Digiuno intermittente e terapeutico: fa dimagrire? Fa bene o fa male alla salute?

MEDICINA ONLINE DIGIUNO INTERMITTENTE TERAPEUTICO WARRIOR DIET GUERRIERO DIETA DIMAGRIRE NOTTE COLAZIONE PRANZO MUSCOLI CALORIE PALESTRA FA BENE FA MALE SALUTE PROTEINE DIGESTIONEDigiunare significa astenersi dal consumo di alcuni o di tutti gli alimenti, delle bevande o di entrambi, per un periodo di tempo più o meno lungo che può essere determinato o indeterminato. Il digiuno assoluto è definito come la mancata assunzione di qualunque cibo solido o liquido per un certo periodo, di solito compreso tra le 24 ore ed alcuni giorni. Fin dalla preistoria, poiché il cibo non è sempre stato disponibile, il digiuno intermittente è sempre esistito e qualsiasi organismo animale è in grado di sopportarlo grazie alle scorte di grasso ed alla straordinaria capacità del nostro sistema endocrino. Per l’uomo moderno industrializzato, la carenza di cibo non è più un problema, anzi è un problema l’eccesso di cibo! A tal proposito molti individui si auto-impongono il digiuno per dimagrire. Ma serve davvero? E soprattutto: fa bene o fa male alla salute?

Per meglio comprendere questo articolo, vi consiglio di leggere prima: Differenza tra catabolismo, anabolismo, metabolismo basale e totale

Digiuno e metabolismo
La prima cosa da dire per chiarire le cose è che, entro certi limiti, un incremento dell’assunzione di calorie con l’alimentazione possa produrre un’accelerazione del metabolismo, mentre viceversa una diminuzione dell’assunzione di calorie ha il risultato opposto, ovvero un rallentamento del metabolismo. I principi che regolano questo fenomeno costituiscono un meccanismo cardine per la sopravvivenza di ogni organismo: quando la disponibilità delle risorse fornite dall’esterno inizia a diminuire, l’organismo si autoregola diminuendo gradualmente (e proporzionalmente) il suo fabbisogno energetico; allo stesso modo, quando invece le risorse disponibili aumentano, l’organismo si adatta di conseguenza e predispone le sue attività in maniera tale da consumare più energia. Per raggiungere un sano dimagrimento è quindi sbagliato il digiuno prolungato, decisamente meglio puntare su:

  • corretta alimentazione con il giusto apporto calorico (dieta ipocalorica se il soggetto è sovrappeso) e nutrienti;
  • aumento di massa magra (ottenuto con l’attività fisica) importante per innalzare il metabolismo basale;
  • adeguata attività fisica importante per innalzare il metabolismo basale.

Detto ciò, tutti i digiuni sono sbagliati? La risposta è NO. Il digiuno prolungato è sbagliato ma altre forme di digiuno – in individui selezionati, sotto stretto controllo medico e per periodi limitati – possono essere perfino utili. Il digiuno può essere benefico o nocivo in base ad alcuni fattori; ad esempio: durata, completezza dell’astensione alimentare o supporto nutrizionale, controllo medico, presupposti patologici per la sua applicazione ecc. Non tutte le forme di digiuno sono uguali; alcune risultano estremamente debilitanti ed immotivate, altre meno estenuanti e più razionali.
Il digiuno, controllato o non controllato, terapeutico oppure no, risulta comunque parecchio stressante per il corpo e la mente. Tuttavia, la sua potenziale nocività dipende soprattutto dai parametri con i quali viene programmato.
Un esempio di digiuno eticamente discutibile (ma dal punto di vista scientifico abbastanza corretta) è la “dieta del sondino“. Questa si basa su una forma di digiuno cronico, durante il quale l’organismo viene supportato esclusivamente dalla nutrizione artificiale enterale (sondino naso gastrico). Pratiche simili possono indurre:

  • debilitazione fisica e tendenza alla malnutrizione ed alla chetosi (vedi sotto);
  • limitazione delle attività motorie;
  • diseducazione alimentare.

Al contrario, nei soggetti affetti da patologie del metabolismo, brevi periodi di stop alimentare – come, ad esempio, l’enfatizzazione del periodo di digiuno notturno (quello durante il sonno, portandolo da 8 a 12 o 14 ore) – non provocano effetti collaterali e favoriscono la remissione di certi parametri metabolici (soprattutto iperglicemia e ipetrigliceridemia) o di altri disturbi (steatosi epatica, reflusso gastro esofageo ecc). Ovviamente, l’esempio appena riportato non rappresenta un vero e proprio digiuno e questa costituisce l’unica forma di astensione alimentare potenzialmente benefica e priva di effetti collaterali.
In molti credono che il digiuno assoluto possa incidere negativamente sui flussi ormonali, nello specifico sopprimendo l’azione della ghiandola tiroide (quella che secerne gli ormoni deputati alla regolazione del metabolismo); ciò è vero solo in parte. Infatti, il digiuno prolungato riduce senza dubbio la secrezione degli ormoni tiroidei, tuttavia, in genere, questa decurtazione non si manifesta prima delle 24 o 48 ore.
Ci sono alcune prove scientifiche che dimostrano come il digiuno possa avere un ruolo importante nelle persone che ricevono la chemioterapia, ma sono necessari ulteriori studi per definirne l’efficacia reale ed un’eventuale applicazione clinica.

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Il digiuno terapeutico è veramente terapeutico?
Alcuni centri specializzati nella cura delle patologie metaboliche utilizzano il digiuno terapeutico per la riduzione del peso e per il ripristino dei parametri metabolici.
Raramente, i sistemi di digiuno terapeutico si fondano sull’astinenza irrevocabile del cibo e nessuno di questi vieta l’utilizzo dell’acqua. Al contrario, la tendenza è quella di incentivare l’assunzione di liquidi e, talvolta, di certi alimenti vegetali a porzioni determinate (soprattutto nel caso di certe malattie particolari).
Secondo l’esperienza degli operatori che propongono il digiuno terapeutico, la difficoltà maggiore consiste nell’accettazione iniziale della terapia, non nel protocollo stesso. In pochi credono di poter resistere 2 o 3 settimane senza mangiare ma, d’altro canto, sono in molti ad aver raggiunto spontaneamente anche i 30-40 giorni.

Come Funziona?
Premessa importante: questa tecnica non può essere utilizzata in caso di compromissioni epatiche, diabete mellito tipo 1 o altre malattie metaboliche. Il digiuno terapeutico si divide in tre fasi principali:

  1. Le prime 24-48 ore della terapia prevedono il digiuno completo con la sola assunzione di acqua. In questa fase (la più dura per il paziente), il corpo consuma la maggior parte dello zucchero e dei trigliceridi presenti nel sangue; ovviamente, i livelli di glucosio vengono mantenuti progressivamente stabili dal glicogeno epatico, mentre l’azione motoria (tipicizzata dal riposo assoluto) è supportata prevalentemente dalle riserve di glicogeno muscolare.
  2. L’azione metabolica “vera” (o meglio, quella ricercata dai terapisti) avviene al termine di questa prima fase, cioè quando le riserve di glicogeno sono ridotte al minimo. A questo punto, il corpo inizia a bruciare prevalentemente il tessuto adiposo, con la produzione ed il riversamento sanguigno di molecole chiamate chetoni. Talvolta, nei soggetti compromessi o che assumono certi farmaci, il digiuno terapeutico prevede l’assunzione di succhi vegetali come spremute e centrifugati per ridurre lo stato di chetoacidosi. I supplementi nutrizionali sono di natura vitaminica, salina ed amminoacidica.
  3. Il digiuno terapeutico viene interrotto in materia progressiva, iniziando con l’assunzione di succhi e centrifugati, poi di frullati e vegetali in pezzi, giungendo fino all’assunzione di cereali e legumi.

Effetti del digiuno terapeutico:

  • Digiuno e Acidosi. I chetoni, pur essendo potenzialmente tossici (se non efficacemente smaltiti dall’organismo), possono avere degli effetti positivi sulla compliance terapeutica (sopportazione della strategia).
    Infatti, agendo in maniera soppressiva nei confronti del sistema nervoso centrale, i chetoni riducono al minimo lo stimolo della fame.
    Certi sostengono addirittura che i chetoni possano provocare una sensazione di benessere generalizzato. Tuttavia, questa condizione detta “chetoacidosi” non è esente da effetti collaterali, tra i quali: tossicità epatica e renale, tendenza alla disidratazione, ipotensione ecc.
  • Digiuno e Riposo Digerente. Chi propone il digiuno terapeutico afferma che questa sensazione di benessere non è imputabile solamente alla chetoacidosi, ma anche al riposo totale del tratto gastrointestinale. Effettivamente, la digestione dei soggetti affetti da obesità è un processo sempre abbastanza impegnativo; consumando pasti molto abbondanti, poco digeribili e responsabili di picchi glicemici elevati, queste persone sono abituate a convivere con una sensazione di debolezza psico-fisica pressoché continua.
  • Digiuno e Lavaggio Cellulare. Un ulteriore effetto benefico del digiuno terapeutico, ulteriormente enfatizzato dalla somministrazione di integratori antiossidanti, è il “lavaggio cellulare”. Non tutti sanno che l’organismo possiede vari mezzi di escrezione delle molecole inutili o tossiche; tra questi, la bile, le feci, le urine, il sudore, il muco, la ventilazione polmonare, i capelli, i peli, le unghie ecc. Il digiuno terapeutico consente di sfruttare questi meccanismi senza incamerare parallelamente altri inquinanti o altri agenti tossici, tra i quali ricordiamo: mercurio, arsenico, piombo, diossina ed additivi alimentari.
  • Digiuno e Papille Gustative. Un altro grande vantaggio del digiuno terapeutico è il ripristino della funzionalità papillare gustativa della lingua, che avviene attraverso un processo definito neuroadattamento. Questo effetto di “reset” percettivo dei gusti è molto utile per la successiva riorganizzazione della dieta (fase di mantenimento), che prevede l’utilizzo esclusivo di cibi freschi e poco conditi.

IMPORTANTE
Il digiuno terapeutico va contro qualunque principio di dietetica, equilibrio nutrizionale ed educazione alimentare. E’ un intervento radicale che potrebbe trovare applicazione nel rimpiazzo della chirurgia bariatrica (quella chirurgia che viene adottata sui grandi obesi).
Bisogna ricordare che le diete chetogeniche possono anche avere un effetto deleterio sull’organismo, a partire dall’affaticamento renale fino al deperimento del tessuto muscolare, specie in alcuni soggetti. E’ importante sottolineare che si tratta di una tecnica praticabile in ogni caso SOLO SOTTO CONTROLLO MEDICO. La supervisione ed il monitoraggio osservano principalmente: pressione arteriosa, volemia, glicemia, acidosi metabolica ecc.
Il consiglio globale per chi affronta il digiuno terapeutico è quello di sospendere qualsiasi cura farmacologica, ad eccezione di quelle insostituibili (ad es ormoni tiroidei, farmaci per la pressione in caso di difetti congeniti ecc). In presenza di certe patologie (organiche o psichiatriche), di condizioni fisiologiche speciali (gravidanza, allattamento), terza età ed accrescimento, il digiuno terapeutico è TOTALMENTE SCONSIGLIATO.

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Differenza tra catabolismo, anabolismo, metabolismo basale e totale

medicina-online-dott-emilio-alessio-loiacono-medico-chirurgo-roma-differenza-catabolismo-anabolismo-metabolismo-riabilitazione-nutrizionista-infrarossi-accompagno-commissioni-cavitazione-radiofrequenzIl metabolismo è l’insieme dei processi anabolici (costruttivi) e catabolici (degradativi) svolti all’interno di un organismo. Questi processi sono caratterizzati da numerose reazioni chimiche catalizzate da enzimi e consentono agli organismi di crescere e riprodursi, mantenere le proprie strutture e rispondere alle sollecitazioni dell’ambiente circostante. Nel linguaggio comune per metabolismo si intende la capacità dell’organismo di bruciare calorie. Un “metabolismo veloce” permette dunque di bruciare nell’unità di tempo una quantità maggiore di calorie rispetto ad un metabolismo lento.

Quando parliamo di metabolismo dobbiamo però fare una importante distinzione:

  • metabolismo totale (MT) o TMR (total metabolic rate): indica il dispendio energetico totale di un individuo ed è la somma del metabolismo basale più il consumo da TID (termogenesi indotta dagli alimenti) e il surplus di consumo legato all’attività dell’organismo durante la giornata. La sua unità di misura è la chilocaloria (simbolo kcal).
  • metabolismo basale (MB) o BMR (basal metabolic rate): indica il dispendio energetico di un individuo a riposo e comprendente dunque l’energia necessaria per le funzioni metaboliche vitali (respirazione, circolazione sanguigna, digestione, attività del sistema nervoso, ecc.). Rappresenta circa il 45-75% del dispendio energetico totale nella giornata (questa grande variabilità è in funzione del rapporto tra % di massa magra e grassa soggettiva) e può essere misurato con la calorimetria o con una bioimpedenziometria. La sua unità di misura è la chilocaloria (simbolo kcal). Mediamente il metabolismo basale giornaliero corrisponde a circa 25 kcal x kg di peso corporeo.

Quindi:

metabolismo basale (a riposo) + attività fisica giornaliera + termogenesi indotta dalla dieta = metabolismo totale

Per capire cos’è la termogenesi indotta dalla dieta, leggi questo articolo: Termogenesi indotta dalla dieta: scopri il segreto per dimagrire

Per approfondire, leggi anche: Metabolismo basale: cos’è, definizione, calcolo, alto, basso, totale

La velocità del metabolismo totale dipende da numerosissimi fattori concatenati tra loro, alcuni modificabili, altri non modificabili, tra cui:

  • età;
  • assunzione media giornaliera di calorie;
  • secrezione ormonale;
  • tipo di alimentazione (maggiore o minore quota di proteine);
  • integratori alimentari;
  • attività fisica;
  • patologie endocrine;
  • stile di vita;
  • ciclo mestruale;
  • condizioni di stress psicofisico;
  • farmaci;
  • idratazione;
  • percentuale di massa magra e grassa del corpo;
  • periodo dell’anno.

Curiosità: Se la tua vita è sedentaria, un piccolo trucco per aumentare il metabolismo è quello di contrarre attivamente la muscolatura durante la giornata. Appiattisci la pancia, stringi i pugni, muovi le gambe, contrai i quadricipiti. Queste contrazioni spontanee, a cui spesso non facciamo molto caso contribuiscono in maniera significativa ad accelerare il metabolismo, tanto che sono tipiche dei soggetti magri ed ipereattivi, mentre si osservano assai più di rado negli obesi. Potete farlo anche a scuola o al lavoro!

Leggi anche: Digiuno intermittente e terapeutico: fa dimagrire? Fa bene o fa male alla salute?

Anabolismo
L’anabolismo è quella parte del metabolismo che riguarda i processi di accrescimento e sintesi. Nel corpo umano ci sono alcune parti e tessuti che crescono di continuo per tutta la durata del ciclo vitale, mentre altre in condizioni normali cessano il loro accrescimento al termine del periodo di sviluppo, ovvero intorno al sedicesimo – diciottesimo anno di vita. L’accrescimento corporeo è dovuto essenzialmente alla secrezione di somatotropina, nota anche come ormone somatotropo, ormone della crescita, STH, oppure SH o GH (growth hormone), il quale abbonda durante il suddetto periodo dello sviluppo. Quando la secrezione naturale del GH si arresta, è possibile comunque indurne la produzione endogena. Sostanzialmente ciò avviene solamente quando vengono fatti scattare dei meccanismi di supercompensazione, e solamente in condizioni di ipernutrizione. In pratica l’anabolismo indotto è possibile solamente se l’organismo ha a disposizione risorse energetiche e nutrizionali molto superiori a quelle che gli sarebbero strettamente indispensabili per svolgere le normali attività fisiologiche. Nel body building questo si traduce nell’applicazione dei principi per la crescita delle masse muscolari, i quali sono infatti basati su allenamenti in grado di suscitare reazioni di adattamento molto accentuate, e su regimi alimentari iperproteici ed ipercalorici, che pongono l’organismo in una condizione ottimale per l’anabolismo cellulare.

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Catabolismo
Il catabolismo è quella parte del metabolismo che riguarda i processi di degradazione e scissione cellulare. Esso si verifica normalmente in tutti i tessuti le cui cellule sono sottoposte ad un continuo ricambio, tuttavia esso compare anche quando si verificano condizioni in cui all’organismo occorre energia e non ci sono risorse energetiche immediatamente disponibili. In tali condizioni l’organismo si procura le risorse energetiche che gli occorrono andando a intaccare porzioni di tessuto adiposo o muscolare, il quale viene dunque trasformato in energia. Sia il grasso corporeo che le proteine muscolari costituiscono una fonte energetica di ottima qualità, in quanto contenenti una energia chimica specifica (per unità di massa) superiore a quella dei carboidrati. Tuttavia, come è facilmente comprensibile, mentre l’utilizzo dei grassi è positivo perché provoca la riduzione del grasso corporeo, l’utilizzo delle proteine muscolari come fonte energetica è un processo negativo, e va assolutamente evitato soprattutto ovviamente nell’ambito del body building.

Evitare il catabolismo
Per evitare che l’organismo si procuri energia consumando massa muscolare, è indispensabile mantenere sempre positivo il bilancio azotato nel sangue. Ciò significa che nell’arco della giornata bisogna assumere con gli alimenti proteine in quantità e con frequenza tali da impedire l’abbassamento drastico dell’azotemia nel sangue. In generale, il bilancio azotato si può mantenere sufficientemente alto se si fanno dei pasti con una frequenza di massimo tre ore, ed includendo in ogni pasto almeno 20 o 30 grammi di proteine (la quantità è variabile in base al soggetto).

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Percentuale di grasso corporeo normale per uomo e donna

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PERCENTUALE DI GRASSO CORPOREO UOMO DONNA  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Pene.jpgIl range di normalità per la percentuale di grasso corporeo considerata adeguata per una vita in salute è mediamente il seguente:

Uomini: tra il 10% ed il 18%

Donne: tra il 18% ed il 26-28%

Rispetto alla popolazione generale, le percentuali di grasso corporeo desiderabili per i soggetti fisicamente attivi, e ancor più per gli atleti professionisti, sono ovviamente inferiori, come vedremo in seguito. Una domanda che ci si può porre è: perché uomo e donna hanno percentuali di grasso corporeo normale così diverse? La ragione di questa profonda differenza tra uomo e donna è determinata dalla maggior quantità di grasso primario o essenziale della donna (12% contro il 3-5% dell’uomo) e dal diverso corredo ormonale (che favorisce un maggior accumulo di massa magra nell’uomo piuttosto che nella donna). Ciò riflette – non me ne vogliano le femministe – i compiti che la natura ha inizialmente ritagliato per i due sessi fin dalla preistoria: l’uomo cacciatore doveva portare “a casa” il cibo, la donna aveva invece il compito di gestire la gravidanza. Masse magre e grasse diverse adeguate per svolgere compiti diversi.

Cos’è il grasso primario o essenziale?

Il grasso primario o essenziale rappresenta la quota di adipe contenuta nel sistema nervoso centrale, nel midollo osseo, nelle ghiandole mammarie, nei reni, nella milza ed in altri tessuti. Considerata la particolare localizzazione anatomica, il grasso essenziale possiede un ruolo fisiologico di primaria importanza, al punto da essere considerato la minima percentuale di massa grassa compatibile con uno stato di buona salute. Il grasso di deposito – che sommato a quello primario ci dà l’entità del grasso corporeo totale – è concentrato a livello sottocutaneo, toracico – addominale (viscerale), intramuscolare ed intermuscolare, con profonde differenze di localizzazione tra uomo e donna che sono assenti nell’infanzia ma che iniziano a manifestarsi dopo la pubertà:

  • Disposizione androide dell’adipe: (anche detta centrale, viscerale, tronculare o “a mela”): tipicamente maschile, si associa ad una maggiore distribuzione di tessuto adiposo nella regione addominale, toracica, dorsale e cerviconucale.
  • Disposizione ginoide dell’adipe (detta anche periferica, sottocutanea o “a pera”): tipicamente femminile, si caratterizza per una distribuzione delle masse adipose nella metà inferiore dell’addome, nelle regioni glutee ed in quelle femorali.

E’ interessante notare infine che in età adulta il tessuto adiposo viscerale risulta maggiore nell’uomo rispetto alla donna, mentre il tessuto adiposo sottocutaneo è maggiore nella donna piuttosto che nell’uomo.

Leggi anche: Il ciclo influenza le prestazioni in palestra: il periodo migliore per allenarsi e gli esercizi da fare durante le mestruazioni

Quando il grasso è troppo poco

Quando la percentuale di grasso corporeo scende fino a ridursi alla sola quota di grasso essenziale o poco più, l’organismo ne risente; si registra, ad esempio, una maggiore suscettibilità alle infezioni nell’uomo ed amenorrea, spesso accompagnata ad osteopenia, nella donna. A tale proposito leggi anche: Mancanza di ciclo mestruale da eccessivo allenamento: cause e cure

Percentuale di grasso corporeo totale per le diverse categorie di soggetti

Ovviamente la quantità di grasso considerata “normale” per un giovane atleta professionista, non è la medesima per un individuo “comune” o avanti con gli anni.

Maschi Femmine
Atleti 5.0 – 13.0 12.0 – 22.0
Persone attive 12.0 – 18.0 16.0 – 25.0
Leggero soprappeso 19.0 – 24.0 26.0 – 31.0
Obesi > 24.0 > 31.0

Per misurare la percentuale di grasso corporeo sono state sviluppate diverse metodiche, come la plicometria e la bioimpedenziometria. A tale proposito leggi anche: La dieta ti sta facendo perdere massa magra o massa grassa? Scoprilo con la bioimpedenziometria

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Un nuovo studio lo conferma: il cioccolato ti fa dimagrire

CIOCCOLATO CACAO FONDENTEDa sempre considerato uno dei cibi meno dietetici in assoluto, il cioccolato è stato molto rivalutato nel corso degli ultimi anni grazie a vari studi che ne hanno confermato le alte qualità e il buon impatto sul nostro metabolismo. Una nuova ricerca tedesca lo conferma: il mitico alimento aiuta a bruciare il grasso in eccesso se associato a un’alimentazione povera di carboidrati. Prima di scappare al supermercato più vicino e fare scorta di tutti i tipi di cioccolato possibili, dovete sapere che non tutti sono adatti allo scopo. Secondo lo studio, pubblicato dalla rivista International Archives of Medicine, consumando 49 grammi di cioccolato fondente (con l’81% di cacao) al giorno si perde il 10% di peso in più rispetto a seguire la semplice dieta. Potete trovare lo studio, seguendo questo link. Buon cioccolato (fondente) a tutti!

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Frutta secca a colazione, tanti benefici per la salute

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma FRUTTA SECCA A COLAZIONE BENEFICI SALUTE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari PeneL’importanza della colazione, specie di una colazione ricca di proteine, è da sempre ribadita con forza dai medici: il nostro corpo nella prima colazione dovrebbe rifornirsi ben del 20% delle calorie totali giornaliere. Calcolando che quando ci si alza la mattina si è a digiuno da circa 8 ore, è sempre bene fare una colazione abbondante, ed evitare colazioni frettolose, per esempio un caffè “al volo”. Al contrario, l’importanza di una corretta impostazione della prima colazione con una base di elementi energetici e sani non sarà mai ribadita abbastanza. Una colazione completa deve essere sia semplice che equilibrata, quindi deve bilanciare tutti gli elementi utili per affrontare la giornata, ed un alimento ottimo in tal senso è proprio la frutta secca.
La frutta secca è oggi molto diffusa, e specialmente nei mesi autunnali ed invernali viene consumata in quantità elevate. Ricca di sali minerali, di vitamine e di grassi buoni, la frutta secca è la soluzione perfetta per integrare la colazione e grazie alle sostanze nutritive che essa contiene crea quel mix di salute e benessere essenziale specialmente quando la giornata si prevede molto impegnativa.

Come consumare la frutta secca?
La frutta secca può essere consumata da sola, oppure assieme ad un panino con la marmellata, con una spremuta per integrare la vitamina C, con uno yogurt (ed in quest’ultimo caso è anche perfetta da aggiungere direttamente nello yogurt).

Benefici della frutta secca a colazione
La frutta secca è nemica della stitichezza, favorisce il transito intestinale e aiuta anche in caso di emorroidi. La fibra che la frutta secca contiene, inoltre, è ricca di omega 3 e di omega 6 e quindi protegge anche il cuore. Ogni frutta secca ha della specifiche qualità, vediamone alcune:

Nocciole
La nocciola, tipico prodotto italiano, è ricchissima di vitamina E, contiene fitosteroli, che prevedono le malattie cardiache, e abbassano anche i livelli del colesterolo LDL. Le nocciole sono uno snack pratico da gustare in ogni situazione, senza sporcare, e anche in ufficio o come uno spuntino di metà mattina e contengono preziosi antiossidanti allontanano il rischio di cancro.

Noci
Che dire delle noci, anch’esse un tipo di frutta secca molto gustosa che fornisce acido alfa-linoleico, potassio, magnesio, calco, vitamine, ferro e zolfo. In particolare la vitamina E è un vero toccasana per la salute della pelle.

Prugne
Le prugne sono assai ricche di proteine, e consumate secche sono una toccasana per l’intestino ed un pieno di energia.

Mandorle
Le mandorle sono un tipo di frutta secca ricca di benefici per l’organismo ed ideali per una colazione proteica davvero al massimo. Questa frutta secca infatti fornisce sali minerali, come magnesio, ferro e potassio, vitamine (solo per citarne alcune, vitamina B ed E), proteine. Insomma, un pieno di salute per una colazione perfetta da portarsi anche in ufficio, se a casa si ha troppa fretta. Si possono infatti acquistare dei pratici sacchetti di mandorle mono-porzione da gustare, per fare un pieno di vitamine e di sali minerali in ogni momento della giornata, non solo a colazione.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

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La tabella con le calorie e proprietà dei frutti più comuni in Italia

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma TABELLA CALORIE PROPRIETA FRUTTI COMUNI  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgCalorie della mela
Le calorie della mela sono davvero pochissime e proprio per questo è un frutto amatissimo per chi è a dieta. La mela costa poco ed è molto facile da trovare tutto l’anno, a differenza di altri prodotti. “Una mela al giorno toglie il medico di torno” diceva un proverbio ma pare proprio che sia così. Le mele sono perfette sia per le vostre ricette che come spezza fame a metà mattina e metà pomeriggio. Si tratta comunque di un cibo che non sazia particolarmente e non contiene molta vitamina C (solo 7 mg per 100 g), a differenza di altri frutti. La mela è un cibo tipicamente glicidico e per questo non è molto saziante. Ottimo come primo spuntino del mattino: consigliamo però di integrare il secondo spuntino del pomeriggio con un cibo che contiene proteine e grassi (come uno yogurt). Ha un ottimo contenuto di fibre, ovvero il doppio delle ciliegie e il triplo delle fragole e proprio per questo è indicato per la fine del pasto. Ecco i principi nutritivi delle mele: proteine: 0,27; grassi: 0,13; carboidrati per differenza: 12,76 (fibre: 1,3); ceneri: 0,17; acqua: 86,67; colesterolo: 0; sodio: 0; calorie: 48.

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Calorie della banana
La banana contiene 89 calorie per 100 grammi di prodotto. Spesso vengono eliminate dalle diete ma in realtà le banane sono un frutto ricco di proprietà e benefici per il nostro organismo. Non solo perché fonte di potassio ma anche perché contiene tre tipi diversi di zuccheri: saccarosio, fruttosio e glucosio che, insieme alle fibre, forniscono un preziosa risorsa di energia. La banana è ricca di vitamina A, B e C, di fibre e sali minerali quali il calcio, il ferro, il fosforo e il potassio e ha un notevole potere saziante e nutriente.

Calorie dell’uva
L’uva ha 70 calorie ogni 100 grammi ed è tra i frutti più zuccherini in assolutotanto che spesso viene eliminata dalle diete dimagranti. In 100 grammi di uva si contano 80 grammi di acqua, che la rendono molto dissetante e rinfrescante, 15 grammi di zuccheri, 1.5 grammi di fibre e poi sali minerali. In natura ne esistono di moltissime varietà: bianca, nera, rossa, fragola tutte con gusto, profumo e proprietà diverse.

Calorie della ciliegie
Le ciliegie contengono 50 calorie in 100 grammi di prodotto. E non pensiate che il loro essere così dolci faccia rima con calorie e zuccheri eccessivi perché le ciliegie sono invece tra i miglior frutti dietetici. Infatti gli zuccheri contenuti nelle ciliegie sono a basso indice glicemico così da permettere a questo frutto di rientrare senza problemi nelle diete dimagranti.

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Calorie delle fragole
E a proposito di dieta. Tra i frutti più indicati per tenersi in forma e tenere sotto controllo i chili in eccesso volano sul podio le fragole perché non solo contengono 30 calorie in ben 100 grammi di prodotto ma anche perché sono costituite prevalentemente da acqua. Le fragole hanno anche un’azione depurativa, disinfiammante, antiossidante e stimola le attività metaboliche diventando a tutti gli effetti un frutto bruciagrassi.

Calorie dei frutti di bosco
Sul podio dei miglior frutti dimagranti compaiono anche i frutti di bosco:lamponi, mirtilli, more e fragoline di bosco sono dei veri alleati della dieta. Non solo perché sono ricchi di acqua e poveri di calorie ma anche perché nascondono molteplici proprietà benefiche per il nostro organismo. Sono infatti drenanti, depurative, stimolano la microcircolazione e il metabolismo.

Le calorie della frutta: la tabella
Banane 89 Kcal
Uva 70 Kcal
Ciliegie 50 Kcal
Cachi 66 Kcal
Melagrana 62 Kcal
Mango 60 Kcal
Fichi 57 Kcal
More 54 Kcal
Ananas 54 Kcal
Prugne 52 Kcal
Mirtilli 50 Kcal
Pere 50 Kcal
Melone 48 Kcal
Albicocche 47 Kcal
Mandarini 46 Kcal
Arancia 45 Kcal
Pesche 40 Kcal
Lamponi 38 Kcal
Fragole 35 Kcal
Anguria 30 Kcal

Calorie della frutta: indicazioni
Ricordate sempre che, anche se non seguite una dieta dimagrante, è consigliato consumare molta frutta e verdura. La frutta è infatti ricca di vitamine, minerali e fibre. Da utilizzare soprattutto fuori pasto per sostituire spuntini ipercalorici che di certo non fanno bene alla nostra linea. La frutta fresca poi contiene dall’80 al 90% di acqua: ovviamente le calorie variano da frutto a frutto. Per l’estate è consigliabile mangiare quelli con la più alta percentuale d’acqua per idratare e rinfrescare.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

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La tabella con le calorie dei cibi più comuni e diffusi

MEDICINA ONLINE CALORIE CIBO CIBO PIATTI DIMAGRIRE DIETA DIETOLOGIA METABOLISMO CALORIE GRASSI CARBOIDRATI GRASSO OBESITA SOVRAPPESOLe calorie degli alimenti sono fondamentali nella gestione della propria alimentazione. Non si deve però esagerare nella ricerca della precisione. Infatti:

  1. Senza un’analisi chimico-fisica non è possibile dare che un’indicazione approssimativa del contenuto calorico di un alimento. Molti per esempio credono che i vari tipi di arancia apportino le stesse calorie, mentre per esempio alcune arance apportano 27 calorie per 100 g, altre ne hanno ben 54 cioè il doppio! Un altro esempio è citato alla fine della pagina sull’etichetta nutrizionale.
  2. La cosa diventa ancora più aleatoria per i cibi cucinati, le cui calorie dipendono dalla ricetta, cioè in massima parte dagli ingredienti. Come fare? Il primo consiglio è di utilizzare prodotti che hanno l’etichetta nutrizionale dove l’analisi di cui al punto uno è già stata fatta. Se non è possibile, farsi una coscienza alimentare e non consultare tabelle senza “digerirle”, cioè comprenderle. Chi ha una coscienza alimentare sa per esempio che il pane secco (disidratato) è sulle 400 kcal. Se è integrale è sulle 350 kcal. Quindi una fresella integrale sarà attorno alle 350 kcal/100 g.
  3. Gran parte della frutta che si compra al supermercato ha quasi il doppio delle calorie che le vengono normalmente attribuite da database nutrizionali compilati decine di anni fa. La densità calorica di un arancia non è di 34 kcal (fonte INRAN) ogni 100 g, ma spesso arriva a superare le 50 kcal. Va peggio con il cocomero che passa da 16 a 30 kcal ogni 100 g.

Di seguito vengono indicate (per 100 g) anche le calorie al lordo (per esempio la frutta pesata con la buccia e il nocciolo, i pesci prima della pulitura ecc.), poiché per alcuni alimenti è molto complicato pesare la parte edibile. Non sono stati inclusi gli alimenti (biscotti, brioche, dolci, budini, marmellate, gelati, succhi…) il cui contenuto calorico è variabile e può essere desunto SOLO dalle etichette nutrizionali. Questa tabella è solo indicativa.

Alimento Lordo Netto Alimento Lordo Netto
Acciuga 103 131 Mandorle 130 542
Acciughe sottolio 205 Margarina 719
Aglio 130 149 Mascarpone 453
Agnello (grasso) 282 Melanzane 19 24
Agnello (magro) 132 Mele 35 48
Albicocche 44 48 Melone 16 34
Ananas 22 40 Merluzzo 60 82
Anatra 110 160 Miele 304
Anguilla 130 184 More 43
Arachidi 370 567 Mortadella di suino 308
Arance 34 49 Mozzarella 300
Asparagi 13 25 Nespole 39 47
Astice 30 90 Nocciole 270 628
Avocado 118 160 Noce di cocco 240 354
Banane 57 89 Noci 264 654
Barbabietole 28 43 Oca 371
Birra 43 Olio (di vario genere) 884
Bovino (magro) 137 Olive nere 173 234
Bovino (semigrasso) 215 Olive verdi 113 145
Bresaola 160 Orata 70 97
Brie 334 Palombo 54 80
Burro 717 Pancetta di maiale 661
Cacao 377 Pane comune 271
Caciocavallo 439 Pane integrale 242
Calamaro 61 92 Pasta 371
Camembert 300 Pasta integrale 330
Capriolo 110 Patate 55 69
Carciofi 19 47 Pecorino 387
Carote 37 41 Peperoni 22 27
Carpa 70 140 Pere 52 58
Castagne 140 213 Pesce spada 121
Cavallo 133 Pesche 36 39
Cavolfiori 11 25 Piselli 36 81
Cavolo di Bruxelles 39 43 Pollo (petto) 116
Ceci 364 Polpo 73 82
Cernia 32 81 Pomodori 16 18
Cetrioli 10 15 Pompelmi 16 32
Ciccioli 523 Pop corn 382
Cicoria 15 17 Prezzemolo 34 36
Ciliegie 56 63 Prosciutto cotto 211
Cioccolato al latte 546 Prosciutto crudo 245
Cioccolato fondente 520 Prosciutto cotto magro 132
Cipolle 36 40 Prosciutto crudo magro 215
Cocomero 15 30 Provolone 351
Coniglio (grasso) 200 Prugne 42 46
Coniglio (magro) 114 Radicchio 21 23
Coppa 398 Rana 73
Cotechino 450 Rape 22 28
Cotechino cotto 310 Ricotta di mucca 174
Cozza 30 86 Riso 358
Datteri secchi 250 277 Robiola 310
Dentice 65 100 Rosmarino 96
Emmenthal 403 Rucola 10 25
Fagiano 102 133 Salame 396
Fagiolini 27 31 Salmone (chinook) 179
Fagiolo 42 104 Salmone affumicato 117
Faraona (carne e pelle) 131 158 Salmone al naturale 161
Farina di frumento 343 Salsiccia (fresca) 304
Farina di grano duro 304 Sarago 54 102
Farina di mais 365 Sardine sottolio 160 198
Fave 10 37 Scamorza 209
Fegato di bovino 135 Scarola 9 15
Fichi 60 74 Sedano 12 16
Finocchio 22 31 Seppia 79
Fiocchi d’avena 394 Sgombro sottolio 180 200
Fontina 389 Sogliola 49 91
Fragole 30 32 Soia (germogli) 50
Funghi porcini 24 27 Speck 301
Gambero 48 106 Spinaci 17 23
Gorgonzola 359 Tacchino (petto) 119
Grana 381 Tonno 108
Grissini 412 Tonno al naturale 118
Groviera 413 Triglia 75 123
Kaki 62 70 Trippa 108
Kiwi 53 61 Trota 73 119
Lamponi 52 Uovo 128 142
Lardo 902 Uovo (albume) 52
Latte intero 61 Uovo (tuorlo) 322
Latte parz. scremato 49 Uva 66 69
Latte scremato 36 Vino bianco 80
Lattuga 12 15 Vino rosso 85
Lenticchie 353 Vitello (magro) 92
Lepre 114 Vitello (semigrasso) 144
Lievito di birra (fresco) 105 Vongole 20 74
Limone 15 29 Yogurt (intero) 61
Lingua di bovino 224 Yogurt (magro) 47
Lumaca 32 90 Zampone 360
Maiale (grasso) 263 Zucca 20 26
Maiale (magro) 148 Zucchero 387
Mandaranci 46 53 Zucchero di canna 362
Mandarini 39 47 Zucchine 14 17

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Cos’è una caloria? Che significano kJ e kcal? Calorie per 100 g o per porzione?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO SUPERMERCATO MARKET CIBO SPESA CIBO CARRELLO COMPRARE ETICHETTA ALIMENTI DIETA (4)Quando si parla di nutrizione, ormai tantissime persone hanno imparato i principi base, dopo anni ed anni di diete, eppure quasi nessuno tra i miei pazienti riesce a rispondermi quando gli chiedo semplicemente: “Cos’è una caloria? Cosa significa kJ o kcal nelle etichette nutrizionali?“. 

Caloria, kcal e kJ

Dal punto di vista energetico i cibi sono caratterizzati dal loro contenuto calorico, cioè dalla quantità di energia che possono fornire all’organismo rispetto alla dose assunta. Come unità di misura del potere calorico degli alimenti si è scelta la kilocaloria (anche chiamata grande caloria ed abbreviata kcal), la quantità di calore necessaria per elevare da 14,5 a 15,5 °C un litro d’acqua. La piccola caloria è la quantità di calore necessaria per elevare da 14,5 a 15,5 °C un millilitro d’acqua. In scienza dell’alimentazione si usa la kcaloria (kcal) e spesso la si chiama semplicemente caloria:

1 kcal = 1 caloria nel linguaggio comune = 1.000 piccole calorie

Nel sistema internazionale l’unità di misura dell’energia è il joule. Per passare da kcal a kJ (1.000 joule) basta moltiplicare per 4,186.

1 kcal = 4,186 kJ

Dopo questa breve spiegazione è chiaro come la sigla kcal (kilocaloria) sia equivalente a ciò che comunemente chiamiamo caloria.

Calorie per 100 g o per porzione?

L’etichetta nutrizionale spesso inganna, confondendo due indicazioni: quelle per 100 g di alimento e quelle per porzione. Il risultato è che spesso molti si riferiscono alle indicazioni per porzione e giudicano una merendina ipocalorica perché per porzione apporta 75 calorie mentre un’altra ne apporta 90; peccato che la prima apporti 480 calorie per 100 g, mentre la seconda ne apporti solo 410.
La porzione della prima merendina non apporta meno calorie perché è meno calorica, ma perché è più piccola! Il segreto per non sbagliare mai è considerate sempre le indicazioni riferite ai 100 g e non alla porzione.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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