Cellulite: tutti i rimedi naturali per combatterla

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma CELLULITE RIMEDI NATURALI COMBATTERLA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpg

La cellulite è un disturbo che interessa l’ipoderma, un tessuto al di sotto del derma di natura prevalentemente adiposa. E’ un tessuto attivo in relazione al legame tra il suo metabolismo e il bilancio calorico, chiaramente maggiore è il bilancio calorico rispetto al metabolismo maggiore sarà la deposizione di grassi.

La cellulite è incredibilmente democratica, e interessa praticamente tutte le donne. Chi è più robusta avrà delle zone adipose molto più marcate ed estese ma anche le longilinee presentano spesso zone adipose nei fianchi e sul sedere. Non tutto il grasso però è cellulite: è necessario fare una sostanziale differenza tra il grasso localizzato e la cellulite vera e propria, che in molti casi tendono ad essere confusi. In casi di cellulite lieve la superficie cutanea si presenta abbastanza regolare e molto liscia esattamente come accade nei casi di grasso localizzato, nel caso di celluliti più marcate il tessuto dermico che ha ormai perso molta elasticità si presenta ruvido, irregolare e pieno di avvallamenti. E’ piuttosto frequente l’insorgere di cellulite quando già esistono zone colpite da grasso localizzato.

La zona dei fianchi e la regione esterna della coscia sono le zone più colpite da questo inestetismo e in molti casi la pelle a buccia d’arancia si espande anche sulle natiche che tendono a presentarsi molli e flaccide e sulla coscia posteriore. In alcuni casi la zona adiposa si manifesta anche sotto le braccia e sulle spalle specialmente per chi è un po’ in sovrappeso.

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Esistono tre tipi di cellulite differenti: compatta, molle, edematosa. La cellulite compatta colpisce anche ragazze molto giovani, soggetti in buone condizioni fisiche e con una muscolatura tonica. Interessa soggetti obesi o lievemente in sovrappeso ma può anche comparire nei magri.

Il tessuto dermico è poco elastico e molto secco e spesso si associa alla formazione di smagliature, colpisce generalmente la zona esterna della cosce e la regione dei glutei. Può con il tempo trasformarsi in cellulite molle che compare quasi esclusivamente all’interno delle cosce e delle braccia e colpisce in genere le donne di mezza età ma può presentarsi anche in soggetti giovani affetti da cellulite compatta oppure sottoposti a continue variazioni di peso. La cellulite edematosa si manifesta in associazione con quella compatta ed è legata a problemi di circolazione degli arti inferiori, colpisce infatti la zona della gamba tra il ginocchio e la caviglia.

Curare la cellulite non è una cosa per niente facile, le cure sono spesso lunghe ed estenuanti, è più opportuno cercare di conoscerne le cause e poterla così prevenire in tempo. La formazione di cellulite può essere favorita da diversi fattori e sembra perfino che questo inestetismo sia perfino di origine ereditaria, legato sia a fattori generici sia allo stile di vita e alle abitudini alimentari familiari. Squilibri ormonali che interessano le giovani donne nella fase della pubertà caratterizzata spesso da irregolarità mestruali che favoriscono la formazione o l’accentuazione della cellulite.

Anche in gravidanza si presentano particolari situazioni ormonali che associate a vita sedentaria, stitichezza e al rallentamento della circolazione sanguigna possono agevolarne la formazione. Anche certe sostanze, quali acido urico e ossalico che entrano in gioco nei casi di problemi reumatici posso irritare il tessuto connettivo e agevolare la formazione di tessuti adiposi. Perfino lo stress e l’uso di scarpe molto alte o strette nelle punte e capi di abbigliamento molto attillati possono favorirne la formazione a causa di una cattiva circolazione del sangue.

Perfino alcuni farmaci fra cui il cortisone che aumenta la ritenzione di liquidi e la pillola anticoncezionale che provoca modificazioni ormonali può favorire il formarsi della buccia d’arancia. Favorita inoltre anche il fumo che facilita l’accumulo di tossine e sostanze nocive che impediscono il regolare nutrimento delle cellule, la pelle a buccia d’arancia colpisce sia oggetti giovani che meno giovani.

Cellulite e alimentazione

Alla base di qualsiasi trattamento, sia esso invasivo, intensivo o naturale, deve esserci una sana e corretta alimentazione. Seguire un regime alimentare non implica necessariamente mettersi a dieta ma limitare determinati cibi ricchi di grassi o molto conditi che trattengono l’acqua nell’organismo. Avere la pelle a buccia d’arancia non significa essere in sovrappeso, la cellulite come è noto colpisce sia i magri che gli obesi, sia i longilinei che i soggetti in sovrappeso.

L’alimentazione deve arricchirsi di cibi poveri d’acqua o comunque che aiutino l’organismo ad eliminare i liquidi in eccesso, bisogna inoltre limitare il consumo di cibi ricchi di sodio quali insaccati, cibi in scatola, surgelati, piatti pronti e salse e ridurre infine il sale. E’ consigliati mangiare molta frutta e verdura e bere molto per stimolare la diuresi.

Chi è abbastanza in forma e non ha grossi problemi di sovrappeso deve semplicemente seguire qualche piccola regola a tavola:
a) Consumare molta frutta preferibilmente lontano dai pasti, non va assolutamente mangiata alla fine del pasto perché provoca fermentazioni intestinali
b) Limitare cibi molto conditi o salati, è opportuno condirli con olio extra vergine di oliva a crudo
c) Limitare cibi dannosi per la flora intestinale quali cioccolata, zuccheri e dolciumi, dannosi per l’intestino.
d) Gli zuccheri adatti al nostro organismo vengano assimilati tramite legumi e cereali (polisaccaridi)
e) Il latte non deve essere associato a nessun’altro alimento quale biscotti o cereali
f) Evitare di bere bevande troppo calde o troppo ghiacciate
g) Masticare bene e lentamente
h) Consumare preferibilmente cibi biologici quando possibile
i) Mangiare almeno tre ore prima di andare a dormire

  • Ci sono inoltre cibi da limitare moltissimo o comunque da consumare molto occasionalmente: Insaccati (salame, salsiccia, mortadella, porchetta) – Carni rosse – Cibi affumicati e conservati – Pizze e Focacce – Grissini e Cracker – Frutta secca e sciroppata – Panna e salse – Alcolici e birre molto zuccherate o gassate – Formaggi grassi o stagionati – Cibi fritti – Dolci.
  • Ci sono invece dei cibi “anticellulite” che aiutano l’organismo a prevenirla e a curarla: Latte e yogurt magro – Pesce – Pollo e Tacchino – Tisane non zuccherate – Frutta – Ortaggi e Legumi.
  • Consumare inoltre con moderazione: Pasta e pane – Formaggi freschi – Affettati magri (bresaola, prosciutto crudo) Olio d’oliva – Sale da cucina.
  • Qualsiasi trattamento anticellulite e un’alimentazione sana devono essere associati a una costante attività fisica che contribuirà a dare tono alle regioni cutanee affette da cellulite.

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Cosmetici e rimedi naturali contro la cellulite

Per tenerla sotto controllo si possono benissimo utilizzare prodotti cosmetici o rimedi naturali. La cosmesi non sarà risolutiva come tutti gli altri trattamenti, ma permette di migliorare i tessuti e cercare comunque un miglioramento attraverso l’associazione di creme e rimedi naturali. Questi prodotti possono essere acquistati sia in farmacia e parafarmacia che in profumeria, alcuni di questi articoli spesso hanno un costo non indifferente specialmente quelli prodotti da case farmaceutiche. Esistono creme, capsule, bende, il cui risultato non è immediato ma viene pianificato nell’arco di 3 o 4 mesi, il farmacista vi consiglierà in base all’ampiezza della zona da trattare e alla gravità del problema.

Moltissimi sono i marchi di cosmetici che propongono prodotti anti cellulite, tra i quali i più utilizzati sono le creme specifiche. Per i marchi di fascia alta i prezzi oscillano tra i 30 e i 50 Euro, mentre i brand più economici – che spesso si trovano anche al supermercato – propongono fasce di prezzo comprese tra i 10 e i 20 Euro. E’ possibile inoltre acquistare prodotti abbastanza economicipresso erboristerie e parafarmacie.

Bisognerebbe inoltre associare a questi trattamenti quei rimedi naturali che aiutino i trattamenti cosmetici a combattere la cellulite, di solito semplici gesti di bellezza. E’ utile, ad esempio, utilizzare durante il bagno o la doccia unguanto di crine che aiuti a stimolare la circolazione, sfregando lentamente ma insistentemente sulle zone in cui è maggiormente localizzata la cellulite.

Concedersi ogni tanto un bagno turco o una sauna idonee per l’eliminazione delle tossine, oppure prepararsi più semplicemente un bagno salato in casa, seguendo le istruzioni:

Versare in un contenitore
– sale marino integrale,
– 10 gocce di olio essenziale di cipresso,
– 10 gocce di limone
– 10 gocce d’essenza di geranio.
Mescolare il tutto con cura, chiudere e lasciare a riposo per qualche giorno. Una volta pronto, effettuare un massaggio su tutto il corpo con un guanto di crine, seguito da una doccia tiepida, poi immergetevi per circa 20 minuti in un bagno, in cui precedentemente avevate versato il preparato.

E’ possibile inoltre prepararsi degli oli per i massaggi, ecco una ricetta semplice e pratica:
– 8 cucchiai di olio d’oliva.
– 20 gocce di limone
– 2 cucchiai di succo di pompelmo
Mescolare il tutto per qualche minuti e poi applicarlo e massaggiarlo lentamente.

Esistono inoltre anche piante ed erbe naturali che aiutano a combattere la ritenzione idrica, come la centella asiatica da acquistare in erboristeria sottoforma di infuso, oppure in farmacia in capsule più costose ma pratiche.

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Vie di somministrazione di un farmaco: tipi, differenze, vantaggi e svantaggi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma VIE DI SOMMINISTRAZIONE FARMACO TIPI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgLa somministrazione di un farmaco (in inglese “route of administration”) è quel processo che porta uno xenobiotico, cioè una sostanza estranea all’organismo, a raggiungere il suo bersaglio all’interno dell’organismo, cioè il sito d’azione a cui esso è destinato.
Per raggiungere il suo sito bersaglio, partendo dall’esterno, il farmaco può seguire varie vie. Lo stesso farmaco può avere effetti molto diversi a seconda se viene assunto tramite una data via di somministrazione piuttosto che da un’altra. In base ad essa il farmaco può avere un effetto topico (o locale) oppure un effetto sistemico.

Somministrazione con effetto topico e sistemico

  • La somministrazione con effetto topico consiste nell’applicazione del farmaco sulla parte interessata o comunque in prossimità dell’obiettivo della terapia. La molecola non entra nel sistema circolatorio, ma esplica la sua azione solo a livello locale.
  • La somministrazione con effetto sistemico prevede invece che lo xenobiotico entri nel torrente circolatorio e sia poi distribuito nel sito d’azione che può essere anche molto distante dal sito di applicazione. Le principali vie con effetto sistemico sono le vie enterali e le vie parenterali.

Vie enterali
Le vie enterali comprendono la via orale (o gastroenterica), la via rettale e la via sublinguale (o buccale).

  • La via orale (o gastroenterica) viene comunemente chiamata “PER OS“, dal latino per, che significa attraverso, e dal latino òs òris, che significa bocca (OS è anche acronimo di Oral Somministration, che significa appunto Somministrazione Orale).
    La via di somministrazione per bocca è certamente la meno invasiva e la più pratica per la maggior parte dei pazienti ed è la principale via di assunzione della maggior parte dei farmaci esistenti. Purtroppo l’assorbimento per questa via è difficoltoso e soggetto a molte variabili; ad esempio a livello dello stomaco l’assorbimento è scarso (anche se vi è comunque l’assorbimento di alcune molecole come l’etanolo), mentre a livello intestinale è maggiore. Il farmaco inoltre, prima di raggiungere la circolazione sanguigna, può subire varie reazioni chimiche all’interno del lume gastro-intestinale, e/o subire l’effetto di primo passaggio a causa della circolazione enteroepatica enzimi. La via sublinguale e la via rettale, invece, non sono soggette all’effetto di primo passaggio ma presentano altre problematiche. A tale proposito ti consiglio di leggere:

  • La via sublinguale sfrutta l’elevata vascolarizzazione della cavità orale e permette una rapida diffusione del farmaco ma le molecole in questione devono essere sufficientemente lipofile e di basso peso molecolare per superare l’epitelio orale.
  • La via rettale, anche se permette di evitare gli enzimi gastrici, presenta un assorbimento irregolare ed è principalmente utilizzata in ambito pediatrico.

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Vie parenterali
Per via parenterale si intende tutte le vie di somministrazione dei farmaci diverse da quella gastro-intestinale. Pertanto comprende sia la somministrazione attraverso mucose o epiteli accessibili (vie percutanee, via inalatoria, via oculare ecc.), sia iniettando il farmaco direttamente nella circolazione sanguigna. Il principale vantaggio della somministrazione tramite le vie endovasali è l’evitare la fase di assorbimento, pertanto la biodisponibilità del farmaco è pari praticamente alla dose.

  • L’iniezione endovenosa può essere effettuata invece tramite un unico bolo o per infusione continua (cioè tramite flebo). Tramite un unico bolo si determina però una concentrazione massima plasmatica immediata che può determinare problemi di tossicità al cuore e al cervello. L’iniezione deve essere effettuata da una persona con una certa perizia, pena il rischio di formare un embolo. Inoltre, tramite le vie endovasali, lo xenobiotico non è più recuperabile. Le altre vie di iniezione sono invece più rare.
  • L’iniezione endoarteriosa (o intra-arteriosa) è molto rara, ha un uso locale ed è praticata principalmente per i chemioterapici, ma anche per interventi chirurgici e per uso diagnostico (angiografia).
  • L’iniezione intramuscolare prevede l’iniezione di un farmaco direttamente nel tessuto muscolare.
  • L’iniezione intradermica viene utilizzata soprattutto a scopo diagnostico (prove allergologiche), iniettando allergeni nel derma sottostante l’epidermide. Il volume massimo iniettabile è di 0,1 – 0,2 ml.
    Tramite iniezioni sottocutanee, invece, il farmaco viene iniettato nel connettivo al di sotto della cute.

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In alcuni casi un’endovenosa eseguita senza perizia si trasforma in iniezione intradermica non voluta, disperdendo la soluzione iniettata in tutto o in parte nei tessuti circondanti la vena; è il cosiddetto “fuori vena”.

Vie topiche
Le vie topiche prevedono il contatto diretto del farmaco con il sito di azione, frequentemente la cute o le mucose, con minimo assorbimento da parte dell’organismo.

Via intratecale
La via di somministrazione intratecale prevede l’iniezione del principio attivo direttamente nel liquor che scorre nei ventricoli cerebrali e circonda il midollo spinale. Il farmaco somministrato supera facilmente la BEE (Barriera Emato-Encefalica). Questa via è molto utilizzata negli interventi chirurgici che richiedono una anestesia locale (anestesia spinale o epidurale).

Via inalatoria
La via inalatoria prevede che il principio attivo passi attraverso le vie respiratorie superiori, fino ad arrivare a livello alveolare (punto più profondo dell’apparato respiratorio). Gli alveoli sono a stretto contatto con l’endotelio dei capillari sanguigni, consentendo lo scambio gassoso e l’assorbimento del principio attivo. La superficie assorbente negli alveoli è pari a circa 90 m2. La via inalatoria è molto utile perché si può ottenere un’azione locale o un effetto sistemico. Nel primo caso il principio attivo si va a depositare sulla mucosa della trachea o dei bronchi, andando quindi ad espletare l’effetto anti-infiammatorio (es. infiammazione della trachea o dei bronchi). Nel caso di un effetto sistemico il principio attivo viene invece assorbito e immesso nel torrente sanguigno. Il farmaco si può trovare già allo stato gassoso (come accade con gli anestetici), vaporizzato attraverso l’ausilio di appositi nebulizzatori, oppure ridotto in minutissime particelle attraverso l’aerosol. La grandezza delle particelle che otteniamo con un aerosol o con una nebulizzazione è molto importante, perché in base alla grandezza di queste particelle si possono raggiungere diverse zone dell’apparato respiratorio. Più grandi sono le particelle ed inferiore è la profonfità raggiunta, e viceversa. In particolare, particelle con una dimensione superiore ai 5 μm si andranno a fermare a livello delle vie respiratorie superiori, mentre particelle con dimensione inferiore a 1-2 μm, una volta assunte per via inalatoria, possono arrivare fino a livello alveolare dove saranno assorbite. Nel caso degli aerosol e delle polveri, il destino delle particelle dipende quindi dal loro diametro:

  • > 5 μm:depositate nelle vie aeree superiori;
  • 1-5 μm: depositate nell’albero tracheo-bronchiale. Quelle solubili possono essere assorbite dalle cellule dell’apparato respiratorio e producono azione locale, quelle insolubili sono rimosse dal movimento delle ciglia (clearance mucociliare), portate in faringe ed ingerite;
  • < 1 μm:raggiungono gli alveoli dove sono assorbite, determinando azione sistemica.

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Come scegliere la via migliore di somministrazione?
La scelta su come somministrare un farmaco dipende principalmente dal bersaglio che si deve andare a colpire con quel determinato principio attivo; ad esempio, in presenza di una micosi cutanea o di una forma allergica della cute si andrà a scegliere la via di somministrazione transcutanea. Inoltre si deve tener conto:

  • della forma farmaceutica;
  • della rapidità nel raggiungere un certo effetto (ad esempio durante un trattamento d’urgenza, come lo shock anafilattico, si utilizza una via di somministrazione che consente un raggiungimento immediato di un certo effetto);
  • della durata dell’effetto;
  • dell’età del paziente (è un paziente pediatrico, un adulto o un anziano?)
  • delle condizioni di salute del paziente (può deglutire, ha vomito, diarrea, emorroidi…).

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Prurito alla testa (cuoio capelluto): cause e quando diventa pericoloso

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PRURITO TESTA CUOI CAPELLUTO  CAUSE RIMEDI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Pene.jpgTutti noi, durante la giornata, ci grattiamo il cuoio capelluto ed i capelli varie volte, senza neanche rendercene conto. Ciò non deve destare preoccupazioni, tuttavia bisogna tener presente che a volte, un prurito cronico al cuoio capelluto, può indicare una reazione infiammatoria della cute sottostante i capelli. Il prurito al cuoio capelluto è un problema molto diffuso, che può essere o non essere associato ad una eruzione cutanea visibile o ad una lacerazione della cute. La gravità, la frequenza e la durata di questa condizione dipendono dalla causa sottostante. Alcune cause di prurito al cuoio capelluto, come la forfora (dermatite seborroica), possono essere relativamente lievi. Tuttavia, il prurito al cuoio capelluto può essere dovuto anche a condizioni più gravi, come infezioni, infiammazioni, infestazione da parassiti, disturbi autoimmuni e allergie.
Il prurito al cuoio capelluto può manifestarsi singolarmente o in concomitanza con altri sintomi, come una eruzione cutanea o la formazione di protuberanze visibili su cuoio capelluto e nuca. Inoltre, grattare in modo eccessivo la parte pruriginosa può favorire l’ingresso di batteri o funghi negli strati del cuoio capelluto, comportando l’insorgenza di infezioni secondarie. E’ importante riferire al medico tutti i sintomi sperimentati, affinché possa diagnosticare la causa della condizione. Il prurito al cuoio capelluto può essere causato da una grave condizione sottostante che richiede un trattamento medico, come lupus o ipotiroidismo. Qualora il prurito sperimentato dovesse essere persistente, è essenziale consultare immediatamente il medico.

Modalità di insorgenza

In alcuni casi, questa tipologia di prurito può iniziare all’improvviso e scomparire spontaneamente in breve tempo o a seguito di un trattamento minimale, come nel caso di una lieve reazione allergica o sensibilità ad un nuovo prodotto per capelli. Il prurito al cuoio capelluto può anche insorgere nel corso di un lasso di tempo relativamente lungo, come in caso di psoriasi del cuoio capelluto.

Altri sintomi spesso associati al prurito alla testa

Il prurito al cuoio capelluto può manifestarsi accompagnato da altri sintomi, che variano a seconda della condizione, del disturbo o della malattia sottostanti. I sintomi possono interessare la cute, il cuoio capelluto e, in alcuni casi, altri sistemi del corpo. Per esempio, è possibile sperimentare dolore articolare se il prurito al cuoio capelluto è causato da artrite psoriasica, un disturbo infiammatorio cronico.

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Il prurito può insorgere in concomitanza con altri sintomi correlati a cute e cuoio capelluto, tra cui:

  • formazione di pustole
  • bruciore
  • pelle screpolata su cuoio capelluto o altre regioni cutanee
  • diradamento e caduta dei capelli
  • gomiti e ginocchia pruriginosi
  • dolore
  • comparsa di un’eruzione cutanea o di segni sulla pelle
  • arrossamento, irritazione o infiammazione
  • desquamazione, sfaldamento o screpolatura della cute
  • scolorimento della cute
  • piaghe o lesioni da grattamento
  • piccoli punti bianchi alla base dei capelli (uova di pidocchi, lendini) o piccoli parassiti che si spostano nei capelli, nelle sopracciglia o nelle ciglia (pidocchi)

Il prurito può manifestarsi accompagnato da sintomi correlati a sistemi del corpo diversi dalla cute e dal cuoio capelluto, tra cui:

  • pelle fredda e scarsa tolleranza al freddo
  • appetito ridotto
  • depressione
  • stanchezza
  • sintomi simil-influenzali (stanchezza, febbre, mal di gola, cefalea, tosse e dolori)
  • dolore e rigidità articolare
  • scarsa concentrazione e problemi di memoria
  • problemi a carico delle unghie, come ingiallimento o vaiolatura o unghie fragili
  • occhi rossi, pruriginosi e lacrimazione oculare
  • starnuti e naso gocciolante
  • stress e ansia
  • perdita o aumento di peso inspiegabili

Cause

La causa più comune di prurito al cuoio capelluto è la forfora, o dermatite seborroica, che si ritiene sia causata da una combinazione di pelle grassa e crescita eccessiva di lieviti. I fattori ambientali e lo stile di vita (come prodotti per i capelli, acne, stress e obesità) sembrano incrementare il rischio di sviluppare dermatite seborroica.
Molti altri disturbi e condizioni possono causare l’insorgenza di prurito al cuoio capelluto, tra cui disturbi autoimmuni e infiammatori, infezioni, allergie e pidocchi. La psoriasi è un disturbo infiammatorio cronico causato da un problema a carico del sistema immunitario, tuttavia la causa esatta non è nota. Batteri e lieviti possono infettare la cute e i follicoli piliferi presenti sul cuoio capelluto, causando l’insorgenza di un intenso ciclo prurito-grattamento.
I pidocchi sono piccoli insetti che si nutrono di sangue e depongono le loro uova sul cuoio capelluto. I pidocchi non comportano gravi problemi medici, sebbene siano estremamente contagiosi e causa di forte prurito, che può causare lacerazioni cutanee e l’insorgenza di possibili infezioni batteriche secondarie. Il prurito al cuoio capelluto può anche essere provocato da una allergia o sensibilità ai prodotti per capelli, come tinture e altre sostanze chimiche.

Il prurito può essere causato da una varietà di disturbi e infezioni della cute, tra cui:

  • acne cheloidea nucale (tipologia specifica di follicolite che interessa principalmente i maschi di origine africana)
  • dermatite allergica da contatto o dermatite da contatto irritante (per esempio una dermatite dovuta ad una tintura per capelli)
  • forfora o crosta lattea (dermatite seborroica)
  • eczema (dermatite atopica)
  • follicolite (infezione di un follicolo pilifero)
  • infezione fungina (tinea capitis, tigna) o infezione batterica a carico del cuoio capelluto
  • pidocchi
  • ipotiroidismo
  • lupus
  • psoriasi
  • stress e ansia
  • scottatura solare

Potenziali complicazioni e pericolosità legate al prurito

In alcuni casi, il prurito al cuoio capelluto può comportare l’insorgenza di complicazioni, specie in caso di intenso grattamento, che può causare la lacerazione della cute del cuoio capelluto. Grattare la parte pruriginosa può favorire l’ingresso di batteri o funghi negli strati della cute del cuoio capelluto provocando l’insorgenza di infezioni. Le potenziali complicazioni includono:

  • cellulite (infezione della cute e dei tessuti circostanti causata da una crescente infezione batterica o fungina)
  • caduta e/o diradamento/assottigliamento dei capelli o aree prive di capelli
  • formazione di lesioni e piaghe che possono determinare infezioni

E’ possibile l’insorgenza di complicazioni correlate alle cause sottostanti del prurito. Per ridurre il rischio di complicazioni, è di fondamentale importanza attenersi al piano di cura formulato dal medico.

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Lavaggio dei capelli

Cura dei capelli

Asciugatura ed acconciatura dei capelli

Tintura dei capelli, ciglia, sopracciglia

Eliminazione dei pidocchi

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Miele: 10 usi per la bellezza di pelle e capelli

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma USI MIELE BELLEZZA PELLE CAPELLI Dimagrire Legge 104 Avvocato Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Pene.jpgIl miele è un alimento prodotto dalle api, a partire dal nettare e dalla melata. Ha ottime proprietà che lo rendono un cibo molto importante per la salute ma anche un ottimo alleato per la cosmetica e la nostra bellezza.

Ecco dieci usi del miele per la bellezza di pelle e capelli;

1) Miele puro su viso e corpo

Potete utilizzare comodamente il miele puro su viso e corpo senza l’aggiunta di altri ingredienti. Prendete un miele facilmente spalmabile, come per esempio il miele millefiori o il miele di acacia e applicatelo sulle zone del viso o del corpo che hanno bisogno di nutrimento e idratazione. Lasciate agire per almeno 25 minuti e poi risciaquate abbondantemente con acqua tiepida. Questo rimedio è veloce ed efficace e potrete ripeterlo ogni volta che ne sentirete il bisogno.

2) In aggiunta alla crema viso

In questo caso, il miele avrà la funzione di arricchire la vostra crema da viso naturale. Essendo il miele una sostanza zuccherina composta da acqua tenderà a fondersi con la crema. Versate una piccola quantità di miele liquido nella vostra crema da giorno o da notte (per 50 ml di crema, 3 ml di miele). Mischiate bene il composto e applicatelo sul viso. Avrete una maggiore azione idratante e protettiva e vi sarà utile nel caso di pelle secca, che presenta infiammazioni e acne.

3) Impacco per capelli al miele e yogurt

Sui capelli il miele ha un’azione emolliente e rigenerante. Le sue sostanze nutritive penetrano nel capello e nella cute migliorandone lo stato di salute e donando lucentezza e volume. Per realizzare un impacco ristrutturante vi basterà prendere una ciotola di vetro e mettere mezzo vasetto di yogurt intero (circa 60 g); aggiungete un cucchiaio di miele e 6 gocce di essenza di rosmarino dall’azione antisettica e mineralizzante. Mischiate gli ingredienti e applicate il composto sulla cute e sui capelli. Lasciate agire 40 minuti e procedete poi con uno shampoo delicato. Questo impacco potrete farlo 3-4 volte al mese.

4) Maschera antiage per il viso

Una maschera per il viso a base di miele è utile per nutrire in profondità la pelle, proteggerla e attenuare le rughe, grazie alla presenza di ingredienti specifici antiage. Per questa ricetta fai da te prendete una ciotola di vetro ben pulita e asciutta e mettete 5 ml di olio di avocado, 5 ml di olio di macadamia e 5 ml di miele. Arricchite la ricetta con 3 gocce di essenza di rosa dall’azione rigenerante. Dopo aver mischiato il composto, distribuitelo uniformemente sul viso, collo e décolleté con l’aiuto di un pennello da trucco. Lasciate agire la maschera per almeno mezz’ora e poi risciacquate. Vi consigliamo di fare questo trattamento una volta alla settimana.

5) Bagno addolcente al miele

Potete beneficiare delle proprietà emollienti ed addolcenti del miele se lo aggiungerete all’acqua calda della vasca per un bagno rilassante e aromatico. In questo caso, nell’acqua di una vasca da bagno aggiungete 4 cucchiai di miele e 200 gr di sali del Mar Morto aromatizzato con 20 gocce di essenza di lavanda rilassante. Godetevi questo bagno di bellezza per 25 minuti e la vostra pelle sarà più morbida e idratata.

6) Gel antiacne viso e corpo

Per realizzare un gel antiacne efficace per viso e corpo prendete una ciotola di plastica e versate 50 gr di gel di aloe vera dall’azione cicatrizzante e lenitiva; aggiungete un cucchiaino di miele, 3 gocce di tea tree oil dalle proprietà antibatteriche e 5 gocce di essenza di lavanda lenitiva e antisettica. Mischiate il composto e utilizzatelo due o tre volte al giorno sulle zone colpite da brufoli e acne. Se usate questo gel sul viso evitate di applicare il prodotto nella delicata zona del contorno occhi.

7) Maschera per capelli al burro di karité e miele

Fare una maschera per capelli a base di miele e burro di karité vi aiuterà a combattere le irritazioni del cuoio capelluto, anche nel caso di forfora e dermatiti. Inoltre, gli ingredienti agiranno ritrutturando il capello in profondità e riducendo l’effetto crespo e arido. Per realizzare la ricetta sciogliete a bagnomaria 50 gr di burro di karité; aggiungete un cucchiaio di miele e un cucchiaio di olio di cocco. Concludete la ricetta con 5 gocce di essenza di limone dall’azione disinfettante e lucidante. Distribuite il composto sulla cute e sulla lunghezza dei capelli e lasciate agire per 45 minuti. Procedete al normale lavaggio con uno shampoo neutro naturale. La maschera a base di miele e burro di karitè è consigliabile ripeterla una vola alla settimana per un periodo di circa due mesi.

8) Scrub delicato viso e corpo

Per avere un’azione esfoliante, delicata e addolcente, vi consigliamo di prendere il prodotto scrub che utilizzate normalmente per il viso o il corpo. Versate in una ciotola 30 g di prodotto e aggiungete un cucchiaio di miele. Mischiate il tutto e utilizzate questo mix sul viso o sotto la doccia. Massaggiate la pelle delicatamente per qualche minuto in modo da far assorbire tutti i benefici del miele e poi risciaquate abbondantemente.

9) Pomata leniva per pelli arrossate

Realizzare una pomata lenitiva a base di miele vi sarà utile nel caso di scottature, eczemi, dermatiti e piccoli tagli. Per realizzare questa ricetta utilizzeremo, oltre al miele, una base neutra di crema idratante, del gel di aloe vera cicatrizzante e dell’olio di calendula dalle spiccate proprietà lenitive e decongestionanti. Versate in una ciotola di vetro 50 gr di crema neutra completamente naturale; aggiungete un cucchiaio di miele, 15 ml di gel di aloe vera e 5 ml di olio di calendula. Infine, mettete 5 gocce di essenza di camomilla e 5 gocce di essenza di lavanda dall’azione disinfinammante e lenitiva. Mischiate tutti gli ingredienti fino ad ottenere un composto omogeneo. Usate questa pomata 3 volte al giorno sulle zone irritate. Potete conservare il prodotto in frigorifero o in un armadietto al fresco e al buio per un paio di mesi. Prima di ogni applicazione potrebbe essere necessario mischiare nuovamente il composto per un’azione più efficace sulla pelle.

10) Balsamo labbra protettivo

Per avere un balsamo labbra protettivo per tutte le stagioni potete sciogliere un po’ di burro di karité a bagnomaria (10 gr) e aggiungere un pizzico di miele (2 gr). Versate il burro e miele ancora caldo in un piccolo contenitore di plastica e lasciatelo raffreddare. Questo rimedio naturale potete usarlo come burrocacao ogni volta che avrete labbra secche e screpolate.

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La donna che non ride da 40 anni: il motivo per cui lo fa è incredibile

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DONNA NON RIDE DA 40 ANNI RUGHE VOLTO  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgQuesta donna non ride più da quando era una bambina 10 anni: per quale motivo? Una qualche rara malattia organica o magari psichiatrica? Niente di tutto questo: la londinese Tess Christian non ride da 40 anni per scelta. Tess non ride per non avere le rughe. Secondo Tess, avere una perenne faccia da poker è un modo fondamentale per mantenere il suo aspetto giovanile ed oggi che ha 50 anni si ritiene soddisfatta della sua scelta. In effetti, dal punto di vista medico, non ha tutti i torti visto che effettivamente qualsiasi espressione del viso, ripetuta molte volte, può essere un fattore di rischio per la formazione di rughe.

“Non ho le rughe perché mi sono allenata nel controllare i muscoli facciali. Tutti mi chiedono se faccio uso di Botox, ma non è così, e so che è grazie al fatto che non ho riso o sorriso da quando ero un adolescente. Il mio impegno ha pagato, non ho una sola riga sulla mia faccia”

Per quanto bizzarra e stravagante, Tess non è la sola ad avere attuato una scelta del genere, nel tentativo di fermare la formazione delle rughe: anche una celebrità come Kim Kardashian ha ammesso di cercare di sorridere o ridere il meno possibile perché provoca le rughe.

“Non ho sorriso neanche quando è nata mia figlia”

Lo stratagemma sicuramente alla lunga funziona, siamo d’accordo, ma vale veramente la pena privarsi della gioia del ridere per avere meno rughe sul viso?

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La zona dove compare l’acne, rivela i tuoi problemi fisici e psicologici

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ZONA COMPARE ACNE RIVELA PROBLEMI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgL’acne affligge tipicamente gli adolescenti, tuttavia può manifestarsi in qualsiasi periodo della vita ed in un punto qualsiasi del nostro corpo. L’acne può avere moltissime cause, ma la posizione in cui si manifesta può, a volte, indicare una specifica causa.

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ZONA COMPARE ACNE RIVELA PROBLEMI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene (2).jpg

Per esempio, l’acne che si manifesta sulla mandibola, nella zona tra il mento e le orecchie, suggerisce una causa di tipo ormonale o ghiandolare, o anche essere collegata ad una alimentazione sbagliata, sbilanciata su grassi e zuccheri.

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ZONA COMPARE ACNE RIVELA PROBLEMI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene (3).jpgL’acne sulle spalle o al collo tende spesso ad essere causata da alterazioni ormonali o da forte stress e tende a peggiorare quando si è in ansia.

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ZONA COMPARE ACNE RIVELA PROBLEMI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene (4).jpg

La manifestazione a livello della schiena può indicare una disfunzione a livello del sistema nervoso o dell’apparato digerente.

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ZONA COMPARE ACNE RIVELA PROBLEMI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene (5).jpgL’acne sul petto e sul seno viene ad essere spesso provocato da una alimentazione sbagliata, da stress o da problemi a livello dell’apparato digerente.

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ZONA COMPARE ACNE RIVELA PROBLEMI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene (6).jpgL’acne sui gomiti o sulle braccia potrebbe indicare una carenza di vitamine o essere sintomo di una cattiva circolazione locale del sangue.

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ZONA COMPARE ACNE RIVELA PROBLEMI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene (7).jpgL’acne sulla pancia tende ad indicare alterato livello glicemico, spesso ipoglicemia.

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ZONA COMPARE ACNE RIVELA PROBLEMI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene (8).jpgL’acne sui glutei o sulle zone intime può indicare una scarsa igiene, alterazioni a livello dell’apparato digerente, indumenti troppo stretti. L’acne sull’interno coscia e sulle gambe può essere determinato da allergie.

Ovviamente queste sono tutte indicazioni generali: ogni singolo caso deve essere studiato dal vivo dal medico ed ha cause assolutamente soggettive.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

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Lesioni da decubito: prevenzione, stadi, classificazione e trattamento

Prevenire e trattare le lesioni da pressione rappresentano, in tutti i settori di cura dagli ospedali fino alle RSA, un problema estremamente rilevante per tutto il personale sanitario, che coinvolge praticamente tutte le figure: medico, infermiere, fisioterapista ed OSS. Una lesione da decubito, in gergo “piaga, è una lesione causata da una prolungata pressione sulla cute e sui tessuti, che si verifica tipicamente quando il paziente rimane nella stessa posizione per un lungo periodo di tempo, come ad esempio nel caso di allettamento prolungato. Come facilmente intuibile, le aree del corpo corrispondenti alle prominenze ossee sono quelle più frequentemente colpite a causa del insufficiente apporto del flusso sanguigno e l’ossigeno, secondario alla pressione costante cui sono sottoposte.

Fattori di rischio

I principali fattori di rischio, che aumentano la possibilità che si verifichi una lesione da pressione, sono:

  • immobilizzazione a letto per lunghi periodi (ad esempio in caso di frattura di femore);
  • età avanzata;
  • malnutrizione;
  • disidratazione;
  • diabete;
  • vasocostrizione;
  • ipotensione;
  • alterazioni della temperatura corporea;
  • scarsa perfusione tissutale.

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Cura della cute

Nei soggetti allettati, con scarsa mobilità durante l’igiene personale ispezionare la cute. Prestare particolare attenzione alle aree più “vulnerabili” – in corrispondenza delle prominenze ossee e le aree sulle quali viene posturato il paziente più frequentemente. Il primo segno dello sviluppo di una lesione è costituito da un’alterazione di colore, consistenza e sensazione tattile della superficie cutanea. Le ulcere da pressione si sviluppano solitamente in corrispondenza delle prominenze ossee per cui ebbene di concentrare la propria attenzione su queste zone: cranio, scapola, gomito, sacro, coccige, tallone, vertebre, orecchie, spalla, ischio, trocantere, ginocchio, malleolo. Se la cute si presenta arrossata, irritata o vi è qualunque tipo di alterazione avvisare il personale sanitario. La cute dovrebbe essere pulita ed asciugata ad intervalli regolari, specie quando è sporca. La frequenza della pulizia dovrebbe essere fatta secondo le necessità. Durante l’igiene usare l’acqua tiepida, detergenti delicati con il pH bilanciato e ridurre al minimo la forza e la frizione sulla cute. Mantenerla idratata, evitando esposizioni al freddo, o microclima secco. Sono utili emollienti per l’ idratazione della pelle. A sua volta evitare l’ambiente umido, cioè causato da incontinenza, sudorazione o secrezioni delle ferite. La cute umida è fragile e maggiormente predisposta alla formazione di lesioni, inoltre tende ad aderire alle lenzuola, potenziando la possibilità di lacerarsi durante gli spostamenti del paziente, è più suscettibile alle irritazioni, alle eruzioni cutanee ed alle infezioni micotiche. Quando l’umidità non può essere controllata, usare cuscinetti assorbenti, indumenti o slip che assorbono l’umidità. Sostituire cuscini e lenzuola quando sono umidi. Anche se il massaggio è stato praticato per decenni al fine di stimolare la circolazione e procurare un senso di comfort e benessere al paziente, oggi è stato dimostrato l’effetto contrario: i massaggi, sulle prominenze ossee rallentano il flusso ematico correlato ad un profondo trauma tissutale ed un calo significativo della temperatura cutanea con la degenerazione del tessuto.

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Posturazione e mobilizzazione

Se l’assistito è costretto a letto e le sue condizioni cliniche lo consentono, la postura andrebbe variata ogni 2-4 ore, evitando l’appoggio sulle zone a maggior rischio od eventualmente già arrossate. Nelle posture laterali il paziente va inclinato a 30° dal piano d’appoggio, per evitare diretto contatto della prominenza ossea trocanterica (la parte protuberante del femore superiore – “l’osso del fianco”). Mantenere la testata del letto il meno sollevata possibile, compatibilmente con le condizioni cliniche, mediche e il comfort dell’assistito. Si raccomanda un sollevamento non superiore a 30°. In posizione orizzontale, ci sono più punti d’appoggio, così le forze che agiscono sul corpo del paziente vengono distribuite in modo omogeneo. Contrariamente, in posizione seduta i punti d’appoggio sono ridotti (l’osso sacro) e le forze agenti si concentrano su questa zona. Se il paziente è in grado di farlo, dovrebbe essere spronato a cambiare spontaneamente le posizioni ed alternare la postura seduta con altre posture, senza che intervengano oss ed infermieri.

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Usare gli ausili per prevenire le lesioni da decubito

Per prevenire le lesioni da pressione, possono essere usati vari ausili, tra cui:

  • Archetto: serve per evitare il diretto contatto delle lenzuola con le parti del corpo.
  • Cuscini a cuneo: servono per ridurre le forze pressorie tra le prominenze ossee e le superfici di appoggio, soprattutto per la tuberosità ischiatica, i piedi, i talloni e i fianchi.
  • Materassi antidecubito: permettono di alleviare la pressione nelle aree sottoposte al carico conseguente alla postura del paziente e favoriscono un migliore afflusso ematico: ciò previene la formazione di nuove lesioni e l’aggravamento di quelle già esistenti, favorendo il processo di cicatrizzazione. Quando l’utente arriva a “toccare il fondo della superficie d’appoggio”, si annulla il suo effetto protettivo. È, quindi, opportuno controllare: infilare una mano fra l’ausilio e una protuberanza ossea, se il presidio è adeguato la protuberanza ossea non deve essere percepita. E’ anche importante verificare che gli ausili siano funzionanti e collegati alla corrente elettrica.
  • Sollevatore, trapezio o altri ausili per trasferimenti /spostamenti: servono appunto per gli spostamenti del paziente ed il loro uso riduce lo sfregamento della cute contro le lenzuola e quindi previene le lesioni e/o il loro aggravamento.
  • Ausili per alleviare la pressione sulle prominenze ossee dei piedi, talloni, oppure supporti per tenerli sollevati dal letto: questi dispositivi prevengono le lesioni degli arti inferiori e devono essere un piano d’appoggio lungo tutta la gamba.

Vedi anche: foto di piaghe da decubito in vari stadi

Posizione seduta

Ciò che riguarda la posizione seduta, quella ideale include una carrozzina o una sedia con lo schienale pieghevole (per permettere il posizionamento del paziente che dovrebbe stare leggermente inclinato indietro), con un supporto per i piedi (i piedi non dovrebbero mai essere lasciati privi di appoggio), e munita di braccioli (questo permette una maggiore distribuzione delle pressioni di appoggio).

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Nutrizione ed idratazione

La nutrizione gioca un ruolo importante nella prevenzione delle lesioni stesse e contribuisce al mantenimento dell’integrità dei tessuti; lo stato nutrizionale, infatti influenza l’integrità sia della cute sia delle strutture di supporto. La presenza di lesioni da decubito, invece, richiede:

  • un abbondante apporto di liquidi, in particolare per le persone anziane, perché il loro senso di sete è compromesso, di seguito l’anziano non chiede da bere, per ciò va invitato sorseggiare ogni tanto;
  • un congruo apporto di proteine;
  • il giusto apporto di calorie;
  • vitamine (in particolare vitamina C);
  • minerali (in particolare Zinco).

Ricordiamo, che i tessuti come muscolo, cute per la maggior parte sono costruiti dalle proteine, perciò l’apporto proteico, in presenza di LDD, è importante nel favorire la guarigione di quest’ultima. Il tessuto mancante può essere ricostruito solo se ha il “materiale”, che sono le proteine. La carne, il pesce, latticini (attenzione ai formaggi stagionati) devono essere presenti nella dieta dell’anziano.

Integrazione alimentare

Per fornire al paziente la giusta quantità di vitamine e sali minerali, consigliamo di assumere ogni giorno una compressa di questo prodotto: https://amzn.to/3D3Xjaz

Lesioni da decubito: cosa non fare?

In caso di lesioni da compressione, è preferibile:

  • Non usare le soluzioni o creme lubrificanti in base di alcol, prodotti aggressivi, irritanti e di dubbia qualità.
  • Non lasciare la cute bagnata e umida o al contrario secca, esposta al freddo.
  • Non usare il pannolone “per abitudine”.
  • Non lasciare il paziente nella stessa posizione per i tempi prolungati.
  • Non devono essere usati per tempi lunghi gli ausili a scopo di tenere i talloni sollevati in quanto aumentano il rischio di piede equino.
  • Non utilizzare mai allo scopo di prevenire le lesioni gli ausili circolari (ad esempio la ciambella), sacchetti riempiti di liquido e velli.
  • Non aspettare che il paziente, specie se anziano, chieda da bere fer fornigli acqua. Spronarlo a bere di frequente. Dargli una bottiglietta da mezzo litro da tenere sul comodino e controllare frequentemente il suo livello per vedere se stà bevendo abbastanza.

Classificazione topografica

Classificazione topografica delle lesioni da decubito:

Posizione  supina: regione sacrale, apofisi spinose vertebrali, spina della scapola, nuca e  talloni.
Posizione laterale: regione trocanterica, cresta iliaca, malleoli, bordo esterno del piede, ginocchio, spalla, gomito, padiglione auricolare.
Posizione prona: zigomo, regione temporale, padiglione auricolare, arcate costali, spina iliaca anterosuperiore.
Posizione seduta: gomito, coccige, regione ischiatica, aree compresse dai  bordi della sedia, da ciambelle, cuscini.

Varie classificazioni delle lesioni da decubito

1) CLASSIFICAZIONE sec. SHEA
STADIO 1: infiammazione e distruzione dell’epidermide;
STADIO 2: distruzione del derma;
STADIO 3: distruzione del sottocute e del pannicolo adiposo;
STADIO 4: necrosi dei muscoli, del periostio ed eventualmente dell’osso.

2) CLASSIFICAZIONE sec. AMERICAN GERIATRIC SOCIETY
Grado 1: Area di eritema ben definita con indurimento cutaneo, generalmente associata ad aumentato calore al termotatto. Può anche esserevi una limitata lesione dell’epidermide, simile ad un’ abrasione, ma il derma non è interessato. Se adeguatamente trattata, può guarire in 5 – 10 giorni.
Grado 2: E’ una lesione a tutto spessore che si estende fino al grasso sottocutaneo, ben delineata, con un’area di indurimento circostante, eritematosa, calda ed edematosa. Il tessuto è danneggiato ma non necrotico e non è necessario eseguire un curettage. Le modificazioni della postura, il miglioramento della per fusione locale, la correzione dell’eventuale ipoalbuminemia ed una adeguata terapia intensiva possono portare alla risoluzione della lesione.
Grado 3: La lesione si estende oltre il grasso sottocutaneo fino alla fascia muscolare con necrosi del tessuto circostante e margini sottominati. Il muscolo è irritato e può presentare fenomeni di spasticità e/o contrattura. Questa lesione indica una diminuita omeostasi dell’organismo con incapacità di riparazione locale. E’ necessario verificare l’esistenza di complicanze infettive periostiali od ossee: Può guarire solo per seconda intenzione.
Grado 4: Lesione estese oltre il muscolo fino all’osso, con pericolo di osteomielite e/o fino agli organi viscerali: In genere si associa a contratture articolari. E’ necessario intervenire chirurgicamente con rimozione del materiale necrotico, lavaggio, drenaggio ed eventuale sutura o plastica.

stadi delle lesioni da decubito

3) CLASSIFICAZIONE sec. NATIONAL PRESSURE ULCER ADVISORY PANEL ( N.P.U.A.P. )
Grado 1: Eritema non riducibile con cute integra, considerata quale lesione che precede l’ulcera cutanea
Grado 2: Perdita parziale di sostanza a carico della cute che interessa l’epidermide e/o il derma. L’ulcera è superficiale e si presenta,clinicamente, come abrasione, vescicola o cavità superficiale .
Grado 3: Perdita di sostanza cutanea a tutto spessore con danno/necrosi del tessuto sottocutaneo che può estendersi fino alla fascia sottostante, ma senza superarla. Clinicamente l’ulcera si presenta come una cavità profonda, con o senza margini sottominati
Grado 4: Perdita cutanea a tutto spessore con vasta distruzione, necrosi tissutale o con danno esteso al muscolo,all’osso o ad altre strutture sottostanti come tendini o capsule articolari.

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4) CLASSIFICAZIONE IN STATO
La lesione può presentarsi in uno o più dei seguenti stati:

  • necrotica;
  • colloquiata;
  • infetta;
  • fibrinosa;
  • fibrino-membranosa;
  • detersa;
  • con tessuto di granulazione.

La lesione può essere:

  • poco essudante;
  • essudante;
  • molto essudante.

La lesione può presentarsi sottominata e/o con tramiti fistolosi.

Leggi anche: Differenza tra essudato e trasudato

5) SCALA DI SESSING

  1. Cute normale ma a rischio.
  2. Cute integra , ma iperpigmentata ed iperemia.
  3. Fondo e bordo dell’ulcera granuleggianti con presenza di modesto essudato.
  4. Tessuto di granulazione presente in limitata quantità, presenza di tessuto necrotico
  5. in zone limitate, essudato in quantità moderate.
  6. Escara necrotica, essudato abbondante e maleodorante, bordi ischemici .
  7. Essudato purulento, intenso odore, tessuto necrotico, sepsi.

Trattamento delle lesioni da decubito: detersione

Per detersione non si deve intendere solo il momento in cui noi provvediamo alla rimozione di un escara o di un piastrone necrotico. Con il termine detersione si indica  la necessità di rimuovere tutte quelle condizioni (necrosi, materiale di colliquazione, indulto fibro-membranoso, fibrina) che da un lato non consentono al tessuto di granulazione di formarsi, e dall’altro lato, favoriscono  una eventuale contaminazione batterica della lesione. Nell’ambito della medicazione questo deve essere considerato il momento preliminare e decisivo  perché è alla base di una corretta strategia terapeutica che  ha come obiettivo la guarigione della piaga. Solo in una piaga  pulita si induce  lo sviluppo di una  tessuto di  granulazione. Pertanto quest’atto  non  può essere by-passato senza incorrere in un clamoroso fallimento. Come si dirà, la detersione è  anche lo strumento fondamentale per controllare le contaminazioni batteriche di alto grado che possono complicare il trattamento della lesione da decubito. Il controllo della carica batterica è importante nell’ambito del trattamento delle lesioni da decubito con medicazioni avanzate. Come si è detto precedentemente, la gestione dell’essudato è l’asse portante di queste medicazioni ed in tutte le condizioni da iperessudazione per piaga infetta, esse sono controindicate perché aumentano la carica batterica. Esaminiamo quali sono le tecniche di detersione a nostra disposizione. Ne individuiamo quattro:

  • detersione chimica;
  • detersione autolitica;
  • detersione meccanica;
  • detersione chirurgica.

Trattamento delle lesioni da decubito: medicazione

La medicazione di una lesione, varia in base alla gravità:

1) LESIONE DA DECUBITO I-II STADIO
In questi tipi di lesioni non è sussiste la necessità di colmare il fondo delle lesione. Pertanto possiamo adoperare nelle lesioni al II stadio film di poliuretano – placca di idrocolloidi sottili oppure un sistema di scarico della pressione fatto con idrocolloidi e schiuma di poliuretano ( sistema Sollievo ). In quelle al I stadio placche di idrocolloidi sottili o più semplicemente garze grasse ( connettivina, fitostimoline ecc).

2) LESIONE DA DECUBITO III-IV STADIO (DETERSA)
In questo caso la lesione va’ coperta con placche a base di idrocolloidi o Piuretano avendo cura di colmare la lesione con idrocolloidi in pasta per consentire il contatto tra il fondo della lesione e la placca che altrimenti non sarebbe possibile ottenere. La cavità viene riempita con IDROCOLLOIDI IN PASTA La pasta non deve superare la metà della cavità. La lesione viene coperta con un IDROCOLLOIDE IN PLACCA

3) LESIONE DA DECUBITO III-IV STADIO IPERESSUDANTE O EMORRAGICA
La lesione va colmata adoperando Schiuma di poliuretano o Alginato in piastra/nastro che viene posizionato all’interno della lesione. E’ possibile adoperare una medicazione secondaria di fissaggio che può essere tradizionale ( garze ) o avanzata (idrocolloidi o schiuma di poliuretano).

Per approfondire: Piaghe e lesioni da decubito: l’importanza della prevenzione delle “ferite difficili”

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Come e quando si misura la febbre?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO RAFFREDDORE RINITE INFLUENZA FEBBRE TOSSE MAL DI GOLA SINUSITE FREDDO NASO CHE COLA BAMBINI BIMBI (2)In questo articolo ci eravamo occupati dei motivi per cui ci viene la febbre e perché non dobbiamo aver paura di lei, oggi invece capiremo come fare per misurarla nel modo corretto. Perché è così importante misurare correttamente la temperatura corporea? Dovete sapere che l’andamento della febbre costituisce spesso un utile indizio per il medico, molto più di quello che possa sembrare. Diverse malattie, infatti, si contraddistinguono per il modo in cui la febbre varia nel corso della giornata e della settimana. Nel misurare la febbre si devono quindi seguire regole precise:

  1. Occorre annotare la temperatura, riportando anche l’ora e il giorno in cui viene registrata, affinché il medico possa avere un quadro preciso del suo andamento.
  2. Nella maggioranza dei casi è sufficiente che la temperatura venga misurata due volte al giorno, al mattino presto e nel tardo pomeriggio.
  3. Non si deve misurare la temperatura dopo i pasti o dopo che si è ingerita una bevanda o un alimento caldi (tutti eventi che elevano la temperatura corporea).

Leggi anche: Febbre alta nei bambini e neonati: quali farmaci e cosa fare

La febbre può essere misurata in tre diverse modalità, tutte attendibili:

  1. Misurazione orale. Per misurare la temperatura in bocca, il termometro va messo sotto la lingua o tra le gengive e la guancia: sono necessari 2-3 minuti. Non vanno ingeriti alimenti caldi o freddi prima della misurazione.
  2. Misurazione cutanea. Per rilevare la temperatura sotto le ascelle o anche nelle pieghe dell’inguine, il termometro va tenuto per 4 minuti, avendo cura di asciugare la parte nel caso fosse sudata. Prima di misurarla non vanno applicati impacchi freddi o la borsa del ghiaccio.
  3. Misurazione rettale. Se si decide di misurare la febbre nel retto si deve acquistare il termometro apposito, dotato di un bulbo più lungo e sottile di quello usato per le altre misurazioni. Il termometro va introdotto per circa 3-4 cm e tenuto per 1 minuto. Questo metodo di misurazione della temperatura non è indicato in caso di emorroidi o di altre infiammazioni della zona. Va tenuto in considerazione che la temperatura del retto è di circa 0,5°C più alta rispetto a quella orale e a quella ascellare.

Leggi anche: Differenza tra febbre, piressia, stato subfebbrile e febbricola

I migliori prodotti per il benessere in caso di febbre, influenza e raffreddore
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche, utilissimi in caso di febbre, influenza e raffreddore:

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