Acido urico alto o basso: valori, sintomi, dieta, come eliminarlo, cibi da evitare

MEDICINA ONLINE LABORATORIO MICROSCOPIO ANATOMO PATOLOGO AGO ASPIRATO BIOPSIA CHIRURGICA CITOLOGIA ISTOLOGIA ESAME ISTOLOGICO LINFONODO LAB CHIMICA FISICA SANGUE ANALISI FECI URINA GLICEMIA AZOTEMIA DENSITA CHEMISTRYL’acido urico è il prodotto terminale del catabolismo dei nucleotidi purinici, cioè l’acido adenilico (AMP) e l’acido guanilico (GMP) che sono le unità fondamentali degli acidi nucleici (DNA e RNA) e viene eliminato principalmente tramite l’urina, quindi per via Continua a leggere

Tavola periodica degli elementi da stampare e spiegazione semplice

MEDICINA ONLINE TAVOLA PERIODICA DEGLI ELEMENTI HD DA STAMPARE GRANDE LEGGIBILE SPIEGAZIONE SEMPLICE RIASSUNTO PER BAMBINI PRIMARIA SECONDARIA LICEO CLASSICO SCIENTIFICO ELEMENTI METALLI NON SALI MINERALI TEMA.jpgDimitri Mendeleev, scienziato russo, concepì il primo modello di tavola periodica nel 1869, disponendo gli allora 63 elementi noti verticalmente, per poi Continua a leggere

Elettrocardiogramma: procedure iniziali, posizionamento degli elettrodi dell’ECG, consigli, complicanze

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Procedure iniziali

Se è la prima volta che il paziente esegue un elettrocardiogramma (ECG), il medico e l’infermiere devono spiegargli – con parole adatte al suo livello di comprensione – le fasi e l’utilità dell’elettrocardiogramma.

Prima di procedere con l’elettrocardiogramma, è necessario verificare:

  • l’eventuale presenza di patologie cardiache;
  • quali farmaci assume il paziente;
  • eventuali allergie ai materiali usati per l’esame (ad esempio il gel usato per facilitare la conduzione dei segnali elettrici);
  • la presenza di dispositivi elettronici che potrebbero determinare alterazioni del tracciato (come ad esempio un pacemaker) od oggetti metallici (come catenine e bracciali);
  • l’eventuale necessità di una tricotomia (se il paziente ha troppi peli che impediscono l’adesione degli elettrodi);
  • i parametri vitali del paziente, in particolare pressione arteriosa e frequenza cardiaca.

Si invita il paziente:

  • a scoprirsi torace, caviglie e polsi e ad assumere la posizione supina (pancia in alto) sul lettino, se possibile;
  • a rilassarsi ed a non parlare per qualche minuto.

Nella mezzora precedente l’esame, il paziente dovrebbe aver evitato di fumare ed assumere caffè o alcolici.

Posizionamento dei sei elettrodi

Per posizionare le sei derivazioni precordiali:

  • Individuare dove posizionare l’elettrodo V1 (rosso): posizionati a sinistra del paziente; usando come riferimento la fossa soprasternale (fossetta dove si congiungono le clavicole, si apprezza sulla parte alta dello sterno), posizionarvi sopra il pollice della mano sinistra. Cercare con l’indice il primo spazio intercostale (allungandovi verso destra e un po’ più in basso del pollice), da qui sarà automatico trovare il secondo spazio con il medio, il terzo con l’anulare ed infine con il mignolo troverete il 4° spazio intercostale parasternale di destra: lì sarà posizionato V1.
  • V2 (giallo): giusto a sinistra di V1, parte opposta dello sterno troverete il 4° spazio intercostale parasternale di sinistra, lì dovrete posizionate V2. Importante: lo sterno è largo mediamente non oltre i 4 centimetri, quindi V1 e V2 non dovrebbero essere più distanti di tale misura.
  • Posizionare V3 (verde) e V4 (marrone): prima posizionamo V4, individuate la clavicola sinistra e fissate un punto a metà lungo l’osso. In seguito con il riferimento costale di V2 apprezzate il 5° spazio intercostale con la tecnica del dito. Ora individuate il punto dove posizionare V4 nell’intersezione tra una linea che scende dalla metà della clavicola e che infine incontri il 5° spazio intercostale. Lì posizionate l’elettrodo V4. V3 va posizionato nel punto a metà della linea tra V2 e V4 ovunque questo punto si trovi, anche se nelle donne vi fosse presente del seno (non impedisce la rilevazione del segnale elettrocardiaco).
  • Posizionare V5 (nero): individuate la linea ascellare anteriore, più o meno dove inizia l’incavo ascellare, e lungo tale linea, trovate il 5° spazio intercostale: lì posizionare V5.
  • Posizionare V6 (viola): individuate la linea ascellare media (circa a metà dell’ascella) e lungo tale linea, trovate il 5° spazio intercostale: lì posizionare V6. Tenere conto che V5 e V6 risalgono un poco rispetto a V4, perché le coste sono concave verso l’alto.

Posizionamento delle quattro periferiche

Per posizionare le quattro derivazioni periferiche, si tengo conto del codice colore:

  • Rosso: braccio destro
  • Nero: gamba destra
  • Verde: gamba sinistra
  • Giallo: braccio sinistro

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Verifiche finali

Si eseguono prima di staccare gli elettrodi o, se c’è un monitor, prima di stampare:

  • presenza (ed esattezza) di data e nome;
  • verifica del segnale di calibrazione e della velocità di stampa;
  • qualità del tracciato:
    • presenza di tutte le derivazioni;
    • stabilità della linea isoelettrica;
    • assenza di artefatti da tremori e corrente alternata;
    • ricerca indizi che possano far pensare ad un’errata collocazione degli elettrodi.

In caso di corretto posizionamento degli elettrodi ECG, il tracciato di un paziente sano dovrebbe avere un risultato simile a questo:

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Controllate se vi sono alterazioni elettrocardiografiche non fisiologiche ed in caso contrario modificate la posizione degli elettrodi, oppure ponete il tracciato all’attenzione del medico per una valutazione e diagnosi dello stesso.

Complicanze

Possono a volte insorgere dopo l’uso prolungato degli elettrodi manifestazioni cutanee (ad esempio arrossamenti o prurito della cute) dovute al tempo di applicazione o alla sensibilità della cute.

Consigli

Tener presente i seguenti consigli ed informazioni:

  • l’acqua è il miglior conduttore dell’impulso elettrico, quindi per avere un buon ECG non dovete usare disinfettanti alcolici. Verrà peggio. Se avete calze o collant, bagnate piuttosto abbondantemente le garze (devono sgocciolare) e così vi aiuteranno a condurre l’elettricità;
  • un fattore che migliora la registrazione è il posizionamento degli elettrodi su piani ossei, che conducono meglio del grasso. Per questo nelle periferiche scegliete sempre la tibia e il dorso del polso;
  • posizionare correttamente gli elettrodi, perché da quello dipende l’individuazione di anomalie elettrocardiografiche che possono salvare la vita al paziente. Posizionare male gli elettrodi può condizionare grandemente i risultati di un ECG.

Elettrocardiogramma in paziente con arto amputato

Nei pazienti che hanno subito l’amputazione di uno o più arti, l’elettrodo può essere applicato in un punto qualsiasi del moncone dell’arto o alla radice dello stesso. Ogni arto infatti è considerato dal punto di vista elettrico, un segmento a bassa resistenza per cui il potenziale elettrico è sostanzialmente lo stesso in tutti i suoi punti.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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L’esofagogastroduodenoscopia: cos’è, preparazione, è dolorosa o pericolosa?

MEDICINA ONLINE ESOFAGO STOMACO DUODENO INTESTINO TENUE DIGIUNO ILEO SCOPIA APPARATO DIGERENTE CIBO DIGESTIONE TUMORE CANCRO POLIPO ULCERA DIVERTICOLO CRASSO FECI SANGUE OCCULTO DIFFERENZA VARICI CIRROSI EPATICA FEGATO EME.pngL’esofagogastroduodenoscopia è una procedura che consente al medico che effettua l’esame di guardare direttamente all’interno di esofago, stomaco e duodeno, rilevando eventuali patologie.

Quale strumento si usa per eseguirla?

Si utilizza una sonda, il gastroscopio, di diametro di circa un centimetro, con una telecamera o delle lenti (fibre ottiche) e una luce in punta, che viene introdotta delicatamente attraverso la bocca, fino a raggiungere il duodeno.

Come si svolge l’esame? E’ doloroso?

L’esame non procura dolore ma solo modesto fastidio all’introduzione dello strumento. Per tale motivo può essere somministrata una piccola dose di sedativo liquido o una compressa per l’anestesia locale della gola. Prima dell’inizio dell’esame è opportuno segnalare al medico eventuali allergie a farmaci o trattamenti farmacologici in atto. Durante l’esame, la cui durata è solitamente breve, è importante mantenere un atteggiamento rilassato, respirando lentamente e profondamente; ciò aiuta a controllare l’eventuale sensazione di vomito e a tollerare meglio l’esame, oltre a consentire al medico di portare a termine la procedura più rapidamente. Pochi minuti dopo il termine dell’esame è possibile allontanarsi dall’ospedale, ma a causa dell’effetto sedativo dei farmaci, sia pure blando, è consigliabile non guidare per circa un’ora dal termine dell’esame. È possibile assumere cibi e bevande dopo che sarà scomparso l’effetto di anestesia locale alla gola.

Leggi anche: Colonscopia: cos’è, quando si fa, preparazione e rischi

Perché si esegue? A che serve?

Guardando attraverso il gastroscopio, il medico ha una visione nitida e precisa degli organi e può individuare o escludere la presenza di malattie.
L’esame è utile per definire le cause di sintomi generalmente legati a patologie dell’esofago, dello stomaco e del duodeno. Viene pertanto consigliata dal medico quando vi sono sintomi come dolore, nausea, vomito o difficoltà digestive, che persistono per lungo tempo.
Inoltre, permette di accertare la causa di sanguinamenti del tratto digestivo alto o di alcune anemie (carenza di globuli rossi).
L’esofagogastroduodenoscopia fornisce informazioni più precise di quanto si possa avere con le radiografie dell’apparato digerente. La possibilità di effettuare biopsie (cioè, il prelievo di piccoli frammenti di mucosa), quando il medico lo ritiene utile, migliora ulteriormente le capacità diagnostica dell’esame.
Le biopsie sono del tutto indolori e si effettuano per molti motivi (per esempio, per la ricerca di un germe che spesso si associa all’ulcera e alla gastrite) e non necessariamente solo quando vi è sospetto di tumore.

Leggi anche: Differenza tra gastroscopia e esofagogastroduodenoscopia

E’ rischiosa? Quali possono essere le complicanze?

L’esofagogastroduodenoscopia è una procedura generalmente sicura. Solo occasionalmente dopo l’esame vi può essere un’irritazione o gonfiore della vena del braccio, in cui è stato iniettato il sedativo, che si risolve spontaneamente o con l’aiuto di pomate antinfiammatorie nel giro di qualche giorno. Altri rischi potenziali derivano dall’uso dei sedativi in pazienti anziani oppure con gravi patologie respiratorie o cardiache. Solo eccezionalmente, dove sono state effettuate biopsie, vi può essere un sanguinamento che quasi sempre si arresta spontaneamente.
L’incidenza di complicanze più importanti, come la perforazione, è molto bassa (inferiore a un caso su 10.000) e spesso legata alla presenza di gravi patologie dell’esofago.

Leggi anche: Colangiopancreatografia retrograda (ERCP): cos’è, preparazione, è dolorosa o pericolosa?

Come ci si prepara all’esame?

L’esofagogastroduodenoscopia richiede il digiuno da almeno 6/8 ore, pertanto, se l’esame viene effettuato al mattino, si raccomanda il digiuno dalla sera prima, se è programmato nel pomeriggio, è consentita una colazione leggera al mattino.
Prima dell’esame è opportuno rimuovere eventuali protesi dentarie mobili.
Nel caso si assumano abitualmente farmaci, questi vanno normalmente continuati anche il giorno dell’esame. Va, però, evitata l’assunzione di soluzioni (antiacidi, sucralfato) che possono rendere difficoltosa l’esecuzione dell’esame, ostacolando la visione.

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Colangiopancreatografia retrograda (ERCP): cos’è, preparazione, è dolorosa o pericolosa?

MEDICINA ONLINE ESOFAGO STOMACO DUODENO INTESTINO TENUE DIGIUNO ILEO SCOPIA APPARATO DIGERENTE CIBO DIGESTIONE TUMORE CANCRO POLIPO ULCERA DIVERTICOLO CRASSO FECI SANGUE OCCULTO MILZA VARICI CIRROSI EPATICA FEGATO ERCPLa colangiopancreatografia retrograda perendoscopica (o ERCP) è una procedura utilizzata nella diagnosi e nella cura di alcune malattie dei dotti biliari (canali che portano la bile e la secrezione del pancreas nell’intestino per i processi digestivi), della cistifellea e del pancreas.

COME SI ESEGUE?

Questa metodica consiste nell’introduzione di un tubo particolare (endoscopio), del diametro di poco superiore al centimetro, attraverso la bocca e lungo l’esofago e lo stomaco fino a raggiungere l’intestino (duodeno) dove sboccano i dotti che portano le secrezioni dal fegato e dal pancreas.
Per evitare il fastidio e la sensazione di vomito che il passaggio dell’endoscopio attraverso la gola può provocare, prima dell’esame viene spruzzato un anestetico in gola, o è somministrata una compressa anestetica. Viene inoltre somministrato un sedativo o un anestetico, per rendere la procedura meglio tollerata.
Attraverso lo sbocco dei dotti biliari e pancreatico nel duodeno (chiamato papilla di Vater) viene iniettato del mezzo di contrasto per visualizzare le vie biliari e il pancreas. Per tale motivo il paziente viene fatto sdraiare su un tavolo radiologico che consentirà di scattare delle radiografie dei dotti biliari e di quelli pancreatici. Nel caso le radiografie mostrano dei calcoli, il medico può allargare lo sbocco in duodeno della via biliare con un particolare bisturi elettrico senza che questo provochi alcun fastidio o dolore. Il calcolo o i calcoli vengono estratti con un particolare cestello o con un palloncino. Dall’intestino i calcoli verranno eliminati spontaneamente, senza alcun ulteriore fastidio. Qualche volta può essere necessario lasciare all’interno dei dotti biliari un piccolo sondino, poi viene fatto uscire dal naso, che può servire per effettuare lavaggi della via biliare o controlli radiologici, senza ulteriori fastidi. Nel caso la radiografia dimostri un restringimento dei dotti, causa dei disturbi lamentati dal paziente, può essere lasciato all’interno dei dotti biliari un piccolo tubo di plastica o metallico (endoprotesi), che permette un costante passaggio della bile nell’intestino.
Qualche volta questo piccolo tubo deve essere rimosso o sostituito qualche mese più tardi.

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A COSA SERVE?

È una delle procedure più precise per lo studio delle malattie che interessano i dotti biliari e pancreatici, in quanto consente una visualizzazione diretta, attraverso l’introduzione di mezzo di contrasto nella papilla di Vater (sbocco dei dotti nell’intestino). Le immagini radiologiche che si ottengono sono di maggior qualità e più dettagliate di quanto è possibile avere con altre metodiche.
L’ERCP consente di diagnosticare e distinguere le cause dell’ittero (colorazione gialla della pelle e degli occhi), evidenziando eventuali ostruzioni delle vie biliari e pancreatiche che possono richiedere un trattamento diverso (per esempio un intervento chirurgico) rispetto ad altre, come l’epatite, che può essere curata con terapie mediche.
L’ERCP è utile anche in un paziente che non è itterico, ma i cui sintomi o gli esami di laboratorio e radiologici suggeriscano la possibilità di una patologia dei dotti biliari e del pancreas.

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QUALI SONO LE COMPLICANZE?

L’ERCP è una procedura generalmente ben tollerata, ma come per tutte le procedure esistono dei limiti e alcune complicanze. In circa il 5-15% dei casi l’esame può non riuscire per situazioni anatomiche che non consentono all’endoscopio di raggiungere il duodeno, e/o di visualizzare i dotti biliari e pancreatici.
Le complicanze più frequenti sono la pancreatite, l’infezione delle vie biliari, l’emorragia della papilla e la perforazione dell’intestino, rare (meno dell’1%) quando la procedura viene fatta solo per diagnosi, un po’ più frequenti quando l’esame ha anche scopo terapeutico (taglio della papilla con estrazione di calcoli, dilatazione di un restringimento con eventuale posizionamento di un’endoprotesi). Esiste poi un rischio potenziale, anch’esso piuttosto basso, di reazioni avverse alla somministrazione dei sedativi. Questi rischi vengono ovviamente soppesati con i benefici che ci si attende dalla procedura e comunque sono generalmente inferiori, quando si effettui l’ERCP a scopo terapeutico, ai rischi dell’intervento chirurgico.
La maggior parte di queste complicanze non richiedono un intervento chirurgico, a cui si ricorre raramente.

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Polipi intestinali e polipectomia: come si esegue, biopsia e pericoli

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Per tale motivo i polipi dello stomaco e dell’intestino vanno asportati.
Oggi è possibile fare questo per via endoscopica e non più come era necessario in passato con un intervento chirurgico.

Come si esegue?

Attraverso un piccolo tubo flessibile con una telecamera in punta o delle lenti (fibre ottiche) e dotato di luce propria, introdotto dalla bocca (gastroscopia) o dal retto (colonscopia), il medico può vedere il polipo.
I polipi possono essere peduncolati o a larga base. I polipi peduncolati sono facilmente asportati in un solo pezzo, recidendo alla base il peduncolo con un particolare elettrobisturi fatto a forma di cappio. I polipi a larga base, specie se di grosse dimensioni, possono dover essere staccati pezzo per pezzo, a volte anche in più di una seduta per un’asportazione completa.
In alcuni casi si utilizza anche il laser per bruciare la base dei grossi polipi. È molto importante rimuovere completamente il polipo per evitare che si riformi.

Esame istologico

Prima di rimuovere il polipo, il medico potrà prelevare piccoli frammenti di tessuto (biopsie), che verranno successivamente inviati al laboratorio per l’analisi microscopica o istologica.
L’esame istologico è molto importante perché consente di diagnosticare la natura del polipo e di verificare se saranno o meno necessari futuri controlli.
In caso di polipi di grosse dimensioni, normalmente è necessaria una verifica ulteriore che escluda la presenza di cellule in via di trasformazione (displasie) e, se presenti, ne individui la posizione.
La polipectomia per via endoscopica è una terapia definitiva nella maggior parte dei casi, ma, quando vi sono delle cellule in avanzata fase di trasformazione (displasia severa) alla base del polipo o nel peduncolo, è necessario un intervento chirurgico che asporti il tratto dell’intestino o dello stomaco interessato.

Complicanze

La polipectomia è una procedura sicura. È necessario, però, che la capacità di coagulazione del sangue del paziente sia normale. Per questo al paziente vengono richiesti gli esami del sangue per accertarlo.
È inoltre importante che venga segnalato al medico l’uso di farmaci (anticoagulanti, antiaggreganti come aspirina o antinfiammatori) che possono modificare la coagulazione del sangue.
L’incidenza di complicanze della polipectomia è relativamente bassa. Le principali complicanze sono l’emorragia nella sede di asportazione del polipo e la perforazione, più frequenti quando si asportano grossi polipi.
Entrambe queste complicanze possono essere risolte con un trattamento medico o endoscopico e solo in alcuni casi potrà essere necessario un intervento chirurgico.

Per approfondire:

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