Perché si verificano le maree?

MEDICINA ONLINE POLAR STARS SPACE GALAXY GALASSIA MOON SEA LEVEL MAREA ECLIPSE LUNA STELLA POLARE TROVARE LUNA FACCIA APOLLO PIANETA LIGHT SPEED TERRA EARTH SPACE SPAZIO HI RESOLUTION WALLPAPER NASA IMAGE PICTURE PICS.jpgIn alcuni luoghi della terra avviene circa due volte al giorno, in altri succede in particolari momenti della giornata, in altri ancora non avviene mai. Stiamo parlando della marea, il fenomeno periodico che provoca l’innalzamento o all’abbassamento di mari, laghi e oceani sparsi nel mondo.

Tecnicamente è definibile come un’onda estesa – chiamata “onda di marea” – e se oggi siamo in grado di dare una spiegazione scientifica al loro affascinante meccanismo lo dobbiamo agli studi intrapresi da Newton sulla legge di gravitazione universale, secondo cui la forza di attrazione tra due corpi è inversamente proporzionale al quadrato delle loro distanze, e direttamente proporzionale al prodotto delle loro masse.

La formazione delle maree prevede perciò la combinazione di due fattori fisici: la forza gravitazionale che la Luna esercita sul nostro pianeta e la forza centrifuga prodotta dalla rotazione terrestre intorno al baricentro del sistema Terra-Luna. Dalla combinazione di queste forze possiamo trovarci in presenza di un flusso – alta marea – o di un riflusso – bassa marea.

L’alta marea si verifica quando la Luna, essendo più vicina, esercita una forza gravitazionale maggiore sui punti del meridiano che attraversa e ha perciò una forza centrifuga inferiore.

Nello stesso momento, dall’altro lato della Terra si verifica il fenomeno inverso: la forza centrifuga è maggiore di quella gravitazionale esercitata dalla Luna. In queste condizioni la somma delle forze provoca il sollevamento delle masse d’acqua sia sul lato della Terra che guarda la Luna, sia su quello opposto. Di conseguenza, nei luoghi che si trovano a 90° rispetto alla linea immaginaria che collega Terra e Luna, le due forze si indirizzano verso il centro della Terra originando il fenomeno della bassa marea.
Il fenomeno si ripete ciclicamente all’incirca ogni 12 ore e 25 minuti con variazioni nel livello delle acque che possono raggiungere anche i 15 metri. Sono più intense (maree vive) quando Luna, Terra e Sole si trovano in posizione di allineamento (in fase di opposizione – Luna piena – o di congiunzione – Luna nuova) e più ridotte (maree stanche) durante le fasi lunari di Primo e di Ultimo quarto, quando la Luna si trova a 90° rispetto all’allineamento Terra-Sole. Nonostante la sua enorme massa, a causa della sua maggiore distanza dal nostro pianeta, l’attrazione gravitazionale del Sole non incide però sulla formazione delle maree quanto quella della Luna.

Il loro verificarsi è legato anche a precise condizioni morfologiche (e meteorologiche) di alcune zone del pianeta, che per fattori legati al paesaggio non sono interessati all’effetto delle maree. Ne sono un esempio alcuni mari europei settentrionali, mentre altri, come l’oceano Pacifico, assistono il ripetersi dell’evento negli intervalli prestabiliti dall’astronomia.

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Differenza tra massa e peso in fisica ed in medicina

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA MASSA PESO FISICA MEDICINA  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgQual è la differenza tra massa e peso nell’ambito della fisica?
Masse e peso sono spesso usati come sinonimi, mentre in realtà non lo sono affatto, basti pensare che su in questo preciso momento voi foste sulla luna, la vostra massa rimarrebbe la stessa che sulla terra, ma pesereste circa un sesto del vostro peso “terrestre”!
Mentre il peso rappresenta la forza di attrazione di un corpo verso il centro della Terra (o di qualsiasi altro pianeta in cui si trovi), la massa corrisponde esattamente alla quantità di materia di un corpo.
Al contrario del peso, la massa è una proprietà intrinseca di un corpo, cioè non varia al variare del luogo in cui si trova.  Il peso, invece, può cambiare perché dipende dal valore dell’accelerazione di gravità; quest’ultima varia perfino spostandosi da un punto all’altro della Terra (ad esempio dai poli all’equatore), perciò anche il nostro peso subisce variazioni minime sullo stesso pianeta Terra. Essendo quest’ultima un ovale schiacciato sui poli, il vostro peso sarebbe lievemente più alto al Polo Nord ed al Polo Sud (punti più vicini al centro della terra), mentre sarebbe più basso lungo la linea dell’equatore (punto più lontano dal centro della terra. Mediamente l’accelerazione terrestre corrisponde a 9.81 m/s2.
Variazioni più consistenti di peso si hanno passando da un pianeta all’altro (o su un satellite, come nel caso della luna citato all’inizio dell’articolo), poiché il valore dell’accelerazione di gravità cambia di molto.
Mentre l’unità di misura della massa è il chilogrammo (kg), l’unità di misura del peso è il newton (simbolo N). Il newton è infatti l’unità di misura della forza, che nel caso del peso si chiama “forza-peso” (Fp).  Dunque il peso di un corpo deve essere espresso in newton;  anche se nell’esperienza comune si usano i kg, questi devono essere usati per la massa, non per il peso.

Massa e peso in medicina
Le cose si complicano un po’ nell’ambito della medicina. Quella che la fisica chiama massa (espressa in kg), corrisponde a quello che in medicina viene comunemente chiamato “peso” (espresso in kg), cioè quello che viene rilevato quando vi pesate sulla bilancia. In medicina si usa il termine “massa” relativamente alla massa grassa ed alla massa magra, valori che possono essere rilevati con una plicometria o con una bioimpedenziometria.

Per scoprire cosa sono la massa magra e quella grassa, vi consiglio di leggere: Cosa sono e qual è la differenza tra massa magra e massa grassa? Tutte le percentuali di grasso, ossa e muscoli

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Cos’è un anno luce ed a quanti km corrisponde?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma COSE ANNO LUCE QUANTI KM CORRISPONDE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene HD.jpgL’anno luce o light year (ly o al) non è, contrariamente a quello che farebbe pensare il suo nome, una unità di misura del tempo: è invece un’unità di misura della lunghezza.

Anno luce: definizione
L’anno luce è definito come la distanza percorsa da un fotone (dalla luce, cioè una radiazione elettromagnetica) nel vuoto in assenza di campo gravitazionale o magnetico, nell’intervallo temporaneo di un anno giuliano (equivalente a 365,25 giorni, mediamente di 86 400 secondi ciascuno, in totale corrispondenti a 31 557 600 secondi).

Anno luce: a quanti km equivale?
Poiché la velocità della luce nel vuoto è pari a 299 792,458 chilometri al secondo (km/s), un anno luce corrisponde a…

299\,792\,,458\ {\mathrm  {km/s}}\cdot 365{{,}}25\ {\mathrm  {d}}\cdot 86\,400\ {\mathrm  {s/d}}\approx 9{{,}}461\cdot 10^{{12}}\ {\mathrm  {km}}

vale a dire 9 460 730 472 581 chilometri, che corrispondono a ben 63 241 volte la distanza fra la Terra e il Sole (nota come “unità astronomica”). La luce è quindi decisamente… veloce, riuscendo a percorrere nel vuoto quasi 9500 miliardi e mezzo di km in un anno.

Per cosa viene usato l’anno luce?
Essendo un valore così grande, l’anno luce non trova applicazione nell’uso quotidiano di tutti noi, è invece estremamente utile in astronomia per esprimere le distanze con (e tra) oggetti celesti posti al di fuori dal Sistema Solare, cioè per distanze su scala galattica.

Altre misure usate in astronomia
Un’altra unità dello stesso ordine di grandezza spesso utilizzata dagli astronomi è il parsec, che corrisponde a circa 3,26 anni luce. Altre unità di misura delle lunghezze accomunate con l’anno luce sono il minuto luce (pari a 17 987 547 480 metri), il secondo luce (pari a 299 792 458 metri), e così via; esse sono ottenute considerando la distanza percorsa dalla luce in una certa unità di tempo.

Leggi anche: Le distanze dell’universo, ovvero: bagliori di luce da una stella ormai scomparsa

Alcuni esempi e curiosità

  • La luce impiega circa 1,28 s per coprire la distanza che separa la Terra dalla Luna.
  • In una scala in cui la Terra avesse un diametro di 1 cm, un anno luce corrisponderebbe a una distanza di 7 423,80 chilometri.
  • La luce impiega circa 8,33 minuti per viaggiare dal Sole alla Terra.
  • Un’ora luce corrisponde a circa 1,08 miliardi di chilometri (circa la distanza tra il Sole e Saturno).
  • Plutone è a circa 39 UA dalla Terra, il che significa che è a circa 5,4 ore (5 h 24 min) luce dalla Terra.
  • La stella più vicina alla Terra (escluso il Sole), Proxima Centauri, dista 4,23 anni luce dalla Terra.
  • Il disco della nostra galassia, la Via Lattea, ha un diametro di circa 100 000 anni luce.
  • La più vicina galassia di grandi dimensioni, la galassia Andromeda, si trova a una distanza di 2,5 milioni di anni luce.
  • Il Gruppo Locale ha un diametro di circa 10 milioni di anni luce.
  • Il quasar più vicino alla Terra (3C 273) si trova a circa 3 miliardi di anni luce.
  • Alla velocità attuale di circa 61 000 km/h la sonda Voyager I lanciata nel 1977, percorrerà la distanza di 1 anno luce in circa 17 700 anni.
  • Poiché si calcola che il Big Bang sia avvenuto circa 13 820 000 000 di anni fa, l’Universo osservabile, supposto sferico, ha un raggio di circa 13 820 000 000 anni luce.

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Da cosa sono formate le nuvole e come si creano? Perché piove? Cos’è la grandine e come si forma?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DI COSA FATTE NUVOLE PIOGGIA GRANDINE Riabilitazione Nutrizionista Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Pressoterapia Linfodrenaggio.jpgCos’è una nuvola e da chi viene studiata?

Una nuvola, in meteorologia chiamata più correttamente nube, è un’idrometeora, termine che deriva dal greco ύδωρ (hýdor, acqua) e metéoros (in cielo) che indica un fenomeno atmosferico connessi alla condensazione dell’umiditàpresente nell’atmosfera terrestre. La branca della meteorologia che studia le nuvole e i fenomeni ad esse collegati è detta nefologia.

Di cosa è fatta una nuvola?

La nuvola è costituita da piccolissime particelle d’acqua condensata e/o cristalli di ghiaccio, sospesi e galleggianti nell’atmosfera e solitamente – ma non esclusivamente -non a contatto con il suolo. Dalle nubi si originano le precipitazioni, una delle fasi del ciclo dell’acqua nella biosfera assieme alla condensazione del vapore acqueo.

Come si forma una nuvola?

La formazione delle nuvole avviene per condensazione di vapore acqueo all’interno del vasto e continuo ciclo dell’acqua, mentre la loro dissoluzione avviene mediante il processo di evaporazione.
Questa sequenza può essere riassunta in 6 passi schematici:

  1. evaporazione dell’acqua terrestre (contenuta nei mari, laghi, fiumi, etc.) a causa del riscaldamento solare
  2. trasformazione in vapore acqueo
  3. risalita nell’atmosfera (poiché più leggero essendo caldo e meno denso dell’aria sovrastante)
  4. raffreddamento adiabatico
  5. condensazione attorno a piccole impurità (cristalli di sale marino, particelle di polvere…) indispensabili per una veloce aggregazione delle molecole stesse
  6. generazione di goccioline d’acqua o cristalli di ghiaccio, della dimensione da 1 a 100 micron, al raggiungimento della “temperatura d’equilibrio” (la stessa della circostante aria atmosferica).

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Cosa succede all’interno di una nuvola e perché ad un certo punto piove?

Le condizioni all’interno di una nuvola non sono stabili: finché le correnti d’aria nella nuvola e quelle che scorrono sotto di essa riescono a mantenere in sospensione le goccioline, esse continueranno a ingrandirsi. Sulla sommità della nuvola le correnti ascendenti divergono e le goccioline ricadono verso il basso con una velocità impercettibile a causa della forza di gravità per poi venire nuovamente portate verso l’alto; sono continui saliscendi che fanno ulteriormente incrementare le dimensioni delle goccioline. Quando esse raggiungono elevate dimensioni (circa 200 micron), le correnti ascensionali non possono più sostenerle e quindi cadono sulla terra sotto forma di pioggia.

Come si verifica la pioggia?

La pioggia può verificarsi in due diverse modalità:

  1. Il processo Bergeron-Findelsen, responsabile della maggior quantità delle precipitazioni alle medie latitudini. Esso consiste nell’interazione tra le goccioline d’acqua sopraffuse ed i cristalli di ghiaccio in una nuvola formando un rapido accrescimento del cristallo di ghiaccio: questi cristalli cadono dalla nuvola e possono sciogliersi mentre cadono.
  2. Il processo di coalescenza, più comune nelle zone tropicali, avviene in nubi più calde. Esso risulta dalla collisione tra le goccioline d’acqua più grandi con quelle più piccole che vengono così inglobate. Il processo risulta efficace soprattutto quando la nuvola ha un’elevata densità.

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Cos’è la grandine?

La grandine è un tipo di precipitazione atmosferica formata da tanti pezzi di ghiaccio (chiamati comunemente “chicchi di grandine”), generalmente sferici o sferoidali, che cadono dalle nubi cumuliformi più imponenti, i cumulonembi. Lo studio dei granelli di grandine viene condotto con un particolare strumento di misura, detto grelimetro.

Come si forma la grandine?

La grandine si forma se le correnti ascensionali in un cumulonembo sono abbastanza forti; in questo caso accade che un primo nucleo di ghiaccio viene trasportato in su e in giù nella nube, dove si fonde con altri piccoli aggregati di ghiaccio e gocce d’acqua per poi ricongelarsi nuovamente e diventare sempre più grande. Quando le correnti non riescono più a sollevare e trattenere i pezzi di ghiaccio perché divenuti troppo pesanti questi cadono a terra; gli aggregati di particelle ghiacciate che non riescono a fondere prima di giungere al suolo causano spesso notevoli danni sia nelle campagne (coltivazioni, frutteti, ecc.) che nei centri urbani (alle abitazioni così come ai mezzi di trasporto). È più probabile che cada d’estate, nonostante sia formata da ghiaccio, essendo una conseguenza dell’afa. Durante e dopo una grandinata la temperatura si abbassa rapidamente (anche di dieci gradi in mezz’ora) perché il ghiaccio solido per trasformarsi in acqua liquida sottrae calore all’ambiente, con la possibilità a volte di generare trombe d’aria.

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Di che colore è la grandine?

Il colore della grandine dipende dalla temperatura. I chicchi di grandine che cadono ad alte temperature sono trasparenti perché privi di bolle d’aria; quelli che cadono a temperature più basse sono bianchi perché viceversa ne contengono molte.

Grandine killer e danni alle cose

Le tempeste di grandine possono provocare ingenti danni a persone, animali e cose, fino a provocare il decesso di esseri viventi e il danneggiamento dell’agricoltura. Nel nord dell’India, nel1888, chicchi di dimensioni superiori a 5 cm uccisero 246 persone e 1600 tra pecore e capre. Nel 1932, una tempesta nella provincia dello Hunan (nel sud-est della Cina) causò la morte di almeno 10 persone, così come una grandinata su Bogotà in Colombia avvenuta nel 2007. Secondo lo Storm Prediction Center, agenzia meteorologica statunitense, fra il 1975 e il 1994 la grandine negli Stati Uniti ha ucciso 8 persone. La pericolosità della grandine dipende ovviamente dalle dimensioni dei chicci. Il chicco di grandine più pesante è stato registrato nel distretto di Gopalganj (Bangladesh) il 14 aprile 1986, con un peso di 1,02chilogrammi.

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I venti cibi più disgustosi del mondo

Ragni fritti, frittelle di sangue, occhi di tonno, zuppa di pipistrello con contorno di bruchi… No, non sto parlando del menù della cena offerta da Zalim Singh ad Indiana Jones nel celebre film “Indiana Jones e il tempio maledetto“, sto parlando di cibi veri, diffusi in varie parti del nostro pianeta. Non saranno probabilmente i più disgustosi del mondo – i gusti sono soggettivi – ma probabilmente sono quelli più “assurdi”, almeno per quel che riguarda noi italiani!

1. Occhi di tonno – Giappone

Nei negozi giapponesi spesso si trovano degli strani pacchetti, che “osservano” il cliente con i loro grandi occhi da pesce. E in molti bar, dove preparano anche il sushi, si possono gustare gli occhi di tonno già cucinati, in umido o leggermente scottati. Di buono, a nostro avviso, hanno poco: sotto un involucro “gommoso” si trova una sostanza morbida e grassa, il cui gusto ricorda quello dei calamari o del polpo.

Глаза тунца, ЯпонияFoto: Kenneth Berger, CC BY-NC 2.0

2. Huitlacoche – Messico

L’huitlacoche o “tartufo del mais” è un fungo parassita dei chicchi di mais. Le spore penetrano nello spadice, crescono al suo interno e lo trasformano in qualcosa di terrbile. Immaginare cosa possa passare per la testa di chi assaggia per la prima volta qualcosa di così brutto e non appetitoso è molto difficile, ma rimane il fatto che l’huitlacoche in Messico è un cibo molto costoso e moltissimi piatti che lo contengono sono considerati vere e proprie prelibatezze.

Уитлакоче, МексикаFoto: International Maize and Wheat Improvement Center, CC BY-NC-SA 2.0

3. Shiokara – Giappone

La cucina giapponese e i frutti di mare sono praticamente sinonimi, per questo non c’è nulla da meravigliarsi se la maggior parte delle “schifezze” del posto vengano dalle profondità del mare. Lo shiokara non è un piatto conosciuto e diffuso come il sushi. Probabilmente perché sono dei calamari (di solito) marinati nelle loro viscere e “dimenticati” per un mese in un contenitore ermetico. Noi non sappiamo come sia il gusto di questo piatto ma, tenendo conto di quello che c’è nelle interiora dei pesci, possiamo indovinare che nella versione fermentata di certo non migliorano.

Шиокара, Япония

Foto: tami_chan, CC BY-NC-SA 2.0

Шиокара, ЯпонияFoto: Okona CC BY-SA 2.5, Wikimedia Commons

4. Ragni fritti – Cambogia

Nel Sud-Est asiatico si frigge e si mangia tutto quello che cammina, vola o nuota. Si possono trovare grilli, scarafaggi, scorpioni e cavallette e – perché no? – anche provarli nel centro di Bankok. Ecco però che gli abitanti della Cambogia si sono spinti oltre e, non più solo per una particolarità asiatica ma per la fame durante la dittatura dei Khmer rossi, hanno iniziato a friggere i ragni. I commercianti che vendono tarantole nere grandi come il palmo della mano fritte si possono incontrare facilmente nella zona della città di Skuon, sulla strada che da Siem Reap porta a Phnom Penh.

Жареные пауки, Камбоджаfoto: Gusjer, CC BY 2.0

5. Muktuk – Canada, Groenlandia, Chukotka – Russia

Il piatto tradizionale degli Inuit e degli Eschimesi è la pelle, completa di grasso sottocutaneo, di balena, narvalo o beluga congelata. Di solito è un cibo che viene consumato senza cottura, ma talvolta può anche essere fritta o impanata. Dal punto di vista della sopravvivenza nel clima secco e rigido del nord è una grande fonte di vitamine C e D. Dal punto di vista culinario no – il gusto non è di certo come pollo.

Китовая кожаFoto: Magalie L’Abbé, CC BY-NC 2.0

6. Hákarl – Islanda

Ancora un altro piatto nordico, in questo caso è stato ideato dai Vichinghi ed è toccato in eredità all’Islanda. In passato le acque del luogo erano popolate da squali polari, la cui carne però non era buona da mangiare a causa dell’alto contenuto di acidi urici. Per questo motivo gli squali catturati venivano sfilettati e appesi sotto una collinetta di pietre per un paio di mesi, durante i quali perdevano l’urina e gli altri acidi urici. Poi venivano lasciati ancora per 2-4 mesi all’aria aperta. Vengono preparati esattamente allo stesso modo anche nell’Islanda dei giorni nostri; ma ora si possono giustificare solo come rispetto per la tradizione, visto che sia il gusto che l’odore del piatto ricordano lo squalo putrefatto.

Хаукарль, ИсландияFoto: Chris Wronski, CC BY-ND 2.0

7. Uovo centenario – Cina

Uno degli antipasti cinesi più popolari si prepara molto semplicemente: le uova vengono mischiate ad una soluzione alcalina ( di solito è una miscela di calce, cenere e sale) e chiuse in un contenitore ermetico. Non per cento anni, come suggerisce il nome, ma per un periodo che va dai 15 giorni ai 4 mesi. Dopo questo rimane solo da sbucciare le uova e tagliarle a spicchi: l’albume assume una consistenza gelatinosa, mentre il tuorlo diventa di un colorito grigio-verde. Ad onor del vero dobbiamo dire che l’unica cosa disgustosa delle uova centenarie è solo il loro aspetto: la consistenza, ovviamente, è strana; ma il gusto e il sapore sono molto neutri, a parte il tuorlo che acquista un retrogusto di ammoniaca.

Столетние яйца, Китайfoto: Reforma.imufomot Wikimedia Commons

Столетние яйца, КитайFoto: Jo del Corro, CC BY 2.0

8. Biscotti con le vespe – Giappone

A proposito di novità della cucina giapponese, una cosa incredibile sono i biscotti con le vespe, diventati popolari già nel XXI secolo. Immaginatevi un cracker di farina di riso con una farcitura di vespe selvatiche precedentemente scottate. Rispetto ai biscotti normali qui c’è un altissimo contenuto di insetti proteine.

Печенье с осами, ЯпонияFoto: Foodfanatic83 CC BY-SA 3.0, Wikimedia Commons

9. Beondegi – Corea del Sud

Un popolare antipasto coreano sono le crisalidi dei bachi da seta bollite o in umido: si possono trovare sia sui banchetti dei venditori ambulanti, sia sugli scaffali dei negozi e anche sui menu dei bar. I beondegi si mangiano con salse e spezie o si utilizzano per cucinare altri piatti. Gli esperti sono ancora in dubbio su che sapore ricordano i beondeghi: alcuni sostengono sia il legno, altri dicono sia più simile alla resina.

Беондеги, КореяFoto: Clément Gault, CC BY-NC-SA 2.0

10. Zuppa di nidi di uccelli – Sud Est Asiatico

Per noi i “nidi di uccelli” non suonano come qualcosa di commestibile, ma i gourmand asiatici sono pronti a sborsare fino a 2000 dollari per un chilo di questi! Non abbiate fretta di organizzare un pranzo di lavoro con la famiglia di rondini che ha appena fatto il nido sotto il vostro tetto: per questo piatto si utilizzano solo nidi di rondini-salangana, che vivono nel Sud Est Asiatico. In pratica, i loro nidi sono composti da saliva secca di uccelli e la famosa zuppa ricorda come consistenza il muco o un budino molto denso. Non sappiamo che gusto abbia la saliva, non l’abbiamo provata, ma magari, questa zuppetta vale i soldi che costa.

Суп из птичьих гнездfoto: Janine Cheung, CC BY-NC-SA 2.0

11. Escamoles – Messico

Alla base di questo tradizionale piatto messicano ci sono le uova delle formiche nere giganti. Si mangiano sia crude che fritte, o anche con tacos e guacamole oppure in umido con cipolla e peperoncino. Le escamoles non sono economiche e non è una sorpresa: le uova si trovano all’interno del formicaio, brulicante di formiche molto aggressive, pronte a pungere molto dolorosamente. Tuttavia, se siete in Messico, vale la pena almeno una volta di provare le escamoles: questo cibo è considerato una prelibatezza e non solo è molto salutare, ma anche, dicono, molto buono!

Эскамолес, МексикаFoto: Kent Wang, CC BY-SA 2.0

12. Sannakji – Corea

Mangiare pesce o carne cruda è una cosa di cui ormai non si meraviglia più nessuno, ma cosa faremmo se il cibo addirittura scappasse dal piatto? In Corea si può assaggiare come antipasto il sannakji: un piatto composto da tentacoli appena tagliati di polipo che ancora si muovono, conditi con olio di sesamo. Nonostante l’aspetto orribile e la possibilità che scappi, il sannakji è molto popolare non solo tra gli abitanti del luogo, ma anche tra i turisti che dicono sia molto buono.

13. Gamberi ubriachi – Cina

Dal nostro punto di vista, questo piatto cinese è ancora più pauroso dei tentacoli che si muovono del polpo già morto, perché è stato ideato per poter mangiare i gamberetti ancora vivi. Proprio come dice il nome, prima di essere messi in tavola questi gamberi di fiume vengono marinati nell’alcool così che, “Ubriacandosi”, diventano meno agili e praticamente non fanno nessuna resistenza mentre vengono puliti e mangiati. Brr.

Пьяные креветки, Китайfoto: Vinnie, CC BY 2.0

14. Cuy – Perù, Equador, Colombia

In pratica il cuy non è altro che il porcellino d’India. A quanto pare gli abitanti della regione andina non li regalano ai loro bambini come animali domestici e nemmeno li usano per esperimenti in laboratorio, ma li allevano nelle fattorie e li mangiano. Normalmente li cucinano fritti o stufati con le verdure. Dicono che sia molto buono e che somigli molto al coniglio.

Куй - жареная морская свинкаFoto Irina Callegher, CC BY-NC-SA 2.0

Жареные морские свинки, Южная АмерикаFoto: Nestor Lacle, CC BY 2.0

15. Tepa – Alaska

È il piatto tradizionale degli Eschimesi in Alaska. La seconda denominazione del Tepa – “teste puzzolenti” – spiega piuttosto bene di cosa si tratta. Le teste dei salmoni vengono chiuse in una botte (talvolta anche con le interiora) e sepolte sotto la terra per una o più settimane. Le “teste puzzolenti” si mangiano crude e non vengono considerate come prelibatezze, ma sono soprattutto un modo per utilizzare interamente il pesce, non disdegnando nessuna sostanza nutritiva che si riesce ad ottenere.

Рыбьи головыFoto: eye dropper, CC BY-NC-ND 2.0

16. Sangue e latte – Africa

Se in Russia dire che una persona è “sangue e latte” significa che è in ottima salute, in Africa questo modo di dire viene preso alla lettera. In alcune tribù, in particolare fra i Masai, è sempre molto importante trovare dei modi per sopravvivere. La mucca in Africa è una risorsa importantissima per essere uccisa solo per la carne, allora viene estratto il sangue in modo che non ci siano danni per l’animale. Viene mescolato con il latte e questo sangue da alle tribù africane tutto il nutrimento necessario per la vita durante la siccità e nei periodi in cui non c’è possibilità di trovare altro cibo.

"Добыча" крови, ЭфиопияFoto: Dietmar Temps, CC BY-NC-SA 2.0

Кровь с молоком, ЭфиопияFoto: Dietmar Temps, CC BY-NC-SA 2.0

17. Frittelle di sangue – Svezia, Finalndia

In pratica si tratta di semplici frittelle, solo che al posto del latte c’è del sangue fresco. Talvolta si mangiano con carne di maiale o di renna arrosto. In realtà questo piatto è strano più che disgustoso, sia alla vista che al gusto somiglia molto al sanguinaccio.

Кровяные блиныFoto: Lapplänning Wikimedia Commons

18. Tofu di sangue – Cina

Generalmente il sangue finisce nelle preparazioni di molti cibi in moltissimi paesi del mondo, ma dal punto di vista dell’originalità gli asiatici battono tutti. In Cina e a Hong Kong è molto diffuso il cosiddetto tofu di sangue, preparato cuocendo a fuoco lento il sangue di animali (in genere maiale o anatra). Come risultato si hanno dei panetti gelatinosi che vengono tagliati a pezzi e consumati nelle zuppe o stufati con le verdure.

Суп с кровяным тофу, КитайFoto: Amy Ross, CC BY-ND 2.0

19. Bruchi Mopane – Africa

Grossi e verde scuro, i bruchi delle farfalle Saturnidi sono molto preziosi e, ancora più importante, sono una fonte gratuita di proteine per gli abitanti di molti stati africani. I bruchi vengono raccolti sugli alberi Mopane e bolliti o essiccati al sole. Nell’Africa del Sud, dove i bruchi sono considerati una prelibatezza, vengono allevati in fattorie e spesso vengono serviti anche nei ristoranti.

Гусеницы мопане, АфрикаFoto:: Greg Willis, CC BY-SA 2.0

20. Zuppa di pipistrello – Indonesia, Palau

Questo piatto non si differenzia molto dalle zuppe tipiche asiatiche, anche perché si cucina con il pipistrello, che ha un gusto molto neutro. Ma la particolarità della ricetta è che si cucina con il pipistrello intero, completo di ali, denti, peli e artigli. Anche in alcuni paesi del Sud Est Asiatico e nelle regioni americane affacciate sull’Oceano Pacifico la carne di pipistrello è usata per numerosi piatti, ma non in modo così brutale, visto che viene privata dei peli e delle altre parti.

Суп из летучей лисицы, ПалауФото: tobze, CC BY-NC-ND 2.0

E come dessert il gelato Royal Baby Gaga dall’Inghilterra

E, come bonus, qualcosa che non ha nulla di realmente terribile. In effetti l’abbiamo provato tutti (si, anche voi!), ma forse sotto un’altra forma. Nella primavera del 2015 la fabbrica londinese The Licktators ha prodotto una partita di gelato fatto di latte materno. In ogni senso, un vero e proprio “gusto dell’infanzia”, prodotto in occasione della nascita del secondo figlio del Principe William e di Kate Middleton. Non estremo come gli altri nella lista, ma di sicuro insolito. Voi lo provereste?

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Appena pensi di averlo imprigionato basta un soffio di aria e lui torna ad essere libero, nel vento

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO NATURA FIORE DANDELION SOFFIONE FIORI VERDE PRATOUno dei miei fiori preferiti è il soffione: è libero, selvatico, discreto, è l’unico fiore che non si può acquistare dal fioraio. Non lo puoi comprare e lui ne va fiero!

Molti lo considerano sgraziato, per me invece è il simbolo dell’eleganza: ci insegna che non servono colori appariscenti per catturare l’attenzione di chi ci guarda con sensibilità.

Non teme il giudizio degli altri fiori che si considerano più belli di lui: il soffione va per la sua strada, conosce i suoi limiti, sa di non essere bello ma si impone lo stesso perché sa quanto è importante il suo ruolo nella natura.

All’apparenza delicato, ha in realtà un carattere deciso: appena pensi di averlo imprigionato basta un soffio di aria e lui torna ad essere libero, nel vento, per sempre.

E dopo aver condiviso con voi questo mio piccolo pensiero sul Taraxacum officinale, auguro ancora buon anno nuovo a tutti!

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Petricor: il profumo della pioggia e della natura

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO PIOGGIA NATURA FOGLIASiamo in primavera inoltrata, eppure qui a Roma sono due giorni che piove, almeno nella mia zona. Ogni tanto la pioggia si ferma, per poi ricominciare magari dopo un paio d’ore. E’ proprio durante questi intermezzi che possiamo avvertire il petricor. Si chiama così l’odore della pioggia, della pioggia primaverile che arriva dopo un periodo di secca e che è subito seguita dal sole, e da un odore tutto suo. E anche i temporali estivi hanno un po’ quell’aroma, di terra bagnata che si risveglia e esce dal letargo.

La quiete prima della tempesta

L’atmosfera che prepara i temporali, quelli della bella stagione, improvvisi e lucenti, ha un odore particolare: è frizzantino e un po’ pungente, alcuni lo definiscono agliaceo, e molti lo sentono appunto quando sta per venire a piovere. È l’ozono (O3) – non a caso dal greco ozein, odorare.
L’ozono (da non confondere con quello “buono” che ci protegge dai raggi UV del sole e che si trova nella stratosfera – cioè la molecola è la stessa ma ci è di aiuto se sta lassù, se invece si forma nell’atmosfera che respiriamo è tossica) può essere liberato dalle attività umane, che producono inquinanti atmosferici, o da fonti naturali. Soprattutto quando si prepara una tempesta, le cariche elettrostatiche prodotte dai lampi fanno reagire tra loro le molecole che compongono l’aria: l’azoto (N) tende a reagire con l’ossigeno formando monossido di azoto (NO), e questo reagisce a sua volta con altre molecole di ossigeno (O2). Occasionalmente durante queste reazioni succede che si formi qualche molecola di O3, l’ozono, che con il vento finisce subito sotto le nostre narici.

La pioggia

Spesso dopo una serie di giornate polverose (e magari inquinate) si aspetta che la pioggia arrivi “a ripulire l’aria”. In effetti la pioggia “smuove” e raccoglie gli odori di tutto ciò che bagna: alberi, erba, cemento, asfalto, ma soprattutto aiuta la terra a rilasciare gli odori che intanto ha accumulato. Le polveri disperse nell’aria – molecole derivate dall’attività umana, ma anche da piante e alberi – quando si depositano su superfici argillose o minerali subiscono delle reazioni chimiche che danno luogo a nuove molecole. Queste – per lo più idrocarburi, alcoli e varie combinazioni di acidi grassi – vengono rilasciate, quando piove, da varie superfici, come quelle in pietra o cemento. Così si forma il petricore, l’odore della pioggia, dal greco pétrā (πέτρᾱ), pietra o roccia, e ichṓr (ἰχώρ), linfa, riferito nell’antichità al sangue degli dei. Il termine fu conianto nel 1964 da due ricercatori australiani, R.G. Thomas e I.J. Bear.

La terra

Passato l’acquazzone cosa rimane? Una sensazione morbida, umida, pacata. La terra inzuppata rilascia ora un altro odore caratteristico: la geosmina. Anche la terra appena dissodata sa un po’ di questo mix terpenico. I ricercatori ci hanno messo un po’ a capire esattamente come fosse prodotto. Già a fine Ottocento avevano fatto diversi esperimenti e si era capito che questo odore era il risultato dell’attività metabolica di diversi microorganismi (Cladothrix odorifera per esempio), che vivono nel suolo in simbiosi con le piante. Poi nel 1965 finalmente la sostanza viene caratterizzata: geosmina, di nuovo dal greco gèo (γεω), che significa terra, e osmé (ὀσμηρός, in latino osmerus) ossia “che ha odore”. Un paio di anni prima Gaines e Collins avevano studiato il metabolismo di Streptomyces odorifer giungendo alla conclusione che l’odore della terra deriva principalmente da un misto di composti prodotti da questo microrganismo; per i curiosi più feticisti: acido acetico, acetaldeide, alcol etilico, alcol isobutilico, ammoniaca e acetato di isobutile. Furono poi Gerber e Lechevalier a identificare in particolare una sostanza, la geosmina, presente nei metaboliti di diversi attinomiceti.

Come viene prodotta esattamente? (dettagli chimici scabrosi, per i più temerari)

Nel 2003 un gruppo di scienziati è riuscito a identificare un enzima magnesio-dipendente responsabile della conversione del farnesyl difosfato (una molecola prodotta da vari microrganismi come lo Streptomyces Coelicolor) in germagradienolo, il precursore della geosmina. Restava ora da trovare gli altri enzimi della catena. Gli scienziati si aspettavano infatti che per passare dal germagradienolo alla geosmina ci volessero diversi passaggi intermedi, necessari a convertire la molecola, e quindi che servissero diversi enzimi. E invece no. Nel 2006 gli stessi ricercatori scoprono che si tratta di un solo enzima, bifunzionale. Il primo trovato per la sintesi di questo tipo di terpeni. L’enzima è formato da due parti, con due distinte funzioni catalitiche: la metà contenente la parte N-terminale della proteina rompe il farnesyl difosfato formando il germacradienolo. La metà con la parte C-terminale della proteina finisce il lavoro convertendo il germacradienolo in geosmina, l’alcol biciclico finale.

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L’odore della pioggia è verde

Almeno per gli aborigeni che vivono nelle zone desertiche dell’Australia occidentale. Qui l’arrivo delle piogge è un momento importante, segna il ritorno della vita e il rigoglio della vegetazione. Ecco perché per loro, facendo una interessante “sinestesia culturale”, l’odore della pioggia è verde. Un legame con la natura molto stretto che si riflette anche negli odori che usano: amano creare creme profumate e unguenti ottenuti da piante e grasso animale, che poi spalmano sul corpo per rafforzare il legame tra corpo e terra. Credono che questi odori abbiano un potere protettivo e permettano di mantere il legame con i propri antenati.

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Andremo tutti a vivere su Kepler, il pianeta simile alla terra

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO MONDO SPAZIO TERRA PIANETA LUNA ASTRONAUTA«Abbiamo scoperto il cugino della Terra». Annuncia Thomas Barclay, del Bay Area Environmental Research Institute al centro Ames della Nasa, in California. Per sottolineare l’importanza del ritrovamento la Nasa ha organizzato una conferenza stampa approfondendo i dettagli. E così i protagonisti hanno raccontato la storia del nuovo mondo battezzato «Kepler-186f» con molti caratteri simili al nostro. Kepler-186f ruota attorno ad una stella che è circa la metà del nostro sole e ruota assieme ad altri quattro pianeti più grandi (circa una volta e mezza la Terra) ma anche più vicini alla stella-madre a cui girano intorno più veloci in soli 4, 7, 13 e 22 giorni. Kepler-186f compie un giro in 130 giorni e si trova più lontano, nella zona definita «abitabile» perché ricevendo una giusta dose di radiazione in superficie potrebbe consentire lo scorrere dell’acqua liquida. E questo è visto come il primo passo verso la possibile esistenza della vita. Nonè molto lontano da noi in termini astronomici: “appena” 500 anni luce, nella costellazione del Cigno.

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