Morte per annegamento: caratteristiche, fasi, epidemiologia, fattori di rischio

MEDICINA ONLINE FARINGE LARINGE TONSILLE BOCCA ORALE PALATO EPIGLOTTIDE LARINGOSPASMO ESOFAGO TRACHEA VIE AEREE POLMONI SOFFOCAMENTO ASFISSIA LARINGITE TRACHEITE FARINGITE BRONCHITE POLMONITE VIRUS BATTERI ANTIBIOTICO GOLACon “annegamento” o “sindrome da annegamento” in medicina si intende una forma di asfissia acuta da causa esterna meccanica determinata dall’occupazione dello spazio alveolare polmonare da parte di acqua o altro liquido introdotto attraverso le vie aeree superiori, che sono completamente immerse in tale liquido. Qualora l’asfissia si prolunghi a lungo, in genere alcuni minuti, si verifica la “morte per annegamento“, cioè una morte dovuta a soffocamento per immersione, legata generalmente ad ipossia acuta ed insufficienza acuta del ventricolo destro del cuore. In alcuni casi non fatali l’annegamento può essere trattato con successo con specifiche manovre di rianimazione. La morte per annegamento va distinta dalla morte improvvisa da immersione (causata da traumi, sincopi cardiache riflesse, soffocamento da vomito e squilibri termici). In alcuni periodi storici la morte per annegamento è stata usata come mezzo per infliggere la pena di morte, come ad esempio in epoca medievale ai rei di tradimento.

IMPORTANTE: se un vostro caro è stato vittima di annegamento e non avete idea di cosa fare, contattate per prima cosa immediatamente i soccorsi chiamando il Numero Unico per le Emergenze 112.

Caratteristiche

L’annegamento avviene, nella maggior parte dei casi, in acqua (dolce, salata o salmastra), ma può verificarsi anche in altri fluidi. Circa il 10-15% delle vittime di un annegamento non aspira liquidi nei polmoni (annegamento secco). Il decesso è dovuto ad una asfissia acuta, che si ritiene secondaria ad un laringospasmo o ad un’apnea prolungata. Il laringospasmo può essere scatenato dalla penetrazione di piccole quantità di liquido nella regione laringea, mentre il soggetto è parzialmente o totalmente sommerso e boccheggia alla disperata ricerca di raggiungere la superficie del liquido e quindi l’aria.

La maggior parte delle vittime di un annegamento (circa il 85-90%), aspira liquidi nei polmoni (annegamento umido). Il liquido aspirato è, in genere, in quantità modesta (meno di 20 ml/kg) ed è spesso misto a vomito ed a detriti presenti nel mezzo. I sintomi più gravi di annegamento si verificano quando la quantità di acqua inalata supera i 10 ml per chilogrammo di di peso corporeo, cioè:

  • mezzo litro d’acqua per un soggetto che pesa 50 chilogrammi,
  • 750 ml d’acqua se pesa 75chilogrammi,
  • 1 litro di acqua se pesa 100 chilogrammi.

Se la quantità di acqua è inferiore a questi valori, i sintomi sono generalmente moderati e transitori, anche se ciò dipende da molti fattori come età ed eventuali patologie della vittima. Le vittime di un annegamento ingoiano generalmente il liquido nello sforzo di rimanere a galla, e frequentemente vomitano, aspirando quindi nelle vie aeree il materiale emesso.

La definizione “mancato annegamento” si applica ai casi in cui i pazienti vengano rianimati con successo e sopravvivono per almeno 24 ore. Se il decesso avviene entro le prime 24 ore, l’annegamento ne viene considerato la causa primaria. Se invece la vittima sopravvive per le prime 24 ore, ma muore successivamente per una complicanza, il decesso viene attribuito a quest’ultima (morte cerebrale, insufficienza renale, sindrome da distress respiratorio dell’adulto…) ed il mancato annegamento ne viene considerato causa secondaria.

Le espressioni “mancato annegamento secco” o “mancato annegamento umido” si applicano a seconda che la vittima abbia o meno aspirato liquidi.  Altre espressioni utilizzate nella trattazione di questo argomento sono:

  • sindrome da immersione: consiste in un’asistolia o in una fibrillazione ventricolare secondarie all’improvvisa immersione in acqua molto fredda;
  • sindrome post-immersione (annegamento secondario): si riferisce ad una ARDS (sindrome da distress respiratorio dell’adulto) successiva ad un mancato annegamento;
  • sindrome iperventilazione-immersione (“svenimento in acqua bassa”): corrisponde ad uno stato di incoscienza determinato da una ipossia cerebrale conseguente ad una iperventilazione effettuata immediatamente prima di un’immersione subacquea. Nella sindrome iperventilazione-immersione, la perdita di coscienza può avvenire prima che le concentrazioni ematiche di diossido di carbonio aumentino tanto da stimolare i centri del respiro.

Epidemiologia

In tutto il mondo ogni anno si verificano generalmente tra 100 mila e 200 mila decessi all’anno per annegamento e circa 6000-8000 di questi avvengono negli Stati Uniti. Sempre negli Stati Uniti, si stima che si abbiano circa 80 mila mancati annegamenti all’anno. Vittime di questi incidenti sono più frequentemente soggetti giovani di sesso maschile, di età compresa tra 10 e 19 anni e bambini di età inferiore a 5 anni. Gli annegamenti rappresentano la terza principale causa di morte nei bambini e la quarta causa di morte accidentale nella popolazione generale.

Fattori di rischio

L’assunzione di alcol può essere messa in relazione al 40-50% dei casi di annegamento negli adolescenti. Scarso discernimento e mancanza di controllo sono spesso fattori implicati nel determinismo degli annegamenti.

Fasi dell’annegamento

L’annegamento si compie attraverso diverse fasi:

  • fase di sorpresa: consiste in una profonda inspirazione, fugace, della durata di alcuni secondi, prima che l’individuo vada sott’acqua;
  • fase di resistenza: apnea iniziale, durante la quale l’individuo impedisce la penetrazione di liquido nei polmoni e si agita cercando di riemergere;
  • fase apnoica: stato di morte apparente con perdita della coscienza, abolizione dei riflessi e arresto definitivo del respiro;
  • fase terminale: boccheggiamento e arresto definitivo del battito cardiaco.
    L’acqua provoca quindi un’asfissia, che è la vera causa del decesso.

La penetrazione di acqua lungo le vie respiratorie, anche in piccola quantità, provoca un’apnea causata dalla chiusura dell’epiglottide, una reazione finalizzata a proteggere l’apparato respiratorio dall’acqua. La chiusura impedisce inoltre il passaggio dell’aria: si parla allora di ipossia.

Per approfondire

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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