Il disastro del Moby Prince che causò 140 morti tra cui due bambine

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO DISASTRO MOBY PRINCE PETROLIERA AGIP ABRUZZO MARE LIVORNO GREGGIO PETROLIO INCENDIO MORTE 140 MORTI BAMBINE SARA ILENIA CANU MARINA MERCANTILE ITALIANALa sera del 10 aprile 1991 il traghetto Moby Prince entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo nella rada del porto di Livorno.

In seguito all’urto, il traghetto si ritrovò circondato da circa 300 tonnellate di greggio che scatenò un terrificante incendio, il quale non diede scampo alle Continua a leggere

Cos’è un’escara e quando è necessaria una escarotomia? Immagini

Due paramedici portano paziente in barella in ambulanzaUna “escara” (pronuncia “èscara”) è una porzione di tessuto necrotico cicatriziale ben delimitato dal circostante tessuto sano. Nel processo di guarigione l’escara viene gradatamente sostituita da una cicatrice. L’escara è in genere dura e compatta, di colore marrone scuro o tendente al nero.

L’escarotomia (in inglese “escharotomy”) è un’operazione chirurgica che consiste nell’incisione di un’escara circonferenziale al fine di interrompere la costrizione sui tessuti circostanti.

Perché è necessaria una escarotomia?

L’escarotomia (cioè il “taglio dell’escara”) viene eseguita tipicamente nei grandi ustionati, quando un’ustione profonda interessa una parte del corpo in modo circonferenziale: in questa situazione, l’escara può provocare una costrizione dei tessuti sottostanti e, in base alla localizzazione, una pericolosa – e potenzialmente letale – ipovascolarizzazione dei territori a valle (con possibile necrosi del tessuto) o una ipoespansione del torace. Incidendo chirurgicamente l’escara, la costrizione cessa e – nella maggioranza dei casi – salva la vita del paziente.

Cosa determina la formazione di un’escara?

Un’escara può essere provocata da numerosi fenomeni, come infezioni, piaghe da decubito e ustioni. La formazione di un’escara è favorita nei pazienti immobilizzati per lunghi periodi, ad esempio negli allettati di lunga data.

Quando viene praticata una escarotomia?

L’escarotomia è utilizzata frequentemente nei casi di ustioni circolari a pieno spessore delle estremità (gamba o braccia) e/o del torace: in quest’ultimo caso è una operazione salvavita poiché – in caso di ustioni circonferenziali severe del torace – il tessuto cicatriziale può limitare i movimenti della parete toracica ed impedire al paziente di respirare. L’escarotomia, in questo caso, viene effettuata praticando due incisioni laterali lungo la linea ascellare anteriore, a partire da due centimetri sotto la clavicola fino al nono-decimo spazio intercostale, ed altre due incisioni trasversali tese tra le estremità delle prime, in modo da delimitare un quadrato. Questo intervento migliora l’elasticità della parete toracica ed impedire l’effetto compressivo della retrazione del tessuto cicatriziale.

Immagini

Di seguito riportiamo una serie di immagini di escare e di escarotomie:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Accendere correttamente il fuoco del camino: i 12 consigli salvavita

Dott Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Roma Medicina Chirurgia Estetica Rughe Cavitazione Dieta Peso Dimagrire Pancia Grasso Dietologo Nutrizionista Cellulite Psicologo Pene Studio Cuore Sessuologo Sesso DIETA PREVENTIVA NON INGRASSARE A NATALEIl freddo è tra noi e molti possessori di camino, anche per creare una bella atmosfera di festa che undubbiamente esso regala, lo accendono. Il riscaldamento domestico a legna ed a pellet non è però “amico” dell’ambiente, dal momento che è responsabile di quasi la metà delle emissioni totali di polveri sottili primarie (PM10 e PM2,5) in diverse regioni italiane, come la Lombardia,  per una buona parte attribuibile agli apparecchi più vecchi, quali caminetti aperti e stufe tradizionali che spesso sono poco efficienti e molto inquinanti. Come se non bastasse, le statistiche dei Vigili del Fuoco evidenziano come – a livello nazionale – ogni anno si verifichino ben 10.000 incendi derivanti da canne fumarie non correttamente installate o manutenute. Ecco oggi allora i 12 consigli per accendere correttamente il camino, consigli che – in alcuni casi – sono davvero “salvavita”.

  1. nella fase di accensione lasciare il controllo dell’aria completamente aperto fino a quando la camera di combustione è piena di fiamme e ben riscaldata;
  2. per accendere la fiamma non gettare MAI liquidi infiammabili direttamente sulla fiamma accesa ed utilizzare la giusta quantità di legna finemente spaccata e molto secca, oppure appositi prodotti per l’accensione o una quantità minima di carta di giornale (non utilizzare carta patinata, di riviste o settimanali);
  3. una volta avviata la combustione, la legna dovrebbe bruciare con fiamma vivace finché non è ridotta a carbonella. Se il fuoco langue, spaccare il legno in pezzi più piccoli e usare più di un pezzo per ciascun carico. Non caricare mai una quantità eccessiva di legna: il quantitativo massimo è indicato nel libretto di istruzioni dell’apparecchio;
  4. mantenere sempre la fiamma vivace e calda. Le fiamme blu, giallo-rosso o rosso chiaro indicano una buona combustione; fiamme rosse o rosso scuro significano cattiva combustione;
  5. nella buona combustione il fumo deve essere quasi invisibile: se si nota del fumo denso all’uscita del camino, di colore da giallo a grigio scuro, la combustione non è corretta e occorre procedere a verifiche;
  6. dalla combustione della legna non si devono generare odori: se si sentono vuol dire che si stanno formando sostanze nocive in quantità significative;
  7. la cenere che proviene da una buona combustione è grigio chiaro o bianca: se si trova cenere scura e pesante, o la testa del camino è sporca di nero, significa che si sta bruciando male;
  8. un impianto efficiente comporta un basso consumo di combustibile e poca fuliggine nei camini: se si vede molta fuliggine significa che si ha un elevato consumo di combustibile e quindi una maggior spesa;
  9. è necessario mantenere gli sportelli dell’apparecchio chiusi quando non si carica o ricarica il combustibile;
  10. per assicurare il corretto apporto di aria, occorre rimuovere la cenere dall’apparecchio tramite un contenitore metallico dotato di coperchio. Il contenitore della cenere va lasciato all’esterno dell’abitazione sopra una lastra di mattoni o di cemento (mai sopra una copertura di legno o vicino alla legna);
  11. è raccomandabile l’installazione di un allarme anti-fumo per l’allertamento in caso di innesco di incendio; molte vittime in incendi residenziali sono causate dall’inalazione di fumi e gas tossici;
  12. è raccomandabile anche l’installazione di un identificatore di monossido di carbonio (CO), gas inodore, incolore e molto tossico che deriva da una combustione inadeguata.

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Come smaltire la cenere?

La cenere residua dalla combustione della legna è una piccola frazione (circa lo 0,5 % del peso) della legna bruciata, variabile in base ai diversi combustibili legnosi bruciati.
Considerando che una ricerca del 2006 stimava il consumo annuo di biomasse legnose per riscaldamento domestico pari a circa 19,1 Mt a livello nazionale, la questione relativa allo smaltimento delle circa 95.000 tonnellate di cenere prodotte a livello nazionale assume una certa rilevanza. I principali componenti della cenere di legna sono il calcio, il silicio, il potassio e il magnesio, presenti principalmente nella forma chimica di ossidi.
La cenere di legna naturale contiene quindi importanti elementi di fertilità, in particolare il potassio e il fosforo: il riutilizzo agronomico delle ceneri consentirebbe pertanto la reale chiusura del ciclo della filiera “legna-energia”, riportando al terreno le sostanze chimiche che la pianta aveva da questo assorbito durante la sua crescita. Al di là delle considerazioni di opportunità agronomica, però, in Italia lo spandimento diretto su suolo agricolo o forestale di ceneri di combustione di biomassa non è consentito dalle norme vigenti (D.Lgs.22/1997) in quanto si tratterebbe dello smaltimento di un rifiuto. Fortunatamente, si fa sempre più strada la strategia di recupero delle ceneri come materia prima per la produzione di compost, sempre che la cenere derivi dalla combustione di materiale consentito (legna naturale, cippato e pellet). Come noto, il sistema di raccolta dei rifiuti spetta ai Comuni: in ogni contesto territoriale tale sistema dipende da numerosi fattori strutturali; esso deve comunque consentire il raggiungimento di standard di igiene e pulizia da un lato e l’intercettazione ottimale dei singoli flussi di rifiuti dall’altro, anche in funzione della tecnologia degli impianti di trattamento posti a chiusura del ciclo di gestione delle materie. Seppur sulla scorta delle indicazioni pianificatorie della regione d’appartenenza, ogni Comune adotta propri sistemi di raccolta dei rifiuti urbani, e proprie strategie di raccolta differenziata. La maggior parte dei Comuni che raccolgono separatamente la frazione umida dei RSU richiede di eliminare con tale frazione la cenere spenta di legno, finalizzando tale frazione alla produzione di compost di qualità. Alcuni Comuni, invece, richiedono specificatamente di non introdurre cenere nei rifiuti compostabili.
I Comuni che non raccolgono separatamente la frazione umida chiedono di eliminare la cenere di legna con i rifiuti generici indifferenziati. Se ne deduce che è indispensabile chiedere direttamente all’amministrazione comunale – nel cui territorio ricade l’impianto domestico a legna – la corretta modalità di smaltimento delle ceneri.

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