiore sarà la gravità dell’osteoporosi. Ad esempio:

  • un T-score di -3 DS indica osteoporosi;
  • un T-score di -3,5 DS indica una osteoporosi più grave;
  • un T-score di -4 DS indica una osteoporosi ancora più grave.

Un T-score superiore a 0 indica che il paziente ha una densità ossea migliore di una donna sana di circa 30 anni.

Lo Z-score segnala invece la differenza tra il valore osservato e quello di una popolazione sana di riferimento composta da soggetti dello stesso sesso e della stessa età ed etnia dell’individuo in esame.

Quando usare il T-score e quando lo Z-score?

Il T-score andrebbe usato come riferimento per donne oltre i 30 anni, soprattutto se in post menopausa, e uomini oltre i 50 anni. Per tutti gli altri casi andrebbe valutato l’uso dello Z-score, soprattutto per bambini, adolescenti e giovani adulti maschi. In parole semplici:

  • il valore della densità ossea ottenuti da una DEXA in un paziente donna ultratrentenne o donna nel periodo post menopausale o uomo di oltre 50 anni, viene messo a paragone con quello di una donna di circa 30 anni (T-score);
  • il valore della densità ossea ottenuti da una DEXA in un paziente che non rientra nelle precedenti classi, viene messo a paragone con quello di un soggetto di pari età, sesso ed etnia (Z-score).

A titolo di esempio un bambino di 7 anni afroamericano o scandinavo userà i valori di riferimento diversi da quelli di una bambina di 10 anni asiatica o sudamericana. Per capire l’importanza di usare lo Z-score al posto del T-score in questo caso, si pensi al rischio che si avrebbe paragonando il risultato della MOC di un bambino di 9 anni a quello della donna di 30 anni, ovvero quello che accadrebbe usando il T-score: al bimbo verrebbe diagnosticata l’osteoporosi nonostante abbia una normale una densità per la sua età.

I migliori prodotti per la cura delle ossa e dei dolori articolari

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere di ossa, legamenti, cartilagini e tendini e la cura dei dolori articolari:

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Giuseppe, atleta dei record a 97 anni: «Fino ai 50 ero pigro e fumavo»

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo GIUSEPPE ATLETA RECORD 97 ANNI Dieta Chirurgia Estetica Roma Impotenza Cavitazione Pressoterapia Grasso Eiaculazione Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Peso Sessuologia Pene Laser Filler Rughe Boto1Ogni tanto prende il raffreddore. Capita, a 97 anni (98 il prossimo 20 maggio). Anche perché Giuseppe Ottaviani da Sant’Ippolito, «il paese degli scalpellini», mille anime tra Fano e Pesaro, non è che poi faccia molto per riguardarsi. «Mi alleno a giorni alterni, ma spesso capitano anche due sedute consecutive. Vado in palestra o al campo di atletica all’aperto di Fano» racconta al telefono, la voce squillante di uno che dalla vita ha ottenuto uno sconto che ha del miracoloso: «Se non ci fosse la carta d’identità, davvero non ci crederei di essere a un passo dal secolo di vita: e pensare che non faccio niente di particolare per stare bene!». È giorno di interviste, oggi, per Ottaviani. Lo cercano alcune tv. Il telefono squilla in continuazione. Ma a Sant’Ippolito non si scompongono: lo sanno da un pezzo che l’ex sarto del paese, con quel fisico che è un inno alla normalità (un metro e 70 d’altezza per una cinquantina di chili), è un fenomeno unico, un «ET» dell’atletica, forse un mistero per la scienza, anche se a lui non piace sentirselo dire: «Adesso non facciamola troppo lunga, eh…».

Continua la lettura su https://www.corriere.it/salute/14_aprile_02/giuseppe-atleta-record-97-anni-fino-50-ero-pigro-fumavo-3db7fabc-ba4a-11e3-9050-e3afdc8ffa42.shtml#:~:text=Vado%20in%20palestra%20o%20al,non%20faccio%20niente%20di%20particolare

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Progeria: addio a Sam Berns, il bambino che invecchiava troppo in fretta

Dott Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia Massage Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Peso Dieta Sessuologia Sex  Pene Filler Rughe Botulino Deceduto Morte Morto Died Death Progeria SAM BERNSAveva solo 17 anni ma ne dimostrava molti di più: gli Stati Uniti sono commossi per la morte a Boston di Sam Berns, conosciuto come il bambino che invecchiava troppo velocemente. Era affetto da una malattia genetica rarissima, la progeria, che causa un invecchiamento precoce delle cellule e colpisce un neonato su otto milioni (pensateci la prossima volta che dite di essere sfortunati). Al mondo attualmente poche centinaia di persone ne soffrono. Già da adolescente Sam appariva come una persona anziana: le tante foto diffuse dalla Progeria Research Foundation – fondata nel 1999 dai genitori, entrambe medici – lo immortalano magrissimo, senza capelli e molto più basso dei ragazzi della sua età. La morte è sopravvenuta per il deterioramento delle condizioni generali di salute, a partire dai problemi cardiaci. Nonostante il gene che causa la progeria sia stato isolato nel 2003 da un gruppo di ricercatori, non esiste ancora una cura per la malattia. Sam, con il suo attaccamento alla vita, è riuscito ad andare avanti oltre ogni aspettativa, visto che la vita media di chi soffre di questa patologia è di 13 anni. Sul suo caso è stato di recente girato un film documentario, Life According to Sam, ovvero “La vita secondo Sam” che nel 2013 ha ricevuto anche una nomination all’Oscar.

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I consigli degli ultracentenari per vivere per sempre (o quasi!)

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO MANI ANZIANI AMORE COPPIA VECCHI NONNIEcco alcuni trucchi semplici e spesso sorprendenti che dimostrano come si può vivere più a lungo. Tra meno fumo, risate e sesso, oltre venti consigli rivelano la ricetta del centenario. Che si ciba di noci e prende il sole un quarto d’ora al giorno.

TE’ – Lasciare il latte per una tazza di tè. Il tè è ricco di antiossidanti chiamati polifenoli, che possono aiutare il vostro organismo a combattere le malattie cardiache, il cancro e l’invecchiamento precoce. Uno studio israeliano ha scoperto che i bevitori moderati di tè vivono molto più. Ma ricordatevi di dare una buona rimescolata prima di rimuovere la bustina di tè.

IN EQUILIBRIO SU UNA GAMBA – Scendere dal letto su una gamba sola ogni mattina. Può sembrare strano, ma stare in piedi su una gamba sola mentre ti vesti la mattina costringe il corpo all’equilibrio, rafforzando schiena, bacino e lo stomaco. Muscoli che sostengono la colonna vertebrale compresi. Secondo il fisioterapista Tom Salzman: “Questo semplice atto quotidiano offrirà notevoli benefici a lungo termine quando si tratta di rimanere attivi più a lungo e la protezione contro le cadute e le ossa rotte cala quando si invecchia”.

SESSO – Fare sesso regolarmente, almeno due volte alla settimana. Un ampio studio sulla longevità gallese ha scoperto che coloro che avevano rapporti sessuali meno di una volta al mese hanno subito il doppio rischio di morire prematuramente rispetto a quelli che ha fatto sesso due volte alla settimana. A parte i benefici per la salute, una coppia con una vita sessuale sana può rallentare l’invecchiamento fino a 7 anni, secondo uno studio del Royal Hospital di Edimburgo – forse perché il sesso riduce lo stress, portando ad una maggiore soddisfazione e un sonno migliore.

SCOIATTOLO – Mangiare tre noci al giorno. Le noci contengono la maggior parte delle qualità contro le malattie tra cui sostanze anti-invecchiamento e antiossidanti. Secondo l’Università di Scranton, negli Stati Uniti, mangiare solo tre noci al giorno è sufficiente per trarre i massimi benefici.

NO CREMA – Usare meno la protezione solare, ma non bruciarsi. Le cifre mostrano che il 50% delle persone nel Regno Unito sono carenti di vitamina D, il nutriente che ci protegge dall’azione della luce solare. Il calo aumenta il rischio di una serie di condizioni potenzialmente mortali tra cui le malattie cardiache, l’osteoporosi e il cancro. Per aumentare i livelli di vitamina D senza aumentare il rischio di cancro della pelle, Cancer Research UK raccomanda di abbronzarsi qualche minuto (in pratica circa dai 15 ai 20) sotto il sole intorno a metà giornata senza protezione solare.

AMICIZIA – Trovare sei buoni amici su cui puoi sempre contare. Lo sviluppo di amicizie e legami familiari è il segreto per vivere a lungo, secondo un recente studio australiano. Gli amici forniscono un sostegno emotivo, che ci aiuta a gestire lo stress, e la sensazione di esser amati aumenta la produzione di dopamina e l’ossitocina, che favoriscono la crescita del cervello. Altre ricerche hanno individuato il sei come numero ottimale di amici.

NON INGOZZARSI – Fermarsi quando ci si sente pieni all’80%. Gli abitanti di Okinawa, nelle remote isole giapponesi, hanno il più basso livello mondiale di obesità, e i centenari pullulano. Il loro segreto? Ad ogni pasto, smettono di mangiare quando si sentono sazi all’80%, felici di lasciare qualsiasi eccesso di cibo nel loro piatto. I ricercatori americani hanno trovato anche gli animali possono vivere fino a due volte più a lungo quando la loro assunzione di cibo si riduce fino a un terzo. Oltre ad aiutare a mantenere un peso sano, il metabolismo ha meno lavoro da fare, stressando meno il corpo.

DORMI – Vai a letto un’ora prima. La mancanza di sonno può mettere a rischio maggiore le condizioni di salute, creando depressione e malattie cardiache. Eppure una piccola modifica fa una grande differenza. Uno studio della Harvard Business School negli Stati Uniti ha rilevato che per le persone che di solito dormono per sette ore o meno a notte, rischiano più attacchi di cuore e ictus.

FILO – Usare il filo interdentale ogni sera. “La malattia gengivale è la condizione più diffusa del pianeta” racconta il dentista Dr James Russell. Negli ultimi 10 anni, gli studi hanno messo in relazione l’aspetto ad un aumentato rischio di altre condizioni, tra cui le malattie cardiache, diabete e alcuni tipi di cancro.

PRECISIONE – Una ricerca dello psicologo statunitense Dr. Howard Friedman ha trovato che il miglior fattore della longevità è avere coscienza. Le persone che sono attente con i soldi, pensierose, e ordinate tendono a vivere più a lungo. Questo per il rilascio della serotonina nel cervello che migliora sonno e appetito.

QUATTRO ZAMPE – Comprati un animale domestico, e preferibilmente un cane. Le persone che possiedono un animale domestico sono meno stressate. L’effetto calmante di possedere un animale fa calare la pressione sanguigna e riduce il rischio di un attacco di cuore, secondo i ricercatori dell’Università del Minnesota negli Stati Uniti. Un altro studio ha trovato che i proprietari che camminano i loro cani vivono una media di sette anni in più rispetto a chi non ha l’amico a quattro zampe.

NO ALLA MELA IN FRIGO – La frutta non va al gelo. I nutrienti durano di più se mantenuti a temperature ambiente. Per esempio, pomodori e peperoni conservati in una ciotola piuttosto che nel frigorifero possono contenere il doppio betacarotene e fino a 20 volte di più il licopene.

AIUTA – Sii gentile e dai una mano agli altri. Uno studio statunitense ha scoperto che le persone generose regolarmente vivono molto più a lungo rispetto agli indifferenti. Meno depressione, meno dolori e una migliore salute generale.

CANTA – Sotto la doccia. Anche se stonati, la canzone con bagnoschiuma aiuta meglio di una polizza di assicurazione sanitaria. I risultati in una ricerca combinata tra Harvard e Yale. Chi sfrutta l’ugola ha maggiore speranza di vita, e la buona vecchia cantilena riduce lo stress, promuove un cuore sano e scongiura la depressione.

FRUTTA E VERDURA – Un rapporto recente sull’European Heart Journal ha scoperto che le persone che mangiano otto o più porzioni di frutta e verdura al giorno hanno probabilità quasi un quarto in meno di morire di malattie cardiache rispetto a chi mangia solo tre porzioni, che in Inghilterra sono la media nazionale. Questo perché ogni singola porzione è ricca di vitamine essenziali e antiossidanti, che stimolano il sistema immunitario e combattere i danni dell’invecchiamento precoce.

NO PIAGNISTEI – Gli ottimisti vivono 12 anni più a lungo dei pessimisti, secondo i ricercatori americani della clinica statunitense Mayo. I pessimisti sono anche più inclini a malattie virali.

CIDRO – Il succo di mela aiuta a mantenere giovane il cervello, secondo uno studio recente del Journal of Alzheimer. I ricercatori hanno trovato che solo due bicchieri al giorno riducono la formazione delle placche nel cervello dei pazienti affetti dalla sindrome.

RADICI – Disegna il tuo albero genealogico. Trovare il tuo anamnesi familiare potrebbe aiutare a prevedere il proprio futuro salutare. “Alcune malattie cardiache o il cancro, hanno fattori genetici” dice il Dott. Anand Saggar, specialista di genetica. Con l’identificazione delle condizioni familiari si può essere in grado di percepire i primi sintomi.

MENO TV – Guarda la TV un’ora in meno la notte. Ogni ora del piccolo schermo potrebbe rubarvi 20 minuti della vostra vita, affermano gli scienziati del US National Cancer Institute. Più guardiamo, più stiamo immobili, senza muovere i muscoli e bruciare calorie.

FAI I CONTROLLI – Assicurarsi di non saltare uno screening. “Si possono salvare vite umane ai primi problemi, quando il male è ancora curabile” sostiene il dottor Dawn Harper.

CREDI – Provare per… credere. Più di 1.000 studi hanno trovato un legame tra la fede e una vita più longeva. Si ritiene che avere forti convinzioni aiuta le persone a gestire lo stress e problemi emotivi, migliorando problemi di cuore, respiratori e digestivi.

MISURA LA TUA VITA – Gli scienziati hanno scoperto che la misura del giro vita è il migliore indicatore per le malattie cardiache. meglio del IMB (indice di massa corporea), perché può indicare la presenza di grasso viscerale, attorno agli organi vitali. La tua vita deve essere sotto i 94 centimetri un uomo e sotto gli 80 per una donna.

SPOSATI – Gli uomini sposati hanno tre volte meno probabilità di morire di malattie cardiache rispetto agli uomini che non hanno la fede al dito. Il matrimonio dimezza il rischio di morte cardiaca per le donne, secondo uno studio del 2009.

RIDI – Ridere almeno 20 volte al giorno. Rinforza il sistema immunitario, gli ormoni dello stress e stimola le barre cellule T killer, che lottano contro il cancro.Gli adulti ridono con una media di cinque/quindici volte al giorno, mentre i bambini possono facilmente farlo fino oltre un centinaio di attacchi quotidiani risatina.

NON FUMARE – E se lo fai smetti. Secondo uno studio finlandese, fumare non solo accorcia la vita di circa 10 anni, ma abbassa anche la qualità della vita in età avanzata, perché i fumatori hanno più probabilità di soffrire di malattie debilitanti.

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Potenzia il tuo cervello e batti l’Alzheimer con libri, cruciverba ed una chitarra

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La cultura tiene in vita il nostro cervello

Secondo uno studio pubblicato su Human Brain Mapping dai ricercatori italiani della Fondazione Santa Lucia di Roma, un aiuto per un cervello in forma arriva da cultura, libri e anni di istruzione, che rappresenterebbero il «mix» vincente per tenere il più lontano possibile l’invecchiamento cerebrale e le malattie neurodegenerative. Diretto da Fabrizio Piras e coordinato da Gianfranco Spalletta – responsabile del Laboratorio di Neuropsichiatria – e da Carlo Caltagirone – direttore scientifico della Fondazione – lo studio ha visto coinvolti 150 soggetti sani tra i 18 e i 65 anni sottoposti a una nuova tecnologia di risonanza magnetica in grado di misurare le variazioni strutturali dei tessuti cerebrali: «Per la prima volta siamo riusciti a determinare il luogo all’interno del cervello in cui una più ricca attività mentale avvia dei meccanismi protettivi nei confronti della neurodegenerazione», spiega Spalletta. Dai risultati è anche emersa una correlazione tra gli anni di istruzione scolastica e il movimento delle molecole d’acqua all’interno del cervello, indice qualitativo – spiegano gli autori dello studio – della struttura cerebrale.

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Suonare la chitarra (ma va bene anche un qualsiasi altro strumento musicale!)

Suonare uno strumento musicale tiene allenato il nostro cervello. Io parteggio per la chitarra, ma solo perchè è il principale strumento che suono fin da piccolo e di cui sono molto appassionato, ma in verità va bene anche qualsiasi altro strumento! Molti studi confermano questa tesi, ad esempio ho apprezzato molto questo interessante articolo della ricercatrice canadese Krista Hyde, in cui viene riportato uno studio fatto su 15 bambini “musicisti” e 16 bambini del gruppo di controllo. All’inizio dello studio tutti i bambini, di circa 6 anni, ignari di qualsiasi nozione musicale, sono stati invitati a una sessione di risonanza magnetica. Poi, per 15 mesi i bambini del gruppo dei “musicisti” hanno seguito lezioni settimanali di pianoforte. Alla fine di questo periodo, tutti i bambini sono stati nuovamente invitati a fare la risonanza. Hyde e colleghi hanno utilizzato una nuova tecnica, chiamata Deformation Based Morphometry, che permette di studiare le deformazioni in grandezza o forma dei voxel, le unità di misura delle immagini di risonanza, estrapolando così i cambiamenti cerebrali non legati al normale sviluppo evolutivo del bambino. I risultati delle risonanze dei “musicisti” mostrano l’ingrandimento della corteccia motoria primaria destra, responsabile del controllo dei movimenti della mano sinistra, del corpo calloso, cioè le fibre nervose che connettono un emisfero all’altro, e della corteccia uditiva primaria destra, responsabile dell’elaborazione dei suoni musicali. Questi cambiamenti nel cervello corrispondono all’abilità di esecuzioni di compiti motori (per la corteccia motoria e il corpo calloso) e musicali (per la corteccia uditiva). L’aspetto che trovo più sorprendente in questa ricerca è la plasticità del nostro cervello dopo solo 15 mesi di lezioni di musica!

Parole crociate e sudoku

Il segreto per mantenere il più a lungo possibile il cervello giovane? È allenarlo sin da giovani. A spiegarlo i ricercatori dell’Università di Berkeley (Usa) in uno studio pubblicato su Archives of Neurology: per portare avanti la loro ricerca hanno intervistato 65 anziani sulle loro abitudini, nel corso della vita, alla lettura, alla scrittura e ai giochi che impegnano la mente come parole crociate, sudoku e brain games elettronici. Ognuno dei partecipanti è stato poi sottoposto a una risonanza magnetica al cervello per valutare la presenza della proteina amiloide, i cui accumuli sono tra i responsabili dello sviluppo della malattia d’Alzheimer. Ed è emerso che tanto più i soggetti manifestavano una maggiore attività cerebrale, tanto più il livello degli accumuli della proteina era basso: «I nostri dati suggeriscono che una vita trascorsa a impegnarsi in queste attività ha un effetto cruciale nel mantenersi cognitivamente attivi in età avanzata», spiega Susan Landau, una degli autori dello studio. Nel dubbio, quindi, passare del tempo con le parole crociate non guasta.

«Esercitarsi con le parole crociate, anche per poco tempo al giorno, mette in gioco le funzioni cognitive superiori: pensiero astratto, attenzione, nessi logici, memoria», dice lo psichiatra Pietro Pietrini, direttore del dipartimento di medicina di laboratorio dell’Azienda ospedaliero universitaria Santa Chiara di Pisa. Gli inglesi sintetizzano con l’espressione “use it or lose it”: «Gli studi di risonanza magnetica hanno mostrato che si attivano parti distinte del cervello, che dialogano tra loro per portare a termine compiti come quelli richiesti dal cruciverba».
Ogni volta che si prova a completare uno schema si favorisce la formazione di nuovi contatti tra i neuroni (sinapsi) e dunque si mantiene il cervello più giovane. Conferma Petrini: «Esperimenti e misurazioni eseguite tramite la Pet (tomografia a emissione di positroni) mostrano che, a pari età, il decadimento cognitivo tra i malati di Alzheimer è più lento in quelle persone che hanno tenuto in esercizio l’intelletto».

Internet fa la sua parte

Sono soprattutto i motori di ricerca ad aiutare i neuroni a rimanere «scattanti»: da una ricerca della University of California di Los Angeles (UCLA) coordinata da Gary Small è emerso che cercare informazioni e curiosità su browser come Google consente di allenare in una sola azione la memoria (del termine da cercare), l’elasticità (nella scelta delle parole chiave da inserire) e il ragionamento (tramite la comprensione e l’analisi dei risultati ottenuti), e aiuterebbe il cervello a mantenersi giovane rallentando l’insorgenza della demenza. Il segreto è nella continua stimolazione dei neuroni e delle connessioni cerebrali che l`esercizio mentale di ricerca sui browser in internet garantirebbe.

L’importanza della dieta

Secondo i ricercatori dell’Oregon Health & Science University di Portland (Usa) una certa dieta può aiutare ad allontanare il deterioramento cognitivo, mentre certi cibi possono accelerarne l’insorgenza. Lo studio, pubblicato su Neurology, ha messo in evidenza che le persone a rischio di declino cognitivo che seguono una dieta a base di pesce, frutta e verdura, e quindi ad alto contenuto di vitamine C, D ed E e di acidi grassi omega3, ottengono punteggi più alti nei test cognitivi e risultano più protette dal declino rispetto a coloro che, invece, consumano molti grassi trans – presenti nei cibi confezionati, nei prodotti da fast food, nelle fritture, nei piatti pronti e nella margarina.
Il ruolo della vitamina B12 come «carburante per il cervello» è stato invece messo in evidenza da uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition dai ricercatori dell`Università di Oxford (Regno Unito), secondo cui la vitamina B12 preserva dal restringimento cerebrale e dal declino cognitivo che da questo consegue. In particolare a fare la differenza sarebbe l’assunzione di latte: gli studiosi hanno infatti rilevato che ben il 55% della vitamina contenuta in questo alimento entra nel flusso sanguigno. Il pesce rappresenta invece la seconda fonte della vitamina, mentre al terzo posto si attestano i prodotti lattiero-caseari.

L’immancabile contributo dell’attività fisica

Un po’ di movimento non guasta mai – Un po’ di moto quotidiano non serve solo a mantenersi in linea e a preservarsi dal rischio cardiovascolare: uno studio condotto dal Beckam Institute dell’Università dell’Illinois (Usa) mostra, infatti, come l`esercizio aerobico contribuisca a rallentare il processo di invecchiamento delle cellule cerebrali. La ricerca, pubblicata sulla rivista British Journal of Sports Medicine, ha esplorato le potenzialità dell’attività fisica sui neuroni mostrando che l’attività fisica quotidiana eseguita costantemente contribuisce effettivamente a migliorare il funzionamento dei cervelli più anziani. «La nostra ricerca illustra l`effetto benefico di un moderato esercizio fisico sulle funzioni cerebrali – spiega Art Kramer, neuropsichiatra esperto in scienze cognitive e autore dello studio -. La ginnastica quotidiana migliora l’afflusso di sangue al cervello ed è in grado di bloccare l’invecchiamento neuronale che si riscontra tra gli anziani».

Spegni facebook e vediti coi tuoi amici

Fare uno sforzo per restare in contatto e trascorrere del tempo con altre persone, di persona piuttosto che virtualmente. La ricerca mostra che l’isolamento e la solitudine aumentano il rischio di sviluppare demenza.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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