Qual è la differenza tra anoressia e bulimia?

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo QUAL E DIFFERENZA TRA ANORESSIA E BULIMIA Dieta Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia Grasso Pancia Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Peso Sessuologia Pene Laser Filler Rughe Botulino H

FONTE DI QUESTO ARTICOLO

Maddalena, 27 anni, racconta che per lei tutto è iniziato «come spesso inizia per tante, con una banalissima dieta cominciata in primavera, alla fine della seconda superiore. In previsione dell’estate mi vedevo un po’ in sovrappeso: pesavo 57 kg ed ero alta 1,65. Perfettamente nella norma, solo che quando ci sei dentro hai una distorsione dell’immagine del tuo corpo. Quindi ho iniziato la dieta. Poi man mano la situazione è peggiorata: iniziavo a dimagrire sempre di più, e il fatto di perdere peso era un rinforzo positivo a mantenere questo mio comportamento. I miei erano straziati da questa cosa, ma non mi hanno mai detto “perché non mangi” o “devi mangiare” non mi hanno mai assillato. Soffrivano in silenzio. A dicembre pesavo 40 kg: avevo perso 17 kg in sei mesi. Ero proprio uno scheletro, e in quel momento mi piacevo. E non mi interessava quello che dicevano gli altri, anche perché mi ero isolata tantissimo. A quel punto la mia vita era solo andare a scuola, studiare e pensare al cibo, basta. Anche perché lo studio e il cibo erano le uniche due cose che potevo controllare, che dipendevano esclusivamente da me. La fame c’era, ma il fatto di aver fame e di sapere di riuscire a controllarla era una vittoria, io mi sentivo la più furba».

Leggi anche: Mi dicevano “sei grassa” così decisi che non avrei mangiato più. Mai più. La testimonianza di una paziente anoressica

L’anoressia

L’anoressia nervosa è esattamente questo: una perdita consistente di peso corporeo accompagnata da una forte paura di ingrassare, una distorsione della propria immagine corporea, per cui ci si vede grasse anche se in realtà si è sottopeso, e una bassa autostima di sé. La stima delle persone affette da anoressia nervosa, infatti, è fortemente legata all’aspetto fisico e la possibilità di controllare la fame e il peso, e ridurlo secondo le proprie esigenze, è un modo attraverso cui aumentarla.

Leggi anche: Una vostra amica è troppo magra? Vi insegno a capire se soffre di anoressia

La bulimia

Come spiega Maddalena, che poi continuando a raccontare la sua storia dirà di essere passata dall’anoressia alla bulimia “l’altra faccia della medaglia”. «Mi ritrovavo a mangiare grosse quantità di cibo. Uscivo per comprare torta salata, biscotti, patatine, tornavo a casa e li mangiavo da sola e di nascosto; e mi sentivo un animale perché durante e prima dell’abbuffata ti prende una forza incontrollabile, che non puoi fare a meno di assecondare. Mangiavo di nascosto per un discorso di intimità, perché non è un mangiare normale, è un mangiare in modo incontrollato. Per me era una cosa molto strana a cui non potevo sottrarmi, ma che sentivo non era normale. Per questo la volevo tenere per me, anche se sapevo che i miei genitori sarebbero stati ben felici di sapere che stavo mangiando».

Leggi anche: Mangio troppo e senza controllo: come faccio a capire se ho la bulimia nervosa?

Abbuffata compulsiva

La caratteristica clinica principale della bulimia nervosa è l’abbuffata compulsiva, l’ingestione di grosse quantità di cibo in assenza di controllo, vissuto come qualcosa che bisogna fare per forza e che non si riesce a fermare o controllare. Seguita poi da comportamenti di compenso volti a prevenire l’aumento di peso. La psicopatologia di base è simile a quella dell’anoressia: c’è in entrambi i casi una forte paura di ingrassare, una distorsione dell’immagine corporea e una bassa autostima. La differenza è che nel caso della bulimia ci sono delle grandi abbuffate seguite dall’uso di purganti o lassativi o dal vomito autoindotto. Oppure si fanno digiuni prolungati o intensa attività fisica. Il peso però non si riduce tantissimo come nell’anoressia, perché queste grandi mangiate consentono comunque l’ingestione di una certa quantità di cibo.

Differenze tra bulimia ed anoressia:

  • Nella bulimia il paziente compie delle vere e proprie abbuffate, seguite da condotte di eliminazione (con vomito autoindotto, diuretici, lassativi) o senza condotte di eliminazione (comportamenti compensatori inappropriati come digiuni o/e intensa attività fisica; nell’anoressia invece la paziente tende a non mangiare per nulla;
  • La bulimia è disturbo egodistonico, in quanto i sintomi vengono vissuti come estranei e fastidiosi, tanto che molto spesso è il paziente stesso a richiedere spontaneamente un trattamento. Al contrario l’anoressia viene vissuta come un fatto positivo ed il paziente non chiede aiuto, né vuole essere aiutato.
  • Nella bulimia di solito non vi sono grosse variazioni di peso nel tempo, mentre nell’anoressia il paziente perde peso in modo considerevole.

Leggi anche: Abbuffarsi senza alcun controllo: è il Disturbo da alimentazione incontrollata

Le conseguenze di anoressia e bulimia

Le conseguenze dal punto di vista della salute fisica nel caso dell’anoressia sono dovute alla mal nutrizione e al calo di peso, mentre nel caso della bulimia purgativa al vomito autoindotto e all’uso di lassatavi. Questi determinano squilibri dei sali e dei liquidi corporei che possono portare ad aritmie e collasso cardiocircolatorio. Il vomito, inoltre, può provocare danni alla cavità orale, ai denti e così via.

Leggi anche: Insonnia da assunzione di cibo o bevande durante la notte nell’adulto

I soggetti più esposti: giovani ragazze

In Italia come in tutti i paesi occidentali, le persone affette da disturbi dell’alimentazione, come l’anoressia o la bulimia nervosa, sono ancora tante. Per questo, per sensibilizzare l’opinione pubblica, lo scorso 15 marzo in molte città italiane si è tenuta la terza giornata nazionale del fiocchetto Lilla, dedicata ad anoressia, bulimia, obesità e di tutte le patologie legate ai disturbi del comportamento alimentare. Le più esposte sono sempre le ragazze, con un rapporto maschi: femmine di 1:9, e si stima che la prevalenza sia dello 0,5-1% per l’anoressia e del 2% per la bulimia. La fascia di età interessata all’insorgenza del disturbo è quella tra i 14-19 anni anche se ultimamente si sta assistendo a un anticipo dell’esordio con le prima manifestazioni del disturbo che si possono presentare già a 9-10 anni. Sia perché oggi, tramite i mezzi di comunicazione, le ragazze sono esposte prima a pressioni sociali, come il mito della magrezza tipico dell’ideale occidentale; sia perché nel corso degli anni biologicamente si è assistito a un’anticipazione dell’età del menarca. Fenomeno che può aver contribuito all’anticipo all’insorgenza del disturbo. Nonostante i fattori ambientali – come appunto il mito della magrezza, visto come un prerequisito fondamentale per il successo e l’affermazione sociale – abbiano un peso determinante nell’insorgenza della malattia, è anche vero che tutte le ragazze del mondo occidentale sono esposte a messaggi simili, ma solo lo 0,5-1% va incontro a questi disturbi. Questo significa che l’origine del disturbo è di tipo multifattoriale e che dipende anche da una predisposizione individuale in parte biologica e in parte psicologica, a cui poi si sommano i fattori ambientali.

Leggi anche: Thigh-Gap, quell’ossessione delle teen ager per il varco tra le cosce impossibile da raggiungere

Nei maschi

Nei maschi l’anoressia è meno frequente, ma negli ultimi anni si è osservato un aumento dei casi anche per il sesso forte. In questo caso la malattia assume una connotazione un po’ diversa, per cui non è tanto importante la magrezza quanto la muscolosità. Il meccanismo però è il medesimo: attraverso il dimagrimento e riduzione del peso si cerca di raggiungere l’ideale di un corpo scolpito. Si parla di vigoressia, ma questo comportamento non porta a quello a cui i ragazzi aspirano, ma solo a cause negative dal punto di vista fisico. Per il resto poi, fisiopatologia, evoluzione del disturbo, l’insorgenza il disturbo assomiglia a quello delle ragazze.

Leggi anche:

Guarire dall’anoressia e dalla bulimia

La guarigione può richiedere diversi anni e in alcuni casi non è totale, ma si recupera solo in parte. L’esito della terapia dipende soprattutto dalla tempestività del trattamento: quanto prima le persone entrano in contatto con i clinici specializzati, tanto più rapida e sicura è la guarigione. Nell’anoressia nervosa c’è una percentuale di guarigione del 60-70%, mentre nella bulimia, questa percentuale sale fino all’80-90 per cento. In alcuni casi però i pazienti non riescono a recuperare completamente una sana alimentazione e nelle forme più croniche e di più lunga durata l’esito non sempre è favorevole. L’anoressia, inoltre, tra le malattie psichiatriche è quella che presenta il più alto tasso di mortalità, circa il 5%, in gran parte dovute alla conseguenza organiche e in piccole parte al suicidio.

Leggi anche: Bikini Bridge, la nuova moda spopola sulla rete ma è polemica: rischio anoressia

Curare l’anoressia e la bulimia

Inutile aggiungere poi, che la presa di coscienza da parte dei pazienti, è sicuramente la fase più critica del processo. La motivazione al trattamento è la prima fase e a volte impieghiamo anche 3-5 sedute per motivare le persone, perché la maggior parte non hanno consapevolezza della malattia, nel senso che si vedono grasse anche essendo magre quindi non hanno nessuna necessità di essere curate. Il trattamento d’elezione è quello multidisciplinare integrato, che coinvolge diverse figure professionali, dallo psichiatra che “dirige l’orchestra”, all’’internista per le complicanze mediche, il ginecologo, il nutrizionista e l’educatore professionale per i percorsi formativo tipo il pasto assistito. I farmaci invece si usano poco, solo per la cura delle complicanze fisiche o dei sintomi psichiatrici. I genitori spesso hanno grossi sensi di colpa perché pensano di aver sbagliato qualcosa, di non essere stati in grado di soddisfare tutte le richieste dei figli e che questo abbia determinato l’insorgenza della malattia. Non sanno bene come comportarsi, per cui spesso insorgono conflitti al momento dei pasti perché sono preoccupati per il calo di peso e impongono di mangiare. In alcuni casi, quando ci sono dei conflitti, possono essere di ostacolo e hanno bisogno di essere aiutati e supportati. In genere però non rappresentano un ostacolo ma anzi, spesso sono una risorsa per il trattamento, come quello basato sulla famiglia adottato per le ragazzine più giovani.

FONTE DI QUESTO ARTICOLO

Leggi anche:

Lo Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Conosci ciò che mangi?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO PESCE CIBO SALMONE CUCINA DIETA OMEGA 3 (2)Ti sei mai fermato a pensare cos’è per te il cibo? Ti sei mai chiesto cosa rappresenta per il tuo corpo quello che mastichi ed invii frettolosamente nel tuo stomaco (da lì in poi non è più affar tuo)? Quello che mangi non è soltanto un alimento che ti riempie la pancia, ti calma lo stimolo della fame e ti lascia un buon sapore in bocca; quello che mangi è molto di più: entra a far parte del tuo corpo! Le proteine del pollo che hai mangiato ieri a pranzo, oggi sono parte della parete di un tuo vaso sanguigno; i grassi di quel cornetto alla crema gustato lo scorso week end, ora sono conservati in un adipocita sui tuoi fianchi! Con questo non voglio certo terrorizzarvi e spingervi al mangiar bene con la paura, era solo per dire di non sottovalutare mai quello che ingurgitiamo, perché ciò che mangiamo oggi, domani sarà qualcosa che comporrà letteralmente il nostro corpo, quindi scegliamo bene i mattoni con cui vogliamo costruire noi stessi! Informiamoci sempre su quello che stiamo mangiando e, magari, tra un libro di cucina e l’altro, compriamoci anche un testo che spieghi bene cosa sia una vitamina, un carboidrato, un sale minerale.

Una persona informata è una persona più sana!

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Per dimagrire è meglio eliminare carboidrati o i grassi? L’esperimento dei due gemelli

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo DIMAGRIRE MEGLIO ELIMINARE CARBOIDRATI O ZUCCHERI Dieta Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia Grasso Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Peso Sessuologia Pene Laser Filler Rughe Botulino

Alexander e Chris Van Tulleken, 35 anni, sono un vero e proprio laboratorio scientifico vivente. Tanto per cominciare sono gemelli monozigoti, ossia identici. E tutti e due medici (Alexander, detto Xand, ha uno studio medico a New York e pratica medicina tradizionale, Chris lavora a Londra e ha un approccio più alternativo).

Uno ha eliminato i carboidrati, l’altro i grassi
Il fatto di condividere Dna e professione li ha spinti a un esperimento singolare: mettersi entrambi a dieta scegliendo però due diversi regimi alimentari per vedere quale era meglio. Alexander per un mese ha rinunciato a zuccheri e carboidrati, Chris ha dato addio ai grassi. Sulla loro duplice dieta la Bbc ha mandato in onda un documentario con discussione finale tra esperti. I due, peraltro, hanno anche un sito, dove si scopre che, tra un paziente e l’altro, passano il tempo a inventarsi esperimenti e spedizioni per il mondo, purché stravaganti. Avvicinandosi ai 40 anni, hanno deciso che perdere peso sarebbe stata la loro missione più urgente. Soprattutto per Xand, che superava i 90 kg per 1 metro e 80, con una percentuale di grasso del 26,7 per cento. Chris era un po’ sopra gli 80 kg, e la sua percentuale di grasso era del 22,6 per cento.

Leggi anche: Cosa succede al tuo corpo quando smetti di mangiare pasta e pane

Vite identiche a parte i cibi
Xand al Daily Mail ha raccontato:”Potevamo mangiare quanto volevamo, tranne che io non dovevo toccare carboidrati e zuccheri, e Chris ha eliminato i grassi“. “Per ogni altro aspetto, stile di vita e sport, le nostre vite erano uguali. Quindi ogni cambiamento fisico sarebbe stato riconducibile alla dieta”. Un modo per vivere in prima persona uno dei tormentoni alimentari del momento: cosa fa peggio, i grassi o gli zuccheri? Oltretutto, era anche un duello Stati Uniti (dove demonizzano gli zuccheri) contro Inghilterra (dove a essere presi di mira sono i grassi). Così, mentre a Xand era consentito inserire formaggi, carne, pesce, latticini, burro, con il divieto per dolci e pasta, Chris poteva consumare pasta, riso, pane, cereali, frutta, verdura, dessert, eliminando grassi di origine animale (niente carne, formaggi e latticini, e proteine solo da legumi). Due diete alquanto tristi, ammette Xand: “Io ero più fortunato: potevo mangiare carne, pesce, uova. Ma leva i carboidrati e la gioia se ne va dal tuo pasto”.

Insulina e colesterolo
La logica di azzerare carboidrati e zuccheri deriva dal fatto che aumentano i livelli di glucosio nel sangue e stimolano l’organismo a produrre più insulina; a lungo andare, questo può portare all’insulino-resistenza (l’ormone che il corpo usa per abbassare i livelli di glucosio in circolo): l’anticamera del diabete di tipo 2. E i grassi saturi (margarina, lardo, burro, alcuni oli) di cosa sarebbero colpevoli? Principalmente, di aumentare i livelli di colesterolo mettendo in pericolo il cuore. A dir la verità, il loro ruolo è stato appena rivalutato da uno studio del Croydon University Hospital di Londra: “L’idea che siano dannosi non ha fondamento” scrive il cardiologo Aseem Malhotra.

Leggi anche: Differenza tra dietista, dietologo e nutrizionista: quali titoli servono?

Non esistono diete risolutive
Ma tant’è, il dibattito grassi o zuccheri non si è placato. E dunque, i menu divergenti dei gemelli cosa hanno dimostrato? Intanto, che le diete risolutive non esistono, e che le cose non sono mai così semplici (in medicina, poi, è la regola). “Consumando poca frutta e verdura, perché hanno carboidrati, ero spesso stitico” ha raccontato Xand. “Mi sentivo stanco, poco brillante, e avevo un alito terribile. Chris invece, privandosi dei grassi non era mai sazio e mangiava spesso fuori pasto”.

I risultati
Dopo un mese Xand ha perso 3 chili e 50, Chris uno. Però: di quei tre chili e mezzo, 1 e mezzo era composto di grasso, 2 di muscoli, risultato meno apprezzabile. E del chilo eliminato di Chris, metà era grasso, metà muscolo. Prima e dopo l’esperimento, ai gemelli era stato misurato, tra i vari parametri, anche il colesterolo. Ci si aspettava che Xand, con la sua dieta ricca di grassi, avesse alla fine livelli più alti. Ma in entrambi è rimasto invariato. Che i grassi, in fondo, non siano così pericolosi? L’organismo di Chris, d’altro canto, dopo un mese di carboidrati ha aumentato la sua produzione di insulina; la conferma che, a lungo andare, un regime di questo tipo potrebbe portarlo verso problemi metabolici. Entrambe le diete, in fondo, si sono dimostrate abbastanza inutili: qualche chilo perso, massa muscolare ridotta, nessun cambiamento nel colesterolo, variazioni poco salutari nell’insulina.”

La domanda è mal posta
“La cosa più interessante che abbiamo scoperto è che la domanda ‘Sono peggio i carboidrati o gli zuccheri?’ è mal posta” è la conclusione dei due medici. “Dovremmo piuttosto domandarci quali sono i cibi che ci fanno ingrassare e perché”. Non è tanto un singolo ingrediente, zuccheri o carboidrati, a risultare dannoso, bensì la loro combinazione nello stesso alimento, che spinge a cercare sempre questo sapore mixato. Lo zucchero da solo non dà assuefazione (nessuno si nutre di zuccherini), così come non la danno i grassi in sé (e nessuno mangia panetti di burro). «Danno dipendenza, piuttosto, i cibi industriali come gelati, cioccolata al latte, patatine fritte, nei quali grassi e zuccheri sono uniti. Alzano i livelli di dopamina, neurotrasmettitore legato al circuito del piacere. Se volete perdere peso riducete i cibi preconfezionati a favore di quelli da cucinare. Fissarsi sui grassi piuttosto che sui carboidrati renderà la vostra dieta monotona, senza gusto e, alla lunga, insostenibile”.

La mia opinione sul modo migliore per dimagrire
La mia opinione è che se volete dimagrire davvero in modo sano e duraturo, non dovete eliminare proprio nulla del tutto dalla vostra dieta, specie se siete frequentatori di palestra (eliminare i carboidrati è una eresia). Si può sicuramente seguire un regime alimentare lievemente ipocalorico ipolipidico, ma il vero segreto è fare molta attività fisica, aumentare la vostra massa magra (specie con i pesi, la zumba da sola è quasi inutile allo scopo) e quindi aumentare il vostro metabolismo basale: questo è il più grande investimento che possiate fare per la vostra linea e – soprattutto – la vostra salute.

Leggi anche:

Lo Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Diminuisce il dolore, combatte l’epilessia, fa addirittura dimagrire: è davvero utile la marijuana in medicina?

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo DOLORE EPILESSIA DIMAGRIRE MARIJUANA Dieta Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia Grasso Massaggio Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Peso Sessuologia Pene Sex Laser Filler Rughe Botulino

Charlotte Figi col padre Matt nella piantagione di cannabis di famiglia

Il giorno da ricordare è il 7 marzo 2014. E quello sull’uso terapeutico della cannabis sembra quasi il primo segno forte del governo Renzi. Perché, per la prima volta, il consiglio dei ministri non ha impugnato e portato al giudizio della Corte Costituzionale la legge della Regione Abruzzo che consente la preparazione galenica e l’utilizzo all’interno del servizio sanitario regionale della cannabis per uso terapeutico. La decisione del governo è il punto di arrivo di una marea montante di pazienti e medici che si chiedono perché se questa pianta può essere usata per preparare farmaci e terapie non la si possa usare. Sulla rete e nel passaparola fioriscono ricette e leggende: è utile contro la sclerosi, contro il cancro, contro i dolori più debilitanti. Ma è vero? Di certo che proibirne, per dettato morale, l’utilizzo rallenta di molto la ricerca scientifica che, invece, può fare molto per capire a cosa serva davvero la cannabis. E, non da ultimo, a quali dosi e in quali situazioni debba essere usata in ospedale. Insomma, sulla marjuana pesa un discorso pubblico che non ha niente a che fare con la medicina. E, se da oggi, le regioni italiane possono dare il via ai preparati che la contengono senza temere l’altolà del governo, resta il dubbio di cosa cosa c’è di vero sulle sue magnificate virtù terapeutiche. Lo abbiamo chiesto agli scienziati che ci lavorano, cercando di non cadere nell’ideologia né nell’aneddotica miracolistica. Ma per capirlo bisogna partire da Charlotte.

Continua la lettura su https://espresso.repubblica.it/visioni/scienze/2014/03/14/news/metti-la-cannabis-in-corsia-1.157290/

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Come perdere 400 calorie in meno di un’ora

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

I rischi della folle dieta della gravidanza (dieta HGC)

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO GRAVIDANZA MATERNITA FIGLIO MAMMA MADRE GENITORI CONCEPIMENTO PARTO FETO EMBRIONE (10)Per perdere peso, se ne perde. E come potrebbe essere altrimenti, dal momento che prevede l’introduzione di sole 500 calorie al giorno? Eppure, stando all’inventore della dieta HGC, grazie all’assunzione della gonadotropina corionica umana, ovvero l’ormone della gravidanza, sarebbe possibile non avere cali di energia. Il funzionamento di quest’ultimo ritrovato, di cui si trovano sempre più tracce in Rete, è semplice: l’HGC, infatti, permette di bruciare i grassi accumulati in precedenza, trasformandoli appunto in energia e sopperendo così al calo dovuto al ridotto apporto calorico.

Con 500 calorie al giorno a che serve l’HGC?

Il regime dietetico, si baserebbe su cicli di almeno 26 giorni, ma non più di 43, per un totale di 40 dosi di ormone somministrate tramite gocce da mettere sotto la lingua. L’indubbio risultato è quello di perdere peso, ma l’opinione degli esperti è altrettanto chiara: “Non c’è bisogno dell’ormone HGC per perdere peso con 500 calorie giornaliere!” queste le parole della dottoressa Giovanna Cecchetto, Presidente dell’Associazione Nazionale Dietisti (Andid). “Il problema più evidente di questa dieta è rappresentato però dai rischi nutrizionali che sotto a certo regime calorico ormai tutte le comunità scientifiche raccomandano di non andare: parliamo di 1.000/1.200 calorie quotidiane, sotto le quali si corre il pericolo di una grave malnutrizione. Nessun esperto ormai propone una dieta del genere, se non in casi rarissimi e protetti, come quelli seguiti per via ospedaliera”.

Molti rischi

Gli effetti collaterali di questa dieta consistono soprattutto nel fatto che, essendo a base di ormone prodotto normalmente durante la gravidanza, può portare ad un ingrossamento del seno, a squilibri ormonali, caduta di capelli o irsutismo, fino ad arrivare, in casi estremi, anche a cistite o gravidanze indesiderate. Ma senza giungere a conseguenze più gravi esiste una serie di problemi più immediati, connessi a questo tipo di regime alimentare? Certo ed è legato alla durata nel tempo di un’alimentazione del genere. Basti pensare che con sole 500 calorie al giorno è praticamente impossibile poter condurre una vita normale, sono troppo poche. Va poi ricordato che queste diete che si trovano online non indicano mai in modo chiaro gli effetti collaterali, perché risulta difficile individuare la fonte, gli studi, le ricerche scientifiche e mediche che ne sono alla base. Il web, pur avendo indubbi vantaggi e molte potenzialità, ha questa grossa criticità: a differenza delle informazioni che si possono trovare sulle riviste di settore, le notizie che circolano in modo incontrollato in Rete rischiano di abbagliare chi le legge, se non ha una specifica formazione.

Insomma, meglio non fidarsi?

Sì, perché bisogna tener presente che una dieta va calibrata a seconda del soggetto in questione e a quanti chili deve perdere, se solo un paio oppure 20 o 50. E’ poi fondamentale individuare il vero motivo che sta alla base di un aumento di peso: solitamente va cercato nell’ambiente e nello stile di vita delle persone. C’è poi, infine, un ultimo fattore importantissimo, ovvero il fattore tempo. Certe diete promettono risultati ottimali nel breve periodo, senza tener conto di quanto può accadere invece nel lungo periodo. Non si tratta solo del fatto che, con certi regimi alimentari, è facile e scontato riprendere peso non appena si torna ad un’alimentazione “ordinaria”. Nel mettere a punto una dieta occorre anche e soprattutto ricordare che esiste sempre un futuro: se si è donne, ad esempio, si deve ricordare che l’alimentazione può avere ricadute sulla possibilità di avere figli. Oppure che in menopausa possono avvenire cambiamenti importanti proprio dal punto di vista del peso. Occorre quindi sempre affidarsi ad un esperto? Certamente, anche perché ormai l’obiettivo delle diete è soprattutto quello di permettere ai soggetti di raggiungere un equilibrio. Equilibrio tra l’esigenza o la voglia di perdere peso e quella di potersi concedere una cena al ristorante, ad esempio. È per questo che noi ormai parliamo non di risultati ottimali (o veloci), ma di risultati salutari e di lunga durata.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Trucchi per dimagrire in fretta: il mentolo

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO DIMAGRIRE GRASSO DIETA DIETOLOGIA CALORIE IPOCALORICA OBESO OBESITA SOVRAPPESO KG BILANCIA (2)Il mentolo può farci dimagrire? Il mentolo attiva il nostro metabolismo e spinge il nostro corpo a bruciare più grassi? Scopriamolo insieme grazie ad uno studio dei ricercatori dell’Università di Padova. Il principio è sempre lo stesso: costringere il corpo a bruciare più calorie. Qualche giorno fa avevamo scritto che esporsi a basse temperature senza vestirsi troppo potrebbe aiutare a dimagrire. E’ di ieri la notizia di uno studio che individua i meccanismi molecolariche regolano la trasformazione del tessuto adiposo bianco in tessuto con caratteristiche simili a quelle del tessuto adiposo bruno, in grado di bruciare i grassi immagazzinati al suo interno producendo calore. Lo studio – cosa che mi rende orgoglioso di appartenere a questo Paese – è italiano, del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova, ed è appena pubblicato sulla prestigiosa rivista inglese Molecular and Cellular Endocrinology.

Il mentolo ed il freddo

“Una delle molecole in grado di indurre questa trasformazione è il mentolo” ha spiegato all’Ansa Marco Rossato, coordinatore del gruppo di ricercatori. “Il mentolo è noto a tutti per la capacità di evocare una sensazione di freddo una volta a contatto con cute e mucose, ed è proprio questo che porta ad un maggiore consumo di grassi grazie ad un innalzamento del metabolismo basale: questa sostanza di derivazione vegetale stimola infatti le cellule del tessuto adiposo bianco a consumare i grassi producendo calore“. Il mentolo, ricorda Rossato, è utilizzato diffusamente nell’industria alimentare, cosmetica e farmaceutica e sembra privo di effetti collaterali nell’uomo e rappresenta pertanto una possibile nuova strategia per la cura dell’obesità. Lo studio padovano ha dimostrato come il tessuto adiposo bianco abbia dei sensori in grado di “sentire” direttamente il freddo senza la mediazione del sistema nervoso. Questi sensori, attivabili dal mentolo e da altre molecole simili, sono in grado di aumentare il metabolismo del tessuto adiposo bianco portando al consumo dei grassi depositati al suo interno e alla produzione di calore.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Volete perdere peso? Allora spogliatevi!

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO OBESITA GRASSO SOVRAPPESO DIETA DIMAGRIRE METRO ADDOME PANCIA GRASSOAvete sperimentato diete ferree e massacranti esercizi fisici senza successo? Provate a stare al freddo. La regolare esposizione a temperature più basse di quanto siamo abituati potrebbe rivelarsi un modo salutare ed efficace per dimagrire. Lo affermano scienziati dell’University Medical Center di Maastricht su Trends in Endocrinology & Metabolism del 22 gennaio.

Bruciare più calorie

La spiegazione fornita dai ricercatori è semplice: quando ci si trova in un ambiente freddo, il nostro organismo deve bruciare molte più calorie per mantenere l’omeotermia (dal greco: omòs = uguale; termos = calore) cioè la condizione caratteristica di quegli animali in grado di mantenere costante la propria temperatura corporea. Il processo è regolato dal tessuto adiposo bruno, che si attiva quando diminuisce la temperatura esterna, sfruttando i lipidi per produrre il calore sufficiente a proteggerci dal freddo. Il team olandese ha scoperto che, diversamente da quanto si riteneva finora, questo tessuto è presente non solo nei neonati, ma anche nelle persone adulte. E che quando interviene per generare calore, sottrae fino al trenta per cento di calorie nel bilancio energetico dell’organismo.
Sempre secondo lo studio dei ricercatori olandesi, rimanere sei ore al giorno a temperature più basse per un lungo periodo di tempo, non solo favorisce l’aumento del tessuto adiposo bruno (quello che fa dimagrire), ma avrebbe anche altri effetti benefici. Primo tra tutti, abituare il corpo al freddo e agli sbalzi termici così da non beccarsi un raffreddore ogni volta che si esce all’aperto d’inverno.

La ricerca giapponese

Una conferma sperimentale è arrivata dal Giappone: alcuni scienziati hanno verificato che individui esposti almeno due ore al giorno a una temperatura di diciassette gradi hanno ottenuto una notevole diminuzione del grasso corporeo. Per la maggior parte delle persone che, tra casa e ufficio, passano quasi il novanta per cento del tempo al chiuso, variare la temperatura dell’ambiente più volte durante la giornata potrebbe dunque aiutare a perdere peso. E se ci si trova in un luogo, come appunto il posto di lavoro, dove non è possibile regolarla a piacimento senza suscitare le ire dei colleghi, allora l’alternativa è spogliarsi. Ovviamente non fino al punto da farsi venire i brividi: non c’è bisogno di sperimentare un clima polare, basta una leggera sensazione di freddo!

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!